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6219.- “Nessuno vuole la guerra”.

L’Art. 11? Banalità di un impegno:

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

“Nessuno vuole la guerra”. Sicuri? | Left

Da nova-project, di Michele Fabrizio, 26 Aprile 2024

L’Ucraina è diventato il secondo più importante cliente dell’industria bellica italiana. La “solidarietà al popolo ucraino” è solo un ormone per gonfiare i bilanci delle industrie delle armi. È scritto nero su bianco. Con buona pace della litania ripetuta sui giornali, in radio e in tivù del “nessuno vuole la guerra”

Ospite due giorni fa di una trasmissione televisiva mentre si discuteva della guerra in Ucraina mi sono ritrovato di fronte alla solita affermazione appoggiata come se fosse definitiva: «nessuno vorrebbe le guerre», mi hanno detto. È falso, falsissimo, da sempre. Le guerre sono il pane per l’industria bellica e per i suoi prodromi nelle istituzioni.

Questa mattina su Repubblica Gianluca Di Feo smaschera l’Italia “al fianco dell’Ucraina” nelle dichiarazioni ufficiali della presidente del Consiglio, sempre concentrata a simulare un atlantismo e un europeismo che sono la negazione di tutto ciò che ha sempre detto fino a un minuto prima di salire a Palazzo Chigi.

Per semplificare basta sapere che dal 2023 l’Italia ha fornito all’Ucraina solo armi vetuste, poco efficaci e in sensibile calo rispetto agli anni precedenti. Il governo Meloni è tra gli ultimi in Europa nell’invio di armi doppiato addirittura dalla Danimarca.

In compenso l’Ucraina è diventato il secondo più importante cliente dell’industria bellica italiana. Nel 2023 ci sono state forniture per 400 milioni di euro verso Kiev (a pagamento, mica “solidali”) e le spedizioni comprendono anche armi offensive nonostante nessuno in Parlamento abbia mai annunciato il cambio di linea di quel famoso “solo armi difensive” pronunciato tempo fa.

La “solidarietà al popolo ucraino” è quindi solo un ormone per gonfiare i bilanci delle industrie delle armi. È scritto nero su bianco. Con buona pace della litania ripetuta sui giornali, in radio e in tivù del “nessuno vuole la guerra”.

Buon venerdì.

Nella foto: la presidente del Consiglio Meloni e il presidente Zelensky, Kyiv,

6198.- Intervento militare e cornice costituzionale

Portiamo tuttora i segni di una monarchia infelice.

Nei limiti in cui si svolge la partecipazione dell’Italia alla politica estera dell’Occidente e nella variabilità delle situazioni che vedono le Forze Armate italiane partecipare, a loro volta, alle operazioni della Nato e dell’Ue in ambito internazionale, si apprezzano il valore della nostra sovranità, quello del principio di giustizia universale e di pace della Carta Costituzionale e quello residuale di tutte, proprio di tutte, le Istituzioni. Dal ripudio della guerra seguito alla sconfitta, ai lutti, come dalle amputazioni di popoli italianissimi conseguenti sia ad una cobelligeranza sia ad un trattato di pace entrambi senza condizioni, sorse l’impegno di condizionare le nostre future azioni ad obblighi che potessero essere assunti in ambito internazionale, ma insieme ad altri Stati. Con questo “insieme”, con questa modesta condizione dimentica degli altrui interessi, accompagnata – tuttora – da un’occupazione militare alleata, comunque straniera, l’Italia della Costituente, ancora in macerie, stretta fra due blocchi, divisa fra una politica d’ispirazione cattolica ed una comunista da disarmare, ritenne di poter contribuire con i suoi principi di giustizia universale e di pace a garantire una situazione di pace tra i popoli.

Di Redazione Blog di Sabino Paciolla. 8 Aprile 2024

Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Mauro Ronco e pubblicato su Centro Studi Livatino. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. 

Guerra Ucraina_macerie_carroarmato (foto: afp)
Immagine di repertorio (foto: afp)

Riflessioni a margine del conflitto russo-ucraino, sui rapporti fra NATO, Unione Europea e istituzioni nazionali.

1. Si susseguono con sempre maggiore frequenza dichiarazioni di esponenti politici di vertice di alcuni paesi europei (in particolare, della Francia e della Polonia) circa l’eventualità, se non l’opportunità, di un intervento diretto delle forze militari della NATO, oppure, non si comprende bene, delle forze militari dell’Unione Europea in collaborazione militare con la NATO, nel conflitto attualmente in corso tra l’Ucraina e la Federazione russa. Nello stesso contesto, i media lanciano notizie in ordine a un sempre più massiccio dispiegamento di truppe terrestri, aeree e forze speciali sul fronte Est dell’Alleanza atlantica[1].

Da parte italiana, mentre il Ministro degli Esteri ha più volte pronunciato parole drastiche sul rifiuto dell’Italia di partecipare, direttamente o indirettamente (eventualmente tramite la NATO e l’Unione europea) al conflitto, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, spostando il focus della questione, ha lamentato un sottodimensionamento  delle forze militari italiane, poiché i soldati sono insufficienti, le armi in gran parte obsolete, l’addestramento carente, tanto che egli sollecita un riarmo imponente con le seguenti parole: “Il confronto con la Russia secondo la Nato durerà un decennio, anche se la guerra in Ucraina finirà prima”[2]. Evocando un possibile futuro disimpegno americano, egli ha inoltre soggiunto: “proviamo a trasformare una crisi in opportunità”[3],  lasciando le sue parole nella indeterminatezza più assoluta.

2. A fronte di dichiarazioni inequivocabili del Ministro degli Esteri, molti commentatori – cui sembra conferire forza l’allarme del Capo di Stato Maggiore – avanzano giustificazioni circa il rifiuto dell’Italia di entrare nel conflitto che riecheggiano le sciagurate ‘scuse’ che Benito Mussolini presentava al Führer del Reich tedesco per evitare l’entrata in guerra dell’Italia, quando sosteneva che le forze armate nazionali non erano pronte in termini di mezzi e di risorse economiche e logistiche. Poiché giustificazioni di tipo siffatto mi sembrano inappropriate – è noto che le ‘scuse’ di Mussolini non bastarono: Hitler fornì mezzi e risorse e l’Italia entrò rovinosamente in guerra – ritengo necessario in questa condizione, assai fluida ed estremamente pericolosa, ricondurre la tematica dell’uso delle forze militari italiane al rigoroso metro del diritto costituzionale, che raramente ho visto evocare nell’imponente propaganda che i media, interessati a tutti i costi nella escalation del conflitto, continuano a propalare in modo confuso e sovrabbondante.

3. L’ancoraggio al diritto è essenziale. Il Centro Studi Rosario Livatino, per la sua natura istituzionale, non intende entrare nel dibattito storico-politico sulle cause, sulle modalità e sui possibili sviluppi del conflitto Russia c/ Ucraina e c/ Occidente a trazione politica e militare statunitense, britannica e francese.

Avverto comunque il dovere di stendere questa nota di carattere giuridico per richiamare il principio inderogabile che l’Italia rifiuta la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

4. Secondo una certa tesi, più tollerata nei fatti che formulata scientificamente, il sistema nord-atlantico di difesa apparterrebbe a quel sistema di organi e di fonti esterne cui lo Stato italiano, tramite l’art. 11 Cost., conferirebbe una corsia preferenziale diretta a creare “un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni” (art. 11 ultima parte).

Così non è. Va rilevata anzitutto l’involuzione dell’Alleanza nord-atlantica a partire dalla fine della guerra fredda e la sua lenta trasformazione da strumento difensivo in un contesto storico ben determinato ad attore che si arroga compiti, al di fuori di qualsiasi mandato delle Nazioni Unite, di usare la forza armata contro altri paesi.

Questa trasformazione mai è stata oggetto di pattuizioni aggiuntive ai Trattati originari e mai è stata discussa approfonditamente dal Parlamento nazionale.

Alla luce di queste considerazioni, è certamente scorretta proprio la tesi prima accennata, che, cioè, sia consentita all’Italia una cooperazione così intensa con la Nato e con Stati stranieri, tale da implicare limitazioni all’esercizio della nostra sovranità.

Si dice che la sovranità dello Stato sia in crisi. E’ vero, piuttosto – come ha scritto l’insigne studiosa internazionalista Laura Picchio Forlati – che la sovranità non è più “dicibile”[4]. Tuttavia, la sovranità pesa ancora, soprattutto in relazione alle sue eventuali limitazioni nel settore delle azioni militari.

5. La sovranità italiana è limitata nel settore delle azioni militari dagli obblighi che discendono dalla partecipazione alle Nazioni Unite e all’Unione europea, nei limiti previsti, per quest’ultima, dagli artt. 42-46 TUE e 222 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune dell’UE.

Come noto, infatti, le misure di sicurezza possono essere autorizzate dalle Nazioni Unite anche a livello regionale, secondo l’ipotesi regolata dall’art. 53 della Carta delle Nazioni Unite.

L’art. 11 della Costituzione ammette esclusivamente le limitazioni di sovranità necessarie “ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”. Quindi, anche le iniziative dell’Unione europea ai sensi degli artt. 42-46 TUE e 222 TFUE nell’ambito della politica di difesa e di sicurezza dell’UE non possono sfuggire a un controllo da parte del Parlamento circa la loro puntuale corrispondenza ai fini di realizzare la pace e la giustizia tra le Nazioni.

Le limitazioni di sovranità a favore dell’UE, nell’ambito dei fini sopra visti, sono giustificate dal cosiddetto primato del diritto dell’Unione ai sensi dell’art. 117 Cost., secondo l’interpretazione, tuttavia, che ne ha dato la Corte costituzionale, che esse sarebbero prive di valore ove trattati o istituti dell’Unione o singole misure di essa, che prevedessero, per esempio, l’uso della forza contro altri Stati, violassero i diritti e le libertà della persona o fuoriuscissero dal perimetro rigorosamente regolamentato dell’art. 11 della Costituzione[5].

6. Discorso del tutto diverso riguarda il rapporto tra il Trattato Nato e la Costituzione italiana. Va detto con chiarezza che dal Trattato non scaturisce alcuna limitazione di sovranità nei confronti di alcuno Stato e, dunque, neppure dell’Italia. Pertanto “[…] nessun organo internazionale ivi previsto può decidere obbligatoriamente per l’Italia l’intervento delle truppe o il ricorso al dispositivo militare di questa; tanto meno, può legittimare con le sue delibere tale intervento dal punto di vista costituzionale. Sono gli organi dello Stato a dovere, se del caso, provvedere assumendosi le proprie responsabilità”[6].

A eventuali limitazioni di sovranità, che si volessero far derivare da impegni internazionali eventualmente collegati al Trattato Nato va opposta la prescrizione proibitiva dell’art. 11.

7. Se, come visto, il Trattato nordatlantico non prevede limitazioni di sovranità per gli Stati membri, tanto meno si potrebbero ipotizzare limitazioni di sovranità che, non previste dal Trattato, si volessero ipotizzare tramite le misure, internazionali e interne, di attuazione[7].

La verifica circa l’esistenza attuale di tali limitazioni di sovranità non è semplice a causa della segretezza delle intese bilaterali con i Quartieri interalleati e, soprattutto, con il governo degli Stati Uniti.

In ogni caso, eventuali accordi che consentissero limitazioni di sovranità ad organizzazioni internazionali, anche allo scopo circoscritto di favorire “un ordinamento che assicuri la pace, la giustizia tra le nazioni”, sarebbero proibiti dal nostro sistema costituzionale, per essere completamente estranei alle uniche fonti – la Carta delle Nazioni Unite e i Trattati dell’Unione europea – che consentono all’Italia interventi diretti ad assicurare la giustizia tra le nazioni.  

8. Qualsiasi decisione, di conseguenza, diretta ad autorizzare una partecipazione militare italiana all’esercizio di misure di carattere militare rientra nella sfera della piena sovranità italiana, con le sole limitazioni previste a favore delle Nazioni Unite e, a certe ancora più rigorose condizioni, all’Unione europea per gli scopi definiti con precisione dall’art. 11.

Pertanto, eventuali autorizzazioni di tipo interventistico-militare debbono necessariamente passare attraverso il vaglio del Parlamento, la sua approvazione con legge formale, promulgata dal Capo dello Stato e sottoposta al vaglio della Corte costituzionale.

Mauro Ronco


[1] Cfr. La Stampa, 28 marzo 2024, 3, che riferisce di un dispositivo militare al cui centro starebbe un gruppo tattico multinazionale guidato da Londra e da forze militari che “si addestrano e si spostano a ridosso della zona calda”.

[2] Cfr. La Stampa, 27 marzo 2024, 2.

[3] Ibidem.

[4] L. Picchio Forlati, La politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea tra Carta delle Nazioni Unite e impegni NATO, in Aa.Vv., Diritto e Forze Armate. Nuovi impegni S. Riondato, (a cura di), Padova, 2001, 150.

[5] Cfr. Corte Costituzionale, sentenza 10 aprile 2018, n. 115 che statuisce: “L’autorità competente a svolgere il controllo sollecitato dalla Corte di giustizia è la Corte costituzionale, cui spetta in via esclusiva il compito di accertare se il diritto dell’Unione è in contrasto con i principi supremi dell’ordine costituzionale e in particolare con i diritti inalienabili della persona”.

[6] L. Picchio Forlati, cit., 150.

[7] Così L. Picchio Forlati, Rapporti Nato-Nazioni Unite e Costituzione italiana: profili giuridici, in L’alleanza occidentaleNascita e sviluppi di un sistema di sicurezza collettivo, O. Barié (a cura di), Bologna, 1988, 522.

6179.- L’eccesso di mortalità è ancora correlato con il tasso di vaccinazione COVID – Dati al dicembre 2023

La Commissione parlamentare si è infine insediata. Vediamo cosa produrrà.

Di Sabino Paciolla, 24 marzo 2024: Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori l’articolo scritto da Igor Chudov e pubblicato sul suo Substack. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella traduzione da me curata. 

vaccini-COVID

Il dicembre 2023 è stato insolitamente ma non inaspettatamente grave: una nuova variante di COVID, JN.1, ha invaso l’Europa e il resto del mondo. Sono circolati anche altri agenti patogeni, oltre ai soliti killer come cancro, malattie cardiache, coaguli di sangue, demenza e così via. Di conseguenza, l’Europa ha vissuto un mese con una mortalità superiore del 10% rispetto a quella prevista.

Quello che è successo nel dicembre 2023 ci permette di chiederci: i tassi di vaccinazione possono influenzare i tassi di mortalità in eccesso molto tempo dopo le vaccinazioni? Il dicembre 2023 è stato 2,5 anni dopo che le persone hanno ricevuto le prime dosi, quindi l’esame dei dati di quel mese potrebbe aiutarci a rispondere a questa domanda.

Purtroppo, i dati dello scorso dicembre mostrano una forte correlazione positiva tra l’eccesso di mortalità e i tassi di vaccinazione Covid, nonostante la maggior parte delle prime dosi sia stata somministrata molto tempo fa, 2,5 anni prima di quel mese.

Ci è stato detto che i vaccini COVID-19 ci proteggono da gravi malattie e dalla morte. Pertanto, dovremmo aspettarci che i Paesi che hanno somministrato ai loro cittadini un maggior numero di vaccini COVID-19 siano migliori.

Coloro che credono ancora a queste affermazioni potrebbero rimanere sorpresi: nel dicembre 2023, come in molti altri periodi recenti, un maggior numero di vaccini Covid ha significato un maggior numero di morti in eccesso.

Ho scaricato i dati sulla mortalità in eccesso da Eurostat e i tassi di vaccinazione Covid (percentuale di cittadini che hanno ricevuto le prime dosi di vaccino Covid) da Statista.

Ecco i dati:

Possiamo analizzare questo set di dati con un “calcolatore di regressione lineare” per vedere se i dati mostrano una tendenza:

Sorprendentemente, l’analisi mostra che i tassi di vaccinazione COVID spiegano il 24% della mortalità in eccesso, nonostante le vaccinazioni siano avvenute in un lontano passato! Non solo c’è una tendenza, ma è anche altamente significativa dal punto di vista statistico, con un valore p pari a 0,0057.

I risultati di dicembre sono simili a quelli dell’intero anno scorso, il che suggerisce che non sono spuri ma riflettono un fenomeno reale.

Leggi qui: 2023 Eccesso di mortalità associato positivamente ai tassi di vaccinazione COVID

La relazione per l’intero anno 2023, tratta dal post precedente, è qui:

Il mio desiderio è che la mortalità torni alla normalità e che tutte le persone, indipendentemente dallo stato vaccinale, godano di un basso tasso di morte e di malattie gravi. Purtroppo, invece, abbiamo tassi elevati di mortalità e i vaccini Covid continuano a influenzare i cambiamenti negativi dei destinatari inconsapevoli.

Questo eccesso di mortalità non viene indagato. Le persone che chiedono perché i cittadini dei loro Paesi muoiono a tassi elevati vengono demonizzate e liquidate come teorici della cospirazione.

6166.- Dal ripudio della guerra al trasporto di bombe nucleari per conto terzi.

C’era una volta l’art. 11… Vogliono suscitare in noi un moto di orgoglio perché, nei QRA delle solite basi della Guerra Fredda, i nostri F-35 potranno montare d’allarme con appese le bombe nucleari B-61-12 di proprietà americana, evidentemente, per sganciarle sui russi. Ecco, senza fare il filo a Putin, a noi di far la guerra al popolo russo non passa neanche per l’anticamera del cervello. Vorremmo che la guerra nucleare la faceste con il vostro … Meglio e più chiaro ancora, con la vostra incapacità di instaurare una nuova politica occidentale, ci avete rotto gli zibidei.

F-35 Bombe Nucleari
  • Da Startmag.it, di Chiara Rossi, 18 Marzo 2024

Difesa, il caccia F-35A trasporterà anche bombe nucleari

Il caccia multiruolo F-35 prodotto dall’americana Lockheed Martin ha ottenuto la certificazione per il trasporto di bombe nucleari. Nello specifico, la bomba a gravità termonucleare B61-12. Tutti i dettagli.

Che bello!

L’F-35 Lightning II è ora in grado di sferrare attacchi nucleari.

Il caccia di quinta generazione, prodotto dal gruppo aerospaziale statunitense Lockheed Martin, ha ottenuto a ottobre del 2023 la certificazione per il trasporto di bombe nucleari.

È quanto ha dichiarato un portavoce dell’F-35 Joint Program Office (JPO) a Breaking Defense lo scorso 8 marzo. In caso di guerra, gli F-35 dovranno trasportare le bombe atomiche sul bersaglio nel quadro della “condivisione nucleare” della Nato. La designazione segna la prima volta che un caccia stealth può trasportare un’arma nucleare, in questo caso la bomba a gravità termonucleare B61-12.

Tutti i dettagli.

DOPPIA CAPACITÀ PER L’F-35A

In una dichiarazione alla testata americana, il portavoce della JPO Russ Goemaere ha affermato che l’F-35A ha ottenuto la certificazione il 12 ottobre 2023, mesi prima della promessa agli alleati Nato di concludere il processo entro gennaio 2024. Alcuni F-35A saranno ora in grado di trasportare ufficialmente i B61-12, rendendo il caccia stealth un aereo a “doppia capacità” in grado di trasportare sia armi convenzionali che nucleari.

“L’F-35A è il primo velivolo con capacità nucleare di quinta generazione di sempre e la prima nuova piattaforma a raggiungere questo status dall’inizio degli anni ’90″, ha spiegato Goemaere. “L’F-35A ha ottenuto la certificazione nucleare prima del previsto, fornendo agli Stati Uniti e alla Nato una capacità critica che supporta gli impegni di deterrenza estesi degli Stati Uniti prima del previsto.”

LA TIPOLOGIA ARMI NUCLEARI

In particolare, l’F-35 è certificato come vettore di bombe termonucleari B61-12. Secondo un’analisi della Federazione statunitense degli scienziati, circa 100 esemplari del precedente modello B61 sono immagazzinati in Belgio, Germania, Italia (a Ghedi e Aviano), Paesi Bassi e Turchia.

Il B61-12 è un programma di estensione della vita utile che ha avuto origine durante l’amministrazione Obama e sta sostituendo i vecchi modelli -3, -4, -7 e -10. La prima unità di produzione del B61-12 risale al novembre 2021, con la produzione prevista fino alla fine dell’anno fiscale 2025. Si stima che il programma costerà 9,6 miliardi di dollari nell’anno fiscale 22 nel corso della sua durata, sebbene gran parte di tale costo sia già stata spesa, rileva ancora Breaking Defense.

Lo scorso ottobre l’amministrazione Biden ha annunciato che avrebbe sviluppato una nuova variante dell’arma denominata B61-13. Si prevede che il nuovo -13 avrà una resa simile al -7, hanno detto i funzionari, che corrisponderebbe approssimativamente a un’esplosione equivalente a 360 kilotoni, spiega la testata americana.  Tecnicamente, né le B61-12 né le -13 sono “nuove” armi nucleari che aumentano le scorte, poiché prendono le testate delle bombe più vecchie e le collocano in nuovi alloggiamenti.

LA CERTIFICAZIONE NON RIGUARDA LE ALTRE VARIANTI

Infine, non va dimenticato che la certificazione non si estende alle varianti gemelle del jet stealth: ovvero la variante a decollo corto/atterraggio verticale F-35B e la variante per portaerei F-35C. Il jet a decollo e atterraggio convenzionale F-35A è l’unico certificato per trasportare bombe nucleari.

L’aeronautica americana non ha ancora rivelato se qualche altro paese o i suoi F-35A abbiano ricevuto la certificazione per schierare il B61-12. Nell’ottobre 2021 l’Air Force degli Stati Uniti ha concluso i test di volo necessari per garantire che il design della bomba nucleare tattica B61-12 sia compatibile con l’F-35A Lightning II, completando il processo di certificazione. Tuttavia, non tutti gli F-35A saranno dotati di capacità nucleare.

NON TUTTI GLI F-35A SARANNO DOTATI DI CAPACITÀ NUCLEARE

“Non tutti gli aerei diventeranno abilitati al nucleare dopo la certificazione completa”, ha dichiarato in quell’occasione l’Air Force. “Solo le unità con una missione nucleare riceveranno l’hardware e la manodopera necessari per configurare e mantenere gli F-35 con capacità nucleare” sottolineava Ares Difesa. “Ciò potrebbe includere la RAF Lakenheath in Inghilterra e la base aerea di Aviano in Italia”, aveva affermato a Airforcetimes Hans Kristensen, direttore del Nuclear Information Project presso la Federazione statunitense degli scienziati.

6153.- La morsa pm-cronisti soffoca l’Italia.

Diciamo, ridiciamo, sempre la stessa cosa: La vera riforma, la madre delle riforme è quella sul Capo dello Stato e Presidente del C.S.M.. Chi non la farà, sarà perché è parte del sistema. E citiamo il mancato scioglimento del C.S.M., preteso, invece, dall’art. 31 della Legge 24 marzo 1958, n. 195. In sintesi, il C.S.M. è organo super partes deputato a garantire l’autonomia e l’indipendenza della Magistratura, sopratutto, dalla politica. Se non è super partes – Palamara dixit – , non garantisce nemmeno la separazione dei poteri, quindi, la democrazia e va sciolto. Fossi Presidente, darei le dimissioni…darei le dimissioni!

Maurizio Belpietro, 9 marzo 2014 – Inchiesta dossieraggio.

La ricostruzione della «Verità» sul caso Perugia mette a nudo un sistema che condiziona pesantemente la vita pubblica e la stessa libertà di stampa, che viene invece sbandierata per perpetuare il verminaio. Occorre che si intervenga per smontarlo. E in fretta.

Stanno provando a buttarla in vacca, a fare finta che sotto attacco ci sia la libertà di stampa e che i cronisti facciano semplicemente il loro mestiere, che è quello di scovare notizie e scoperchiare segreti. Ma la storia – anzi, le storie – dimostrano che così non è. La lunga ricostruzione fatta ieri da Giacomo Amadori a proposito degli accessi abusivi compiuti da un cancelliere in servizio nella città umbra rivelano ciò che abbiamo sempre sospettato, ovvero un sistema che lega magistrati e giornalisti, un patto neanche troppo segreto che per anni ha consentito fughe di notizie su inchieste in corso, ma, soprattutto, pesanti condizionamenti della vita pubblica. … Dalla prima pagina del “La Verità” del 9 marzo 2024.

6149.- Dossieraggi, FdI: “Ma quale libertà di stampa, pretendiamo chiarezza su autori e mandanti”

E la chiamano democrazia! Si tratta di golpe! l’ennesima eversione della sinistra, che si defila lanciando cortine di fumo, come la libertà di stampa. Ricordo a chi non avesse memoria l’eversione rossa sostanziata dallo scandalo del C.S.M. politicizzato, naturalmente rosso, dichiarato dal suo giudice Palamara coinvolgendo il Capo dello Stato pro tempore, non per nulla “il Capo”; un’eversione che ha minato le fondamenta della democrazia facendo saltare la divisione dei poteri e che non ha visto il Presidente sciogliere quel C.S.M., semplicemente perché il suo livello ne era partecipe. Il sottufficiale finanziere Pasquale Striano avrebbe agito di sua iniziativa? Il dossieraggio fa parte di un’azione di controllo del potere da parte di uno Stato parallelo che si mimetizza dietro la parola “sinistra”, ma, che, in realtà e per forza di cose, fa capo a un potere occulto della politica finanziaria o della finanza politica di cui parlava Giulietto Chiesa, finché non gli fu più concesso. Possiamo solo immaginare o dedurre a quale altissimo livello delle istituzioni si collochi la direzione di questo anti-Stato, ma è certo che siamo di fronte a una organizzazione e che è così profondamente ramificato che, difficilmente, la magistratura ordinaria potrà andare fino in fondo e restituirci la libertà. Tribunale speciale, quindi? Bene Fabio Rampelli. Approvo tutti i suoi 5 punti, ma stia attento!

L’articolo che segue è da Il Secolo D’italia del 7 marzo 2024 – di Eugenio Battisti

Un “verminaio”. Parole pesantissime quelle pronunciate dal procuratore di Perugia Raffaele Cantonenella sua lunghissima audizione, circa tre ore, davanti alla Commissione parlamentare Antimafia sullo scandalo dossieraggio. Parole  che destano sconcerto per un fenomeno molto più grave ed esteso di quanto emerso finora.

Dossieraggio, le reazioni all’audizione di Cantone

Non si contano le reazioni alla fotografia scattata da Cantone, che è stato ringraziato dalla presidente dell’Antimafia, Chiara Colosimo, per la scelta “di trasparenza di venire qui a dire tutto quello che si poteva dire”. Fratelli d’Italia punta l’indice sulla gravità di quanto emerso, sulla necessità di fare chiarezza e accertare i mandanti.  Si parla di “scenario orwelliano, inaccettabile in una democrazia occidentale”. Parola del senatore Sandro Sisler, componente la commissione Antimafia, per il quale “è poco credibile che le condotte illecite, ben più numerose di quelle oggi note, siano frutto di una iniziativa individuale. Non ci fermeremo fino a quando non avremo scoperto i mandanti e i loro obiettivi”.

Rampelli politici spiati

Rampelli: sbattere in galera i mandanti

Ancora più esplicito Fabio Rampelli sulla sua pagina Facebook, che procede per punti. “Primo: trovare i mandanti e sbatterli in galera. Secondo: togliere la toga e la divisa ai servitori infedeli dello Stato. Terzo: chiedere ai 4 giornalisti di svelare il segreto professionale, in base agli articoli 200 e 204 del codice di procedura penale e rintracciare i msg cancellati tra loro e Striano. Quarto: demansionare i giudici che utilizzano il loro potere per perseguire finalità politiche destabilizzatrici delle istituzioni. Quinto: demansionare tutte le persone in divisa che utilizzano il loro potere per perseguire finalità politiche destabilizzatrici delle istituzioni”.  E dire – aggiunge Rampelli polemico – “che hanno avuto la faccia tosta di criticare i provvedimenti del governo per razionalizzare le intercettazioni. Bisogna agire immediatamente per ripristinare le libertà del cittadino conculcate da sceriffi e giudici dell’anti-Stato”.

Basta con la favola della libertà di stampa

Maria Cristina Caretta, deputata di Fratelli d’Italia, accende i riflettori sulla distinzione tra libertà di stampa e attività di dossieraggio. “Stanno emergendo atti gravissimi sulle cui responsabilità occorre fare chiarezza in tempi rapidi. Non stiamo parlando di violazione della privacy delle persone, che sarebbe già di per sé un atto grave, ma di concreti attentati ai valori fondanti della democrazia, sui cui autori e mandanti non bisogna lasciare nessuna zona d’ombra”. Di scandalo senza precedenti parla la senatrice Cinzia Pellegrino che ricorda come Fratelli d’Italia fin dal primo momento “ha preteso che si facesse chiarezza su quanto sta emergendo dalle indagini della procura”.

Tajani: chi c’è dietro? Chi ha dato l’ordine?

Da Bucarest il ministro Antonio Tajani, che non crede che un sottufficiale possa aver fatto tutto da solo, parla di un’ombra in un Paese democratico. “Sono cose che non devono accadere. Il problema è a monte: qualcosa non ha funzionato”, dice l’esponente di Forza Italia, “non va concentrata l’attenzione sul particolare, ma sul generale: perché? Chi c’è dietro? Chi ha dato l’ordine? Non è una questione di destra o sinistra”.

Occhiuto: più protezione ai dati personali

Il senatore di Forza Italia, Mario Occhiuto, denuncia “un campanello d’allarme che richiama l’urgenza di rafforzare la protezione dei nostri dati personali. La rivelazione di un’ampia rete di dossieraggio abusivo, in cui la mia stessa privacy è stata violata, è un’amara, ulteriore conferma di ciò che ho sempre saputo sui pericoli che corriamo quando le nostre informazioni vengono manipolate da mani invisibili”.

6144.- Fallimento, sì; ma dello Stato del Presidente Mattarella

Si vuole far passare l’esistenza di una situazione politica dell’Italia in tumulto. Tale e tanta è stata l’eversione rossa che ha inquinato la vita democratica e le istituzioni degli italiani che ogni occasione è sfruttata dall’opposizione e dai media per chiedere le dimissioni di qualche ministro e per scatenare l’opinione pubblica contro i tutori dell’Ordine Pubblico. Ciò viene facilitato dall’ignoranza, in questo caso, dalle modalità con cui si possono e devono esercitare le c.d. libertà collettive. Avremmo preferito che il messaggio del Capo dello Stato mirasse a chiarire queste modalità. Proviamo a fare chiarezza, quello che il servizio pubblico dell’informazione non fa.

La Costituzione – Articolo 17

Senato della Repubblicahttp://www.senato.it › la-costituzione › parte-i › titolo-i

Articolo 17.

cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi.

Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.

Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.

Commento all’articolo

La libertà di riunione rappresenta una manifestazione della libertà personale dei singoli (13 Cost.) attraverso la quale essi realizzano la propria personalità (2 Cost.). In una nuova ottica democratica i costituenti scelgono di garantirla e tutelarla per i cittadini, ma nel rispetto della sicurezza ed incolumità altrui. Vale anche per gli stranieri riuniti in associazioni, purché soggiornino regolarmente sul territorio in quanto possono “partecipare alla vita pubblica locale”.

Le c.d. libertà collettive si sostanziano nella libertà di associazione e di riunione (art. 18), cioè, nel diritto di darsi convegno, volontariamente e temporaneamente, in un luogo determinato e, in seguito a preventivo accordo con i promotori o su loro invito, soddisfare un proprio interesse politico, sociale, culturale, religioso, sportivo ecc., p. es., scambiandosi opinioni. Altra cosa sono l’assembramento per un evento fortuito, le dimostrazioni per motivi politici e, quando in movimento, i cortei. A livello comunitario la “libertà di riunione pacifica” e la “libertà di associazione” sono garantite dall’art. 12 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

Per le riunioni pubbliche, cioè accessibili da parte di chiunque, è obbligatorio avvisare il questore almeno tre giorni prima, affinché l’autorità giudiziaria possa adottare eventuali provvedimenti, o comunque controllare lo svolgimento della riunione. Per i luoghi privati o aperti al pubblico non serve preavviso.

Nello specifico, la disciplina normativa di riferimento è contenuta nel testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (R.D. 18 giugno 1931, n. 773), che regola, tra l’altro, le modalità ed i tempi del preavviso ed i presupposti che legittimano il divieto delle riunioni stesse, individuati dall’art. 18 nella tutela dell’ordine e la sanità pubblici e della moralità. In ogni caso, il riferimento ai “comprovati” motivi implica la necessità che le limitazioni siano espressamente motivate.

Va comunque precisato che il preavviso non rappresenta un presupposto necessario per potersi riunire in pubblico. L’omissione non può infatti determinare l’illegittimità della riunione, e l’autorità può infatti intervenire solamente per motivi di sicurezza ed ordine pubblico.

Commento ai fatti

Nel caso di specie sarebbe stato sufficiente che i caporioni del corteo non autorizzato avessero risposto alla legittima richiesta della Questura di indicare il percorso pianificato e che questo non mirasse a indirizzi sensibili. Così, signor Presidente, non è stato e non basta nascondere gli intenti destabilizzatori di una parte politica, appellandosi all’età giovanile di molti dimostranti, certo, non di tutti. Le squadracce dei centri sociali – Lei sa perché esistono – non differiscono, quanto ai metodi e agli obiettivi dalle squadracce comuniste e da quelle fasciste. Vorremmo che la democrazia fosse lasciata indenne da questi metodi per non dover gridare, Noi, al fallimento del Suo Stato.

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Leggo dalla “Verità”; “È partita la caccia allo sbirro. Al G7 si rischia il bis di Genova”

Caro Sergio Mattarella, il vero fallimento è lo Stato che non difende le forze dell’ordine che fanno il loro dovere: sbarrare la strada a cortei non autorizzati e ostili. E che crea intorno a loro un clima infame alla vigilia di appuntamenti delicati.

Cortei: Piantedosi alla Camera spiega cos’è successo davvero

informativa-piantedosi

Mentre sinistra e 5stelle continuano la loro vergognosa campagna di delegittimazione delle Forze dell’Ordine, il Ministro Piantedosi chiarisce cos’è successo alle manifestazioni di Pisa e Firenze

Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel corso della sua informativa alla Camera dei Deputati ha spiegato cosa è successo davvero nel corso delle manifestazioni, non autorizzate, che si sono svolte a Pisa e Firenze. La sinistra e i 5stelle continuano la loro campagna di delegittimazione verso le Forze dell’Ordine, arrivando addirittura a sostenere che i poliziotti si sarebbero meritati gli sputi. Tale clima d’odio ha portato anche a conseguenze sfociate in atti gravissimi, come l’assalto ad una voltante della Polizia da parte dei centri sociali a Torino. Noi, invece, non lasceremo sole le Forze dell’Ordine: le donne e gli uomini che con la divisa difendono e rappresentano tutti i giorni gli italiani non resteranno senza il pieno sostegno delle Istituzioni.

La carica a Pisa è stata fatta per garantire l’incolumità degli Agenti

Nella sua audizione il Ministro Piantedosi ha spiegato che a Pisa la carica è stata fatta per garantire incolumità agenti che erano compressi contro un automezzo. Alla manifestazione di Pisa di venerdì scorso, “per garantire l’incolumità degli operatori di polizia, compressi contro l’automezzo collocato alle loro spalle, veniva effettuata una carica di alleggerimento, consentendo al personale di avanzare di qualche metro e di allentare così la pressione dei manifestanti”. Così la ricostruzione del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella sua informativa alla Camera. 

In precedenza gli agenti avevano tenuto la posizione “utilizzando i soli scudi, nonostante i manifestanti continuassero a mettere in atto una pressione con spinte, calci, insulti, sputi e tentativi di sottrarre gli scudi”. In occasione della manifestazione, il ministro ha ricordato che “personale della questura ha preso contatti con esponenti del Collettivo universitario e di Spazio Antagonista “Newroz”, lì presenti, ai quali, senza alcun esito, venivano chieste indicazioni sulle modalità dell’iniziativa per consentirne un regolare svolgimento in condizioni di piena sicurezza.

I manifestanti hanno rifiutato ogni tentativo di interlocuzione con le Forze dell’Ordine

Personale della Digos, una volta partito il corteo, invitava più volte i manifestanti a dare indicazioni sul percorso e a non procedere verso Piazza dei Cavalieri, dove non sarebbe stato consentito il transito per evitare il possibile prosieguo verso obiettivi sensibili tra cui Piazza dei Miracoli, per la quale in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica era stata valutata l’interdizione alle manifestazioni. I manifestanti, nonostante ogni tentativo di interlocuzione, hanno rifiutato di fornire indicazioni e si sono mossi in corteo per poi raggiungere uno degli accessi a Piazza dei Cavalieri, dove era stato schierato, a scopo dissuasivo, un contingente del Reparto Mobile della Polizia di Stato”. 

“Le Forze di polizia – prosegue il titolare del Viminale – hanno intimato ai manifestanti di fermarsi, ribadendo ancora una volta, senza alcun risultato, la richiesta di fornire indicazioni sul percorso. Il corteo continuava, invece, ad avanzare, costringendo il cordone delle Forze di polizia, in un primo momento, a indietreggiare di diversi metri per evitare scontri, fino ad arrivare a contatto con un mezzo posizionato per impedire l’accesso a Piazza dei Cavalieri”. 

I manifestanti hanno superato la barriera di sicurezza

In questa fase, rileva, “una decina di manifestanti superava la barriera, raggiungendo le spalle dello schieramento degli operatori in servizio. Venivano, pertanto, bloccati dal personale delle Forze di polizia e condotti nell’adiacente Piazza dei Cavalieri. Tra questi, una nota esponente antagonista. Atteso il perdurare della forte pressione, sopraggiungeva un secondo contingente dei reparti”. C’è stata a questo punto la carica di alleggerimento. 

Negli scontri sono rimasti contusi 17 manifestanti, di cui 11 minorenni, e 2 funzionari della Polizia di Stato. L’attività investigativa avviata nell’immediatezza ha consentito di deferire in stato di libertà 4 persone per il reato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e per violazione dell’articolo 18 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Si tratta di maggiorenni, tutti con precedenti per reati attinenti all’ordine pubblico”.

Città a ferro e fuoco e calci e pugni alla Polizia: per la sinistra va tutto bene

Per la sinistra va bene che chiunque possa mettere a ferro e fuoco le città e picchiare la polizia, perchè come ha anche dichiarato una consigliera del Movimento cinque stelle le Forze dell’ordine meritano gli sputi? 

E’ un dato di fatto quello che pensa la sinistra delle forze dell’ordine e lo hanno dimostrato anche oggi in aula a Montecitorio: la Polizia, secondo loro, dovrebbe far manifestare chiunque, anche i violenti, secondo noi no. La libertà di qualcuno si ferma quando limita la libertà di una altra persona, noi manifestiamo da una vita ma vorrei ben vedere se è mai esistita una manifestazione dei giovani di destra che abbiano messo a ferro e fuoco le citta.

6131.- Sapere non basta nemmeno con una sentenza

Sabino Paciolla, di seguito, segnalava all’attenzione e alla riflessione dei lettori del suo blog l’articolo scritto da Zachary Stieber e pubblicato su The Epoch Times, da lui tradotto. A seguire, Una Sentenza Rivoluzionaria!

Uno studio rivela i sintomi cronici più comuni dopo la vaccinazione COVID-19

vaccino vaccinazione puntura siringa braccio covid
Foto: Stephane de Sakutin/AFP

Un nuovo studio mostra alcuni dei sintomi cronici più comuni tra le persone che hanno iniziato ad avere problemi dopo aver ricevuto il vaccino COVID-19.

I sintomi più comuni sono stati l’intolleranza all’esercizio fisico, l’eccessiva stanchezza, l’intorpidimento, la nebbia cerebrale e la neuropatia, come riportato dai ricercatori nel documento.

Insonnia, palpitazioni, mialgia, acufene, mal di testa, sensazione di bruciore e vertigini sono stati avvertiti da almeno la metà dei partecipanti allo studio, finanziato in parte dai National Institutes of Health (NIH) statunitensi.

I partecipanti hanno riferito una media di 22 sintomi, con un tetto massimo di 35.

Lo studio si è concentrato su persone “che hanno riferito una condizione cronica grave e debilitante in seguito alla vaccinazione COVID-19” che “è iniziata subito dopo la vaccinazione COVID-19 e in molte persone è persistita per un anno o più”, hanno dichiarato i ricercatori.

Lo studio è stato condotto dal dottor Harlan Krumholz del Dipartimento di Medicina Interna della Yale School of Medicine e da Yilun Wu del Dipartimento di Biostatistica della Yale School of Public Health.

È stato pubblicato il 10 novembre come preprint prima della revisione paritaria.

I metodi

Il documento proviene dalla ricerca Listen to Immune, Symptom and Treatment Experiences Now (LISTEN) di Yale, che esamina i cosiddetti long COVID e gli eventi avversi post-vaccino.

I ricercatori hanno iniziato a reclutare i partecipanti nel maggio 2022. I partecipanti hanno compilato un sondaggio e i ricercatori hanno avuto accesso alle loro cartelle cliniche.

Lo studio ha riguardato gli adulti che hanno riportato problemi post-vaccinazione dal maggio 2022 al luglio 2023. Sono state escluse le 388 persone che hanno riportato anche la cosiddetta long COVID, o sintomi persistenti dopo l’infezione da COVID-19. Sono state escluse anche altre 146 persone che non hanno compilato completamente il questionario.

L’età media dei partecipanti era di 46 anni e l’80% era di sesso femminile. Circa l’88% vive negli Stati Uniti.

Secondo i ricercatori, il disegno dello studio non ha permesso di confermare la causalità. Pur riconoscendo che i sintomi cronici potrebbero essere causati dai vaccini, hanno affermato che potrebbero anche non essere correlati e che si sono verificati per cambiamento, ma hanno anche detto che il raggruppamento dei sintomi subito dopo la vaccinazione “suggerisce una potenziale relazione”.

Gli effetti collaterali noti dei vaccini includono infiammazioni cardiache, gravi shock allergici e sindrome di Guillain-Barré.

Altri problemi sono stati collegati ai vaccini da alcuni, ma non sono riconosciuti come effetti collaterali confermati.

I sintomi possono essere piuttosto dolorosi. I partecipanti hanno riportato una media di 80 su una scala di 100 quando è stato chiesto loro quanto fossero gravi i sintomi nei giorni peggiori.

Sintomi persistenti

Nella settimana precedente al completamento del sondaggio, il 93% dei partecipanti ha dichiarato di aver provato malessere almeno una volta.
Più di otto su dieci hanno riferito di aver provato paura e l’81% di essersi sentito sopraffatto dalle preoccupazioni.

Anche i sentimenti di impotenza, depressione, disperazione e inutilità sono stati comunemente riportati.

Quasi tutto il gruppo ha dichiarato di sentirsi giù di corda e il 91% ha detto di soffrire di problemi di sonno.

D’altra parte, la metà dei partecipanti ha dichiarato di essere in buone, ottime o eccellenti condizioni. Il resto ha dichiarato di essere in condizioni discrete, scarse o sconosciute.

I sintomi sono iniziati per molte persone subito dopo la vaccinazione. Il tempo mediano di insorgenza dei sintomi è stato di tre giorni. Il 77% delle persone ha manifestato i sintomi dopo la prima o la seconda iniezione.

Lo studio ha fatto seguito a uno studio del NIH che descriveva 23 persone che hanno manifestato sintomi persistenti in seguito alla vaccinazione COVID-19.

Un certo numero di partecipanti al nuovo studio ha ricevuto nuove diagnosi dopo aver ricevuto il vaccino, tra cui ansia, condizioni neurologiche, problemi gastrointestinali e sindrome da tachicardia posturale ortostatica.

Problemi prima della pandemia

Secondo lo studio, quasi la metà dei partecipanti soffriva di allergie prima della pandemia.

Circa tre quarti dei partecipanti in totale avevano almeno una comorbilità, come le allergie.

Oltre alle allergie, le comorbidità più comuni erano i problemi gastrointestinali, come il reflusso acido, i disturbi d’ansia, i disturbi depressivi e l’asma.

Anche l’artrite, una malattia autoimmune, il colesterolo alto, l’ipertensione e l’emicrania sono stati segnalati da più di due dozzine di persone.

Trattamenti provati

Molti partecipanti hanno provato diversi trattamenti per i loro sintomi.
Quasi tutti hanno provato i probiotici, che aiutano a stimolare i batteri buoni nell’organismo.

Anche le vitamine e gli integratori sono stati spesso utilizzati, con le vitamine b12, c e d e l’ibuprofene come i più popolari.

La maggior parte dei partecipanti ha utilizzato farmaci antinfiammatori, tra cui l’ibuprofene.

Gli steroidi orali, come il desametasone, sono stati utilizzati da circa la metà del gruppo.

Anche i cambiamenti nello stile di vita erano comuni: il 51% limitava l’esercizio fisico o lo sforzo, il 44% riduceva l’alcol o la caffeina e il 44% aumentava o diminuiva il consumo di sale. Altri quattro su dieci hanno modificato la propria dieta.

Zachary Stieber

SENTENZA RIVOLUZIONARIA!: Non vaccinarsi con i vaccini COVID è legittima difesa.

Di Redazione Blog di Sabino Paciolla, 14 Novembre 2023

covid-19-vaccino

L’avvocato Emanuele Fusi, che ha curato la difesa, riporta le motivazioni della sentenza del Giudice di Pace di Lucca – che ha annullato l’avviso di addebito per mancata vaccinazione “Over50” di 100 euro – nella quale afferma due principi importanti:

1) la Corte Costituzionale non ha sentenziato sull’obbligo vaccinale per gli ultra 50enni, che appare peraltro di dubbia legittimità costituzionale ai sensi dell’art. 32;

2) non vaccinarsi è causa di legittima difesa putativa e stato di necessità, a causa dei possibili effetti avversi, che lo Studio Fusi ha dimostrato essere presenti nella vaccinazione Anti Sars CoV-2, anche grazie a importanti studi scientifici.

6122.- I frequenti richiami di vaccini COVID negli immunocompromessi “possono causare più danni che benefici”

Suggerimenti di una nuova revisione

Di Sabino Paciolla, 12 Febbraio 2024

vaccino vaccinazione puntura siringa braccio covid
Foto: Stephane de Sakutin/AFP

La somministrazione frequente di richiami di [vaccini] COVID-19 a mRNA può compromettere la risposta del sistema immunitario in soggetti immunocompromessi, sollevando il dubbio che la somministrazione di dosi multiple di vaccino sia più dannosa che benefica.

Secondo una revisione narrativa (revisione della letteratura scientifica che offre una panoramica critica di un determinato argomento, ndr) pubblicata il 27 gennaio su Clinical and Experimental Medicine, la vaccinazione COVID-19 ripetuta può aumentare la probabilità di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2 e altre patologie. Inoltre, la ricezione di dosi multiple può determinare livelli molto più elevati di anticorpi IgG4 e compromettere l’attivazione dei globuli bianchi che aiutano a proteggere l’organismo dalle infezioni e dal cancro.

Le immunoglobuline, o anticorpi, sono proteine prodotte da globuli bianchi specializzati chiamati cellule B. Sebbene gli anticorpi IgG4 abbiano un effetto protettivo fino a un certo livello, un numero crescente di prove suggerisce che livelli anormalmente elevati dovuti a vaccinazioni ripetute possono causare malattie correlate alle IgG4 che comportano infiammazioni multiorgano, malattie autoimmuni, tumori a rapida insorgenza e miocardite autoimmune.

“Sebbene siano state raccomandate dosi di richiamo per aumentare ed estendere l’immunità, soprattutto di fronte alle varianti emergenti, questa raccomandazione non si basa su un’efficacia comprovata e gli effetti collaterali sono stati trascurati”, ha scritto l’autore del lavoro, lo scienziato Alberto Boretti.

Per determinare se i booster di vaccini a mRNA compromettano la risposta immunitaria nei soggetti immunocompromessi, Boretti ha condotto una revisione della letteratura utilizzando il database di Google Scholar.

Ha trovato pochissimi studi a lungo termine che valutano la sicurezza e l’efficacia di ripetute vaccinazioni di richiamo in soggetti immunocompromessi, soprattutto con un virus in continua evoluzione. Ha invece trovato prove del fatto che i richiami multipli di vaccino a base di mRNA compromettono l’attivazione delle cellule T CD4+ e CD8+. Queste cellule costituiscono la maggior parte dei linfociti T che proteggono l’organismo distruggendo gli agenti patogeni dannosi e aiutandolo a rispondere a infezioni, allergeni e tumori. Le cellule T CD4+ sono particolarmente importanti perché attivano altre cellule immunitarie, coordinano la risposta immunitaria contro le infezioni e aiutano le cellule B a creare anticorpi.

La compromissione dei linfociti T CD4+ può comportare una riduzione della produzione di anticorpi e compromettere la capacità dell’organismo di organizzare un’efficace risposta immunitaria umorale contro gli agenti patogeni, aumentando la suscettibilità alle infezioni opportunistiche causate da agenti patogeni che in genere non causano malattie in individui con un sistema immunitario sano.

I linfociti T CD8+ sono fondamentali per l’immunità cellulo-mediata perché riconoscono ed eliminano le cellule infette o anormali e contribuiscono a prevenire un’infiammazione eccessiva. L’attivazione compromessa delle cellule T CD8+ consente la persistenza delle infezioni o della crescita tumorale.

“L’autore ha scoperto che i vaccini COVID-19 a base di mRNA possono determinare livelli molto più elevati di anticorpi IgG4 o un’attivazione compromessa delle cellule T CD4+ e CD8+ e che i danni di una vaccinazione ripetuta possono superare i benefici. Eppure, negli Stati Uniti, i soggetti immunocompromessi sono il primo gruppo a ricevere dosi aggiuntive di vaccino”, ha dichiarato in un’e-mail a The Epoch Times il dottor Craig M. Wax, medico ed esperto di politica sanitaria.

“In questo momento, dopo tre anni di ricerca e di esperienza clinica, questi vaccini di intervento genetico dovrebbero essere ritirati dal mercato, poiché non sono riusciti a stabilire la sicurezza e l’efficacia. Al contrario, non sono stati efficaci e hanno causato molta morbilità e mortalità”, ha affermato il dottor Wax.

Studi dimostrano che dosi ripetute possono compromettere la risposta immunitaria

Uno studio del 2023 pubblicato su Vaccines ha dimostrato che la vaccinazione ripetuta con l’mRNA COVID-19 aumenta il livello di IgG4, indebolendo il sistema immunitario e rendendo potenzialmente le persone più suscettibili a condizioni potenzialmente letali come il cancro.

Uno studio su Lancet del febbraio 2022 ha dimostrato che l’efficacia dei vaccini COVID-19 è progressivamente diminuita nel tempo e che i soggetti vaccinati avevano una funzione immunitaria inferiore otto mesi dopo aver ricevuto le due dosi iniziali di vaccino rispetto ai soggetti non vaccinati. Questi risultati erano più evidenti negli adulti più anziani e nei soggetti con patologie preesistenti.

Alcuni esperti osservano uno sconcertante aumento di tumori aggressivi, a rapida insorgenza e resistenti al trattamento, in seguito alla vaccinazione. Una teoria è che lo spostamento di IgG4 causato dalla vaccinazione ripetuta con mRNA crei una tolleranza per la proteina spike e comprometta la produzione degli anticorpi IgG1 e IgG3 e la sorveglianza del cancro.

Secondo la revisione narrativa, altri studi hanno dimostrato che il sistema immunitario può essere influenzato negativamente dalla persistenza della proteina spike dopo la vaccinazione, dalle nanoparticelle lipidiche infiammatorie contenenti RNA modificato che viaggiano dal sito di iniezione, dalle conseguenze indesiderate degli anticorpi della proteina spike e dalla sostituzione dell’uracile nel codice genetico con la N1-metil-pseudouridina.

Frequent COVID Boosters in Immunocompromised ‘May Be Causing More Harm Than Benefit,’ New Review Suggests
(Corona Borealis Studio/Shuttertock)
Megan Redshaw

Di Megan Redshaw, 9/02/2024

Traduzione libera

La somministrazione frequente di booster mRNA per il COVID-19 può compromettere la risposta del sistema immunitario negli individui immunocompromessi, sollevando dubbi sul fatto se somministrare più dosi di vaccino sia più dannoso che benefico.

Secondo una recensione pubblicata il 27 gennaio su Clinical and Experimental Medicine, la vaccinazione ripetuta contro il COVID-19 può aumentare la probabilità di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2 e altre patologie. Inoltre, la somministrazione di dosi multiple può comportare livelli molto più elevati di anticorpi IgG4 e compromettere l’attivazione dei globuli bianchi che aiutano a proteggere il corpo dalle infezioni e dal cancro.

Le immunoglobuline, o anticorpi, sono proteine prodotte da globuli bianchi specializzati chiamati cellule B. Sebbene gli anticorpi IgG4 abbiano un effetto protettivo fino a un certo livello, un numero crescente di prove suggerisce che livelli anormalmente elevati derivanti da vaccinazioni ripetute possono causare malattie correlate alle IgG4 che coinvolgono infiammazione multiorgano, malattie autoimmuni, tumori a rapida insorgenza e miocardite autoimmune.

“Sebbene siano state raccomandate dosi di richiamo per migliorare ed estendere l’immunità, soprattutto di fronte alle varianti emergenti, questa raccomandazione non si basa su un’efficacia dimostrata e gli effetti collaterali sono stati trascurati”, ha scritto l’autore dello studio, lo scienziato Alberto Boretti.

Per determinare se i richiami del vaccino mRNA compromettono la risposta immunitaria negli individui immunocompromessi, Boretti ha condotto una revisione della letteratura utilizzando il database di Google Scholar.

Ha trovato pochissimi studi a lungo termine che valutano la sicurezza e l’efficacia della vaccinazione di richiamo ripetuta in soggetti immunocompromessi, in particolare con un virus in continua evoluzione. Invece, ha trovato prove che molteplici richiami vaccinali a base di mRNA compromettono l’attivazione delle cellule T CD4+ e CD8+. Queste cellule costituiscono la maggior parte delle cellule T che proteggono il corpo distruggendo gli agenti patogeni dannosi e aiutandolo a rispondere a infezioni, allergeni e tumori. Le cellule T CD4+ sono particolarmente critiche perché attivano altre cellule immunitarie, coordinano la risposta immunitaria contro le infezioni e aiutano le cellule B a creare anticorpi.

Gli immunocompromessi si riprendono da COVID-19 più rapidamente di quanto previsto.

The Immunocompromised Recover From COVID-19 More Quickly Than Expected: Study

La quarta dose di vaccino ha mostrato un’efficacia relativa negativa del vaccino contro la morte per COVID.

4th Vaccine Dose Showed Negative Relative Vaccine Efficacy Against COVID Death: Study

La compromissione delle cellule T CD4+ può comportare una ridotta produzione di anticorpi e compromettere la capacità del corpo di organizzare un’efficace risposta immunitaria umorale contro i patogeni, aumentando la suscettibilità alle infezioni opportunistiche causate da patogeni che tipicamente non causano malattie in individui con un sistema immunitario sano.

Le cellule CD8+ T sono vitali per l’immunità cellulo-mediata perché riconoscono ed eliminano le cellule infette o anormali e aiutano a prevenire un’infiammazione eccessiva. L’attivazione alterata delle cellule T CD8+ consente alle infezioni o alla crescita del tumore di persistere.

“L’autore ha scoperto che i vaccini mRNA contro il COVID-19 possono comportare livelli molto più elevati di anticorpi IgG4 o un’attivazione ridotta delle cellule T CD4 + e CD8+ e che il danno di una vaccinazione ripetuta può superare i benefici. Eppure, negli Stati Uniti, gli immunocompromessi sono il primo gruppo a ricevere dosi aggiuntive di vaccino”, ha detto a The Epoch Times in una e-mail il dottor Craig M. Wax, medico ed esperto di politiche sanitarie.

“In questo momento, alla luce di tre anni di ricerca ed esperienza clinica, questi vaccini di intervento genetico dovrebbero essere ritirati dal mercato, poiché non sono riusciti a stabilire sicurezza ed efficacia. Al contrario, non sono stati efficaci e hanno causato molta morbilità e mortalità”, ha affermato il dottor Wax.

Gli studi dimostrano che dosi ripetute possono compromettere la risposta immunitaria

Uno studio del 2023 pubblicato su Vaccines ha dimostrato che la vaccinazione ripetuta con mRNA COVID-19 aumenta il livello di IgG4, indebolendo il sistema immunitario e rendendo potenzialmente le persone più suscettibili a condizioni potenzialmente letali come il cancro.

Uno studio Lancet del febbraio 2022 ha mostrato che l’efficacia dei vaccini COVID-19 è progressivamente diminuita nel tempo e che gli individui vaccinati avevano una funzione immunitaria inferiore otto mesi dopo aver ricevuto le due dosi iniziali di vaccino rispetto agli individui non vaccinati. Questi risultati erano più evidenti negli anziani e negli individui con condizioni preesistenti.

Alcuni esperti stanno osservando un aumento sconcertante dei tumori aggressivi e a rapida insorgenza resistenti al trattamento successivo alla vaccinazione. Una teoria è che lo spostamento di IgG4 causato dalla ripetuta vaccinazione con mRNA crea una tolleranza per la proteina spike e compromette la produzione degli anticorpi IgG1 e IgG3 e la sorveglianza del cancro.

Secondo la revisione narrativa, altri studi hanno dimostrato che il sistema immunitario può essere influenzato negativamente dalla persistenza della proteina Spike dopo la vaccinazione, dalle nanoparticelle lipidiche infiammatorie contenenti RNA modificato che viaggiano dal sito di iniezione, dalle conseguenze indesiderate degli anticorpi della proteina Spike e dalla sostituzione dell’uracile nel codice genetico con N1-metil-pseudouridina.

I richiami raccomandati nonostante l’esclusione dalle sperimentazioni sui vaccini

Le aziende farmaceutiche hanno incluso solo individui sani nei loro studi clinici iniziali sul vaccino COVID-19 e gli unici sottogruppi immunocompromessi inclusi negli studi sul vaccino di fase 3 erano quelli con infezione da HIV cronica e stabile, epatite B o epatite C. Tuttavia gli individui immunocompromessi erano il primo gruppo autorizzati a ricevere i richiami del vaccino anti-COVID-19.

Le attuali linee guida del CDC raccomandano che le persone di età pari o superiore a 6 mesi che sono moderatamente o gravemente immunocompromesse e hanno ricevuto i vaccini COVID-19 prima del 12 settembre 2023, ricevano una o due dosi di un vaccino aggiornato, a seconda del numero che hanno ricevuto in precedenza . Prima del 12 settembre, se una persona immunocompromessa avesse seguito le raccomandazioni del CDC, avrebbe già ricevuto almeno cinque dosi di vaccino. Nessuno studio clinico ha dimostrato se sia sicuro per gli immunocompromessi ricevere più dosi di vaccino del richiamo di nuova formulazione o i potenziali effetti della combinazione degli attuali richiami COVID-19 con precedenti vaccini bivalenti e monovalenti.

Il dottor Wax ha detto a The Epoch Times che esiste una mentalità del “tanto più, tanto meglio” quando si tratta di vaccinare le persone con un sistema immunitario compromesso che, a suo avviso, è principalmente motivata dal punto di vista finanziario.

“Gli immunocompromessi non hanno bisogno di un’iniezione che sopprima ulteriormente la loro immunità, che fa parte del meccanismo modificato dell’mRNA”, ha detto il dottor Wax. “Uno studio della Cleveland Clinic mostra che con ogni iniezione aumenta la probabilità di contrarre il COVID-19.”

Il dottor Wax ha affermato di ritenere che il sostegno del sistema immunitario e il trattamento precoce comportino rischi molto inferiori per gli individui immunocompromessi.

In una e-mail a The Epoch Times, Boretti ha affermato di avere solo una domanda: “È stata rigorosamente dimostrata l’attività e la sicurezza dei richiami vaccinali contro le varianti SARS-CoV-2 del 2024 negli individui immunocompromessi? Non sono a conoscenza di dati provenienti da ospedali oncologici che dimostrino i benefici della pratica”.

Il CDC, Pfizer e Moderna non hanno risposto alle richieste di commento.

Megan Redshaw è un avvocato e giornalista investigativo con un background in scienze politiche. È anche una naturopata tradizionale con ulteriori certificazioni in nutrizione e scienze motorie.


6203.- “L’Italia è una Repubblica democratica”? Esistono forme di governo repubblicano non democratiche?

In risposta a una domanda di Quora, 2 febbraio 2024, Aggiornato il 2 febbraio 2024.

Dovremmo esaminare diversi fattori: l’uscita da una dittatura e da una guerra, durante una guerra civile e una occupazione militare ancora presente, l’ignoranza conseguente delle masse nella politica, delle donne in particolare, la presenza dello Stato della Chiesa nello Stato, i vincoli in politica estera dell’articolo 16 del trattato di pace. Tutto sommato, alla fine della Prima Guerra Mondiale, ma anche della Seconda, non ci fosse stato il pericolo delle bande armate comuniste, la monarchia costituzionale avrebbe avuto bisogno soltanto di un cambio di casata: gli Aosta, per esempio e, perché no, i Borbone. É questa attuale una forma repubblicana democratica più all’apparenza che nella sostanza, nella quale le più alte cariche non provengono dal voto del popolo sovrano, le elezioni politiche non indicano il Capo del Governo e l’art. 49, che imponeva i partiti come mezzo di partecipazione alla politica della Nazione, rimane molto condizionato nel suo misero indirizzo del “come”: “con metodo democratico”, anzi deviato, dalla presenza di un forte partito comunista con obiettivi per niente democratici. E il partito comunista ha insegnato a occupare il potere, ha colonizzato l’apparato statale e non ha insegnato la democrazia. Ciò non toglie che ci furono costituenti comunisti di pregio, come Umberto Elia Terracini, senatore, che non approvò la rieleggibilità del Capo dello Stato. Per il vero, nemmeno la negò, trovandola indegna di alcun cenno: Un capo per 14 anni non è democrazia. Non può rappresentare nessuno per tanto tempo. É – con rispetto per la carica – un impostore! Sicuramente, l’attuale forma repubblicano-democratica, con i partiti leadership, in lotta per il potere, non è l’ideale, ma può piacere, anche se il cittadino consapevole vede difficilmente soddisfatte le sue possibilità di dialogo. Può e potrà piacere finché alla base mancherà una società consapevole dei valori comuni. Ecco che la “leadership” consente di raggiungere l’apparenza della coesione intorno al leader. Resta fuori chi dissente o vorrebbe argomentare, però. Per queste brevi note, trovo coerente il progetto di elezione diretta del Capo del Governo, ma anche del Capo dello Stato e, già che ci diciamo europei, anche del Capo o della Capa della Commissione.

Sulla riforma costituzionale del Governo

La riforma sostanzia un compromesso soddisfacente, ma pericoloso. In parte, mi significa che la deriva dei partiti verso la leadership non è stata sufficiente a dare stabilità ai governi della Repubblica. Sicuramente il quinquennato potrà raggiungere meglio questo obiettivo. Bisognerà però che nei partiti – anche’essi, a cascata, divenuti leadership – si garantisca qualcosa di meglio del “metodo democratico”, Il partito comunista, ieri perché oggi non sa cosa volere, mirava alla conquista (anche armata) della Repubblica operaia. Di fatto, mirava a sostituirsi al Partito Nazionale Fascista e una più attenta disciplina dei partiti politici lo avrebbe ostacolato. Oggi siamo maggioranza, ma tremo all’ipotesi di un presidente di sinistra, per 7+7 anni, insieme a un premier eletto per 5 anni e, qui, sta il pericolo. A mio modestissimo parere, la vera riforma si avrà quando sarà ridefinita la figura e non solo i poteri, del Capo dello Stato, sopratutto la procedura per la sua messa in stato d’accusa in caso di devianza. Parole gravi, che traggono da un più grave accadimento e parlo di eversione, quale è stato lo scandalo C.S.M. non seguito dal suo scioglimento a’ sensi di legge: L. 24 marzo 1958, n. 195. É senza senso parlare ancora di divisione dei poteri, quindi di democrazia, a fronte della autodichiarazione di politicizzazione del C.S.M. già super partes, rilasciata da un suo membro di spicco e della confessione della avvenuta sua cooptazione da parte del suo presidente e Capo dello Stato, finalizzata a alterare il corso democratico della Repubblica. Quella che chiamai eversione rossa. Dio ce ne guardi.