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5922.- Perché Salvini sbraita sul Brennero

Divieto di circolazione TIR sul Brennero

Sul Brennero le ordinanze dell’Austria istituiscono divieti di transito per motivi ambientali ai Tir con l’intento di ridurre l’inquinamento, ma creano molti disagi sopratutto sullo scambio di merci tra Italia e Germania. Il divieto vale nella tratta dell’autostrada Inntal A 12, dal chilometro 6,35 (comune di Langkampfen), fino al chilometro 72,00 (comune di Ampass). Mentre l’Austria moltiplica le ordinanze per abbattere il flusso di Tir, da qualche mese Matteo Salvini si è fatto paladino del libero passaggio.

Divieto di circolazione Tir sul Brennero in vigore sull'Autostrada Inntal A12
L’Autostrada Inntal A12

La circolazione sull’autostrada è vietata, in ambo i sensi di marcia e con alcune deroghe agli autocarri con questa tipologia di carico:

  1. Tutti i rifiuti che rientrano nel catalogo europeo dei rifiuti (ai sensi della delibera della Commissione sul catalogo dei rifiuti, 2000/532/CE, nell’ultima versione emendata secondo la delibera della Commissione 2014/955/UE)
  2. Pietre, terra e scavi
  3. Legname sotto forma di tronchi e sughero
  4. Veicoli delle categorie e sotto categorie L1e, L2e, L3e, L4e, L5e, L6e, L7e, M1, M2 e N1 ai sensi dell’§ 3 comma 1 della Legge sui veicoli del 1967
  5. Minerali ferrosi e non ferrosi
  6. Acciaio, ad eccezione di armature e acciaio da costruzione per la fornitura a cantieri
  7. Marmo e travertino
  8. Piastrelle di ceramica e a decorrere dal 1° gennaio 2020
  9. Carta e cartone
  10. Prodotti a base d’oli minerali fluidi
  11. Cemento, calce e gesso
  12. Tubature e profilati cavi
  13. Cereali

Una situazione critica con grandi attese per selezionare chi può transitare e chi no, sta generando caos, traffico e code chilometriche.

Si confrontano opposte esigenze. Per l’Italia il Brennero non può essere un imbuto: è la porta d’Europa. Mentre von der Leyen non ha aperto il procedimento d’infrazione eintende affrontare personalmente la questione, l’Italia accusa una concorrenza sleale agli imprenditori e alle merci italiane e intende aprire egualmente il procedimento d’infrazione.

Da Start Mag, 23 Settembre 2023, Il Taccuino di Federico Guiglia.

Perché Salvini sbraita sul Brennero

È il primo e più importante principio alle fondamenta dell’Unione europea: la libera circolazione delle merci introdotta nel 1957 dal Trattato di Roma, che istituì la Comunità Economica Europea, cioè la fonte materna dei 6 Paesi, Italia inclusa, che oggi sono diventati 27 e adulti.

L’AUSTRIA RESTRINGE IL BRENNERO, E ALLORA L’ITALIA…

Eppure da anni, e con motivazioni di natura ambientale che in realtà danneggiano la competitività italiana, cioè non rispettano un altro dei principi-cardine per i quali l’Europa ha abbattuto le sue frontiere nel comune interesse della crescita e delle esportazioni, l’Austria “restringe” il Brennero. Imponendo nuove limitazioni a quelle, controverse, che già da troppo tempo esistevano al passaggio dei mezzi pesanti.

“La situazione è drammatica, abbiamo code di 50 chilometri in Baviera”, ha protestato anche il ministro dei Trasporti tedesco, Volker Wissing.

Ma adesso, come sollecitavano le associazioni di categorie gravemente penalizzate dal blocco dei Tir alla frontiera, l’Italia ha deciso di ricorrere alla Corte di Giustizia europea contro i divieti unilaterali di Vienna.

L’ha annunciato il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, dopo averlo più volte minacciato nella speranza, rivelatasi vana, di trovare un’intesa con la controparte austriaca. Annuncio e polemica, perché Salvini dice che sarebbe toccato alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, firmare l’avvio della procedura. Ma non l’ha fatto.

“Pontifica sui migranti a Lampedusa, poi permette i blocchi al Brennero”, attacca. E parla di “atto di violenza e arroganza da parte dell’Austria”.

Poi spiega: “L’ambiente non c’entra nulla, è solo concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori e autotrasportatori italiani e tedeschi”.

IN COSA CONSISTE IL PROCEDIMENTO D’INFRAZIONE

Il procedimento d’infrazione è rivolto contro il blocco dell’asse portante fra il Nord e il Sud del continente. Un tema che vede insieme Italia e Germania, entrambe vittime della scelta austro-tirolese motivata dagli effetti dei Tir sull’ambiente e dall’invito a usare meno gomma e più rotaia. Obiettivo, peraltro, su cui tutti concordano. Da tempo economia e commercio hanno imboccato la via della sostenibilità ambientale nell’Europa intera. Dunque, anche sul Brennero si possono trovare soluzioni ragionevoli per tutti. Ma Vienna non ci sente.

Toccherà, perciò, alla giustizia europea stabilire come far valere il principio, non negoziabile nell’Ue, della libertà di circolazione.

Per l’Italia il Brennero non può essere un imbuto: è la porta d’Europa.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi

5876.- Jihad in Austria: “I cristiani devono morire”

Le basi delle guerre a sfondo religioso sono il potere e l’ignoranza dei loro credenti, ma come dicono i musulmani, “C’è un solo Dio”.

Da Gatestone institute, di Raymond Ibrahim, . Traduzione dall’inglese di Angelita La Spada

Due ragazzi musulmani che vivono in Austria, di 15 e 16 anni, hanno di recente confessato davanti al Tribunale regionale di Leoben che vorrebbero “uccidere i cristiani” e “ripristinare il califfato”. Avevano pianificato di massacrare quante più persone possibile durante un attacco alla scuola secondaria di primo grado frequentata dal 15enne. Nella foto: la città di Leoben, dove si è celebrato il processo. (Fonte dell’immagine: David Bauer/Wikimedia Commons)

Due ragazzi musulmani che vivono in Austria hanno di recente confessato davanti al Tribunale regionale di Leoben che vorrebbero “uccidere i cristiani” e “ripristinare il califfato“.

I due, di 15 e 16 anni, sono stati processati presso il Tribunale regionale di Leoben, il 16 luglio scorso. Avevano pianificato di massacrare quante più persone possibile durante un attacco alla scuola secondaria di primo grado frequentata dal 15enne, a Bruck an der Mur, dove vivevano entrambi.

In aula, i due imputati, i quali hanno entrambi un passato di violenza e criminalità, hanno ammesso che volevano “sparare a tutti i cristiani della classe”. Alla domanda come avrebbero reagito se la polizia fosse intervenuta, hanno risposto: “Ci saremmo arresi”, aggiungendo che “Allah li avrebbe perdonati” in prigione, perché “uccidere i cristiani ci conduce in Paradiso”.

Facendo una riflessione sui due mancati stragisti, un articolo rileva:

Sembrano [due ragazzi] che passano del tutto inosservati: un apprendista nel settore automobilistico, 16enne, e un suo amico di 15 anni di Bruck. Ma avevano in mente qualcosa di oscuro. Sebbene siano nati in Austria e fossero integrati nella società, si sono fortemente radicalizzati. Il loro obiettivo era quello di fare dell’Austria un califfato. Per raggiungere questo obiettivo hanno anche accettato di camminare sui cadaveri. (…) Tutti i cristiani dovrebbero essere uccisi”.

Le autorità giudiziarie sono venute a conoscenza dei loro piani dopo che hanno iniziato ad avere informazioni sulle attività terroristiche delle chat di gruppo frequentate da islamici radicali.

Il tribunale li ha condannati a due anni di reclusione, anche se probabilmente sconteranno solo otto mesi. (La pena massima per i minorenni è di cinque anni.) La Corte ha anche disposto che ricevano “una formazione anti-aggressione e seguano un programma di de-radicalizzazione” che, purtroppo, si sono ripetutamente dimostrati inefficaci.

“Per inciso, nel maggio 2022, il 15enne ha dato fuoco alla Scuola Universitaria Professionale di Bruck mentre era chiusa”, conclude l’articolo.

L’episodio è un monito riguardo al fatto che l’Austria sembra essere seduta su una bomba ad orologeria. Anche se le autorità sono riuscite a sventare quello che avrebbe potuto essere un tragico massacro di studenti, come erano riuscite a sventarne un altro procedente nel 2020, l’ostilità musulmana nel Paese continua a crescere, il che fa pensare che potrebbe essere solo una questione di tempo prima che un grave attacco terroristico o qualcosa di peggio travolga la nazione.

Già nel 2017, un articolo, titolato “Gli austriaci vivono nella paura mentre bande di migranti violenti compiono attacchi GIORNALIERI a Vienna”, riportava che:

Rapine e percosse stanno diventando sempre più comuni nella storica capitale, con i passanti che subiscono aggressioni quasi ogni giorno. (…) La zona di Praterstern, appena fuori dal centro di Vienna, è ora controllata dai nordafricani ed è considerata la zona peggiore della città per l’elevato indice di criminalità, nonostante la polizia abbia intensificato la sua presenza nell’area, mentre dall’altra parte della città, la zona circostante la stazione ferroviaria ovest è stata occupata da afgani che hanno fatto notizia per tutte le ragioni sbagliate. (…) I crimini commessi dai migranti in Austria sono aumentati rapidamente nell’ultimo anno man mano che ne sono arrivati altri nel Paese. Lo scorso anno [nel 2016], ci sono state 22 mila denunce penali contro migranti, rispetto alle 14 mila del 2015, come rivelato dal Ministero dell’Interno austriaco. Le aggressioni a sfondo sessuale perpetrate da richiedenti asilo sono diventate un problema serio in Austria, registrando un aumento del 133 per cento nell’ultimo anno da quando è scoppiata la crisi dei migranti. Piscine e altri luoghi pubblici sono diventati alcune delle aree più diffuse per gli attacchi”.

Come in altre nazioni europee, in Austria, i crimini sessuali, anche contro i ragazzi maschi, sono aumentati a dismisura. Secondo un articolo, “Non passa giorno senza che si parli di aggressioni sessuali” per mano di migranti. In un episodio, un 17enne richiedente asilo musulmano ha stuprato una donna di 72 anni, dopo che lei lo aveva aiutato a uscire da un canale, e la vittima avrebbe perso la “voglia di vivere” dopo la violenza subita.

La polizia ha mostrato poco sensibilità, incolpando di fatto le vittime. Dopo che una 20enne austriaca in attesa alla fermata dell’autobus, a Vienna, è stata aggredita, picchiata e derubata da quattro uomini musulmani, di cui uno “ha iniziato col metterle le mani tra i capelli per farle capire chiaramente che nel suo background culturale non c’era quasi nessuna donna bionda”, la polizia ha dettoalla vittima di tingersi i capelli:

“All’inizio ero spaventata, ma ora sono più che altro irritata. Dopo l’aggressione mi hanno detto che le donne non dovrebbero girare da sole per strada dopo le 20.00. E mi hanno dato anche altri consigli, dicendomi che avrei dovuto tingermi i capelli di scuro e non vestirmi in modo così provocatorio. Indirettamente, ciò significa che io ero in parte responsabile di quello che mi è successo. Questo è un insulto vero e proprio”.

Oltre alla generica criminalità musulmana, in Austria, sembra esserci, purtroppo, un odio di matrice ideologica per i “miscredenti” e soprattutto per cristiani ed ebrei. Proprio come nell’episodio sopra riportato, i due ragazzi sono stati processati per il loro intento di “uccidere i cristiani” e “andare in Paradiso”, così ci sono stati numerosi altri casi di musulmani che esprimono la loro ostilità verso la fede storica dell’Austria:

  • Novembre 2020: Un attacco terroristico musulmano contro un gruppo di giovani cattolici è stato sventato in extremis. Secondo un articolo, “l’autore dell’attentato voleva provocare una carneficina uccidendo i giovani cattolici (…) durante una veglia di preghiera a Vienna. L’islamista non è riuscito nel suo intento a causa di una porta chiusa da un timer (…) 17 bambini e giovani appartenenti a un gruppo giovanile cattolico sono scampati per un pelo ad una catastrofe!”.
  • Dicembre 2016: Un richiedente asilo musulmano di 22 anni proveniente dall’Afghanistan ha accoltellato una donna cristiana di 50 anni perché leggeva passi della Bibbia. L’uomo “si era offeso per il fatto che la donna fosse stata invitata dai residenti cristiani del centro di accoglienza per spiegare la Bibbia. Quando ha scoperto cosa stava facendo la donna, si è precipitato in cucina dove si trovava la malcapitata e ha tentato di conficcare la lama del coltello nella parte superiore del suo corpo”.
  • Aprile 2022: Un musulmano ha inseguito, picchiato e preso a calci un uomo cristiano che distribuiva copie della Bibbia nelle strade di Vienna-Meidling.
  • Maggio 2017: Quello che è stato descritto come un “immigrato dalla pelle scura” è stato filmato da un passante mentre lanciava oggetti e colpiva la grande croce dinanzi la parrocchia di St. Marein con una lunga asta, provocando danni per 15 mila euro.
  • Marzo 2014: Dopo aver ascoltato musica islamica, un uomo si è scatenato vandalizzando chiese e profanandone quattro, rovesciando o distruggendo statue, croci e altari.
  • Ottobre 2020: Una folla musulmana composta da una cinquantina di persone è insorta intorno al fonte battesimale e ai confessionali all’interno di una chiesa a Vienna, al grido di “Allahu Akbar!” [“Allah è il più grande!”].
  • Aprile 2020: Alla stazione ferroviaria di Traisen-Markt sono apparsi dei graffiti con su scritto “I cristiani devono morire” e “Allahu Akbar”, causando molta agitazione”.
  • Gennaio 2021: Una quarantina di migranti musulmani sono insorti e hanno bruciato un albero di Natale a Favoriten. Giunti per spegnere l’incendio, i vigili del fuoco hanno sentito uno dei migranti urlare: “Un albero di Natale non può trovare posto in un quartiere musulmano”, mentre la folla inferocita ha colpito gli agenti dei servizi di emergenza con proiettili e bersagliandoli con il grido di “Allahu Akbar!”

Da una rapida ricerca emergono altri episodi recenti, tra cui quello della decapitazione delle statue di Gesù e Maria in un giardino di preghiera, un’oasi spirituale viennese, nel luglio scorso.

Forse la cosa più rilevante è che tutta questa ostilità e violenza sta avendo luogo in un contesto in cui la popolazione musulmana continua a crescere in Austria, al punto che ora ci sono più studenti musulmani che cattolici nelle scuole delle città austriache, tra cui la capitale Vienna e Linz.

Secondo quanto riferito, nel 2021, i musulmani rappresentavano l’8,3 per centodella popolazione austriaca. Secondo un rapporto PEW del 2017, entro il 2050, potrebbero costituire fino al 19,9 per cento della popolazione austriaca.

L’importanza di questi numeri è esacerbata dal fatto che i musulmani sembrano non integrarsi molto bene in Austria, in particolare, la seconda generazione. Secondo il quotidiano austriaco Die Presse:

“I loro genitori sono arrivati in Austria per lavorare come operai specializzati. La seconda generazione non ha alcuna qualifica e i lavoratori non specializzati non sono più necessari nel mercato del lavoro. A differenza dei loro genitori, non parlano molto bene né il tedesco né la loro lingua d’origine. E, secondo l’OCSE, ottengono risultati scolastici inferiori rispetto a coloro che non sono nati in Austria. Inoltre, non ci sono abbastanza ‘figure di riferimento’, ossia migranti di successo che sono presenti nella sfera pubblica.

“Cosa possono fare i politici per rendere possibile una migliore integrazione?

“Ci sono molte proposte da parte degli esperti. Un esempio prevede che i bambini vengano integrati presto, non appena frequentano la scuola dell’infanzia. In futuro, gli immigrati dovrebbero essere scelti non in base ai rapporti familiari, ma in base alle loro qualifiche lavorative”.

Nel maggio scorso, un report ha rilevato che le moschee in Austria insegnavano attivamente ai giovani musulmani a non fare amicizia con gli austriaci autoctoni o con altri non musulmani. Mentre alcuni politici, come Manfred Haimbuchner del Partito della Libertà austriaco di stampo conservatore, hanno espresso sconcerto e indignazione per questo insegnamento, in realtà si tratta di una dottrina musulmana tradizionale. Secondo il versetto 28 della Sura III del Corano:

“I credenti non si alleino con i miscredenti, preferendoli ai fedeli. Chi fa ciò contraddice la religione di Allah, a meno che [letteralmente per proteggere se stessi con la taqiyya, la dissimulazione, N.d.T.] temiate qualche male da parte loro.

Il versetto 51 della Sura V del Corano è ancora più esplicito e lo dice apertamente:

O voi che credete, non sceglietevi per alleati i giudei e i nazareni, sono alleati gli uni degli altri. E chi li sceglie come alleati è uno di loro.

Non c’è da stupirsi, quindi, che anche la minuscola popolazione ebraicadell’Austria sia sotto attacco: nel 1981, terroristi musulmani fecero irruzione e aprirono il fuoco in una sinagoga viennese, uccidendo due persone e ferendone diciotto.

Più di recente, nel 2021, secondo il Deutsche Welle, “i crimini antisemiti hanno raggiunto livelli record in Austria”,

Storicamente, nel 1683, centinaia di migliaia di jihadisti musulmani, guidati dai turchi ottomani, circondarono e assediarono Vienna, C’era un motivo per cui avevano scelto quella città. Per secoli era stata la capitale del Sacro Romano Impero, che a sua volta era stato a lungo il “Difensore della fede cristiana”, il principale nemico del jihad islamico. Nel momento finale, gli europei sconfissero i musulmani e tolsero l’assedio, salvando così non solo Vienna, ma tutta l’Europa.

Chiaramente, molto è cambiato da allora. Oggi i musulmani, in nome del “multiculturalismo”, stanno compiendo in Austria e in tutta Europa quel tipo di incursioni che i loro antenati non avrebbero mai immaginato fossero possibili. Ma questo potrebbe essere meno una ripercussione dell’Islam, che oggi è notevolmente più debole rispetto al suo periodo di massimo splendore ottomano, e più un riverbero di un’Europa meno religiosa e agonizzante.

Raymond Ibrahim, autore di Defenders of the WestSword and Scimitar, Crucified Again e The Al Qaeda Reader, è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute e Judith Friedman Rosen Writing Fellow del Middle East Forum.

4558.- Mirabelli: «Modello Austria? No, meglio l’obbligo vaccinale»

Da “Il Dubbio” del 18 novembre 2021, di Valentina Stella.

modello Austria

INTERVISTA. Il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli contro il “modello Austria”

In Austria da lunedì, per far fronte alla quarta ondata di Covid, è iniziato il lockdown solo per i non vaccinati. Se ne discute anche in Italia e come sempre ci si divide tra favorevoli e contrari. Noi ne abbiamo parlato con il professor Cesare Mirabelli, giurista, ex presidente della Corte Costituzionale che ci esprime tre concetti fondamentali: il modello austriaco è discriminatorio e non potrebbe essere esportato nel nostro Paese; occorrerebbe prevedere l’obbligo vaccinale; si valuti attentamente l’eventuale proroga dello stato di emergenza per non incorrere in derive autoritarie che comprimono i diritti individuali.

Professore qual è il suo parere sul cosiddetto “modello Austria”?

Bisognerebbe conoscerne i dettagli per esprimere un parere completo. L’espressione generica “lockdown” racchiude una platea molto vasta di possibili restrizioni. Sarebbe ammissibile richiedere il certificato di vaccinazione per andare in luoghi affollati, partecipare a manifestazioni sportive e culturali, entrare in pubblici esercizi come i ristoranti. Invece non sarebbe ammissibile, perché discriminatorio, limitare la libertà di circolazione, le uscite da casa e la vita lavorativa e relazionale per una fetta di popolazione non vaccinata. La domanda di fondo però è un’altra.

Quale?

Non sarebbe più lineare, corretto e semplice imporre l’obbligo di vaccinazione per legge? Questo sì che la Costituzione lo consente, naturalmente con l’esenzione per chi per ragioni sanitarie non può sottoporsi al vaccino, che è un trattamento sanitario.

Il Governo forse non vuole prendersi una responsabilità così grande, anche per paura di cause future.

Può essere in qualche modo tardivo l’obbligo adesso perché già l’80% della popolazione è vaccinata. Però farebbe chiarezza e semplificherebbe ogni tipo di discussione e disposizione. Ci servirebbe una legge ad imporre l’obbligo, invece di queste induzioni e imposizioni indirette. Immagino che nel periodo in cui è iniziata la somministrazione del vaccino non ci fossero né elementi di conoscenza né dosi sufficienti per imporre un obbligo. Adesso la situazione è diversa.

In base alla Costituzione e al nostro quadro normativo, il ‘modello Austria’ sarebbe esportabile in Italia?

Non sarebbe esportabile un lockdown duro come quello vissuto da tutti noi nei mesi più difficili della pandemia. Il ricordo si attenua ma non uscivamo di casa, la spesa veniva lasciata sui pianerottoli, funzionavano solamente i servizi essenziali. Quello scenario, ossia una limitazione così incisiva della libertà e della vita di relazione, imposto oggi ai non vaccinati sarebbe discriminatorio e irragionevole.

Nel nostro Paese si è discusso molto in questi ultimi giorni del diritto alla libertà di manifestazione. Qual è il suo pensiero su questo?

Il diritto di manifestare pubblicamente e di riunirsi pacificamente, dopo aver comunicato i dettagli alle autorità che garantiscono la sicurezza, è sacrosanto. Non esiste però un diritto a manifestare in un determinato luogo: se i cortei transitano sempre negli stessi posti, fermando così l’attività della vita cittadina, diventa un problema. Sul piano della salute sarebbe ragionevole chiedere a chi partecipa alle manifestazioni di essere vaccinato.

Un altro problema è il green pass sui luoghi di lavoro.

Dovendo essere assicurata la salute sul posto di lavoro, per sé e per gli altri, ritengo che ci debba essere la richiesta di vaccinazione. Tutto quanto appena delineato porta sempre e comunque a giustificare l’obbligo di vaccinazione generalizzato.

Probabilmente il prossimo Consiglio dei Ministri deciderà di prorogare lo stato di emergenza per altri sei mesi. Crede che sia eccessivo oppure no?

La legislazione che consente lo stato di emergenza era nata per gestire le calamità naturali, ossia situazioni nelle quali l’effetto dannoso era immediato o circoscritto nel tempo. Non avevamo mai sperimentato una circostanza come quella di una pandemia, per la quale l’effetto dannoso si protrae nel tempo. La durata dello stato di emergenza poteva essere di un anno, prorogabile per altri dodici mesi.

Questo è ragionevole perché non si possono consentire deroghe o eccezionalità nelle fonti del diritto o nella gestione in via straordinaria dell’emergenza se non per un tempo limitato. Cosa accade ora? Credo che dovrà essere valutata la situazione al momento in cui scadrà l’attuale stato di emergenza per valutare se c’è una situazione di reale emergenza determinata o dall’ulteriore diffondersi o riaccendersi della pandemia o dal mutamento del virus e dalla sua diffusività. L’interesse che sembra esserci ora nel prorogare lo stato di emergenza risiede nell’evitare che si possa diffondere una qualche variante che potrebbe attaccare chi è stato già vaccinato.

Però Presidente, da tempo si è aperto  un vero e proprio dibattito sul diritto dell’emergenza, perché l’impressione è che più si prolunga lo stato di emergenza più ci troviamo dinanzi ad una compressione e compromissione dei diritti individuali. Condivide questa preoccupazione?

Si tratta di una preoccupazione che è giusto avere. Non bisogna abituarsi all’eccezionalità e alla restrizione del godimento di diritti fondamentali. Se e quando si dovesse fare una nuova valutazione per prorogare lo stato di emergenza nel nostro Paese, occorrerà che essa sia davvero grave e che le misure che vengono imposte ai cittadini siano appropriate e proporzionate rispetto all’obiettivo. Su questo occorrono un’attenzione e un controllo molto forte  da parte del Parlamento: siamo in una situazione assolutamente tranquilla, per cui bisogna evitare che si inneschi una prassi che possa essere pericolosa laddove si manifestassero delle derive autoritarie.

4557.- Perché l’Austria ha introdotto l’obbligo vaccinale

Da Linkiesta, 20 Novembre 2021, aggiornato 21 novembre 2021 da Twitter

La misura entrerà in vigore dal primo febbraio 2022, ma non è ancora chiara la cornice legale: età dei cittadini coinvolti, esenzioni accettate, sanzioni per chi non rispetta la norma. È il primo Paese dell’Unione europea a farlo. «Nonostante mesi di persuasione, discussioni e sforzi, non siamo riusciti a vaccinare abbastanza persone. Dobbiamo guardare in faccia la realtà», ha affermato il Cancelliere Alexander Schallenberg

Cosa ci mostrano i media. LaPresse

L’Austria è il primo Stato dell’Unione europea, e uno dei pochi al mondo, dove sarà obbligatorio vaccinarsi contro il Covid19. L’aumento dei contagi nel Paese e il tasso di vaccinazione relativamente basso hanno spinto il governo del Cancelliere Alexander Schallenberg a prendere questa decisione, annunciata insieme a un nuovo lockdowngenerale di minimo dieci giorni. L’obbligo vaccinale sarà valido dal febbraio 2022 e in questi mesi verranno valutati i dettagli della misura: età dei cittadini coinvolti, esenzioni accettate, sanzioni per chi non rispetta la norma.

Cosa ci mostrano i social. Twitt da Wien sabato 20 novembre 2021.

«Nonostante mesi di persuasione, discussioni e sforzi, non siamo riusciti a vaccinare abbastanza persone. Dobbiamo guardare in faccia la realtà», ha affermato Schallenberg, motivando la sua scelta. L’Austria ha un tasso di vaccinazione del 64,1%, di poco inferiore alla media nell’Unione europea (65,5%), secondo gli ultimi dati dell’Ecdc, il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie. Si tratta di un dato inferiore a quello di molti Paesi d’Europa, compresi Germania (69,1%) e Italia (72,9%). Guardando alle sue frontiere orientali, però, Vienna vede solo percentuali più basse della propria, così come sono inferiori tutti i numeri dei Paesi dell’Europa dell’est, dalla Grecia all’Estonia.

Se la situazione è critica ma non catastrofica per quanto riguarda i vaccini, le preoccupazioni governative poggiano soprattutto su una rapida crescita dei casi di Covid19 nel Paese, che le misure restrittive imposte ai non vaccinati non hanno frenato. Per la prima volta dall’inizio della pandemia, l’incidenza ha superato i mille casi su 10mila e l’ultimo bollettino diramato dal ministero della Salute di Vienna riporta la cifra di 15,809 contagi. Le regioni più colpite si trovano nel Nord del Paese (Salisburgo e Alta Austria), ma gli ospedali si riempiono in tutto il territorio nazionale. Quasi 3mila persone sono al momento ricoverate, di cui 520 in terapia intensiva: più dei pazienti gravi attualmente curati in Italia, che ha quasi sette volte la popolazione dell’Austria. 

Per questo l’esecutivo austriaco, formato dall’alleanza tra i Popolari e i Verdi, ha optato per un doppio provvedimento. Il lockdown, che comincerà lunedì 22 novembre e durerà dieci giorni (prorogabili di altri dieci), serve a contrastare la quarta ondata della pandemia. Ma non basta: «Non vogliamo una quinta, una sesta e una settima ondata. Il virus non se ne andrà», ha detto il capo dell’esecutivo di Vienna per giustificare una mossa così drastica.

Sarà anche estrema destra. ma son proprio tanti! sabato 20 novembre 2021.

I dubbi legali e la protesta dell’estrema destra
Al momento non è chiaro come funzionerà concretamente l’obbligo vaccinale austriaco. Rispondendo ad alcune domande nella conferenza stampa organizzata per diramare l’annuncio, ad Achensee, il ministro della Salute Wolfgang Mückstein ha spiegato che il governo lavorerà con giuristi, sindacati e altre componenti della società civile per definire la misura. 

Ancora incerte sono l’età a partire dalla quale le persone saranno tenute a vaccinarsi e le tipologie di esenzioni che saranno accettate per non sottostare all’obbligo. Dalle parole del ministro, sembra probabile che le misure punitive si limiteranno a sanzioni amministrative pecuniarie. I prossimi mesi, comunque, saranno necessari per stabilire i contorni dell’imposizione, per assicurarne la compatibilità con le leggi nazionali.

Ma la vaccinazione obbligatoria è sicuramente incostituzionale per il partito di estrema destra austriaco, l’FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs), che è terza forza del governo di Vienna e ha governato con i Popolari nella precedente legislatura. «L’annuncio di oggi calpesta le basi della nostra costituzione federale e porta il Paese in un regime di dittatura» ha affermato in un duro comunicato stampa il suo leader, Herbert Kickl, che definisce l’attuale esecutivo «il governo dei bugiardi e dei fallimenti».

Il partito della libertà critica da tempo le scelte in materia di gestione della pandemia della coalizione guidata da Sebastian Kurz prima e da Alexander Schallenberg ora. Nel suo intervento, Kickl ricorda le promesse fatte dal governo in passato, tra cui la fine dei lockdown generalizzati annunciata da Kurz e la contrarietà all’obbligo generalizzato di vaccino chiarita da Mückstein in un’intervista del luglio scorso. Contro la decisione, l’FPÖ ha già lanciato una protesta di massa, lanciata per le 12 di sabato 20 novembre a Vienna. Non sono i soli a contestare la misura: la stampa locale riporta raduni previsti in vari punti della capitale, per quella che sarà molto probabilmente «la più grande manifestazione di sempre contro le misure anti-Covid19».

Al di là della posizione prevedibile delle opposizioni più radicali, infatti, restano i dubbi per una strategia che potrebbe rivelarsi impopolare fra gli austriaci e che finora è stata adottata da pochissimi Paesi nel mondo, come Indonesia, Micronesia e Turkmenistan. Nell’Unione europea il dibattito è aperto da tempo e ora i governi del continente dispongono di un precedente. Il ministro degli Esteri della Germania Heiko Maas aveva subito chiarito che il suo Paese non avrebbe seguito l’esempio dell’Austria, almeno finché sarebbe stata in carica Angela Merkel. Ma, ora, altri potrebbero farlo presto.

3848.- Da una parte, l’Unione europea delle banche e dei comitati tecnici, dall’altra, il diritto alla salute

Naturalmente, in Italia, tutto sta passando sotto silenzio.

Però, per fare un giro oltre le frontiere, “inesistenti”, dovremo pagare la tassa alle società farmaceutiche… E ci hanno già rubato anche la Pasqua! Una torma strapagata di supponenti non ha saputo affrontare la pandemia; non ha applicato il “Piano di preparazione e risposta a una pandemia influenzale – 2006” né il suo piano vaccinale (punto 7.2.3), anzi, hanno tentato di falsificarne la data.

La nostra Costituzione non prevede governi tecnici né scelte che esulino dal controllo del Parlamento, riflesso di quella sovranità che appartiene al Popolo che lo elegge; nemmeno prevede stati di emergenza sanitaria e, meno che mai, permanenti. Invece, ci chiedono di sacrificare il diritto e il principio di libertà da più di un anno. Come dare torto a una donna che dice: “Non posso assolutamente pensare di non poter uscire di casa fino al 7 aprile non posso veramente accettarlo e non lo farò”.

Il mercato delle vacche sui vaccini, rivelato dal Cancelliere austriaco Kurz

di Giuseppina Perlasca, da Scenari economici

Sebastian Kurz: “L’Europa non distribuisce il siero in base alla popolazione”.

Il Cancelliere austriaco Kurz, in grosse difficoltà interne, ha deciso di portare nel guano con se funzionari europei e capi di governo europei rivelando il mercato delle vacche dei vaccini fra i vari stati che ha stravolto lo schema di distribuzione basato sulla popolazione e definito vincitori e vinti della campagna vaccinale.
“Le consegne dei vaccini non vengono effettuate in base alla popolazione nazionale. Quando ieri ho condiviso queste informazioni con alcuni capi di stato e di governo, molti non potevano credere ai loro occhi e alle loro orecchie “, ha detto venerdì il cancelliere austriaco Sebastian Kurz .

“Questi programmi di consegna sono chiaramente in contraddizione con l’obiettivo politico dell’Unione europea, vale a dire che tutti gli Stati membri dovrebbero ricevere la stessa quota di dosi di vaccinazione pro capite“, ha attaccato Kurz. Infatti la Commissione, che ha confermato parzialmente il fatto, non ha distribuito esattamente le dosi in base alla popolazione, ma ha permesso che alcuni paesi da un lato reclamassero dosi non utilizzate da altri, dall’altro concludessero accordi inter-statali per lo scambio delle quote.

I risultati danno un bel quadro dell’Unione, o meglio della Disunione, europea. Malta ha ricevuto il 155% in più delle dosi che avrebbe dovuto ricevere. Anche la Germania fa la parte del leone, avendo ricevuto 1,26 milioni in più rispetto ai 12,36 milioni che le sarebbero dovuto spettare. Al contrario, la situazione è particolarmente difficile per alcuni stati dell’Europa sudorientale e baltici: la Lettonia ha ricevuto il 62% di vaccini in meno del previsto, mentre la Bulgaria il 59% e la Croazia il 27% in meno. Il risultato è evidente: alcuni paesi finiranno le vaccinazioni a maggio, altri dovranno aspettare dopo l’estate. L’accordo voluto dalla Commissione a gennaio non doveva garantire uguale trattamento a tutti? Evidentemente no, e in Europa, come sempre, ci sono Figli (i tedeschi e i furbi) ed i Figliastri (tutti gli altri).
Le cause di questo ennesimo pasticcio europeo? Semplici, e anch’esse molto significative del NON funzionamento dell’Unione:

Alcuni paesi, soprattutto quelli più poveri come la Bulgaria, hanno comprato soprattutto il vaccino Astra Zeneca, meno caro, lasciando Moderna e Pfizer ad altri. Quando la casa anglo svedese ha ritardato le consegne sono rimasti a secco;
sono stati stipulati accordi speciali nel comitato direttivo dell’UE responsabile per l’approvvigionamento di vaccini da parte dei vari membri dello stesso, cioè gli alti funzionari dei ministeri della salute nazionali, per distribuire eventuali consegne aggiuntive di vaccino. Questi accordi non erano noti neppure agli Stati nazionali di competenza dei vari funzionari.
Il secondo punto non è assolutamente una sorpresa: si è lasciato che l’Europa fosse guidata da comitati tecnici poco trasparenti, e i “Tecnici” hanno fatto quello che volevano sulla pelle dei cittadini. A questo bazar han preso poi parte attiva le aziende farmaceutiche, influenzando la distribuzione dei prodotti.
Quindi siamo all’ennesimo pasticciaccio brutto di Bruxelles. Naturalmente però per i politici nostrani va tutto bene, mentre sarebbe utile sapere come si sono comportati i nostri funzionari, anche nell’ottica dei recenti problemi del vaccino Astra Zeneca. Però in Italia, naturalmente, nessuno dice nulla.

“Qualcuno fa accordi segreti e riceve più dosi”

da Repubblica, Tonia Mastrobuoni

(ansa)

Per il leader federale l’Europa non distribuisce il siero in base alla popolazione: se si prosegue così, “Malta entro fine maggio avrà il triplo delle dosi della Bulgaria; i Paesi Bassi più della Germania e il doppio della Croazia”.

Sebastian Kurz torna a puntare il dito contro la Ue, e di nuovo con accuse pesanti che riguardano i vaccini. “La distribuzione”, ha detto il cancelliere austriaco, “non sta avvenendo con il criterio della popolazione”, dunque in base alla chiave concordata dai Paesi membri. Qualcuno riceverebbe più dosi del previsto, a scapito di altri. 

Coronavirus, sui vaccini il cancelliere austriaco Kurz spacca la Ue: “Produrremo con Israele”

da Repubblica, Alberto d’Argenio, Tonia Mastrobuoni, 2 Marzo 2021

Soprattutto, secondo il leader conservatore esisterebbero degli accordi “segreti” stipulati tra singoli Paesi europei e le case farmaceutiche che andrebbero al di là delle intese ufficiali e che sarebbero stati finalizzati dagli esperti sanitari con le case farmaceutiche nello ‘steering committee’ dell’Ue. Kurz sostiene che quelle intese segrete farebbero parte di un “bazar”. 

“All’inizio pensavamo che ci fossero differenze nella velocità delle campagne vaccinali nazionali” ha puntalizzato il leader conservatore, nel corso di una conferenza stampa. Man mano che il divario tra Paesi cresceva, nel governo austriaco è aumentato il sospetto che il ritmo non dipendesse solo dalla qualità delle campagne vaccinali. Kurz ha fatto esaminare i numeri delle forniture nei vari Paesi e ha scoperto che “la velocità delle punture non era il solo motivo” del successo dei Paesi più rapidi. … Per il cancelliere sarebbe la prova inequivocabile che la Ue non stia aderendo alla chiave distributiva basata sulla popolazione. 

Austria, Danimarca e Israele, accordo sui vaccini contro il Covid

04 Marzo 2021

Di questo passo alcuni Paesi avranno vaccinato tutta la popolazione entro maggio, ha proseguito: “Altri solo in estate o autunno”. Kurz avrebbe condiviso le sue perplessità con altri leader di governo: “Molti non potevano credere alle loro orecchie”. 

La Commissione Ue ha ammesso che ci sono state eccezioni alla chiave redistributiva, ma perché nello steering committee i singoli partner Ue possono derogare alle quote stabilite. “In questo contesto un diverso criterio di diffusione è possibile” ha detto il portavoce dell’esecutivo di Bruxelles. E’ in quella sede che un governo può decidere un “opt out” rispetto alle forniture stabilite; in quella fase i dettagli possono essere riformulati dai Paesi membri. Tuttavia le decisioni del board, ha precisato, vengono concordate dalla Commissione con i partner Ue. L’obiettivo di Bruxelles resta quello di aver vaccinato ogni adulto entro la fine dell’estate.

3845.- Assassinio in via emergenziale. Si può!

Anche “La Danimarca sospende il vaccino Astra Zeneca: ‘sospetti’ problemi ematologici”

Si dicono “sospetti” perché non si vuole ammettere il reato. Abbiamo il dovere, non solo il diritto, di dubitare. Quanti morti e quando li conteremo? Cosa vuol dire autorizzare “in via emergenziale”? Significa crepate pure che io non ne rispondo. Chi ha autorizzato i vaccini in via emergenziale e chi li propaganda in qualunque veste e maniera deve essere giudicato. Aboliamo EMA e CTS.

Le autorità sanitarie danesi hanno dichiarato giovedì che sospendono temporaneamente l’uso del vaccino Covid-19 di AstraZeneca come precauzione dopo che alcuni pazienti hanno sviluppato coaguli di sangue da quando hanno ricevuto l’iniezione.

La mossa arriva “a seguito delle segnalazioni di gravi casi di coaguli di sangue tra le persone vaccinate con il vaccino Covid-19 di AstraZeneca”, ha affermato in un comunicato l’Autorità sanitaria danese, che però  ha cautamente aggiunto “non è stato determinato, al momento, che ci sia un legame tra il vaccino e i coaguli di sangue”. Il vaccino  di Oxford è tra i numeri che sono stati utilizzati in tutta Europa da quando è stato approvato dall’Agenzia Europea per il farmaco (EMA). Quindi si tratta di una misura puramente precauzionale.

Ditelo ai morti!

Ricordiamo che tutti i vaccini sono stati autorizzati in via emergenziale, per cui le controindicazioni sono in continua evoluzione.


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2118.- LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO SI SOTTOMETTE ALL’ISLAM

di Judith Bergman • Gatestone Institute, 23 novembre 2018. La mia traduzione libera e i commenti devono essere approvati.

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La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) non solo è errata per stabilire un precedente per l’adesione alla sharia, alle leggi sulla blasfemia islamica, ma sembra essere basata su una serie di false premesse.
▪ Il vero messaggio che la CEDU ha inviato, poiché ha ceduto alle paure di “turbare la pace religiosa”, è che se le minacce funzionano. Continuate a minacciare! Che tipo di protezione dei diritti umani è quella?
▪ Sotanto, a proposito, chi è che arriva a decidere cosa è “incriminante”? Un tempo, era l’Inquisizione.
Le leggi islamiche sulla blasfemia sono state ora elevate alla legge naturale in Europa.
▪ Il 25 ottobre la Corte europea dei diritti umani ha dichiarato che il profeta islamico Muhammad “amava farlo con i bambini” e “… Un 56enne e un bambino di sei anni … ” va “oltre i limiti ammissibili di un dibattito oggettivo” e potrebbe essere classificato come “un attacco abusivo al Profeta dell’Islam, che potrebbe suscitare pregiudizi e minacciare la pace religiosa”.
▪ Il giudizio della Corte ha una lunga storia.

• Nel 2011, l’attivista della libertà di parola e dell’anti-jihad, Elisabeth Sabaditsch-Wolff, è stata giudicata colpevole da una corte austriaca di “denigrazione dei simboli religiosi di un gruppo religioso riconosciuto” dopo aver tenuto una serie di piccoli seminari: “Introduzione alle basi dell’Islam “,” L’islamizzazione dell’Europa “e” L’impatto dell’Islam “.[1]

Ndr: Come può essere riconosciuto dallo Stato un gruppo religioso incostituzionale e che va contro la Carta dei diritti fondamentali dellUnione europea (CDFUE, Titolo Primo, articoli  1,  2, 3  e 10, almeno), in Italia anche nota come Carta di Nizza? Cito i primi tre articoli del Titolo Primo:

Articolo 1

Dignità umana

La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata.

Articolo 2

Diritto alla vita

Ogni persona ha diritto alla vita.
Nessuno può essere condannato alla pena di morte, né giustiziato.

Articolo 3

Diritto all’integrità della persona

Ognipersonahadirittoallapropriaintegritàfisicaepsichica.

• La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) non è solo sbagliata per stabilire un precedente per l’adesione alla sharia alle leggi sulla blasfemia islamica, ma sembra essere basata su una serie di false premesse.
• Il vero messaggio che la CEDU ha inviato, poiché ha ceduto alle paure di “turbare la pace religiosa”, è che se le minacce funzionano, continua a minacciare! Che tipo di protezione dei diritti umani è quella?
• Solo chi è, a proposito, che arriva a decidere cosa è “incriminante”? Precedentemente, era l’Inquisizione.
• Le leggi islamiche sulla blasfemia sono state ora elevate alla legge della terra in Europa.
▪ Nessun musulmano sembra aver frequentato i seminari di Sabaditsch-Wolff. La causa legale contro di lei è nata solo perché una rivista, NEWS, ha presentato una denuncia contro di lei dopo aver segretamente piantato un giornalista ai suoi seminari per registrarli.
▪ Wolff è stato condannato per aver detto che Muhammad “amava farlo con i bambini” e “… Un 56enne e un bambino di sei anni? … Come vogliamo chiamarla, se non è pedofilia?
▪ Il 15 febbraio 2011, la Corte penale regionale di Vienna – secondo la sintesi della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) – ha rilevato che “queste affermazioni implicavano che Muhammad avesse avuto tendenze pedofile”, e condannato Sabaditsch -Wolf “per aver denigrato le dottrine religiose” ai sensi dell’articolo 188 del codice penale austriaco, che recita:

“Chiunque denigra o deride pubblicamente qualsiasi persona o cosa che sia oggetto di culto di una chiesa o di una società religiosa esistente sul suo territorio … tra cui la sua condotta è suscettibile di causare un legittimo fastidio, è punibile con la reclusione fino a sei mesi o una multa fino a 360 tariffe giornaliere “.

▪ La Sabaditsch-Wolff è stata condannata a pagare una multa di 480 euro e le spese del procedimento. La Corte d’appello di Vienna ha confermato la decisione nel dicembre 2011.

Sabaditsch-Wolff ha poi presentato ricorso contro le sentenze della corte austriaca alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Ha dichiarato
▪ Il 25 ottobre, la CEDU ha concluso che non c’è stata “nessuna violazione dell’articolo 10 (libertà di espressione) della Convenzione europea sui diritti umani”.
▪ Nella sua sentenza, la CEDU ha dichiarato:
▪ “La Corte ha rilevato in particolare che i tribunali nazionali valutavano esaurientemente il contesto più ampio delle dichiarazioni del richiedente e bilanciavano attentamente il suo diritto alla libertà di espressione con il diritto degli altri di proteggere i loro sentimenti religiosi e servivano allo scopo legittimo di preservare la pace religiosa In Austria, ritenendo che le affermazioni contestate andassero oltre i limiti ammissibili di un dibattito obiettivo e classificandole come un attacco abusivo al Profeta dell’Islam che potrebbe suscitare pregiudizi e minacciare la pace religiosa. I tribunali nazionali avanzarono ragioni pertinenti e sufficienti. ”
▪ La sentenza della CEDU non è solo sbagliata per stabilire un precedente per l’adesione alla sharia alle leggi sulla blasfemia islamica, ma sembra essere basata su una serie di premesse false.

▪ In primo luogo, la CEDU ha deciso che “l’oggetto della presente causa era di natura particolarmente delicata”. L’oggetto della causa non sembra, infatti, essere più “sensibile” di altri argomenti portati dinanzi alla CEDU. Dopotutto, si tratta di casi riguardanti la violenza contro i bambini, i diritti riproduttivi, le malattie mentali e le questioni relative alla fine della vita, tra gli altri. Ha anche affrontato questioni politicamente “sensibili”, come il caso di Sürek V. Turkey (n. 1) in cui hanno pubblicato Kamil Tekin Sürek e Yücel Özdemir, il maggiore azionista e redattore capo della rivista settimanale turca Haberde Yorumda Gerçek, due lettere di lettori che esprimevano simpatia per la lotta kurda per l’indipendenza dalla Turchia. A causa delle lettere, la Turchia ha condannato Sürek e Özdemir a multe e carcere. La CEDU ha riscontrato che le condanne violavano il diritto alla libertà di espressione. La questione della libertà di parola sull’indipendenza curda in Turchia è, probabilmente, non meno “sensibile” della questione della libertà di espressione sul comportamento di Maometto.
▪ In ogni caso, la CEDU non dovrebbe essere un attore politico che si diletta nella correttezza politica e si allontani dai problemi con i quali i suoi giudici potrebbero sentirsi a disagio o trovare problemi. La CEDU dovrebbe giudicare le questioni più complesse, delicate e difficili nel diritto europeo in materia di diritti umani. Ironia della sorte, questa sentenza potrebbe far sì che la vita in Europa diventi più problematica.

▪ Anche la CEDU ha rilevato che:
▪ “gli (potenziali) effetti delle affermazioni contestate, in una certa misura, dipendevano dalla situazione nel rispettivo paese in cui sono state fatte le dichiarazioni, al momento e nel contesto in cui sono state fatte. Di conseguenza … le autorità nazionali avevano un ampio margine di apprezzamento nel caso di specie, poiché erano in una posizione migliore per valutare quali dichiarazioni avrebbero potuto disturbare la pace religiosa nel loro paese “.
▪ I tribunali nazionali non sembrano aver avuto una posizione migliore o peggiore per valutare le dichiarazioni rispetto alla CEDU. Dopotutto, come ha detto Sabaditsch-Wolff in un’intervista del 2011:
▪ “I miei seminari sono iniziati all’inizio del 2008, prima di un gruppo di non più di sei o sette persone … Col tempo questi seminari hanno attirato l’interesse di ancora più persone, e nell’ottobre 2009 c’erano più di 30 uomini e donne di tutte le passeggiate della vita che ascoltava quello che dovevo dire “.
▪ L’unica ragione per cui i commenti di Sabaditsch-Wolff divennero pubblici al di fuori del suo piccolo gruppo di seminari fu l’evidente desiderio di un giornale austriaco di “disturbare la pace religiosa”. Sabaditsch-Wolff ha detto all’epoca: il suo presunto “crimine” era “vittima”. Sembra improbabile, quindi, dato il pubblico limitato, che c’era molto rischio di “turbare la pace religiosa” e se tale “disturbo” si è effettivamente verificato, non è affatto menzionato nel giudizio della CEDU.
▪ Qual è il compromesso per non “turbare la pace religiosa” – arrendersi? Di solito, questo è ciò che chiamiamo accettando un risultato dannoso per evitare un conflitto. La capitolazione della censura non serve certamente a rafforzare la fiducia in tribunale.
▪ Il vero messaggio che la CEDU ha inviato, poiché ha ceduto alle paure di “turbare la pace religiosa”, è che se le minacce funzionano, continuate a minacciare! Che tipo di protezione dei diritti umani è quella?
▪ Sembra che la CEDU stia sostenendo un ficcanaso permanente per evitare la verità che può solo portare alla totale autocensura e alla totale cessazione della libertà di espressione, come i sostenitori della legge della sharia globale hanno sollecitato per anni.

▪ La CEDU conclude il proprio giudizio nel caso con una discussione sulla sentenza dei tribunali austriaci secondo cui le dichiarazioni di Sabaditsch-Wolff “non erano state fatte in modo obiettivo contribuendo a un dibattito di interesse pubblico, (ad esempio sul matrimonio infantile), ma potevano solo essere inteso come mirato a dimostrare che Maometto non era degno di culto “. La CEDU ha concordato con i tribunali nazionali:
▪ “… la signora S. [Sabaditsch-Wolff] doveva essere consapevole che le sue affermazioni erano in parte basate su fatti non veri e suscettibili di suscitare indignazione negli altri. I tribunali nazionali hanno scoperto che la signora S. aveva etichettato soggettivamente Muhammad cultore della pedofilia, come suo preferenza sessuale generale e che non è riuscita a informare in modo neutrale il suo pubblico del background storico, che, di conseguenza, non ha permesso un serio dibattito su tale questione. ” [enfasi aggiunta]
▪ “Fatti non veri”? Non vi è nulla di simile. Le parole sono un ossimoro, una contraddizione in termini.
▪ In termini di “background storico”, sfortunatamente non è possibile accertare se Muhammad abbia sposato o meno Aisha quando aveva sei anni e abbia consumato il matrimonio quando aveva nove anni; tuttavia, il rapporto che ha fatto è diventato per molti un testo sacro ufficiale; quindi, nella misura in cui possiamo determinare, questa è la “verità” ufficiale. La sentenza sta affermando che la “verità” non è più una difesa?
▪ Il problema è anche che mentre il rapporto sessuale con un bambino di nove anni può non essere stato considerato pedofilia nel settimo secolo (Bukhari 5.58.234), gli uomini usano questa pratica nel XXI secolo come valida giustificazione per i rapporti sessuali che offendono i bambini (vedi qui, qui e qui).
▪ Secondo la giurisprudenza precedente della CEDU e secondo il Consiglio d’Europa: [2]

A tale riguardo, la Corte ha dichiarato che l’articolo 10 protegge non solo
▪ le informazioni o idee che sono accolte favorevolmente o considerate inoffensive o indifferenti, ma anche quelle che offendono, turbano o disturbano; tali sono le esigenze di quel pluralismo, tolleranza e ampiezza di pensiero senza le quali non esiste una società democratica.

NOTA DEL TRADUTTORE

L’Islam va anche contro l’Articolo 10 della CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA. Attraverso le malintese interpretazioni del principio di eguaglianza e della democrazia, si va consumando il suicidio di una civiltà! 

CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA

Articolo 10

Libertà di pensiero, di coscienza e di religione

1. Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o convinzione, così come la libertà di manifestare la propria religione o la propria convinzione individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l’insegnamento, le pratiche e l’osservanza dei riti.

 

▪ Anche le opinioni espresse in un linguaggio forte o esagerato sono protette …
▪ Con la sentenza in corso, la CEDU si è allontanata da questa precedente giurisprudenza creando un rilevante problema sociale – discutendo, così, sul comportamento di Maometto, che continua ad essere un modello per oltre un miliardo di musulmani – off limits, decidendo che, discutendo degli aspetti del suo comportamento, non si è coperti dal diritto alla libertà di parola.
▪ Non solo la CEDU sembra discostarsi da posizioni precedentemente sostenute; ma è andata oltre, dichiarando che:

▪ “… anche in una vivace discussione, non era compatibile con l’Articolo 10 della Convenzione “impacchettare” dichiarazioni incriminanti nell’involucro di una espressione di opinione, altrimenti accettabile e affermare che ciò rendeva passibili tali affermazioni di eccedere i limiti ammissibili della libertà di espressione “.
▪ L’articolo 10 poteva essere usato per proteggere discussioni vivaci, perché, in una società democratica, questo è il significato della libertà di espressione. Le opinioni con cui molte persone sono d’accordo non hanno bisogno di protezione; la libertà di parola esiste proprio per proteggere la minoranza dalla maggioranza (ma anche dal potere, rappresentato un tempo dal sovrano. Ndr).
▪ Ora, tuttavia, la CEDU ha stabilito un chiaro confine: anche se si sta vivendo una discussione vivace, che di solito sarebbe protetta, il riferimento a Maometto – in presunte “dichiarazioni incriminanti” – è proibito, anche se non si usa linguaggio sconvolgente o scioccante, ma si formula la diffamazione “inserendola in una espressione di opinione altrimenti accettabile”. E, allora, ripeto:
▪”Chi è, a proposito, che arriva a decidere cosa è “incriminante”? Precedentemente, era l’Inquisizione. Le leggi islamiche sulla blasfemia sono state ora elevate alla legge della terra in Europa.”
▪ Secondo questo ultimo giudizio, diffamare il profeta islamico Muhammad, anche se inavvertitamente, è semplicemente inaccettabile, indipendentemente dal linguaggio che si usa.
▪ Le leggi sulla blasfemia islamica sono state ora elevate alla legge della terra in Europa.

di Judith Bergman, giornalista, avvocato e analista politico, è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute.

NOTE______________________________________
▪ [1] Sabaditsch-Wolff ha spiegato di averlo visto come il suo “lavoro e dovere di informare i cittadini sulla dottrina del supremacismo islamico e sui suoi effetti disastrosi sulle nostre società libere”. Ha vissuto per diversi anni, sia da bambina che in età adulta, in paesi musulmani in Medio Oriente.
▪ [2] Monica Macovei: una guida per l’attuazione dell’articolo 10 della Convenzione europea sui diritti umani, p 16, (Manuale sui diritti umani, n. 2, 2004).
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