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6201.- Il terrorista tagiko catturato in Italia, segno che l’Isis è vicino

Un altro terrorista arrestato in Italia, a Fiumicino. È il tagiko Ilkhomi Sayrakhmonzoda, jihadista dell’Isis-K, il gruppo terrorista in continua espansione dall’Afghanistan. L’Italia è un punto di snodo.

 Da La Nuova Bussola Quotidiana, di Souad Sbai, 10_04_2024Carabinieri a Fiumicino (Imago Economica)

Euro in contanti e una taglia sulla testa per terrorismo islamico: questo è quanto emerso quando un individuo, con un passaporto ucraino e sotto il falso nome di Timor Settarov, proveniente dall’Olanda e diretto a Roma, è stato arrestato all’aeroporto di Fiumicino. Un viaggio che ha scatenato una caccia serrata ai suoi contatti italiani e ha dato il via a un’indagine delicata. «Siamo molto curiosi di capire cosa era venuto a fare a Roma», hanno dichiarato gli investigatori della Digos di Roma, mentre si concentrano sul caso di Ilkhomi Sayrakhmonzoda, un tagiko di 32 anni definito “membro attivo dell’Isis”. L’uomo è stato fermato nella mattinata di lunedì mentre si apprestava a salire su un treno diretto verso la Capitale, con le manette che sono scattate grazie a una “red notice” dell’Interpol, richiesta dal Tagikistan. Questo perché Sayrakhmonzoda si era arruolato nelle fila dello Stato Islamico nel 2014 e aveva combattuto in Siria, con un precedente arresto anche in Belgio.

L’individuo, descritto come un uomo tagiko con capelli corti, barba, indossante jeans, maglietta bianca e sneakers, è atterrato a Fiumicino da Eindhoven, nei Paesi Bassi, alle 11:45, sotto falsa identità. Gli agenti hanno rilevato le sue impronte digitali e hanno scoperto la sua vera identità, conducendo poi ulteriori indagini. Nonostante i suoi movimenti siano stati monitorati all’aeroporto, Sayrakhmonzoda si era diretto da solo verso il treno che dall’aeroporto di Fiumicino arriva alla stazione ferroviaria di Roma Termini, ma è stato fermato e arrestato dagli agenti dell’antiterrorismo. Durante la perquisizione sono stati sequestrati il suo cellulare e circa duemila euro in contanti.

La nazionalità del detenuto, in un momento di elevata tensione a causa dei conflitti in corso, ha richiamato l’attenzione sul gruppo terroristico che ha colpito alla Crocus Hall di Mosca il 22 marzo scorso, un attentato rivendicato dall’Isis. Ma al momento la Polizia non ha mai menzionato quanto avvenuto in Russia. Non è chiaro quale Paese abbia emesso il mandato di arresto nei suoi confronti, ma gli investigatori hanno confermato che l’uomo ha utilizzato diverse identità false, originarie da Uzbekistan, Kirghizistan e Ucraina. Si sa inoltre che Sayrakhmonzoda è nato nel 1992 e si è arruolato come combattente straniero per lo Stato Islamico in Siria nel 2014.

Il Tagikistan è una delle nazioni che fornisce un numero consistente di militanti dell’Isis Khorasan (Isis-K), formazione che conterebbe su cellule dormienti anche in Europa. La strategia di “internazionalizzazione” dell’agenda dell’Isis-K – il cui obiettivo è la creazione di un califfato islamico nell’Asia centrale e meridionale – è stata perseguita con rinnovato vigore dal 2021. Ciò è in parte dovuto a un ambiente più permissivo in seguito al ritiro degli Stati Uniti e il successivo crollo del governo afghano. Questo processo di internazionalizzazione dell’agenda dell’Isis-K prevede che il gruppo prenda di mira direttamente i paesi della regione o la loro presenza in Afghanistan. Ad oggi, ciò ha visto gli interessi di Pakistan, India, Uzbekistan, Tagikistan, Cina e Russia presi di mira da attacchi terroristici. Per tale motivo il Governo tagiko ha intensificato gli sforzi antiterrorismo dalla presa del potere dei talebani in Afghanistan nell’agosto 2021, con il quale condivide un confine di 843 miglia. 

Il governo del Tagikistan afferma che il nord dell’Afghanistan è una fonte primaria di attività terroristica e ospita migliaia di estremisti violenti. Le preoccupazioni principali del Tagikistan riguardano l’Isis-K e Jamaat Ansarullah, che opera dall’Afghanistan e cerca di rovesciare il governo tagiko per fondare uno stato islamico.

Le preoccupazioni sul reclutamento di cittadini tagiki nell’Isis-K esistono da tempo, con il trattamento draconiano da parte dei talebani nei confronti delle minoranze afghane, compresi i tagiki, che probabilmente crea un inconsapevole vantaggio di reclutamento per il gruppo terroristico. La crescita notevole dell’Isis-K è stata preceduta solo da pochi anni di rischio di totale annientamento per il gruppo. Allo stesso tempo, la storia del movimento dello Stato Islamico è ricca di esempi di rinascite apparentemente improbabili, con azioni audaci al di là dei confini nazionali. Queste azioni non solo mirano a riconquistare roccaforti locali, ma anche ad espandere l’influenza del gruppo e a stabilire il controllo nelle province vicine e addirittura a livello transnazionale. Le operazioni esterne rappresentano un elemento cruciale attraverso il quale lo Stato Islamico realizza i suoi obiettivi strategici, sia durante fasi di crescita che di regressione, nel corso della sua campagna di insurrezione. Tra il 2022 e il 2023, sono emersi rapporti provenienti da diversi paesi dell’Unione Europea che dettagliano il coinvolgimento dell’Isis-K nelle comunità locali in Austria, Germania e Paesi Bassi per coordinare le operazioni estere. Questo si è verificato contemporaneamente all’esplosione della produzione mediatica dell’Isis-K, passando da meno di una manciata di lingue regionali prima del 2020 a oltre una dozzina di lingue dal 2020 in poi. Un avvenimento degno di nota è stato il lancio, nel gennaio 2022, della sua rivista di punta in lingua inglese, Voice of Khorasan. Questa rivista elogia frequentemente i martiri dei combattenti stranieri nelle operazioni attuali e passate e ha ora pubblicato numerosi articoli di presunti sostenitori italiani e canadesi dell’Isis-K, oltre a diffondere regolarmente commenti che incitano alla violenza in risposta ad eventi attuali, come i roghi del Corano in Svezia, con qualche limitato successo riportato in Turchia.

Dunque, le operazioni esterne dell’Isis-K si sono ampliate dalla sua formazione ufficiale nel 2015 fino a comprendere uno spettro completo di azioni attuali, dalle spedizioni locali alle operazioni coordinate e ispirate dall’estero. Contestualmente, le sue attività mediatiche si sono viste rapidamente espandere per contribuire ad amplificare e sostenere tali operazioni. Anche se alcuni analisti e funzionari potrebbero interpretare l’attuale pausa nelle operazioni complessive dell’Isis-K come un segno di debolezza, la chiara traiettoria ascendente e di espansione del gruppo nel tempo non può essere ignorata. Diversi cittadini tagiki sono stati arrestati perché in procinto di compiere attentati contro obiettivi degli Stati Uniti e della NATO in Germania nell’aprile 2020. Altri membri tagiki dell’Isis-K sono stati fermati dalle autorità tedesche e olandesi nel luglio 2023 come parte di un’operazione per sventare una rete dell’Isis-K che pianificava un attentato ed era intenta nella raccolta fondi.

Episodi che ci fanno tornare in Italia, all’aeroporto di Fiumicino. Perché l’Italia è stata e continua ad essere base e snodo strategico per terroristi. Roma non era dunque una tappa intermedia, ma la destinazione del tagiko affiliato allo Stato islamico. Non aveva infatti un altro biglietto aereo per ripartire. Sayrakhmonzoda era ‘”sconosciuto” alle banche dati delle Forze dell’ordine italiane, non ha dunque precedenti sul territorio nazionale. Ha però numerosi alias con nazionalità e date di nascita diverse, in particolare dell’Uzbekistan, del Kirghizistan e dell’Ucraina. Gli investigatori contano ora attraverso l’analisi del telefonino di risalire ad eventuali contatti italiani dell’uomo.

Già, perché il suo arrivo a Roma apre ad interrogativi inquietanti: programmava un’azione? Doveva reclutare qualcuno? C’era una rete che lo attendeva? Quei 2000 euro a cosa servivano? Non è la prima volta che viene arrestato un terrorista islamico “di passaggio” in Italia.

Se andiamo con la mente alle cronache dello scorso febbraio ricordiamo Sagou Gouno Kassogue, un cittadino maliano di 32 anni, identificato come l’aggressore che ha ferito tre persone con un coltello alla Gare de Lyon di Parigi. È emerso che Kassogue è uno dei più di 180mila migranti che sono sbarcati in Italia nel 2016. Questo episodio si aggiunge a una serie di attacchi terroristici in Europa perpetrati da individui con legami precedenti con l’Italia. Abdesalem Lassoued, un tunisino di 45 anni, ha ucciso due turisti svedesi a Bruxelles lo scorso ottobre. Lassoued, dopo essere sbarcato in Sicilia, ha trascorso del tempo in Italia, tra Bologna e Genova. Lakhdar Benrabah, un algerino, ha aggredito tre poliziotti a Cannes nell’8 novembre 2021. Benrabah è arrivato in Sardegna, è stato poi trasferito a Napoli e ha ottenuto il permesso di soggiorno. Brahim Aoussaoui, anch’egli tunisino, ha ucciso tre persone nella basilica di Notre-Dame a Nizza il 29 ottobre 2020. Aoussaoui è arrivato a Lampedusa poco più di un mese prima, è stato poi trasferito a Bari, dove ha ricevuto un foglio di via con cui ha attraversato clandestinamente il confine.

Anis Amri, anche lui tunisino, ha perpetrato l’attentato di Berlino nel 2016, uccidendo 12 persone. Amri, prima di diventare un terrorista, è stato arrestato in Italia e poi si è spostato in Germania con un foglio di via. Nel 2016, l’algerino Khaled Babouri ha aggredito due poliziotte a Charleroi, in Belgio, e l’attentato è stato rivendicato dall’Isis. Babouri ha attraversato l’Italia prima dell’attacco. Mohamed Lahouaiej Bouhlel, anch’egli tunisino, ha lanciato un autocarro sul lungomare di Nizza nel 2016, uccidendo quasi 90 persone. Bouhlel si spostava spesso tra l’Italia e la Francia. Infine, Ahmed Hanachi, tunisino, ha accoltellato a morte due ragazze alla stazione Saint-Charles di Marsiglia il primo ottobre 2017, ed è stato sposato con un’italiana, vivendo ad Aprilia (Lt) presso i suoceri per un lungo periodo.

Questi casi evidenziano una serie di individui con legami con l’Italia coinvolti in attacchi terroristici in Europa. Lo scorso ottobre il Comitato di analisi strategica antiterrorismo aveva reso noto che negli ultimi otto anni 146 foreign fighters schedati e 711 soggetti pericolosi rimpatriati, di cui 53 solo nel 2023. Nel 2015 si contavano 87 foreign fighters che in qualche modo avevano avuto a che fare con l’Italia. Oggi conviene aggiornare i conti, per non pagarne presto di salati.

6191.- Ecco perché il GUR ucraino, e non l’ISIS-K, è il principale sospettato dell’attacco terroristico al Crocus

L’era delle guerre fatte con le balle sta finendo.

Pubblicato il 26 Marzo 2024, di Andrew Korybko. Traduzione di Marco Pondrelli per Marx21

da https://korybko.substack.com

Dopo l’attacco terroristico di venerdì sera al Crocus City Hall di Mosca, le speculazioni si sono moltiplicate per stabilire se il responsabile fosse davvero l’ISIS-K, come dichiarato dal gruppo, o se il servizio di intelligence militare ucraino GUR avesse orchestrato tutto con la copertura di suoi agenti che si spacciavano per membri di quel gruppo. I media mainstream stanno seguendo la prima ipotesi, mentre fanno del tutto per screditare la seconda, ma ricordando la storia terroristica del GUR e i suoi legami con gli islamisti radicali si capisce esso che non è al di sopra di ogni sospetto.

Sono i responsabili dell’assassinio di Darya Dugina nell’estate del 2022, dell’attentato con camion bomba sul ponte di Crimea nell’autunno dello stesso anno, dell’assassinio di Vladlen Tatarsky nella primavera del 2023 e delle incursioni terroristiche transfrontaliere del cosiddetto “Corpo dei volontari russi” nell’ultimo anno. Sono anche legati ai terroristi tartari di Crimea e a quelli ceceni dell’ISIS. Anche la CIA è collegata a questi atti e gruppi terroristici, lo scorso autunno il Washington Post ha riferito che ha ricostruito il GUR da zero dopo il 2014.

L’odierno GUR è un prodotto della CIA, che ha certamente condiviso con i suoi protetti tutto ciò che ha imparato durante la guerra ibrida in corso in Siria, per non parlare dei contatti terroristici. È stato attraverso questa frequentazione che il capo della GUR Kirill Budanov mostrato la sua sete di sangue rivelata pienamente la primavera scorsa quando ha dichiarato che “abbiamo ucciso russi e continueremo a uccidere russi ovunque sulla faccia del mondo fino alla completa vittoria di Ucraina.”

Per quanto letale sia diventato il GUR nell’ultimo decennio, si tratta pur sempre di un’imitazione della CIA, ed è per questo che ci si aspetta che di tanto in tanto commetta errori grossolani. Ciò è rilevante quando si tratta dell’ultimo attacco, dopo che l’ISIS-K ha rivendicato la responsabilità utilizzando un modello di notizia obsoleto, suggerendo così che qualcun altro abbia rivendicato a suo nome in un primo momento, ma che poi l’ISIS-K abbia opportunisticamente fatto leva su di esso per avere più peso. Considerando la sua storia terroristica e i suoi legami con gli islamisti radicali, questo misterioso attore era probabilmente il GUR.

È probabile che i loro agenti si siano finti membri di gruppo terroristico per mantenere una plausibile possibilità di smentita nel caso in cui l’attacco pianificato fosse stato sventato o i terroristi fossero stati catturati in seguito. Uno dei tagiki catturati nell’auto che correva verso il confine ucraino ha dichiarato di essere stato reclutato dai curatori di un canale Telegram radicale appena un mese fa per portare a termine l’attacco utilizzando armi già pronte in cambio di un pagamento con carta di debito di circa 5000 dollari ciascuno.

Questi cittadini sono stati probabilmente scelti dal GUR perché alcuni di loro sono predisposti al radicalismo religioso a causa della persistente eredità della guerra civile di ispirazione islamica degli anni ’90 in Tagikistan, il loro Paese confina con il quartier generale afghano dell’ISIS-K e hanno il privilegio di viaggiare senza visto in Russia. Di conseguenza, sono stati presumibilmente reclutati tramite un canale Telegram radicale, il coinvolgimento dell’ISIS-K non sembra del tutto implausibile e sono potuti entrare in Russia con un controllo minimo.

Tuttavia, non erano abbastanza radicali da uscire con le armi in pugno o con un’esplosione suicida come quella per cui è noto l’ISIS-K, ma erano comunque sufficientemente simpatizzanti dell’ideologia del gruppo da portare a termine quella che ritenevano essere l’ultima missione pagata. Questo spiega perché sono fuggiti dalla scena del crimine, contrariamente a quanto farebbe qualsiasi affiliato di quel gruppo, dopo aver mitragliato decine di persone e dato fuoco al locale.

Se avessero raggiunto l’Ucraina, dove l’FSB ha confermato che avevano contatti e il Presidente Putin ha detto che “è stata preparata una finestra per loro… da attraversare”, allora probabilmente sarebbero stati uccisi dal GUR per coprire tutto. Non bisogna dimenticare che questo gruppo ha imparato a fare terrorismo dalla CIA, che a sua volta ha perfezionato questa pratica in Siria negli ultimi 13 anni di guerra ibrida che ha condotto in quel Paese, ma il GUR è un’imitazione e per questo ha commesso tre errori grossolani.

Nell’ordine in cui si sono verificati, il primo errore è stato quello di reclutare persone che non erano pronte a combattere fino alla morte sul luogo dell’imminente attacco terroristico. Questo ha portato alla cattura dei colpevoli e alla rivelazione di come sono stati reclutati in cambio di denaro, il che è uno dei segni che l’ISIS-K non è dietro a ciò che è successo, poiché i loro membri si aspettano sempre di morire come “martiri”. Di conseguenza, il fatto che sia stato commesso questo errore suggerisce che il GUR era disperato nel portare avanti i suoi piani.

Il secondo errore è stato quello di non aver detto ai loro proxy di fuggire in un rifugio subito dopo l’attacco per incontrare un contatto che li avrebbe aiutati a raggiungere il confine più tardi, ma che in realtà per coprire tutto li avrebbe uccisi una volta incontrati. Questo li ha portati a correre verso il confine ucraino, mostrando così a tutti che pensavano almeno di trovare rifugio lì, il che ha reso la rivendicazione russa del coinvolgimento ucraino molto più credibile per molti scettici occidentali.

Infine, l’ultimo errore è stato l’utilizzo da parte del GUR di un modello di notizia obsoleto per rivendicare l’attacco a nome di ISIS-K, che, secondo le loro corrette previsioni, lo avrebbe opportunisticamente utilizzato per accrescere il suo peso. Così facendo, però, hanno segnalato che il gruppo stesso non ha avuto un ruolo nell’organizzazione di quanto accaduto, altrimenti sarebbe stato usato uno strumento più moderno. Nell’insieme, questi tre errori screditano la narrazione dei media mainstream e attirano invece l’attenzione sul GUR.

Insieme alla sua storia di terrorismo e ai suoi legami con i gruppi islamici radicali, che dimostrano rispettivamente che ha le capacità e l’intenzione di compiere l’attacco Crocus e le conoscenze necessarie per contattare online estremisti a scopo di reclutamento, tutto ciò rende il GUR il principale sospettato. Ha imparato tutto sul terrorismo dalla CIA, ma poiché è ancora un’imitazione, ha commesso una serie di errori sciatti che hanno portato a incriminare l’Ucraina invece di dare falso credito alla narrazione dell’ISIS-K.

6184.- Le Impronte di Londra nell’attentato a Mosca

E chi altro se no? Il FSB le sta scoprendo, sempre più precise

Sir Richard Moore KCMG is the Chief of MI6, the UK Secret Intelligence Service.

Da Blondet & Friends,

❗Stati Uniti, Gran Bretagna e Ucraina sono dietro l’attacco terroristico a Crocus –

Bortnikov, direttore FSB https://t.co/8tFekYRqhR

— Lukyluke31 (@Lukyluke311) March 26, 2024

Il corrispondente di guerra russo Marat Khayrullin sulle tracce britanniche nell’attacco al municipio di Crocus, parte 1 :

Attacco terroristico a Mosca: tracce tagiche portano alla Londra britannica che ha tirato fuori vecchi scheletri dall’armadio

La mostruosa tragedia avvenuta al Crocus City Hall ha radici molto profonde e conseguenze di vasta portata. Torneremo da loro molte volte in futuro. Ma oggi parliamo da dove è arrivato l’attacco questa volta. E proviamo a ricostruirne almeno approssimativamente la genesi e a comprendere il fatto che il principale nemico sta lanciando contro di noi se non le sue ultime forze, sicuramente giocando le carte vincenti che ha tenuto fino alla fine.

Due giorni dopo il sanguinoso attacco, nella comunità politica e di intelligence russa è opinione generale che dietro l’attacco terroristico ci sia il Regno Unito, o meglio l’MI6. Il modus operandi è fin troppo simile a quello di questa organizzazione.

Un fatto indiscutibile è che tutti i più grandi attacchi terroristici avvenuti in Russia nel periodo post-sovietico, da Beslan a Dubrovka, hanno avuto in un modo o nell’altro una traccia britannica. I leader terroristi che dirigevano i militanti furono reclutati dall’MI6. E in alcuni casi (come Basayev e Khattab) collaboravano apertamente con l’MI6.

Per contrastare questa opinione, il Regno Unito, attraverso i suoi principali media, ha rilasciato una dichiarazione ovviamente preparata: dietro l’attacco terroristico c’è una certa organizzazione Vilayat Khorasan (un ramo dello Stato islamico che opera in Afghanistan).

Per gli specialisti, tale azione parla chiaramente a favore della versione secondo cui in questo caso particolare è l’inglese [UK — S] a confondere le acque. Qui dobbiamo subito dire che la storia non è semplice, e capirla da zero è molto difficile, quindi oggi ne tracceremo solo alcune caratteristiche.

L’Isis, nel suo periodo di massimo splendore, era un insieme di bande tribali unite principalmente sulla base dei finanziamenti provenienti dal Regno Unito. Sia il bandito al-Shishani (Batirashvili, originario della Georgia) che il suo sostituto, Khalimov, tagico, erano mercenari diretti dell’MI6.

La portata delle attività dell’ISIS come procuratore degli inglesi alla fine divenne così seria che iniziò a interferire con l’influenza degli Stati Uniti in Medio Oriente e in Asia centrale, e il Regno Unito dovette parzialmente ridurre la portata delle sue operazioni per non far arrabbiare gli inglesi. egemone. E per un po’ tutti questi terroristi al servizio dell’MI6 sono rimasti nell’ombra, alcuni sono stati addirittura dichiarati morti.

Hanno cominciato a riemergere di nuovo dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan. Fu allora che entrò in scena proprio l’Isis del Khorasan. In realtà, un certo numero di leader tribali pashtun appoggiati dagli inglesi. Sono gli unici che hanno accettato di combattere i talebani. Questo è un punto chiave.

Qui entriamo nella complessa geopolitica dell’Asia centrale. La maggior parte dei paesi della regione sostiene gli sforzi dei talebani per pacificare l’Afghanistan, sperando in tal modo di garantire la loro sicurezza. Tutti, tranne il Tagikistan. Che non riescono a trovare un accordo comune con i talebani perché sotto la loro ala protettrice ci sono una serie di organizzazioni considerate terroristiche in Tagikistan. È stata proprio su questa divisione che il Regno Unito ha giocato per tutti questi anni dopo che gli americani hanno lasciato la regione, cercando con tutte le sue forze di impedire l’instaurazione della pace in Asia.

A tal fine, subito dopo il ritiro degli Stati Uniti, gli afghani di etnia tagica iniziarono ad essere reclutati nelle bande di Vilayat Khorasan. Cioè, hanno iniziato a dimostrare al presidente Rahmon, che è molto sensibile a questo problema e considera i tagiki una delle nazioni più divise al mondo, che l’ISIS del Khorasan è in un certo senso amichevole [verso i tagiki – S]. E che unendosi al sostegno dei talebani tradirebbe gli interessi dei tagiki.

In altre parole, puntando il dito contro l’ISIS del Khorasan, che, sottolineo, al momento praticamente non esiste come organizzazione (esiste solo una certa comunità di bande tribali), il Regno Unito sta apertamente cercando di trascinarci nell’Asia confusione. È un altro tentativo da parte degli inglesi, dopo il Kazakistan, di imporre problemi alle nostre retrovie.

Ma questa è solo una parte del gioco. Il secondo non è meno interessante e più rivelatore.

La base politica dello stesso leader dell’Isis, Khalimov, un tagico, è sempre stata il Partito della rinascita islamica del Tagikistan. È stata dichiarata un’organizzazione terroristica nella sua patria e dall’inizio degli anni 2000, indovina dove si trova il suo quartier generale? Hai indovinato, a Londra.

6182.- Strage di Mosca: nuovo video dell’Isis con le body cam dei terroristi che sparano e ammazzano

Un’altra tessera del puzzle, ma chi è la mente?

Da Il Secolo d’Italia, 24 Marzo 2024 17:53 – di Robert Perdicchi

I miliziani dello Stato Islamico (Isis) hanno diffuso un nuovo video dell’assalto alla sala concerti Crocus City Hall a Mosca che ha provocato la morte di 133 persone. Nel filmato, pubblicato dall’agenzia di stampa dell’Isis Amaq, si vedono uomini armati che si filmano mentre danno la caccia agli spettatori nell’atrio del Crocus City Hall e sparano contro di loro con i mitra a bruciapelo, uccidendo decine di persone. Ad un certo punto, uno degli uomini armati dice a un altro di ”ucciderli e non avere pietà”. Il video dura un minuto e mezzo.

Strage dei terroristi a Mosca, allarme a San Pietroburgo

Gli investigatori russi hanno intanto trovato armi e munizioni all’interno della Crocus City Hall. Le autorità di sicurezza hanno riferito di aver sequestrato, tra l’altro, due fucili d’assalto Kalashnikov, più di 500 munizioni e 28 caricatori. Intanto oggi è stato evacuato il centro commerciale London Mall a San Pietroburgo, in Russia. Lo riferiscono media russi su Telegram spiegando che sul posto sono presenti vigili del fuoco, ambulanze e forze dell’ordine. Al momento non sono state ancora rilasciate dichiarazioni ufficiali. Un uomo è stato arrestato dalla polizia russa nel centro commerciale London Hall dove ha rivendicato di aver collocato ordigni esplosivi. Lo riferiscono i media russi, diffondendo le immagini delle persone evacuate dal mall. L’uomo arrestato non ha indicato dove avrebbe collocato le bombe.

Ci prendono per allocchi!

“Chi c’è dietro Muhammad, la mente dell’attentato a Mosca: gli scritti, i disegni e le incitazioni che lo legano all’Islam”

Dice Chiara Comai,su La Stampa: ” Sul suo profilo social Vk nessuna traccia di Ucraina ma molte di islamizzazione. È uno dei possibili leader della strage.”

23 Marzo 2024 alle 15:13

Chi c'è dietro Muhammad, la mente dell'attentato a Mosca: gli scritti, i disegni e le incitazioni che lo legano all'Islam

Vi sembra uno capace di battere tutti i livelli di intelligence della Federazione Russa?

Strage a Mosca, uno dei presunti terroristi seduto in tribunale col volto tumefatto: "Non parla russo"

E questi, con quella faccia innocente, sarebbero i suoi sicari, giunti a Mosca con la cicogna dal Tagikistan, che, senza destare sospetti, si sono mossi, come fossero nel giardino di casa loro, nel Crocus City Hall, vi hanno depositato armi, bombe, tute e munizioni; che hanno stabilito contatti per la fuga da Mosca in Ucraina, senza saper parlare una parola di russo. E, poi, chi ha sbarrato le porte antincendio? Neanche la santa anima di Padre Pio avrebbe potuto fare meglio.

Attentato a Mosca, i terroristi arrivano alla Crocus City Hall e iniziano a sparare

6181.- Lo Stato Islamico del Khorasan aveva colpito due giorni prima a Kandahar: 21 morti.

Ora che la matrice Isis-k dell’attentato di Mosca sembra essersi acclarata, che c’è notizia di un altro attentato fallito due settimane fa a una sinagoga di Mosca, ritroviamo lo Stato Islamico del Khorasan in Afghanistan, nell’attentato di Kandahar, il 21 di questo marzo.

Questa attività invita a riflettere sulla necessità di concludere i conflitti in corso, stabilizzare le aree a rischio e alzare i livelli di sicurezza. A questo riguardo, il conflitto Hamas – Israele, la sua ramificazione nel Mar Rosso, sono fonte di debolezza. Sopratutto, generano nuovi adepti per entità come l’Isis-k e l’Occidente deve decidere quale partita giocare. Anche Putin, se intende avvalersi della migliore condivisione delle informazioni, deve tirare le somme della sua operazione in Ucraina e valorizzare i collegamenti fra i servizi di intelligence della Federazione Russa a quelli degli USA e dei membri dell’Ue. Qualunque siano le decisioni dei governi, da parte italiana, può essere cruciale sostenere al massimo l’intelligence offensiva, che, allo stato, deve essere tanto esterna quanto interna. Chi deve, infatti, farà fronte al terrorismo internazionale, senza trascurare di riconoscere le sue ramificazioni endogene, mapperà i reclutatori prima che producano cellule operative. Ancora, sopratutto, rafforzandoci, eviteremo di essere la palestra delle loro scalate. 

AFGHANISTAN: Attentato a Kandahar, 21 morti 

AFGHANISTAN. L’anno nuovo è iniziato nel sangue. Attentati dell’Isis a raffica

Da Pagine Esteri, 22 marzo 2024 

Ancora violenza in Afghanistan. La mattina del 21 marzo, nella città di Kandahar, la seconda più grande del Paese, un’esplosione davanti alla banca centrale ha provocato la morte di almeno 21 persone. Il target dell’attacco sarebbe stato, secondo alcune fonti, un gruppo di talebani radunati davanti all’edificio, la New Kabul Bank, in attesa di riscuotere i salari. Le autorità talebane avrebbero riferito un numero di vittime ben inferiore rispetto a quello riportato ai corrispondenti internazionali dal personale dell’ospedale locale Mirwais, dove molti feriti nell’esplosione, almeno 50 in tutto, sono stati condotti.

Poche ore dopo, lo Stato Islamico del Khorasan ha rivendicato l’attacco. Sul canale Telegram della sua agenzia di stampa Amaq, il gruppo jihadista avrebbe dichiarato, infatti, che un combattente dell’Isis avrebbe “fatto detonare la sua cintura esplosiva vicino a un assembramento di milizie talebane”.

Il portavoce del ministero dell’interno del governo de facto talebano, Abdul Matin Qani, in una dichiarazione all’Associated France Press ha riferito che l’inchiesta sull’esplosione è ancora in corso e che i responsabili “saranno identificati e puniti”.

Karen Decker, incaricato degli Affari in Afghanistan per il governo degli Stati Uniti, ha condannato l’attentato e “tutti gli atti di terrore” in un post sul suo account X e ha espresso le sue condoglianze alle famiglie delle vittime. “Gli afghani dovrebbero poter osservare il Ramadan in pace e senza paura”, ha scritto.

La città in cui si è verificato l’attentato, capoluogo dell’omonima provincia, è considerata il quartier generale dei talebani, nonché la terra in cui ha preso i natali il movimento.

Lì vive, ad esempio, il leader supremo Hibatullah Akhundzada, colui che per primo aveva ordinato il bando delle bambine afghane dall’istruzione scolastico oltre il sesto grado.

A differenza, pertanto, di molti attentati avvenuti nei mesi scorsi nel Paese, in cui un bersaglio frequente erano le minoranze etniche sciite, prima tra tutte quella hazara, il target di quest’ultimo attacco sembrerebbe essere direttamente la maggioranza sunnita attualmente al governo.

Diverse esplosioni si sono registrate nel Paese dall’11 marzo scorso, data di inizio del mese di Ramadan, ma poche di queste sono state confermate dalle autorità de facto afghane.

Nonostante la drastica riduzione degli attentati nel Paese dalla presa del potere da parte dei talebani nell’agosto del 2021, orgogliosamente rivendicata dal governo de facto, i gruppi armati, primo tra tutti lo Stato Islamico del Khorasan, sono ancora molto attivi, e dalla fine del 2023 il progressivo incremento degli episodi di violenza, principalmente a danno dei civili, sta tornando a minacciare esponenzialmente la sicurezza del paese. Di Valeria Cagnazzo,

            

6180.- Perché Isis ha colpito la Russia di Putin?

“É sempre più probabile che lo Stato Islamico sia il responsabile di questa ennesima strage di innocenti”.

Che senso ha ammazzare gli innocenti?

Da Startmag, di Marco Orioles, 24 Marzo 2024

Il punto di Marco Orioles.

Un attentato terrificante con tantissime vittime e una grande menzogna sui responsabili. Perché della strage di venerdì scorso alla periferia di Mosca Putin e il suo regime intendono vendicarsi non su chi ha rivendicato il fatto pubblicamente e per ben due volte, ossia i jihadisti dello Stato Islamico e in particolare della provincia centroasiatica, ma sui soliti ucraino-nazisti guidati dall’ebreo Zelensky. Ecco in breve perché lo zar mente.

Dito puntato.

Come scriveva l’Associated Press stamani all’alba, Putin punta il dito su Kiev, quest’ultima nega tutto e intanto lo Stato Islamico del Khorasan – branca centroasiatica del feroce e non domo gruppo jihadista – ha rivendicato non una ma due volte la strage alla Crocus City Hall di Krasnogorsk.

La verità secondo gli Usa.

Malgrado ciò lo zar nel suo discorso alla nazione di ieri non ha affatto menzionato i terroristi islamici dell’Isis, ossia quelli che secondo la portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale Usa Adrienne Watson “portano la sola responsabilità di questo attacco”.

La stessa Watson ha addirittura rivelato che l’America all’inizio di questo mese aveva informato i russi – ! – di un imminente attentato terroristico pianificato a Mosca e aveva anche avvertito i cittadini americani presenti in quel Paese.

Un dettaglio imbarazzante.

E del resto, sottolinea ancora l’Associated Press, erano stati gli stessi servizi segreti russi dell’FSB a sventare poche settimane fa un attacco di Isis-K a una sinagoga moscovita.

Ma perché la Russia?

Motivi per i terroristi islamici di colpire la Russia ce ne sono a bizzeffe da quando quel Paese è guidato da un leader che già 24 anni fa nei primissimi giorni di potere rase al suolo la Cecenia islamica che coltivava il sogno dell’indipendenza e di un califfato, pagandolo con centinaia di migliaia di morti inclusi quelli del commando anche femminile che 22 anni fa entrò in azione in un teatro moscovita per vendicare quell’onta.

Ma come spiega l’analista pakistano Syed Mohammad Alì alla stessa AP, vi sono anche ragioni più recenti per infierire sull’ex impero sovietico: ci si deve vendicare in particolare dei musulmani siriani – uomini, donne e bambini, quasi tutti civili – morti tra il 2015 e i mesi scorsi sotto le bombe scagliate dagli aerei di una Russia intervenuta in quel Paese per aiutare il dittatore alawita Assad a soffocare una rivolta che aveva anche preso una brutta piega islamista.

Le impronte digitali.

E se questo non bastasse, nell’attacco di venerdì ci sono i segni distintivi di un modus operandi tipico dello Stato Islamico.

Due in particolare gli indizi segnalati dall’esperto di sicurezza e direttore di GlobalStrat Olivier Guitta: l’aver colpito di venerdì, giorno della preghiera islamica, e nello specifico durante il mese sacro di Ramadan. E poi c’è l’aver preso di mira una sala concerti come accadde a Parigi nell’ottobre del 2015 con il famoso Bataclan e due anni dopo alla Manchester Arena, ossia due delle azioni più spettacolari messe a segno da quello che all’epoca era ancora un califfato che governava tra Siria e Iraq un territorio grande come uno Stato europeo.

Il report di ISW.

Institute for the Study of War

AbbreviazioneISWTipoThink tankFondazionemaggio 2007Sede centraleWashingtonIndirizzo1400 16th Street NW, Suite 515 Washington, DC 20036Lingua ufficialeingleseSito web

L’Istituto per gli Studi sulla Guerra è stato fondato anche per monitorare le attività, i protagonisti e le alleanze di quella galassia jihadista diventata il nemico numero uno dell’Occidente all’indomani degli attentati alle Torri Gemelle del 2001.

Nel bollettino diffuso ieri, l’Istituto afferma che a suo avviso “lo Stato Islamico è molto probabilmente responsabile dell’attacco”.

La prova sono le due rivendicazioni diffuse a partire dalla notte dell’attentato. “I media dell’IS – scrivono gli analisti di ISW – non diffondono quasi mai rivendicazioni false o ingannevoli”, cercando di “mantenere un’alta credibilità nelle loro comunicazioni al fine di definire chiari obiettivi ideologici e assicurarsi flussi di finanziamenti”.

Non è interesse del gruppo, insomma, “rischiare di screditarsi con la comunità salafita-jihadista molto competitiva prendendo falsamente il merito di attacchi di così alto profilo”.

La branca del Khorasan.

Isis-K peraltro, precisa l’ISW, ha già colpito quattro volte negli ultimi 18 mesi target in Asia Centrale tanto che il generale che dirige il Comando Centrale Usa, Michael Kurilla, esattamente un anno fa dichiarava che la formazione sarebbe stata presto in grado di condurre “operazioni esterne … entro sei mesi”.

E c’è in effetti la sua firma nel doppio attacco messo a segno a gennaio a Kerman in Iran (*) dove è stata presa di mira l’affollata cerimonia di commemorazione del comandante dei pasdaran Soleimani in un attacco che il governo iraniano, in pieno stile Putin, non attribuì a chi ne aveva rivendicato la paternità bensì alla solita Israele.

Insomma.

Se dunque lo zar punta il dito su Zelensky e sugli ucraini, così come i mullah iraniani lo puntavano a gennaio su Israele, abbiamo due ragioni in più per credere che a Mosca venerdì siano entrati in azione proprio i jihadisti.

Il 3 gennaio 2024, sono state esplose due bombe durante una cerimonia commemorativa dell’assassinio di Qasem Soleimani, presso la sua tomba a Kerman, in Iran.

(*) Il 3 gennaio 2020 il generale Qasem Soleimani è stato ucciso da un attacco di droni statunitensi in Iraq. Soleimani era il comandante della Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC). Soleimani ricopriva una posizione di notevole influenza in Iran, essendo ampiamente considerato la seconda figura più potente del Paese dopo il leader supremo Ayatollah Ali Khamenei. Il 3 gennaio 2024, una processione commemorativa in occasione dell’assassinio di Qasem Soleimani presso la sua tomba a Kerman orientale, in Iran, è stata attaccata dalle esplosioni coordinate di due bombe comandate a distanza. Gli attacchi uccisero almeno 94 persone e ne ferirono altre 284. Il giorno successivo, lo Stato Islamico, un gruppo estremista musulmano sunnita, ha rivendicato l’attacco nel paese dominato dai musulmani sciiti. Secondo Reuters, la comunità di intelligence degli Stati Uniti ha concluso che l’attacco è stato perpetrato dal ramo afghano dello Stato islamico, ISIS-K.

6177.- Strage degli Innocenti: presi 4 terroristi, altri in fuga, 11 gli arrestati, sono del Tagikistan: “Contatti” in Ucraina. Sale a 143 morti il bilancio

Questo video è stato diffuso domenica 24 marzo. Fa vedere soltanto le bestie, non le menti che si fanno chiamare Isis-k.

Il direttore dell’Fsb, l’intelligence russa, ha riferito al presidente Vladimir Putin che 11 persone sono state fermate, tra cui 4 terroristi che hanno partecipato all’attacco terroristico nella sala concerti alle porte di Mosca. “Avevano contatti in Ucraina” ha accusato l’Fsb. Ma la notizia di un coinvolgimento di cittadini del Tagikistan e di loro contatti in Ucraina non significa che siano coinvolti i governi di Dushanbe e di Kiev.

Attentato a Mosca, terroristi in fuga

Da Il Riformista

La ricerca dei responsabili dell’attentato a Mosca si stringe e cominciano ad arrivare gli arresti. Dopo la rivendicazione dell’IsKp, una branca dello StatoIslamico, le autorità russe hanno riferito di aver bloccato una macchina con a bordo i potenziali terroristi che hanno colpito il Crocus City Hall nella capitale della Federazione Russa ieri sera. L’auto viaggiava nel distretto di Karachi, nella regione di Bryansk. Alcuni degli uomini a bordo sono stati fermati, altri sono riusciti a fuggire.

Secondo le informazioni date in anticipo dal deputato russo Alexander Khinshtein, l’auto – una Renault – con a bordo i sospettati non si sarebbe fermata a un alt delle forze dell’ordine, tentando la fuga. A quel punto è partito un inseguimento con anche una sparatoria, che ha portato l’auto a ribaltarsi. Uno dei presunti terroristi è stato subito fermato dalla polizia, mentre gli altri sono fuggiti nell’area circostante in cui c’è un bosco. Un secondo sospettato è stato trovato poco dopo e arrestato.

Intanto nell’auto è stata trovata una pistola PM, un caricatore per un fucile d’assalto AKM e dei passaporti di cittadini del Tagikistan, come riporta l’agenzia Tass. Le ricerche degli altri presunti terroristi continuano.

Il post con cui l'Isis ha rivendicato l'attentato al Crocus City Hall di Mosca

Il post con cui l’Isis ha rivendicato l’attentato al Crocus City Hall di Mosca – Ansa

La fuga dei terroristi verso l’Ucraina non deve significare che la matrice dell’attentato sia di Kiev e si comprende l’insistenza di Washington sulla rivendicazione dell’Isis, che, veritiera o di comodo, da un lato, introduce nuovamente il pericolo di attentati in Europa, dall’altro, tende a evitare che il rullo compressore russo si metta in moto con tutta la sua potenza verso l’Ucraina, con quali conseguenze non si può nemmeno immaginare.

4 terroristi arrestati, sono Tagiki.

Da Il Secolo d’Italia, 23 Mar 2024 10:25 – di Robert Perdicchi

Sono stati arrestati quattro terroristi direttamente coinvolti nell’attacco terroristico a Mosca, che ha preso di mira la Crocus City Hall, a Krasnogorsk, nella periferia nord della capitale russa. Lo riferisce l’agenzia russa Ria, secondo cui il presidente russo Vladimir Putin è stato informato dal capo dell’Fsb che dopo la strage sono stati eseguiti 11 arresti e tra le persone fermate vi sarebbero “tutti i terroristi direttamente coinvolti nell’attacco”.

Poco prima il deputato Alexander Khinstein, aveva riferito che la Polizia aveva fermato due persone a bordo di un veicolo in fuga nella regione di Bryansk, a circa 340 chilometri a sudovest di Mosca. All’interno del mezzo – riporta l’agenzia russa Tass – sono stati trovati una pistola, un caricatore per fucili d’assalto e passaporti del Tagikistan.

Le autorità russe attribuiscono le morti alle ferite d’arma da fuoco e all’asfissiaa causa dell’incendio scoppiato durante l’attacco. Il bilancio delle vittime è ancora provvisorio. Nel frattempo le forze di sicurezza lavorano all’ “ispezione” del luogo dell’attentato, procedono con il “sequestro delle prove materiali” e con l’esame delle registrazioni delle telecamere a circuito chiuso.

Lo Stato Islamico ha rivendicato l’attacco venerdì sera, in un post su Telegram in cui il gruppo affermava che i suoi uomini armati erano riusciti a fuggire, in seguito. Un funzionario statunitense ha affermato che Washington dispone di servizi segreti che confermano le affermazioni dello Stato islamico. Le foto hanno mostrato il municipio di Crocus avvolto dalle fiamme mentre sono emersi video che mostravano almeno quattro uomini armati che aprivano il fuoco con armi automatiche mentre i russi in preda al panico fuggivano per salvarsi la vita. In una clip, tre uomini in tuta mimetica armati di fucili hanno sparato a bruciapelo contro corpi sparsi nell’atrio della sala da concerto.

A quanto pare gli aggressori hanno anche fatto esplodere degli esplosivi durante l’attacco. Venerdì sera nella sala da concerto sono avvenute almeno due esplosioni, hanno riferito le agenzie di stampa.

I volti dei 4 stragisti di Mosca. Uno di loro ha confessato: “L’ho fatto per i soldi” (video)

23 Mar 2024 13:35 – di Lucio Meo

Il video dell’interrogatorio di uno presunti attentatori di Mosca è stato diffuso dalla propagandista russa Margarita Symonian. L’uomo dice di essere arrivato in Russia dalla Turchia il 4 marzo e di aver compiuto l’attacco per denaro. Lo riferiscono Meduza e Ria Novosti. Estratti del video sono stati pubblicati anche dai canali Baza e Shot legati alle forze dell’ordine.

https://mediagol-meride-tv.akamaized.net/proxy/iframe.php/25603/gol

L’uomo si identifica con un nome che suona come Fariddun Shamsutdin, nato il 17 settembre 1998. Ha raccontato di essere stato ingaggiato via Telegram da un non meglio identificato “assistente del predicatore”. L’uomo, buttato a pancia sotto nel fango, e tenuto per i capelli da un agente delle forze russe, dice che gli era stato promesso mezzo milione di rubli e di aver fatto tutto per denaro. Gli sono state fornite armi e gli è stato indicato il luogo dell’attentato. Nella registrazione, afferma Meduza, l’uomo parla tagiko. (video)

Da L’Avvenire

Chi sono i killer, perché l’attacco, cosa succede ora: la strage in 7 punti

… Perché l’attentato?

Ecco alcuni passaggi degli interrogatori, non proprio formali, degli agenti russi: «Che cosa ci facevi al Crocus?» chiede un uomo delle unità speciali a uno dei presunti attentatori, tenendolo per i capelli fermo a terra, faccia in giù, mentre lo registra con uno smartphone. «Ho sparato» risponde. «A chi hai sparato?» lo sollecita l’agente. «Alle persone» dice l’interrogato. «Perché l’hai fatto?» lo incalza. «Per soldi» confessa lui a voce bassa. Nel video pubblicato da Baza e rilanciato dal canale Telegram della direttrice della televisione Russia Today, Margarita Simonyan, l’arrestato dichiara di avere 26 anni, di aver accettato di partecipare all’attacco dopo avere ascoltato un mese fa le lezioni di un predicatore, di essere stato reclutato da un aiutante che gli ha offerto 500mila rubli (circa 5.000 euro). Di cui 250.000 già pagati in anticipo. Da lui nessun riferimento a eventuali contatti ucraini per la fuga dopo l’assalto. 

Le immagini dell’uomo, sottomesso, spaventato a morte, non possono che turbare. Ma ancor di più il filmato di un altro degli arrestati che dapprima i canali Telegram russi fanno vedere con la testa e la faccia fasciate, ricoperto di sangue, tumefatto: lo stesso uomo che in un video pubblicato successivamente su X dal gruppo indipendente bielorusso Nexta e dal media russo Meduza viene mostrato mentre, tenuto fermo a terra in un luogo che sembra un bosco, viene torturato. Altre immagini shock fanno vedere un ragazzo, «di 19 anni, originario di Dushanbe in Tagikistan», secondo i canali Telegram russi, con una ferita molto evidente all’occhio sinistro, supino e a terra, apparentemente privo di sensi.

Chi ha rivendicato l’attacco?

Mentre Mosca insiste nel puntare il dito contro Kiev, l’Isis continua ad attribuirsi la responsabilità della strage al Crocus City Hall di Mosca, indicando che sono suoi i quattro terroristi che hanno sparato nella sala da concerto e pubblicandone anche le foto. Una rivendicazione che trova riscontro dagli Stati Uniti, che affermano di aver avvertito la Russia a inizio mese del rischio di attacchi da parte dell’Isis-K, il ramo afghano dello Stato islamico, mentre fonti di intelligence hanno riferito di aver ricevuto segnali di possibili attacchi «già da novembre». Conosciuto anche come Stato islamico del Khorasan (Iskp), il gruppo è attivo già dal 2014, formatosi da membri di gruppi militanti, compresi quelli del Pakistan e dell’Uzbekistan.

L’organizzazione è attiva in Asia centrale: il nome Khorasan si traduce in “la terra del sole” e si riferisce a una regione storica che comprende parti dell’Afghanistan, del Pakistan e anche dell’Iran, dove a gennaio il gruppo ha effettuato due attentati che hanno ucciso quasi 100 persone. Una dimostrazione di forza, brutalità e di inclinazione ad azioni spettacolari. L’Isis-K si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca Afghanistan, Pakistan, Iran, ma non solo: nella loro visione rientrano infatti alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan.

Come è possibile che il Cremlino non fosse preparato?

Lo scorso 7 marzo l’ambasciata americana a Mosca aveva messo in guardia i propri cittadini per possibili attentati terroristici nelle 48 ore successive, specie ad eventi affollati come concerti musicali. L’allarme era stato lanciato dopo che, il giorno prima, i servizi di sicurezza interni (Fsb) avevano detto di aver sventato un attacco con armi da fuoco contro i fedeli di una sinagoga nella capitale. L’intelligence russa ha confermato di aver ricevuto le informazioni, ma «erano di natura generale e non contenevano dettagli specifici» scrive l’agenzia Tass.

Perché la ricomparsa dell’Isis non è una buona notizia? 

Qualche osservatore ha tirato un sospiro di sollievo alla notizia della rivendicazione dell’Isis. Meglio il ritorno dello Stato islamico – è questo il ragionamento – che un coinvolgimento dell’Ucraina (come si era adombrato a Mosca) che avrebbe significato una svolta sanguinosa e terribile nel già durissimo conflitto ucraino. Il ritorno dei macellai dello Stato islamico invece aggiunge un elemento di preoccupazione significativo: è l’apertura di un quarto fronte che si aggiunge a quello ucraino, a quello di Gaza e a quello del Mar Rosso nel gran caos globale. Questo senza considerare le varie tensioni sparse per il mondo, a cominciare da quella su Taiwan.

Che peso ha la strage sulla situazione internazionale?

«Tutti coloro che sono dietro a questo atto terroristico la pagheranno». L’avvertimento di Vladimir Putin nel suo discorso alla nazione dopo la strage al Crocus City Hall, unito ai vaghi accenni a una possibile responsabilità di Kiev, potrebbero far pensare ad un ulteriore inasprimento degli attacchi sull’Ucraina, o addirittura a raid contro la dirigenza del Paese, come ha suggerito ieri l’ex presidente Dmitry Medvedev. Ma la preoccupazione maggiore del capo del Cremlino è oggi quella di prevenire il panico ed evitare spaccature in un Paese multietnico e multiconfessionale, dove i musulmani rappresentano una cospicua minoranza e il jihadismo di stampo islamico ha già portato una seria minaccia alla tenuta dello Stato dopo lo scioglimento dell’Urss. Nonostante gli accenni ad un ruolo ucraino in quanto avvenuto, rimane pur sempre la rivendicazione dell’Isis. Di qui l’appello di Putin alla comunità internazionale per unirsi a Mosca nella lotta al terrorismo, che «non ha nazionalità. Contiamo sull’interazione con tutti i Paesi che condividono sinceramente il nostro dolore e sono pronti a condividere gli sforzi per combattere il nemico comune» ha aggiunto il presidente.

Scene di lutto e di disperazione davanti al Crocus Hall

Scene di lutto e di disperazione davanti al Crocus Hall – Ansa

L’appello appare stonato mentre la Russia e l’Occidente sono contrapposti nella guerra in Ucraina. Sono molto lontani i tempi della cooperazione Russia-Usa dei primi anni della presidenza di Putin, che aveva instaurato un rapporto di stima reciproca con l’omologo americano George W. Bush. Il capo del Cremlino fu il primo leader internazionale a telefonare all’inquilino della Casa Bianca dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 per offrirgli la piena collaborazione di Mosca nella lotta al terrorismo islamico, che aveva già preso di mira la Russia con attentati sanguinosi. Tanto che il mese successivo i russi cooperarono attivamente all’attacco americano contro i Talebani in Afghanistan. E proprio i presidenti di Paesi di questa regione, come Kazakhstan e Uzbekistan, hanno già telefonato a Putin per assicurare la loro collaborazione. In un Paese dalle tante etnie in cui i musulmani rappresentano, secondo alcune stime, un settimo della popolazione e sono concentrati nelle terre caucasiche di confine, il timore è che attentati come quello di venerdì possano essere diretti a provocare scontri interni di cui sarebbe difficile prevedere gli sviluppi.

Che ruolo ha l’Europa?

A non dover essere tranquilla, in questa fase, è la vecchia Europa, reduce da un vertice che ha prodotto molte idee e proposte ma pochi passi concreti. Invece la concretezza e la tempestività dovrebbero essere, adesso, le parole d’ordine dell’Ue. Il mondo sta cambiando molto velocemente e la costruzione di una vera e concreta politica estera e di una identità di difesa comuni devono essere la priorità strategica dei 27. Siamo già in ritardo e nessuno aspetterà i tempi lunghi dell’Unione europea. La difesa dei valori europei, della pace e della democrazia dipendono, ora, anche dalla capacità di decidere in tempi brevi e adeguati alla realtà dei nostri giorni.

6174.- Da Mosca un messaggio di orrore del nemico che avanza

Dio ci ha lasciato.

Comincerei da qui: La Guerra Fredda non si è mai conclusa. Prima di invadere l’Ucraina, già colonizzata, Putin vietò per decreto l’ingresso in Russia a una famiglia dell’altissima finanza; poi, la Federazione Russa è entrata in guerra ed è in campo contro i potenti che comandano anche a Washington. Putin sta vincendo e ogni ipotesi è possibile. Catturato uno dei terroristi, un AK-47 e presa una loro auto. Pochi altri i segnali da cui partire, a parte gli obiettivi che potrebbero giustificare la bestialità della strage, oppure, la fonte degli allarmi lanciati da Washington, l’ultimo, due settimane fa; si faceva il nome dell’Isis-K, ma perché a Mosca? C’è una rivendicazione poco credibile: Depistaggio? Chissà? Il teatro Crocus City Hall si stava riempiendo, con i suoi 6.200 posti, quando sono apparse 5 bestie e le raffiche dei mitra hanno iniziato a uccidere. Un bilancio provvisorio parla di almeno 60 morti e 145 feriti, anche bambini; ma ancora una volta la vera vittima è l’umanità.

Mario Donnini

Strage al Crocus City Hall di Mosca, chi sono i terroristi dell’Isis della rivendicazione: «Gli Usa avevano avvertito Putin»

Tratto da Open, di Alessandro D’Amato, 23 marzo 2024

Lo Stato Islamico. Le foto dei terroristi in fuga. L’allarme di Washington, l’Isis-K, la Siria, la Russia

Il bilancio della strage al Crocus City Hall di Krasnogorsk vicino a Mosca è salito a 62 morti secondo i media russi. Il ministero delle emergenze russo ha pubblicato un elenco aggiornato di nomi dei feriti, che comprende 99 persone. In totale, secondo fonti ufficiose, sarebbero 145 tra cui cinque bambini. Mentre i servizi segreti degli Stati Uniti hanno confermato le responsabilità dell’Isis-K. Gli Usa sostengono di aver avvertito la Russia del pericolo attentati nelle scorse settimane. Il gruppo jihadista dello Stato Islamico ha rivendicato l’attentato. Il presidente Vladimir Putin ha augurato una pronta guarigione ai feriti, mentre secondo un video pubblicato dall’ufficio stampa del ministero delle emergenze russo i terroristi erano armati con kalashnikov e avevano munizioni in abbondanza.

La rivendicazione dello Stato Islamico

Tra le armi ritrovate dal servizio di sicurezza russo che indaga sulla strage c’è infatti un kalashnikov personalizzato e una cintura piena di caricatori. Lo Stato Islamico ha rivendicato la responsabilità dell’attacco con un comunicato su Telegram dell’agenzia Amaq, collegata al gruppo. Secondo una prima ricostruzione dei fatti almeno cinque uomini armati hanno iniziato a sparare sui civili nella Crocus City Hall poco prima del concerto del gruppo rock Picnic. Il teatro vedeva esauriti tutti i suoi 6.200 posti. Un altro filmato mostra le persone che prendono posto nella sala e poi corrono verso le uscite mentre cominciano i colpi d’arma da fuoco. Altri video mostrano uomini che sparano a gruppi di persone. Un testimone ha detto alla Reuters ha parlato di «raffiche di spari» partite dalle sue spalle all’inizio dell’attacco. «Poi è iniziata una fuga precipitosa, tutti urlavano, tutti correvano», ha proseguito.

Le foto dei terroristi

Dopo l’attentato si è sviluppato un incendio al Crocus City Hall di Mosca. Gli elicotteri hanno cercato di domare le fiamme, mentre l’agenzia di stampa statale Ria ha avvisato del pericolo di crollo dell’edificio. Alcuni media russi hanno pubblicato foto sgranate di due dei presunti attentatori a bordo di un’auto bianca che sembrerebbe una Renault. L’Isis-K ha fatto sapere che i suoi combattenti hanno attaccato alla periferia di Mosca «uccidendo e ferendo centinaia di persone e distruggendo il luogo dell’attentato prima di ritirarsi sani e salvi nei loro covi». Putin ha cambiato il corso della guerra civile siriana intervenendo nel 2015 al fianco del presidente Bashar al-Assad contro l’opposizione e lo Stato Islamico. Due settimane fa l’ambasciata americana in Russia aveva avvertito le autorità che alcuni estremisti stavano valutando piani d’attacco imminenti a Mosca.

L’allarme dell’intelligence Usa

L’ambasciata Usa ha lanciato l’allarme qualche ora dopo che l’Fsb russo aveva annunciato di aver sventato un attacco alla sinagoga della capitale. «Consigliamo vivamente ai cittadini statunitensi che si trovano a Mosca di evitare l’area, seguire le istruzioni dei servizi di sicurezza locali e tenere d’occhio gli aggiornamenti dei media», aveva scritto in un comunicato rivolto ai connazionali l’ambasciata. Dopo l’attacco la Russia ha rafforzato la sicurezza negli aeroporti, negli snodi dei trasporti e in tutta Mosca, una vasta area urbana che comprende oltre 21 milioni di persone. Tutti gli eventi pubblici su larga scala sono stati cancellati in tutto il paese. Secondo alcune fonti di intelligence che hanno parlato alla tv americana Cbs gli avvertimenti degli Usa sull’attentato partono dallo scorso novembre.

Chi sono i terroristi di Krasnogorsk

Il governatore di Mosca Andrei Vorobiov ha detto che l’incendio dell’auditorium di Krasnogorsk è stato praticamente domato, ma il tetto della struttura è crollato. La strage parte da lontano. Il 3 marzo scorso il Fsb aveva annunciato di aver ucciso sei sospetti jihadisti in un’operazione in Inguscezia nel Caucaso settentrionale. Quattro giorni dopo i servizi segreti avevano fermato un attacco alla sinagoga di Mosca da parte di una cellula dell’Isis-K nella provincia di Kaluga. Il giorno dopo era partito l’avvertimento delle ambasciate occidentali, tra cui quella Usa. L’agenzia di stampa Agi dice che il ramo dell’Isis in Russia si chiama Wilayat al Quqaz e l’ha fondato l’estermista Rustam Asildarov nel 2015. Il governo russo l’ha ucciso in Daghestan nel dicembre 2016. Il 5 settembre scorso l’Isis ha rivendicato un attentato vicino all’ambasciata russa di Kabul.

L’Isis-K, la Siria, la Russia

Attualmente i talebani al potere in Afghanistan sono rivali dell’Isis. L’intervento russo è stato fondamentale in Siria per aiutare il governo della Siria contro i ribelli. I jihadisti delle repubbliche russe del Caucaso attivi in Siria sono poi tornati in Russia dopo il conflitto, costituendo una minaccia per Mosca. A questo si aggiungono le tensioni nel Sahel. L’instabilità nell’Africa Occidentale ha dato vita a colpi di stato filo-russi in Niger, Mali e Burkina Faso. In questi paesi i mercenari della Wagner hanno ingaggiato la lotta allo Stato Islamico e anche ai gruppi fedeli ad Al Qaeda, che controllano pezzi di territorio.

Putin e il ricatto

Putin aveva definito un «ricatto» l’avvertimento dell’Occidente su possibili attacchi terroristici nel Paese. Il leader russo aveva ricordato le «recenti dichiarazioni provocatorie di alcune strutture ufficiali occidentali su possibili attacchi terroristici in Russia» e aveva commentato: «Sembra un vero e proprio ricatto e un tentativo di intimidire e destabilizzare la nostra società». Aggiungendo: «L’Occidente ha praticato l’uso di tutti i tipi di gruppi terroristici radicali transfrontalieri nei suoi interessi e ha incoraggiato la loro aggressione contro la Russia».

ISIS claims responsibility for the terror attack in Moscow

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Secondo quanto segnalato dal canale Telegram russo Baza, il messaggio dell’Isis che rivendica la strage non sarebbe originale: «L’annuncio utilizza un modello che lo Stato Islamico non utilizza da anni. I canali ufficiali del gruppo terroristico non fanno menzione all’attacco».

Secondo l’intelligence militare ucraina, la sparatoria di Mosca sarebbe stata una «provocazione di Putin». L’attacco e l’interrogativo dal Cremlino alla Casa Bianca: «Come fanno a dire che Kiev non c’entra?»

Semplice! gli USA coordinano ogni attività di Kiev.

Da Kiev arriva netta la presa di distanza dalla strage alla Crocus city hall di Mosca, con l’ufficio di presidenza di Volodymyr Zelensky che assicura di «non avere nulla a che fare» con l’attacco alla periferia della capitale russa da parte di un commando di uomini in mimetica che hanno fatto fuoco sulla follo con armi automatiche. A ribadire l’estraneità di Kiev è stato anche il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak: «L’Ucraina non ha mai utilizzato metodi di guerra terroristici». Per Kiev «è importante condurre operazioni di combattimento efficaci, azioni offensive per distruggere l’esercito regolare russo». E lo stesso ha fatto da subito Washington, con il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby che ha dichiarato: «Non c’è alcun segno al momento del coinvolgimento dell’Ucraina o di ucraini nella sparatoria a Mosca».

Le accuse al Cremlino

Negano di essere coinvolti anche i Volontari russi della Rvc, l’unità paramilitare che combatte a sostegno delle forze ucraine al confine tra Russia e Ucraina. E lo stesso ha fatto la Legione russa della Libertà, il gruppo di combattenti che spesso ha messo a segno incursioni lungo il confine con la Russia: «La Legione non combatte i civili russi», ha detto il gruppo di su Telegram puntando il dito contro il Cremlino e il «regime terroristico di Putin» che avrebbe «preparato questa sanguinosa provocazione». Accusa che già era partita dall’intelligence del ministero della Difesa ucraina, con il portavoce Andriy Yusov che a Ukrainska Pravda ha parlato di una «provocazione deliberata da parte dei servizi speciali di Putin, dalla quale la comunità internazionale aveva messo in guardia. Il tiranno del Cremlino ha iniziato la sua carriera con questo e vuole finirla con gli stessi crimini contro i suoi stessi cittadini».

E, come accadde per i gasdotti sabotati, gli opinionisti avranno di che inventare. Ne sentiremo di ogni sorta.

Tra i primi a sollevare il sospetto che ci possano essere gli ucraini dietro la strage di Mosca è stato il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, che ha minacciato Kiev: «La Russia ucciderà i leader ucraini se sono coinvolti nell’attentato a Mosca. Se fosse accertato che dietro ci sono terroristi del regime di Kiev… dovranno essere tutti trovati e uccisi senza pietà. Compresi i leader dello Stato che ha commesso tali atrocità». Sospetti rilanciati anche dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che dopo le dichiarazioni dagli Stati Uniti sull’estraneità di Kiev ha attaccato: «Quali ragioni hanno i funzionari di Washington per dire che qualcuno non è coinvolto nella tragedia? Se gli Stati Uniti hanno o avevano dati affidabili al riguardo, questi dati devono essere immediatamente condivisi con la parte russa. E se non ha informazioni, la Casa Bianca non ha il diritto di pronunciare assoluzioni nei confronti di nessuno».

Strage a Mosca, l’Isis rivendica l’attacco. Caccia agli attentatori alla guida di una Renault bianca.

di Redazione Open, 22 marzo 2024 – 22:30

L’Isis ha rivendicato la strage alla Crocus city hall di Mosca in cui sono state uccise almeno 70 persone e ferite 100. In un comunicato diffuso su Telegram, il gruppo terroristico ha dichiarato di aver «attaccato un grande raduno… alla periferia della capitale russa Mosca». Tuttavia, c’è chi ritiene che il messaggio non sia originale. Intanto le forze speciali russe hanno arrestato uno dei cinque membri del commando che ha attaccato la sala da concerto Crocus city hall. Secondo Baza su Telegram altri quattro sarebbero riusciti a scappare, mentre la Fsb conferma di essere impegnata in operazioni di «ricerca e indagine». Il commando di cinque persone in tuta mimetica ha fatto irruzione e sparato contro la folla, prima dell’inizio del concerto del gruppo rock Picnic. Intanto il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin ha annullato tutti gli eventi pubblici previsti nel weekend.

Le autorità starebbero cercando l’auto nella quale sarebbero scappati gli attentatori, una Renault bianca. La foto dell’auto, così come quella degli uomini alla guida, è stata pubblicata dai canali Telegram Baza e RIA.

Guardateli.

6142.- Il diritto di Israele di rinunciare alla dignità.

Uno spregevole uso delle armi. La simpatia per il popolo ebreo non significa condividerne gli atti di terrorismo. Di fronte al cinismo sanguinario, all’orrore della mattanza portata avanti da Israele ci si chiede se veramente vogliamo un simile alfiere dell’Europa in Medio Oriente.

Israele mostra un video con l'assalto della folla ai camion di aiuti

Gaza, strage per prendere il cibo. Israele nega le sue responsabilità

Gaza, assalto ai camion che portavano cibo. I soldati israeliani sparano ed è strage. Il governo Netanyahu si riserva di verificare i dettagli. Condanna della comunità internazionale. 

Da La Nuova Bussola Quotidiana, di Nicola Scopelliti, 02_03_2024Gaza bombardata (La Presse)

Una strage di profughi affamati alla ricerca di cibo: è quanto è accaduto in questi giorni a Gaza. Da tempo, oramai, adulti e bambini, si nutrono quasi esclusivamente di mangimi per animali. Sono gli abitanti della Striscia che non hanno più di che cibarsi, né accesso all’acqua potabile. Le madri, non avendo più latte per i neonati, mettono in bocca ai lattanti un dattero ricoperto da un panno.

In migliaia erano andati, alle quattro del mattino di lunedì scorso, a prendere quel cibo che, finalmente, veniva distribuito dai volontari degli aiuti umanitari. I cittadini israeliani, questa volta, non avevano bloccato i mezzi che trasportavano i viveri destinati agli abitanti di Gaza. La loro protesta, al valico di confine di Kerem Shalom, nel sud dello Stato ebraico, prosegue, infatti, da giorni. Secondo i dimostranti, il blocco degli aiuti potrebbe essere una leva per costringere Hamas a rilasciare gli ostaggi ancora prigionieri dei miliziani palestinesi. Non si trattava di un convoglio dell’Onu o di ong internazionali. Erano trenta autocarri con rimorchio, inviati da privati, con il via libera del Cogat, il Coordinamento delle attività governative nei territori. Erano semplici cittadini, dunque, andati per procurarsi questi viveri.

I camion provenienti dall’Egitto, appena superati i posti di blocco e giunti a Rimal, nel nord della Striscia, sono stati accerchiati da migliaia di persone, un vero e proprio assalto di gente affamata e allo stremo, pronta a tutto pur di assicurarsi qualcosa. Una guerra tra poveri. Ma su quella calca di disperati, i soldati israeliani hanno aperto il fuoco. I militari con la Stella di Davide hanno puntato le loro micidiali armi contro persone indifese. Senza armi. Il bilancio è tragico: oltre cento morti e 750 feriti, molti dei quali in gravissime condizioni, finiti nell’ospedale Al-Awda, unico nosocomio rimasto operativo nel nord di Gaza, e ancora in grado di fornire i servizi sanitari di base e dove nascono circa venti bambini al giorno, nonostante la mancanza di forniture e attrezzature mediche sufficienti. 

I feriti sono giunti in ospedale su carretti trainati da asini, o trasportati dagli stessi automezzi che avevano distribuito gli aiuti umanitari.  Mohammed Salha, direttore del nosocomio, ha dichiarato che la maggior parte delle persone rimaste ferite nella strage presenta lesioni alla testa, alle gambe e all’addome, compatibili con l’utilizzo di armi da fuoco. Il governo di Netanyahu, da parte sua, definisce l’episodio “una tragedia”, ma si riserva di verificare i dettagli. Sui social, però, girano dei filmati amatoriali dove si vede chiaramente che sono stati i militari a sparare.

Ciò che sconcerta e getta discredito su Israele sono le dichiarazioni di Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale: «Quello che è accaduto oggi è una chiara dimostrazione – ha detto – che gli aiuti umanitari a Gaza non sono soltanto una follia, mentre i nostri ostaggi sono trattenuti nella Striscia, ma danneggiano anche i nostri soldati. L’incidente – ha concluso Ben-Gvir – è un’altra chiara ragione per la quale dobbiamo fermare il trasferimento di questi aiuti». Netanyahu non ha fatto alcun commento su quanto dichiarato dal suo ministro e continua a condurre la sua campagna politica parallela a quella militare.

Ma Israele è sempre più isolato a livello internazionale. La disapprovazione all’operato dell’esercito ebraico non si è fatta attendere. Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, si è detto “scioccato” ed ha condannato quanto accaduto nella Striscia di Gaza, aggiungendo che è indispensabile un’indagine indipendente, per individuare i responsabili. Per la Casa Bianca, gli spari a Gaza sono un incidente grave, e l’accaduto è all’esame, per le varie versioni “contraddittorie”. Ora, però, la tregua è a rischio. Nonostante i malumori di tutte le cancellerie mondiali il primo ministro Netanyahu, in un discorso televisivo, ha ribadito che Israele non cederà ad Hamas e continuerà la guerra fino al raggiungimento degli obiettivi previsti.

I civili morti nella Striscia aumentano di giorno in giorno, e hanno ora superato il numero di 30mila unità, in soli 146 giorni di guerra; contro i 26 mila, in un anno, nel 2006, durante la guerra in Iraq. Ma a questa sinistra conta vanno aggiunte le vittime di quest’ultimo evento.

Un altro triste fatto di cronaca va, purtroppo, registrato: il portavoce della Brigata al Qassam, attraverso il canale Telegram, ha annunciato ieri pomeriggio che sette ostaggi israeliani sono stati uccisi in seguito al bombardamento di Gaza da parte dell’esercito israeliano. La notizia non è stata confermata dal governo Netanyahu.

«Se non si risolverà questo problema alla radice – ha detto il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini – non ci sarà mai la stabilità che tutti auspichiamo. La tragedia di questi giorni deve condurci tutti, religiosi, politici, società civile, comunità internazionale, ad un impegno, in questo senso, più serio di quanto fatto fino ad ora. Solo così si potranno evitare altre tragedie. Lo dobbiamo alle tante, troppe vittime di questi giorni, e di tutti questi anni. Non abbiamo il diritto di lasciare ad altri questo compito».

Nel frattempo, proseguono gli incontri a Mosca, sollecitati da Vladimir Putin. Rappresentanti di Hamas e Fatah si sono incontrati per fare il punto della situazione, sia sull’attuale conflitto, che su quanto potrà accadere nel futuro. In una dichiarazione congiunta è stato sottolineato che gli incontri proseguiranno e si svolgeranno sotto la bandiera dell’Olp, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina.

Aviolancio di pacchi USA contenenti circa 38.000 pasti

Da Washington, 02 marzo 2024, Redazione ANSA

Riferisce un funzionario americano che gli Stati Uniti, dopo che nella notte hanno bloccato una dichiarazione di condanna del consiglio di sicurezza dell’Onu, sulla strage della folla in attesa di aiuti ieri a Gaza, hanno iniziato il lancio di aiuti a Gaza da aerei militari.Tre C-130 dell’Air Forces Central hanno lanciato su Gaza 66 pacchi contenenti circa 38.000 pasti alle 14.30 ora italiana.

6029.- Errori, sorpresa, dove sarà la verità?

Chi può credere che Israele ha abbassato la guardia proprio mentre il suo capo del governo va conducendo una politica imperialista ed espansionista, proseguendo un lungo processo di colonizzazione nei territori dei palestinesi? Che i potenti servizi di intelligence Shin Bet, Aman, Mossad abbiano interrotto la raccolta di informazioni mediante l’intercettazione e analisi di segnali, emessi tra persone nella striscia? Lʼattacco di Hamas risponde alla strategia dellʼIran. Nell’ipotesi più limitata, il 7 ottobre ben può essere stato uno strumento, così forte da consentire di chiudere i conti.

Può ancora accadere di tutto, ma proprio per questo e analizzando le dichiarazioni di questi giorni dei governanti, Biden, Erdogan, Netanyahu, sembra che il 7 ottobre finirà presto e in Palestina.

Errori e sottovalutazioni, perchè gli 007 di Israele sono stati sorpresi da Hamas

Il New York Times spiega come si è arrivati all’attacco della milizia islamista del 7 ottobre scorso che ha trovato impreparati i servizi di sicurezza dello Stato Ebraico.

Da Startmag, 30 ottobre 2023, di Federico Guiglia; aggiornato il 30 ottobre 2023

Errori sottovalutazioni perchè 007 Israele sorpresi da hamas
© MAHMUD HAMS/AFP – Decine di razzi sparati da Gaza verso Israele nell’attacco del 7 ottobre scorso

AGI – L’intelligence israeliana aveva smesso di ascoltare le comunicazioni radio di Hamas e questo errore potrebbe essere stato fatale nel valutare gli eventi che portarono all’attacco del 7 ottobre. Lo afferma il New York Times, secondo cui a lungo il capo del servizio di sicurezza interna israeliano non riuscì a capire se la milizia islamista a Gaza fosse impegnata nell’ennesima esercitazione militare o si stesse preparando a qualcosa di grosso.

Nel quartier generale dello Shin Bet, i funzionari avevano trascorso ore a monitorare l’attività di Hamas nella Striscia di Gaza, che era insolitamente vivace nel cuore della notte. Gli uomini dell’intelligence israeliana e della sicurezza nazionale, convinti che Hamas non avesse alcun interesse a entrare in guerra, inizialmente presumevano che si trattasse solo di un’esercitazione notturna.

Errori sottovalutazioni perchè 007 Israele sorpresi da hamas
© AFPRazzi di Hamas intercettati da Iron Dome

Il loro giudizio quella notte avrebbe potuto essere diverso se avessero ascoltato il traffico dai walkie-talkie dei miliziani di Hamas. Ma l’Unità 8200, l’agenzia israeliana di intelligence che si occupa delle comunicazioni radio nemiche, aveva smesso di intercettare quelle di Hamas un anno prima perché lo considerava uno spreco di sforzi.

Secondo tre funzionari della difesa israeliani, fino quasi all’inizio dell’attacco, nessuno credeva che la situazione fosse abbastanza grave da svegliare il primo ministro Benjamin Netanyahu.

Nel giro di poche ore, le truppe di Tequila, – un gruppo di forze d’élite antiterrorismo schierate per precauzione al confine meridionale di Israele – si sarebbero trovate nel mezzo di una battaglia con migliaia di uomini armati di Hamas che avevano sfondato la tanto celebrata recinzione di Israele, sfrecciando con camion e motociclette nel sud di Israele e attaccando villaggi e basi militari.

La forza militare più potente del Medio Oriente non solo aveva completamente sottovalutato la portata dell’attacco, ma aveva completamente fallito nei suoi sforzi di raccolta di informazioni,soprattutto a causa dell’errata convinzione che Hamas fosse una minaccia contenuta.

Nonostante la sofisticata abilità tecnologica di Israele nello spionaggio, scrive il Nyt, gli uomini armati di Hamas erano stati sottoposti ad un approfondito addestramento per l’assalto, praticamente inosservati per almeno un anno. I combattenti, divisi in diverse unità con obiettivi specifici, disponevano di informazioni meticolose sulle basi militari israeliane e sulla disposizione dei kibbutz.

I funzionari israeliani hanno promesso un’indagine approfondita per capire cosa è andato storto, sul modello di quella condotta sugli errori dell’intelligence statunitense prima dell’11 settembre 2001.

Ma è già chiaro che gli attacchi sono stati possibili a causa di una serie di errori non di ore, giorni o settimane, ma di anni.Un’analisi del New York Times, basata su dozzine di interviste con funzionari israeliani, arabi, europei e americani, nonché su un esame dei documenti del governo israeliano e delle prove raccolte dopo il raid del 7 ottobre, mostra che la sicurezza israeliana ha passato mesi cercando di avvertire Netanyahu che i disordini politici causati dalle sue politiche interne stavano indebolendo la sicurezza del Paese e incoraggiando i nemici di Israele.

In un giorno di luglio, il premier si rifiutò persino di incontrare un generale che era venuto a consegnare un rapporto allarmante basato su informazioni riservate.

I funzionari israeliani hanno valutato male la minacciarappresentata da Hamas per anni, e in modo ancora più critico nel periodo precedente l’attacco. La valutazione ufficiale dell’intelligence militare israeliana e del Consiglio di sicurezza nazionale dal maggio 2021 era che Hamas non aveva interesse a lanciare un attacco da Gaza che potesse provocare una risposta devastante da parte di Israele.

Invece, l’intelligence israeliana ha valutato che Hamas stesse cercando di fomentare la violenza contro gli israeliani in Cisgiordania, che è controllata dalla forza politica sua rivale, l’Autorità Palestinese.

La convinzione di Netanyahu e dei massimi funzionari della sicurezza israeliani che l’Iran e Hezbollah, la sua più potente forza per procura, rappresentassero la minaccia più grave per Israele, ha distolto l’attenzione e le risorse dal contrastare Hamas.

Alla fine di settembre, alti funzionari israeliani hanno dichiarato al Times di essere preoccupati che Israele possa essere attaccato nelle prossime settimane o mesi su diversi fronti da gruppi di milizie appoggiate dall’Iran, ma non hanno fatto menzione dell’avvio di una guerra da parte di Hamas con Israele dalla Striscia di Gaza.

Negli ultimi anni le agenzie di spionaggio americane avevano in gran parte smesso di raccogliere informazioni su Hamas e i suoi piani, ritenendo che il gruppo rappresentasse una minaccia regionale che Israele era in grado di gestire.La riproduzione è espressamente riservata © Agi 2023