Bisogna conoscerla. La Corsica è dei corsi, né francese, né italiana, né genovese, sopratutto, non è una colonia francese.
Il quotidiano locale Corse-Matin ha rilevato che il 53% dei corsi intervistati è favorevole a un grado di maggiore autonomia per la Corsica, ma ben il 35% è favorevole alla totale indipendenza dalla Francia. Se sommiamo i voti raccolti al secondo turno delle elezioni di giugno dalle liste autonomiste e indipendentiste raggiungiamo il 68%. Macron, facendo offerta dell’autonomia a venticinque giorni soltanto dal primo turno, ne trarrà vantaggio. È stato, infatti, accusato di cinismo elettorale.
È bene, però, ricordare che in Francia il concetto di autonomia territoriale non esiste e che l’autonomismo còrso non è comparabile con quello nostrano. Il ministro Darmanin ha detto: «Bisogna poi sapere cos’è l’autonomia». Infatti, in Francia, l’autonomia è concessa alla Polinesia francese e alla Nuova Caledonia e lascia a questi territori d’oltremare le decisioni in materia economica, sociale, sanitaria, ambientale, mentre lo stato centrale conserva il potere “regale”, cioè la sicurezza, l’ordine pubblico, la giustizia, la politica estera, la difesa, i soccorsi.
Il presidente nazionalista della Collettività corsa Gilles Simeoni ha accettato di discutere con Darmanin le richieste dell’isola: una vera autonomia legislativa, per poter approvare norme contro la speculazione edilizia, sul fisco, sullo sviluppo economico e il riconoscimento della lingua corsa. Dal 2021, Simeoni, che è un moderato e, tra l’altro, è l’ex avvocato di Colonna, ha allontanato dal potere locale l’ala indipendentista, più radicale, di Jean-Guy Talamoni, che è stato presidente dell’Assemblea di Corsica dal 2015 al 2021. Lo scontro sarà anche politico. «La Corsica deve restare francese», dicono entrambi Marine Le Pen e Eric Zemmour. Jean-Luc Méenchon nel 2017 aveva appoggiato la lista nazionalista.
La cronaca di Sicurezza internazionale
Il 14 marzo, il governo di Parigi ha esortato alla calma, dopo che le manifestazioni, iniziate giovedì 10 marzo, hanno preso una piega piuttosto violenta nei giorni a seguire. Secondo quanto reso noto dalle autorità francesi, almeno 67 persone sono rimaste ferite durante le proteste di domenica, tra cui 44 poliziotti. Stando a quanto rivelato da France24, alla manifestazione nella città di Settentrionale Bastia erano presenti circa 7.000 -10.000 persone. Tuttavia, è a metà pomeriggio di domenica 13 marzo che le proteste sono diventate bellicose, in particolare quando si sarebbero uniti 300 individui incappucciati armati di molotov e armi analoghe, che sono state scagliate contro le forze di sicurezza, ma anche contro strutture critiche del Paese. Nel dettaglio, i rivoltosi hanno preso di mira istituzioni statali e hanno dato fuoco all’ufficio delle imposte della città. In centinaia hanno manifestato anche in altre principali città corse, quali Ajaccio e Calvi. Anche qui le proteste sono rapidamente degenerate in scontri con le forze di sicurezza, hanno riferito i corrispondenti dell’AFP. Ad Ajaccio, i manifestanti hanno fatto irruzione nel principale Tribunale cittadino, dando fuoco a scarti di carta. I rivoltosi hanno anche saccheggiato una banca, sempre ad Ajaccio. In quest’ultima, secondo le autorità locali, 14 persone sono rimaste ferite, incluso un giornalista del canale televisivo francese TF1, che ha riportato ferite alla gamba. Inoltre, RFI ha riferito che alcuni manifestanti hanno dato fuoco anche alla bandiera tricolore francese. …
Macron scatena il caos
Scoppia la polemica a poco più di tre settimane dal primo turno delle presidenziali in Francia: la crisi politica in Corsica accende gli animi.
Massimo Balsamo, Il Giornale.it, 16 marzo 2022
La crisi politica in Corsica si abbatte sulle elezioni presidenziali francesi. L’apertura del governo transalpino alle richieste di autonomia dell’isola ha acceso il dibattito a venticinque giorni dal primo turno: Emmanuel Macron è finito nella bufera.
Verso il bis tra Macron e Le Pen? Cosa dicono i sondaggi
L’esecutivo francese per il prima volta ha inviato il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, a trattare le richieste di indipendenza della Corsica. “Un’apertura importante”, il giudizio di Gilles Simeoni, il presidente del Consiglio esecutivo corso. Nelle ultime settimane sono stati registrati disordini e violenze nell’isola, in seguito all’aggressione subita in carcere da Yvan Colonna, indipendentista dietro le sbarre per l’omicidio del prefetto Claude Erignac. L’uomo, infatti, è stato ridotto in fin di vita da un detenuto jihadista.
Intervenuto ai microfoni di Corse Matin, il ministro Darmanin si è detto pronto ad arrivare fino all’autonomia della Corsica, preannunciando discussioni lunghe e difficili. Il titolare dell’Interno ha promesso a Simeoni“negoziati senza precedenti” e gli indipendentisti hanno acceso i riflettori sulla disponibilità di Macron e del primo ministro Castex di “entrare in una discussione storica” per il futuro dell’isola. Come evidenziato in precedenza, la mossa del leader di En Marche! ha scatenato furiose reazioni. I principali rivali al voto hanno stroncato senza mezzi termini la condotta di Macron. “Così cede alla violenza”, “clientelismo cinico”, “il presidente è disperato”: questi alcuni dei commenti circolati negli ultimi minuti.
Per il candidato comunista Fabien Roussel l’autonomia della Corsica è fuori questione: “Sono contrario, non è così che riempiremo il frigo dei corsi”, le sue parole a Rmc. Tranchant anche Marine Le Pen:“Deve restare francese: passiamo dall’assassinio di un prefetto alla promessa di autonomia, può esserci un messaggio più catastrofico?”.
Come riporta Le Parisien per Eric Zemmour (candidato di Reconquete!) quella di Macron è semplicemente una manovra politica di un presidente – “io sostegno un’identità fiera di una Corsica forte in una Francia forte: la Corsica è grande quando è corsa nel seno di una Francia forte” – mentre Valérie Pécresse ha accusato il presidente di cedere alla violenza, “come ha fatto a Notre-Dame-des-Landes”. Manca sempre meno alle presidenziali, altro grattacapo per il numero uno dell’Eliseo.
La realtà dei giovani corsi al di là del caso Colonna
Anna Maria Merlo, in un bell’articolo dal Manifesto va al pratico. Il passaggio:
“CON LA PRESIDENZA Macron poco si è mosso. Jacques Casamarta, militante associativo di Per a pace, impegnato in Insieme a manca, sottolinea la «miseria sociale» che spinge alla protesta «al di là del caso Colonna»: c’è lo spettro del «declassamento» tra i giovani che riporta il ciclo violenza-repressione degli anni ’80-’90, 25mila disoccupati, un corso su 4 vive sotto la soglia di povertà, ci sono meno servizi sociali che nella Francia metropolitana e «7 anni di nazionalisti al potere» non hanno cambiato la situazione e una soluzione «non è possibile nella V Repubblica» centralizzata.”