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4805.- “La mafia nigeriana è sempre più potente per colpa del politicamente corretto”: l’accusa dello zio di Pamela e un commento.

Pamela, scarcerato uno dei nigeriani. La rabbia della mamma: «Sto male, non rimpatriatelo»

Da Il Secolo d’Italia di sabato 22 Gennaio 17:42 – di Davide Ventola

“Mantenere alta l’attenzione” sul fenomeno della mafia nigeriana e “cercare sempre più di comprenderne i meccanismi, altrimenti si rischia di trattare con politica ipocrisia un fenomeno-quello mafioso-che è sempre più transnazionale”. E’ quanto afferma all’Adnkronos l’avvocato Marco Valerio Verni, a pochi giorni da una nuova operazione contro la mafia nigeriana che ha portato, stavolta a Palermo, a quattro arresti.

Verni, che è zio e legale della famiglia di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che si era allontanata da una comunità di Corridonia e i cui resti furono ritrovati chiusi in due trolley a Pollenza (Macerata), fatti per i quali è stato condannato all’ergastolo in primo grado e in appello Innocent Oseghale, da tempo studia il fenomeno della mafia nigeriana e ha sollevato spesso interrogativi anche rispetto alla vicenda della nipote che però, su questo fronte, non hanno, almeno al momento, trovato riscontri in sede giudiziaria.

Parla lo zio di Pamela Mastropietro, uccisa e fatta a pezzi

“Gli arresti effettuati a Palermo lo scorso 18 gennaio, ma non solo (essi sono appena gli ultimi in ordine di tempo) – sottolinea Verni – dimostrano ancora una volta, semmai ce ne fosse ulteriore bisogno, di quanto ormai le organizzazioni criminali nigeriane, anche di tipo mafioso, siano molto radicate anche e soprattutto nel nostro Paese, che costituisce decisamente il porto d’Europaper chi proviene soprattutto dal continente africano e di come esse siano le principali promotrici di alcuni reati gravissimi, tra i quali la tratta di esseri umani, la riduzione in schiavitù, il sequestro di persona, lo sfruttamento della prostituzione nonché il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

“Inutile negare, in nome di un presunto politicamente corretto, che una immigrazione irregolare e mal gestita non possa contribuire, e pure in gran misura, alla crescita di questa, come di altre mafie etniche (sia nello stretto senso giuridico sia nel senso polisemico del termine), le quali, naturalmente, collaborano con quelle nostrane o, comunque, in riferimento ad altri Paesi, con le organizzazioni criminali del luogo, spesso, addirittura, arrivando a soppiantarle”, prosegue.

“Particolare preoccupazione desta la sinergia tra la mafia nigeriana e la criminalità albanese, per trasportare dall’Est Europa tonnellate di sostanze stupefacenti (marijuana in primis) e, attraverso la Puglia e la dorsale adriatica smistarle poi nelle piazze di spaccio italiane. Per tornare agli importanti arresti di Palermo -continua Verni- occorre ribadire, ancora una volta, l’importanza della collaborazione e degli strumenti legislativi che il nostro ordinamento prevede per incentivare la denuncia da parte delle vittime straniere dei summenzionati reati”.

“La mafia nigeriana e quella albanese hanno creato una sinergia”

“Il richiamo è, evidentemente, all’articolo 18 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, rubricato ‘Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero’ che consente al ‘Questore, anche su proposta del procuratore della Repubblica, o con il parere favorevole della stessa autorità, di rilasciare uno speciale permesso di soggiorno per consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti dell’organizzazione criminale e di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale’ – aggiunge l’avvocato Verni – Nel caso di specie, non a caso, il tutto è partito dalla denuncia di una ragazza nigeriana, accompagnata da un pastore pentecostale (un connazionale) a cui la vittima si era rivolta per sottrarsi ai suoi aguzzini”.

“Occorre mantenere alta l’attenzione su questo fenomeno, e cercare sempre più di comprenderne i meccanismi – conclude – altrimenti si rischia di trattare con politica ipocrisia un fenomeno-quello mafioso-che è sempre più transnazionale, con buona pace degli eroi che, per combatterlo, hanno donato la loro vita, tra cui il grande Paolo Borsellino di cui sarebbe ricorso, proprio nei giorni scorsi, l’ottantaduesimo compleanno ed al quale va, naturalmente, il doveroso ricordo ed omaggio. Perché, d’altronde, lui continua a vivere nei cuori di tutta la brava gente”.

Davide Ventola

Il commento di Mario Donnini

Quando si parla di mafie, si parla anche di assenza dello Stato. È la legge del branco, che vuole sempre una guida. Più lo Stato è assente, più vediamo affermarsi fenomeni sociali come le mafie e le massonerie, quando dannose, quando meno, ma sempre con i loro obiettivi in prima fila. Con lo sguardo ai giorni nostri, viene da fare una digressione, benché apparente. Quando un popolo è forte, radicato intorno ai suoi valori, abbiamo uno Stato forte, a prescindere dalla forma di governo, che sia monarchia, dittatura o democrazia. Non è un caso che abbiamo citato la democrazia per ultima, perché, mai come in questa democrazia, lo Stato si è mostrato debole e autoritario a un tempo, ciò che fa il paio con l’ignoranza e l’arroganza della sua gente. Verrebbe da contrapporre la dittatura alla democrazia, se non avessero un denominatore comune, che sono la partecipazione del popolo e il suo consenso, anche negativo. Eravamo uniti nella fede cristiana e il vangelo è ancora un esempio di diritto dell’umanità. Siamo stati uniti come e in un fascio, di cui diamo sempre una lettura parziale, ristretta intorno a un uomo e dimentica del fervore rifondante dei reduci del Piave e del Grappa. Ora, siamo come canne nel vento, sciolte e ciascuna in cerca di un leader cui affiancarsi. E siamo soli. Non abbiamo una forte identità nazionale da mostrare come simbolo a chi è attratto dal nostro benessere e dal nostro lassismo. “Mario” – mi diceva un ministro albanese del Governo Nano, un comunista – “da voi si può fare di tutto, da noi neanche si può cambiare residenza.” Non solo si può fare di tutto – e noi quasi più niente -, ma, da anni, lasciamo che si affermino, in Italia, riti ancestrali che risalgono ai tempi dei tempi, dove vigeva il cannibalismo. Restate a leggere: Mangiare il cuore di una donna è un rito comunissimo tra i bambini soldati della Nigeria e tra i componenti mafiosi dell’Ascia Nera in Nigeria: si beve il sangue del corpo di una giovane donna, come se si succhiasse loro l’anima, si mangia il loro cuore, per impadronirsi della forza della morta. E lo sappiamo, questo è avvenuto anche con Pamela e, probabilmente, avverrà ancora. Solo che si tace. L’anima si ribella, ma non basta riandare al nostro passato per fare un argine con i suoi esempi e i suoi valori. Dobbiamo amarli di più i nostri valori per far rinascere, insieme a noi quanti, stranieri senza legge, ci ha portato questa infelice presidenza. Con il male minore non si governa. La società vuole sempre una guida e non basta che sia tollerata e condivisa. Deve essere autorevolmente rispettosa e gradita dal popolo e, non solo dai leader. Non deve essere autoritaria perché un capo autoritario non è e non sa fare il capo.

2433.- Affidamenti illeciti di minori, la manipolazione è devastante. Nessuno è pronto all’inferno

Maurizio Montanari ci porta il suo sdegno. Dinanzi alle fogne aperte nella magistratura e in difesa dello spirito democratico della mia generazione, mi pongo un quesito su un argomento controverso e dibattuto: È proprio vero che la pena di morte per gravi reati sia estranea al diritto penale? In quale recupero di questi serpenti possiamo sperare? Dinanzi alle fogne aperte nella magistratura, nel suo apice e fino a quella onoraria e in difesa dello spirito democratico della mia generazione, mi pongo un quesito su un argomento controverso e dibattuto: È proprio vero che la pena di morte per gravi reati contro la personalità dello Stato, contro la dignità della persona umana, come il cannibalismo, sia in contraddizione con il diritto penale? In quale recupero di questi serpenti alla società possiamo sperare con le pene umanitarie? La protezione dei diritti fondamentali dell’uomo può essere disparitaria quando si tratta di quella del minore? Occorrerebbe un’altra legge di revisione costituzionale sull’articolo 27.

dal blog di Maurizio Montanari

Se i fatti accaduti a Bibbiano dovessero essere anche solo in parte confermati, ci troveremmo di fronte al tentativo di realizzazione di una delle più subdole pratiche di manipolazione dell’essere umano: la distruzione artificiale del fresco passato di un bambinooperata attraverso l’innesto di ricordi artificiali finalizzati alla cancellazione sistematica delle figure genitoriali. Il tutto per preparare un terreno nel quale fare attecchire nuove figure di riferimento. Bisogna aspettare gli sviluppi. Tuttavia la rabbia e l’incredulità diffusa sono legate alla consapevolezza che agire sulle menti di bambini, la cui personalità è in abbozzo di formazione, significa avere un’elevatissima garanzia di riuscita dell’opera di azzeramento del tempo trascorso, pratica la cui validità sull’adulto è testimoniata da una solida letteratura.

Affidamenti illeciti di minori, 16 arresti a Reggio Emilia: “Lavaggio del cervello e impulsi elettrici ai bimbi”

Se provate, queste manipolazioni entrerebbero direttamente in una dimensione che esula dalle quasi incredibili testimonianze di malapratica riportate dai quotidiani (la pervicacia terrorizzante con la quale alcune frasi sarebbero state “imposte” ai bambini per demolire padre e madre, le presunte modifiche ai disegni, sono cose che provocano sgomento e smarrimento anche nel più cinico dei poliziotti o nel più indurito degli analisti) per avvicinarsi ai deliranti progetti di controllo generazionale partoriti nella storia dal ventre delle più cupe dittature. Mentre il regime argentino di Jorge Videla operava sul campo pratico, uccidendo i genitori ritenuti “sovversivi” per rendere i figli adottabili da parte degli aguzzini, la pratica di invalidamento di figure parentali ancora viventi che gli inquirenti ipotizzano avrebbe operato malignamente su un doppio livello: dapprima si lacerano i ricordi di un minore, il che dovrebbe poi generare un moto “spontaneo” di repulsione nel suddetto, obbligato a ripudiare un genitore che è stato costretto ad odiare.

I resoconti letti sui quotidiani portano alla mente l’azione dell’Anka di Pol Pot, in Cambogia. Nei campi di prigionia khmer, mirabilmente descritti nel film Urla del silenzio, il passato veniva eradicato eliminando fisicamente gli adulti, crescendo i bambini in una surreale condizione di “anno zero”, nella quale “nulla è successo prima d’ora”. Padri e madri erano sostituiti dall’onnipotente Anka, il Partito Cosa al quale questi nuovi figli erano di fatto assoggettati.

Se i fatti venissero provati, il rischio per le piccole vittime sarebbe quello di rendere reale e sedimentato quel passato che è stato loro sovrascritto, creando nei loro cuori e nelle loro menti un conflitto permanente. Tutto quel sistema simbolico e culturale di identificazioni progressive che il bambino, superate le figure genitoriali, deve acquisire e possedere per instradarsi verso la vita adulta, fatto di fiducia negli insegnanti, nei medici, nell’altro, sarebbe stato in questo caso minato gravemente. Chiunque siano i genitori suppletivi, laddove piantati artificialmente su un terreno bruciato col terrore e la paura, non potranno mai garantire un solido aggancio di questi bambini al mondo adulto.

Nei casi di manipolazione di ricordi operata su minori, solo affidandoli a mani espertissime è forse possibile aprire un varco nel quale cercare, quantomeno, di ripristinare un passato accettabile dopo che questo è stato violato. Solo un’opera fine e precisa può mettere le mani laddove le fondamenta sono state semidistrutteper ridisegnare e circoscrivere il posto di questi padri e madri, da lì espulsi col marchio dell’infamia.

La clinica insegna che i genitori privati dei figli in base ad accuse false, messi artatamente alla gogna con accusa di essere maneschio sessualmente violenti, vanno incontro a una devastazioneprogressiva dell’animo e un isolamento che, quand’anche la verità torni nel tempo a galla, lascia segni indelebili, anche sul corpo, come testimonia l’inchiesta “Veleno” (“Due vicende con tantissime analogie, finalmente i nodi stanno venendo al pettine”. Lorena Morselli, una delle madri, negli anni 90 si vide togliere quattro figli per un’inchiesta su presunti casi di violenza sessuale su minori e satanismo, la cosiddetta vicenda dei “pedofili della Bassa”).

Ci sono davvero tanti indagati in questa storia. Abito queste terre, e ho sobbalzato come tutti a leggere tali notizie. Pare impossibile che un mondo parallelo, fondato sul plagio, la soperchieria, la prevaricazione, si sia evoluto sino a soppiantare, in zone circoscritte, lo stato di diritto in una delle aree più pedagogicamente avanzate dell’Italia. Nessuno è pronto all’inferno.

Profilo blogger
Maurizio Montanari
Psicoanalista

1910.- CON LA SCUSA DEL RAZZISMO, IL REGIME PRO-GLOBALISMO VUOLE CASTRARE IL DIRITTO ALL’INFORMAZIONE.

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Rembrandt, Il sacrificio di Abramo.

L’articolo 21 è l’articolo della Costituzione italiana dedicato alla libertà di stampa:
« Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. »

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Attenzione: il garante per le comunicazioni ha adottato una delibera per la stesura di un regolamento che limiti la diffusione di informazioni, sui media di ogni tipo, che possano nuocere all’immagine degli immigrati, fomentando odio verso “etnie, religioni, ecc.
Ovviamente chi non rispetterà le regole sarà soggetto a sanzioni. … Così, avverte Francesca Donato; ma, chiedo io, a questo garante per le comunicazioni: un altro carrozzone del disordine istituzionale: “Dell’art. 21 Costituzione che si fa?” Chi vuole limitare il diritto all’informazione, chi si avvale del razzismo perché non si parli dell’invasione, della destabilizzazione della società millenaria italiana, della insicurezza dataci dagli omicidi di anziani, dai casi di cannibalismo, dai mille stupri e reati sessuali subiti ogni giorno dalle nostre donne, chi ieri gridava al fascismo per averne il potere e, oggi, grida al razzismo per far cadere il governo della gente che li ha scacciati con il voto, ebbene, questi non devono essere protetti dall’Ordinamento della Repubblica, perché sono i suoi dichiarati nemici e non basta rivestire una carica istituzionale per poter violare la sovranità che appartiene al popolo, per esercitare il potere e non il dovere e in nome di chi, ormai, si sa.
Proprio ieri ho visto il video orribile della cottura del pranzo dei cannibali, gente in jeans e camicetta, come tanti neri e bianchi qualunque, davanti a una pentola con dentro una testa, le mani, metà di un uomo. Il video Ve lo risparmio.


Un pranzo cannibalesco; un trafficante d’organi umani: “”Ogni giorno 28 bambini non accompagnati (e non per caso!) scompaiono dal sistema di accoglienza italiano”: online il nuovo rapporto di #OxfamItalia.

L’autorità per la Garanzia delle Comunicazioni usa la dignità in modo strumentale, a fini diversi da quelli per cui fu istituita. Il forse è d’obbligo, ma vi riconosco i servi dei globalisti. Il principio di non discriminazione si applica fra i propri simili. Tali non sono i cannibali della Nigeria, del Congo e non solo e non si istiga all’odio quando si fa informazione su queste usanze tribali, sui sacrifici umani propiziatori, meglio se di bambini, sui riti voto, sul lurido traffico d’organi dei medici del Sahara, che squartano i migranti africani insolventi. Piuttosto, chi nega il dovere e il diritto all’informazione o la declassifica a volgare propaganda deve essere giudicato, discriminato, punito con legge speciale. E’ un nemico del popolo e dello Stato, chiunque esso sia. Per converso, e acquisendo la conoscenza consapevole di queste usanze, si evita di fare di ogni erba un fascio e si apprezzano ancor più le persone di colore e non che hanno dimostrato di potersi e volersi integrare, portando e ricevendo valori, come l’integrazione vuole che sia. Cito il senatore e amico Tony Chike Iwobi, nigeriano, l’imprenditore Otto Bitjoka, camerunense bantu, italiani entrambi e sono orgoglioso della mia famiglia multietnica. Ai farisei, a chi, in nome del suo razzismo, vuole nascondere che i cannibali sono tra noi, dico: “Pietà per gli italiani” e, per Voi che non ricordate: “Pace ai martiri di Kindu”. Abbiamo parlato di immigrazione e di invasione. Certo, non abbiamo additato le sue cause; ma dov’è la loro discriminante? È, anzitutto nei numeri, perché il buon vino si può tagliare, ma secondo certi limiti. C’è un’altra discriminante che ritengo fondamentale: La donna. Il rispetto della donna, madre della società cristiana è sacro, ma già per le donne in Italia non è più così. La violenza incivile, quand’anche assassina dell’Islam, le usanze tribali, una giustizia amministrata con i piedi ce lo raccontano ogni giorno. Invece di divulgarli, si minimizzano i casi ormai giornalieri di crimini sessuali; spesso e volutamente tacendo che son compiuti dagli immigrati e dando a intendere – non ridete! – che la soluzione del problema siano gli spry urticanti; ma il dramma è un prodotto della politica che ha importato milioni di selvaggi maschi e deve trovare una soluzione politica. Vi lascio ai racconti presi dalla stampa per Voi:

Otto Bitjoka, camerunense bantu con laurea alla Cattolica di Milano, imprenditore e banchiere naturalizzato italiano, fondatore di Extrabanca
Otto Bitjoka, un grande africano

L’imprenditore di colore intervistato da Sergio Luciano sulle pagine di Libero: “La Sinistra ci usa come carta igienica”
Otto Bitjoka: “Non è più accettabile essere strumento di lotta politica nelle mani di una sinistra contro i sovranisti populisti”

«Attenzione cari fratelli e figli miei, siete usati e sarete sistematicamente buttati via come la carta igienica, mi permetto di consigliarvi da vecchio leone disincantato. Non è più accettabile essere strumento di lotta politica nelle mani di una sinistra contro i sovranisti populisti».

Otto Bitjoka ama sorprendere, e non le manda mai a dire. E interviene a modo suo – dall’alto della sua stazza di camerunense bantu con laurea alla Cattolica di Milano, imprenditore e banchiere naturalizzato italiano (ha fondato Extrabanca) – sulla diatriba in atto tra buonisti e cattivisti, sospinta dall’opposizione piddina e Leu contro la Lega di Salvini.

Lo fa con un incandescente post su Facebook, che poi commenta e dettaglia con Libero: «Il nostro problema – scrive sul social network – si affronta con un approccio post-ideologico. Ai giovani leaderini sindacalisti dei braccianti (ogni allusione all’italo-ivoriano Aboubakar Soumahoro è molto probabilmente voluta, ndr) consiglio di guardare verso le nostre parti, l’Africa ha il 68% delle terre incolte del pianeta, il 65% della forza lavoro trova occupazione nell’agricoltura. Impegniamoci tutti per fare diventare il nostro amato Continente, il granaio del mondo. Il nostro sguardo deve andare oltre, la nostra capacità d’auto strutturarsi è messa alla prova in questo particolare momento storico in Italia. Questa è la nostra vera sfida!»Scusi, Bitjoka, ma lei – con l’esperienza e la credibilità che ha – non si rende conto che denunciando le strumentalizzazioni che la sinistra farebbe del problema migratorio sta facendo un gran regalo a Salvini?
«La sinistra ha sempre considerato l’immigrazione come una questione di accoglienza dove manifestare la sua magnanimità. Lo sa anche lei, che dico il vero: la sinistra ha sempre strumentalizzato».

Lo vede che è di destra?
«Macché: anche la destra ci ha sempre criminalizzato, l’obiettivo è stato uguale, mettere nel tritacarne gli immigrati».

Allora questo o quello per lei pari sono!
«Sì, ma gli immigrati, negli anni, si sono fidati di più della sinistra che della destra, salvo poi renderci conto che ci usano sempre e ci gettano. Io non voglio dare l’idea di essere diventato di destra: non è così. Sono un non-allineato. Affermo però che la sinistra ha tradito e adesso gli immigrati sono un po’ come orfani. Mentre io personalmente sono sicuro che si può – e oggi si deve, visto che è al potere – negoziare con l’istituzione gestita dalla destra. Se vogliamo disintermediare il nostro destino dobbiamo imparare a parlare con tutti. Con Salvini sarà difficile ma si può parlare. Leggo che la sinistra preannuncia per settembre una grande manifestazione antirazzista: benissimo, facciano ciò che vogliono, ma non si arroghino l’esclusiva della rappresentanza degli immigrati».

Ma cosa dovrebbe fare la sinistra, secondo lei?
«Se fosse appena appena intelligente potrebbe mettersi accanto all’Unione delle comunità africane in Italia per sostenerla, ma perderebbe protagonismo e invece vuole essere al centro dell’attenzione. Siamo noi però a voler essere e poter essere protagonisti e non vogliamo essere a rimorchio delle agende altrui…»

Scusi, ci faccia capire: lei si era candidato col Pd…
«L’ultima volta, sì, alla Regione Lombardia, con la lista di Ambrosoli. In precedenza due volte con i verdi del Sole che ride. Oggi ho preso atto che sono un indipendente e quindi nessuno mi vuole perché non mi metto in riga».

Cos’è per lei l’integrazione?
«È il successo attraverso la meritocrazia. Io non penso che gli africani in Italia debbano portare un pezzo d’Africa qua, dico che sono italiani, ma devono vivere guardando l’Africa. La sinistra ha avuto spesso la tendenza di cooptare i mediocri, in cambio della sudditanza. Perché tutti vogliono parlare di integrazione, ma nessuno la vuole sul serio, nessuno vuole che in nome dell’integrazione un immigrato diventi dirigente, o docente…»

Ancora una cosa: lei ama definirsi provocatoriamente “negro”, non dice mai “nero”. Perché?
«Perché sono titolato a dirlo, so di cosa parlo, ho studiato per sette anni di letteratura africana. È una scelta che risale alla corrente letteraria della negritudine nata negli anni Cinquanta che aveva visto giusto. Oggi del resto si parla di afrocentrismo, di afrocrazia… c’è una semantica nuova, serve una nuova grammatica che richiede anche una nuova ortografia».

Ok, ma per dire cosa, al di là delle parole?
«Per dire che tra 15 anni sarà l’Africa a dare le carte dello sviluppo. Per gli africani emigrati, per quelli che saranno rimasti e per il mondo».

Come il regime usa i migranti. La bufala razzista dell’uovo montata in casa PD e un bel delinquente, divenuto mediatore culturale nei centri di accoglienza.
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Il Primato Nazionale ha scoperto che il padre di DAISY OSAKUE fu condannato a suo tempo per due tentati omicidi oltre che per un giro di prostituzione. Una domanda: come fa un condannato e sfruttatore di prostitute a lavorare come “mediatore culturale” nei centri di accoglienza? Rispondo:
La condizione è che l’accoglienza sia gestita da malavitosi quanto meno appoggiati dalla politica e che, a sua volta, quest’ultima possa sviare le Forze dell’Ordine. Siamo arrivati, così, ai vertici dello Stato e ne abbiamo la triste consapevolezza.

Milano, nigeriano con sei pagine di precedenti tenta di violentare una ragazza in stazione, lei usa lo spray al peperoncino: fermato; ma poi?

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“Il giorno dell’orrore. La giovane di 25 anni salvatasi a Milano da un tentato di stupro grazie allo spry urticante che aveva con sé lascia sconcerto, paura, rabbia. «Non c’era nessuno», alle 5 di mattina c’era il deserto. La ragazza stava tornando a casa dopo aver lavorato tutta al notte in uno dei locali di corso Como. Era entrata nella stazione di Porta Garibaldi per prendere un treno, come sempre. Quella maledetta mattina di luglio è andata diversamente. E’ la ragazza a raccontare come sono andate le cose, leggiamo sul Giornale.

Il racconto
Sulle scale della stazione c’era un nigeriano, 31 anni , Craxi Kecious, irregolare e con diversi precedenti per violenza sessuale. «È arrivato a un centimetro dal mio volto e mi ha detto: “Ciao bella, ti voglio scopare”. Le fasi di questa odissea vissuta dalla ragazza sono concitate, mettono paura anche solo a sentirle raccontare. la giovane ha avuto una grande prontezza di spirito. Craxi Kecoius ben due volte ha cercato di molestare e abusare della giovane. La prima volta si trovavano sulle scale della stazione. «Ha messo una mano sulla ringhiera, bloccandomi il passaggio – racconta la giovane al Corriere della Sera – mi ha fermata. Non c’era nessuno. È arrivato a un centimetro dal mio volto e mi ha detto: ‘Ciao bella, ti voglio scopare’». Poi ha iniziato a metterle le mani addosso. Fortunatamente passa qualcuno e l’immigrato molla la presa. «Ho preso il mio spray al peperoncino e l’ho messo in un taschino alto della borsa, in modo da poterlo prendere con facilità se quell’uomo si fosse avvicinato di nuovo», racconta. È stato proprio questo gesto accorto ad averla salvata dallo stupro.

Il secondo tentativo
Quando quindici minuti il nigeriano l’ha rivista, l’ha subito attaccata: «Ciao bella, ecco dove eri». Gelo. A quel punto la 25enne si è alzata per scappare, ma l’uomo l’ha raggiunta e afferrata. «Mi ha trascinata e spinta contro il muro – racconta ancora al Corsera – mi toccava». Lei ha anche provato a dirgli: «Lasciami le mani, dammi prima il tuo cellulare così facciamo le cose con calma». Lui, però, non ha mollato e ha continuato a starle addosso. «Ma lì sono riuscita a prendere lo spray al peperoncino e gliel’ho spruzzato in faccia. Poi sono corsa verso gli uffici della Polfer». Un incubo che avrebe potuto finire molto male.

L’aggressore – ricordiamo- era fuggito ma tutta la scena è stata immortalata dalle telecamere della stazione di Porta Garibaldi, che hanno portato ad identificare Craxi Kecoius, anche conosciuto come “Craxi il nigeriano”, che è stato fermato poco dopo dai carabinieri. Il 31enne, ora accusato di violenza sessuale, ha nel suo “curriculim ben «sei pagine di precedenti» per droga, reati contro il patrimonio e violenza sessuale. Il nigeriano è stato fermato nella stazione successiva e, dopo essere stato denunciato, era stato rimesso in libertà. «Lo straniero, in Italia dal 2007 senza aver mai ottenuto il permesso di soggiorno, si è visto recentemente respingere la richiesta di protezione internazionale. Ha fatto ricorso contro il diniego e, quindi, era in attesa di giudizio quando ha deciso di molestare un’altra ragazza».”

Criminale chi ha privato del lavoro gli italiani, chi ha spalancato le porte della Nazione. Era tutto previsto: dagli stupri agli spacciatori alle prostitute, alle mafie africane, dai fallimenti ai suicidi. Dite, dov’è finito lo spirito democratico dei giustizieri di Piazzale Loreto?

1902.- IN NOME DI DIO! COS’ALTRO DEVE ACCADERE PERCHE’ L’AMORE CRISTIANO TORNI A ILLUMINARE IL CAMMINO?

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Continuiamo a fingere di non sapere, a fingerci buonisti, globalisti o sovranisti, a dare voce ai farisei o a chi non sa di essere. Ormai è noto che i migranti non muoiono solo in mare, anzi! che l’industria dei trapianti poggia su un traffico orrendo; che la nostra civiltà è in pericolo per le masse di selvaggi che non può sostenere; che parlare di integrazione è un eufemismo, ma, soprattutto, che dall’Africa la nostra crudeltà trae vantaggi e importa bestialità e che una parte, già corrotta, della politica, in nome di una sinistra di un secolo finito, lucra grazie a tutto questo. Dobbiamo prendere atto che di fronte a questi orrori, siamo soli e siamo la prima schiera. Neppure più la Chiesa cattolica è baluardo. É una multinazionale anch’essa, troppo potente e troppo ricca per schierare la croce avanti a noi. E neppure la legge è adeguata, costruita com’è intorno a principi di civiltà, crea confusione e diviene strumento di protezione per le bestie: Bestie perché non si può più parlare di rei, di cittadini da redimere, da rieducare con una pena d’amore cristiano. C’è confusione e un vuoto nelle istituzioni, impreparate e inadeguate a garantire e a garantirsi, al punto che è facile trovarle schierate dalla parte del denaro, contro noi cittadini e che anche un Governo, eletto, deve guardarsi di fronte, ma, di più, alle spalle. Abbiamo già descritto le mafie nigeriane, i loro sacrifici umani, ne ho visti i segni con i miei occhi; oggi leggiamo insieme cosa scrive Sergio Rame; e riflettiamo.

Da il Giornale.it
Cannibalismo e corpi smembrati nel cellulare dello scafista che vende gli organi dei migranti

In cambio di milioni di dollari, l’eritreo ha organizzato il trasferimento di migliaia di clandestini dall’Africa all’Italia. Nel suo cellulare i video che provano la consegnati dei migranti agli aguzzini che li ammazzano per prendersi gli organi.

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Fotografie con scene di cannibalismo e pezzi di corpi smembrati. Filmati che ritraggono gli immigrati consegnati nel deserto agli aguzzini che, di lì a poco, li ammazzeranno senza pietà.
Il cellulare dell’eritreo arrestato a maggio in Sudan ed estradato a giugno in Italia con l’accusa di essere tra i trafficanti di esseri umani più pericolosi è un cimitero di orrori. Secondo i pm guidati dal Procuratore Francesco Lo Voi, il sanguinario scafista sarebbe Mered Medhanie Yedhego (35 anni). E, sebbene l’uomo continui a dire che c’è stato uno scambio di persona, il pool che coordina l’inchiesta è fermo nell’assicurare che ci troviamo di fronte al trafficante senza scrupoli che, per anni, ha organizzato il trasferimento di migliaia di clandestini dall’Africa all’Italia, in cambio di milioni di dollari.

Chi non paga viene ucciso per gli organi
Le fotografie e i video sono stati inseriti nella memoria depositata dai magistrati al gup Alessia Geraci. “Nella chat intrattenuta con l’utente Efii risulta l’invio di immagini ritraenti delle scene di cannibalismo – scrivono i magistrati – nonché dei filmati scaricati da YouTube che verosimilmente riprendono dei migranti presi in consegna nel deserto da alcuni trafficanti armati”. Un accertamento che, come dicono gli stessi pm, “assume un pregnante rilievo”, soprattutto dopo le dichiarazioni rese da Nuredin Atta Wehabrebi, un ex trafficante di esseri umani che ora collabora con la giustizia. Nel corso dell’interrogatorio reso l’11 maggio di un anno fa, Atta aveva riferito che “lungo la strada del Sinai i migranti che non hanno avuto la possibilità di corrispondere le somme pattuite vengono sistematicamente uccisi dalle organizzazioni criminali dedite al traffico di uomini al fine di estrarne gli organi avvalendosi di soggetti soprannominati ‘medici del Sahara’”.

I “medici del Sahara” che prendono gli organi
La ricostruzione di Atta ha aperto gli occhi all’Occidente sulle violenze dei trafficanti di uomoni. “Perché qua devono pagare a Kufra, a Kufra devono pagare, devono pagare… – ha spiegato l’ex scafista – non è pagare contanti, non c’è nessuno che paga contanti”. Alcuni immigrati lo fanno. Ma sono solo il 2-3%. Hanno i soldi a casa. Ma, come spiega lo stesso Atta, la maggior parte non paga subito. L’80% lo farà a Palermo o, al più tardi, a Roma. Lo faranno le famiglie. “Ci sono altre persone che non hanno soldi…”. E allora “ci sono egiziani” che “prendono questi… organi”. Ed è in questo momento che entrano in scena i “medici del Sahara”. “Ammazzano… queste organizzazioni lo sanno questa cosa – ha spiegato Atta agli inquirenti – si può scoprire anche… tu non hai visto su YouTube? L’hanno postato su YouTube…”. Ed effettivamente i magistrati hanno trovato su internet alcune immagini agghiaccianti. “Prima tagliano questo (organo ndr), tagliano questo, prendono queste cose… le sapete queste cose?”.

Il traffico degli organi degli immigrati
Gli organi vengono “portati direttamente in Egitto”, dove vengono venduti. Ai magistrati Nuredin Atta Wehabrebi ha detto che in questi anni “tante persone sono morte, tante, tante, tante”. I loro reni vengono venduti per a 15mila dollari. L’uno, ovviamente. “Gli egiziani prendono (gli organi, ndr) – ha continuato l’ex scafista – gli egiziani tutti quelli fanno intervento nel deserto”. Non c’è sono questa confessione a incastrare Mered Medhanie Yedhego, il cui nome potrebbe essere uno dei tanti alias emersi dall’esame dei diversi profili social aperti dall’eritreo. Gli inquirenti hanno messo insieme diciassette nuovi elementi di prova. A partire dalla comparazione fonica tra la voce dello scafista intercettata nell’indagine fatta due anni fa sul traffico di esseri umani e alcune telefonate registrate sull’utenza trovata in possesso e usata dall’uomo arrestato. Secondo il consulente della Procura si tratterebbe della stessa persona. L’eritreo, però, dopo l’arresto non ha voluto sottoporsi a una nuova perizia fonica. E adesso dovrà fare i conti con le foto dell’orrore trovate dai magistrati sul cuo cellulare. Impossibilli da spiegare.
Sergio Rame –

1851.- C’E’ UNA SPIEGAZIONE RAZIONALE PER I SACRIFICI UMANI

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C’è qualcosa che vi sembra meno sensato dei sacrifici umani rituali? Quando il filosofo del diciannovesimo secolo Søren Kierkegaard cercava una contraddizione nel pensiero razionale—un chiaro esempio di qualcosa che il solo interesse personale non potesse spiegare—raccontò la storia del Vecchio Testamento in cui Abramo porta Isacco sul monte per essere sacrificato. Diavolo, quale potrebbe mai essere il senso di sacrificare il proprio figlio?

Per Kierkegaard, la risposta è che il cristianesimo e la razionalità occupano due sfere separate. Per il tipico utente ateo di internet, la risposta è che la religione fa impazzire la gente. Per Peter Leeson, la risposta sta nel guardare al problema dal punto di vista economico.

Leeson ha indagato il più recente e storicamente confermato esempio di sacrificio umano ritualizzato, praticato da un gruppo etnico dell’India chiamato Kondh. Questi uomini, se mai il pubblico occidentale ne avesse mai sentito parlare, erano noti per essere “una razza feroce e bellicosa, che si dilettava con crudeltà e devastazioni. Di certo anche le loro divinità si deliziavano con le macellazioni, durante rituali insanguinati.”

Lavorando presso il Dipartimento di Economia della George Mason University, Leeson sta facendo carriera trovando spiegazioni razionali per gli avvenimenti storici apparentemente irrazionali. Ha pubblicato degli studi sulla pratica medievale europea di processare ratti e parassiti, su una società africana che avvelena i polli per predire il futuro, e ha in serbo un lavoro sulla pratica della compravendita delle mogli. Quindi il sacrificio ritualizzato rientra bene nel suo ambito di ricerca.
Lo studio, disponibile sul sito web di Leeson, è stato appena pubblicato sul Journal of Behavioral Economics—anche se lui mi ha detto che si definisce una sorta di economista anti-comportamentale.

“Il mio lavoro è piuttosto quello di provare a contraddire l’economia comportamentale,” sostiene. “Più in generale, studio i comportamenti insoliti, strane pratiche che gli individui fanno sia oggi che in passato, e cerco di spiegare quei comportamenti utilizzando solo rigorosi ragionamenti razionali.”
Io l’ho chiamato per vedere se poteva spiegarmi la razionalità dietro al sacrificio umano, e se davvero ci riusciva, per scoprire se ci fosse anche qualcosa di totalmente irrazionale.

Motherboard: Tuffiamoci nei sacrifici umani. Usi un esempio specifico nel tuo studio.

Peter Leeson: Sì, mi sono occupato dei Kondh dell’Orissa, una regione dell’India orientale, e il materiale che ho analizzato è della metà del diciannovesimo secolo. È questo il caso che ho preso in esame.

Come ti spieghi il sacrificio umano rituale?

In sostanza quello che succedeva è che queste comunità acquistavano regolarmente persone innocenti, spesso bambini, ma non solo. Poi organizzavano una grande festa del sacrificio—in mancanza di una parola migliore, alla quale erano invitati a partecipare i membri di comunità e villaggi vicini, per assistere al massacro rituale della persona che avevano acquistato.
 Il fatto che la vittima del sacrificio venisse acquistata, rende la cosa tanto strana quanto raccapricciante. Non sembra adattarsi molto bene con il principio della rigorosa scelta razionale, che pressapoco corrisponde all’idea “più è preferibile a meno.”

È strano quando le persone spendono risorse preziose per poi distruggerle, è come buttare via i soldi. Quindi la domanda è: perché mai queste persone sceglievano di farlo lo stesso? La mia risposta è che i Kondh dell’Orissa stavano usando il sacrificio umano come un modo per proteggere i loro diritti di proprietà. Usavano l’omicidio rituale come una sorta di tecnologia di protezione della proprietà.

Veniva fatto ogni stagione, o ogni anno?

Lo facevano più volte all’anno. Secondo quella che potremmo chiamare la loro religione, c’erano dei momenti particolari durante i quali compiere i sacrifici, ma creavano anche occasioni per rituali ad hoc. Per esempio, se qualcosa di inaspettato o negativo accadeva durante quell’anno, l’idea era che questa madre terra o divinità malevola fosse in collera con loro e dovesse essere placata con il sangue di un innocente acquistato per il sacrificio. Quindi c’erano questi sacrifici occasionali, così come quelli stagionali regolamentati.

Si potrebbe dire che il sacrificio era una misura preventiva? Una specie di assicurazione contro le ire di una divinità malefica?

In apparenza era necessario per accontentare la dea affinché garantisse un buon raccolto e non facesse accadere niente di male alla comunità. Questa è la giustificazione, il modo in cui vedevano la faccenda le persone che lo praticavano.

In realtà , però, quello che io sto sostenendo è che dietro a tutto questo c’è una logica politica ed economica. A volte, anche se può sembrare controintuitivo, il modo più economico per proteggere la nostra proprietà è quello di distruggerne una parte. La ragione fondamentale di ciò è che proteggerla è molto costoso.

Per i Kondh, il metodo base per proteggere la loro proprietà era combattersi tra di loro. Ma il conflitto è costoso: le persone muoiono e la ricchezza è distrutta. Una cosa che si potrebbe fare per evitare che questi conflitti accadano è distruggere preventivamente parte della vostra ricchezza per comunicare agli altri che non siete più ricchi di loro. Che non si dispone di quello che loro pensano. Così facendo li fai desistere dal voler attaccare.

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Riesci a immaginare un parallelo con i giorni nostri?

Si, ma non penso che sia simile a un’assicurazione—un meccanismo assicurativo opererebbe in modo diverso. Comunque la gente svolge questo genere di attività—distruggere o ridurre una parte del valore di ciò che possiedono per proteggere il resto—quasi ogni giorno.

Un esempio molto banale: se sai di dover andare di notte in una zona pericolosa non indosserai i tuoi gioielli più preziosi. Non userai neanche la tua macchina migliore. Parte del valore di possedere bei gioielli o una macchina lussuosa è che puoi utilizzarli quando vuoi. Se non lo fai, stai riducendo il loro valore. Ma la ragione per cui lo stai riducendo è che così facendo diminuisci la possibilità di una perdita maggiore—tipo farti rubare la macchina.

C’è una logica precisa in tutto questo. Di base vogliamo cercare esempi di cose del genere nel mondo contemporaneo, a volte grandiosi, talvolta di livello minore. Nella mia ricerca ne fornisco alcuni, sia storici che moderni, e penso che la logica che sto descrivendo potrebbe fare luce su queste pratiche.
Per esempio, pensiamo ai paesi in via di sviluppo: una ragione per cui questi paesi si stanno ancora sviluppando è perché i governi “spennano” i loro cittadini. Se guadagni un sacco di soldi, allora sei l’obiettivo perfetto per un governo corrotto che vuole venire a sequestrarti i beni. Quindi, una cosa che gli imprenditori in queste circostanze fanno è limitare la crescita. Mantengono le loro piccole imprese senza espanderle troppo, perché se lo facessero il governo vorrebbe prendere la loro roba. Così distruggono parte del loro valore al fine di preservarne la parte restante.

Quindi in cosa differisce la tua spiegazione da quella degli economisti comportamentali?

La risposta comportamentale è questa: “Ehi guardate, quelle persone stanno facendo cose assurde, devono essere pazzi.” È una caricatura della risposta, ma questo è più o meno il modo in cui, a mio parere, l’economia comportamentale può spiegare le cose che non si adattano immediatamente al nostro convenzionale modo di pensare economico.
Il mio scopo è quello di dire che abbiamo bisogno di guardare più a fondo. Potrebbe non essere una ragione evidente, ma quello che bisogna fare è cercare di mettersi nei panni di una delle persone che partecipano alla pratica che si sta studiando. Supponiamo per un momento che non siano pazzi, stupidi, primitivi o barbari, ma che siano persone razionali come te e me che si trovano ad affrontare situazioni diverse dalle nostre. Come ci comporteremmo se fossimo nella loro situazione e di fronte alle loro stesse costrizioni? Il mio lavoro è mettermi in questo punto di vista e ricostruire la storia in base alle testimonianze disponibili. La mia teoria è che queste pratiche apparentemente bizzarre hanno in realtà un senso ben preciso.

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In un certo senso quello che stai facendo è unire la ricerca antropologica con l’economia.

In un certo senso sì. Più che altro direi che è l’intersezione tra la storia e l’economia. Il mio lavoro ha un aspetto molto interdisciplinare, perché un sacco di queste cose bizzarre che le persone hanno fatto sono fatti storici. Come è ovvio, sono strane solo dal nostro punto di vista contemporaneo, ma questo fa parte del punto a cui voglio arrivare. Non dovremmo essere così affrettati nel pensare che le persone che in passato facevano cose che per noi non hanno senso fossero semplicemente stupide, primitive o barbare…

Alla base di tutte le forme di sacrificio umano ci sono una scelta e una spiegazione razionale. In questo caso c’è una particolare spiegazione legata all’acquisto e all’omicidio rituale di una persona innocente. Di solito la gente pensa a qualcosa come il modello azteco, ma gli Aztechi non compravano gente innocente per poi lanciarla dai gradini delle loro piramidi. Quello che facevano, potrebbe sembrare molto più sensato alle persone di oggi: sacrificavano i prigionieri di guerra, quindi altri uomini o criminali sconfitti. Non è così difficile immaginare perché, in una società dove la guerra è endemica e si sta cercando di controllare la criminalità, ci fosse la pena capitale per i nemici sconfitti e per punire i criminali.

Il caso dei Kondh mi interessava perché è più difficile da spiegare. Non è così evidente perché qualcuno dovrebbe spendere dei soldi solo per distruggere quello che ha comprato.

A cosa lavorerai in seguito?

In questo momento sto studiando la pratica della vendita delle mogli nell’Inghilterra della rivoluzione industriale.

1849.- SACRIFICI UMANI NELLE COMUNITÀ DI IMMIGRATI

Se credete che i sacrifici umani siano un antico retaggio di culture selvagge definitivamente estinte e cadute nel limbo, vi sbagliate.

Nonostante la propaganda antirazzista si sforzi costantemente di presentarci un’immagine politicamente corretta dei popoli africani, in Uganda l’uccisione di bambini per rituali stregoneschi è un fenomeno che ha raggiunto proporzioni davvero incredibili, a dimostrazione di come “pratiche che nei paesi civilizzati hanno portato i loro seguaci al patibolo continuano ad essere per il Sud del mondo ordinaria amministrazione”.
Silvano Lorenzoni nel Selvaggio mostra come comportamenti che per i selvaggi costituiscono la normalità sono considerati tra i popoli civili sintomi di psicopatologie: “Inizierò mettendo a fuoco quelle manifestazioni che avvicinano il selvaggio ai comportamenti di quei civili che normalmente sono, o dovrebbero essere, confinati nelle istituzioni psichiatriche, e, successivamente, quelle (tossicodipendenza compulsiva, deviazioni sessuali ecc.) che più lo avvicinano all’animalità.

Un bimbo morto in cambio di successo, soldi, salute. È quanto accade in Uganda, Paese africano dove – secondo le stime di Jubilee Campaign, charity che si occupa di tutela dei minori – il macabro rituale ha già coinvolto 900 bambini. Un recente reportage investigativo della Bbc nello stato africano ha rivelato che il numero delle piccole vittime di sacrifici umani sta aumentando rapidamente e la polizia fa ben poco per risalire ai colpevoli e ancora meno per proteggere le potenziali vittime.
http://www.lettera43.it/attualita/28884/uganda-attenti-all-orco.htm

È interessante notare che tali riti, pur essendo proibiti dalla legge, sono talmente diffusi e socialmente accettati, da non suscitare la minima riprovazione da parte dell‘africano medio.
Infatti benché l’attuale incremento dei sacrifici sia riconducibile ad una specifica setta chiamata Yu-Yu, questo fenomeno non è un’anomalia estranea alla cultura e alla mentalità africane ma, al contrario, si radica nella psicologia stessa di quelle popolazioni, le quali dal punto di vista morale non vi trovano assolutamente nulla di male. Infatti, in questo continente, e in particolare in Uganda, casi di sacrifici umani sono sempre esistiti e spesso sono gli stessi guaritori tradizionali che finito l’insegnamento di queste pratiche devono iniziare con il sacrificio del proprio figlio. Ecco la descrizione particolareggiata di uno di questi riti:
Molte famiglie, in quelle zone dell’Africa dove lo Yu-Yu è molto diffuso, destinano uno dei loro bambini al sacrificio per garantire benessere a tutta la famiglia. I membri della setta assistono, nudi, all’opera dello sciamano che, stordita la vittima, gli taglia la gola facendo molta attenzione a che neanche una goccia di sangue vada sprecata; il sangue (5/6 litri) viene raccolto in una bacinella metallica e versato sulle teste dei presenti che, poi, si accoppiano ancora tutti lordi di questo.
http://www.valianti.it/cgi-bin/bp.pl?pagina=mostra&articolo=1729

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Un buon africano non capirà mai perché queste pratiche suscitino nell’uomo bianco tanta riprovazione. Per lui l’omicidio non è un crimine, tanto più se è lo stregone a ordinarlo. Ecco come un negro tratta il rito sanguinario con un cronista della BBC che si è finto un acquirente:

«Esistono due modi di farlo», ha spiegato Awali al giornalista, «possiamo seppellire il bambino vivo dove stai costruendo la tua sede oppure possiamo tagliarlo a pezzi e mettere il suo sangue in una bottiglia. Se è maschio gli tagliamo la testa e i genitali, seppellendoli insieme alle mani e ai piedi».
http://www.lettera43.it/attualita/28884/uganda-attenti-all-orco.htm

Ci viene spontaneo chiederci, visti gli attuali flussi migratori, quali saranno a lungo termine gli effetti dell’importazione di questa preziosa cultura nel continente europeo. La risposta ce la da un articolo di alcuni anni fa, in cui si descrive come l’immigrazione grazie alle associazioni antirazziste e umanitarie abbia permesso agli stregoni africani di esportare le loro pratiche di magia nera sino in Gran Bretagna.
Tutto è cominciato col ritrovamento di un corpo mutilato nel Tamigi.

Si trattava di un bambino di razza africana cui erano stati amputati la testa, le gambe e le braccia; investigatori lo battezzarono Adam e cominciarono le indagini. La prima risultanza fu che la causa della morte era stato un accuratissimo taglio della vena giugulare, cui era seguito un drenaggio completo del sangue. (…) Studiando i resti del bambino sacrificato si scoprirono nello stomaco e nell’esofago resti di una pozione costituita da rare erbe africane; l’antropologo spiegò che si trattava di erbe che stordivano la vittima prima del sacrificio.
http://www.valianti.it/cgi-bin/bp.pl?pagina=mostra&articolo=1729

Infine si scoprì che:
Bambini maschi tra i 4 e i 7 anni venivano comprati in Africa per 10/20 dollari; fatti arrivare in Gran Bretagna assieme a coppie di richiedenti asilo, che se ne avvalevano per facilitare le pratiche di accettazione, e poi passati a sette segrete apparentemente di denominazione cristiano-evangelica, in realtà sette sataniche che li sacrificavano, spesso dopo averli torturati, per cacciare «cattivi spiriti» o malattie. I bambini importati dall’Africa in questa maniera sarebbero almeno un centinaio e questa potrebbe essere la punta di un iceberg.
Tra poche decine di anni l’Europa si sarà definitivamente trasformata in un continente africano. Non è difficile perciò ipotizzare un aumento di queste pratiche, con buona pace di progressisti e associazioni umanitarie. Già l’anno scorso abbiamo avuto notizia di un caso simile, riguardante un barcone attraccato a Lampedusa.
Un sopravvissuto, un ghanese di 16 anni, raccontò infatti che durante la traversata furono gettati in mare alcuni uomini per “placare gli spiriti del mare”:
A bordo del barcone venivano eseguiti sacrifici umani per invocare il sostegno di qualche divinità pagana nei momenti di difficoltà, o anche semplicemente per punire qualche innocente che veniva ritenuto colpevole di aver provocato qualche danno ai motori dell’imbarcazione.
La regia degli avvenimenti era tenuta da quattro donne, quattro maghe, delle santone nigeriane che eseguivano riti magici a bordo dell’imbarcazione indicando di volta in volta chi doveva essere gettato in mare. Il fatto che nell’imbarcazione ci fossero etnie diverse ha favorito una sorta di guerra interna dominata da alcuni nigeriani. Un sopravvissuto ha raccontato che donne di etnia nigeriana facevano riti magici al termine quali indicavano qualcuno. Questo veniva preso, legato mani e piedi e ancora vivo gettato in mare.
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2011/11/30/IMMIGRATI-Sacrifici-umani-sul-barconi-orrore-a-Lampedusa/225793/
Una cosa molto importante da sottolineare è che tutte le donne arrestate erano ospitate in strutture di accoglienza: “due a Palinuro, in provincia di Salerno, uno a Cosenza e altri due in un albergo di Enna” e che tutti i responsabili, “erano già in possesso di permesso di soggiorno dopo avere richiesto e ottenuto asilo politico”.

Forse gioverà a questo punto interrogarsi sui fondamenti antropologici di questa crudele usanza. Il sacrificio umano a scopi stregoneschi riflette di per sé un tratto caratteristico della psicologia dei negri e, in genere, delle popolazioni selvagge. Infatti a differenza di altre forme di culti sacrificali, in uso nell’antichità presso popoli di stampo indoeuropeo, che avevano una valenza cosmica e sancivano un legame con la comunità di appartenenza e col divino, il rito stregonico è totalmente spogliato da qualsiasi carattere sacrale e comunitario, e si riduce sostanzialmente a una sorta di contrattazione magica con i demoni per ottenere vantaggi individuali e materiali. Ciò, del resto, si accorda perfettamente con la stessa concezione della religiosità in uso presso i selvaggi, caratterizzata da una totale cesura con il sacro, che degenera in mero fattucchierismo e magia nera tra i popoli del Sud del mondo, improntati a una crudeltà metafisica che riflette il loro allontanamento dall’umanità e il loro affacciarsi sull’animalità. op. cit.
“Da ciò risulterà chiaro come da un lato il selvaggio possieda ancora un labile aggancio con l’umanità normale, dalla quale comunque si è allontanato, e dall’altro lato esso si affaccia già su quell’animalità alla quale è destinato”.
Concludendo, fenomeni come questi dimostrano in maniera inequivocabile, se non fosse già abbastanza chiaro, che l’idea di importare selvaggi dalle aree più degradate del pianeta non potrà mai costituire una fonte di arricchimento culturale per i popoli civili, ma solo una causa di costante regressione antropologica, di imbarbarimento e di degenerazione. L’immigrato di colore è inassimilabile. La sua presenza va di pari passo al deterioramento delle strutture civili, morali e spirituali di una Nazione. […]
Fonte: visto su Identità. com del 22 agosto 2013. Link: http://identità.com/blog/2012/08/22/sacrifici-umani-nelle-comunita-di-immigrati/

UGANDA, ATTENTI ALL’ORCO. MACABRI RITI: 900 BAMBINI SACRIFICATI PER PROPIZIARE LA FORTUNA.

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di Emanuela Di Pasqua

Un bimbo morto in cambio di successo, soldi, salute. È quanto accade in Uganda, Paese africano dove – secondo le stime di Jubilee Campaign, charity che si occupa di tutela dei minori – il macabro rituale ha già coinvolto 900 bambini. Un recente reportage investigativo della Bbc nello stato africano ha rivelato che il numero delle piccole vittime di sacrifici umani sta aumentando rapidamente e la polizia fa ben poco per risalire ai colpevoli e ancora meno per proteggere le potenziali vittime.

SUPERSTIZIONE E PAURA.

Negli ultimi tempi, sono stati ritrovati molti corpi orrendamente mutilati a causa della preoccupante ascesa di chi crede nel potere del sacrificio umano. La paura serpeggia tra la popolazione, i genitori e gli insegnanti cercano di non perdere mai d’occhio i piccoli e lungo le strade si moltiplicano i manifesti che segnalano i pericoli legati a questi riti. In alcune missioni, agli alunni viene insegnata una canzone dal titolo esplicativo: «Guariamo la nostra nazione. Finiamola con i sacrifici di bambini».
Ma il fenomeno non avrebbe nulla a che fare con antiche credenze tradizionali: sacrificare la vita di un bambino è un rito che porterebbe semplicemente salute e denaro a chi lo commissiona: trova terreno fertile nella superstizione, nella povertà e nella mancanza di cultura, ma si diffonde anche tra presunti uomini d’affari o imprenditori locali.

IL POTERE DEGLI STREGONI E L’AUMENTO DEI SACRIFICI

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A compiere i riti sono i cosiddetti stregoni o witch doctors, che utilizzano per le proprie pratiche bambini rapiti. I parenti delle piccole vittime parlano di una polizia indolente e di offerte di denaro da parte degli stregoni per evitare guai con la legge. Il capo della task force creata dalla polizia ugandese per investigare sui sacrifici umani, Bignoa Moses, sostiene che la giustizia è imbavagliata e impotente, anche perché mancano le prove e i testimoni per inchiodare gli stregoni. Ma chi conosce bene questa realtà non si stupisce. Come Padre Franco Moretti, padre comboniano conoscitore dell’Africa e direttore della rivista Nigrizia, che ha dichiarato: «C’era un padre qui a Verona che aveva condotto ricerche su questo argomento e aveva anche aperto un dialogo con i cosiddetti stregoni. Ma è morto due anni fa. Di tanto in tanto si ricevono notizie sui sacrifici umani. Si sa che accadono, ci sono stati anche pronunciamenti del governo».

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Peter Sewakiryanga con un bambino.

IL MERCATO DEI MINORI.

Secondo Peter Sewakiryanga, pastore a capo della chiesa Kyampisi Childcare Ministries, alla base dell’aumento del numero di rituali che implicano la morte di minori c’è il fatto che «la gente ama il denaro e tanti vogliono diventare più ricchi». La convinzione che grazie ai macabri riti si arrivi al benessere ha reso i bambini “beni” commerciali, con un vero mercato basato sul binomio domanda/offerta.
Secondo i dati della polizia ugandese nel 2006 sarebbe stato accertato un solo caso simile, nel 2008 ce ne sono stati 25 e nel 2009 altri 29. Ma Sewakiryanga contesta le cifre diffuse dalle autorità, sostenendo che soltanto nella sua parrocchia il numero di minori immolati è maggiore di quello dichiarati in tutta la nazione.

LA MANCANZA DI PROVE E L’INCAPACITÀ DELLA POLIZIA

Nel principale ospedale di Kampala, la capitale della nazione africana, è ricoverato Allan, nove anni, sopravvissuto a un colpo di machete che intendeva decapitarlo. Il bimbo ha riportato danni ossei e cerebrali e, nel corso del rito, è stato anche castrato. Dopo un mese di coma, il piccolo ha riconosciuto chi lo aveva ridotto in fin di vita ma la polizia ha definito le sue dichiarazioni inattendibili. L’uomo accusato da Allan si chiama Awali e il cronista investigativo della Bbc, Chris Rogers, è riuscito a mettersi sulle sue tracce. Fingendosi un uomo d’affari locale, ha sparso la voce di essere alla ricerca di un witch doctor in grado di praticare un rito propiziatorio per guadagnare successo e fortuna. L’uomo ha incontrato Awali che gli ha subito proposto l’incantesimo più potente: il sacrificio di un bambino.

LA TRATTATIVA DELL’ORRORE

«Esistono due modi di farlo», ha spiegato Awali al giornalista, «possiamo seppellire il bambino vivo dove stai costruendo la tua sede oppure possiamo tagliarlo a pezzi e mettere il suo sangue in una bottiglia. Se è maschio gli tagliamo la testa e i genitali, seppellendoli insieme alle mani e ai piedi».
Al termine della trattativa (nel corso della quale Awali ha ammesso di avere già praticato altre volte il sanguinario rito), l’inviato della testata inglese si è rivolto alla polizia. Eppure Awali è ancora un uomo libero, poiché l’inchiesta di Rogers non è stata sufficiente a inchiodarlo e il piccolo Allan non è stato considerato attendibile, pur avendo riconosciuto il suo carnefice nelle immagini che il giornalista britannico gli ha mostrato sul laptop.

IL SILENZIO DELLA LEGGE.

L’inchiesta non ha sortito alcun risultato. Secondo Sewakiryanga, senza l’aiuto delle forze dell’ordine non si può far nulla per proteggere i bambini da questa assurda minaccia: «I piccoli non hanno voce, perché viene messa a tacere dal silenzio della legge e della polizia e dalle persone che, pur leggendo questi fatti sui giornali, non alzano un dito. Noi dobbiamo resistere e fare tutto ciò che è possibile per estirpare questo male. E pregare. Affinché il governo ci ascolti».

STREGONERIA E SACRIFICI UMANI IN EUROPA

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A seguito del ritrovamento nel Tamigi di un torso umano, appartenente a un bambino negro di cui non era stata denunciata la scomparsa e che non si riusciva ad identificare, Scotland Yard iniziava un’indagine che, nei giorni scorsi, ha portato a risultati agghiaccianti.

Bambini maschi tra i 4 e i 7 anni venivano comprati in Africa per 10/20 dollari; fatti arrivare in Gran Bretagna assieme a coppie di richiedenti asilo, che se ne avvalevano per facilitare le pratiche di accettazione, e poi passati a sette segrete apparentemente di denominazione cristiano-evangelica, in realtà sette sataniche che li sacrificavano, spesso dopo averli torturati, per cacciare «cattivi spiriti» o malattie.

I bambini importati dall’Africa in questa maniera sarebbero almeno un centinaio e questa potrebbe essere la punta di un iceberg.

Contemporaneamente, Scotland Yard ha iniziato un’inchiesta su 400 bambini africani o asiatici scomparsi da casa e da scuola solo negli ultimi dieci mesi e ne ha rintracciati, per ora, solo quattro.

Nuovi fatti sono venuti recentemente alla luce e sono stati illustrati in maniera particolareggiata da un documentario prodotto in collaborazione dalla BBC e da Scotland Yard.
Il documentario si intitola «Sacrificio umano a Londra» e racconta le indagini svoltedagli investigatori inglesi in seguito al ritrovamento del torso umano nel Tamigi.

Nell’ottobre 2001, come detto, un torso umano emergeva e veniva recuperato nei pressi di Tower Bridge; il torso era in buone condizioni perché non era stato in acqua più di 24 ore.
Si trattava di un bambino di razza africana cui erano stati amputati la testa, le gambe e le braccia; investigatori lo battezzarono Adam e cominciarono le indagini.
La prima risultanza fu che la causa della morte era stato un accuratissimo taglio della vena giugulare, cui era seguito un drenaggio completo del sangue.
Sicuri si trattasse di un sacrificio umano si rivolsero ad un professore universitario di antropologia per avere informazioni.
Questi spiegò loro che la tecnica usata era quella tipica dello Yu-Yu, una setta che adora gli spiriti del male e che, molto diffusa nell’Africa occidentale subsahariana, è coinvolta in ogni genere di attività illecita; oltre all’aspetto rituale, si poteva considerare una vera e propria organizzazione mafiosa internazionale.

La setta, oltre a controllare le attività illecite in Africa, si occupa attivamente di traffico di esseri umani verso l’Europa, traffico e gestione di prostitute in Europa e contrabbando all’ingrosso verso l’Europa di tutti i tipi di droghe.
Studiando i resti del bambino sacrificato si scoprirono nello stomaco e nell’esofago resti di una pozione costituita da rare erbe africane; l’antropologo spiegò che si trattava di erbe che stordivano la vittima prima del sacrificio.
Molte famiglie, in quelle zone dell’Africa dove lo Yu-Yu è molto diffuso, destinano uno dei loro bambini al sacrificio per garantire benessere a tutta la famiglia.
I membri della setta assistono, nudi, all’opera dello sciamano che, stordita la vittima, gli taglia la gola facendo molta attenzione a che neanche una goccia di sangue vada sprecata; il sangue (5/6 litri) viene raccolto in una bacinella metallica e versato sulle teste dei presenti che, poi, si accoppiano ancora tutti lordi di questo.
Studiando i microminerali che costituivano le ossa di Adam venne individuata, con un margine di approssimazione di 100 km, la sua provenienza: l’area intorno a Benin City.
A questo punto, però, le indagini erano a un punto morto.

Un fatto nuovo le sbloccò: arrivò all’Interpol la segnalazione di una donna proveniente da Benin City che chiedeva asilo politico in Germania dicendosi perseguitata da una setta che praticava i sacrifici umani e da cui lei si voleva affrancare.
Gli inglesi subito volarono in Germania: la donna confessò di essere la moglie di uno dei capi dello yu-yu, che il marito si occupava di traffico di esseri umani e di droga verso tutta l’Europa e fornì una serie di indirizzi, alcuni in Inghilterra, di costui.
La donna informò gli inquirenti che prima di ogni azione illegale, per garantirsi la protezione degli spiriti, veniva fatto un sacrificio umano (preferibilmente un bambino, più gradito agli spiriti) e che, se l’operazione era andata bene, veniva eseguito un altro sacrificio a scopo di ringraziamento. A casa della donna vennero trovate stanze intere di vestiti da bambino di tutte le taglie, il che fece pensare che a lei fossero stati affidati, in Africa, da genitori inconsapevoli, bambini da portare in Europa e che quella montagna di vestiti fossero i loro bagagli.
La donna non seppe spiegare la presenza di quella montagna di vestiti né la differenza di taglie.
La donna venne trasportata in Inghilterra ma, appena arrivata, ritrattò tutta la sua storia e non fu possibile trattenerla.
Risulta rientrata a Benin City dove è ancora attivamente coinvolta nel traffico di esseri umani e nella affiliazione di tutti i partenti ancora non affiliati alla setta.
A questo punto, però, gli investigatori avevano l’indirizzo dell’ex marito della donna.

Essi misero sotto controllo stretto l’indirizzo, nell’Est London, e si resero conto che egli, ogni notte, viaggiava fino ad un aereoporto (non solo in Inghilterra ma anche in Germania e Belgio) e raccoglieva due immigrati che forniva di documenti veri (procuratigli da funzionari corrotti di origine nigeriana del ministero degli Interni inglese).
Continuando la sorveglianza del sospettato i funzionari di Scotland Yard individuarono altri 12 elementi, a lui strettamente legati, che svolgevano le sue stesse funzioni.
La setta, per non dare nell’occhio durante le sue riunioni settimanali, che raccoglievano centinaia di persone, aveva formato una falsa chiesa protestante di denominazione particolare in cui erano ammessi solo i membri della setta stessa.
In questa maniera essi si potevano radunare una volta a settimana, compiere i propri riti, incassare la rata del riscatto di 5.000 sterline che ogni immigrato clandestino era impegnato a pagare alla setta sotto ricatto di essere sottoposto ai malefici Yu-Yu.
Dal punto di vista delle prove sulle responsabilità del sacrificio di Adam, gli investigatori erano a un punto morto.

Decisero cosi fare un’irruzione all’alba simultaneamente nei 12 appartamenti sotto sorveglianza.
In un appartamento fu trovata una videocassetta in cui si vedeva un uomo che assisteva il padre gravemente malato in un letto; successivamente si recava in un’altra stanza dove un altro uomo di colore nudo era disteso bocconi e in stato di intontimento.
L’uomo procedeva a tagliare la gola della vittima raccogliendo accuratamente il sangue in una bacinella di metallo; quando il sangue era completamente drenato, gli staccava la testa e la metteva in un cesto di vimini.
L’uomo poi si versava in testa l’intero contenuto della bacinella piena di sangue e portava il cesto di vimini sul letto del padre.
Aperto il cesto mostrava la testa al padre, che immediatamente mostrava di sentirsi meglio e si rialzava in piedi.
Nel congelatore del frigorifero vennero trovate alcune buste contenenti le rarissime erbe equatoriali, stupefacenti e microminerali tipiche del Benin, che erano state ritrovate nella gola e nello stomaco di Adam.
Ciò permise l’incriminazione dell’uomo per il sacrificio umano di Adam e di altri 11 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per traffico internazionale di droghe.
Questa però è soltanto la punta dell’iceberg; la setta Yu-Yu continua a monopolizzare l’arrivo dei clandestini dall’Africa occidentale subsahariana e a gestire la prostituzione nigeriana in tutta Europa, a importare enorme quantitativi di droga sul continente, a compiere sacrifici umani soprattutto di bambini) sullo stesso suolo europeo.
Tutto ciò, di gravità orrenda, assume connotati più che preoccupanti alla luce di alcuni fatti recentissimi.

A seguito del ritrovamento nel Tamigi di un torso umano, appartenente a un bambino negro di cui non era stata denunciata la scomparsa e che non si riusciva ad identificare, Scotland Yard iniziava un’indagine che, nei giorni scorsi, ha portato a risultati agghiaccianti.
Bambini maschi tra i 4 e i 7 anni venivano comprati in Africa per 10/20 dollari; fatti arrivarein Gran Bretagna assieme a coppie di richiedenti asilo, che se ne avvalevano per facilitare le pratiche di accettazione, e poi passati a sette segrete apparentemente di denominazionecristiano-evangelica, in realtà sette sataniche che li sacrificavano, spesso dopo averli torturati, per cacciare «cattivi spiriti» o malattie.
I bambini importati dall’Africa in questa maniera sarebbero almeno un centinaio e questa potrebbe essere la punta di un iceberg.
Contemporaneamente, Scotland Yard ha iniziato un’inchiesta su 400 bambini africani o asiatici scomparsi da casa e da scuola solo negli ultimi dieci mesi e ne ha rintracciati, per ora, solo quattro.
Nuovi fatti sono venuti recentemente alla luce e sono stati illustrati in maniera particolareggiata da un documentario prodotto in collaborazione dalla BBC e da Scotland Yard.
Il documentario si intitola «Sacrificio umano a Londra» e racconta le indagini svoltedagli investigatori inglesi in seguito al ritrovamento del torso umano nel Tamigi.
Nell’ottobre 2001, come detto, un torso umano emergeva e veniva recuperato nei pressi di Tower Bridge; il torso era in buone condizioni perché non era stato in acqua più di 24 ore.
Si trattava di un bambino di razza africana cui erano stati amputati la testa, le gambe e le braccia; investigatori lo battezzarono Adam e cominciarono le indagini.
La prima risultanza fu che la causa della morte era stato un accuratissimo taglio della vena giugulare, cui era seguito un drenaggio completo del sangue.
Sicuri si trattasse di un sacrificio umano si rivolsero ad un professore universitario di antropologia per avere informazioni.
Questi spiegò loro che la tecnica usata era quella tipica dello Yu-Yu, una setta che adora gli spiriti del male e che, molto diffusa nell’Africa occidentale subsahariana, è coinvolta in ogni genere di attività illecita; oltre all’aspetto rituale, si poteva considerare una vera e propria organizzazione mafiosa internazionale.
La setta, oltre a controllare le attività illecite in Africa, si occupa attivamente di traffico di esseri umani verso l’Europa, traffico e gestione di prostitute in Europa e contrabbando all’ingrosso verso l’Europa di tutti i tipi di droghe.
Studiando i resti del bambino sacrificato si scoprirono nello stomaco e nell’esofago resti di una pozione costituita da rare erbe africane; l’antropologo spiegò che si trattava di erbe che stordivano la vittima prima del sacrificio.
Molte famiglie, in quelle zone dell’Africa dove lo Yu-Yu è molto diffuso, destinano uno dei loro bambini al sacrificio per garantire benessere a tutta la famiglia.
I membri della setta assistono, nudi, all’opera dello sciamano che, stordita la vittima, gli tagliala gola facendo molta attenzione a che neanche una goccia di sangue vada sprecata; il sangue (5/6 litri) viene raccolto in una bacinella metallica e versato sulle teste dei presenti che, poi, si accoppiano ancora tutti lordi di questo.

In un appartamento fu trovata una videocassetta in cui si vedeva un uomo che assisteva il padre gravemente malato in un letto; successivamente si recava in un’altra stanza dove un altro uomo di colore nudo era disteso bocconi e in stato di intontimento.
Aperto il cesto mostrava la testa al padre, che immediatamente mostrava di sentirsi meglio e si rialzava in piedi.
Nel congelatore del frigorifero vennero trovate alcune buste contenenti le rarissime erbe equatoriali, stupefacenti e microminerali tipiche del Benin, che erano state ritrovate nella gola e nello stomaco di Adam.
Ciò permise l’incriminazione dell’uomo per il sacrificio umano di Adam e di altri 11 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per traffico internazionale di droghe.
Questa però è soltanto la punta dell’iceberg; la setta Yu-Yu continua a monopolizzare l’arrivo dei clandestini dall’Africa occidentale subsahariana e a gestire la prostituzione nigeriana in tutta Europa, a importare enorme quantitativi di droga sul continente, a compiere sacrifici umani soprattutto di bambini) sullo stesso suolo europeo.
Tutto ciò, di gravità orrenda, assume connotati più che preoccupanti alla luce di alcuni fatti recentissimi.

Gli immigrati dall’Africa tendevano fino a poco fa a provenire dal Maghreb ed erano tutti mussulmani e tendenzialmente in buona salute.
Gheddafi aveva firmato con tutte le nazioni africane un patto che apre le frontiere della Libia, senza bisogno di passaporti, a qualsiasi cittadino africano.
Masse enormi provenienti dall’Africa subsahariana si sono messe in movimento verso la Libia allo scopo di attraversare lo stretto di mare che le separa da Lampedusa.
Se fino a ieri l’immigrazione gestita dalli Yu-Yu riguardava decine di persone a settimana in tutta Europa adesso è diventata un fenomeno di massa con barconi carichi di centinaia di persone (non piu magrebini, ma africani e subsahariani).
Costoro sono tutti appartenenti e gestiti dallo Yu-Yu; in media uno su 2 è Hiv Positivo; in media 1 su 5 è positivo a forme di turbercolosi nuove per l’Europa e verso cui gli europei non hanno difese immunitarie acquisite.
Il governo italiano, invece di alzare una cortina di ferro contro nuovi pericoli immani che ci minacciano, ha deciso di sanare la posizione di 500.000 extracomunitari clandestini già presenti sul nostro territorio.
Inoltre, con la scusa che la Libia non aderisce alle convezione di Ginevra, ha fatto sapere che tutti i clandestini che provengono dalla Libia non saranno reimpatriati: questo è un vero e proprio invito all’invasione selvaggia.

In questo quadro, gia così preoccupante, il governo di sinistra si appresta a riformare la struttura dei centri di permanenza temporanea in maniera che divengano «strutture aperte», dove poi si può uscire quando si vuole e dove gli immigrati clandestini saranno trattenuti per un massimo di 48 ore; visto che essi proverranno al 99% dalla Libia sarà a tutti permesso rimanere in Italia, anche senza lavorare, per una sorta di asilo politico.
La sicurezza pubblica, l’integrità sanitaria, le strutture sanitarie ospedaliere italiane saranno portate al sicuro collasso.

IMMIGRATI/ SACRIFICI UMANI SUL BARCONE, ORRORE A LAMPEDUSA

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La storia risale al 4 agosto 2011 ed ha dell’incredibile, nel suo orrore.
Un barcone, uno dei moltissimi che specialmente in quel periodo estivo facevano la spola tra il Nord Africa e l’isola di Lampedusa, viene soccorso dalle forze navali italiane. Dentro vi trovano gente viva e dei morti. Circa 400 persone, di diverse etnie africane, si pensa alla solita tragedia di persone che a stento sono riuscite a sopravvivere alla lunga traversata in pessime condizioni. Si scoprirà, mesi dopo, quello che invece è realmente accaduto a bordo del barcone dell’orrore e che chissà quante altre volte è già successo.
Le autorità infatti avevano sospettato qualcosa di strano sin dall’inizio, da quando il barcone era stato portato in salvo con a bordo una persona morta. Facendo indagini accurate fra gli immigrati detenuti nei vari centri di accoglienza italiana, la squadra mobile di Agrigento e altre questure, sono arrivati alla tragica conclusione.
A bordo del barcone venivano eseguiti sacrifici umani per invocare il sostegno di qualche divinità pagana nei momenti di difficoltà, o anche semplicemente per punire qualche innocente che veniva ritenuto colpevole di aver provocato qualche danno ai motori dell’imbarcazione.
La regia degli avvenimenti era tenuta da quattro donne, quattro maghe, delle santone nigeriane che eseguivano riti magici a bordo dell’imbarcazione indicando di volta in volta chi doveva essere gettato in mare. Il fatto che nell’imbarcazione ci fossero etnie diverse ha favorito una sorta di guerra interna dominata da alcuni nigeriani. Un sopravvissuto ha raccontato che donne di etnia nigeriana facevano riti magici al termine quali indicavano qualcuno. Questo veniva preso, legato mani e piedi e ancora vivo gettato in mare.
Lo stesso testimone era stato indicato da una delle donne come responsabile di un guasto al motore. L’intervento di un amico gli evita la sorte, ma dice di aver visto buttare in acqua sei persone. Altre testimonianze, come quella di un ragazzo:
“Eravamo in viaggio da due giorni, il mare si stava ingrossando e un gruppo di nigeriani ha deciso che l’unico modo per far tornare il tempo buono era quello di sacrificare qualcuno di noi”.
Domenica, 23 Ottobre 2011. Fonte: visto su Lettera 43, del 23 ottobre 2011. Link: http://www.lettera43.it/attualita/28884/uganda-attenti-all-orco.htm
Fonte: Visto il Sussidiario.net/del 30 novembre 2011
Link: http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2011/11/30/IMMIGRATI-Sacrifici-umani-sul-barconi-orrore-a-Lampedusa/225793/
Fonte: visto su valianti.it del 25 maggio 2006. Link:http://www.valianti.it/cgi-bin/bp.pl? pagina=mostra&articolo=1729

1847.- Pamela Mastropietro. Chiuse le indagini per la procura di Macerata il cannibalismo è un assassinio qualunque, perciò, è Innocent Oseghale l’unico assassino e stupratore.

La procura di Macerata tratta l’omicidio di Pamela come il fatto di un singolo. Con riguardo alle dichiarazioni dei complici,non valuta la pericolosità sociale del cannibalismo, né adotta misure di prevenzione. Il Codice Penale non è il libretto di Mao e il cannibale non è un mafioso. Dietro la solerte chiusura delle indagini sul fatto di cannibalismo di Pamela a Macerata, c’è sotto qualcosa di molto grosso e pericoloso, che può coinvolgere persone, enti e istituzioni che non so quanto vadano tutelati. Se il ministro degli interni Salvini inviasse un’ispezione, sarebbe opportuno e prudenziale. Il cannibalismo in Nigeria, Congo, Ghana ed altri paesi africani è una pratica rituale ancora molto diffusa. C’è anche un commercio di carne umana. Buonisti è negazionisti non lo ammettono, ma basta andare su you tube per vedere. Dobbiamo essere consapevoli di ciò che hanno importato nella nostra società, per comprenderne la pericolosità sociale. Il cannibale non è un mafioso che potrebbe e non potrebbe agire. Può esserlo in qualunque istante. La procura di Macerata non ne è consapevole e li libera. Guardate la foto di questo articolo, rabbrividite e rendetevi conto di chi stiamo accogliendo, Pamela ha fatto la stessa fine.
Mario Donnini

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Fatti di Macerata, chiuse le indagini. Chiuse davvero? Roberto Buffagni dubita.
di Maurizio Blondet – Roberto Buffagni

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Ieri la Procura di Macerata ha chiuso le indagini sull’omicidio di Pamela Mastropietro. Unico indagato, Innocent Oseghale, che dovrà rispondere di omicidio volontario, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere, con l’aggravante di aver ucciso Pamela durante uno stupro dopo averla drogata. Sulla violenza sessuale, c’è discordia con il GIP e il tribunale del Riesame, che ritengono non sufficientemente provata la custodia cautelare per violenza sessuale. L’uomo potrebbe aver ucciso, infatti, perché colto dal panico quando vide Pamela collassare dopo l’iniezione di eroina. Per la Procura, invece, il movente scatenante fu la violenza. Oseghale avrebbe comunque violentato, ucciso e smembrato il cadavere da solo: scagionati da tutte le accuse connesse all’omicidio Lucky Awelima e Desmond Lucky, che restano in carcere per la sola accusa di spaccio (Quindi, il cannibalismo è un assassinio qualunque. Ndr). [1]

Giudicando con le informazioni di cui dispongo (i media e basta) le conclusioni delle indagini sembrano gravemente incoerenti con gli elementi disponibili. Ho illustrato un paio di settimane fa perché queste tesi accusatorie non mi persuadono: http://italiaeilmondo.com/2018/05/05/macerata-come-procedono-le-indagini_di-roberto-buffagni/ . Non vedo perché dovrei cambiare idea, a meno che scagionare Lucky Awelima e Desmond Lucky non serva ad avviare una indagine sulla mafia nigeriana, sorvegliandoli con discrezione: se è così, naturalmente mi scuso sin d’ora con gli inquirenti.

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Ma se non è così, e temo proprio che non sia così, questo mi pare un esito determinato da un classico condizionamento ambientale. Nessuno dei moventi dell’omicidio, per come risulterebbero ipotizzati dall’accusa, avrebbe il minimo rapporto con la razza e la diversa cultura del colpevole, nessuna delle modalità dell’omicidio alluderebbe a complicità, precedenti o posteriori all’omicidio, della mafia nigeriana. Il modus operandi del colpevole designato, Innocent Oseghale, sempre alla luce del tenore della contestazione formulata dagli indaganti, ci presenterebbe semplicisticamente il ritratto di un balordo dai nervi fragili, un criminale dilettante che si fa prendere dal panico. La vittima ci viene presentata come un prodotto della società, della droga, del crollo dei valori e del disorientamento della gioventù in questo mondo così difficile e sordo alle esigenze, eccetera. L’unica divergenza tra le ipotesi sulla dinamica dell’omicidio riguarda proprio la vittima, e non il suo assassino: per il Procuratore Pamela è stata violentata da Oseghale, per il GIP no. Questo aspetto della vicenda – se il rapporto sessuale tra Pamela e il suo omicida sia stato consenziente o meno – è certo rilevante sul piano giudiziario e importante per i parenti di Pamela, ma non ci aiuta a capire come sono andate davvero le cose: chi l’ha uccisa e perché, chi e perché l’ha smembrata per poi depositarne il corpo fatto a pezzi sul ciglio di un viottolo di campagna.

L’impressione che ne ricavo è che gli inquirenti abbiano seguito un codice informale teso a chiudere il caso il più presto possibile e nel modo più indolore. Ovvio il dubbio e il sospetto che ne consegue: c’è sotto qualcosa di molto grosso e pericoloso, che può coinvolgere persone, enti e istituzioni che vanno comunque tutelati.

Mi sbaglio? Spero di sì, temo di no. E se il Ministero degli Interni inviasse un’ispezione della Criminalpol per dissipare i timori e i sospetti che certo non sono l’unico a nutrire? Timori e sospetti ben insinuati tra i profani, ma anche tra gli addetti ai lavori.

(MB. Condivido i forti dubbi del giornalista Buffagni: perché i magistrati di Macerata sminuiscono il delitto dei nigeriani? Sono al corrente che dalla Nigeria stiamo importando sette segrete di stregoni cannibali, che fanno a pezzi corpi umani per ricavarne amuleti “di potenza”? La polizia nigeriana ne scopre a decine. Dopo la scoperta del corpo sezionato “professionalmente” della povera Pamela, avevo pubblicato sul mio sito un rapporto su questo orrendo fenomeno criminale.

NIGERIA, IL CANNIBALISMO PER MAGIA NERA. Un rapporto della Commissione Canadese per l’Immigrazione.
Maurizio Blondet

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Secondo varie fonti, le uccisioni rituali in Nigeria vengono eseguite per ottenere parti del corpo umano da utilizzare nei rituali ( The Punch 10 agosto 2012; Sahara Reporters 3 luglio 2012). Il quotidiano di Lagos This Day spiega che “i ritualisti, conosciuti anche come cacciatori di teste, vanno alla ricerca di parti umane su richiesta degli erboristi, che li richiedono per i sacrifici o per la preparazione di varie pozioni magiche” (26 settembre 2010).

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http://thenationalpilot.ng/adeyemi-college-missing-students-decomposed-body-found-in-ondo-ritualists-den/ (Nigeria, 28 agosto 2017)

1832.- OMICIDIO DI PAMELA MASTROPIETRO, SCAGIONATI AWELIMA E DESMOND; MA STIAMO PARLANDO DI CANNIBALI SI’ O NO?

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immagini.quotidiano.net

Leggo e rileggo. Secondo i giudici, mancano gravi indizi sui due nigeriani Desmond (22 anni) e Awelima (27 anni) in carcere, arrestati – con Innocent Oseghale – con le accuse di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere della diciottenne romana Pamela Mastropietro: cade l’accusa di omicidio, ma…
A parer mio, resta la certezza della presenza di tre o chissà quanti cannibali perché, lo hanno detto loro: “Questa è una cosa da bambini, abbiamo già fatto cose terribili. Avrebbe dovuto far sparire il cadavere tagliandone una parte a pezzettini da gettare nel gabinetto e mangiare il resto, dopo averlo congelato”. Se questi non sono gravi indizi di cannibalismo, direi che, a prescindere dal caso Pamela, questi orribili esseri devono, come minimo, restare in galera e per sempre. Sostengo Roberto Fiore quando afferma che bisogna promuovere un’ispezione immediata alla Procura di Macerata per neutralizzare chi sta proteggendo, oppure, è vittima delle mafie criminali nigeriane, chi tutela i corrotti e chi impedisce che sia fatta giustizia.

Il gip di Macerata Giovanni Maria Manzoni ha revocato la custodia in carcere, ma solo per le accuse di omicidio, vilipendio, distruzione e … Andranno a processo solo per spaccio. La misura è stata revocata su richiesta della procura, dopo che è stata depositata anche la consulenza sui telefoni dei due.
In base all’analisi dei cellulari, e delle celle agganciate il 30 gennaio, i due verosimilmente sono stati in via Spalato, nell’appartamento di Oseghale, ma solo per pochi minuti, troppo pochi per ritenerli coinvolti nel delitto macabro commesso lì dentro..
Quindi, questi saranno presto liberi, sapevatelo. Le frasi di Lucky Desmond e Awelima Lucky registrate in carcere non sono sufficienti per i giudici. Le ripeto:
“Questa è una cosa da bambini, abbiamo già fatto cose terribili. Avrebbe dovuto far sparire il cadavere tagliandone una parte a pezzettini da gettare nel gabinetto e mangiare il resto, dopo averlo congelato”.
Per inciso, nutrirsi di carne umana provoca il cosiddetto “kuru”, una malattia del cervello simile al morbo della mucca pazza che porta alla morte.
Le parole dei due cannibali nigeriani vengono citate dal giudice Giovanni Manzoni, nell’ordinanza con cui impone ai tre un’altra misura cautelare, sempre in carcere, per l’accusa di spaccio.
Al momento, comunque, «non c’è l’archiviazione delle accuse» nei confronti di Awelima e Lucky che, almeno formalmente per ora, restano nell’inchiesta per il massacro di Pamela e rimangono in carcere ad Ancona solo per l’accusa di spaccio di eroina.
Per l’eventuale archiviazione delle accuse, ha aggiunto il procuratore Giovanni Giorgio, «poi vedremo».
Il tribunale del Riesame ha infatti respinto – riferisce l’Agi – il ricorso presentato dai difensori di Lucky Desmond e Awelima Lucky per ottenerne la scarcerazione. Trova quindi una conferma la linea investigativa seguita dai carabinieri del Reparto investigativo e del Comando provinciale di Macerata, coordinati dalla Procura locale, e l’attività di rilievi seguita dai carabinieri del Ris di Roma.
Secondo il procuratore Giovanni Giorgio, che sta coordinando le indagini sull’omicidio, Pamela sarebbe stata portata da Oseghale nel suo appartamento e lì avrebbe usato l’eroina che il nigeriano le aveva procurato. Per il gip, il rapporto sessuale tra i due potrebbe esser stato consenziente, mentre la procura è convinta – correttamente – che Pamela, sotto l’effetto della droga, non fosse in condizioni di accettare, né di rifiutare, il rapporto sessuale.
IL RIS non ha trovato loro tracce sul corpo della ragazza, o nella mansarda, al contrario di quelle di Oseghale, che erano state cancellate, ma sono state recuperate con i reagenti: nel sangue, sono emerse solo le impronte di Oseghale.
Ci sono però degli indizi. In primo luogo, Oseghale fin dall’inizio ha detto che era stato Desmond a dare l’eroina a Pamela; alcune volte ha detto anche di averli lasciati soli in casa sua. Il titolare di un negozio poi afferma che il pomeriggio del 30 si sarebbero presentati Oseghale e Desmond, chiedendo di comprare l’acido, e prendendo poi la candeggina; ma lo scontrino di quell’acquisto ritrovato nel registratore di cassa è del giorno prima. Questo dice e non dice, perché potrebbe trattarsi di un altro acquisto non registrato e, nel caso, si potrebbe ravvedere un’intenzionalità.
Quanto ad Awelima, Oseghale ha chiamato Awelima:
“Vuoi venire a stuprare una ragazza che sta dormendo?
E Awelima avrebbe chiamato Oseghale alle 20 proprio dalla stessa zona dove, un paio d’ore dopo, Oseghale sarebbe andato a lasciare i due trolley con i resti della ragazza. Questa resta una circostanza oltremodo allarmante: Casette Verdini è lontana dall’albergo di Awelima, e perché mai andare in quella zona isolata dove, guarda caso, poco dopo viene lasciata Pamela. Eppure, non basta neppure questo per dimostrare che Awelima abbia partecipato all’omicidio.
Allo stato delle indagini, le strade di Desmond e Awelima si separano da quelle di Oseghale. Per i primi due, forse già la prossima settimana, la procura chiederà il processo solo per l’accusa di ripetute cessioni di stupefacenti, dopo aver individuato numerosi clienti abituali dei due nigeriani. Gli avvocati Gianfranco Borgani e Giuseppe Lupi hanno chiesto già il processo con il rito immediato. Stessa richiesta, quanto allo spaccio, hanno fatto gli avvocati Matraxia e Gramenzi per Oseghale.
Restano gli indizi e le dichiarazioni intercettate che dicono chiaramente che siamo di fronte a dei cannibali, che praticano il loro credo e persistono nelle proprie superstizioni con la stessa serenità con cui noi mangiamo una piadina al termine di una serata tra amici. In particolare, in alcune zone della Nigeria, tra cui quella in cui vive la tribù dei Yoruba, è ancora praticato il cannibalismo, strettamente legato al commercio di carne umana. Le ragioni sono legate al permanere di antiche superstizioni, ma anche a credenze di ambito medico. Ci sono mercati aperti in cui è possibile acquistare prodotti freschi a base di carne umana, nonché alcune parti del corpo. Guardate quale orrore, quale schifo hanno importato in Italia queste fogne politico-affariste che di sinistra e di chiesa hanno solo il nome. Li finanzia chi vuole la nostra fine. Guardate e riflettete.

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1760.- LETTERA APERTA

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ORDINE E’ LIBERTA’
I governi di quella cariatide, i parlamenti illegittimi hanno imbalsamato le Forze di Polizia: SI PICCHIANO I CARABINIERI!!! L’Islam, con la sua legge violenta, è funzionale al dominio della Finanza Mondiale globalista. Perciò, hanno tramutato le città in casbah, incoraggiato la violenza che l’Islam predica nel corano, contro la Costituzione (leggetelo!). È questo dei ragazzi pestati a sangue, delle ragazze stuprate, squartate l’Ordine Pubblico? La legge obbedisce, ci impedisce qualunque difesa. in Italia, NELL’INDIFFERENZA GENERALE, SI PRATICA ADDIRITTURA IL CANNIBALISMO. Chi ne parla è contro corrente. Io, cultore dei principi della Costituzione, io che ho il tricolore nella mia casa, sono contro corrente? L’informazione ci depista; la politica ci divide. Chi viene eletto deve conformarsi alla volontà malata di quattro farisei. Siamo uno Stato senza più sistema nervoso, colonizzato dai vermi, incapace di competere in un sistema libero. Siamo in un empasse istituzionale voluto, costruito ad arte con la legge; siamo sull’orlo del precipizio finanziario; saremo travolti da un debito pubblico artefatto, ma non sembra che ci riguardi. Se la democrazia richiede la partecipazione libera dei cittadini, la libertà non fa per noi. Né la Costituzione dei partiti senza regole, né i partiti delle consorterie la vogliono. Il popolo bischero non se ne cura. Preferirà un assegno di disoccupazione, un’elemosina di Stato da spendere la domenica nelle moschee della finanza: all’IKEA, su Amazon, ma finché ce n’è! Nella Repubblica fondata sul Lavoro, il popolo non chiede la dignità di un reddito da lavoro per sé e per i suoi figli. Senza lavoro non c’é dignità e senza dignità non c’è Libertà. Non si investe sulla piena occupazione con l’IRPEF di Bersani, con le tasse non gira l’economia! Non si investe senza una banca centrale che dia al governo la moneta e la Banca Centrale Europea la moneta ce la presta a debito perché è una banca privata! La finanza dittatoriale, sionista ci tiene stretti per la gola. Corre a bloccare i giudici che vogliono fermare la tratta degli schiavi e viene ricevuta a palazzo con gli onori! Il 25 aprile vergognatevi per tutti i morti della Resistenza. I partigiani, mai stati partigiani dell’ANPI lo trascorrano davanti a uno specchio! Gli altri guardino avanti. Abbiamo rischiato la guerra nucleare. Senza scomodare il balcone di Piazza Venezia, ma nemmeno il Parlamento, un impostore ha messo in campo le Forze Armate contro la Siria; ha rifornito in volo i bombardieri del male, ma no! Non era un atto di guerra! Come contro la Serbia, contro l’alleata Libia! In cambio di che? A chi va il premio, visto che non contiamo un beato cavolo? Non mi è rimasto più nulla in cui credere! Nemmeno il papa! Qualunque sistema sarà più democratico di questa repubblica. Liberiamoci dalla dittatura dell’Unione europea e rifondiamo un’Europa libera. Libera come quella della nostra gioventù.

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1673.- NIGERIA, IL CANNIBALISMO PER MAGIA NERA. Un rapporto della Commissione Canadese per l’Immigrazione.

Nigeria: prevalenza dell’omicidio rituale e del sacrificio umano; risposta della polizia e dello stato (2009-2012)

In Nigeria li chiamano “ritualistics”. Sono una piaga che la polizia non sa, e forse teme di contenere.

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Qui sotto un rapporto della Commissione canadese per i rifugiati e gli immigrati

1. Panoramica
Secondo varie fonti, le uccisioni rituali in Nigeria vengono eseguite per ottenere parti del corpo umano da utilizzare nei rituali ( Daily Trust, 21 giugno 2010, Osumah e Aghedo, giugno 2011, 279, Sahara Reporters 3 luglio 2012), pozioni ( Daily Trust 21 giugno 2010; Questo giorno 26 settembre 2010) e incantesimi ( The Punch 10 agosto 2012; Sahara Reporters 3 luglio 2012). Il quotidiano di Lagos This Day spiega che “i ritualisti, conosciuti anche come cacciatori di teste, vanno alla ricerca di parti umane su richiesta degli erboristi, che li richiedono per i sacrifici o per la preparazione di varie pozioni magiche” (26 settembre 2010) . Allo stesso modo, il Daily Trust di Abuja indica che le parti del corpo umano vengono portate dagli erboristi che eseguono i rituali (21 giugno 2010). Tali riti sono motivati ​​secondo la convinzione che possono portare potere e ricchezza a un individuo ( Leadership 30 aprile 2012, The Punch, 10 agosto 2012, Daily Trust, 21 giugno 2010). Le fonti indicano anche che si ritiene che gli incantesimi rendano invincibile una persona ( The Punch 10 agosto 2012) e li proteggano da insuccessi, malattie, incidenti e “attacchi spirituali” ( Daily Trust 21 giugno 2010).

Secondo il quotidiano Punzon , “molti” nigeriani “sono stati fatti credere” nell’efficacia di tali rituali (10 agosto 2012). Il Daily Trust indica che “molti esperti” attribuiscono la prevalenza dell’omicidio rituale alla “continua credenza tra molti nigeriani, … anche educati, nel soprannaturale” (21 giugno 2010). Allo stesso modo, un articolo pubblicato da Sahara Reporters, una “comunità online di giornalisti e sostenitori sociali” nigeriani (25 luglio 2010), afferma che la credenza nel potere dell’omicidio rituale “è molto forte tra la popolazione locale [della Nigeria meridionale] incluse persone di diverse fedi e background educativi “e non solo tra” analfabeti fetish tradizionali “(3 luglio 2012).

In un articolo accademico sul rapimento in Nigeria, i ricercatori della Ambrose Alli University di Ekpoma, Edo State e l’Università del Benin a Benin City affermano che gli obiettivi tradizionali del rapimento rituale sono “bambini, matti e disabili” (Osumah e Aghedo Giugno 2011, 279). Allo stesso modo, l’articolo del Sahara Reporters afferma che “membri vulnerabili della società”, come donne, bambini, anziani e persone con disabilità, così come familiari di rituali, sono presi di mira e uccisi (3 luglio 2012). Secondo un sociologo dell’Università Bayero di Kano intervistato da Agence France-Presse, “i preti fetish [in Nigeria] sono noti per favorire le parti del corpo dei bambini per pozioni ricche di richiamo rapido” (4 luglio 2009).

2. Prevalenza
Secondo questo giorno , gli omicidi rituali sono “una pratica comune” in Nigeria (26 settembre 2010). Questa affermazione è parzialmente confermata dall’articolo del Sahara Reporters, che afferma che l’omicidio rituale è comune nella Nigeria meridionale (3 luglio 2012). The Daily Trust scrive che le uccisioni rituali continuano ad essere praticate in Nigeria e sono diventate più diffuse dal 1999 (21 giugno 2010). Allo stesso modo, un articolo del 2012 del Daily Independent afferma che “negli ultimi tempi, il numero di … omicidi brutali, principalmente per scopi rituali e altre circostanze, che coinvolgono coppie e loro partner, è in costante progresso” (30 luglio 2012). Al contrario, un ricercatore associato presso la Scuola di Studi Orientali e Africani dell’Università di Londra che ha studiato e scritto sulle religioni nigeriane ha dichiarato in corrispondenza con la Direzione della Ricerca che, mentre l’omicidio rituale si verifica in Nigeria, non è un “sistematico” pratica “(31 ottobre 2012).

Secondo un rapporto pubblicato su Leadership , l’omicidio rituale non è limitato a nessuna parte specifica del paese e “ogni regione, tribù e stato ha la sua parte di flagello” (30 aprile 2012). Tuttavia, nel 2009, questo giorno ha riferito che un memorandum riservato della polizia nigeriana ai servizi di sicurezza registrati ha indicato che le uccisioni rituali erano particolarmente diffuse negli stati di Lagos, Ogun, Kaduna, Abia, Kwara, Abuja, Rivers e Kogi (26 Ott. 2009). Le informazioni di convalida non sono state reperite dalla direzione della ricerca entro i limiti di tempo di questa risposta.

Nel 2010, un giornale ha riferito che corpi morti con organi mancanti venivano scoperti ogni giorno su una strada vicina alla Lagos State University che era descritta come un “punto caldo per gli assassini rituali” ( Questo giorno 26 settembre 2010). Un secondo giornale ha riportato nel febbraio 2011 che, nella stessa zona, dieci persone erano state uccise in presunti omicidi rituali nei due mesi precedenti ( Daily Times 11 febbraio 2011). Un articolo del 2009 pubblicato da Agence France-Presse riportava che, secondo un funzionario del governo statale, il rapimento di bambini per omicidio rituale era in aumento a Kano (4 luglio 2009).

3. Incidenti specifici di omicidio rituale
Fonti nigeriane riferiscono sull’uccisione di una persona “gobba” in quattro diversi incidenti: nella capitale dello Stato di Ondo nel 2012 ( Leadership il 30 aprile 2012), nel sud del paese nel 2011 (Sahara Reporters del 3 luglio 2012), nello stato di Kogi nel 2010 ( Daily Independent 24 febbraio 2010), e nello stato di Osun nel 2009 ( questo giorno 27 ottobre 2009). La “supposizione” delle vittime è stata rimossa, secondo quanto riferito per l’uso nei rituali di fare soldi ( Leadership il 30 aprile 2012; Sahara Reporters 3 luglio 2012; Daily Independent 24 febbraio 2010; This Day 27 Oct. 2009).

Fonti dei media hanno documentato i seguenti episodi di omicidio rituale che hanno provocato arresti:

Nel maggio 2012, nello stato di Kogi, un serial killer condannato ed ex soldato ha ucciso una studentessa di 22 anni, con l’intenzione di smembrare il suo corpo per scopi rituali, prima di essere arrestato dalla polizia (APA 19 maggio 2012; Vanguard 2 giugno 2012) . L’assassino sarebbe stato condannato per omicidio e condannato a morte nel 2003, ma in seguito fu prosciolto e rilasciato (ibidem, APA 19 maggio 2012).
Nel luglio 2012, due uomini dello stato di Nasawara hanno confessato di aver ucciso un bambino di sette anni, figlio di un vicino di casa, e di recidere la testa per un uomo che aveva promesso loro 250.000 Naira nigeriane [C $ 1,591 (XE 1 Nov. 2012)] per esso ( The Punch 10 agosto 2012; Channel S TV 24 luglio 2012).
Nel luglio 2012, due uomini sono stati arrestati a Lagos per aver ucciso e smembrato il fratello e riferito che vendeva parti del suo corpo ( The Punch 10 agosto 2012, Daily Times 27 luglio 2012, Nigeria online il 28 luglio 2012).
Nell’agosto del 2012, nello stato di Ebonyi, sette persone sono state arrestate per sequestro di persona, uccisione e smembramento di una giovane ragazza, a quanto riferito per rituali monetari; due dei sospettati hanno confessato il crimine ( Vanguard 28 agosto 2012; Guardian 31 agosto 2012).
Fonti dei media documentano anche i seguenti casi di sospetto omicidio rituale che hanno provocato arresti:

Nel 2012, nello stato di Osun, un giovane è stato trovato morto con la testa e i genitali recisi dal suo corpo; un amico intimo dell’uomo è stato arrestato in relazione all’omicidio ( Leadership 30 aprile 2012, Nigerian Tribune 22 aprile 2012). Una fonte indica che un erborista che a quanto si dice esegue rituali monetari e altri due individui sono stati arrestati come sospetti (ibid.).
Nel 2012, nello stato di Abia, due uomini hanno rapito e ucciso due bambini di quattro e sei anni, hanno rimosso i loro organi vitali e li hanno seppelliti, prima di essere arrestati ( The Sun 18 giugno 2012; Nigeria Newspoint [2012a]).
Nel giugno 2012, nello stato di Nasawara, un uomo e uno “stregone” sono stati arrestati per il loro coinvolgimento in quello che la polizia sospettava essere un omicidio rituale della moglie dell’uomo, il cui corpo è stato ritrovato con alcune parti del corpo mancanti ( The Nation 26 giugno 2012 ; Daily Trust 26 giugno 2012).
Fonti dei media documentano anche i seguenti casi di sospetto omicidio rituale per il quale non sono stati arrestati sospetti:

Nel febbraio 2011, vicino a Jos, nello stato di Plateau, una coppia di anziani è stata decapitata e i loro nipoti sono stati picchiati a morte in quello che la polizia sospettava fosse un’uccisione rituale perché gli assassini erano partiti con la testa della donna (Reuters 12 febbraio 2011; 13 febbraio 2011, direzione 30 aprile 2012).
Nell’aprile 2012, una donna è stata trovata lungo una superstrada di Abuja con la testa e genitali recisi dal suo corpo (ibid. 30 aprile 2012; Trust settimanale 14 aprile 2012).
Nel giugno 2012, nello Stato di Imo, una donna è stata uccisa da sconosciuti ( Nigeria Newspoint [2012b]; Leadership 10 giugno 2012). La sua testa e alcuni organi interni erano stati rimossi (ibid.).
Le informazioni sui risultati dei casi di cui sopra non sono state trovate tra le fonti consultate dalla direzione della ricerca entro i limiti di tempo di questa risposta.

4. Risposta dello Stato
Secondo il ricercatore dell’Università di Londra, “non esiste una risposta istituzionalizzata riconosciuta [agli omicidi rituali] da parte della polizia o dello stato” (31 ottobre 2012). Il ricercatore ha aggiunto, inoltre, che a causa della corruzione nella polizia e nelle istituzioni statali, “qualsiasi azione o inerzia non sarebbe necessariamente trasparente” (31 ottobre 2012).

Nell’ottobre 2012, il Governatore dello Stato di Zamfara, in risposta a “notizie di incessanti uccisioni e sparizioni di persone”, in particolare bambini, avrebbe ammonito “rituali assassini e cultisti” in un discorso pubblico di lasciare lo stato, aggiungendo che sarebbero soggetti alla pena di morte se ritenuto colpevole di omicidio ( Daily Trust 20 ottobre 2012). Ulteriori informazioni sulla risposta delle autorità statali alle uccisioni rituali non sono state trovate tra le fonti consultate dalla direzione della ricerca entro i limiti di tempo di questa risposta.

4.1 Legislazione
Secondo il Codice Penale (1990) della Nigeria, una persona che commette un omicidio sarà condannata a morte (Nigeria 1990, Sec. 319 (1)). Allo stesso modo, sottoporre una persona a un “processo di prova” che risulta nella morte è punibile anche con la condanna a morte (ibid., Punto 208). Una persona trovata in possesso di una testa umana o di un cranio entro sei mesi dalla sua rimozione da un corpo o da uno scheletro può essere condannata a cinque anni di carcere (ibid., Sez. 329A (1)).

Il codice penale afferma inoltre che:

Qualsiasi persona che-

con le sue dichiarazioni o azioni rappresenta se stesso essere una strega o avere il potere della stregoneria; o
accusa o minaccia di accusare una persona di essere una strega o di avere il potere della stregoneria; o
fa o vende o usa, o assiste o prende parte alla produzione o alla vendita o all’uso, o ha in suo possesso o si rappresenta di essere in possesso di qualsiasi juju, droga o incanto che è destinato a essere utilizzato o segnalato di possedere il potere di impedire o ritardare qualsiasi persona dal compiere un atto che tale persona ha il diritto legale di fare, o costringere qualsiasi persona a fare un atto che tale persona ha il diritto legale di astenersi dal fare, o che è presunta o dichiarata di possedere il potere di causare qualsiasi fenomeno naturale o malattia o epidemia; o
dirige o controlla o presiede o è presente o prende parte al culto o invocazione di qualsiasi juju che è vietato da un ordine del Commissario di Stato; o
è in possesso o ha il controllo su eventuali resti umani che sono utilizzati o sono destinati ad essere utilizzati in connessione con il culto di invocazione di qualsiasi juju; o
fa o usa o assiste nel fabbricare o utilizzare, o ha in suo possesso, qualsiasi cosa che la produzione, l’uso o il possesso siano stati vietati da un ordine come tale o che si ritiene sia associato al sacrificio umano o ad altra pratica illecita;
è colpevole di un reato minore ed è passibile di carcere per due anni. (ibid., Sec. 210).

Le fonti indicano che il codice penale è applicabile agli stati del sud della Nigeria ( Vanguard 28 luglio 2011; Leadership 5 agosto 2011).

Nei 19 stati del nord del paese, si applica il codice penale della Nigeria (ibid., Vanguard 28 luglio 2011). Secondo un articolo del volume del 2007 e del 2008 della University of Ilorin Law Journal , il codice penale criminalizza l’atto di rappresentare se stessi come una strega, accusando un’altra persona di stregoneria, possedendo qualsiasi juju, droga o fascino da usare nei rituali di stregoneria, e invocando juju “illegale” (Etudaiye 2007 e 2008, 4, nota 14). Pare inoltre che criminalizzi il processo con l’ordalia, il cannibalismo e il possesso illegale di un capo umano (ibidem 5-6).

FATE ATTENZIONE:

(qui immaginiche possono rivoltare)

donna fatta a pezzi

4.1.1 Applicazione della legislazione e del processo
Le informazioni sui procedimenti giudiziari per omicidio rituale erano scarse tra le fonti consultate dalla direzione della ricerca entro i limiti di tempo di questa risposta.

Secondo la direzione , il numero di casi irrisolti di omicidio rituale è “preoccupante” (30 aprile 2012). The Punch indica che molte vittime di uccisioni rituali scompaiono e non vengono mai trovate (10 agosto 2012). I giornali riportano che, nel dicembre 2011, un uomo è stato condannato a morte a Kano per aver ucciso e decapitato una donna nel 1992 ( Nigerian Tribune 7 dic. 2011; Vanguard 7 dic. 2011). Secondo quanto riferito, l’omicidio è stato eseguito per scopi rituali (ibid.).

Le fonti riferiscono che un ex commissario per le informazioni dello stato di Jigawa è stato condannato nel gennaio 2010 per l’omicidio rituale di due bambini e condannato all’ergastolo ( Leadership il 30 aprile 2012; The Will 6 Jan. 2010). Tuttavia, secondo quanto riferito, è stato assolto nel 2012 a causa della “mancanza di prove o prove dirette” ( Daily Independent 25 luglio 2012).

Questa risposta è stata elaborata dopo aver ricercato informazioni pubblicamente accessibili attualmente disponibili per la Direzione della ricerca entro limiti di tempo. Questa risposta non è, e non pretende di essere, conclusiva quanto al merito di ogni particolare richiesta di protezione dei rifugiati. Di seguito è riportato l’elenco delle fonti consultate nella ricerca di questa richiesta di informazioni.

Riferimenti
Agence France-Presse (AFP). 4 luglio 2009. Aminu Abubakar. “Bambino che si aggira per i rituali in aumento in Nigeria.” [Accesso al 25 ottobre 2012]

Agence de presse africaine (APA). 19 maggio 2012. “La polizia nigeriana ha arrestato il presunto serial killer”. (Factiva)

Canale S TV. 24 luglio 2012. “I rituali uccidono un bambino di sette anni a Nasarawa”. [Accesso al 25 ottobre 2012]

Daily Independent [Lagos]. 30 luglio 2012. Yaqoub Popoola. “Ekiti: infinita storia di omicidio rituale”. [Accesso 20 novembre 2012]

_____. 25 luglio 2012. Abubakar Sharada. “La Corte ha acquisito l’ex commissario di Jigawa.” [Accesso 26 ottobre 2012]

_____. 24 febbraio 2010. Olufemi Yahaya. “La polizia di Kogi arresta cinque rituali assassini”. (Factiva)

Daily Times [Abuja]. 27 luglio 2012. Patience Ogbo. “Police Nab Two Men Living with Corpse of Brother”. [Accesso al 25 ottobre 2012]

_____. 11 febbraio 2011. Dele Bodunde. “Gli studenti di college di Lagos sollevano l’allarme sugli omicidi rituali nei pressi del campus”. [Accesso al 25 ottobre 2012]

Trust quotidiano [Abuja]. 20 ottobre 2012. “Ritualists, Cultists to Die in Zamfara – Governor Yari.” (Factiva)

_____. 26 giugno 2012. “Nigeria: Poliziotto Nab Two on Supped Ritual Killing of a Woman in Lafia.” [Accesso 17 ottobre 2012]

_____. 21 giugno 2010. “Trattare con i crimini di omicidio per rituale”. (Factiva)

Etudaiye, Muhtar A. 2007 e 2008. “La delimitazione della responsabilità criminale nei crimini basati sulla cultura in Nigeria: evoluzione di una nuova teoria della colpa”. Giornale di diritto dell’Università di Ilorin. Vol. 3 e 4, n. 9. [Accesso al 25 ottobre 2012]

The Guardian [Lagos]. 31 agosto 2012. Leo Sobechi. “Omicidio rituale dell’adolescente: la polizia di Ebonyi Nab Seven Suspects”. [Accesso al 25 ottobre 2012]

Leadership [Abuja]. 10 giugno 2012. Stanley Uzoaru. “Nigeria: la donna di decapitazione ritualista nello stato di Imo”. [Accesso al 25 ottobre 2012]

_____. 30 aprile 2012. Fred Itua e Chalya Dul. “Rituali uccisioni – vecchia tradizione, nuove torsioni”. (Factiva)

_____. 5 agosto 2011. Tony Amokeodo e Ahuraka Isah. “Nigeria: ‘Non possiamo usare le leggi arcaiche per combattere il crimine’”. [Accesso 1 novembre 2012]

The Nation [Lagos]. 26 giugno 2012. Johnny Danjuma. “La polizia arresta l’uomo per la morte della moglie”. [Accesso al 25 ottobre 2012]

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Tribuna nigeriana [Ibadan]. 22 aprile 2012. Oluwatoyin Malik. “Ho accolto il figlio del mio amico, ma ha pianificato l’uccisione di mio figlio per rituale – Padre dello SSS3 studente assassinato a Osun”. [Accesso al 25 ottobre 2012]

Nigeria online. 28 luglio 2012. “Orrore a Lagos come fratelli uccidi fratello, vendi le sue parti del corpo”. [Accesso al 25 ottobre 2012]

Osumah, Oarhe e Iro Aghedo. Giugno 2011. “Chi vuol essere milionario? I giovani nigeriani e la mercificazione del rapimento”. Rassegna di economia politica africana . Vol. 38, n. 128.

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Ricercatore, Dipartimento di Antropologia e Sociologia, Scuola di Studi Orientali e Africani, Università di Londra. 31 ottobre 2012. Corrispondenza inviata alla direzione della ricerca.

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Questo giorno [Lagos]. 26 settembre 2010. Ebere Nwiro. “LASU-Iba Road’s Den of Ritual Killers”. [Accesso al 25 ottobre 2012]

_____. 27 ottobre 2009. Ademola Adeyemo. “Osun – Intrighi e politica di un omicidio”. (Factiva)

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_____. 7 dicembre 2011. Abdulsalam Muhammad. “Nigeria: uomo condannato a morte nel 1992, omicidio rituale”. [Accesso 17 ottobre 2012]

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Trust settimanale [Abuja]. 14 aprile 2012. Solomon Chung. “Spavento rituale ad Abuja dopo aver trovato il corpo senza testa della donna”. [Accesso al 25 ottobre 2012]

La volontà . 6 gennaio 2010. “Omicidio minorile: ex commissario di Jigawa. [Accesso 6 gennaio 2010]

1 novembre 2012. “Currency Converter Widget.” [Accesso 1 novembre 2012]

Qui sotto un articolo dal giornale The Cable

It’s time to rein in on ritualists

“E’ tempo di mettere a freno i ritualisti”
Di Ebuka Nwangwo

La polizia ha scoperto un paio di nascondigli – dove sono state trovate parti di corpi umani – ritenute tane per i ritualisti.

In un caso molto patetico, riportato dal quotidiano dei guardiani nigeriani, uno spazzino ha richiamato l’attenzione dei passanti quando ha sentito le grida di una donna e del suo bambino in un tunnel a Ijaiye, nello stato di Lagos.

Sfortunatamente, prima che la donna potesse essere salvata, era stata uccisa. Ma il suo bambino è stato trovato vivo.

Sotto questo tunnel sono state trovate parti del corpo, incantesimi, intagli, abiti bianchi macchiati di sangue e saponi nativi. Si dice che un sospetto abbia confessato di far parte di una banda di 28 uomini – che ha preso di mira i pedoni e li ha uccisi per rituali – che operano sotto questo tunnel. [The Cable.ng non è stato in grado di confermare questa particolare storia.]

Per quanto barbara e ridicola possa sembrare un’uccisione rituale, è una fiorente impresa in molti paesi africani. In Uganda, un rapporto della BBC raccontava come persone benestanti pagavano agli stregoni sacrifici con i bambini per espandere le loro fortune. Alcuni giornali nazionali dello Swaziland e della Liberia hanno affermato che i politici commissionano uccisioni rituali per migliorare le loro probabilità di elezioni.

In alcune parti del Sudafrica, le uccisioni rituali sono accettate culturalmente e non fanno notizia. La Carta africana sui diritti umani e dei popoli ‘non significa nulla in queste giurisdizioni.

Coloro che praticano uccisioni rituali credono che siano atti di pulizia spirituale e fortificazione. Credono che le parti del corpo umano posseggano poteri medicinali e spirituali. Nella maggior parte dei casi di uccisioni rituali in Africa, i guaritori tradizionali e gli stregoni sono al centro della scena. Nel caso dell’Uganda, la BBC ha riferito che molti credono che alcune élite abbiano pagato agli stregoni delle procure per il sacrificio. Come gli stregoni li hanno procurati non erano affari loro.

Un caso in Nigeria dà un’idea di come operano questi stregoni. Nel 2014, nello stato di Lagos, un ragazzo di 18 anni, Ikechukwu Friday, che è stato accusato di aver ucciso una bambina di 12 anni, ha detto alla polizia che un “pastore” a cui ha chiesto un sostegno finanziario gli ha ordinato di uccidere un giovane donna e ottenere le sue feci. Il pastore gli promise N100, 000 se avesse potuto ottenere l’incarico.
Con l’uccisione rituale sull’aumento della Nigeria, uno dei modi per controllare efficacemente l’uccisione rituale è regolare le operazioni di questi stregoni, guaritori e “pastori”.

I regolamenti dovrebbero costringere molte organizzazioni, sospettate di essere coinvolte in atti non salutari, a rendere le loro attività più aperte al pubblico controllo. Gli attivisti contro le uccisioni rituali hanno chiesto questo.
Molti stregoni, sospettati di essere coinvolti in omicidi rituali, hanno i loro santuari in aree appartate e, a volte, non sono membri di unioni riconosciute di guaritori tradizionali. Alcuni sono rituali ben noti nelle loro comunità, ma tutti hanno paura di parlare.

Mentre sollecito la polizia a migliorare le loro indagini, è importante che la polizia punti i suoi fari su noti stregoni, in comunità, che sono stati segnalati per avere clienti ricchi.

Soprattutto, gli africani dovrebbero riorientare le loro menti. Le strade più sicure per prosperare sono duro lavoro, integrità e conoscenza. Nessuno ti inganni che una sorta di sacrificio spirituale possa sostituire questi percorsi ben noti. Questo non vuol dire che i miracoli non accadano. Ma lo spirito di fortuna favorisce la mente preparata. La mente preparata è una persona che deve aver lavorato sodo e fatto tutto il necessario.

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