Archivio mensile:dicembre 2015

Un Marine: “Lo Stato-mostro, siamo noi”

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Quando si dice che il popolo Usa è la prima vittima delle guerre delle multinazionali, non si dice, però, di quali efferatezze si sono sempre macchiati i suoi soldati, a partire dai massacri di pellerossa e delle loro mandrie di bufali, lasciate poi a marcire, fino al Vietnam e ai giorni nostri. E ricordo anche il massacro degli eroici carabinieri di Biscari, assassinati il 14 luglio 1943 dagli americani, dopo essersi arresi, con le mani in alto, durante la battaglia per la Sicilia, eseguendo gli ordini del gen. George S. Patton“Non fate prigionieri”:

« Se si arrendono quando tu sei a due-trecento metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la quarta costola, poi spara. Si fottano, nessun prigioniero! È finito il momento di giocare, è ora di uccidere! Io voglio una divisione di killer, perché i killer sono immortali! »

(George Smith Patton)

Questo articolo di Maurizio Blondet, del 21 dicembre 2015, porta la confessione di un ex marine, Emanuele Vince e deve essere conosciuto perché l’unica speranza di salvare l’Occidente e, forse, l’umanità intera sta nella improbabile ribellione del popolo americano alla sua schiavitù e alla sua aberrazione.

vince-emanuele-2Emanuele Vince

“Penso alle centinaia di prigionieri che abbiamo catturato  e torturato in centri di detenzione improvvisati guidati da minorenni venuti dal Tennessee , New York e Oregon . Mi ricordo le storie . Ricordo vividamente i marines dirmi dei pugni , schiaffi , calci , gomitate , ginocchiate e testate agli iracheni. Ricordo i racconti di torture sessuali: costringere gli uomini iracheni a compiere atti sessuali su se stessi reciprocamente mentre marines gli tenevano i coltelli contro i testicoli, a volte li sodomizzavano con i manganelli “.

teschio-1Vincent Emanuele è stato in Irak fra il 2003 e il 2005, nel primo battaglione del Settimo Marines. Adesso, ossessionato dai ricordi, ha preso coscienza di una realtà intollerabile: noi americani abbiamo commesso “il peggior crimine di guerra del XXI secolo”. Siamo noi la potenza mostruosa nemica dell’umanità e della civiltà, siamo noi quei “nazisti” contro cui ci avevano insegnato a vigilare – e non abbiamo vigilato, perché a farlo siamo Noi.

Ci vuole coraggio a leggere quel che l’ex Marine rievoca.

“Quelli di noi che appartenevano alle unità di fanteria hanno avuto il piacere di fare retate di iracheni durante i raid notturni, legando le mani con lo zip di plastica, mettendogli il sacco nero sulla testa e scaraventandoli nel posteriore dello Humvees e dei camion mentre le loro mogli e i loro bambini cadevano in ginocchio e piangevano. A volte, li prendevamo di giorno. Il più delle volte non opponevano resistenza. Alcuni tendevano le mani quando i Marines gli spegnevano le cicche in faccia. Li portavamo ai centri di detenzione, dove sarebbero stati tenuti per giorni, settimane e anche mesi. Le loro famiglie non sono mai state informate di dove li tenevamo.

E quando li rilasciavamo, li portavamo sul camion lontano dalla base operativa avanzata nel mezzo del deserto, a miglia e miglia dalle loro case. Gli tagliavamo le fascette che li legavano, il sacco nero dalla testa, e li facevamo andare. Qualcuno dei più disturbati dei nostri Marines gli sparavano colpi del mitragliatore in aria e vicino ai piedi – così per ridere – così loro scappavano, ancora piangenti per il calvario subito nel centro di detenzione, sperando di essere stati liberati. Per quanto tempo saranno sopravvissuti, là nel deserto? Dopotutto, non importava a nessuno di noi.

“La nostra capacità di disumanizzare gli irachene cresceva dopo le sparatorie, era stupefacente.. molti marines passavano il loro tempo libero a scattare foto dei morti , spesso mutilando i loro cadaveri per divertimento o frugando i loro corpi gonfi con bastoni per farsi due risate. Siccome gli iPhone non erano disponibili al momento , diversi marines sono venuti in Iraq con le fotocamere digitali . Queste telecamere contengono una storia non raccontata della guerra in Iraq, una storia che l’Occidente spera che il mondo dimentichi: filmati di massacri sfrenati e numerosi altri crimini di guerra, realtà gli iracheni non hanno il privilegio di dimenticare

Durante i pattugliamenti nella provincia Al-Anbar gettavo fuori dal gippone le confezioni delle razioni consumate…non posso fare a meno di ripensare a ciò che raccoglievano i bambini piccoli che i nostri Marines bersagliavano con i resti di questi pacchetti. Non gli gettavano solo i dolcetti che fanno parte della razione. Li bersagliavano con bottiglie piene di piscio, pietre, stracci, qualunque rifiuto. Allora non pensavo a come ci avrebbero ricordato nei libri di storia, pensavo a fare un po’ di spazio nell’Humvee gettando ai ragazzini i rifiuti. Solo anni dopo, avendo seguito un corso di storia all’università, e avendo sentito il professore parlare della “culla della civiltà”, ho ripensato alle confezioni semi-consumate di razioni MRE di cui abbiamo sparso la Mesopotamia.

“Gli occhi caldi e vitrei dei bambini iracheni perennemente mi perseguitano, come è giusto che sia. I volti di quelli che ho ucciso , o almeno di quelli i cui corpi erano abbastanza vicini per esaminarli , non potranno mai più fuggire dai miei pensieri. I miei incubi e le riflessioni quotidiane mi ricordano da dove ISIS viene e perché, precisamente, ci odiano.

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Non solo la gente innocente è stata catturata di routine, torturata, imprigionata; ma ne abbiamo anche inceneriti a centinaia di migliaia, milioni secondo alcuni studi. Soltanto gli iracheni capiscono il puro male che è stato rovesciato sulla loro nazione. Si ricordano la parte che l’Occidente ha avuto nella guerra tra Irak e Iran, durata otto anni; si ricordano le sanzioni di Clinton nel 1990, sanzioni che hanno provocato la morte di 500 mila persone, in gran parte donne e bambini. Poi è venuto il 2003 e l’Occidente ha finito il lavoro: oggi l’Irak è una nazione devastata dalle fondamenta, la gente è avvelenata o mutilata, l’ambiente è diventato tossico per l’uranio impoverito. La scala della distruzione che l’Occidente ha inflitto in Medio Oriente è assolutamente inimmaginabile per la stragrande maggioranza delle persone che vivono nel mondo sviluppato. Questo punto non può nascosto quando in Occidente ci si sente fare la domanda ingenua: “Perché ci odiano ? “. Dopo 14 anni di “Guerra al Terrore”, una cosa è chiara: l’Occidente è bravissimo nel fomentare la barbarie e creare stati falliti. L’ISIS, l’abbiamo fatto noi. Ed io ho contribuito a crearlo”.

E’ forse inevitabile che il rigetto di queste atrocità che sono stati costretti a fare venga dai militari. Negli ultimi tempi, s’è fatto notare fra questi l’ex colonnello della Us Army Lawrence Wilkerson, che è stato consigliere della sicurezza nazionale nonché del segretario di Stato Colin Powell sotto Bush figlio (quando il potere reale era in mano alla setta neocon, ebraica, che condusse le guerre per Israele). Oggi ha detto in una trasmissione televisiva:

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“L’impero è gestito dall’uno per cento della popolazione, se non meno, in questo paese, che costituisce essenzialmente una plutocrazia . ‘ [ … ] Gli ufficiali militari appena vanno in pensione dall’esercito, sono assunti dai produttori di armi, o dai media per rendere i media pro-guerra. Gli Stati Uniti sono sempre più orientati, primo, ad aumentare il potere, secondo, a diventare ricchi. Lo scopo della politica estera statunitense è quello di sostenere il complesso che abbiamo creato nello stato di sicurezza nazionale che è alimentato, finanziato , e continuamente potenziato dall’ interminabile guerra”.

L’establishment, dice Wilkerson, è corrotto in modo irreparabile. “L’Impero non ne ha mai abbastanza. Questa è la natura del potere imperiale: essere insaziabile. Non ha mai uno status quo stabile . Ha uno status quo sempre più instabile .”.

L’intervistatore gli chiede cosa si può fare per cambiare questa corruzione. La risposta dell’ex funzionario di Stato netta, ed incredibile: “Una forte minoranza, o anche maggioranza, dei cittadini statunitensi devono levarsi in piedi e dire: ne ho abbastanza . Questo significa fare una rivoluzione? E sia”.

Naturalmente non succederà. Ma anche in questi cittadini sta nascendo la coscienza: il nazismo contro cui questa generazione deve opporsi, “siamo noi”.

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Abby Martin interviews retired U.S. Army Colonel Lawrence Wilkerson, former national security advisor to the Reagan administration, who spent years as an assistant to Secretary of State Colin Powell during both Bush administrations. Today, he is honest about the unfixable corruption inside the establishment and the corporate interests driving foreign policy. Hear a rare insider’s view of what interests are behind U.S. wars, the manipulation of intelligence, the intertwining of the military and corporate world, and why the U.S. Empire is doomed.

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E noi europei siamo complici. Abbiamo partecipato alla guerra mondiale al terrore. Abbiamo solo eseguito gli ordini.

INTERESSANTE RADIOGRAFIA DELLA SENATRICE FUCKSIA SUI 5 STELLE, MOLTO CONDIVISA.

fucsia-025-kyWF-U43010978761836FvD-593x443@Corriere-Web-SezioniImola Oggi.it pubblica questa intervista della senatrice Serenella Fucksia, laureata in medicina (titolo raro fra i 5 Stelle), che ci rimanda con la memoria ad altre sue colleghe, coma la Paola De Pin, espulse dalla Casaleggio it. Perché “pensanti” e passate al Gruppo Misto. L’accenno alla “commessa” penso sia riferito a una loro deputata trevisana, che fu assegnata agli affari europei, per lei tabula rasa e che incontrata a un pranzo sei mesi dopo non sapeva cosa fosse il Trattato di Lisbona. Eccovi all’intervista:

“Si poteva parlare del fatto che sono una pensatrice libera, che per qualcuno non sono dei 5 stelle, ma non mettermi in croce per le rendicontazioni: questa è una banalizzazione disdicevole”.

Così, in una intervista al corriere della sera, la senatrice Serenella Fucksia (medico del lavoro, ndr) commenta la sua espulsione dal gruppo M5S, proposta dal blog Beppegrillo.it e votata on line con oltre il 92 per cento di sì. Un risultato non sorprendente, osserva, “non poteva essere diversamente: è come chiedere a delle persone di che colore è il cavallo bianco di Napoleone”.  Un episodio “vergognoso, pretestuoso. Ho ritardato nelle rendicontazioni – spiega – come tanti. Pochi erano in regola prima, c’è anche chi ha rendicontato alla vigilia di Natale”.

In un’altra intervista, al quotidiano la Repubblica, accusa: “Non c’è stato neanche un processo kafkiano, nessuno ha ascoltato la mia versione.

 

Sono dei miserabili, dei poveretti e l’M5S non ne esce bene: fa prevalere il lato oscuro della forza per conservare il potere di quattro sciamannati“. A giudizio della parlamentare, nel M5S “ci sono persone fantastiche cui plaudo, ma ci sono molti incapaci attaccati a questa cosa che a tutti noi è arrivata senza merito. Alcuni sembrano in gita scolastica. Non si rendono conto che essere parlamentare non significa servire pizze o fare incontri sul nulla. Non capiscono che è assurdo che una commessa si metta a discettare di tematiche ambientali o che un giardiniere si occupi di sanità”.

In ogni caso, “la rigidità serve solo a consolidare il potere di persone incompetenti e arroganti che non hanno neanche finito gli studi”.

 

Politicamente, ricorda Fucksia, il dissenso “più forte è stato sul jobs act. Mi sono astenuta perché c’era la fiducia, altrimenti avrei votato a favore. Penso che il contratto a tutele crescenti sia il futuro e che in Italia – che non è l’Alaska – più che al reddito di cittadinanza serva pensare al lavoro di cittadinanza”.

Quanto al suo recente elogio della ministra Maria Elena Boschi, sfiduciata dal M5S, “ero a casa – racconta, stavolta sul Corriere – e ho guardato il video del suo intervento. La ministro ha risposto nel merito. Piuttosto bisognerebbe farsi alcune domande. Perché il Movimento ha deciso di fare una mozione contro Maria Elena Boschi e non contro il governo? Perché farla alla Camera e non al Senato dove i numeri sono diversi? Insomma, perché fare una opposizione così fittizia, morbida? A pensare male forse perché tra poco si devono rinnovare alcune cariche a Palazzo Madama?”.  (askanews)

“Hanno partecipato alla votazione di oggi 26.630 iscritti certificati – informa il blog di Grillo – Ha votato SI il 92,6%, pari a 24.667 voti. Ha votato NO il 7,4%, pari a 1.963 voti”

Su milioni di elettori, hanno deciso 24.667 gatti. E LA CHIAMANO DEMOCRAZIA.

Pubblicata da ImolaOggi.it

Ma, ci chiediamo noi, chi controlla i voti on line?

maxresdefaultLa foto mostra la dottoressa Serenella Fucksia mentre apostrofa lo staff comunicazione M5s e Rocco Casalino. Dice: “Meglio se vanno all’Isola dei Famosi”.
Se questa è la politica dal basso del pifferaio, sostenitore solerte di Renzi quando occorre, possiamo ben dire a Veneto Unico: “Simo rovinai !” A Voi.

 

Ecco come Al Qaeda sta ricrescendo in Afghanistan

resize.phpAl-Qaida_au_Maghreb_Islamique_combattantsUn attacco drone avvenuto il 15 gennaio del 2015 nelle aree tribali pachistane della valle dello Shawal, uccise due civili tenuti prigionieri da una cellula qaedista. I due uomini erano l’italiano Giovanni Lo Porto e lo statunitense Warren Weinstein, entrambi impegnati in operazioni umanitarie in Pakistan e rapiti dai jihadisti.

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La vicenda riportò in discussione l’uso dei droni come unica fonte di intelligence: la Cia aveva ammesso di aver seguito per settimane le attività dei militanti qaedisti intorno all’edificio distrutto dall’attacco aereo, ma di non essersi resa conto che all’interno c’erano anche degli ostaggi. Pochi giorni prima dell’ammissione da parte dell’amministrazione americana dell’uccisione dell’italiano, Matteo Renzi aveva avuto un incontro diretto con Barack Obama, senza ricevere informazioni ufficiali.

IL TARGET

L’obiettivo degli attacchi era probabilmente Ahmed Farouq, americano con cittadinanza pachistana, stella nascente del mondo jihadista qaedista, rimasto ucciso nell’operazione insieme ad altri tre elementi. Farouq era americano, così come Adam Ghadan ucciso pochi giorni dopo: altro elemento che aveva montato le polemiche sul via libera dello strike da parte della Casa Bianca. Si possono uccidere cittadini americani per mano del governo americano? Questione spinosa, in piedi dai tempi della stella di al Qaeda in Yemen Anwar al Awlaki, ucciso nel 2011 da un drone, primo americano a finire nella killing list della Cia.

Farouq era considerato una figura che aveva avuto un ruolo nella creazione dell’ultima delle filiali qaediste ufficiali: l’Aqis, al Qaeda nel Subcontinente Indiano, branca che si occupa, come dice il nome, di esportare le operazioni del brand terroristico dal Pakistan e Afghanistan verso Est. In un articolo pubblicato martedì sul New York Times Farouq viene definito il vice capo di Aqis.

LA RINASCITA DI AL QAEDA NELL’AREA

Nello stesso pezzo, il NYTimes parla della rinascita di al Qaeda proprio in Afghanistan (e in Pakistan), che sta avvenendo mentre gli Stati Uniti stanno lentamente abbandonando il campo (anche se ultimamente Obama ha spostato al 2017 la data del ritiro), le forze di sicurezza locali non hanno ancora un buon livello di preparazione, le istituzioni latitano, i talebani sono tornati all’attacco e controllano a macchia di leopardo oltre il 30 per cento del territorio, lo Stato islamico approfitta della confusione per espandersi verso la regione storica del Khorasan.

Al Qaeda, starebbe approfittando del caos per rinforzarsi ulteriormente in un territorio dove è già presente, avendo ricevuto per anni appoggio e protezione dagli stessi talebani, soprattutto quelli pachistani nelle aree di confine (i Taliban afghani sono più nazionalisti e territoriali), fino all’invasione americana che aveva come obiettivo aveva far cadere il regime a Kabul e spezzare i link con l’organizzazione di Osama Bin Laden.

Ad ottobre, commando di forze speciali americani hanno sostenuto un’intensa battaglia appoggiando l’esercito afghano per sgominare quello che è stato definito il più grande campo di addestramento di al Qaeda dai tempi pre 11 Settembre. Il training camp, che si trovava nella parte meridionale del Paese, aveva un’estensione di circa 30 miglia quadrate, ed il combattimento, aiutato dal supporto aereo dei bombardieri Nato ancora presenti in Afghanistan, è durato due interi giorni: nella battaglia sono rimasti uccisi oltre 200 miliziani qaedisti, secondo i dati forniti dal Pentagono.

LE PREOCCUPAZIONI

Come riportato nella testimonianza del generale John Campbell, comandante della forze americane in Afghanistan, il timore è che le nuove offensive talebane registrate nelle aree meridionali dell’Afghanistan, tra Helmand e Kandahar, possano collegarsi a questa rinascita qaedista: in particolare, la preoccupazione sta nel fatto che se i ribelli locali riescono a prendere il controllo di ampie fette di territorio, queste possano diventare di nuovo luoghi di protezione dove i leader di al Qaeda, ora nascosti tra le grotte delle aree montagnose del Waziristan (al confine pachistano), possano sentirsi più liberi di muoversi, incontrare proseliti, creare strutture logistiche dove oltre all’addestramento si potrebbe tornare a pianificare attentati. Ora anche verso oriente, grazi alla nuova filiale.

di Emanuele Rossi

Intanto, come riportato dall’agenzia di stampa Fars e rilanciato oggi da RT, Haidar al-Husseini al-Ardavi, capo delle forze armate sciite in Iraq, denuncia l’interferenza degli Stati Uniti come la causa del ritardo nelle operazioni militari contro i terroristi dello Stato islamico in Iraq e   sostiene che “Washington, come da programma, ha evacuato con gli elicotteri i leader dei terroristi in una destinazione sconosciuta, che sarebbe l’Afghanistan. E’ la fine dei castelli di carta che gli USA avevano eretto nella regione e che sono crollati dopo l’Alt di Putin. Domenica, circa 2.000 militanti dello Stato islamico e di Al Nusra hanno abbandonato il sud di Damasco grazie alle operazioni aeree russe e all’avanzata dell’esercito siriano.La domanda è: Quali sono i piani della CIA?

 

UN GOVERNO CIALTRONE, IL TERZO DI NON ELETTI, CHE PRENDE A PEDATE I PRINCIPI GIURIDICI E I CITTADINI.

 

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La lettura degli editoriali di Maurizio Belpietro offre spunti e angoli di visuale pregevoli. La pubblica informazione ci riduce l’esproprio delinquenziale dei clienti della Banca Etruria alle proteste, enumera le inchieste in corso, commemora il povero Luigi D’Angelo, ma non ci pone sul tavolo i fatti nella loro dimensione antigiuridica. Già il fatto che si sia “soci” della Banca solo quando è in perdita, merita una riflessione a tutto campo, anche in tema di Unione europea; ma c’è di più.

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Il “Salva Banche” di Renzi viola il principio Tempus regit actum, che può essere superato solo dal principio del favor rei. Nessuno può rimetterci per una legge che entra in vigore successivamente agli atti compiuti, e in ogni caso nessuno può rimetterci (nemmeno un criminale) se la legge che entra in vigore successivamente è più sfavorevole di quella che esisteva al momento della sua azione (perfino un delitto). Il Governatore della Banca d’Italia Visco se ne rende conto, e infatti vuol far credere di essersi battuto, dove e quando non si sa, perché le norme che avrebbero comportato l’azzeramento di quelle obbligazioni subordinate fossero relative solo a nuove emissioni che indicassero chiaramente quelle regole contrattuali, inapplicabili invece a quelle del passato che non avevano quelle clausole, non esistendo per altro una legge che le prevedesse.

Avete compreso che l’azzeramento delle obbligazioni subordinate avvenuto sulla base di leggi non ancora esistenti al momento della sottoscrizione è chiaramente incostituzionale?

La tematica della tutela del risparmio riveste particolare importanza, in quanto, unitamente all’esercizio del credito, costituisce uno dei fattori principali dell’equilibrio economico. L’esigenza di assicurare al risparmio una particolare protezione trova diretto riconoscimento nell’art. 47 della Costituzione, con cui si chiude il Titolo III dedicato ai rapporti economici. La norma ha per oggetto al primo comma il risparmio e il credito (“la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”).

Ma, in un Italia, che ha inserito nella Costituzione la protezione del risparmio, una delle autorità che dovrebbe garantirlo come la Banca d’Italia allarga le braccia di fronte quanto è accaduto e dice, tradotto in parole povere: “è ingiusto avere azzerato le obbligazioni subordinate piazzate ai risparmiatori”. Attenzione: è ingiusto non perché siano state infilate fraudolentemente nel portafoglio di Tizio o di Caio, perché di questo si dovrebbe occupare la magistratura. E’ ingiusto perché il risparmiatore non è stato avvertito né nel prospetto né in qualsiasi altro modo che quell’investimento avrebbe potuto essere azzerato. E non è stato avvertito perché le norme in base a cui quell’investimento è stato azzerato, al momento della sottoscrizione, semplicemente NON ESISTEVANO.

Il risparmio costituisce un valore costituzionale che lo Stato deve incoraggiare attivamente e tutelare contro ingiuste riduzioni di ricchezza: la tutela del risparmio è materia nella quale lo Stato ha legislazione esclusiva, ai sensi dell’art. 117, secondo comma, lett. e) della Costituzione.

CW_OQymWsAAneswEbbene, tralascio le maramalderie, che continuano ad emergere sulla ministro Boschi e suo padre Tiziano, tralascio quelle degli ex dirigenti della CONSOB, i rapporti con i Renzi, i conti correnti intestati a Licio Gelli e il tesoro di 300 milioni in lingotti d’oro apparso nei caveau della Banca Etruria, perché sono certo che fra poche settimane su di loro calerà il solito oblio e dichiaro apertamente di non confidare nella magistratura; ma Vi chiedo: Fino a quando tollereremo tanta cialtroneria? e a cosa mira questo uso delinquenziale delle istituzioni?

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DATEMI UN RAGGIO DI SPERANZA

10256194_475930919257945_8713899489127215173_n“In un tweet casuale, Renzi m’invitava a “disinstallare tutto”, cioè a dire, a sradicarmi dalla trama dei principi costituzionali, dall’amore cristiano trasmessimi con il latte materno. Allettante prospettiva o proposta indecente, per la sua valenza morale e politica? Il dialogo si svolse inter pares, fra un umano privo di ideali, affannato nella distruzione del nostro mondo, per costruire la sua torre di Babele e un uomo, naufrago in questa umanità che sembrò un giardino fiorito di sentimenti, diritti e principi, forti innanzi alla tempesta e che appare, oggi, come una madre morente, i cui germogli chinano il capo a un futuro senza luce, in cui non si vede il nemico e neanche, però, l’amico; pallidi eredi lasciati a una vita priva di contenuti, ove tutto e tutti saranno eguali… a zero, tranne i numeri. Non sarò mai un numero! Sapete cosa ci vogliono imporre, subdolamente, con costanza pari a un tumore e mi ripeto:
“Una banda di impostori, gestita dai circoli massonici, ci governa con una politica distruttiva di ogni valore della nostra identità, sempre più marcatamente amorale, volta alla demolizione dell’identità del popolo italiano e della società, a partire dalla sua culla: la famiglia e dall’infanzia. L’affondo dei massoni sui popoli europei opera su più piani: Da quello, iniziale politico-economico, attraverso i trattati, a quello identitario e genetico, attraverso l’invasione di masse vissute nell’inciviltà. L’aggressione si attua in modo strisciante e subdolo, sfruttando i più deboli, nominalmente cristiani o dell’area di sinistra, usi a mascherare sotto slogan e falsi principi le loro povertà di contenuti. E’ ben facile violare la trama dei principi costituzionali, la difesa della civile convivenza di chi non ha scienza e conoscenza di quei principi e della propria identità. La normalità psicologica si pone in contrasto con i piani demenziali del dominio dell’umanità. Meglio si prestano ai loro fini gli inquieti, con qualche disordine della personalità, che possono coniugarsi male, ma più facilmente, con un maggior numero di partner e disseminare figli nel corso di una vita più “agitata”. E’ certo che dai bambini avviati a discostarsi dalla media dei comportamenti, dalla tipologia standard temperamentale, possono ottenersi più facilmente soggetti poco resistenti a un indottrinamento psicologico-mediatico. Vestire i maschietti di rosa e le femminucce d’azzurro, raccontare loro che come in famiglia si può essere «multicolori», così si può anche avere «due mamme e due papà» e che è «una cosa normale». Le istituzioni sono divenute strumento di questi depravati…” Castellucci non lo conosco, ma colgo per me le due facce della medaglia da questo suo dialogo:

“Meglio per la Grecia rimanere nell’euro”. Proprio come Tsipras. Questo per i C-O-G-L-I-O-N-I che han pensato esistesse “Varoufakus buono e Tsipras cattivo”. Sono la stessa identica pappa velenosa, funzionali al VERO POTERE UNICO e fanno finta di opporvisi…”

Siamo sempre così divisi, incerti fra due apparenti verità, ma una vera e l’altra falsa. Qual è la vera? La nostra vita si svolge ormai in un incubo contabile, dove la via d’uscita sembra sempre trovarsi in quiz. Pochi la cercano e, quasi mai, la trovano. Ma c’è un perché. Non vogliono che la troviamo, ma che ci arrendiamo e ci lasciamo trascinare nel solco che hanno tracciato. Così, saltando dai greci a noi italiani: Stiamo con L’Unione europea, con la NATO, con gli USA o con Putin? con “Giovanna d’Arco”, il Salvini, con il pifferaio Grillo o con il kapò Renzi? Oppure con nessuno? La risposta più quotata è “Nessuno”, come vogliono i 30 (ma saranno 30 ?) criminali che vedono nell’uomo solo materia e bestemmiano, perciò, il nostro spirito.
QUESTA E’ LA LISTA DEI PRIMI 30 CRIMINALI STILATA DAL RIBELLE (?) FABIO CASTELLUCCI.
——–

«il “Gruppo dei 30” è fatto di persone in carne e ossa, ovviamente potentissime. Come
– gli americani Paul Volcker e Gerald Corrigan, passati dalla Fed a gruppi come Chase Manhattan Bank, Goldman Sachs, Morgan Stanley.

– gli inglesi come lord Richardson of Duntisbourne (Banca Centrale d’Inghilterra, Lloyds Bank), l’ex ministro Geoffrey Bell, dirigente anche di Schroders, e lo stesso Mervyn King, governatore della Banca Centrale d’Inghilterra.

– gli esponenti della finanza anglosassone come gli statunitensi William McDonough (Dipartimento di Stato e First National Bank of Chicago) e Lawrence Summers (Segretario del Tesoro Usa, fedele del Bilderberg)

– non manca il resto del mondo: l’israeliano Jacob Frenkel (Banca Centrale d’Israele e Merrill Lynch),

– il giapponese Toyoo Gyohten (Ministero delle Finanze del Giappone, dirigente della Banca di Tokyo),

– il brasiliano Arminio Fraga Neto (Banca Centrale del Brasile, Solomon Brothers Ny, Soros Management Fund),

– l’iberico Guillermo de la Dehesa (Banca Centrale di Axel e ministro delle finanze, nonché banchiere del Banco Santander Central Hispanico e di Goldman Sachs).”

Il campanile di Dolo batte le sette. Buona giornata.

TRA REALTA’ E FANTASCIENZA

Ci avevano avvisati riguardo la volontà dei governi europei di impiantarci il microchip sottocutaneo, ed ecco la prima pubblicità sul Tg1. A nostro avviso è il primo passo verso il controllo assoluto e globale delle popolazioni. Guardate il video e, poi, commentate.

All’inizio del 2015 ci avevano avvisati riguardo alla volontà dei potenti di impiantarci un microchip sottocutaneo per il controllo globale delle popolazioni.Tra i commenti vi furono coloro che già sapevano di questa imminente strategia e gli scettici che accusarono addirittura di complotto.

Ebbene ecco il risultato, è iniziata la strategia di pubblicizzazione del microchip sottocutaneo, e a lanciarla in italia è il Tg1 tramite un servizio in cui si decantano i vantaggi di questa nuova tecnologia.

E’ così che si comincia a pubblicizzare un prodotto, mostrandone solo i lati positivi, mettendo in evidenza solo i vantaggi e le comodità che si possono ottenere da esso, come sbloccare il proprio smartphone, prelevare al bancomat senza inserire manualmente il pin, sostituirlo alla tessera sanitaria in farmacia, prevenire attacchi informatici ecc.

E’ solo una comodità quindi a detta dei media, ma chi ci garantisce che questo microchip sottocutaneo non sia in grado di localizzarci, proprio come quello che da anni si impianta ai cani?

A nostro avviso la strategia usata è atta a farci amare questo prodotto tanto da desiderarlo e considerarlo indispensabile per la vita quotidiana, fino ad arrivare al punto in cui obbligarcelo sarà un gioco da ragazzi, oppure non ci sarà nemmeno bisogno di renderlo obbligatorio, sarà il popolo bue che reclamerà per averne uno come “diritto”.

La strategia è questa: prima si decantano i vantaggi… poi si comincia ad inserirlo sottocute per scopi ludici, per scopi medici, per avere vantaggi amministrativi o fiscali e infine, nel caso il popolo non lo voglia, sarà obbligo per tutti…

 

VI RACCONTO L’EUROPA

TTIPDopo avere combattuto per anni contro questo modello di Europa, portando le battaglie più importanti in rete e in televisione quando ancora tutti gridavano “fate presto“, mi sono chiesto cosa manca oggi. E la risposta che mi sono dato è che, in questa Europa dei popoli, mancano i popoli. I tedeschi non parlano con i greci, che non parlano con i francesi, mentre tutti insieme non parliamo ad esempio con i russi. Ognuno conosce bene il suo orticello, ma il quadro globale non ce l’ha nessuno, perché le istituzioni europee sembrano costruite apposta per essere fumose, sofisticate al limite dell’incomprensibile. Così, nella sostanziale assenza dei media (credetemi: la differenza tra la concentrazione di telecamere a Roma e qui a Bruxelles è impressionante), si prendono decisioni che impattano sulle sorti di tutti i cittadini europei, senza che questi riescano ad attribuire le giuste responsabilità a nessnuo. E anzi finendo per prendersela gli uni con gli altri.

La prima cosa da fare allora è coprire approfonditamente e con informazioni di prima mano i giochi di potere che hanno luogo nel cuore dell’Europa. Fare quattro ricerche da casa, sperando di riuscire a capire cosa sta succedendo, è come credere di poter imparare a giocare a calcio senza toccare mai palla. Europaleaks è innanzitutto questo: un blog europeo, con sede a Bruxelles, che diventerà i vostri occhi e le vostre orecchie, esattamente là dove servono. Un enorme viadotto che passa sopra alle Alpi, una capsula che vi teletrasporta nelle istituzioni UE, una breccia nel perimetro difensivo del sistema.

Se fosse tutto qui, però, sarebbe bello ma non grandioso. Non bisogna mai avere paura di andare fino in fondo. E allora Europaleaks vuole diventare la nuova Torre di Babele che metterà in collegamento i cittadini europei di tutti gli stati membri. In tante saranno le divinità che tenteranno di abbatterla, ma questa volta non ci riusciranno. Diventerà un network di informazione indipendente dove greci, spagnoli, tedeschi, polacchi, francesi, portoghesi, rumeni, inglesi, olandesi… tutti i cittadini di questa Europa frammentata si ritroveranno in una lingua comune, in una visione coerente, superando le rispettive diffidenze, uniti dalla condivisione delle stesse informazioni e da una nuova consapevolezza: cioè che è proprio la politica, con la sua visione faziosa con la quale manipola e separa i cittadini gli uni dagli altri, e che sono proprio i grandi gruppi di interesse, con le loro barriere commerciali antistoriche e rese obsolete dalla tecnologia, a costruire quegli stessi confini che dichiarano di voler abbattere e ad alimentare differenze e contrapposizioni che forse non sono così marcate.

Dentro Europaleaks ognuno di voi potrà scegliere se diventare editore, collaboratore, sponsor o sostenitore. Gli editori potranno decidere di cosa occuparsi e prenderanno le decisioni con sondaggi interni: detteranno letteralmente la linea redazionale, ma sarà una linea decisa democraticamente dal basso, non dagli azionisti di qualche multinazionale. Gli sponsor sosterranno la produzione dei contenuti ricavandone visibilità e si guadagneranno il consenso e la scelta di una comunità consapevole e convinta (per questo non uso il termine consumatori), i collaboratori metteranno a disposizione le loro competenze creando per se stessi nuove opportunità di lavoro, mentre i sostenitori potranno valutare i risultati e suggerire nuove evoluzioni, mettendo la loro firma su un progetto innovativo e di rottura e potendo scegliere in qualsiasi momento di diventare editori a loro volta.

Questo meccanismo è potente e largamente inesplorato. Un progetto di editoria condivisa e collaborativa, dal basso, potenzialmente esplosivo, dove è più sicuro esserci che non esserci, perché la maggioranza di pensiero che si formerà tra gli editori determinerà gli orientamenti del network. Sicuri di volere lasciare questo potere agli altri?

Così, i cittadini di ogni stato membro potranno decidere l’informazione che vogliono fare, che vogliono avere e che vogliono condividere. I contenuti prodotti saranno messi a disposizione in tempo reale a tutto il network: in spagnolo per gli spagnoli, in svedese per gli svedesi e così via. Ma soprattutto, si creeranno gruppi di lavoro trasversali, multiculturali e sovranazionali. Riuscite a pensare a cosa succederebbe se non fossimo costretti a sentire dai nostri politici cosa pensano i greci, ma superassimo i confini e le barriere nazionali in un unico grande terreno di incontro paneuropeo? Riuscite a immaginare una task-force di pensiero composta da cittadini italiani, tedeschi e francesi, come potrebbe influire sull’opinione pubblica e sulle dinamiche politiche, scardinando luoghi comuni e smontando la narrazione elitaria? Questo è il passo successivo rispetto al travalicamento delle ideologie. Non si tratta di rottamare destra e sinistra: qui si tratta di superare le sbarre delle prigioni dove siamo rinchiusi, mentre tutto quello che sappiamo dei nostri vicini di cella è quello che un secondino decide di farci sapere, ogni volta che ci allunga dalla finestrella della porta la nostra razione di rancio. In un periodo di forti tensioni geopolitiche dove la prepotenza di pochi cerca di trascinare in guerra miliardi di persone, sviluppare una nuova capacità di comunicare tra i popoli può essere la chiave per far inceppare il giochino e influire sul corso stesso della storia.

Solo così noi europei diventeremo finalmente 711 milioni di persone (oggi maggioranza dormiente e silenziosa rispetto a una sparuta burocrazia di non eletti), invece di tante piccole fazioni le une contro le altre armate, secondo la logica del divide et impera. Volevano l’Europa dei popoli? Ce la faremo da soli, a modo nostro. E potete scommetterci che sarà migliore!

Dobbiamo innanzitutto raggiungere un obiettivo iniziale: per la prima fase servono almeno 30mila euro. Una cazzata! Piccole testate online, pilotate dai soliti noti e che ogni giorno ci riversano addosso le loro inessenzialità, sono partite con un milione di euro di investimenti. Con 30mila euro (obiettivo minimo, ma cerchiamo di superarlo) avremo almeno per qualche mese una base operativa come si deve nel cuore delle istituzioni europee, con annessi e connessi. La fase due sarà il rilascio su questo sito delle funzionalità per gestire il progetto e renderlo operativo, con tutti gli strumenti per conoscere e deliberare, finanziato da un modello di sottoscrizioni mensili e dal contributo delle realtà produttive che vorranno sostenere l’iniziativa e costruire così un rapporto di esclusiva fiducia con i cittadini del network. Questo resterà un sito operativo, dove si prenderanno le decisioni e basta: i contenuti prodotti transiteranno inizialmente sui circuiti social di byoblu.com, per sfruttare come un volano il suo posizionamento. Chi avrà donato oggi potrà, secondo la quota versata e in base alla media delle donazioni, richiedere di assumere il ruolo desiderato. Riceverete degli appositi coupon. Avverrà tutto molto in fretta, perché non abbiamo tempo da perdere. Nella fase tre replicheremo Europaleaks oltre ai confini nazionali e inizieremo a creare e ad estendere il vero e proprio network. Cominciate già da subito a identificare quelle figure chiave nella blogosfera degli altri stati membri che possano avere le caratteristiche giuste per unirsi alla nostra iniziativa.

fonte Europaleaks

UN EX AGENTE CIA, TALE LARRY JOHNSON, DICHIARA: “LA TURCHIA È FUORI CONTROLLO”.

“Secondo l’ex agente della CIA Larry Johnson, la decisione del ritiro dei caccia americani dalla Turchia significa che gli Stati Uniti cominciano a vivere una politica più prudente nei confronti di Ankara, che ancora una volta ha confermato i suoi legami con il gruppo terroristico del Daesh.”

La modestia della politica estera USA, ma preferisco dire: di Obama emerge da questa notizia rilasciata dalle agenzie. E’ un fatto che la determinazione, l’equilibrio e la potenza militare mostrate da Putin nel contrastare la destabilizzazione e la conquista del Medio Oriente, hanno costretto gli USA a fare i conti con l’impossibilità di dominare contemporaneamente gli scenari mondiali, in caso di confronto diretto con la Russia. Citiamo alcuni fattori che possono aver pesato sul cambio di programma: La bolla elettronica russa sulla Siria, il dispiegamento al largo della Siria del gruppo aeronavale di combattimento cinese e, da ultimo, lo schieramento in Siria dei sistemi missilistici antiaerei S-400, capaci di battere contemporaneamente 80 bersagli in un raggio di 400 km e la cooperazione con l’India nel campo aeronavale e della difesa dello spazio aereo, con la cessione degli S-400. Questi missili hanno praticamente, interdetto e finalmente, lo spazio aereo siriano a tutte le missioni che non son coordinate dal centro di Latakia. Quindi, fine dei massacri dall’aria turchi contro i Curdi, delle incursioni israeliane e fine anche del rischiaramento degli F-16 dell’USAF sulla base turca di Eiskesir (nella foto). Le lettere AV indicano gli F-16 dello squadrone di Aviano, tanto per capire che ci siamo dentro fino al collo.

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Per quanto ci riguarda, aggiungo, che l’Europa, nei confronti del sud-est e del sud, deve, assolutamente, adottare una politica che consideri la Russia come un partner strategico. Siamo, infatti, certi che le sanzioni testé confermate da Bruxelles, fanno parte di una politica fallita già al primo ostacolo, che ha ragioni economiche e che vede nel dominio dei popoli, anche di quelli europei, l’unica sua possibilità di realizzazione

Speriamo che Donald Trump sia la persona che ricompatterà l’Occidente, nei termini di una fruttuosa parità, almeno fino agli Urali. Questo mi attenderei dalla superpotenza USA, perché i forti non temono i confronti. Vi lascio alla lettura dell’agenzia.

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Donald Trump, candidato alla White House

La decisione della US Air Force di ritirare i suoi 12 caccia F-16 dalla base aerea in Turchia è una reazione al fatto che le azioni di Ankara nella regione “sono incontrollabili”, ha detto in un’intervista a RT l’ex funzionario della CIA Larry Johnson

“La Turchia, a mio avviso, è fuori controllo, e alcuni paesi sono disposti a metterla a posto,” ha dichiarato Johnson.

Il punto di vista dell’ex agente della CIA si basa sul fatto che Washington e Ankara hanno osservato differenze di interessi nella lotta contro il terrorismo, in particolare nei ricorsi degli Stati Uniti al governo turco “per lasciare i curdi in pace.”

“I turchi stanno perseguendo i propri interessi, a prescindere dai desideri di Washington”, ha detto Johnson.

Inoltre, l’ex funzionario CIA, ha detto che la Turchia appoggia le azioni del Daesh, “accelerando il ritiro dei caccia americani, che sono in grado di fornire supporto aereo alle truppe di terra che combattono il Daesh”.

“Erdogan ha spinto la Turchia in un campo sunnita più radicale. Le élites della Turchia e dell’Arabia Saudita condividono i suoi obiettivi nel tentativo generale di contenere l’Iran. Hanno paura della diffusione dell’influenza dell’Iran, poichè l’Iran è un paese sciita, e l’influenza sciita si è diffusa in tutto il Medio Oriente,” ha detto Johnson.

Egli ritiene che “la Turchia non sente la necessità di prestare attenzione agli Stati Uniti”, perché “l’amministrazione Obama è vista da molti nel mondo, e in particolare in Turchia, molto debole.”

Johnson ha aggiunto che il ritiro dei caccia statunitensi dal territorio turco può anche chiarire le conseguenze dell’incidente con il cacciabombardiere russo Su-24, che secondo l’ex agente della CIA è “una provocazione contro il popolo russo”.

Intanto, gli USA hanno deciso di non riportare in Turchia i sistemi lanciamissili antiaerei “Patriot” e tentano di tenere un piede in due scarpe attribuendo alla sola Turchia la decisione che ha portato all’abbattimento del Su-24 russo. Oggi, infatti, il rappresentante USA alla NATO Douglas Lute ha dichiarato che la decisione non è stata coordinata né con la NATO, né con gli USA:

“Eravamo costantemente in contatto con la Turchia sin dal momento del primo sconfinamento nel mese di ottobre. In questo senso — sì, abbiamo contattato con la parte turca, ma non c’è stato alcun coordinamento, o alcuna decisione comune, per quel che riguarda l’incidente stesso. Trattasi di una decisione sovrana della Turchia su come comportarsi nel proprio spazio aereo”. Spiacenti di non poterla credere, Mr Lute, altrimenti, dovremmo pensare che gli F-16 dell’USAF che appoggiavano quelli turchi, sicuramente, sotto controllo AWACS, erano tutti in avaria radio. La dichiarazione, tuttavia, non sembra essere frutto di un’iniziativa a titolo personale, ma denuncia quasi un senso di impotenza degli Stati Uniti nel dirigere il caos creato nel Medio Oriente e un ridicolo tentativo di fronteggiare la Russia tenendo un piede in due scarpe.

 

URANIO IMPOVERITO E TUMORI DEI SOLDATI, “NESSO CERTO”. LA “SINDROME DEI BALCANI” HA UN COLPEVOLE

uranio-675Leonardo Aufiero, primo maresciallo dell’esercito italiano è deceduto a causa di un cancro il 21 dicembre 2015 nella sua abitazione in provincia di Avellino. Aveva 48 anni. Secondo i commilitoni e la moglie dell’uomo, la patologia sarebbe stata contratta a causa delle polveri di uranio impoverito inalate nel corso delle numerose missioni all’estero a cui aveva partecipato.

Così, è morto anche il primo maresciallo incursore dell’Aeronautica militare Gianluca Danise, anche lui giovane, a 43 anni. In Iraq, aveva ricomposto i corpi dilaniati dei colleghi vittime dell’attentato di Nassiriya del 12 novembre 2003, lavorando a 40 gradi all’ombra per restituire i resti alle famiglie.

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Si tratta della 321sima morte causata dall’uranio impoverito nel nostro Paese, un fenomeno che ha colpito quasi esclusivamente i militari che si sono recati nelle missioni di guerra o di peacekeeping nei Balcani, in Iraq o Afghanistan.

L’Anavafaf (Associazione nazionale italiana assistenza vittime arruolate nelle forze armate) ha calcolato che sono 3.761 i casi totali di militari contaminati. Ma l’esercito continua a smentire la correlazione tra uranio impoverito e tumori.

Nel maggio 2015, con una storica sentenza a carico del ministero della Difesa, la Corte d’Appello di Roma ha decretato «l’inequivocabile certezza» del nesso causale tra esposizione a uranio impoverito e insorgenza di malattie tumorali.

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I proiettili all’uranio impoverito, con la loro massa, sono in grado di vincere le corazze di ultima generazione. Nessuno dei bersagli battuti in quelle guerre aveva una tale protezione; perciò, furono sparati dagli A 10 americani senza necessità. L’impatto tra un proiettile di questo tipo e un carro armato provoca un’esplosione ad altissima temperatura in cui parte dell’uranio impoverito brucia e si frammenta in nano-particelle che possono essere facilmente inalate o ingerite, provocando malattie mortali.

“Un macigno giuridico” Per l’Osservatorio Militare – che segue da un decennio l’argomento – la sentenza rischia di schiacciare definitivamente ogni tentativo di confondere, nascondere la determinazione di chi ha voluto far luce e dare giustizia agli, allora, 317 militari morti e gli oltre 3600 malati causati da una esposizione senza mezzi di protezione in zone bombardate da uranio impoverito”. La sentenza della Corte d’appello di Roma riconosce ai familiari del militare deceduto per cancro, contratto in seguito al servizio ricoperto nella missione internazionale in Kosovo tra il 2002 e il 2003, il risarcimento di un milione di euro ai quali si aggiungono danni morali e danni per il ritardato pagamento. Ad oggi sono oltre 30 le sentenze a carico del ministero della Difesa, di cui la maggior parte ormai definitive, che danno ragione a militari italiani ammalatisi o familiari di militari deceduti. Sentenze che segnano la storia del cosiddetto caso “Sindrome dei Balcani” scoppiato nel 2001 con l’emergere dei primi casi di militari italiani ammalatisi o deceduti al rientro dalle missioni in Bosnia Erzegovina e Kosovo. I bombardamenti Nato I due Paesi erano stati bombardati dalla Nato, nel 1995 e nel 1999, con proiettili all’uranio impoverito, come emerse dalle mappe dei siti bombardati, rese pubbliche dalla Alleanza atlantica in diverse fasi temporali tra il 2001 e il 2003. Dalle mappe risulta, ad esempio, che in Kosovo nel 1999 la zona posta sotto protezione del contingente italiano fu una delle più bombardate: 50 siti per un totale di 17.237 proiettili.

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Quando partimmo da Verona per Salonicco e, poi, il Kosovo, ero Capo Ufficio Operazioni e chiesi quali precauzioni dovessimo prendere per proteggerci dagli effetti di quei proiettili. Mi rassicurarono: “Mario, ad Aviano, li abbiamo visti maneggiare cento volte”. Il ministro della Difesa in quegli anni era Sergio Mattarella, così, solo per caso. Giungemmo a Dakovica il 18 agosto 2000, traversando la Grecia ortodossa di notte e la Macedonia e, nei pomeriggi delle due prime domeniche, uno dei diversivi era visitare due carri armati T-62 apparentemente intatti, ma bruciati internamente, che giacevano al confine della nostra base. Li vedevamo per la prima volta, dopo averli temuti durante la Guerra Fredda. A metà settembre giunsero due lettere a distanza di una settimana l’una dall’altra. La prima metteva in guardia dall’uranio impoverito, dalle particelle ALFA che rilasciava e mostrava uno di quei proiettili esploso, identico a quello che aveva attirato la mia attenzione per aver perso tutto l’incamiciatura, senza che ne fosse  menomata l’anima. Lo avevo preso, osservato e gettato. La seconda lettera recava dei circoletti rossi intorno agli obiettivi colpiti dagli A 10 americani: i due T-62 erano fra questi. Scrissi rapidamente una direttiva per la gente, ma fu tardiva. In seguito venne mostrata ai deputati, ma la data era diversa. Lasciai il Kosovo dopo quasi 10 mesi di missione e, poco dopo, lasciai anche il servizio. Il primo anno mi sottoposero ad accertamenti, il secondo anno me li dovetti pagare, poi, il Padreterno mi diede una mano.

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Roma, 23 marzo 2016 – «L’inchiesta della Commissione della Camera sull’uranio impoverito è a una svolta e sta emergendo la verità in tutta la sua importanza: siamo di fronte a una strage di Stato e il mandante è l’uranio impoverito utilizzato nei teatri bellici. Tutto questo si sta scrivendo, nero su bianco, grazie al lavoro della Commissione che è riuscita a strappare nell’ultima audizione una verità che si stava tenendo nascosta». È il commento dei deputati M5S componenti la Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito Giulia Grillo e Gianluca Rizzo.

«Giorgio Trenta, presidente dell’Associazione italiana di radioprotezione medica solo alla seconda audizione e grazie alle continue sollecitazioni della Commissione, ha esplicitato quanto inizialmente aveva tenuto sotto traccia: l’uranio è il mandante della formazione delle nanoparticelle di metalli pesanti, come la consulente della Commissione Antonietta Gatti ha dimostrato da anni. Quindi è la causa indiretta, ma comunque la causa dei tumori».

«Eppure è stato necessario incastrare Trenta con le sue stesse perizie firmate in tribunale, dopo che invece in una prima audizione si era limitato a riferire degli effetti patogeni legati al comportamento radioattivo dell’uranio depleto omettendo invece di riferire sul ruolo patogeno delle nanoparticelle prodotte dall’esplosione di proiettili a uranio impoverito in caso di neoplasie così come da lui invece affermato in alcune consulenze tecniche d’ufficio le cui relative cause si sono concluse con la condanna del Ministero della Difesa. Quindi gli stralci di tali consulenze nelle quali il prof Trenta afferma il nesso causale fra le neoplasie oggetto della richiesta di causa di servizio e l’esposizione alle nanoparticelle prodotte dall’esplosione delle armi ad uranio impoverito che hanno contaminato i luoghi sede delle missioni a cui i militari hanno partecipato, sono state lette dal presidente Scanu e confermate interamente nel loro contenuto dallo stesso professor Trenta. E così il velo delle omissioni è stato squarciato».

Non vuol vestirsi da bimba: bandito dall’asilo!

107842-md.jpgUna banda di impostori, gestita dai circoli massonici, ci governa con una politica distruttiva di ogni valore della nostra identità, sempre più marcatamente amorale, volta alla demolizione, appunto, dell’identità del popolo italiano e della società, a partire dalla sua culla: la famiglia e dall’infanzia. L’affondo dei massoni sui popoli europei opera su più piani: Da quello, iniziale politico-economico, attraverso i trattati e la corruzione della politica, delle istituzioni e della Chiesa, a quello identitario e genetico, attraverso l’invasione di masse vissute nell’inciviltà. L’aggressione si attua in modo strisciante e subdolo, sfruttando i più deboli, nominalmente cristiani o dell’area di sinistra, usi a mascherare sotto slogan e falsi principi le loro povertà di contenuti. E’ ben facile violare la trama dei principi costituzionali, la difesa della civile convivenza di chi non ha scienza e conoscenza di quei principi e della propria identità. Così, sentiremo blaterare di solidarietà e accoglienza e vedremo spalancare le frontiere e la casa comune, senza poter offrire ai migranti i contenuti valoriali della nostra tradizione, della nostra identità a chi ha perso, abbandonato la propria e la propria terra. I migranti, attratti da un benessere relativo e sfruttati dal business, conosceranno presto il significato di questa falsa solidarietà nei ghetti e nelle neo-favelas dove si troveranno, per forza, confinati, anche solo per difendersi, incapaci di risalire l’abisso di civiltà che ci separa da loro. L’aggressione alla nostra civiltà infiltra e deprime la politica, come l’economia, mira a demolire la tradizione, alletta la delinquenza di stampo mafioso con il malaffare, si appiglia ai cosiddetti diversi, agli omosessuali, innalzandoli a modello di progresso. Li travisa, perciò e, così, li offende. Ogni occasione diventa strumento, che si parli di educazione all’effettività, di educazione sessuale, di omofobia, di superamento degli stereotipi o di relazione tra i generi e cose simili, tutto concorre ai loro scopi: la demolizione dei valori e l’indottrinamento ai disvalori sono le braccia di una tenaglia. E’ l’aggressione omosessualista, l’arma più aggressiva, mirando “all’equiparazione di ogni forma di unione e di famiglia e alla normalizzazione di quasi ogni comportamento sessuale”.  Perché? Perché la rivoluzione cristiana dell’amore per il prossimo è l’unica e vera radice comune dei popoli europei e chi vuole dominare il continente deve prima estirparla, sostituendo il vizio e la povertà intellettuale all’amore e alla cultura e demolendo la culla dell’amore coniugale, la madre delle istituzioni, della società: la famiglia.

Eccoci a parlare di famiglia di fatto, ben oltre l’unione extraconiugale sacramentale, di gravidanze assistite, fino agli uteri in affitto e a quella pseudo teoria contro natura, chiamata “gender”. Un’invenzione polemica di chi, per difetto o per vizio, è incapace di vivere l’eterosessualità nell’Amore e che, perciò, vuole scardinare l’ordine sessuale fondato sul dualismo maschio/femmina (e su tutto ciò che ne consegue, come subordinazione, discriminazione, disparità, ecc.) e sull’ineluttabile complementarietà tra i sessi, condizione di riproduzione della vita. Questa fantomatica teoria, tanto pericolosa quanto oppressiva (più del marxismo), che si presenta sotto le mentite spoglie di un discorso di liberazione e di uguaglianza e vuole inculcarci l’idea che, prima d’essere uomini o donne, siamo tutti esseri umani e che la mascolinità e la femminilità non sono che costruzioni sociali, dipendenti dal contesto storico e culturale. Un’ideologia (udite, udite) che pretende che i mestieri non abbiano sesso e che l’amore non dipenda dall’attrazione tra uomini e donne.

La depravazione, che, tuttora, ha nel lager fiorentino del “Forteto” il laboratorio, delle sue teorie, va a deviare la personalità dei minori, incapaci di intendere e di volere. Vuole colonizzare le menti di bambini e bambine con una visione antropologica distorta, tentando di profittare delle fasi dello sviluppo sessuale, per creare gravi disturbi e deviazioni della personalità.

Evidentemente, la normalità psicologica si pone in contrasto con i piani demenziali del dominio sull’umanità. Meglio si prestano ai loro fini gli inquieti, con qualche disordine della personalità, che possono coniugarsi male, ma più facilmente, con un maggior numero di partner e disseminare figli nel corso di una vita più “agitata”. E’ certo che dai bambini avviati a discostarsi dalla media dei comportamenti, dalla tipologia standard temperamentale, possono ottenersi più facilmente soggetti poco resistenti a un indottrinamento psicologico-mediatico.

Vestire i maschietti di rosa e le femminucce d’azzurro, raccontare loro che come in famiglia si può essere «multicolori», così si può anche avere «due mamme e due papà – perché non quattro? – » e che è «una cosa normale».

Le istituzioni sono divenute strumento di questi depravati e, oggi, a Natale, leggo: “Il padre chiede lumi sul gioco gender imposto all’asilo, depennano il figlio”. Ecco, leggete anche voi:

“Infine, la demenzialità di chi non sa cosa sia l’identità, pretende di violare la responsabilità dei genitori per insegnare agli infanti le differenze tra uomo e donna, perché conoscere il diverso è il primo passo per scongiurare la discriminazione. A distanza di pochi mesi dall’introduzione del «Gioco del Rispetto» in decine di scuole dell’infanzia del Friuli Venezia Giulia, i genitori sono infuriati e lo scontro finisce con un bambino depennato da un asilo perché il papà è troppo apprensivo e pretende di sapere nel dettaglio il programma formativo per evitare di ritrovarsi durante il nuovo anno scolastico di fronte all’ennesimo «gioco di genere». In verità, mamme e papà non avevano mai creduto alle rassicurazioni dispensate dal comune di Trieste e dal ministero dell’Istruzione, che avevano dipinto il progetto come l’avanguardia della prevenzione al bullismo. Per loro, l’iniziativa aveva il chiaro intento di aprire le porte degli istituti alla «rivoluzione gender». Così sono riuniti in comitati per il no, si sono ribattezzati paladini dell’anti-gender, e armati di striscioni una settimana fa sono andati a protestare in consiglio regionale per riprendersi il «diritto di educare i nostri figli». Un braccio di ferro che va avanti dalla scorsa primavera, quando il Gioco del Rispetto viene introdotto per la prima volta all’asilo Cuccioli di Trieste. E quando un papà, Amedeo Rossetti, la mattina del debutto ritira il bambino in polemica con la scuola, accusata di non avere informato le famiglie. Sbircia le linee guida, capisce di che si tratta e decide di non dare il consenso all’attività, invocando un percorso alternativo. A settembre, però, quando iscrive il figlio al nuovo anno, il contrasto si riapre. Perché questa volta Rossetti pretende garanzie, e prima di mandare il figlioletto a scuola attende di leggere il piano dell’offerta formativa. Il documento, però, arriva solo a fine ottobre, ad anno già iniziato. Papà Rossetti nota che nel programma il giochino incriminato non compare, ma in compenso prevede attività didattiche contro «pregiudizi e stereotipi», a tutela della «pluralità delle culture familiari», e di educazione alle «diversità». Non si fida, chiede chiarimenti che, sostiene, non arriveranno, se non con risposte elusive e senza fugare il timore di «nuove sorprese». Intanto tra i botta e risposta il tempo passa, a novembre il piccolo non è ancora in classe e l’asilo decide di depennare il piccolo, riferisce Rossetti, perché assente. L’episodio, dice, è solo la punta dell’iceberg della «drammatica situazione che stiamo vivendo nelle scuole». Con una lettera appello ora chiama a raccolta i genitori affinché tutti aprano gli occhi: «Le istituzioni stanno deliberatamente strappando alle famiglie il diritto di trasmettere ai figli i valori e l’educazione che questi ritengono migliore. Io mi sono opposto perché non consideravo quel progetto sano per mio figlio, con il risultato che è stato cancellato dalle liste della scuola». Non è solo questo, è che stanno togliendo ai giovani, dall’asilo nido alle superiori, le certezze e i riferimenti della loro personalità e della loro identità”.

“Difendiamo i nostri figli. STOP GENDER NELLE SCUOLE”