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6050.- Quali sono i crimini di guerra di cui sono accusati Israele e Hamas

Stiamo assistendo a un altra guerra criminale fra criminali. Israele ha sganciato su Gaza più bombe in una settimana che gli USA in Afghanistan in un anno. É di oggi, 7 novembre, l’annuncio di Netanyahu che Gaza sarà messa sotto il controllo di Israele per il tempo che sarà necessario. Immediato il No di Washington che punta sui due stati e intende coinvolgere Abu Mazen.

Da WIRED, di KEVIN CARBONI, 31.10.2023

Entrambe le fazioni sono additate per aver commesso crimini di guerra. Dall’assassinio indiscriminato di civili alla punizione collettiva. La Corte penale internazionale sta affrontando molti ostacoli per punire i responsabili.

Gaza city il 29 ottobre 2023

Gaza City il 29 ottobre 2023. Foto ASHRAF AMRA/GETTY image

L’assassinio indiscriminato di civili, il blocco degli aiuti umanitari, l’uso di scudi umani e la punizione collettiva sono solo alcuni tra i crimini di guerracommessi nello scontro tra Israele e Hamas. Per le Nazioni Unite, esistono prove evidenti che incriminano sia il democratico stato israeliano sia i miliziani ed entrambi dovrebbero rendere conto delle loro azioni davanti alla Corte penale internazionale.

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Anche la guerra ha le sue regole

Dopo gli eccidi causati dallo sviluppo tecnologico del settore bellico e dalle ideologie suprematiste tra il XIX e il XX secolo, gli stati hanno capito che era necessario costruire una vera e propria corpus normativo per regolare i conflitti armati. Questo insieme di norme viene chiamato diritto internazionale umanitario o diritto dei conflitti armati e, oggi, si basa sulle Convenzioni di Ginevra del 1949, firmate dopo i crimini contro l’umanità commessi durante la seconda guerra mondiale.

In linea generale, il diritto internazionale umanitario si basa su due cardini fondamentali: la protezione dei non combattenti, come civili o soldati arresi, e le restrizioni sul tipo di azioni intraprese durante i combattimenti, come l’uso di armi chimiche o di distruzione di massa. A questo si aggiungono varie sentenze emesse dai tribunali internazionali, che hanno contribuito ad aggiornare e ampliare la copertura del diritto umanitario, come nel caso del genocidio dei Tutsi, in Ruanda, in cui per la prima volta lo stupro è stato considerato come arma e strumento di genocidio.

Nonostante Israele non abbia ratificato alcuni protocolli delle convenzioni, arrivati successivamente, come quelli relativi alle punizioni collettive, gli Stati Uniti e gli altri paesi firmatari considerano queste disposizioni come entrate nel diritto internazionale consuetudinario e quindi vincolanti per tutti gli stati che hanno ratificato la Convenzione di Ginevra.

I crimini di guerra di Hamas

Per quanto riguarda Hamas, l’assassinio di 1.400 non combattenti, compresi minori, e il rapimento di circa 200 ostaggi da usare come scudi umani è una chiara violazione del diritto internazionale umanitario e rappresenta un crimine di guerra. Azioni non accettabili o tollerabili, condannate dalle Nazioni Unite e dalla gran parte della comunità internazionale. In più, secondo alcuni, anche il lancio di razzi da Gaza a Israele rientrerebbe tra i crimini di guerra.

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I crimini di guerra di Israele

Rispetto a Israele le cose sono più complesse. Solo a partire dal 7 ottobre, il governo di destra di Tel Aviv è stato accusato di aver commesso il crimine di punizione collettiva contro Gaza, colpendo indiscriminatamente tutti i civili palestinesi per attaccare Hamas. Questa posizione è sostenuta dalle Nazioni Unite, dalla Croce rossa internazionale, da Amnesty international, da Human Rights Watch e anche dalla stessa Corte penale internazionale.

In particolare, oltre alle azioni militari indiscriminate, Nazioni Unite, Croce rossa e la Corte penale internazionale hanno sottolineato come il completo assedio di Israele su Gaza, con il taglio delle forniture elettriche e idriche e il blocco degli aiuti umanitari, non sono azioni compatibili con il diritto internazionale umanitario e costituiscono un crimine di guerra.

Altre organizzazioni indipendenti, come il Center for constitutional rights, sono andate oltre al crimine di punizione collettiva, accusando Israele di voler compiere un genocidio dei palestinesi. Tuttavia, il crimine di genocidio è molto più difficile da provare sotto il diritto internazionale umanitario del crimine di punizione collettiva, quindi è un’accusa ancora non sostenuta da prove evidenti.

A queste accuse se ne aggiungono altre che derivano dagli anni precedenti l’escalation del 7 ottobre 2023. Per esempio, Israele è accusato di violazioni dei diritti umani per gli insediamenti illegali nei territori palestinesi occupati dal 1967 e gli stessi insediamenti sono considerati come crimine di guerra in base all’articolo 49 comma 6 della quarta Convenzione di Ginevra, ratificata da Israele, che sancisce come “la potenza occupante non potrà procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della sua popolazione civile nel territorio da essa occupato”. In questi territori, a oggi, vivono 750 mila coloni israeliani. Infine, sempre nel contesto degli insediamenti, Israele è anche accusato di apartheid nei confronti dei palestinesi.

Chi può intervenire e perché

L’organo incaricato di riportare l’ordine in queste aberrazioni, riconosciuto da 123 paesi, è la Corte penale internazionale, il tribunale permanente con giurisdizione sui crimini di guerra e su quelli contro l’umanità, con sede all’Aia, nei Paesi Bassi. La Palestina è entrata a farne parte come stato membro della Corte nel 2015, riconoscendosi soggetta alla sua autorità. Al contrario, anche in questo caso, Israele sostiene di non essere sottoposto all’autorità della Corte, perché non ha ratificato lo statuto di Roma che l’ha istituita.

Oltre a Israele, nemmeno gli Stati Uniti o la Russia hanno ratificato lo statuto della Corte e, nel 2015, Washington aveva affermato di essere contrario a qualunque indagine nei confronti di Israele, proprio per la mancata ratifica e perché la Palestina non sarebbe “qualificata come stato sovrano”. Tuttavia, la camera dei giudici della Corte ha stabilito come la sua giurisdizione, seppur esclusa da Israele, valga nei territori della Cisgiordania, di Gaza e nei territori occupati di Gerusalemme est, cioè le aree in cui Israele ha compiuto violazioni dei diritti umani e crimini di guerra. Crimini e violazioni verificate dall’allora procuratrice capo della Corte, Fatou Bensouda.

Di conseguenza, sia Israele che Hamas possono essere giudicati dalla Corte penale internazionale, perché i crimini di guerra da parte di entrambi gli schieramenti non sono stati compiuti all’interno di Israele, ma nei territori occupati e di confine su cui ricade la sua giurisdizione.

Cosa ha deciso di fare la Corte penale internazionale

L’attuale procuratore capo della Corte, Karim Khan, ha affermato di aver aperto indagini sui crimini di guerra commessi a Gaza e in Cisgiordania a partire dal 2014 fino a oggi e di voler portare avanti le sue indagini con “determinazione”, anche di fronte al rifiuto di Israele di cooperare e al divieto di ingresso nel paese e nei territori occupati imposto da Tel Aviv agli investigatori indipendenti della Corte.

Khan ha poi sottolineato come le indagini riguardino sia le azioni di Hamas che quelle di Israele, specificando come non dovrebbe esserci alcun impedimento alle forniture di aiuti umanitari ai minori e ai civili. Questi diritti fanno parte delle Convenzioni di Ginevra e danno origine a responsabilità penali nel momento in cui vengono violati o limitati, secondo lo Statuto di Roma”.

I problemi

A oggi, solo tre paesi hanno chiesto ufficialmente il coinvolgimento della Corte nel conflitto tra Hamas e Israele: il Sudafrica, la Svizzera e il Liechtenstein. Un silenzio pesantissimo da parte della comunità internazionale, che va di fatto a limitare l’autorevolezza della Corte, ed entra in contraddizione con le ampie richieste di intervento sollevate nei confronti della Russia per i crimini commessi durante l’invasione dell’Ucraina.

Oltre allo scarso supporto internazionale attuale, l’operato della Corte può essere limitato dall’opposizione di Israele, che potrebbe rifiutare di inviare i suoi politici e alti ufficiali militari all’Aia per sottoporsi a processo. Mentre nel caso di Hamas il problema riguarda lo status giuridico della milizia, perché il diritto umanitario internazionale non è stato scritto pensando ai gruppi non statali e quindi Hamas potrebbe sfuggire dalle sue regole. Tuttavia, secondo molti studiosi di diritto internazionale, essendo l’autorità de facto in controllo di Gaza e avendo la Palestina ratificato le Convenzioni, anche la milizia sarebbe vincolata e protetta dal diritto umanitario internazionale.