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6205.- A Kiev per Zelensky è ora di fare le valigie

E ora che il dollaro si è ripreso abbastanza, noi europei possiamo tornare a travagliare?

Da nova-project un Post di Gianluca Napolitano

Alla svelta. DI nascosto. Fino a che è gli possibile.

Dal fronte arrivano notizie di sempre più reparti che si arrendono ai Russi.

Addirittura uno dei battaglioni composti principalmente da fanatici e neo nazisti risulta che si sia rifiutato di combattere, dicendo ai comandanti che è inutile e senza senso andare a morire in questa situazione.

Siamo al punto che il capo di stato maggiore e comandante dell’esercito sirsky ha anche emanato un comunicato ufficiale in cui denuncia la situazione.

Le elezioni sono state rimandate e il Parlamento ucraino non è stato rinnovato nonostante il 40 per cento dei membri eletti nelle elezioni passate abbia dato le dimissioni che sono state però rifiutate.

Il paese in realtà comanda solo la polizia segreta di Kiryll Budanov, contornato dai pochi fedelissimi di zelenski che gli sono stati piazzati intorno.

Ormai la corruzione ha raggiunto livelli parossistici e per qualunque cosa si paga meglio se in valuta straniera, dollari ed euro, e addirittura sono preferibili i rubli russi alla moneta locale.

A Kiev e a Leopoli, nelle regioni che si affacciano a ovest, si respira ancora un’aria di apparente normalità, ma la vita quotidiana è diventata estremamente costosa.

Nel resto dell’Ucraina è particolarmente in quella rurale anche se non è arrivata neanche una bomba e la guerra viene vista solo attraverso il filtro della propaganda è difficile nascondere che manca l’elettricità.

Così come è sempre più difficile nascondere che manca la manodopera.

Praticamente tutti gli uomini disponibili sono stati reclutati nell’esercito. Quantomeno è accaduto a chi non poteva pagare o a chi non è stato abbastanza svelto a nascondersi.

Le perdite e l’esercito ucraino sono state colossali e di un ordine di grandezza superiore a quello dichiarato da Zelensky in televisione, e perfino superiore a quelle che sempre in televisione ha riferito l’ex procuratore generale d’ucraina.

Il governo controlla tutti i media e tutti i media ripetono la propaganda del governo ma ci sono sempre più politici addirittura della stessa partita del presidente che smontano regolarmente la narrazione ufficiale.

In Ucraina in questo momento si respira nuovamente un clima da Unione sovietica dove la gente ha il terrore di parlare, le notizie viaggiano sottobanco, le merci non mancano come ai tempi di Stalin ma mancano i soldi per acquistarle e la gente viene rapita per strada e non se ne sa più nulla.

Addirittura ora vengono negati i rimborsi alle famiglie degli scomparsi in combattimento.

Vengono dichiarati dispersi che equivale a disertori e le famiglie sono lasciate sul lastrico esattamente come sono lasciati a cavarsela da solo i mutilati e i feriti che tornano indietro vivi.

In questo contesto non solo la gente del cerchio magico di zielinski si è fatta d’oro ma anche tutti i gradini intermedi del potere si sono arricchiti in modo vergognoso.

La valanga di morti causati dalla guerra porterà ad un baratro generazionale da cui il paese non si potrà dipendere per decenni sempre ammesso che l’Ucraina continui ad esistere come forma di stato indipendente.

Il problema di come mantenere centinaia di migliaia di famiglie in cui il capofamiglia è diventato un disabile incapace di provvedere neppure a se stesso sarà un fardello che penserà per almeno due generazioni su ciò che rimarrà della società Ucraina.

Tutte le distruzioni sono concentrate nelle regioni separatiste che ovviamente una volta ricostituiti i confini originali non torneranno mai più all’ucraina e quindi il costo è il peso della ricostruzione graverà tutto sulla Russia.

Ma il resto del paese dovrà fare i conti con la distruzione del suo tessuto economico e demografico,

Tutti quelli che hanno potuto sono scappati in occidente e sono lì ormai da oltre due anni ed è estremamente improbabile che ritornino mai a casa.

Oltre a questo bisogna considerare che il governo di Kiev a contratto debiti enormi che non sarà mai in grado di ripagare e se anche sopravvivesse nella sua forma attuale dovrà comunque saltare in qualche modo vendendo tutto ciò che c’è di vendibile nel paese.

Ormai i più informati hanno rapidamente realizzato che all’ucraina conviene che vincano i russi anche se loro non sono russofoni, perché in questo modo si potrà rinnegare il debito colossale con l’occidente.

La nostra propaganda dipingere gli ucraini come eroi preoccupati solo di salvare l’Unità del paese e la purezza etnica Ucraina.

Ma come si è visto nel referendum delle repubbliche e delle regioni del donbass passate alla Russia l’argomento principale che ha permesso delle maggioranze prossime all’unanimità è stato molto più banale

Aderire alla federazione Russa ha significato per tutti gli abitanti di quelle regioni entra a far parte di uno stato sanzionato e che non poteva e non può avere rapporti economici e soprattutto bancari con l’occidente

Questo ha significato che per legge , optando per il distacco dall’ucraina e l’ingresso in Russia, chi aveva un mutuo o un debito con una banca Ucraina se l’è visto cancellato.

Anche significato l’abbandono della valuta ucraina per il Rublo, con i depositi convertiti automaticamente da grivnia alla valuta russa, con un guadagno minimo del 40%, pensioni pagate in rubli e rivalutate accesso alla sanità russa semplicemente con un po’ di turismo sanitario, è un sistema di finanziamento degli enti locali mai sognato prima.

Perché è vero che le rivoluzioni nascono da ideali ma è anche vero che si espandono con la forza delle considerazioni economiche.

Il vero motivo del malcontento delle regioni separatiste non è mai stato etnico e morale ma prevalentemente economico.

Le regioni separatiste ucraine sono paragonabili in Italia a Lombardia, Veneto e Piemonte.

Erano le regioni più produttive di tutto il paese ma anche quelle che ricevevano solamente le briciole dal governo centrale di Kiev.

Basta guardare anche da un satellite lo sviluppo enorme della capitale costellata di quartieri modernissimi e degno di figurare ai primi posti in Europa come sviluppo economico e urbanistico, e confrontarla alla tristezza sovietica delle città industriali del donbas.

È sufficiente vedere gli anelli di tangenziali autostrade che circondano Kiev e le città dell’Ucraina occidentale con le cosiddette autostrade, due estreminzite corsie in mezzo a chilometri di nulla, su cui vedete passare i carri armati oggi.

L’aiuto occidentale non è mai stato minimamente disinteressato.

Quello militare è stato frutto di attenti calcoli di convenienza per finanziare le industrie belliche nazionali, che hanno trovato il modo di riassortire il catalogo di prodotti, e svuotare i magazzini del vecchio Fiume vendendolo a prezzo di nuovo.

I membri della NATO hanno sfruttato l’occasione per svecchiare il magazzino e gli Stati Uniti per riempirli nuovamente di armamenti prodotti in USA

I politici non direttamente coinvolti in questo mercimonio invece sono stati abbagliati dal business della ricostruzione una specie di terremoto degli Irpinia mille volte più remunerativo

Una ricostruzione che contavano di fare a spese nostre, in zone dove ricostruire non c’era nulla E quindi con possibilità di colossali ruberie aiutate anche da una nazione dove la corruzione è endemica e più corrotto di tutti è il governo stesso che arriva e super ampiamente i regimi peggiori africani

La mancanza di una vittoria Ucraina che comporti il ritorno ai confini del 1991 che chissà come mai questa classe dirigenti dementi si era illusa fosse possibile ha cominciato a seminare il dubbio che la colossale abbuffata fosse possibile.

Non solo i territori diventati parte della federazione Russa e repubbliche indipendenti non torneranno mai all’ucraina ma allo stesso accadrà alla Crimea e probabilmente i russi arriveranno fino alle rive del Dnepr, e lasceranno il resto del paese a cavarsela da solo.

Un resto del paese che è dotato già di strutture moderne e di livello europeo dove non ci sono state distruzioni E dove non ci sono né risorse minerarie né industriali da sfruttare

Un resto del paese che è composto principalmente di gente che a quel punto non saprà di cosa vivere e diventerà un fardello da mantenere per i suoi sponsor occidentali

È a causa della presa di coscienza di questa situazione che improvvisamente la spasmodica voglia dell’Occidente e soprattutto delle classi governanti europei di aiutare l’Ucraina si è squagliata come neve al sole.

6191.- Ecco perché il GUR ucraino, e non l’ISIS-K, è il principale sospettato dell’attacco terroristico al Crocus

L’era delle guerre fatte con le balle sta finendo.

Pubblicato il 26 Marzo 2024, di Andrew Korybko. Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21

da https://korybko.substack.com

Dopo l’attacco terroristico di venerdì sera al Crocus City Hall di Mosca, le speculazioni si sono moltiplicate per stabilire se il responsabile fosse davvero l’ISIS-K, come dichiarato dal gruppo, o se il servizio di intelligence militare ucraino GUR avesse orchestrato tutto con la copertura di suoi agenti che si spacciavano per membri di quel gruppo. I media mainstream stanno seguendo la prima ipotesi, mentre fanno del tutto per screditare la seconda, ma ricordando la storia terroristica del GUR e i suoi legami con gli islamisti radicali si capisce esso che non è al di sopra di ogni sospetto.

Sono i responsabili dell’assassinio di Darya Dugina nell’estate del 2022, dell’attentato con camion bomba sul ponte di Crimea nell’autunno dello stesso anno, dell’assassinio di Vladlen Tatarsky nella primavera del 2023 e delle incursioni terroristiche transfrontaliere del cosiddetto “Corpo dei volontari russi” nell’ultimo anno. Sono anche legati ai terroristi tartari di Crimea e a quelli ceceni dell’ISIS. Anche la CIA è collegata a questi atti e gruppi terroristici, lo scorso autunno il Washington Post ha riferito che ha ricostruito il GUR da zero dopo il 2014.

L’odierno GUR è un prodotto della CIA, che ha certamente condiviso con i suoi protetti tutto ciò che ha imparato durante la guerra ibrida in corso in Siria, per non parlare dei contatti terroristici. È stato attraverso questa frequentazione che il capo della GUR Kirill Budanov mostrato la sua sete di sangue rivelata pienamente la primavera scorsa quando ha dichiarato che “abbiamo ucciso russi e continueremo a uccidere russi ovunque sulla faccia del mondo fino alla completa vittoria di Ucraina.”

Per quanto letale sia diventato il GUR nell’ultimo decennio, si tratta pur sempre di un’imitazione della CIA, ed è per questo che ci si aspetta che di tanto in tanto commetta errori grossolani. Ciò è rilevante quando si tratta dell’ultimo attacco, dopo che l’ISIS-K ha rivendicato la responsabilità utilizzando un modello di notizia obsoleto, suggerendo così che qualcun altro abbia rivendicato a suo nome in un primo momento, ma che poi l’ISIS-K abbia opportunisticamente fatto leva su di esso per avere più peso. Considerando la sua storia terroristica e i suoi legami con gli islamisti radicali, questo misterioso attore era probabilmente il GUR.

È probabile che i loro agenti si siano finti membri di gruppo terroristico per mantenere una plausibile possibilità di smentita nel caso in cui l’attacco pianificato fosse stato sventato o i terroristi fossero stati catturati in seguito. Uno dei tagiki catturati nell’auto che correva verso il confine ucraino ha dichiarato di essere stato reclutato dai curatori di un canale Telegram radicale appena un mese fa per portare a termine l’attacco utilizzando armi già pronte in cambio di un pagamento con carta di debito di circa 5000 dollari ciascuno.

Questi cittadini sono stati probabilmente scelti dal GUR perché alcuni di loro sono predisposti al radicalismo religioso a causa della persistente eredità della guerra civile di ispirazione islamica degli anni ’90 in Tagikistan, il loro Paese confina con il quartier generale afghano dell’ISIS-K e hanno il privilegio di viaggiare senza visto in Russia. Di conseguenza, sono stati presumibilmente reclutati tramite un canale Telegram radicale, il coinvolgimento dell’ISIS-K non sembra del tutto implausibile e sono potuti entrare in Russia con un controllo minimo.

Tuttavia, non erano abbastanza radicali da uscire con le armi in pugno o con un’esplosione suicida come quella per cui è noto l’ISIS-K, ma erano comunque sufficientemente simpatizzanti dell’ideologia del gruppo da portare a termine quella che ritenevano essere l’ultima missione pagata. Questo spiega perché sono fuggiti dalla scena del crimine, contrariamente a quanto farebbe qualsiasi affiliato di quel gruppo, dopo aver mitragliato decine di persone e dato fuoco al locale.

Se avessero raggiunto l’Ucraina, dove l’FSB ha confermato che avevano contatti e il Presidente Putin ha detto che “è stata preparata una finestra per loro… da attraversare”, allora probabilmente sarebbero stati uccisi dal GUR per coprire tutto. Non bisogna dimenticare che questo gruppo ha imparato a fare terrorismo dalla CIA, che a sua volta ha perfezionato questa pratica in Siria negli ultimi 13 anni di guerra ibrida che ha condotto in quel Paese, ma il GUR è un’imitazione e per questo ha commesso tre errori grossolani.

Nell’ordine in cui si sono verificati, il primo errore è stato quello di reclutare persone che non erano pronte a combattere fino alla morte sul luogo dell’imminente attacco terroristico. Questo ha portato alla cattura dei colpevoli e alla rivelazione di come sono stati reclutati in cambio di denaro, il che è uno dei segni che l’ISIS-K non è dietro a ciò che è successo, poiché i loro membri si aspettano sempre di morire come “martiri”. Di conseguenza, il fatto che sia stato commesso questo errore suggerisce che il GUR era disperato nel portare avanti i suoi piani.

Il secondo errore è stato quello di non aver detto ai loro proxy di fuggire in un rifugio subito dopo l’attacco per incontrare un contatto che li avrebbe aiutati a raggiungere il confine più tardi, ma che in realtà per coprire tutto li avrebbe uccisi una volta incontrati. Questo li ha portati a correre verso il confine ucraino, mostrando così a tutti che pensavano almeno di trovare rifugio lì, il che ha reso la rivendicazione russa del coinvolgimento ucraino molto più credibile per molti scettici occidentali.

Infine, l’ultimo errore è stato l’utilizzo da parte del GUR di un modello di notizia obsoleto per rivendicare l’attacco a nome di ISIS-K, che, secondo le loro corrette previsioni, lo avrebbe opportunisticamente utilizzato per accrescere il suo peso. Così facendo, però, hanno segnalato che il gruppo stesso non ha avuto un ruolo nell’organizzazione di quanto accaduto, altrimenti sarebbe stato usato uno strumento più moderno. Nell’insieme, questi tre errori screditano la narrazione dei media mainstream e attirano invece l’attenzione sul GUR.

Insieme alla sua storia di terrorismo e ai suoi legami con i gruppi islamici radicali, che dimostrano rispettivamente che ha le capacità e l’intenzione di compiere l’attacco Crocus e le conoscenze necessarie per contattare online estremisti a scopo di reclutamento, tutto ciò rende il GUR il principale sospettato. Ha imparato tutto sul terrorismo dalla CIA, ma poiché è ancora un’imitazione, ha commesso una serie di errori sciatti che hanno portato a incriminare l’Ucraina invece di dare falso credito alla narrazione dell’ISIS-K.

6188.- La pista dell’attentato al Teatro Corcus punta decisamente in Ucraina. Troppo.

Un commento

Sul perché gli investigatori non hanno voluto identificare i mandanti con il governo ucraino si possono fare tante ipotesi. La prima è che farebbe scattare il rullo compressore dell’Armata russa, che dobbiamo ancora vedere. Travolgerebbe l’Ucraina e, inevitabilmente, entrerebbe in contatto con la Nato, che, forse, era un obiettivo, sbaragliandola, fino almeno a invadere la Francia. Vedremmo l’impiego delle armi nucleari, prima tattiche e poi… . Putin è tutt’altro che sciocco e non cadrà nel tranello, ma neanche si lascia volare la mosca al naso e ha denunciato chiaro e subito che la matrice è ucraina. Ma ucraina di chi? Vedrei – non so perché – Londra e Washington e la corsa finale del burattino Zelensky per la vendetta santa e inevitabile e per la condizione di un’apertura seria di trattative di pace, necessaria per affrontare ben altri teatri. Tralascio le aspettative di un crollo di consensi intorno a Vladimir Putin. Qui, in Ucraina, l’Europa ha perso, andrei cauto sulla vittoria di Putin, ma la Casa Bianca non ha vinto.

Sposo tutte le considerazioni di Gianluca Napolitano sugli attentatori.

Muhammad, sarebbe la mente o, comunque, uno dei possibili leader della stragedell’attentato a Mosc

Chi c'è dietro Muhammad, la mente dell'attentato a Mosca: gli scritti, i disegni e le incitazioni che lo legano all'Islam

Vi sembra uno capace di battere tutti i livelli di intelligence della Federazione Russa? 

Strage a Mosca, uno dei presunti terroristi seduto in tribunale col volto tumefatto: "Non parla russo"

E questo, con quella faccia innocente? Sarebbero questi i sicari, giunti a Mosca con la cicogna dall’Ucraina, pardon, dal Tagikistan, che, senza destare sospetti, si sono mossi, come fossero nel giardino di casa loro, nel Crocus City Hall, vi hanno depositato armi, bombe, tute e munizioni; che hanno stabilito contatti per la fuga tutti insieme da Mosca in Ucraina, senza saper parlare una parola di russo.

Da nova-project un Post di Gianluca Napolitano. L’articolo.

Più passano le ore più risultano evidenti le tracce che portano univocamente ad esecutori tagiki, ma ingaggiati e pagati da qualcuno in Ucraina.

Qualcuno che però gli investigatori non hanno voluto identificare con il governo ucraino ma con elementi non meglio identificati.

Ci sono intercettazioni telefoniche e il tracciato del percorso dei pagamenti a quelli che dovevano essere dei martiri islamici, ma che in realtà erano killer prezzolati ben intenzionati a salvare la pelle (anche se con le idee poco chiare su come riuscirci).

Sono troppe le cose che non tornano.

Il fatto che gli attentatori si dirigessero verso l’Ucraina – chiaramente verso un punto di estrazione del commando – è il primo indizio che c’è qualcosa che non quadra.

È chiaro che agivano secondo istruzioni precise che qualcuno gli ha dato.

Così come altrettanto chiaro che erano istruzioni destinate a mandarli al massacro, perché se vuoi salvare la pelle dopo una strage del genere, l’ultima cosa che puoi farti venire in mente è di rimanere tutti insieme e tutti insieme – senza neppure cambiarsi d’abito – intrupparsi su una singola vettura (comprata, neppure noleggiata) e dirigersi dritti dritti a massima velocita su una autostrada che porta verso uka frontiera fra due paesi in guerra.

Sono stati indirizzati lì appositamente. E sicuramente qualcuno ha anche avvisato le autorità russe di quale fosse la vettura.

Questo può trovare una giustificazione nel desiderio da parte dei committenti dell’attentato di eliminare gli esecutori in modo che non lasciassero tracce, ma il fatto stesso che si dirigessero verso la frontiera Ucraina è già una traccia di per sé.

Nessuno può essere così ingenuo da non rendersi conto di questa cosa banale.

Quindi i mandanti dell’attentato volevano che la prima traccia portasse verso l’Ucraina. Una volta messi gli investigatori in quella direzione, hanno trovato rapidamente tutta una serie di molliche di pane lasciate dal misterioso Pollicino e che portano tutte sempre più all’interno dell’Ucraina e delle sue ramificazioni sotterranee.

Troppe molliche lasciate sul percorso per non essere un percorso guidato e voluto.

A questo punto dobbiamo fare due considerazioni semplici semplici.

Chi è che viene favorito da questo attentato di risonanza mondiale?

  • Gli americani sicuramente no perché hanno fatto una pessima figura partendo troppo d’anticipo con la attribuzione delle responsabilità. 

6177.- Strage degli Innocenti: presi 4 terroristi, altri in fuga, 11 gli arrestati, sono del Tagikistan: “Contatti” in Ucraina. Sale a 143 morti il bilancio

Questo video è stato diffuso domenica 24 marzo. Fa vedere soltanto le bestie, non le menti che si fanno chiamare Isis-k.

Il direttore dell’Fsb, l’intelligence russa, ha riferito al presidente Vladimir Putin che 11 persone sono state fermate, tra cui 4 terroristi che hanno partecipato all’attacco terroristico nella sala concerti alle porte di Mosca. “Avevano contatti in Ucraina” ha accusato l’Fsb. Ma la notizia di un coinvolgimento di cittadini del Tagikistan e di loro contatti in Ucraina non significa che siano coinvolti i governi di Dushanbe e di Kiev.

Attentato a Mosca, terroristi in fuga

Da Il Riformista

La ricerca dei responsabili dell’attentato a Mosca si stringe e cominciano ad arrivare gli arresti. Dopo la rivendicazione dell’IsKp, una branca dello StatoIslamico, le autorità russe hanno riferito di aver bloccato una macchina con a bordo i potenziali terroristi che hanno colpito il Crocus City Hall nella capitale della Federazione Russa ieri sera. L’auto viaggiava nel distretto di Karachi, nella regione di Bryansk. Alcuni degli uomini a bordo sono stati fermati, altri sono riusciti a fuggire.

Secondo le informazioni date in anticipo dal deputato russo Alexander Khinshtein, l’auto – una Renault – con a bordo i sospettati non si sarebbe fermata a un alt delle forze dell’ordine, tentando la fuga. A quel punto è partito un inseguimento con anche una sparatoria, che ha portato l’auto a ribaltarsi. Uno dei presunti terroristi è stato subito fermato dalla polizia, mentre gli altri sono fuggiti nell’area circostante in cui c’è un bosco. Un secondo sospettato è stato trovato poco dopo e arrestato.

Intanto nell’auto è stata trovata una pistola PM, un caricatore per un fucile d’assalto AKM e dei passaporti di cittadini del Tagikistan, come riporta l’agenzia Tass. Le ricerche degli altri presunti terroristi continuano.

Il post con cui l'Isis ha rivendicato l'attentato al Crocus City Hall di Mosca

Il post con cui l’Isis ha rivendicato l’attentato al Crocus City Hall di Mosca – Ansa

La fuga dei terroristi verso l’Ucraina non deve significare che la matrice dell’attentato sia di Kiev e si comprende l’insistenza di Washington sulla rivendicazione dell’Isis, che, veritiera o di comodo, da un lato, introduce nuovamente il pericolo di attentati in Europa, dall’altro, tende a evitare che il rullo compressore russo si metta in moto con tutta la sua potenza verso l’Ucraina, con quali conseguenze non si può nemmeno immaginare.

4 terroristi arrestati, sono Tagiki.

Da Il Secolo d’Italia, 23 Mar 2024 10:25 – di Robert Perdicchi

Sono stati arrestati quattro terroristi direttamente coinvolti nell’attacco terroristico a Mosca, che ha preso di mira la Crocus City Hall, a Krasnogorsk, nella periferia nord della capitale russa. Lo riferisce l’agenzia russa Ria, secondo cui il presidente russo Vladimir Putin è stato informato dal capo dell’Fsb che dopo la strage sono stati eseguiti 11 arresti e tra le persone fermate vi sarebbero “tutti i terroristi direttamente coinvolti nell’attacco”.

Poco prima il deputato Alexander Khinstein, aveva riferito che la Polizia aveva fermato due persone a bordo di un veicolo in fuga nella regione di Bryansk, a circa 340 chilometri a sudovest di Mosca. All’interno del mezzo – riporta l’agenzia russa Tass – sono stati trovati una pistola, un caricatore per fucili d’assalto e passaporti del Tagikistan.

Le autorità russe attribuiscono le morti alle ferite d’arma da fuoco e all’asfissiaa causa dell’incendio scoppiato durante l’attacco. Il bilancio delle vittime è ancora provvisorio. Nel frattempo le forze di sicurezza lavorano all’ “ispezione” del luogo dell’attentato, procedono con il “sequestro delle prove materiali” e con l’esame delle registrazioni delle telecamere a circuito chiuso.

Lo Stato Islamico ha rivendicato l’attacco venerdì sera, in un post su Telegram in cui il gruppo affermava che i suoi uomini armati erano riusciti a fuggire, in seguito. Un funzionario statunitense ha affermato che Washington dispone di servizi segreti che confermano le affermazioni dello Stato islamico. Le foto hanno mostrato il municipio di Crocus avvolto dalle fiamme mentre sono emersi video che mostravano almeno quattro uomini armati che aprivano il fuoco con armi automatiche mentre i russi in preda al panico fuggivano per salvarsi la vita. In una clip, tre uomini in tuta mimetica armati di fucili hanno sparato a bruciapelo contro corpi sparsi nell’atrio della sala da concerto.

A quanto pare gli aggressori hanno anche fatto esplodere degli esplosivi durante l’attacco. Venerdì sera nella sala da concerto sono avvenute almeno due esplosioni, hanno riferito le agenzie di stampa.

I volti dei 4 stragisti di Mosca. Uno di loro ha confessato: “L’ho fatto per i soldi” (video)

23 Mar 2024 13:35 – di Lucio Meo

Il video dell’interrogatorio di uno presunti attentatori di Mosca è stato diffuso dalla propagandista russa Margarita Symonian. L’uomo dice di essere arrivato in Russia dalla Turchia il 4 marzo e di aver compiuto l’attacco per denaro. Lo riferiscono Meduza e Ria Novosti. Estratti del video sono stati pubblicati anche dai canali Baza e Shot legati alle forze dell’ordine.

https://mediagol-meride-tv.akamaized.net/proxy/iframe.php/25603/gol

L’uomo si identifica con un nome che suona come Fariddun Shamsutdin, nato il 17 settembre 1998. Ha raccontato di essere stato ingaggiato via Telegram da un non meglio identificato “assistente del predicatore”. L’uomo, buttato a pancia sotto nel fango, e tenuto per i capelli da un agente delle forze russe, dice che gli era stato promesso mezzo milione di rubli e di aver fatto tutto per denaro. Gli sono state fornite armi e gli è stato indicato il luogo dell’attentato. Nella registrazione, afferma Meduza, l’uomo parla tagiko. (video)

Da L’Avvenire

Chi sono i killer, perché l’attacco, cosa succede ora: la strage in 7 punti

… Perché l’attentato?

Ecco alcuni passaggi degli interrogatori, non proprio formali, degli agenti russi: «Che cosa ci facevi al Crocus?» chiede un uomo delle unità speciali a uno dei presunti attentatori, tenendolo per i capelli fermo a terra, faccia in giù, mentre lo registra con uno smartphone. «Ho sparato» risponde. «A chi hai sparato?» lo sollecita l’agente. «Alle persone» dice l’interrogato. «Perché l’hai fatto?» lo incalza. «Per soldi» confessa lui a voce bassa. Nel video pubblicato da Baza e rilanciato dal canale Telegram della direttrice della televisione Russia Today, Margarita Simonyan, l’arrestato dichiara di avere 26 anni, di aver accettato di partecipare all’attacco dopo avere ascoltato un mese fa le lezioni di un predicatore, di essere stato reclutato da un aiutante che gli ha offerto 500mila rubli (circa 5.000 euro). Di cui 250.000 già pagati in anticipo. Da lui nessun riferimento a eventuali contatti ucraini per la fuga dopo l’assalto. 

Le immagini dell’uomo, sottomesso, spaventato a morte, non possono che turbare. Ma ancor di più il filmato di un altro degli arrestati che dapprima i canali Telegram russi fanno vedere con la testa e la faccia fasciate, ricoperto di sangue, tumefatto: lo stesso uomo che in un video pubblicato successivamente su X dal gruppo indipendente bielorusso Nexta e dal media russo Meduza viene mostrato mentre, tenuto fermo a terra in un luogo che sembra un bosco, viene torturato. Altre immagini shock fanno vedere un ragazzo, «di 19 anni, originario di Dushanbe in Tagikistan», secondo i canali Telegram russi, con una ferita molto evidente all’occhio sinistro, supino e a terra, apparentemente privo di sensi.

Chi ha rivendicato l’attacco?

Mentre Mosca insiste nel puntare il dito contro Kiev, l’Isis continua ad attribuirsi la responsabilità della strage al Crocus City Hall di Mosca, indicando che sono suoi i quattro terroristi che hanno sparato nella sala da concerto e pubblicandone anche le foto. Una rivendicazione che trova riscontro dagli Stati Uniti, che affermano di aver avvertito la Russia a inizio mese del rischio di attacchi da parte dell’Isis-K, il ramo afghano dello Stato islamico, mentre fonti di intelligence hanno riferito di aver ricevuto segnali di possibili attacchi «già da novembre». Conosciuto anche come Stato islamico del Khorasan (Iskp), il gruppo è attivo già dal 2014, formatosi da membri di gruppi militanti, compresi quelli del Pakistan e dell’Uzbekistan.

L’organizzazione è attiva in Asia centrale: il nome Khorasan si traduce in “la terra del sole” e si riferisce a una regione storica che comprende parti dell’Afghanistan, del Pakistan e anche dell’Iran, dove a gennaio il gruppo ha effettuato due attentati che hanno ucciso quasi 100 persone. Una dimostrazione di forza, brutalità e di inclinazione ad azioni spettacolari. L’Isis-K si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca Afghanistan, Pakistan, Iran, ma non solo: nella loro visione rientrano infatti alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan.

Come è possibile che il Cremlino non fosse preparato?

Lo scorso 7 marzo l’ambasciata americana a Mosca aveva messo in guardia i propri cittadini per possibili attentati terroristici nelle 48 ore successive, specie ad eventi affollati come concerti musicali. L’allarme era stato lanciato dopo che, il giorno prima, i servizi di sicurezza interni (Fsb) avevano detto di aver sventato un attacco con armi da fuoco contro i fedeli di una sinagoga nella capitale. L’intelligence russa ha confermato di aver ricevuto le informazioni, ma «erano di natura generale e non contenevano dettagli specifici» scrive l’agenzia Tass.

Perché la ricomparsa dell’Isis non è una buona notizia? 

Qualche osservatore ha tirato un sospiro di sollievo alla notizia della rivendicazione dell’Isis. Meglio il ritorno dello Stato islamico – è questo il ragionamento – che un coinvolgimento dell’Ucraina (come si era adombrato a Mosca) che avrebbe significato una svolta sanguinosa e terribile nel già durissimo conflitto ucraino. Il ritorno dei macellai dello Stato islamico invece aggiunge un elemento di preoccupazione significativo: è l’apertura di un quarto fronte che si aggiunge a quello ucraino, a quello di Gaza e a quello del Mar Rosso nel gran caos globale. Questo senza considerare le varie tensioni sparse per il mondo, a cominciare da quella su Taiwan.

Che peso ha la strage sulla situazione internazionale?

«Tutti coloro che sono dietro a questo atto terroristico la pagheranno». L’avvertimento di Vladimir Putin nel suo discorso alla nazione dopo la strage al Crocus City Hall, unito ai vaghi accenni a una possibile responsabilità di Kiev, potrebbero far pensare ad un ulteriore inasprimento degli attacchi sull’Ucraina, o addirittura a raid contro la dirigenza del Paese, come ha suggerito ieri l’ex presidente Dmitry Medvedev. Ma la preoccupazione maggiore del capo del Cremlino è oggi quella di prevenire il panico ed evitare spaccature in un Paese multietnico e multiconfessionale, dove i musulmani rappresentano una cospicua minoranza e il jihadismo di stampo islamico ha già portato una seria minaccia alla tenuta dello Stato dopo lo scioglimento dell’Urss. Nonostante gli accenni ad un ruolo ucraino in quanto avvenuto, rimane pur sempre la rivendicazione dell’Isis. Di qui l’appello di Putin alla comunità internazionale per unirsi a Mosca nella lotta al terrorismo, che «non ha nazionalità. Contiamo sull’interazione con tutti i Paesi che condividono sinceramente il nostro dolore e sono pronti a condividere gli sforzi per combattere il nemico comune» ha aggiunto il presidente.

Scene di lutto e di disperazione davanti al Crocus Hall

Scene di lutto e di disperazione davanti al Crocus Hall – Ansa

L’appello appare stonato mentre la Russia e l’Occidente sono contrapposti nella guerra in Ucraina. Sono molto lontani i tempi della cooperazione Russia-Usa dei primi anni della presidenza di Putin, che aveva instaurato un rapporto di stima reciproca con l’omologo americano George W. Bush. Il capo del Cremlino fu il primo leader internazionale a telefonare all’inquilino della Casa Bianca dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 per offrirgli la piena collaborazione di Mosca nella lotta al terrorismo islamico, che aveva già preso di mira la Russia con attentati sanguinosi. Tanto che il mese successivo i russi cooperarono attivamente all’attacco americano contro i Talebani in Afghanistan. E proprio i presidenti di Paesi di questa regione, come Kazakhstan e Uzbekistan, hanno già telefonato a Putin per assicurare la loro collaborazione. In un Paese dalle tante etnie in cui i musulmani rappresentano, secondo alcune stime, un settimo della popolazione e sono concentrati nelle terre caucasiche di confine, il timore è che attentati come quello di venerdì possano essere diretti a provocare scontri interni di cui sarebbe difficile prevedere gli sviluppi.

Che ruolo ha l’Europa?

A non dover essere tranquilla, in questa fase, è la vecchia Europa, reduce da un vertice che ha prodotto molte idee e proposte ma pochi passi concreti. Invece la concretezza e la tempestività dovrebbero essere, adesso, le parole d’ordine dell’Ue. Il mondo sta cambiando molto velocemente e la costruzione di una vera e concreta politica estera e di una identità di difesa comuni devono essere la priorità strategica dei 27. Siamo già in ritardo e nessuno aspetterà i tempi lunghi dell’Unione europea. La difesa dei valori europei, della pace e della democrazia dipendono, ora, anche dalla capacità di decidere in tempi brevi e adeguati alla realtà dei nostri giorni.

6155.- Ucraina. L’informazione patacca che chiamiamo democrazia

Impossibile parlare di democrazia da quando alle imprese, soprattutto, alle grandi imprese multinazionali, si è lasciato raggiungere livelli nella finanza che le pongono in grado di incidere e influenzare i processi democratici. L’informazione, nei Paesi dell’Occidente, è posseduta, oggi, da personaggi di sicura autorità e prestigio capaci di orientare la vita politica ed economica del proprio paese. Nulla di diverso da quanto accadeva e accade ancora nelle monarchie con i Consigli della Corona.

Ecco alcuni fatti che non vengono riportati sulla guerra russo-ucraina…

Di Sabino Paciolla, 11 Marzo 2024

Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Ted Snider e pubblicato su AntiWar. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella traduzione da me curata. Sabino Paciolla

Volodymyr Oleksandrovyč Zelenskyy, Presidente dell'Ucraina
Volodymyr Oleksandrovyč Zelenskyy, Presidente dell’Ucraina

Diversi eventi apparentemente di poco conto nella guerra russo-ucraina sono passati di recente in gran parte inosservati nei media occidentali. Ma ognuno di essi, a suo modo, può essere significativo.

La caduta di Avdiivka

Il 25 febbraio, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che 31.000 soldati ucraini sono stati uccisi da quando la Russia ha invaso il suo Paese due anni fa. È stata la prima volta che ha reso noto il numero dei morti. Non ha voluto fornire il numero dei feriti.

Il 4 febbraio ha dichiarato: “Circa il 26% del territorio nazionale è ancora sotto occupazione”, prima di aggiungere che “l’esercito russo non può fare molti progressi. Li abbiamo fermati”.

Entrambe le dichiarazioni sono assurde. Come osserva il New York Times sulla contabilità del campo di battaglia di Zelensky, “differisce nettamente dalle stime degli ufficiali statunitensi, che, la scorsa estate, hanno valutato le perdite molto più alte, affermando che quasi 70.000 ucraini erano stati uccisi e da 100.000 a 120.000 erano stati feriti”.

Il numero di 31.000 potrebbe essere più vicino al numero di morti e feriti delle ultime settimane disastrose che a quello degli ultimi due anni. Il Ministro della Difesa russo Sergey Shoigu ha recentemente dichiarato che oltre 383.000 soldati ucraini sono stati uccisi o feriti dall’inizio della guerra. Yuriy Lutsenko, ex procuratore generale ed ex capo del Ministero degli Affari Interni ucraino, sostiene che 500.000 soldati ucraini sono stati uccisi o gravemente feriti. Un numero di 400.000-500.000 è coerente con le comunicazioni interne ucraine e con i rapporti dal campo di battaglia, secondo i quali sarebbero necessari 20.000 soldati al mese per rimpiazzare i morti e i feriti. Questo numero concorda anche con i 450.000-500.000 che Zelensky ha richiesto per una nuova mobilitazione.

Essere assurdi era appropriato quando Zelensky era un comico; poteva far ridere gli ucraini. Ma essere assurdi quando Zelensky è presidente non è appropriato: potrebbe far morire altri ucraini.

La seconda affermazione, secondo cui la Russia non è in grado di compiere ulteriori progressi significativi perché le Forze armate ucraine li hanno fermati, non è meno assurda. Meno di due settimane dopo aver fatto questa dichiarazione, il 17 febbraio, dopo aver esaurito ogni capacità, le Forze Armate ucraine si sono ritirate in disordine dalla città pesantemente fortificata di Avdiivka, che è caduta in mano ai russi. Si è trattato di un’avanzata molto significativa. La conquista di Avdiivka non è solo una vittoria simbolica, come riportato in Occidente, ma una vittoria strategica che potrebbe aprire alle forze russe la porta del Donbas, consentendo alla Russia di consolidare i confini dei territori recentemente annessi.

Dopo la ritirata da Avdiivka, le dichiarazioni ucraine sulla necessità di fermare la Russia hanno fatto un ulteriore passo indietro, affermando ora che la Russia non sarà in grado di avanzare. Il generale Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina, ha riconosciuto che la perdita di Avdiivka è stata dura, ma ha insistito che anche la Russia ha i suoi problemi e che “non ha la forza” per avanzare in modo significativo e conquistare tutto il Donbas.

I funzionari americani hanno fatto eco alla valutazione di Budanov, affermando che “i guadagni russi nell’Ucraina orientale non porteranno necessariamente a un crollo delle linee ucraine e che è improbabile che Mosca sia in grado di seguire un’altra grande offensiva”.

Kiev ha dichiarato che le sue forze armate si sono ritirate da Avdiivka e hanno stabilito nuove linee difensive intorno a Lastochkyne e ad altri villaggi vicini. Ma il 26 febbraio Lastochkyne è caduta e le truppe ucraine si sono ritirate in villaggi più a ovest.

I funzionari occidentali affermano ora che la Russia sta “attaccando in forze lungo quattro assi paralleli nel nord-est” e che sta “avanzando intorno a Lyman e Kupiansk, nella regione di Kharkiv”. Newsweek afferma che le truppe russe sono “avanzate a ovest del villaggio di Lastochkyne”. Il portavoce militare Dmytro Lykhoviy afferma che le truppe ucraine si sono ritirate da Stepove e Severne, due villaggi vicino ad Avdiivka e a nord di Lastochkyne.

Cosa ha ucciso Alexei Navalny?

Non si sa ancora cosa abbia ucciso Alexei Navalny in una prigione russa il 16 febbraio. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden afferma che “Putin è responsabile della morte di Navalny”. Zelensky è d’accordo, dicendo che Navalny “è stato ovviamente ucciso da Putin”.

Ma il capo dell’intelligence militare ucraina non è d’accordo. Il 25 febbraio, il generale Kyrylo Budanov ha detto ai giornalisti che gli dispiaceva deluderli, “ma quello che sappiamo è che è morto davvero per un coagulo di sangue. E questo è più o meno confermato. Non è stato ripreso da Internet, ma, purtroppo, è stata una [morte] naturale”. La Russia ha affermato che la causa della morte è stata un coagulo di sangue.

Un’affermazione inaspettata fatta dagli aiutanti di Navalny il 26 febbraio ha creato un’altra grinza. Navalny, secondo loro, stava per essere rilasciato in uno scambio di prigionieri. “Navalny avrebbe dovuto essere libero nei prossimi giorni”, ha dichiarato Maria Pevchikh, presidente della Fondazione anticorruzione di Navalny. “Ho ricevuto la conferma che i negoziati erano nella fase finale la sera del 15 febbraio”.

I collaboratori di Navalny hanno presentato questa affermazione come una nuova prova che Putin ha ucciso Navalny. Pevchikh afferma che Putin ha ordinato l’omicidio di Navalny per togliere “la possibilità del suo rilascio dal tavolo”.

Ma sembra inconcepibile che il rilascio di Navalny possa essere negoziato da Mosca senza il consenso di Putin. Non avrebbe dovuto ucciderlo, ma solo togliergli la possibilità di essere rilasciato. Sebbene non ci siano ancora prove sufficienti per giudicare la causa della sua morte, se è vero che la libertà di Navalny era sul tavolo, ciò sembra far propendere per il fatto che Putin non si sentiva minacciato da lui o non sentiva il bisogno di eliminarlo.

Il licenziamento di Zaluzhny

L’8 febbraio, i titoli dei giornali sono stati dominati dal licenziamento da parte di Zelensky del comandante in capo delle forze armate ucraine, Valerii Zaluzhny. Ma i titoli dei giornali hanno messo in ombra il fatto che Zaluzhny non è stato l’unico generale ad andarsene. Zelensky ha licenziato tutto il suo stato maggiore e lo ha sostituito con un nuovo capo di stato maggiore delle forze armate ucraine e con nuovi vicecapi.

Anche se il cambio potrebbe semplicemente riflettere un nuovo comandante in capo che sceglie il proprio staff, potrebbe anche indicare che Zelensky si è assicurato un comando militare a lui fedele in un momento in cui i militari sono arrabbiati per il licenziamento di Zaluzhny e, come ha detto recentemente il Guardian, Zelensky “non è più visto come intoccabile, e la competizione politica sta tornando in Ucraina” e “la società ucraina è esausta dalla guerra”.

Ted Snider

Ted Snider scrive regolarmente di politica estera e storia degli Stati Uniti su Antiwar.com e The Libertarian Institute. Collabora spesso anche con Responsible Statecraft e The American Conservative, oltre che con altre testate. Per sostenere il suo lavoro o per richieste di presentazioni mediatiche o virtuali, contattatelo all’indirizzo tedsnider@bell.net.

6145.- Ucraina nell’Ue, un’ammissione di sconfitta, ma a nostre spese: 500 miliardi di dollari

Abbiamo scelto sempre alleati bugiardi: francesi, tedeschi, americani. Siamo proprio sicuri che gli Stati Uniti, il fratello maggiore, siano alleati sinceri e non padroni? Solo a pensarci, indossiamo il lutto. Prima dell’Operazione speciale di Putin, tre colossi americani o a capitale americano, hanno acquistato da un governo di loro comodo metà dell’Ucraina coltivabile. Poi, è stato bombardato il bombardabile e, ora, sotto il nome di una Unione, che unione non è, dovremo prima sminare e, poi, ricostruire il paese a nostre spese. L’ingresso dell’Ucraina, antidemocratica, nell’Ue prelude al suo ingresso nella Nato, cioè, alla GUERRA: Guerra in Europa, naturalmente. La Russia ha detto chiaro che non vuole missili Nato ai suoi confini. Non lo ripeterà! Vedrete! Ma di chi è la colpa? É soltanto nostra.

Ucraina nell’Ue, un’ammissione di sconfitta a nostre spese

Da La Nuova Bussola Quotidiana, di Eugenio Capozzi, 18 dicembre 2023

L’avvio dei negoziati dell’Ucraina porterà in Ue a una situazione di totale assistenza, con oneri fiscali maggiori imposti sugli europei. Le scelte sbagliate del bellicismo bideniano saranno pagate, come già sulle forniture energetiche, in primo luogo da noi.

L’avvio dei negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea da parte del Consiglio europeo rappresenta una mossa tattica (varata in evidente connessione con gli Stati Uniti e la Nato) il cui significato effettivo è molto diverso da quello propagandistico proposto dalla leadership di Kiev e dai governi dei principali paesi del Vecchio Continente schierati al suo fianco.

Volodymyr Zelensky ha parlato di una “grande vittoria” per il popolo ucraino e per tutta l’Europa. E i commentatori euro-atlantisti più entusiasti e militanti nei media occidentali hanno enfatizzato la notizia come se essa rappresentasse una risposta decisiva all’invasione russa (anche sottolineando la caduta del veto finora opposto dal premier ungherese Orbàn), e ancor più, oggi, un modo per controbilanciare efficacemente le resistenze del Congresso statunitense a maggioranza repubblicana a continuare a fornire aiuti finanziari all’Ucraina.

Ma la realtà, come quasi sempre accade dall’inizio del conflitto, è molto diversa dalla propaganda e dalla narrazione ufficiale.

Innanzitutto, l’inizio del percorso per l’ingresso nell’Unione per il momento è poco più di un atto simbolico e di una dichiarazione d’intenti. Il processo verso l’adesione durerà sicuramente molti anni, e attualmente Kiev è molto lontana dal soddisfare molte tra le condizioni fondamentali richieste. Peraltro, il semplice annuncio del suo inizio non può in alcun modo influenzare l’andamento della guerra, o costituire un disincentivo di alcun genere alla continuazione dell’invasione russa. Esso può solo avere un valore psicologico, confermando la perdurante volontà da parte dei paesi dell’Unione di continuare a sostenere l’Ucraina, non abbandonandola alla sfera di egemonia di Mosca.

In secondo luogo, la mossa del Consiglio europeo assume, proprio rispetto alle sorti della guerra, una valenza implicita ben diversa da quella apparente, e molto meno rassicurante per Zelensky e l’attuale leadership ucraina. Come è ovvio, infatti, il paese ex sovietico potrebbe entrare nell’Ue soltanto in una situazione in cui i suoi confini fossero assolutamente certi e internazionalmente riconosciuti: esigenza primaria tanto più valida per una eventuale adesione alla Nato, che proprio per questo finora è rimasta alla stregua di una pura ipotesi. Ma allo stato attuale delle cose sul campo di battaglia ci sono ben poche probabilità che il territorio dell’Ucraina si ricostituisca nella sua integrità precedente il conflitto, e anzi precedente al 2014, inclusiva del Donbass e della Crimea.

La tanto sbandierata controffensiva della scorsa primavera-estate si è risolta in un sostanziale fallimento, infrangendosi contro le ferree linee di difesa russe, con un costo ulteriore di enormi perdite sia umane che materiali, in prospettiva sempre meno compensate dal supporto statunitense e occidentale (che comincia, appunto, a vacillare per crescente sfiducia e per crescente insofferenza delle opinioni pubbliche, a partire proprio da quella americana), e anzi si fanno sempre più frequenti i tentativi di contro-controffensiva da parte russa. Laddove è invece chiaro che Mosca è preparata a sostenere una guerra di posizione e di logoramento come questa anche per periodi molto lunghi, che le risorse sia economiche che demografiche a tale scopo non le mancano, che l’illusione occidentale di un suo collasso economico a causa delle sanzioni è da accantonare definitivamente, e che soprattutto la leadership di Vladimir Putin, eliminata brutalmente la fronda della Wagner di Prigozyn, è più salda che mai, e sfocerà in tutta probabilità in un nuovo mandato presidenziale.

Insomma, annunciare oggi l’inizio delle trattative per l’adesione di Kiev all’Ue significa praticamente dare per scontato che lo stato che fra cinque o dieci anni entrerà nelle istituzioni comunitarie non sarà certo quello diventato indipendente nel 1991, ma sarà uno stato più piccolo, ridimensionato, che nel frattempo avrà dovuto non soltanto “congelare” il conflitto grosso modo secondo l’attuale linea del fronte, ma siglare un trattato di pace ufficiale con i russi, accettando la divisione tra la sua parte che tende politicamente verso Occidente e quella che preferisce rimanere nell’orbita “imperiale” russa.

Quell’annuncio non deriva allora dalla speranza tangibile di una vittoria ucraina, ma appare al contrario come la realistica previsione di una sua sconfitta, per quanto parziale, e come il tentativo di limitarne i danni, dal punto di vista occidentale, creando quanto meno la cornice per l’incorporazione nel proprio sistema di alleanze e di rapporti politici ed economici di una parte del suo territorio originario. Un tentativo che va nello stesso senso della previsione del funzionario della Nato Stian Jenssen trapelata l’estate scorsa: quella di una soluzione della guerra fondata, in prospettiva, su uno scambio tra annessione russa di Donbass e Ucraina e adesione della parte del paese rimasta in mano a Kiev all’Alleanza occidentale; poi in parte smentita, ma evidentemente rivelatrice della visione disincantata che i vertici militari e politici statunitensi coltivano da tempo sulle sorti del conflitto.

Questa evidente tendenza, oggi ulteriormente rafforzata, chiamerebbe in causa innanzitutto la responsabilità di chi ha più spinto, per due anni, il pedale dell’acceleratore sulla guerra, veicolando l’idea che l’Ucraina potesse vincerla e la Russia crollasse sotto i colpi della compatta reazione occidentale, piuttosto che cercare di disinnescarla al più presto attraverso una soluzione diplomatica: ossia Joe Biden e la sua amministrazione.

Ma il presidente statunitense non sembra avere alcuna intenzione di ammettere di aver sbagliato totalmente strategia, nonostante lo scacco attuale e la reazione a catena di innalzamento della tensione provocata dalla contrapposizione radicale con Mosca e i paesi che continuano ad avere con essa rapporti su altri fronti, come quello mediorientale, con le conseguenze drammatiche che sappiamo per la sicurezza di Israele.

Biden non ha e non sta sbagliando strategia. Sulle orme di Hitler, per fronteggiare la Cina, l’India, la Corea, ha sottomesso l’Europa e tenterà di sottomettere la Russia, ma, come Hitler, fallirà.

Al massimo egli è disposto a cercare un compromesso con l’opposizione interna su una limitazione del supporto a Kiev, cercando di assicurarsi la rielezione, e rimandando il momento dell’inevitabile redde rationem. E contemporaneamente cerca di scaricare il più possibile i costi delle sue scelte rovinose sugli alleati europei, imponendo loro crescenti spese in armamenti e aiuti economici per l’Ucraina.

Ora l’avvio dei negoziati per l’adesione all’Ue di Kiev si inserisce proprio in questo solco, incoraggiato da Washington pro domo sua. Se e quando l’Ucraina entrerà nell’Unione, infatti, essa verserà in condizioni materiali ed economiche talmente disastrose da essere, ancor più di altri stati esteuropei, completamente dipendente dagli aiuti comunitari, e la sua entrata imporrà un imponente e lungo impegno finanziario, che ricadrà naturalmente sui paesi che sono maggiori contributori al bilancio comune, tra cui l’Italia.

Insomma, l’Ucraina diventerà un paese totalmente assistito, con oneri fiscali sempre maggiori imposti a tale scopo sui cittadini europei, che rappresenteranno una zavorra ulteriore – oltre le altre autoprocurate come la “riconversione” animata dai deliri apocalittici sul clima – alle possibilità di crescita del continente. Le scelte sbagliate del bellicismo bideniano saranno pagate, come già sulle forniture energetiche, in primo luogo da noi.

6041.- Per i crimini di Vladimir Vladimirovich Putin e Ms Maria Alekseyevna Lvova-Belova sì! e per quelli di Benjamin Netanyahu e Joe Biden no!

Ma di quale Corte internazionale di giustizia stiamo parlando? Leggiamo:

Dalla Corte Penale Internazionale. Press Release: 17 Marzo 2023

Ucraina: i giudici della CPI emettono mandati di arresto contro Vladimir Vladimirovich Putin e Maria Alekseyevna Lvova-Belova

ICC HQ

Il 17 marzo 2023, la Camera preliminare II della Corte penale internazionale (“CPI” o “la Corte”) ha emesso mandati di arresto per due persone nel contesto della situazione in Ucraina: Vladimir Vladimirovich Putin e Maria Alekseyevna Lvova-Belova.

Il signor Vladimir Vladimirovich Putin (cognome veneto), nato il 7 ottobre 1952, presidente della Federazione russa, è presumibilmente responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell’Ucraina al territorio russo Federazione (ai sensi degli articoli 8, comma 2, lettera a), punto vii) e 8, comma 2, lettera b), punto viii), dello Statuto di Roma). I crimini sarebbero stati commessi nel territorio occupato dall’Ucraina almeno a partire dal 24 febbraio 2022. Vi sono fondati motivi per ritenere che Putin abbia una responsabilità penale individuale per i suddetti crimini, (i) per aver commesso gli atti direttamente, insieme ad altri e/o attraverso altri (articolo 25(3)(a) dello Statuto di Roma), e (ii) per non aver esercitato adeguatamente il controllo sui subordinati civili e militari che hanno commesso gli atti, o ne hanno permesso la commissione, e che erano sotto il suo effettivo controllo autorità e controllo, in forza della responsabilità superiore (articolo 28, lettera b), dello Statuto di Roma).

La sig.ra Maria Alekseyevna Lvova-Belova, nata il 25 ottobre 1984, commissaria per i diritti dell’infanzia presso l’ufficio del presidente della Federazione Russa, è presumibilmente responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle zone occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa (ai sensi degli articoli 8(2)(a)(vii) e 8(2)(b)(viii) dello Statuto di Roma). I crimini sarebbero stati commessi nel territorio occupato ucraino almeno a partire dal 24 febbraio 2022. Vi sono fondati motivi per ritenere che la sig.ra Lvova-Belova abbia una responsabilità penale individuale per i suddetti crimini, per aver commesso i fatti direttamente, insieme ad altri e/o attraverso altri (articolo 25, paragrafo 3, lettera a), dello Statuto di Roma).

La Camera Preliminare II ha ritenuto, sulla base delle richieste dell’accusa del 22 febbraio 2023, che vi sono ragionevoli motivi per ritenere che ciascun sospettato sia responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione e di quello di trasferimento illegale di popolazione dalle aree occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa, a danno dei bambini ucraini.

La Camera ha ritenuto che i mandati siano segreti al fine di proteggere le vittime e i testimoni e anche di salvaguardare le indagini. Tuttavia, consapevole che le condotte oggetto della presente fattispecie sarebbero tuttora in corso, e che la conoscenza da parte dell’opinione pubblica dei mandati può contribuire a prevenire la commissione di ulteriori reati, la Camera ha ritenuto che sia nell’interesse della giustizia autorizzare la Cancelleria di rendere pubblica l’esistenza dei mandati, il nome degli indagati, i reati per i quali i mandati sono emessi e le modalità di responsabilità stabilite dalla Camera.

I predetti mandati di arresto sono stati emessi a seguito delle istanze presentate dalla Procura il 22 febbraio 2023.

Immagine

ICC President Judge Piotr Hofmański

Video statement of ICC President Judge Piotr Hofmański:

YouTube (for viewing) NO COMMENT


5883.- La Fondazione Soros teme la vittoria di Trump nel 2024 e un globalismo “In pericolo”.

Preghiamo perché Trump vinca, perché se non lo farà, quella sarà la fine degli Stati Uniti d’America. Con la prospettiva di brogli elettorali elettronici, garantire un’elezione legittima è quasi impossibile. George Soros è un nazista nato e il suo obiettivo è governare il mondo.

Soros Foundation Worries Trump Will Win in 2024 and 'Imperil' Globalism

L’investitore miliardario George Soros tiene un discorso a margine dell’incontro annuale del World Economic Forum a Davos, nella Svizzera orientale, il 24 gennaio 2019. (Fabrice Coffrini/AFP tramite Getty Im

Da The Epoch Times, di Tom Ozimek, 9/4/2023. Alcuni dei 1.178 commenti.

La fondazione di George Soros è preoccupata che l’ex presidente Donald Trump vinca le elezioni del 2024 e che mini l’”unità” globalista, mentre mette in guardia sui presunti danni derivanti da una potenziale “vittoria repubblicana in stile MAGA” più in generale.

La Open Society Foundations (OSF), guidata ora dal figlio 37enne di Soros, Alex Soros, si sta “adattando” in modo da essere in grado di rispondere a qualunque scenario politico emerga dopo che le polveri si saranno depositate dalle elezioni presidenziali del prossimo anno in America.

“Stiamo adattando l’OSF per essere in grado di rispondere a qualunque scenario possa emergere, su entrambe le sponde dell’Atlantico”, ha scritto il figlio di George Soros in un recente editoriale per Politico intitolato “Nessuna ritirata di Soros dall’Europa”.

L’editoriale è arrivato in risposta ai titoli dei giornali secondo cui la fondazione Soros si stava “ritirando” dall’Europa come parte di una nuova “direzione strategica” sotto una nuova leadership.

In esso, Alex Soros (dichiaratamente “più politico” di suo padre) ha chiarito che la presunta uscita non è niente del genere, o non esattamente. Ha definito il cambiamento come uno spostamento delle priorità verso l’Europa dell’Est che comporterebbe un ridimensionamento di alcune operazioni, inclusa una riduzione “significativamente” dell’organico.

Tuttavia, anche il giovane Soros ha sfruttato l’opportunità dell’editoriale per esprimere le sue opinioni sulla politica americana – e preoccuparsi della prospettiva di una vittoria di Trump.
Trump vince per mettere in pericolo “l’unità”?

Soros teme che una vittoria del presidente Trump – o di un altro candidato “in stile MAGA” – metterebbe in pericolo l’unità europea e assesterebbe un duro colpo all’agenda globalista.

“L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, o almeno qualcuno con le sue politiche isolazioniste e antieuropee, sarà il candidato repubblicano”, ha previsto, aggiungendo di ritenere che “una vittoria repubblicana in stile MAGA alle elezioni presidenziali americane del prossimo anno potrebbe , alla fine, sarà peggiore per l’UE che per gli Stati Uniti.”

Soros ha descritto la minaccia di una vittoria repubblicana di Trump o “in stile MAGA” nel 2024 come un risultato che “metterà in pericolo l’unità europea e minerà i progressi raggiunti su così tanti fronti in risposta alla guerra in Ucraina”.

Anche se non ha spiegato ulteriormente come una vittoria di Trump metterebbe in pericolo l’unità europea o porterebbe a risultati indesiderati per quanto riguarda l’Ucraina, si è ipotizzato che il presidente Trump spingerebbe per un accordo di pace che costringerebbe l’Ucraina ad accettare alcune concessioni territoriali.

Il presidente Trump si è impegnato a porre fine alla guerra in Ucraina entro 24 ore dall’insediamento, rifiutandosi di dire da che parte vuole che sia il vincitore.

“Quando sarò presidente, risolverò la guerra in un giorno, 24 ore”, ha detto il presidente Trump durante un municipio della CNN a metà maggio, aggiungendo che incontrerà sia il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che il presidente russo Vladimir Putin e spingerli a fare un accordo.

“Entrambi hanno punti deboli ed entrambi hanno punti di forza, ed entro 24 ore la guerra sarà risolta, sarà finita”, ha detto il presidente Trump in municipio.

L’ex presidente Donald Trump parla al municipio della CNN presso il St. Anselm College di Manchester, NH, il 10 maggio 2023, in un’immagine del video. (CNN/Screenshot tramite The Epoch Times)

In un’intervista su Fox News più o meno nello stesso periodo, il presidente Trump ha fornito maggiori dettagli su come avrebbe convinto entrambe le parti a deporre le armi e ad accettare un accordo di pace.

“Lo direi a Zelenskyj, niente di più. Devi fare un accordo. Direi a Putin che se non si fa un accordo gli daremo molto. Daremo all’Ucraina più di quanto abbia mai ricevuto, se necessario”, ha detto il presidente Trump, aggiungendo che “concluderà l’accordo in un giorno”.

I sondaggi mostrano che il sostegno alla guerra in Ucraina tra il pubblico americano è diminuito, con un recente sondaggio della CNN-SSRS (pdf) pubblicato il 4 agosto che mostra che la maggioranza (51%) ha affermato che gli Stati Uniti hanno fatto abbastanza.
Gli Stati Uniti sono stati uno dei principali fornitori di assistenza in materia di sicurezza all’Ucraina, con il Dipartimento di Stato americano che ha dichiarato il 22 agosto che gli aiuti militari e l’addestramento degli Stati Uniti all’Ucraina ammontano a quasi 46 miliardi di dollari dal 2014, di cui 43,1 miliardi da quando la Russia ha lanciato la sua invasione. nel febbraio 2022.

La campagna di Trump non ha risposto a una richiesta di commento su questa storia da parte di The Epoch Times.
“Questo non è un tipo di ritiro”

L’editoriale di Soros è arrivato in mezzo ad una serie di titoli di giornale che dicevano che l’OSF stava staccando la spina alle sue operazioni europee.
Citando un’e-mail interna dell’OSF inviata allo staff a luglio, The Guardian ha riferito che il nuovo cambio di direzione per l’organizzazione “prevede il ritiro e la cessazione di gran parte del nostro attuale lavoro all’interno dell’Unione Europea, spostando la nostra attenzione e l’allocazione delle risorse ad altre parti del mondo.”
Il rapporto del Guardian ha definito il cambiamento strategico come una “ritirata dall’Europa” che potrebbe “spegnere le luci sui diritti umani”, mentre Bloomberg ha pubblicato un titolo che diceva “Soros si ritira mentre la destra guadagna in Europa”.
Ma Soros ha spiegato che, mentre l’OSF “riorganizza il suo funzionamento a livello globale”, la fondazione sta spostando le sue priorità in Europa ma “non si tratta di una sorta di ritirata”.

“Sì, questo significa che abbandoneremo alcune aree di lavoro concentrandoci sulle sfide di oggi, così come su quelle che dovremo affrontare domani. E sì, ridurremo anche significativamente il nostro organico, cercando di garantire che più soldi vadano dove è assolutamente necessario”, ha scritto Soros.

Tuttavia, nonostante il taglio dei posti di lavoro e la riorientazione dei flussi di denaro, Soros ha affermato che l’OSF continuerà a sostenere i suoi affiliati in Moldavia e nei Balcani occidentali e che “non dovrebbero esserci assolutamente dubbi sul fatto che continueremo a sostenere la nostra fondazione in Ucraina”.

Ha anche detto che l’OSF aumenterà “drasticamente” il suo sostegno a circa 12 milioni di rom, la maggior parte dei quali vive nell’Europa dell’Est, nei loro sforzi per “garantire la parità di trattamento”.

Secondo l’e-mail di luglio citata dal Guardian, circa il 40% del personale globale dell’OSF sarà tagliato come parte del cambiamento strategico.

Il megadonatore democratico disse all’epoca al Wall Street Journal che inizialmente non voleva cedere il controllo della fondazione a nessun membro della sua famiglia “per una questione di principio”.

Tuttavia, ha detto che lui e suo figlio “la pensano allo stesso modo” e che assumerà la guida della fondazione perché “se lo è guadagnato”.

All’epoca, Alex Soros aveva dichiarato di essere “più politico” di suo padre e di essere preoccupato per la prospettiva di una vittoria di Trump nel 2024.

“Per quanto mi piacerebbe ottenere soldi dalla politica, finché lo fa l’altra parte, dovremo farlo anche noi”, ha detto al Journal, suggerendo che le tasche profonde dell’organizzazione Soros saranno schierato per sostenere le campagne presidenziali contro il presidente Trump.

Alex Soros è stato eletto presidente del consiglio di amministrazione dell’OSF nel dicembre 2022.

Commenti recenti dagli USA

gadz, 12 minuti fa

Soros non fa mai nulla di buono e se suo figlio fosse più in politica le cose andrebbero ancora peggio. Lui, Bill Gates e Charles Schab sono nemici dell’umanità con i loro progetti globalisti. Parliamo di una visione avvelenata.

sam33705, 6 settembre 2023, 1 ora fa

Ciò significa che la frode elettorale sarà peggiore che mai. Faremmo meglio a pregare che Trump vinca perché se non lo farà, quella sarà la fine degli Stati Uniti d’America. George Soros è un nazista nato e il suo obiettivo è governare il mondo. Sono i suoi soldi che stanno dietro lo Stato profondo e faremmo meglio a sperare che non viva abbastanza a lungo per realizzare il suo sogno. O che non vivo così a lungo. Sono nato in un paese libero e voglio morire in un paese libero e noi siamo l’unico paese libero rimasto su questa Terra. Quest’uomo è l’incarnazione del diavolo e deve essere fermato insieme alla sua scimmia ben addestrata, Obama.

Jennifer, Operaio, 6 settembre 2023, circa 1 ora fa
La sua “fondazione” (nota anche quale organizzazione criminale) non dovrebbe essere in grado di operare in questo paese poiché il globalismo è un tentativo di conquista malvagia del mondo di cui qualsiasi acerrimo nemico nei fumetti sarebbe orgoglioso.
QUESTO, ciò che stanno facendo con il globalismo, È ciò che sostenevano che Hitler stesse cercando di fare con il dominio del mondo e ciò che stanno tentando di affermare che Vladimir Putin stia facendo.

Michael Duggan. 6 settembre 2023, circa 1 ora fa

Soros è in missione da molti anni per distruggere l’America, ma ultimamente i democratici gli hanno dato il punto d’appoggio di cui aveva bisogno per avere successo. Soros sta vincendo su tutti i fronti in questo momento e i democratici non conoscono altro che il denaro con cui sostiene le loro elezioni.

Senza paura1, 4 ore fa
CHIUNQUE si allinei con Soros dovrebbe essere immediatamente considerato un nemico dell’America.
Non sono di qui, eppure pensano con arroganza di poterci controllare.
È tempo di condividere questo articolo e tutti gli altri che mostrano il loro impegno nel FORZARE gli americani a unirli.
Gli americani DEVONO sapere che Democratici=Soros=perdita della nostra libertà.
Periodo! Per ogni persona che crede nella preghiera, inizia a pregare contro queste persone e questo movimento.
Le chiese devono parlare di questi fatti e delle agende piuttosto che di “sciocchezze”.
Diventa reale o perderemo TUTTI.
I vicini devono dialogare tra loro, i funzionari democratici eletti devono essere eliminati.
La gente comune ha bisogno di candidarsi alle elezioni minori e di farsi coinvolgere. Se qualcuno vota democratico – non si tratta più di votare quello che hanno fatto i tuoi genitori o di votare perché non gli piace ciò che Trump twitta – è meschino.
Si tratta dell’AMERICA.
Sbarazzarsi di RINOS, dei repubblicani dalle ginocchia deboli e di TUTTI coloro che si allineano con gli ordini del giorno di Soros.
Si tratta degli Stati Uniti.
SE NON CI ALZIAMO, PERDEREMO TUTTO QUELLO CHE AMIAMO E CHE DIFENDIAMO!

thaloblues, 4 ore fa
La versione del globalismo di Soros è il comunismo con l’élite al comando ed è sostenuta dal PCC di Xi e dai suoi militari. Cercatelo sul sito del WEF. Non nascondetelo. Sono MALVAGI, nessun piano di rimorso per spopolare il pianeta e fingere di essere i nostri salvatori va oltre le grottesche dei film di Bond più oscuri. A cominciare dalle pandemie e dalla fame.
Non dimentichiamo che quello che sarebbe il “Re del mondo” non è Soros. È quel rifugiato calvo di un film di spionaggio di Michael Meyers, Klaus Schwab. Qualcuno ha mai trovato il suo “Mini-Me?” Penso che sia Soros! Scommetto che sanguinano Black Goo (il black goo – “visicidume nero”, su per giù – come viene chiamato nella fantascienza l’ossido di grafene
.).

falco notturno, 9 ore fa
I repubblicani non dovrebbero lasciarsi distrarre da questo essere privo di rimorsi e di coscienza.
Devono rimanere concentrati nel garantire che vengano espressi e conteggiati solo i voti legittimi.
A mio parere, non ci sono ancora garanzie sufficienti per impedire ai democratici di raggiungere la vittoria barando.
Questa è la mia grande preoccupazione.
L’amministrazione Biden ha incasinato le cose così gravemente che, se il voto fosse legittimo, i repubblicani dovrebbero vincere alla grande.
Tuttavia, con il numero di immigrati clandestini presenti nel paese e con la prospettiva di brogli elettorali elettronici, garantire un’elezione legittima è quasi impossibile.

PatriotMom1776 1776, 14 ore fa
FOTTITI SOROS!!! Quello sporco marcio nazista! Ha venduto la sua eredità ebraica e ha consegnato gli ebrei durante l’Olocausto in cambio di denaro per iniziare la ricchezza che attualmente possiede. Quest’uomo è un assassino di massa e una minaccia assoluta per gli Stati Uniti. Non è nemmeno cittadino americano, quindi non sono affari suoi quello che facciamo durante le nostre elezioni. Questo pezzo di m… deve sapere che vogliamo Donald Trump come nostro presidente.

RA, 16 ore fa
Soros odia l’America perché lo è stata fondata su principi cristiani.
Soros ha fatto soldi distruggendo le valute delle nazioni e la vita delle persone a
milioni. Ora lui e il suo burattino Biden stanno facendo lo stesso con gli Stati Uniti. Loro e
molti come loro, tra noi, servono Satana.
Soros teme il ritorno di Trump come Satana si preoccupa del ritorno di Gesù Cristo !

donne patriote, 16 ore fa
Alex Soros si è laureato alla Young Global Leaders Initiative di Klaus Schwab.
I suoi problemi con il “papà” lo collocano come un attore globale molto pericoloso perché “ha bisogno” di essere “più cattivo” e “più politico” di suo padre.
È determinato a portare avanti l’agenda globalista di spopolamento del mondo da parte di 7 miliardi di persone, senza frontiere, senza stati nazionali, senza classe media, senza elezioni giuste… il completo capovolgimento del mondo come lo conosciamo. Pandemia, controllo sanitario dell’OMS, controllo del governo delle Nazioni Unite e oltre. Trump è un candidato popolare, noi, le persone che vogliamo mantenere vive e vegete la nostra Repubblica e le nostre libertà donate da Dio, è ciò che gli dà la sua forza. Questi politici antiamericani, miliardari e globalisti hanno paura e quella paura riguarda la gente comune degli Stati Uniti.
Le persone comuni in tutto il mondo sono liberate!
L’UE ha svenduto i propri Stati nazionali ed è sotto il controllo di Soros, Schwabb, ONU…Si sta ritirando perché hanno vinto la battaglia in Europa. Ora si concentrano su
la nostra nazione dove i loro compagni d’armi Biden/Clinton/Obama/Neusom stanno facendo del loro meglio per distruggere gli Stati Uniti. NOI abbiamo ancora la nostra nazione e la nostra Costituzione e NOI IL POPOLO dobbiamo parlare forte e chiaro e far sapere a questi malvagi psicopatici che hanno una GUERRA MOLTO dura da combattere prima di conquistare la nostra NAZIONE!

ROCCO2021 R, 17 ore fa
Se vuoi davvero sapere che razza di feccia è davvero questo ragazzo, leggi il (Congressional Record, Volume 152 Issue 125, Friday, September 29, 2006) o controlla: https://www.govinfo.gov/content /pkg/CREC-2006-09-29/html/CREC-2006-09-29-pt1-PgE1917.htm. Questo viene dalla sua stessa bocca, dove sta rispondendo alle domande del Congresso per la cronaca.
Questo ragazzo è una delle più grandi minacce per gli Stati Uniti d’America.
È davvero un quinto editorialista in ogni senso della parola. È preoccupato che Trump venga rieletto nel 2024. Spero che Trump vinca e sconfigga questo pezzo di merda. Vuoi sapere perché questo paese è andato all’inferno?
Non guardare oltre il volto del male.
E suo figlio ha preso in mano le redini della sua attività. Tutto quello che ho sentito su George Soros è la verità assoluta.
E non può negarlo, perché è registrato e proviene dal suo vile buco della torta.

inno702, 17 ore fa
È preoccupato che non possano uccidere più persone per il loro obiettivo di spopolamento.

Linda Solakian, 17 ore fa
Questo essereo deve essere la persona più malvagia su questa terra. Si diverte vedendo e promuovendo la distruzione di proprietà, la violenza, l’alta criminalità e vedendo le persone soffrire. Leggi cosa ha fatto durante la seconda guerra mondiale. Perché i leader di questo paese permettono a quest’uomo di camminare libero e di commettere tali crimini?

Owend,19 ore fa
Il globalismo crollerà perché i sauditi non giocheranno. E nemmeno la Cina. Ora che ci penso, non lo faranno nemmeno gli Emirati Arabi Uniti. E non dimentichiamoci del resto del Medio Oriente come l’Iran. Poi c’è Israele. Nemmeno loro si adegueranno. E, ultimo ma non meno importante, non lo faremo nemmeno noi. Sappiamo tutti cosa stanno facendo. Sappiamo chi sono (qualcuno può dire Davos?) e chi esegue i loro ordini.

Paolo G.2023-09-05
Questo essere, suo figlio e tutti i loro amici dovrebbero essere in arresto per aver tentato di conquistare il mondo e tutte le accuse previste che da ciò si applicano. Sequestrare tutti i loro fondi e rinchiuderli.

5779.- La vera posta in gioco a Vilnius è stata l’alleanza degli europei con gli Stati Uniti non più d’America

Un leader ci vuole sempre, ma se, a Vilnius, gli Stati europei si sono dimostrati sempre più vassalli e sempre meno alleati degli Stati Uniti d’America, anche questi non possono più chiamarsi “d’America” ma della loro finanza, che ha sviluppato soggetti sovranazionali così potenti da non potersi più parlare di democrazia. Ecco che la vittoria in Ucraina non sarà della NATO e nemmeno della Russia, ma, come in Vietnam, sarà dell’Alta Finanza. La guerra volge al termine e finirà quando il business delle armi avrà dato tutto ciò che poteva dare.

Dossier, risultati e una notazione sul Vertice Nato di Vilnius. Il bilancio di Alli

Da Formiche.net, di Paolo Alli | 13/07/2023 – 

Dossier, risultati e una notazione sul Vertice Nato di Vilnius. Il bilancio di Alli

La consapevolezza che ci si trovi di fronte a una decisiva svolta della storia si è respirata a Vilnius in questi due giorni di summit, e ne costituisce forse il dato più rilevante. Al di là dell’affermazione, continuamente ripetuta, che dobbiamo difendere ogni centimetro del territorio dei nostri Paesi, sullo sfondo aleggia la drammatica sensazione che la vera posta in gioco sia la sopravvivenza stessa della democrazia nel mondo

Il Vertice Nato di Vilnius non ha certamente deluso le aspettative. Anzitutto, ha ottenuto un risultato importante già prima del proprio inizio, con il via libera della Turchia alla adesione della Svezia. Erdogan è stato, come sempre, un abile negoziatore. Tuttavia mi permetto di dissentire rispetto ai molti che hanno sottolineato come la sua merce di scambio sia stata la fornitura degli F-16 da parte degli Stati Uniti. In realtà, questa decisione era già stata concordata da tempo con Biden, anche perché fa comodo agli stessi Usa e, in fondo, all’intera Alleanza Atlantica, memore dello sgarbo di qualche anno fa, quando Ankara acquistò i sistemi missilistici S-400 dalla Russia.

L’abilità di Erdogan, forse in modo concordato con lo stesso Biden, è stata quella di far coincidere l’annuncio dell’accordo con il vertice, in modo da avere una giustificazione in più per il suo ennesimo cambio di rotta. Un dato che mi sembra invece significativo è che Erdogan ha incassato l’impegno della Svezia a sostenere l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, discorso che apre interessanti prospettive.

Il dato di fatto politicamente rilevante è che l’entrata della Svezia nella Nato, dopo quella della Finlandia, aumenta ulteriormente la sovrapponibilità tra Alleanza Atlantica e Unione Europea. Oggi, con 23 paesi su 27 che appartengono a entrambe le organizzazioni, il 96,5% dei cittadini della Ue è protetto dalla Nato.

Il dossier più spinoso sul tavolo del vertice era sicuramente quello ucraino. Il presidente Zelenskyavrebbe auspicato un invito esplicito e ha lamentato la mancanza di una tempistica precisa per l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Se ciò è comprensibile alla luce dei problemi di comunicazione che Kiev ha verso il proprio popolo, martoriato da una guerra assurda, lo stesso Zelensky sa benissimo quanto complessa sia la posizione della Nato, al punto che nella conferenza stampa finale ha attenuato i toni rispetto alle prime reazioni.

Il segretario generale Stoltenberg ha affermato che l’Ucraina non è mai stata così vicina all’Alleanza, e questo è certamente vero alla luce di almeno tre considerazioni.

  • L’eliminazione del requisito del Map (Membership Action Plan), cioè dell’iter normale al quale un Paese aspirante deve sottoporsi, rappresenta un’accelerazione importante del percorso di adesione. E questo non è in contraddizione con l’affermazione che ancora non esistono tutte le condizioni per una entrata immediata, perché comunque quando gli alleati riterranno che tali condizioni siano soddisfatte, l’adesione sarà praticamente automatica. Se un’osservazione si deve da fare, è che l’affermazione esplicita di Stoltenberg circa il fatto che l’entrata dell’Ucraina nella Nato non potrà avvenire prima della fine della guerra, se pure formalmente corretta, costituirà per Putin una ragione in più per giustificare il protrarsi del conflitto.
  • L’istituzione del Nato-Ukraine Council, che ha già tenuto il suo primo incontro con la presenza dei Capi di Stato e di Governo, rappresenta un segnale rilevante, in quanto crea un organismo di consultazione permanente sul modello di quello che fu il Nato-Russia Council che operò dal 2002 al 2022. La sua importanza sul piano politico è senz’altro superiore a quella della preesistente Nato-Ukraine Commission, attiva fin dal 1997.
  • La decisione di arrivare alla completa interoperabilità tra le forze armate ucraine e quelle della Alleanza Atlantica costituisce, infine, un impegno che si tradurrà non solo in ulteriori attività di addestramento, ma anche nella continuità di forniture di apparecchiature e mezzi all’Ucraina da parte degli Alleati.

Queste importanti decisioni hanno visto una unità di intenti e una unanimità tra i Paesi membri che ha pochi precedenti nella storia della Nato, e questo è un dato fondamentale che attesta il rafforzamento dell’Alleanza.

È poi evidente come il livello di deterrenza raggiunto nei confronti della Russia dopo 500 giorni di guerra sia ormai a livelli molto alti. Resta il tema dei costi che ciò ha comportato e comporterà in futuro. Questo ha fatto affermare a qualche leader che l’impiego del 2% del Pil per le spese della difesa non possa più costituire un obiettivo finale, ma sia ora il punto di partenza per un maggiore impegno, anche alla luce delle mutate caratteristiche della sicurezza. È infatti evidente come la guerra in Ucraina non sia legata al solo spazio fisico, ma investa il dominio cibernetico, il controllo dello spazio extra atmosferico, l’uso di tutti gli strumenti della guerra ibrida, dalla disinformazione all’utilizzo dell’energia e delle leve economiche come armi di guerra, e così via.

In questo contesto, è ormai consapevolezza comune che la pace non possa che essere una pace giusta e che essa comporti necessariamente la vittoria sul campo dell’Ucraina. La completa ricostruzione del Paese non potrà avvenire se non in un contesto di libertà, giustizia e sicurezza, e questa sarà pienamente garantita solo con l’entrata nella Nato, unica soluzione che le possa fornire anche l’ombrello nucleare.

Da ultimo – ed è probabilmente l’aspetto più importante – mi è parso che sia chiaro a tutti gli Alleati che la guerra in corso sul fianco est sarà decisiva per il nuovo ordine mondiale che si costruirà dopo la fine del conflitto. Quello attuale, creato dopo la seconda guerra mondiale, è ormai messo in discussione dal crescere dei regimi autocratici che vorrebbero rimodellarlo a proprio uso e consumo. La difesa del popolo ucraino, del quale tutti hanno riconosciuto il quotidiano eroismo nell’affrontare una situazione drammatica e profondamente ingiusta, è la difesa di tutte le democrazie occidentali. E il fatto che la sicurezza sia globale è stato evidente nella presenza a Vilnius delle delegazioni di Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. Un segnale di visione strategica soprattutto per la Cina, vero convitato di pietra al tavolo del Summit.

Una sola notazione critica: la sensazione che si sia molto – forse troppo – abbassata l’attenzione rispetto alle minacce provenienti dal fianco sud, di cui ha parlato solo il ministro Tajani nel suo intervento al Public Forum. Pur nell’emergenza assoluta costituita dalla guerra in Ucraina, non possiamo abbassare la guardia neanche sul fronte mediterraneo e medio orientale.

La consapevolezza che ci si trovi di fronte a una decisiva svolta della storia si è respirata a Vilnius in questi due giorni di summit, e ne costituisce forse il dato più rilevante. Al di là dell’affermazione, continuamente ripetuta, che dobbiamo difendere ogni centimetro del territorio dei nostri Paesi, sullo sfondo aleggia la drammatica sensazione che la vera posta in gioco sia la sopravvivenza stessa della democrazia nel mondo.

5764.- Dallo sfondamento all’attrito, come si sta evolvendo la controffensiva ucraina

Da Insideover, un approfondimento di Giovanni Chiacchio, 7 luglio 2023. interessante la mappa di Alberto Bellotto.

All’inizio di giugno l’Ucraina ha avviato la tanto attesa controffensiva militare nei confronti delle forze russe. Le perdite riscontrate dalle unità di Kiev durante i primi assalti, la successiva pausa operativa e la scarsa dimensione del territorio conquistato hanno immediatamente lasciato presagire il fallimento dell’operazione. Nei fatti però le forze ucraine hanno adottato un nuovo tipo di strategia d’attrito, nettamente più funzionale.

La Guerra d’attrito

A seguito delle vittoriose controffensive condotte nella seconda metà del 2022 a Kharkhiv e Kherson, l’esercito di Kiev ha adottato una strategia finalizzata a logorare il nemico russo. Tale strategia è stata applicata impantanando le forze russe in una devastante battaglia urbana nella città di Bakhmut, dando tempo alle forze armate di addestrare nuove brigate d’assalto equipaggiate con sistemi d’arma occidentali. Tale strategia aveva fatto sperare in una nuova blitzkrieg nei confronti delle forze russe, esposte ad un contrattacco meccanizzato in virtù del loro elevato grado di logoramento. I primi giorni della controffensiva hanno tuttavia visto le forze ucraine perdere diversi sistemi d’arma occidentali a fronte di guadagni territoriali limitati. Ciò è stato dovuto alla presenza di uno statico ma imponente sistema difensivo russo dotato di elevata potenza di fuoco e una gran quantità di campi minati, atti a frustrare le capacità di manovra ucraine. Tale potenza di fuoco è inoltre rinforzata dalla superiorità aerea di Mosca.

L’esercito di Kiev ha quindi tenuto una breve pausa operativa alla quale ha fatto seguito l’applicazione di una nuova strategia, non più incentrata sulla blitzkrieg, ossia su veloci manovre rivolte verso il centro di gravità nemico come avvenuto durante l’offensiva di Kupyansk nel settembre 2022, ma sul costante logoramento del nemico. La guerra d’attrito rappresenta una strategia finalizzata al progressivo esaurimento delle risorse del nemico, in tale contesto il centro di gravità nemico, definito come l’ubicazione, caratteristiche, o capacità da cui una forza militare trae le proprie capacità d’azione e voglia di combattere, non risulta essere rappresentato da un punto fisico, ma dall’impalcatura che regge lo sforzo bellico russo, costituita dalla catena logistica che alimenta le difese russe e dalle riserve mobili di Mosca.

Mappa di Alberto Bellotto.

I risultati della controffensiva

A seguito dell’avvio della controffensiva le forze ucraine sono state chiamate ad eseguire un compito avente pochi paragoni storici, rappresentata da un’offensiva militare rivolta verso un imponente sistema difensivo senza una netta superiorità numerica e senza superiorità aerea. In un tale contesto operativo la capacità di erodere le difese nemiche preservando contestualmente le proprie forze rappresenta una capacità operativa essenziale. La strategia ucraina ha sinora visto attacchi tramite forze di fanteria volti a logorare le difese russe ottenendo guadagni territoriali di natura tattica, i quali obbligano le riserve mobili russe ad intervenire esponendosi al fuoco ucraino. Tale strategia sta sinora ottenendo un certo successo, l’esercito di Kiev è infatti riuscito a liberare circa 158 km quadrati di territorio dall’elevato valore tattico, impiegando solo una minima parte delle unità mobilitate. Contestualmente grazie alle nuove capacità di bombardamento a lungo raggio le forze ucraine hanno proseguito la campagna di disabilitazione delle linee logistiche russe e dei depositi di munizioni di Mosca.

Le forze russe hanno invece impiegato una parte delle proprie riserve, logoratasi nell’ambito delle operazioni volte a prevenire sfondamenti da parte ucraina. Le forze ucraine hanno sinora perso vari carri armati e Armoured Fighting Vehicles(Afv), nonché un buon numero di Infantry Mobility Vehicles (Imv). Si tratta anzitutto di perdite tendenzialmente contenute, considerando che l’esercito di Kiev sta eseguendo una manovra offensiva segnata da attrito sfavorevole e senza superiorità aerea, in secondo luogo Afv e Imv rappresentano veicoli caratterizzati da un processo di riparazione e di sostituzione scarsamente complesso. Una fetta piuttosto consistente delle perdite ucraine è inoltre rappresentata da veicoli abbandonati, i quali possono essere recuperati e riparati. 

Viceversa le perdite subite dalle forze russe sono anzitutto in larga parte ascrivibili alla completa distruzione dei sistemi d’arma, in secondo luogo l’esercito di Mosca ha subito perdite similari alle forze ucraine in relazione a carri armati e Afv, il che appare preoccupante in virtù della postura difensiva dei russi. Tuttavia il fattore maggiormente rilevante della controffensiva è stato rappresentato dalle forti perdite dell’artiglieria russa.L’invasione russa dell’Ucraina rappresenta anzitutto una guerra “d’artiglieria”, dove tale comparto svolge un ruolo di assoluta rilevanza. L’artiglieria si è rivelata sinora un elemento chiave per le forze di Kiev, in grado di impiegarla con impressionante efficacia. Ciò è reso possibile dall’impiego di avanzati software quali Kropyva e GIS Arta, i quali consentono non solo di identificare il bersaglio con estrema precisione, ma anche di ridurre tempi di dispiegamento e attacco, evitando quindi il fuoco di controbatteria russo.

Addestramento di truppe ucraine nel Regno Unito
Foto: EPA/ADAM VAUGHAN

Il lungo termine

Allo stato attuale la controffensiva delle forze di Kiev risulta essere nella sua fase preparatoria, l’esercito ucraino ha infatti impiegato solo una parte delle unità equipaggiate con armi occidentali, gran parte delle brigate d’assalto si trova ancora nelle retrovie. Pur impiegando una parte non cospicua delle proprie forze, l’esercito ucraino è stato in grado di liberare un certo ammontare di territorio avente un buon valore tattico, infliggendo contestualmente un tasso di perdite piuttosto elevato alle forze russe relativo in particolare a sistemi d’artiglieria. Le forze di Kiev potrebbero quindi decidere di proseguire tale strategia avanzando lentamente al fine di preservare il proprio potenziale, come già avvenuto durante la controffensiva di Kherson, o in alternativa potrebbero mirare a creare uno squarcio nelle difese russe logorando le unità di Mosca e concentrando le brigate attualmente in riserva in quello specifico punto. 

Ciò che si evince dai risultati della controffensiva risulta essere l’assunzione dell’iniziativa da parte delle forze ucraine, le quali pur non avendo ancora ottenuto risultati di rilievo sono riuscite a conseguire certamente un importante obbiettivo, infliggere alle forze russe un maggior numero di perdite a dispetto della postura offensiva segnata da attrito sfavorevole. Nel lungo termine, le forze di Mosca, sempre più impossibilitate a ricevere equipaggiamento moderno e segnate da una scarsa mobilità, dovranno necessariamente fare i conti con tale processo, il quale andrà ad incrociarsi con i contestuale incremento delle capacità di strike ucraine a lungo raggio, determinate dall’ormai sempre più probabile arrivo dei missili ATACMS e dai nuovi sistemi d’arma prodotti dall’industria della difesa del paese, i quali incrementeranno le capacità di Kiev di disabilitare la logistica russa, riducendo l’afflusso di munizioni al fronte.