Archivi categoria: Scenari economici

5870.- Il ministro degli Interni e dell’Oltre Mare Gérald Darmanin vuole sfrattare i criminali dalle case popolari

Da Scenari economici, il 1 Settembre 2023. Di Guido da Landriano

Gérald Darmanin, attuale ministro degli interni nel governo Bourne-Macron,  vuole colpire duramente la criminalità urbana. Secondo le informazioni riportate da Le Point, il ministro dell’Interno ha chiesto ai prefetti di adottare una posizione sistematicamente dura per quanto riguarda lo sfratto dei responsabili della violenza urbana dalle case popolari. “Vi chiediamo di mobilitare tutti gli strumenti previsti dalla legge per sfrattare i delinquenti dalle case popolari che occupano”.

Questa presa di posizione arriva dopo le polemiche che hanno accompagnato lo sgombero di un pregiudicato che aveva preso parte alle recenti rivolte dalla sua casa nella Val d’Oise il 24 agosto. L’uomo aveva saccheggiato un negozio. Secondo il prefetto, un ordine di esclusione dall’abitazione popolare era già in corso, ma è stato accelerato. “Per risparmiare tempo, abbiamo eseguito un ordine di sfratto preesistente”.

Una misura convalidata dalla legge

Attualmente, il prefetto non può ordinare uno sfratto senza una procedura legale, che può essere molto lunga. Questa procedura può essere avviata solo per il mancato rispetto del contratto di locazione (affitto non pagato, turbativa d’uso) o per atti di delinquenza (meccanica non autorizzata, vendita di droga, disturbo).

Gérald Darmanin ha fatto riferimento a due articoli di legge: l’articolo 1728 del Codice civile francese e l’articolo 7 della legge 89-462 del 6 luglio 1989, per spiegare che “un grave atto di delinquenza nelle vicinanze dell’abitazione costituisce una violazione dell’uso pacifico dell’abitazione”.

Sulla base di questi due articoli di legge, il locatore può quindi rivolgersi ai tribunali per ordinare lo sfratto del rivoltoso. Il Ministro e il Segretario di Stato per gli Affari Urbani, Sabrina Agresti-Roubache, hanno invitato i prefetti a informare i sindaci e i proprietari di casa di queste disposizioni.

Immaginate l’applicazione in Italia, con la stessa modalità, di una normativa simile: i quartieri fortezza della malavita, quelli dove ormai regnano indisturbati gli spacciatori, potrebbero venire violati, o almento incrinati. Però la magistratura, con varie scuse, disarmerebbe la legge. Ma Macron è un “Buono” e “Progressista”, quindi può farlo.

5842.- La televisione pubblica ARD dedica un servizio alle indagini sui maneggi della Von Der Leyen con i vaccini

Come con la Commissione europea, la morale ha lasciato il campo alla corruzione. Non sempre è necessario rubare per essere corrotti e amorali, è sufficiente non agire nella trasparenza.

Da Scenari economici, di Guido da Landriano, pubblicato il 20 Agosto 2023

La televisione pubblica tedesca dedica uno spazio corposo alle accuse di scarsa trasparenza delle procedure seguite dalla presidente della Commissione Europea, Ursula Von Del Leyen, nelal conclusione di quello che è il più grande contratto nella storia dell’Unione Europa concluso con un privato.

L’acquisto dei vaccini comportò la definizione di un accordo del valore complessivo di 35 miliardi di euro, il tutto per l’acquisto di 1,8 miliardi di dosi, sufficienti a vaccinare i cittadini europei ciascuno 4 volte, neonati inclusi, il tutto senza avere una chiara ideaa dell’efficacia reale e degli effetti collaterali dei vaccini stessi. Un affare enorme concluso a ccondizioni estremamente vantaggiose verso le case farmaceutiche per un prodotto sul quale, già allora, vi erano numerosi dubbi.

Ad aggravare ulterioremente la situazione ricordiamo che la presidente della commissione condusse  la trattativa tramite messaggi privati, utilizzando telefonate e messaggi privati per comunicare con la Pfizer e rifiutandosi di consegnare la relativa documentazione al Parlamento Europeo e all’Ombudsman europeo.

Una situazione di massima opacità che ha autorizzato l’avvio di numerose indagini che vengono presentate dalla radio-tv tedesca. Un’attività meritoria dei media d’oltralpe, che non vedremo però né sulla RAI, né tantomeno sulle TV private e, men che meno, sui giornali.

Eppure la ARD dedica a questo scandalo un servizio, che potete seguire in tedesco su Scenari economici.

***

Denuncia penale nei confronti della Presidente Ursula Von Der Leyen riguardo lo scandalo degli scambi di SMS con la casa farmaceutica Pfizer

18.4.2023

Interrogazione con richiesta di risposta scritta  E-001254/2023
alla Commissione

Articolo 138 del regolamento
Gianantonio Da Re (ID)

I tribunali belgi hanno depositato una denuncia penale nei confronti del Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, riguardo lo scandalo degli scambi di SMS privati da lei intrattenuti con l’amministratore delegato della nota casa farmaceutica Pfizer, Albert Bourla.

L’accusa mossa al Presidente è quella di aver agito personalmente, attraverso una negoziazione privata, senza il mandato degli Stati membri dell’Unione europea.

Considerando poi che, dalle dichiarazioni rilasciate dalla Commissione, i messaggi sono stati cancellati perché ritenuti di natura “breve ed effimera” e non contenenti “informazioni importanti su politiche, attività o decisioni della Commissione”, la mancanza di cooperazione è evidente.

Ciò premesso, può la Commissione rispondere ai seguenti quesiti:

  • 1.Come intende spiegare la considerevole mancanza di trasparenza riguardo la situazione delle trattative private?
  • 2.Come intende rispondere alla denuncia penale avviata in Belgio?

Presentazione: 18.4.2023

Se lo dicono loro…

5743.- Immigrazione: e se i polacchi non avessero tutti i torti?

Al termine del Consiglio europeo, al Punto Stampa, il presidente Meloni ha riferito sulle conclusioni del Consiglio, sull’atteggiamento di Polonia e Ungheria, in merito all’immigrazione, in modo più chiaro:

“Non sono delusa dall’atteggiamento di Polonia e Ungheria. Io non sono mai delusa da chi difende i propri interessi nazionali. La scelta di Polonia e Ungheria non riguarda quella che è la mia priorità in tema di immigrazione, cioè la dimensione esterna, riguarda la dimensione interna e, cioè, il patto di immigrazione e asilo. Il punto è proprio questo, finché noi cerchiamo delle soluzioni su come gestire i migranti quando arrivano sul territorio europeo non troveremo mai l’unanimità perché la geografia è diversa, le necessità sono diverse, perché le situazioni sono diverse, perché la politica è diversa. L’unico modo per affrontare il problema tutti insieme è lavorare sulla dimensione esterna ed è su questo che noi siamo riusciti ad imprimere una svolta totale il punto è che quello su cui stiamo lavorando noi, dalla Tunisia in poi, coinvolge tutti i paesi del Consiglio. Su questo c’è un consenso unanime, a 27. … Aiutare l’africa ad avere un’alternativa… Tra l’altro abbiamo interessi convergenti, per esempio, sull’energia… .”

… e se i polacchi non avessero tutti i torti?


Da Scenari economici. Di Guido da Landriano, Pubblicato il 1° Luglio 2023

Ieri il vertice dei capi di governo UE sull’immigrazione non ha avuto il successo sperato. Nonostante la mediazione di Giorgia Meloni la nuova intesa, che prevede una sorta di obbligo alla redistribuzione dei richiedenti asilo, salvo il pagamento di 22 mila euro per ogni richiedente asilo non accettato.

La norma sembra scritta in favore di quei paesi come Italia e Grecia che si trovano, purtroppo, ad essere la frontiera dell’Europa, ma né Polonia né l’Ungheria sono state disposte ad accettare la proposta. L’Ungheria di Orban, in questo momento, ha una posizione eccentrica rispetto al resto della UE, ma la Polonia ha un governo che fa parte di ECR, il gruppo presieduto dalla Meloni, ed è visto un po’ come una guida per gli altri paesi centro europei. Perché non ha accettato la mediazione?

Il sito polacco RP.PL lo spiega con grande chiarezza:

1) Mateusz Morawiecki: la Polonia sostiene il consenso del 2018 sui rifugiati

 La Polonia ha aderito alla nostra posizione, che è stata definita come il consenso del Consiglio europeo nel 2018, confermata nel 2019 ed è ancora il canone vincolante delle decisioni politiche. Poiché il nostro punto di partenza è la sicurezza, e in Polonia la sicurezza è descritta dai polacchi come di alto livello, vogliamo mantenerla a questo livello, ha affermato.

Il 96 percento. dei polacchi ritiene che nel loro quartiere sia sicuro, si può facilmente uscire a fare una passeggiata, al ristorante o al cinema, anche dopo il tramonto. Gli abitanti delle città svedesi, o anche qui a Bruxelles, Parigi, Marsiglia, Lilla, possono dire lo stesso del loro quartiere? Perché i polacchi dovrebbero calare il loro livello di sicurezza?

Mateusz Morawiecki: se apriremo la porta, arriverà un’ondata di clandestini

Il presidente francese Emmanuel Macron, che ho visto questa mattina, ha dovuto lasciare presto il vertice per affrontare le enormi rivolte, auto in fiamme, pneumatici, vetri rotti, furti, rapine e molti crimini che si verificano in Francia. Negozi saccheggiati, ristoranti vandalizzati, auto della polizia incendiate. Barricate nelle strade. Perché la Polonia dovrebbe vedere lo stesso spettacolo? Dice  Morawiecki  “Penso che tutti i polacchi, compresi gli elettori dell’opposizione, risponderanno che questo non è il quadro che vogliamo”.

I confini segnano la vera differenza tra l’Europa come continente di libertà e sicurezza e le aree in cui regnano il caos, l’anarchia e talvolta la tirannia, ha dichiarato il primo ministro Mateusz Morawiecki in una conferenza stampa.

Morawiecki prosegue: “Apriremo la porta – entrerà un intero fiume di migranti illegali, quello con cui abbiamo a che fare, ad esempio, in Francia o in Svezia, lontano dal Mar Mediterraneo “

Morawiecki ha fatto riferimento alla dichiarazione del Commissario UE er gli affari interni, Ylva Johansson.

“Ha detto che tutto questo non significa trasferimento forzato. Se un paese deve pagare una multa di 22.000 euro per un immigrato non accettato, è di fatto una coercizione. E il secondo punto: ho chiesto che se questo è ciò che ha detto la signora Johansen, ho chiesto che, quindi, l’affermazione secondo cui non vi è alcun trasferimento forzato sia inclusa nelle conclusioni. Poiché non c’era consenso a questo, non siamo d’accordo con le conclusioni – penso che tutto sia logico, tutto sia chiaro, ha dichiarato il capo del governo”. 

Non abbiamo accettato di deviare da questo consenso, e quindi non abbiamo accettato di adottare una conclusione in una forma che implichi il nostro consenso tacito o implicito alla migrazione forzata, o a qualsiasi distribuzione, separazione degli immigrati clandestini“, ha aggiunto. “Spero che l’Europa torni in sé e torni in sé“.

Mateusz Morawiecki: periferia di Parigi in fiamme e tranquilli villaggi polacchi

La Polonia ha presentato il piano “L’Europa delle frontiere sicure”, che si compone di pochi semplici punti che hanno incontrato una scissione positiva. In primo luogo, aumentare gli investimenti nella protezione delle frontiere esterne dell’Unione, in secondo luogo, rafforzare Frontex, in terzo luogo, contrastare l’immigrazione di massa alla fonte. In paesi che soffrono anche oggi a causa della grande criminalità del colonialismo. Ne è responsabile la Polonia? 

La Polonia poi propone di ridurre fortemente i servizi sociali per coloro che sono clandestini e non provengano da aree di guerra, come l’Ucraina, di cui una grossa fetta dei rifugiati è ospitata proprio in Polonia. Accusarla di egoismo è scorretto.

Siamo sicuri che questa non sia la soluzione giusta anche per l’Italia?

Facciamoci una domanda: la maggioranza di Centrodestra ha ricevuto i voti per una soluzione all’immigrazione che lascia la UE come una sorta di colapasta penetrabile da qualunque parte, con solo la possibilità di un parziale ricollocamento degli sbarcarti, oppure per fermare in modo definitivo questo flusso irregolare ed estremamente problematico. Il Presidente Meloni è stato eletto per fare accordi con Macron, o per evitare che l’Italia faccia la fine della Francia?

Il problema è che cercare una soluzione europea, qualsiasi questa sia, sembra per lo meno illusorio, o porta il problema a un livello di complessità che neppure Cavour potrebbe gestire anche perché, francamente, la discussione avviene con parti politiche che spesso hanno interesse nel veder fallire l’Italia. Per quanto buono possa essere l’accordo superiore la situazione è tale per cui bisogna essere realisrti e consci che questo potrebbe non essere mai raggiunto, almeno ad un livello utile per l’Italia. Anche perché non possiamo andare avanti molto con 60 mila migranti irregolari ogni sei mesi, come è accaduto nella prima metà del 2023.

5697.- Donald Trump arrestato in tribunale a Miami, quindi subito rilasciato

“Io sono un uomo innocente…”

BREAKING: Donald Trump arrestato L’ex presidente è arrivato al tribunale di Miami ed è stato arrestato. Questo segna la seconda volta che Trump viene arrestato. Appare evidente che questo arresto può essere politicamente motivato, orchestrato dalla sua opposizione.

Da Scenari economici del 13 Giugno 2023. Di Guido da Landriano

L’amministrazione Biden ha ufficialmente arrestato questa sera, martedì, l’ex presidente Donald Trump per presunta cattiva gestione di documenti riservati.

Trump è arrivato al tribunale di Miami martedì pomeriggio, dove i vice-sceriffi hanno registrato lui e il coimputato Walt Nauta prima di portare entrambi gli uomini a prendere le impronte digitali e a essere processati; l’arresto ha fatto seguito a un’accusa storica presentata dal Dipartimento di Giustizia, secondo la quale Trump avrebbe intenzionalmente gestito in modo scorretto documenti governativi top-secret e avrebbe cospirato per ostacolare gli sforzi dei funzionari statunitensi per recuperarli.

I procuratori sostengono che Trump abbia conservato nel suo resort di Mar-a-Lago documenti altamente sensibili, alcuni dei quali, secondo loro, riguardano programmi nucleari e piani di attacco militare. L’atto d’accusa accusa Trump di 31 capi d’imputazione per violazione della legge sullo spionaggio (che prevede pene detentive fino a 10 anni) o per la conservazione intenzionale di informazioni sulla sicurezza nazionale, oltre a un capo d’imputazione per “cospirazione per ostacolare la giustizia”, un capo d’imputazione per “occultamento di un documento o di una registrazione”, un capo d’imputazione per “occultamento di un documento o di una registrazione”, un capo d’imputazione per “occultamento di un documento in un’indagine differita” e un capo d’imputazione per “false dichiarazioni e rappresentazioni”. Le altre accuse prevedono pene massime fino a 20 anni.

Prima dell’udienza, Trump è stato preso in custodia e gli sono state prese le impronte digitali; non gli è stata richiesta una foto segnaletica, secondo i funzionari del tribunale.

Trump è rappresentato dagli avvocati Todd Blanche e Chris Kise, almeno per il momento; una persona che ha familiarità con la situazione ha detto a Bloomberg News che l’ex presidente sta esplorando altre opzioni per assumere un avvocato in Florida.

Dopo l’arresto Trump è stato rilasciato senza condizioni, anche perché il processo inizierà fra mesi. 

L’ex presidente si presenta davanti al giudice istruttore Jonathan Goodman. Dopo l’udienza iniziale a Miami, il caso si sposterà nella divisione di West Palm Beach della corte distrettuale federale del sud della Florida; il giudice distrettuale statunitense Aileen Cannon è già stato incaricato di presiedere il processo, a meno che non si verifichi una lotta per la ricusazione.

Quindi, ufficialmente, Trump è stato arrestato. Cosa non fanno i Dem per vincere le elezioni. 

5686.- Green Pass globale: uno sviluppo nemico dell’uomo e dei diritti personali

Allora anche OMS e Ue sono nemici dell’uomo e dei diritti personali? Da qualunque parte si scelga di stare, quello che è certo è che la confusione la fa da sovrana e che il progresso non fa bene all’umanità.

Da Scenari economici. Di Guido da Landriano, 7 Giugno 2023

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che adotterà il  modello del passaporto vaccinale digitale COVID-19 dell’Unione Europea come parte di una nuova rete globale di certificati sanitari digitali. Un’evoluzione preoccupante verso un’identità digitale globale nemica dei diritti umani. 

In una dichiarazione del 5 giugno, l’OMS ha dichiarato di aver avviato una “partnership di riferimento per la salute digitale” con la Commissione Europea (CE), l’organo esecutivo dell’Unione Europea.

Denominato Global Digital Health Certification Network, il nuovo quadro di passaporti per i vaccini ha già attirato critiche, con il senatore australiano Alex Antic che ha affermato in una dichiarazione che la mossa è “solo un’altra teoria cospirativa che si sta avverando”.

I passaporti dei vaccini e varie altre forme di schemi di identità digitale sono stati criticati in quanto invasione della privacy e in quanto potenzialmente in grado di consentire a governi e aziende di costringere il comportamento umano, ad esempio negando l’accesso a infrastrutture o servizi.

L’OMS ha dichiarato in un comunicato che, nell’ambito della nuova iniziativa, “riprenderà il sistema di certificazione digitale COVID-19 dell’Unione Europea (UE) per istituire un sistema globale che contribuirà a facilitare la mobilità globale e a proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future”.

Il certificato vaccinale COVID-19 digitale dell’UE è entrato in vigore nel luglio 2021, con oltre 2,3 miliardi di certificati emessi. Doveva terminare la propria validità il 31 dicembre 2022, ma è stato prolungato sino al 2023, senza ragione.

Con l’affievolirsi della pandemia, l’uso dei passaporti vaccinali è stato limitato negli ultimi tempi e si è ulteriormente ridotto dopo che l’OMS ha recentemente dichiarato la fine della COVID-19 come emergenza sanitaria globale. Però lo strumento non è mai stato ufficialmente cancellato e rimane quindi come un potenziale strumento di controllo, fra l’altro con uno schema estendibile ad altri campi. Nulla vieta che, un domani, diventi anche applicabile ad altri settori.

Data la frenesia legata al controllo delle emissioni di CO2 cosa ne pensereste se domani fosse esteso, per esempio, al controllo dei vostri acquisti, magari con la teorica buona intenzione di controllare le emissioni di CO2? Un vero e proprio “Segno della bestia” da apocalisse di San Giovanni.

Uno sviluppo preoccupante?

La nuova iniziativa del passaporto vaccinale globale fa seguito a un accordo firmato nel dicembre 2022 dal Direttore generale dell’OMS Tedros Ghebreyesus e dalla Commissione europea per la salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides, volto a rafforzare la collaborazione UE-OMS su un’ampia gamma di prodotti sanitari digitali.

“Oggi è un nuovo capitolo della cooperazione globale sulla salute digitale”, ha dichiarato Kyriakides in una dichiarazione sui social media.

“Contribuirà a porre l’OMS al centro della nostra architettura sanitaria globale”, ha aggiunto.

Ghebreyesus ha affermato in un comunicato che, “basandosi sulla rete di certificazione digitale di grande successo dell’UE, l’OMS intende offrire a tutti gli Stati membri dell’OMS l’accesso a uno strumento di salute digitale open-source”.

“I nuovi prodotti sanitari digitali in fase di sviluppo mirano ad aiutare le persone di tutto il mondo a ricevere servizi sanitari di qualità in modo rapido e più efficace”, ha aggiunto. Però con questa scusa li si tiene anche sotto stretto controllo.

5661.- Il 66% degli americani pensa che la rielezione di Joe Biden porterà al disastro

Non sono soltanto i Biden che devono levare l’ancora, ma anche la dirigenza dei democratici. Non può essere la finanza a guidare la politica mondiale dove la portano i suoi interessi. Per buona fortuna Donald is back.

Da Scenari economici, il 28 Maggio 2023.

Dopo un sondaggio dell’Associated Press/NORC di aprile che indicava che solo il 26% dei democratici vuole che Joe Biden si candidi per un secondo mandato alla presidenza, un recente sondaggio della CNN condotto da SSRS mostra ora che il 66% di tutti gli americani (attenzione, non solo i repubblicani) ritiene che altri quattro anni di Biden potrebbero portare a un “disastro”. Persino la CNN non può più ignorare questa “orribile notizia”.

Not even CNN can spin the results of their own Joe Biden poll.

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Le ragioni di questo massiccio calo di consensi sono diverse. Il comportamento bizzarro di Biden durante tutto il suo primo mandato ha portato a numerose dimostrazioni imbarazzanti durante gli eventi diplomatici e molti cominciano a sospettare che soffra di una qualche forma di demenza. Biden ha una lunga lista di errori registrati e di veri e propri racconti di fantasia, dalle molteplici affermazioni come quella alle truppe in Giappone che suo figlio “è morto nella guerra in Iraq” quando in realtà è morto nel Maryland di cancro al cervello…al suo costante vagare senza meta, come se non sapesse dove si trova…

La sensazione di disagio è solo moltiplicata dalle crescenti tensioni tra la NATO e la Russia. Con le armi nucleari in gioco, potrebbe essere valido chiedere che Biden si sottoponga finalmente a un test cognitivo. I Democratici hanno ragione ad essere preoccupati.

Giuseppina Perlasca

Biden, nella sua carriera ha fatto di meglio. Qui, mentre confonde le indicazioni sul percorso con il discorso da leggere. Un immagine che resterà a dimostrare come il popolo degli Stati Uniti d’America sia stato sottomesso e calato nelle mani di un demente.

5313.- Francia: il Rassemblement National chiede la fine delle sanzioni alla Russia. Non servono

Da Scenari economici, di Giuseppina Perlasca, 10 agosto 2022.

Ha senso proseguire con le sanzioni alla Russia?  Se l’obiettivo primario di queste misure economiche è quello di bandire Mosca dalla comunità internazionale e danneggiare il paese aggressore economicamente, ci sono dei leader politici europei che iniziano ad avere dei forti dubbi sulla loro efficacia. In Francia  Laurent Jacobelli, deputato e portavoce del Rassemblement National di Marine Le Pen, non lo ha nascosto i propri forti dubbi sulla misura in un’intervista su FranceInfo:

Ha senso proseguire con le sanzioni alla Russia?  Se l’obiettivo primario di queste misure economiche è quello di bandire Mosca dalla comunità internazionale e danneggiare il paese aggressore economicamente, ci sono dei leader politici europei che iniziano ad avere dei forti dubbi sulla loro efficacia. In Francia  Laurent Jacobelli, deputato e portavoce del Rassemblement National di Marine Le Pen, non lo ha nascosto i propri forti dubbi sulla misura in un’intervista su FranceInfo:

Pouvoir d’achat : peu de résultats pour le RN “Nous avons voté des choses essentielles”, assure le député RN de Moselle, qui cite l’AAH. “Les Républicains sont probablement moins regardants sur leurs valeurs. Nous, nous pensons qu’un député ça ne s’achète pas.”

Laurent Jacobelli est l’invité du 8h30 franceinfo

Il politico francese ha detto: “Ho l’impressione che la Russia non stia andando così male”, ed ha ricordato che “il rublo si è rafforzato e le esportazioni russe sono in aumento”. D’altra parte, ha proseguito Laurent Jacobelli, “i francesi stanno pagando un prezzo elevato in termini di costi energetici”. Ancora più semplicemente, il deputato RN ha posto la domanda: “Le sanzioni funzionano o no?” Una domanda alla quale Laurent Jacobelli e la RN rispondono negativamente.

Jacobelli ha inoltre sottolineato come le misure del RN riguardo l’immigrazione e l’inflazione sono condivise dai tre quarti dei francesi, per cui appare piuttosto evidente che, alla prossima tornata elettorale, toccherà al Rassemblement guidare il paese.

Giuseppina Perlasca

5255.- Nord Stream 2: Putin vuole umiliare definitivamente la Germania, e ci riuscirà

Da Scenari economici, 20 Luglio 2022, di Giuseppina Perlasca

In Germania perfino il Welt ammette candidamente che la vita economica del paese è nelle mani di Putin e che, ormai, sono appesi al filo della riapertura di Nord Stream 1, se non alla clamorosa riapertura di Nord Stream 2. Una scelta che si tramuterebbe in una sconfessione politica senza precedenti.

Martedì sera Putin ha usata la faccia rassicurante, da abile politico in grado di pesare le parole: infatti ha affermato che la compagnia russa del gas Gazprom adempirà “totalmente” ai propri obblighi. Poi ha usato il bastone, mettendo in guardia l’Europa contro un’ulteriore riduzione delle forniture di gas russo attraverso il gasdotto del Mar Baltico Nord Stream 1. Quindi è giunto ad ipotizzare la necessità di attivare il famoso gasdotto Nord Stream 2, termina e quindi bloccato sine die dallo scoppio del conflitto in Ucraina.

Parlando durante il meeting di Teheran con il capo di stato iraniano e turco ha affermato che la mancata consegna per tempo della turbina Siemens attualmente già in Germania e pronta al trasporto in Russia, ii flussi di gas attraverso Nord Stream 1 potrebbero non riprendere ai volumi precedenti una volta terminate le manutenzioni ora in corso.  Senza la turbina, la capacità produttiva giornaliera rischia di scendere a 33 milioni di metri cubi al giorno a fine luglio a causa della necessaria riparazione di una “unità aggiuntiva”. Sarebbe quasi esattamente la metà dei 67 milioni di metri cubi a cui la Russia ha già ridotto la capacità da giugno e un quinto della capacità massima del gasdotto di circa 150 milioni di metri cubi al giorno. 

Ora la famosa turbina è prossima alla consegna, ma pare che questo non basti alla Russia. Le dichiarazioni di Putin a Teheran suggeriscono che anche dopo il completamento dei lavori di manutenzione e anche quando la turbina sarà installata, il gasdotto potrebbe non essere riportato a pieno regime. 

Putin apre improvvisamente un collegamento politico  tra i due gasdotti del Mar Baltico, quello attivo e quello mai avviato per la guerra. Con la dichiarazione, Putin suggerisce che potrebbe chiudere deliberatamente il gasdotto Nord Stream 1 perché l’Europa, che altro non è se non una fastidiosa protuberanza della Germania,  temendo un inverno senza gas russo, accetterebbe persino l’attivazione di  Nord Stream 2. Questa sarebbe una grande umiliazione simbolica e politica, un qualcosa di equivalente ad issare la bandiera dell’Urss sul Reichstag.. E come se non bastasse, Putin ha anche aggiunto che solo la metà del volume originariamente previsto sarebbe stato consegnato tramite il gasdotto del Mar Baltico perché la Russia aveva bisogno del resto per i bisogni interni. La Russia non solo vuole fare cassa, come sta facendo, ma vuole umiliare, letteralmente far strisciare ai propri piedi, il governo tedesco e la Commissione UE. Vista la qualità dei leader politici è probabile che ci riesca. Potrebbe anche richiedere che la repubblica federale tedesca torni a chiamarsi Repubblica Popolare tedesca, la vecchia DDR. Vista la spina dorsale dei politici europei, sempre con i “Valori europei” in bocca e il portafoglio in tasca, potrebbero perfino concederglielo. 

PS: se leggete i giornali tedeschi parlano sempre di “Europa”, ma in realtà intendono sempre e solo la Germania. Anche perché la Spagna o la Grecia di Nord Stream 2 francamente se ne infischiano

5188.- Discorso del Prof. Paolo Savona, Presidente Consob, ai mercati

Non si può non ricordare cosa disse Lorenza Carlassare – professore emerito a Padova, una dei nostri costituzionalisti più autorevoli – : “Non è difficile valutare alla luce della Carta i fatti di questi giorni. Si discute se il comportamento del capo dello Stato sia stato corretto. La risposta per un costituzionalista è facile, perché noi valutiamo le situazioni solo ed esclusivamente in rapporto al dettato costituzionale e a ciò che rientra nella tradizione del sistema parlamentare. La nostra non è una Repubblica presidenziale: da qui discendono molte conseguenze. Il presidente quando forma il governo non fa il suo governo, ma quello della maggioranza”.

Mattarella non poteva mettere il veto su Savona.

Perché non è organo di indirizzo politico.

Da Scenari economici.it, 21 Giugno 2022

Vi presentiamo in forma completa il discorso del Presidente della Consob, Prof. Paolo Savona, ai mercati, in occasione dell’incontro annuale. L’anno di riferimento del discorso è il 2021. Interessanti le annotazioni relative all’inflazione e alle vie per limitarne gli eccessi e, soprattutto, le ricadute maggiormente negative.

Per favorire la transizione tecnologica del settore finanziario, nel corso del 2021, l’Istituto ha prestato supporto al Ministero dell’Economia e delle Finanze ai fini della predisposizione del Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 30 aprile 2021, n. 100, sulle condizioni e le modalità di svolgimento di una sperimentazione relativa alle attività FinTech (cosiddetto Decreto Sandbox). Per dare concreto avvio alla Sandbox regolamentare, la Consob ha quindi adottato il nuovo regolamento recante la disciplina dei procedimenti per l’emanazione dei provvedimenti individuali previsti dal citato Decreto. Dall’agosto 2021 al 15 gennaio 2022 si sono svolte 44 interlocuzioni con 25 aziende italiane ed estere e, fra queste, 15 imprese hanno presentato domanda di ammissione alla Sandboxnella prima finestra chiusa il 15 gennaio 2022.

È continuata l’azione di contrasto alla raccolta abusiva di risparmio attraverso siti web assegnata alla Consob con la legge 58/2019, che ha portato finora all’oscuramento di 720 siti abusivi, di cui 246 nel corso del 2021 e 120 nei primi 5 mesi dell’anno in corso.

Nel 2021 l’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF), operante presso la Consob dal 2017, ha concluso 2.119 procedimenti e riconosciuto i diritti dei risparmiatori coinvolti in 1.138 casi su 1.650 decisioni di merito.

È proseguita un’intensa attività di vigilanza e istruttoria in connessione con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea e a valere sul 2021 sono state concesse autorizzazioni a 69 imprese di investimento, a cui se ne aggiungono 14 nel 2022, per la maggior parte riguardanti la possibilità di continuare a operare in Italia per le imprese britanniche che lo hanno richiesto.

Lo scorso anno si è accresciuta l’attività di cooperazione internazionale, che si è articolata in 223 nostre richieste avanzate e in 203 ricevute, anche nell’ambito di 40 accordi di cooperazione bilaterali e multilaterali attivi con le autorità di Stati membri europei e di paesi terzi.

Dal febbraio 2022, a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’Istituto ha rafforzato il monitoraggio sui mercati e sul rispetto delle misure restrittive adottate a livello europeo e nazionale, in coordinamento costante con le altre autorità nazionali e con le autorità presenti in ESMA (European Securities and Markets Authority) e in IOSCO (International Organization of Securities Commissions).

Infine, nel 2021 sono giunte a maturazione due importanti iniziative sperimentali di applicazione dell’Intelligenza Artificiale, parte di un Piano di informatizzazione dei servizi Consob, condotte da un nucleo interno altamente specializzato in collaborazione con esperti dell’Università La Sapienza di Roma e della Scuola Normale Superiore di Pisa. Sono stati creati algoritmi di lettura automatizzata dei documenti sintetici di informazioni (KIDs) utili per orientare il risparmiatore verso investimenti consapevoli in prodotti finanziari e delle informazioni statistiche sulle operazioni effettuate nel corso di eventi price sensitive per individuare eventuali abusi di mercato.

  • Un anno di ripresa dell’economia e della fiducia nel futuro

I due fattori sui quali poggiano il benessere e la stabilità reale e finanziaria del Paese, le esportazioni e il risparmio, hanno registrato un buon andamento anche nel 2021. A essi se ne è aggiunto un terzo, non meno importante, la ripresa della fiducia nel futuro, a seguito principalmente del successo registrato dalla lotta alla pandemia e dall’avvio dell’iniziativa Next Generation EU, che ha operato come una forza maieutica della volontà di ripresa latente nel Paese. L’insorgere dell’inflazione e, ancor più, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia hanno gettato pesanti ombre sulle prospettive favorevoli che si erano delineate e hanno riportato indietro le condizioni di stabilità monetaria, oltre a quelle di una civile convivenza internazionale basata sulla reciproca comprensione e su un dialogo costante tra popoli, statuite dalla Dichiarazione universale dei diritti umani dell’ONU e ben ribaditi dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

Auspichiamo che si ristabiliscano pacifiche relazioni internazionali che consentano nuovamente alle merci di muoversi liberamente, fermando le armi. Nonostante i molti difetti, la globalizzazione ha consentito il miglioramento dello standard di vita di larghe fasce della popolazione mondiale, riducendo in misura significativa la povertà; si preferisce invece sottolineare che essa ha favorito l’espandersi della ricchezza di pochi, un risultato socialmente insoddisfacente, ma non nuovo nella storia dello sviluppo reale dei paesi del mondo. Dal secolo scorso la correzione delle distorsioni distributive del prodotto e dei redditi è stata affidata, all’interno dei paesi, a un progressivo intervento degli organi della democrazia e, a livello internazionale, all’assistenza tra Stati e da parte delle ONG, che hanno però operato nel complesso in modesta misura. L’insieme di queste decisioni è stato propiziato da un felice incontro tra i progressi conoscitivi della teoria economica e quelli maturati nella coscienza democratica, con qualche asimmetria applicativa a favore di quest’ultima, come testimoniato dalla ingente crescita dei debiti pubblici.

  • Importanza per l’Italia delle liberalizzazioni e della globalizzazione degli scambi

Attraverso gli scambi internazionali l’Italia è riuscita a entrare nel novero dei paesi più sviluppati e ad affrontare le gravi crisi internazionali che si sono susseguite nell’ultimo mezzo secolo, a cominciare dall’intensificarsi delle condizioni oligopoliste dell’offerta delle fonti di energia che hanno portato a un aumento strutturale del prezzo del petrolio fin dall’inizio degli anni 1970.

Dopo la crisi globale del 2008, sempre facendo leva sulle esportazioni e sul risparmio, la nostra economia è riuscita a raggiungere una bilancia economica con l’estero strutturalmente in attivo, condizione a lungo ricercata in passato per superare l’accusa che il Paese vivesse al di sopra delle proprie risorse; questo successo si è accompagnato a una posizione patrimoniale anch’essa in attivo nei confronti del resto del mondo, unendosi a una ristretta cerchia di paesi retti da sistemi politici misti di libero mercato e di welfare state. Gli italiani investono i propri risparmi all’estero in misura maggiore di quanto non facciano gli stranieri in Italia, un’altra tappa del percorso per portare più risorse finanziarie alle nostre attività produttive.

L’andamento positivo delle esportazioni italiane è frutto di una lunga maturazione delle nostre imprese che hanno saputo creare un clima di loro indipendenza dai condizionamenti posti dai fattori di debolezza del Paese e beneficiare delle opportunità offerte dal mercato globale e dalle incalzanti innovazioni tecnologiche, spesso da esse stesse ideate; a questi eccellenti risultati ha contribuito, negli ultimi anni, una buona disponibilità di risparmio a basso costo.

Tra le imprese esportatrici quelle che hanno saputo interpretare l’importanza dei mercati regolamentati per il proprio sviluppo hanno ricevuto un ulteriore beneficio sotto forma di incremento del loro valore asseverato dal mercato, il quale si presenta più facilmente mobilitabile in tutto o in parte, qualora da esse desiderato o gradito dagli investitori.

Il capitale produttivo delle imprese quotate ha oggi un rapporto prezzo/utile di gran lunga superiore a quello del 2008, con effetti positivi che si riflettono sull’analogo rapporto di quelle non quotate nei mercati ufficiali, ma a valori scontati per la minore mobilità dei loro titoli di proprietà. Il passaggio ai mercati regolamentati della valutazione delle imprese resta un obiettivo da perseguire per la collettività, il cui raggiungimento è sospinto dai vantaggi che offre l’investimento azionario per il binomio profittabilità delle imprese e liquidabilità dei titoli.

A coloro che gestiscono le risorse reali spetta il compito di collaborare nella ricerca di un equilibrio della distribuzione del prodotto tra capitale e lavoro, parte ineludibile della loro funzione sociale, ma anche strumento per raggiungere uno sviluppo sostenibile tra domanda e offerta a livello macroeconomico, che rappresenta un obiettivo di diretto interesse. Su di loro grava anche il compito di interiorizzare nei programmi produttivi e, di conseguenza, nell’organizzazione di impresa, la tutela ambientale. La soddisfazione di questa esigenza investe le competenze Consob, da attuarsi entro il quadro di un programma europeo più ampio, rilanciato con il Piano di azione della Commissione europea sulla finanza per la crescita sostenibile, sui cui contenuti è in stato avanzato la messa a punto delle norme che le imprese dovranno rispettare per incorporare istanze che vanno ben oltre il corretto svolgersi della finanza c.d. green, investendo problemi sociali e di governance societaria, noti con l’acronimo ESG (Environmental, Social and Governance).

L’iniziativa imprenditoriale e l’intervento pubblico hanno anche attenuato taluni squilibri nella distribuzione territoriale della produzione e del reddito, particolarmente accentuati nella dotazione esistente di infrastrutture economiche e sociali. I progressi in questa direzione appaiono tuttora lenti, con momenti di riapertura del divario esistente come quello in cui viviamo, ma le decisioni prese in sede di attuazione del PNRR e le provvidenze previste a livello europeo per le aree in ritardo aprono uno scenario positivo per le popolazioni residenti, che la politica dovrà dimostrare di saper cogliere con un’efficace collaborazione a livello centrale e locale.

Nel più recente periodo, il superamento delle difficoltà finanziarie e degli shockdell’offerta è stato assecondato da politiche monetarie permissive, rese possibili da un andamento dei prezzi tendenzialmente deflazionistico a livello globale. In presenza di un’abbondante liquidità, la spinta di una domanda aggregata interna e mondiale vogliosa di esprimersi e l’allentamento dei vincoli all’offerta posti dal Covid hanno causato un aumento dei prezzi di molte materie prime, soprattutto delle fonti di energia, che hanno dato vita a una ripresa dell’inflazione; questa, di fronte ai nuovi vincoli all’offerta causati dal conflitto bellico in Ucraina, ha rafforzato la spinta da costi sui mercati dei fattori, alimentando i rischi di instabilità sociale e di squilibri del mercato finanziario.

Le incertezze che gravano sul futuro sono tali da trasformare ogni previsione economica in pura congettura; in queste circostanze sarebbe consigliabile astenersi dal formulare ipotesi su come andrà l’economia e dedicare invece maggiori cure al miglioramento delle istituzioni, per renderle capaci di assorbire gli shock sul piano economico e sociale al fine di dare basi solide alla fiducia nel futuro. È ciò che si va tentando, ma l’intreccio tra i bisogni nascenti dagli andamenti della congiuntura e le necessità di ammodernamento delle infrastrutture tangibili e intangibili ereditate dal passato distrae l’attenzione e l’impegno dei cittadini verso i primi e rallenta, perfino ostacola, il processo di adattamento delle seconde. Si rende necessario un maggiore impegno di comunicazione per spiegare l’importanza delle riforme istituzionali rispetto agli interventi assistenziali, che alleviano singole situazioni senza risolvere alla radice le crisi.

  • Per tutelare il risparmio dall’inflazione non si possono attivare gli strumenti tradizionali 
    in misura sufficiente

Un bravo maestro, Karl Brunner, insegnava ai suoi allievi che il problema dell’inflazione è non averla, ma se per un qualsiasi motivo si incappa in essa, il problema diviene come uscirne senza creare danni irreparabili. Se sul piano teorico non esiste consenso sul da farsi, su quello pratico è ormai chiaro che l’orientamento prevalente rifiuta il ricorso a strette monetarie o fiscali della dimensione necessaria per incidere significativamente sull’infla­zione e preferisce un approccio graduale e moderato, affidando a politiche fiscali compensative la cura degli effetti delle crisi; queste ultime, ancorché socialmente comprensibili, sfociano in aumenti di spesa pubblica finanziata con maggiore debito, giustificando talvolta la scelta con la riduzione del rapporto con il PIL, ignorando che ciò accade per l’aumento del suo valore nominale.

Né appaiono efficaci e praticabili operazioni di finanza straordinaria che peggiorano la situazione perché sono difficili da decidere, richiedono tempi lunghi per essere attuate e contribuiscono ad aumentare le incertezze esistenti, finendo con accrescere le instabilità finanziarie e sociali.

Anche le politiche protezionistiche, sovente invocate, non sono efficaci, perché poggiano sui vicini prossimi e meno prossimi il peso degli aggiustamenti ricercati, senza portare quei benefici sulla distribuzione dei redditi alla quale si vorrebbe con esse porre rimedio.

Il mondo vive oggi in una difficile condizione che comporta per i cittadini sacrifici, i quali, per essere superati, richiedono di raggiungere unità di intenti a livello nazionale e un più stretto coordinamento internazionale, condizioni difficili da aversi in presenza di tensioni politiche interne e geopolitiche.

Ne consegue che si deve trovare una via alternativa per impedire che l’inflazione, la tassa iniqua che viola i principi fondanti della democrazia, colpisca la stabilità finanziaria e reale, erodendo i due pilastri su cui si basa la nostra crescita e il welfare.

  • Una proposta alternativa a una stretta di  politica monetaria e fiscale: un portafoglio  che si auto-protegga dall’inflazione

Lo scorso anno il risparmio italiano ha registrato ancora una buona tenuta, ma i primi indizi per il 2022 manifestano segni di cedimento dei flussi. È anche emersa con chiarezza la tendenza, che ha mostrato nel corso del 2021 una netta accelerazione, a investire in strumenti speculativi e in mercati esteri, scelte non sempre basate su criteri razionali. Affidare al solo mercato la cura di queste attitudini, non di rado sollecitate da previsioni che la realtà si è data carico di smentire, potrebbe causare gravi conseguenze economiche e sociali, oltre a porsi in contrasto con il dettato costituzionale che considera il risparmio un bene pubblico.

Un primo passo da compiere, che rientra tra gli obiettivi ricordati in apertura perseguiti dalla Consob, ma divenuto urgente da intraprendere, è incanalare il risparmio verso le iniziative produttive delle imprese di ogni dimensione. È pur vero che la stretta relazione che si era stabilita tra politica monetaria e andamenti dei mercati regolamentati va causando fluttuazioni di valore delle imprese che scoraggiano siffatti investimenti, ma va emergendo una più stretta e sana relazione tra quotazioni e profitti, sui quali l’inflazione opera in via favorevole, perché gli aumenti di prezzo interessano il mercato globale e non incidono in profondità sulle ragioni di scambio tra imprese nazionali e internazionali. L’inflazione colpisce soprattutto i consumatori finali le cui risorse provengono da redditi sostanzialmente fissi e i risparmiatori che hanno investito in titoli di credito.

Il rafforzamento della componente rappresentativa dell’attività produttiva verso cui dirigere i risparmi trova validazione giuridica nell’art. 47 della Costituzione dove è detto che la protezione si ottiene con l’incoraggiamento “diretto e indiretto all’investimento azionario del risparmio popolare nei grandi complessi produttivi del Paese”. Questi investimenti offrono una robusta base per un welfareintegrativo e autogestito dai membri di una società a bassa produttività e fertilità; affrontare l’invecchiamento della popolazione con un sistema pensionistico per la gran parte ancorato a metodi di ripartizione solidaristici non pare adatto allo scopo di ben servire il ciclo vitale dei cittadini e garantire la stabilità macroeconomica reale e finanziaria.

Un secondo passo è creare portafogli che auto-proteggano i risparmiatori dall’inflazione, nel cui ambito gli investimenti in titoli di proprietà svolgono una funzione primaria. La proposta prevede una composizione equilibrata tra attività mobiliari e immobiliari, affidando la redditività agli andamenti dell’economia reale, così alleggerendo la politica monetaria del peso di manovre inusuali sui tassi dell’interesse. Le soluzioni tecniche possono essere diverse e la politica avrebbe il compito principale di creare la struttura giuridica di accoglimento più idonea, per dare vita a un meccanismo protettivo del risparmio che soddisfi il dettato costituzionale.

Va osservato che un equilibrio dimensionale tra attività mobiliari e immobiliari è già presente nelle consistenze aggregate del nostro risparmio, nonostante esse non siano sottoposte alle stesse regole, soprattutto, ma non esclusivamente, tributarie. Vi è cioè una spinta innata nei comportamenti di risparmio delle Famiglie e delle Imprese italiane, dato che le due componenti hanno sempre proceduto in modo abbastanza equilibrato, nonostante le ampie differenze di loro trattamento e i ritardi nella riqualificazione degli immobili in ordine alla sostenibilità. Un analogo tentativo intrapreso a livello europeo, sia pure circoscritto, ma integrabile con la proposta avanzata, è quello dei Fondi di investimento a lungo termine (ELTIF) e dei Piani individuali di risparmio (PIR), questi ultimi attuati in particolare in Italia.

La capacità auto-protettiva dall’inflazione di un siffatto portafoglio sarebbe ancora più efficace se il risparmiatore decidesse, in modo equilibrato rispetto all’euro, i suoi investimenti denominati in valute estere usate per le esportazioni.

Ovviamente emissioni di BTP indicizzati all’inflazione interna, come quella programmata per questa settimana, sono ben gradite dai risparmiatori perché proteggono per un lungo periodo il valore reale dell’investimento, testimoniando fiducia nella solidità del debito pubblico e ricevendo conferma, da parte delle autorità, della fondatezza dell’istanza protettiva qui caldeggiata.

La ratio della proposta poggia sul fatto che le attività mobiliari con un rendimento inferiore al saggio dell’inflazione patiscono una perdita di potere di acquisto, mentre quelle immobiliari di norma presentano aumenti di valore.

La soluzione proposta ha il vantaggio di non porre maggiori gravami sul bilancio dello Stato e sarebbe in linea con il dettato costituzionale che incoraggia e tutela il risparmio “in ogni forma” e “favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione” e “alla proprietà diretta coltivatrice”; quest’ultima destinazione va valutata alla luce dei successi registrati dalle esportazioni di prodotti agroalimentari, frutto di iniziative cresciute nel tempo a seguito dell’attuazione di questo specifico indirizzo costituzionale.

Sui modi per tutelare il risparmio e sulla considerazione che questo sia un obiettivo politico primario, le dispute datano dai lavori della Costituente e non mostrano di volersi attenuare. Il riferimento d’obbligo in materia, unitamente alla giustizia distributiva del carico tributario, sono gli scritti e l’impegno politico di Luigi Einaudi, che intendiamo ricordare come un nostro grande maestro.

Il baluardo protettivo eretto nel dopoguerra per il risparmio mobiliare era stato individuato nell’assegnare alla nostra banca centrale il compito di difendere il potere di acquisto della lira godendo di indipendenza nelle scelte monetarie. Le vicende istituzionali e le crisi che si sono susseguite dalla fine dell’Accordo di Bretton Woods (1971) hanno reso più complicato l’assolvimento di questo compito per la nostra banca centrale, le cui scelte vanno oggi contemperate con quelle delle altre banche centrali nazionali presenti nella BCE e con le condizioni prevalenti sul mercato globale.

Un primo calcolo sulla fondatezza delle ipotesi sottostanti alla proposta avanzata indica che, dal 2008, anno della crisi finanziaria globale, al 2021, l’inflazione ha inciso il potere di acquisto del risparmio finanziario italiano nell’ordine complessivo del 16% (dati Istat), a cui si aggiunge la caduta di valore dei nostri immobili del 12% (dati BRI). Se il portafoglio esistente avesse avuto le caratteristiche proposte, la perdita complessiva sarebbe stata del 14%, in parte recuperata se fosse stata seguita una composizione valutaria equilibrata; infatti, tenendo conto che nel periodo considerato il dollaro si è rivalutato del 23% rispetto all’euro, un portafoglio la cui metà delle attività fosse stata denominata nella valuta americana avrebbe ridotto la minusvalenza indicata al 2,5%, agendo in direzione dell’auto-protezione.

Nello stesso periodo, i salari hanno registrato una protezione soddisfacente, essendo le retribuzioni orarie cresciute mediamente del 21% (dati Istat), recuperando interamente l’inflazione e beneficiando della pur bassa produttività media del lavoro (3,8%). Le sette categorie di pensioni erogate sono mediamente cresciute del 34% (dati INPS); questa percentuale induce a reiterare la richiesta che, in un’economia contraddistinta da distribuzioni di frequenza fortemente asimmetriche, le medie andrebbero accompagnate da indicatori di curtosi per valutare se esse rappresentano correttamente il fenomeno osservato.

Gli andamenti del biennio 2020-2021, tormentati da vincoli dell’offerta per motivi sanitari, accreditano ancor più la validità della proposta avanzata, evidenziando che il meccanismo compensativo tra incidenza dell’inflazione sui beni mobiliari e aumento di valore degli immobili presenta le caratteristiche ipotizzate, anche in assenza di una politica che miri a parificarne il trattamento. I primi dati per il 2022, anch’essi interessati da vincoli dell’offerta a seguito dell’invasione dell’Ucraina, mostrano come noto un’inflazione crescente, prezzi degli immobili in aumento, dollaro ancora in lieve crescita rispetto all’euro, salari orari stazionari e valori azionari in flessione.

  • Il circolo virtuoso che si crea incentivando e tutelando il risparmio

L’attuazione della proposta avanzata di una politica di incentivazione e tutela del risparmio rappresenterebbe una risposta concreta alla necessità e alla volontà, ripetutamente espresse di indirizzarlo verso l’attività produttiva, in quanto lo incanalerebbe verso la formazione di nuovo capitale, dato che a ogni investimento mobiliare, che incorporerebbe i titoli di proprietà e di debito delle imprese produttive, corrisponderebbe un ammontare proporzionale di investimenti immobiliari, i quali storicamente hanno avuto un ruolo trainante nelle fasi di ripresa produttiva e occupazionale. Nella soluzione proposta, il capitale finanziario e quello produttivo sarebbero le due facce di una stessa medaglia presente in ciascun portafoglio liberamente costituito, con effetti positivi sul quadro macroeconomico.

Così facendo si potrebbe anche ottenere la riduzione di quella parte della finanza che genera rendite dissociate dall’andamento dell’economia reale e rilanciare quella che spinge la produttività, il fattore trainante di un’economia aperta alla concorrenza, come quella italiana.

La tutela del credito è un altro obiettivo espressamente indicato nel dettato costituzionale, la cui destinazione a favore dello sviluppo è giuridicamente ed economicamente concatenata con quella di incentivare e tutelare il risparmio. Un serio tentativo di trovare una piena soddisfazione dei valori costituzionali in materia risale al 2005 con la legge n. 262, che aveva previsto la creazione di una Commissione per la tutela del risparmio e di un Fondo di garanzia per i risparmiatori e gli investitori, governati da principi fissati da uno Statuto dei risparmiatori e degli investitori. Le deleghe di attuazione al Governo e al Parlamento sono scadute essendo trascorsi i tempi previsti dalla legge, anche perché il compito è stato in larga parte intrapreso e integrato dall’Unione Europea. A seguito delle urgenze create da alcune gravi crisi finanziarie, il Fondo di garanzia è stato sostituito dall’uso del Fondo dei conti dormienti e, di seguito, dall’avvio del Fondo per la tutela stragiudiziale dei risparmiatori e degli investitori, gestito dall’ACF, alle cui risorse attinge anche l’iniziativa per incrementare l’indispensabile educazione finanziaria.

In conclusione, l’insieme delle iniziative esaminate, integrate da una politica orientata alla creazione individuale e di sistema di un portafoglio che auto-protegga i risparmi, potrebbe contribuire a stabilire solide basi per la ripresa della fiducia nel futuro, innestando un circolo virtuoso dello sviluppo economico e della stabilità sociale.

  • Chiarire il quadro istituzionale entro cui opereranno la moneta e le attività finanziarie in contabilità digitale centralizzata o criptata decentralizzata

Negli ultimi lustri i problemi monetari e finanziari da risolvere si sono ancora più complicati per il proliferare delle molte forme mobiliari virtuali, che hanno preso avvio con i Bitcoin e si sono moltiplicate sotto il nome, divenuto ormai generico, di cryptocurrency. All’atto della nascita esse sono attività di portafoglio prive di un amministratore e contabilizzate in modo decentrato su reti di computer che collegano direttamente i possessori. Sul loro disordinato sviluppo quantitativo, ottenuto su basi prevalentemente convenzionali tra privati e con le ibridazioni da esse effettuate di molti strumenti di finanza tradizionale (derivati, credito, obbligazioni e simili), la Consob, la Banca d’Italia e l’IVASS si sono pronunciate con avvertimenti rivolti agli investitori sui rischi corsi, collaborando con le autorità nelle sedi in cui l’argomento viene esaminato a fini regolamentari.

Al di là delle scelte da fare per il trattamento degli strumenti virtuali e delle tecniche usate, necessita anche definire un inquadramento istituzionale complessivo dei problemi insorti, che sollecita la convocazione di una Conferenza internazionale per ristabilire un buon funzionamento del sistema monetario e finanziario globale o, quanto meno, di quella parte del mondo disposta a collaborare in questa direzione. In tal senso si è pronunciato il Presidente Ashley Alder della IOSCO, di cui Consob fa parte fin dalla sua nascita. La stessa indicazione è stata data dal neo Direttore degli affari finanziari e delle imprese dell’OCSE, Carmine Di Noia, in attuazione di una Raccomandazione approvata dal Consiglio dell’Istituzione sulle tecnologie di contabilità criptata e decentrata.

Nella recente riunione dei Ministri finanziari del G7 è stata ribadita l’urgenza di una regolamentazione delle diverse forme e degli usi di cryptocurrency, fornendo la precisa indicazione che gli strumenti virtuali devono essere trattati come quelli tradizionali, le cui regole sono frutto di oltre un secolo di esperienze e affinamenti tuttora validi.

Concordiamo con la necessità di convocare una Conferenza internazionale, che abbia in agenda l’inclusione del mercato delle cryptocurrency nella normazione esistente, ma non trascuri il recepimento delle tecniche contabili innovative usate dalla finanza.

L’obiettivo di raggiungere assetti di mercato e giuridici per gli strumenti virtuali che ricalchino le soluzioni tradizionali – la verifica della condotta del mercato attraverso la concessione di autorizzazioni, l’applicazione delle norme di vigilanza, l’irrogazione di sanzioni amministrative e le interazioni con la magistratura civile e penale – è di più facile portata rispetto alla loro integrazione con le tecnologie contabili decentrate e informatiche che tutti gli operatori, dopo un periodo di esitazioni e valutazioni, hanno ormai recepito o hanno in programma di fare. Esse hanno generato nuove applicazioni da parte dei più abili e accresciuto l’opacità del mercato, con talune significative espropriazioni dei risparmi investiti. Su questi problemi si è appuntata l’attenzione delle autorità pubbliche nelle diverse fattispecie di regolatori, vigilanti e magistrati, che incontrano però difficoltà di regolazione e giudizio per la fuggevolezza dei mezzi usati, preferendo concentrarsi sui comportamenti seguiti.

Anche tenendo conto delle forti spese di impianto che richiede il loro accoglimento, l’uso delle nuove tecnologie offre potenziali vantaggi, quali la riduzione dei tempi e dei costi di custodia e negoziazione delle attività monetarie e finanziarie, nonché la certezza e immutabilità delle registrazioni contabili connesse, che garantiscono un grado di impenetrabilità da attacchi esterni più elevato rispetto alle attività tradizionali. Dopo la crisi finanziaria globale del 2008, si è sommato, da parte degli operatori, gestori e risparmiatori, un desiderio di indipendenza dai certificatori ufficiali di mercato. Le diverse forme di contabilità decentrata (DeFi) e di tecnologie finanziarie (FinTech) formano universi che si intersecano, dove l’evoluzione più rapida delle prime induce a ritenere che a esse si debbano dedicare particolari attenzioni normative; ciò equivale a riconoscere che non può esservi normazione degli strumenti virtuali tecnologicamente neutrale, anche se le innovazioni sono incalzanti e impegnano privati e autorità a seguirne l’evoluzione.

Questa complessa realtà è esaminata con la tradizionale chiarezza nel documento pubblicato alla fine della scorsa settimana dalla Banca d’Italia riguardante le tecnologie decentralizzate nella finanza e le diverse forme delle cripto-attività, al quale rimandiamo.

Alla luce dei progressi nelle capacità di creare gigantesche raccolte di dati digitalizzati secondo un linguaggio unificato facile da usare facendo ricorso a computer sempre più potenti, capaci di elaborarli velocemente con i metodi offerti dalla scienza dei dati in rapida evoluzione, l’informatica, sono le innovazioni tecnologiche il vero problema da tenere presente nel decidere un adattamento rapido della regolamentazione, anche in vista dei progressi attesi dall’applicazione di logiche quantistiche.

Come testimonia il citato documento della Banca d’Italia, i progressi conoscitivi sugli strumenti virtuali e sui loro intermediari o prestatori di servizi in materia hanno raggiunto un livello soddisfacente per procedere a una regolamentazione. Permane però una confusione nascente dall’uso indistinto del termine digitalizzazione. Se lo scopo della nuova normativa fosse quello di passare a una mera computerizzazione digitalizzata dell’intera attività monetaria e finanziaria, peraltro già in avanzato corso di applicazione, senza regolare le tecnologie contabili criptate e decentrate usate per ottenere le informazioni necessarie alle autorità di vigilanza, l’opacità del mercato peggiorerebbe e, di conseguenza, ne patirebbe l’efficienza allocativa delle risorse che ci attendiamo da contrattazioni trasparenti e ben regolate.

Una volta chiarito se moneta e strumenti finanziari verranno tenuti in contabilità centralizzate o decentralizzate in forma digitale, considerando esplicitamente le diversità tra la contabilità concatenata a blocchi dei Bitcoin (blockchain) e quella articolata in diversi modi delle altre crypto (DLT), il passo ulteriore da compiere è il trattamento delle informazioni facendo ricorso alle tecniche di Intelligenza Artificiale, che forniscono una base oggettiva, accertabile e non modificabile alle gestioni di portafoglio di ogni tipo, comprese quelle del tipo qui proposto.

Il quadro delle decisioni normative da prendere passa dal chiarimento sulla forma pratica che assumeranno alcune componenti di base del mercato monetario e finanziario tradizionale, come la trasformazione della moneta in CBDC (Central Bank Digital Currency), l’esistenza degli stablecoin e la diffusione dei titoli tokenizzati. Non intendiamo qui proporre una specifica soluzione, ma un chiarimento sulla forma che verrà decisa, non necessariamente accompagnata da una spiegazione del perché della scelta, non potendoci illudere, come la storia monetaria insegna, che essa verrà validata solo dopo una fase di sperimentazione pratica.

Nei numerosi documenti prodotti dalle autorità non emerge una risposta univoca sulle caratteristiche morfologiche che assumerà la CBDC, a livello nazionale o di area monetaria e, soprattutto, nei pagamenti internazionali. In particolare, non è chiarito quale tecnologia di contabilità DLT verrà usata; di frequente, nelle discussioni e nelle proposte di regolamentazione viene dato per scontato che le contabilità decentrate, certamente le più diffuse, non siano quelle concatenate a blocchi impenetrabili dei Bitcoin; tuttavia, se questi sono presenti negli strumenti complessi virtuali o ibridati con i tradizionali, la tecnica del trattamento contabile va espressamente considerata, al fine di garantire l’esistenza di un “nodo” che consenta alle autorità di raccogliere informazioni per trasferire la loro trasparenza interna e correggere l’opacità esterna. Questo aspetto del problema non è l’unico che richiede un urgente chiarimento.

Infatti, se verrà deciso che la moneta virtuale sarà un integrale sostituto dell’attuale base monetaria e relativa moneta fiduciaria, i depositi bancari uscirebbero dal circuito di creazione monetaria che compongono la M2. Le banche continuerebbero a gestire, se autorizzate e se vorranno, il sistema dei pagamenti e i risparmi che a esse affluiranno, ma dovranno competere con le piattaforme tecnologiche esistenti, che sono meglio attrezzate e organizzate sul piano digitale e informatico.

Qualunque sia la scelta, una legislazione pubblica in materia ristabilirebbe il monopolio monetario e potere normativo degli Stati e dei loro accordi internazionali, oggi lasciati in misura significativa alla volontà degli operatori in cryptocurrency, che si sono dati proprie regole, accettate spontaneamente dalla clientela, e si sono spinti fino a fissare i criteri di diretta gestione degli eventuali conflitti da parte delle stesse piattaforme, espropriando la magistratura statale. Gli investitori mostrano di apprezzare i servizi di questi intermediari, nonostante le gestioni siano poco trasparenti, ma esse possono celare comportamenti illeciti e le tecnologie usate vulnerabilità, come attestano recenti episodi di truffe e hackeraggio. Si spera che i detentori di strumenti virtuali siano coscienti di assumersi interamente siffatte responsabilità, anche se essi possono invocare il coinvolgimento delle autorità sulla base della constatazione che interventi pubblici parziali hanno legittimato la presenza sul mercato delle cryptocurrency e la loro ibridazione degli strumenti tradizionali.

Un più esteso ricorso all’Intelligenza Artificiale consentirà una più solida base di controllo dell’operato di tutti gli operatori di mercato, banche comprese, che non andrà solo a vantaggio degli intermediari o gestori di servizi finanziari, ma anche dei risparmiatori e della collettività nel suo complesso.

Se, come si sente ripetere in modo contradditorio, gli stablecoin venissero legittimati e le banche se ne avvalessero, la normativa in fieri richiederà ancora più profondi mutamenti, dovendo includere il trattamento delle riserve di stabilità; a tal fine, tornerà utile tenere conto dell’esperienza esauritasi nel 1971 di governo pubblico della moneta fiduciaria convertibile in strumenti metallici (oro e argento) e di quella ancora in atto delle riserve matematiche delle assicurazioni. La recente crisi di due tra le più importanti società che trattano gli stablecoin testimonia l’equivoco in cui versa il concetto di stabilità applicato alle cryptocurrency e la potenziale gravità di mantenere irrisolto il problema di una loro regolamentazione inclusiva delle forme assunte e delle tecniche usate.

L’uso delle tecnologie contabili innovative nella forma di tokenizzazione degli strumenti finanziari tradizionali solleva minori problemi e presenta maggiore utilità, ma anch’essa necessita di una precisa definizione di norme per il loro inserimento nel quadro esistente della regolamentazione di mercato e societaria. Anche per queste forme virtuali resta determinante l’attribuzione alle autorità delegate alla vigilanza del potere di entrata nel circuito decentrato per vigilarne l’attività. Una volta chiarita la morfologia istituzionale che assumeranno la moneta delle banche centrali e la raccolta delle banche commerciali, l’integrazione tra attività tradizionali e tecnologie contabili innovative appare più facile per cogliere i vantaggi delle innovazioni tecnologiche applicate alla finanza.

In Italia, quella che può essere considerata la prima iniziativa di tokenizzazione, avente valore sperimentale, ha assunto forma prudenziale, con un’emissione di certificati tradizionali replicati simultaneamente in veste virtuale (mirrored); già si intravedono esperimenti che vanno ben al di là dell’ibridazione degli strumenti tradizionali a opera di quelli virtuali, se si affermasse la tokenizzazione dei beni immobiliari, come annunciato da una primaria banca operante a livello globale; la decisione apporterebbe un contributo positivo alla proposta qui avanzata di creare portafogli auto-protettivi dall’inflazione. Se così accadesse, si avrebbe il trasferimento di una parte importante del risparmio reale nell’infosfera, i cui sviluppi si propongono di abbracciare ogni aspetto della vita economica e sociale di chi vorrà aderire.

  • La ridefinizione conseguente dei compiti della Consob

Un chiarimento su tutti questi aspetti dei problemi applicativi delle tecnologie contabili virtuali e della morfologia conseguente degli assetti monetari e finanziari rappresenta la base indispensabile per adeguare i compiti e l’organizzazione di tutte le istituzioni di vigilanza dei mercati mobiliari; ovviamente anche della Consob, già sottoposta a un continuo impegno per seguire la crescente complessità dei mercati e l’espansione interna e internazionale della normativa, in una situazione di scarsità delle risorse finanziarie che affluiscono in via ordinaria e hanno registrato una riduzione a seguito delle difficoltà in cui, salvo pochi mesi di sosta, l’attività economica del Paese si dibatte da oltre due anni.

La Consob ha attualmente il compito principale di assicurare la trasparenza delle operazioni che si svolgono sul mercato finanziario oggetto di sua vigilanza e la correttezza dei comportamenti degli operatori del mercato, intesi non solo come verifica della coerenza rispetto alla normativa vigente, ma anche come modo per incorporare le istanze della creazione di valore condivisa per intraprendere in via stabile un sentiero di sviluppo sostenibile.

I principi che reggono l’attività della Consob hanno radici nell’epoca in cui la distinzione tra moneta e finanza era abbastanza semplice e chiara. Le banche svolgevano quasi esclusivamente funzioni di raccolta della maggior parte del risparmio sotto forma di depositi, beneficiando delle garanzie offerte, dalle funzioni di prestatrici di ultima istanza all’esistenza di un meccanismo risolutivo delle crisi e di protezione dei depositi, accompagnate da una ben dotata attività di vigilanza. Quel contesto è cambiato a seguito dei passaggi normativi incentivanti le nuove forme di gestione finanziaria del risparmio, dai Fondi comuni di investimento istituiti nel 1983 alla trasformazione del regime bancario, dalla specializzazione alle forme universali decise nel 1993 alla confluenza della lira nell’euro approvata nel 1998 e alla crescente liberalizzazione degli scambi monetari e finanziari, soprattutto nell’UE.

L’impulso alla crescita dell’attività del mercato finanziario proveniente da questi e da altri mutamenti nell’architettura globale della finanza ha permesso all’Italia di raggiungere in particolare i significativi risultati già ricordati nei rapporti reali e finanziari con l’estero, con positivi riflessi interni, che ora si devono confrontare con le nuove tendenze isolazionistiche dei paesi dalla concorrenza globale e gli effetti dovuti al crescente sviluppo quantitativo e qualitativo degli strumenti virtuali.

Nel nuovo contesto, il problema istituzionale da risolvere va oltre le forme di regolamentazione della creazione, negoziazione e contabilizzazione dei nuovi strumenti e degli intrecci che essi hanno stabilito con le attività tradizionali, e investe i ruoli delle diverse autorità di vigilanza del mercato mobiliare, non solo all’interno, ma anche a livello europeo, per definire i contenuti della costituenda Unione europea dei mercati nazionali dei capitali rispetto a quelli delle istituzioni di vigilanza già operanti; come pure sarà indispensabile conoscere l’assetto istituzionale che, di fatto o tramite accordi tra paesi, assumeranno gli scambi internazionali monetari, finanziari e reali.

  • Conclusioni: proteggere il risparmio, definire le regole della competizione tecnologica nella finanza e combattere la concorrenza normativa

La situazione in cui viviamo si può considerare simile a quella descritta nella commedia Gli Uccelli di Aristofane, dove, tra i venditori di oracoli e di decreti, entra in scena Metone, l’astronomo, nonché matematico e filosofo greco del V secolo a.C.. Egli ricalcolò i cicli lunari con i pochi strumenti allora esistenti, che la leggenda popolare definiva con ironia “squadra ricurva” e “cerchio quadrato”. Il dileggio andò anche oltre la commedia, perché Metone fu cacciato dall’Atene del tempo come un folle; questa condanna, per fortuna non più fisica, è sempre pendente sugli odierni metoniani che corrono i rischi propri dell’anticipare analisi economiche, tecniche innovative e proposte politiche in controtendenza alle norme esistenti e ai modi di pensare prevalenti.

Si dispone oggi di strumenti tecnici, frutto di una scienza decisamente più evoluta di quella ai tempi di Metone, che si avvale di computer sempre più potenti per accogliere linguaggi logici innovativi, ormai senza frontiere. Si tratta ora di creare e di utilizzare una riserva di professionisti capaci di usare nuove “squadre e cerchi” generati dall’inventività e dalle capacità realizzative simili a quelle del filosofo greco, che restano componenti indispensabili per il progresso umano; si può serenamente affermare senza retorica che queste qualità abbondano in Italia, come testimoniano le conquiste raggiunte dalle nostre imprese esportatrici e le posizioni apicali ricoperte da molti giovani italiani sparsi nel mondo in imprese operanti nell’infosfera.

È ormai urgente definire le regole per un corretto e trasparente utilizzo delle innovazioni tecnologiche nella composizione dei portafogli mobiliari, come parte indispensabile della protezione del risparmio. Un passaggio importante è la definizione della morfologia che assumerà la moneta pubblica e se sopravviverà una moneta privata, individuando i riflessi della scelta che verrà fatta sull’attuale sistema bancario e finanziario.

Una parte significativa delle imprese italiane, soprattutto quelle che potrebbero irrobustire la gamma delle società quotate, si vanno spostando su borse o mercati finanziari esteri, perché attratte da vantaggi normativi offerti da altri paesi e non presenti nel nostro sistema o, più semplicemente, disincentivate dalla complessità amministrativa delle procedure richieste per accedere e permanere tra le quotate. È stato già indicato su quali linee si muove la Consob con le autorità competenti in vista di una semplificazione che freni un possibile deterioramento del nostro ecosistema finanziario e propizi un allargamento non solo dei mercati regolamentati. In questo ambito si va realizzando un proficuo ampliamento degli intermediari che intervengono in forme diverse per sostenere le imprese meritevoli di finanziamento, attraendo e ben investendo le risorse dei risparmiatori più lungimiranti.

L’accordo tra Borsa Italiana ed Euronext è una palestra in cui si dovrebbero manifestare le forze che mirano ad ampliare l’attività delle contrattazioni che avvengono su basi regolate e a far scomparire le specificità normative dell’Italia nel contesto europeo. Si sente giustamente ripetere che ciò non deve avvenire a seguito di un nostro adattamento alla competizione normativa da parte di mercati finanziari europei ed extraeuropei, ma deve contribuire a creare un campo di gioco livellato per tutti, dove il riferimento alla profittabilità delle imprese ottenuta con vantaggi normativi scompare, facendo emergere i contenuti della loro capacità di gestire le tecnologie innovative, oltre che le risorse di lavoro e finanziarie.

In questa azione complessa abbiamo tenuto consultazioni costanti con il MEF, la Banca d’Italia, l’AGCM, l’IVASS, la COVIP, la Magistratura penale, civile e amministrativa, l’Avvocatura dello Stato, il Consiglio di Stato, la Guardia di Finanza, la Polizia postale e l’OCF e, in particolare, beneficiato della collaborazione del COMI, il Comitato degli Operatori di Mercato e degli Investitori. A tutte queste istituzioni va la nostra più sentita riconoscenza.

Estendo il ringraziamento al personale che ha affrontato gli impegni di lavoro tra le difficoltà insorte negli ultimi due anni a seguito dei vincoli posti dalla pandemia sanitaria e dalla rapida evoluzione dei mercati. Rivolgo a tutti un invito ad affrontare con coraggio i cambiamenti necessari, per il proprio benessere e per quello dell’intero Paese.

5116.- La Cina si riempie le riserve a basso costo con il petrolio russo. Noi a guardare…

L’euro ha esaurito la sua propositività e l’Unione europea non risponde alle esigenze del confronto già in atto fra l’occidente americano e le potenze asiatiche. È sempre più evidente e pressante l’esigenza che gli stati europei pervengano ad una forma istituzionale di confederazione di stati sovrani e con una costituzione coordinata con quelle nazionali sulla base di principi cardine comuni.

Da Scenari economici,

La Cina è in trattative  avanzate con la Russia per acquistare  petrolio a basso costo e rifornire le riserve strategiche, rafforzando quindi i legami fra le due grandi potenze. Ciò renderebbe ulteriormente più inutili le sanzioni al petrolio russo da parte della Commissione Europea.

Bloomberg riporta giovedì che “il greggio verrebbe utilizzato per riempire le riserve petrolifere strategiche della Cina e le trattative sono condotte a livello governativo con scarso coinvolgimento diretto delle compagnie petrolifere, ha detto una persona a conoscenza del piano“.

Il  divieto degli Stati Uniti sulle importazioni di petrolio russo, arrivato all’inizio dell’invasione dell’Ucraina, è già servito a spingere un maggior numero di petroliere russe a est verso l’Asia, deviando dai mercati occidentali. Anche l’India avrebbe approfittato dei prezzi relativamente più bassi, anche se i volumi non sarebbero ampi come quelli cinesi.

Una fonte al corrente dei colloqui ha detto che non sono abbastanza vicini da garantire la firma di un accordo, né si conosce al momento il volume stimato di greggio che Pechino starebbe cercando.

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C’è ancora spazio per ricostituire le scorte e sarebbe una buona occasione per farlo, se è possibile reperirle a condizioni commercialmente interessanti“, ha dichiarato a Bloomberg Jane Xie, analista senior del settore petrolifero presso la società Kpler.

Il rapporto cita la società di analisi dei dati per stimare che “le scorte complessive della Cina sono a 926,1 milioni di barili, in aumento rispetto agli 869 milioni di barili di metà marzo – ma ancora inferiori del 6% rispetto al record di settembre 2020”. A titolo di confronto, “la Riserva Strategica di Petrolio degli Stati Uniti ha una capacità di 714 milioni di barili. Attualmente ne contiene circa 538 milioni”. quindi la Cina ha riserve ben superiori a quelle USa e sta cercando come poterle attivamente rafforzare.

Reuters

La Cina rimane il più grande acquirente di petrolio russo al mondo: i dati ufficiali del governo cinese per il 2021 mostrano che ha importato quasi 1,6 milioni di barili al giorno di greggio russo in quell’anno.

Ma l’impatto immediato delle azioni punitive occidentali contro Mosca ha visto un aumento delle spedizioni verso l’Asia. “La Cina sta chiaramente acquistando più carichi Ural. Le esportazioni degli Urali verso la Cina sono più che triplicate. Questo nonostante l’indebolimento delle importazioni cinesi”secondo fonti  Reuters. Nel frattempo rischia di crearsi una sorta di “Concorrenza fra sanzionati”, con anche l’Iran che esporta abbondantemente sia verso la Cina sia verso l’India e a prezzi scontati. Insomma per chi lo vuole il petrolio c’è, e pure a basso costo.