Ahmed Ibrahim, un pericoloso jihadista che non può essere espulso, ma circola armato e spaccia, da anni: cercava adepti per la guerra santa
Da una parte, uno scemo che brandisce un pugnale, che minaccia e che, da più di cinque anni, crea pericolo e danno in Italia; da un’altra, dieci e più agenti e soldati, armi in pugno, timorosi di averle; da un’altra ancora una politica cagoia, succube di Ghana e Costa d’Avorio e, qui, mi fermo perché troppo lungo è il discorso. Più non si sa a chi ringraziare per questo snaturamento dell’ordine sociale, al punto, che ci ritroviamo a mani giunte a pregare che non si apra un procedimento disciplinare o giudiziario contro il poliziotto che ha sparato a un delinquente, sacrilego, assetato di sangue, come chiede la sua setta mortifera. Una preghiera che ci unisce, ma che si confronta con l’efferatezza di chi vuole, fortissimamente vuole che simili scarti delle altrui società continuino a sbarcare sulla terra nostra, fatta civile dal sudore e dall’amore nostro. Dall’onore di chi, ufficiale in congedo, ha servito la Repubblica sgorga e non si frena il disprezzo per chi è custode dell’Ordine pubblico, dell’Ordinamento Giuridico con i suoi confini.
Spari sul jihadista che ha seminato il panico alla Stazione Termini. Ora la sinistra, ridicola, non cada ancor più nel ridicolo dando la colpa al poliziotto.
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Degrado senza fine a Roma: immigrato minaccia i poliziotti con il coltello. Il finale è choccante. Così titola Il Tempo, ma chi non ha documenti, è un clandestino, altro che extracomunitario irregolare!
20 giugno 2021
Di Ahmed Ibrahim, il 44enne extracomunitario irregolare sul territorio italiano e pluripregiudicato, non è nota l’esatta nazionalità, motivazione per la quale già dal 2017, non è stato possibile concludere le procedute di espulsione dal nostro paese. Eppure, si tratta di un soggetto davvero tanto pericoloso che inneggiava allo Stato Islamico e che da tempo semina il terrore nella Capitale. Il problema, come fa sapere la Questura di Roma, nasce dalla mancata finalizzazione delle procedure di riconoscimento presso le autorità consolari del Ghana e della Costa d’Avorio. Pratiche che, se non portate a termine, impediscono l’espulsione.
Dell’uomo però, è ben nota l’avversione verso i simboli cristiani e verso le forze dell’ordine. Su di lui esiste una nota della direzione centrale polizia di prevenzione, che lo segnala in quanto faceva proselitismo per la Jihad mentre si trovava in carcere. Presente da tempo nelle banche dati interforze, il 44enne è noto per essere un soggetto socialmente pericoloso. E l’ultimo eclatante episodio è proprio quello di sabato pomeriggio a Roma Termini.
Nel 2016 devastò 4 chiese nel centro storico di Roma: San Martino ai Monti, la Basilica di Santa Prassede, la chiesa di San Vitale e San Giovanni dè Fiorentini. Distrusse statue e candelabri, mirando a devastare crocifissi e riproduzioni della Sacra Famiglia ripetendo più volte che quelle immagini sacre «non erano rispettose». Lo scorso anno, fu denunciato due volte nella stessa settimana dalla polizia, per aver dato in escandescenze in piazza San Pietro, disturbando funzioni religiose e scagliandosi contro i poliziotti. La seconda volta, oltre ad essere stato beccato con 25 grammi di marijuana, aveva un punteruolo con il quale aveva cercato di ferire i poliziotti. Poche settimane fa, invece un’altra denuncia per danneggiamento e lesioni. L’uomo ha lanciato diverse bottiglie di vetro contro il centro islamico di via San Vito, ferendo lo stesso Imam con un coccio.