Archivio mensile:aprile 2020

3099.- Giuseppe Conte, Dpcm incostituzionale, la conferma di Annibale Marini e del Presidente della Consulta dr.ssa Marta Cartabia

Ricordiamo che Giuseppe Conte è stato denunciato per Alto tradimento della Costituzione dall’avvocato Cesare Peluso,  poiché, come ha sottolineato il giudice Sabino Cassese, ciò che sta accadendo con la pandemia da coronavirus non è equiparabile a una guerra. Pertanto non doveva essere applicato l’articolo 78 della Costituzione bensì l’articolo 117. Gli atti e i provvedimenti dovevano, quindi, essere presentati dal presidente della Repubblica, il quale, pure, dovrà rispondere della sua tolleranza. 

Il professor Annibale Marini è un giurista italiano, presidente della Corte costituzionale dal 10 novembre 2005 al 9 luglio 2006

Libero, 29 aprile 2020

Annibale Marini: “C’è un’irregolarità di contenuto”

“C’è un vizio nel fondamento costituzionale del Dpcm Conte e anche una irregolarità di contenuto”. Così Annibale Marini, presidente emerito della Corte Costituzionale, si è espresso all’Adnkronos sul dibattito che riguarda la presunta incostituzionalità del decreto della presidenza del Consiglio dei ministri. “La compressione di un diritto di libertà – ha spiegato – va circoscritta nel tempo. Il Dpcm avrebbe dovuto fissare termini finali differenziati nelle singole misure di sospensione dei diritti di libertà. Invece non lo ha fatto”. Per Marini non è quindi sufficiente neanche che lo stato di emergenza si stato deliberato con un primo decreto legge il 31 gennaio, che ha fissato il termine al 30 giugno: “Anche se questi Dpcm, su cui c’è più di un dubbio di legittimità, trovassero fondamento nel decreto legge che ha deliberato l’emergenza, la fissazione del termine non andava definita rispetto al suo complesso ma alle singole limitazioni”. 

Il significato della relazione del Presidente della Consulta dr.ssa Marta Cartabia

Presidente della Consulta Marta Cartabia: “La Costituzione non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali” e quindi “superata la prima fase di emergenza eventuali ulteriori restrizioni vanno decise solo ed esclusivamente dal Parlamento“.

Nel corso della sua relazione, la dr.ssa Marta Cartabia non ha soltanto lanciato a tutti un monito perché vengano rispettati i dettami costituzionali, pur in presenza della dichiarata emergenza, ma ha voluto sottolineare che all’inizio dell’anno 2019 la stessa Corte con l’ordinanza n. 17 ha per la prima volta riconosciuto a ciascun componente delle Camere “uti singulus”, il potere dello Stato” e quindi la sua legittimazione ad adire la Corte Costituzionale in ipotesi di una manifesta e grave violazione della Carta costituzionale.

Dunque se tutti i destinatari di quel messaggio non riprenderanno la navigazione utilizzando come loro bussola la Costituzione, anche un singolo parlamentare, quale titolare di un potere dello Stato, potrebbe rivolgersi alla Corte Costituzionale.

Auspico che si eviti di proseguire su una strada che ormai appare incostituzionale e conseguentemente eversiva e che porterebbe direttamente alla soppressione dei diritti e dei valori che la nostra Costituzione tutela e che già oggi si trovano in sofferenza grazie alla prassi pervicacemente perseguita dal premier Conte di utilizzare in solitudine provvedimenti amministrativi monocratici.

Il Parlamento a sua volta si svegli da suo letargo e si autoconvochi a norma dell’art.62 comma 2 della Costituzione per adottare nell’interesse della Nazione e dei cittadini tutti provvedimenti urgenti, utili, necessari ed opportuni, per fronteggiare un’epidemia dichiarata dal Consiglio dei Ministri e l’imminente gravissima crisi economica, senza consentire ulteriormente al premier di gestire l’emergenza coronavirus con la sua pletora di esperti e componenti del comitato scientifico di cui poco e niente si conosce.

3098.- MAI DEMORDERE !

Che brutto accostamento: Mario Draghi,  Vittorio Colao,  Giuseppe Conte. Un leader e due figure di poco successo. Qualcuno si lascia scivolare ancora di più e si domanda cosa aspetti Renzi a far cadere Conte. Ci siamo già dimenticati del sollievo procurato dalla fine del governo Renzi e delle inchieste che accompagnano lui e i suoi familiari. Evidentemente, la politica italiana è così frammentata dagli affarucci, così soddisfatta dal mercato delle nomine, che si è persa la cognizione dei valori dei personaggi che la animano.La prima domanda che ci si deve porre è, infatti, se Draghi accetterebbe di scendere a livello di nostro presidente del consiglio dei ministri, atteso che anche la Presidenza della Repubblica non rappresenterebbe per lui un grande guadagno. C’è, poi, da capire come si fronteggeranno i pro Bilderberg e i loro contrari e l’incendio, vile, della casa di Draghi, seguito dall’altrettanto vile silenzio dei media, pongono il problema.La seconda domanda è come mai colui che ha creato e, certamente, ha alimentato questa situazione non appare mai né esce, come si dice, dal “barile” e parliamo di Sergio Mattarella. Infatti e senza alcun dubbio, ci troviamo ad aver affrontato l’emergenza sanitaria, la competizione finanziaria europea e, ora, la ripartenza – si spera si chiami ripresa – dell’economia con un Parlamento non più rappresentativo, un Presidente della Repubblica eletto da un Parlamento non convalidato – Pappalardo ha ragioni da vendere – e un Governo poco felice, che dovrebbe rispondere alla magistratura – altro tasto da non toccare -, quanto meno, di ritardi nell’opera di prevenzione, di decisioni come la scarcerazione dei boss al 41 bis e di violazioni al plurale della Costituzione.Abbiamo parlato della ripartenza del Lavoro, dell’economia e di ripresa, ma il signor Conte, chi sopra e chi sotto di lui, hanno mancato di profittare della straordinaria circostanza favorevole in cui si era venuta a trovare l’Italia nella trattativa sugli eurobond. Conte ha ipotecato la ripresa che sarebbe, è, ancora oggi, possibile, facendo ricorso, non ai prestiti onerosi, ai debiti strozzastati della Banca Centrale privata europea, ma alla valorizzazione dell’ingente risparmio privato degli italiani, celebrato in 4.300 miliardi di euro. Gli investimenti non si fanno con le tasse né andando a debito dai propri competitori, soprattutto quando le risorse sono in casa a reddito zero o prossimo a zero. Conte è il liquidatore degli italiani; altro che l’avvocato! Potremo dire, anche, che il prossimo, anzi, i prossimi governi si troveranno le pastoie ai piedi per via della sua politica europea.In tutto questo scenario funebre, l’opposizione sembra avere abdicato a far valere la sua maggioranza di fatto, assumendo posizioni e iniziative che non fanno contare in una unità sostanziale delle troppe sue leadership. Come dicono i veneti: “Se tutto va bene, simo rovinai!”. Mario

3097.- Ordinanza n. 43 Regione Veneto 27 aprile 2020

Le nuove ordinanze consentono ai veneti maggiori libertà rispetto a quelle in vigore dal 4 maggio a livello nazionale. Le critiche al governo: “Speravamo in un approccio diverso, dobbiamo tornare a vivere”. Riaprono Electrolux e De’Longhi. Sono anche possibili già a partire dalle 18 del 27 aprile, gli spostamenti individuali per attività motorie e all’aria aperta, anche in bicicletta, in tutto il territorio del Comune di residenza, sempre rispettando l’obbligo di evitare gli assembramenti e la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro e indossando mascherina e guanti 

Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, con questa nuova ordinanza, permette a tutti i veneti di uscire di casa per passeggiate e attività fisica all’aperto senza limiti nel territorio del proprio comune. Questo punto è entrato in vigore alle 18 del 27 aprile.

Inoltre è consentito ai residenti in regione raggiungere la seconda casa e la propria imbarcazione, anche in un altro comune rispetto alla residenza, per attività di manutenzione. E’ consentita inoltre l’attività di vendita di cibo take away con mezzo su strada. 

Luca Zaia al Governo: “Si poteva fare uno sforzo in più”
“Io dico che si poteva e si deve fare sforzo in più. Non ce l’ho con il comitato scientifico, non dico che non abbia ragione. Sappiamo come si fanno le cose alla perfezione, ma poi ci sono esperienze che aiutano a trovare una situazione di equilibrio”. Lo ha affermato il presidente del Veneto Luca Zaia. “Sappiamo che mangiare può fare male – ha aggiunto – ma non è che dobbiamo morire di fame. Non possiamo fare le cavie, dobbiamo anche vivere. Sarebbe come dire chiudiamo le strade perché ci sono gli incidenti. Lo scienziato dirà la sua, che bisogna chiudere tutto, che bisogna andare in giro con gli scafandri, ma alla fine spetta a noi trovare una condizione di equilibrio, non politica ma di sostenibilità”.

“I veneti vogliono tornare al lavoro”

I veneti, ha aggiunto Zaia parlando ai giornalisti, dopo due mesi di lockdown “vogliono tornare a lavorare”. “Capisco che qualcuno in giro è poco interessato a uscire, ma qui sosteniamo le nostre famiglie e il Pil dell’Italia – ha detto il presidente del Veneto -. Non ci si può dimenticare che la nostra recessione è la recessione dell’Italia”.

Zaia ha aggiunto che il Governo, ove non condivida, potrà impugnare l’ordinanza.

3096.- Denunciato il premier Conte. Alto tradimento della Costituzione

Dice il dr. Puro, dello Spallanzani: “Gli asintomatici non contagiano. Il virus non è letale. “Se siete asintomatici, non contagiate nessuno. Le mascherine, il distanziamento sociale, la quarantena non servono a nulla”. Quindi, i suicidi, i fallimenti non dovevano esserci. È la più grande truffa della storia dell’umanità. Mattarella dov’è?

Non è solo nominando un altro Conte che si risolverà il problema. La sostituzione serve a chi lo ha incaricato per poter affossare le indagini sulle violazioni della Costituzione, sulle responsabilità per la tardiva opera di prevenzione e per la diffusione della pandemia. La sostituzione serve per archiviare ciò che è stato e per continuare nella nostra demolizione del tessuto economico, della pace sociale. La ripresa dell’Italia passa per le dimissioni del Presidente Sergio Mattarella, che ha incaricato Conte due volte, tollerato le sue violazioni della Costituzione e che è pronto a scaricarlo per “girare pagina”, come disse di aver fatto con l’eversione attuata nel e dal C.S.M.. Credono di farci fessi, quante volte? Soltanto l’elezione diretta del Capo dello Stato ci salverà da questo massacro. Di Conte ne hanno a bizzeffe. Ieri erano Letta, Renzi, Gentiloni. Troppo comodo congedare un altro Conte col benservito milionario, nominarne un altro e continuare a guazzare mentre noi affoghiamo. Chi resta in questo Parlamento è connivente. ARIA FRESCA! “RINNOVAMENTO REPUBBLICANO!”

Querela dell’avvocato Cesare Peluso.

Denunciato il premier Conte. Alto tradimento della Costituzione

(fonte Lapresse)

Alto tradimento della Costituzione. E’ questo il principale reato che avrebbe commesso il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in base alla denuncia depositata lo scorso 22 aprile tramite raccomandata al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Roma dall’avvocato di Napoli Cesare Peluso.

“Il punto principale – spiega l’avvocato Cesare Peluso ad Affaritaliani.it – riguarda quanto ha sottolineato il giudice Sabino Cassese e cioè che quello che sta accadendo con la pandemia da coronavirus non è equiparabile a una guerra. Pertanto non doveva essere applicato l’articolo 78 della Costituzione bensì l’articolo 117. Gli atti e i provvedimenti dovevano quindi essere presentati dal presidente della Repubblica e non dal premier. Conte è un professore universitario e non può non saperlo”.

3095.- Per un Presidente eletto dal popolo

Ho letto un post critico sul PdR. Aggiungerei: Un mandato di 7 anni non risponde al mutare delle opinioni da cui trae la partecipazione alla politica e richiede che, in tutti quei lunghi anni, il presidente si tenga rigorosamente super partes, cosa di per se difficile e, addirittura, impossibile, trattandosi di uomini di sinistra o cooptati da poteri finanziari. In questo difficile frangente ci siamo ritrovati con un presidente innalzato da Renzi e con un Parlamento il cui partito di maggioranza è il 5S e entrambi sono precipitati da tempo nei consensi. A questo proposito, la rielezione di Napolitano fu un errore o un sopruso. Inconcepibile per i costituenti usciti da una dittatura che un presidente tenesse la Repubblica per 14 anni. Per scrupolo, l’ipotesi fu messa ai voti e fu bocciata, ma il presidente Terracini la considerò non degna di far parte dell’articolato. 

In secondo luogo: La durata della Legislatura è di 5 anni, ma questo è solo il termine massimo. Il cuore della democrazia è la rappresentatività del popolo sovrano nel Parlamento, che resta aperto anche in guerra, ma che è stato chiuso nell’emergenza COVID. Nell’Ordinamento repubblicano, la sovranità appartiene, non più al re, ma al popolo, che non la trasferisce agli eletti. Perciò, è scritto “appartiene”, perché non la cede. Oggi questa rappresentatività è venuta meno palesemente, ma il ricorso al voto è stato negato. il popolo, in tutta evidenza, non è sovrano e Mattarella è un violatore della Costituzione, sulla quale ha prestato il suo giuramento, che rinnega. Quando sostiene di volerla trasferire all’Unione europea commette un reato e dice una stupidaggine, perché l’Unione europea non ha una costituzione, non è uno stato sovrano, nel quale far confluire la nostra sovranità, ma è una anomalia istituzionale, un’alleanza intergovernativa, diretta da una banca centrale privata, espressione di poteri e politiche finanziarie, che è centrale di nome, ma poco di fatto, perché non fa il prestatore di ultima istanza nei confronti dei nostri titoli di Stato. Una buona soluzione sarebbe un Presidente eletto dal popolo per un mandato di quattro anni e una più seria procedura per l’eventuale sua messa in stato d’accusa. Mario

3094.- L’IDEA EURO-TEDESCA PER SALVARE L’INDUSTRIA AUTO … che ci manderà in fallimento

Questi soldi devono venire da un aumento dei contributi dei singoli stati. quindi l’Italia deve contribuire per aiutare l’industria automobilistica, soprattutto franco tedesca.

L’Unione Europea finalmente si sta rendendo conto che qualcosa nell’economia europea non va e che bisogna intervenire. L’idea è molto semplice: nei tre primi mesi dell’anno  si è venduto  in UE il 60% in meno di auto, e nel trimestre successivo il 30% in meno. Quindi Thierry Breton ha iniziato ad identificare  i settori industriali, partendo proprio dal settore auto e dalle sue aziende , per identificare quali siano a aiutare con sovvenzioni a livello europeo.

Naturalmente per l’auto è stato molto più semplice: si sono identificate le società europee del settore, quasi tutte francesi e tedesche, e si sta preparando un piano di intervento. Gli altri settori comprendono il medico-farmaceutico, inteso in senso strategico, però, come necessità di riportare in Europa le produzioni che, in nome dell’iperliberismo, si è lasciato andare all’estero, ponendo il sistema sanitario in difficoltà. Poi anche altri settori, come trasporti, turismo etc.

Tutto bene quindi? Finalmente la UE si muove nella giusta direzione ? Beh, quasi. Prima di tutto il piano, come  ammette lo stesso Handelsbatt, non tiene conto delle profonde differenze con cui i paesi del Nord e del Sud prevedono vengano erogati gli aiuti: il Nord vuole che gli aiuti settoriali siano solo sotto forma di prestiti, il Sud sotto forma di sovvenzioni. In questo modo si rivede una contrapposizione che è presenta sin dall’inizio della crisi e che non verrà risolta dalla commissione, ma che per noi è una questione di vita o di morte. Però questo sarebbe il problema minore.

La Commissione vuole aiutare, MA QUESTI SOLDI DEVONO VENIRE DA UN AUMENTO DEI CONTRIBUTI DEI SINGOLI STATI. Quindi l’Italia deve contribuire per aiutare l’industria automobilistica, soprattutto franco tedesca. Si potrebbe dire che la Germania dovrebbe dare dei soldi per il turismo italo-spagnolo, ma le dimensioni degli interventi sono molto diversi e , soprattutto, le situazioni di partenza sono completamente diverse. Se per la Germania aumentare del 5% il debito/PIL è una passeggiata, la stessa misura per i paesi del sud può essere devastante , visto il livello più alto di debito. Per il sud l’unica via di fuga è la monetizzazione del debito o la conversione interna dello stesso verso strumenti monetari interni: la seconda via avrebbe il vantaggio di far ripartire i paesi attraverso la via della domanda interna ed in modo differenziale , omogeneo rispetto alle caratteristiche dei singoli paesi. Quindi, essendo le soluzioni più logiche, verranno ignorate a livello europeo.

3093.- La politica dell’UE in materia di salute. L’Italia chiede assistenza al fondo di solidarietà Ue, FSUE.

Cos’è il FSUE.

Il Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE) è nato per rispondere alle grandi calamità naturali ed esprimere la solidarietà europea alle regioni colpite all’interno dell’UE. Il Fondo è stato istituito a seguito delle gravi inondazioni che hanno devastato l’Europa centrale nell’estate del 2002. Da allora è stato utilizzato ben 80 volte in risposta a diversi tipi di catastrofi, tra cui inondazioni, incendi forestali, terremoti, tempeste e siccità. Finora sono stati erogati oltre 5 miliardi di euro a favore di 24 paesi europei.

Nell’ambito dell’iniziativa di investimento in risposta al coronavirus, l’ambito di applicazione del Fondo di solidarietà dell’UE è stato ampliato per includere gravi emergenze sanitarie e, nella sessione plenaria straordinaria di giovedì 26 marzo, gli eurodeputati hanno approvato la proposta della Commissione europea per consentire agli stati membri di richiedere assistenza finanziaria dal Fondo di solidarietà dell’UE in questa lotta contro il coronavirus. In particolare, il Fondo fornirà un contributo finanziario fino a un totale di 800 milioni di euro ai Paesi più colpiti in questa situazione straordinaria, alleviando l’onere delle misure di risposta immediata, compresa l’assistenza alla popolazione, l’assistenza e le attrezzature mediche, il sostegno ai gruppi vulnerabili e le misure volte a contenere la diffusione della malattia, rafforzando la preparazione e la comunicazione.

Uno Stato membro o un paese in fase di adesione diventa ammissibile per il finanziamento se il suo onere finanziario pubblico per tali misure supera la più bassa tra soglia di 1,5 miliardi di EUR (a prezzi 2011) e lo 0,3 % del suo Reddito nazionale lordo. In caso di mobilitazione, il contributo del Fondo sarà compreso tra il 2,5 % e il 6 % della spesa totale, a seconda della portata.

Prossime tappe

La Commissione valuterà le candidature e, se le soglie saranno rispettate e la domanda sarà accolta, proporrà un importo di aiuto al Parlamento europeo e al Consiglio che devono approvarlo prima del pagamento. La Commissione tratterà tutte le domande in un unico pacchetto, non sulla base del principio del “primo arrivato, primo servito”. Ciò garantisce che gli stanziamenti disponibili siano ripartiti in modo giusto ed equo.

La politica dell’UE 

In materia di salute, l’Ue intende tutelare e migliorare la salute, garantire la parità di accesso a un’assistenza sanitaria moderna ed efficiente per tutti i cittadini europei e coordinare le gravi minacce sanitarie che coinvolgono più di un paese dell’UE.

Il trattato di Lisbona ha rafforzato l’importanza della politica sanitaria statuendo che, «nella definizione e nell’attuazione di tutte le politiche e attività dell’Unione è garantito un livello elevato di protezione della salute umana». La responsabilità primaria per la tutela della salute e, in particolare, per i sistemi sanitari rimane degli Stati membri. Tuttavia all’UE spetta un ruolo importante nel miglioramento della sanità pubblica in termini di prevenzione e gestione delle malattie, limitazione delle fonti di pericolo per la salute umana e armonizzazione delle strategie sanitarie tra gli Stati membri. L’UE ha attuato con successo una politica globale mediante la strategia sanitaria «Salute per la crescita» e il suo programma d’azione (2014-2020) nonché un corpus di diritto derivato. Il Fondo sociale europeo Plus (FSE+) continuerà a mettere a disposizione finanziamenti durante il periodo di programmazione 2021-2027.

Base giuridica

Articolo 168 TFUE e articolo 114 TFUE. La Corte di giustizia dell’Unione europea si è già più volte pronunciata su come l’UE possa perseguire gli obiettivi di salute pubblica mediante l’integrazione del mercato interno, indicando l’articolo 114 come base giuridica. 

Obiettivi strategici della politica sanitaria dell’UE

I tre obiettivi strategici della politica sanitaria dell’UE sono quelli di seguito illustrati.

  1. Promuovere un buono stato di salute: prevenire le malattie e incoraggiare stili di vita sani, affrontando le problematiche della nutrizione, dell’attività fisica, del consumo di alcool, di tabacco e di droghe, dei rischi ambientali e delle lesioni da incidenti; con l’invecchiamento della popolazione anche le esigenze sanitarie specifiche degli anziani richiedono maggiore attenzione e negli ultimi anni si è posto un maggiore accento sulla salute mentale.
  2. Proteggere i cittadini dalle minacce per la salute: rafforzare la vigilanza nonché la preparazione alle epidemie e al bioterrorismo migliorando altresì la capacità di reagire alle nuove sfide per la salute come ad esempio i cambiamenti climatici.
  3. Sostenere sistemi sanitari dinamici: aiutare i sistemi sanitari degli Stati membri a raccogliere le sfide poste dall’invecchiamento della popolazione, dalle crescenti aspettative dei cittadini nonché dalla mobilità dei pazienti e degli operatori sanitari, e aiutare gli Stati membri a rendere sostenibili i loro sistemi sanitari.

Notiamo che sono previsti epidemie e bioterrorismo e che – spero di sbagliare – si pone l’accento sull’invecchiamento della popolazione piuttosto che sull’allungamento della vita, come evidente conseguenza della migliore tutela della salute, come dire, un problema, piuttosto che una vittoria. Due modi diversi di apprezzare la medesima situazione.

L’Italia, per prima, chiede assistenza al fondo di solidarietà Ue

Lo annuncia la Redazione ANSA di oggi 27 aprile 2020. Premettiamo che l’Italia ha nel suo risparmio privato le più ampie risorse per non dover ricorrere al Fondo FSUE, ma che il governo, evidentemente, non intende valorizzare queste risorse, che ammontano a 4.300 miliardi di euro. Ciò ci conferma nel giudizio che né il Presidente della Repubblica né il presidente del Consiglio dei Ministri e il suo esercito di consulenti sono all’altezza della situazione e, d’altra parte, nessun capitano d’industria o nessun generale si sognerebbe di ricorrere ad un esercito di più di 500 colonnelli consulenti, ingestibili, all’evidenza. Verrebbe da dire: Per fortuna c’è l’Unione europea se non fosse che proprio questa ci ha imposto e sostiene queste governance contro la manifestata volontà degli elettori.

L'Italia chiede assistenza al fondo di solidarietà Ue © Ansa

BRUXELLES – L’Italia ha presentato una richiesta al Fondo di solidarietà europeo per il sostegno, per la pandemia da coronavirus. Lo annuncia un portavoce della Commissione Ue. A marzo l’Esecutivo comunitario aveva cambiato il mandato per ampliare lo scopo degli aiuti anche alle questioni che riguardano l’emergenza sanitaria. La Commissione Ue attende ulteriori domande e dal 24 giugno le valuterà come un pacchetto, per poi presentare gli aiuti finanziari al Parlamento e al Consiglio europeo.

L’Italia è il primo Paese a presentare domanda di aiuto finanziario al Fondo di solidarietà dell’Ue. Nella sua lettera Roma annuncia che i dettagli sulla richiesta di assistenza arriveranno nelle prossime settimane, spiega il portavoce. Il mandato del Fondo di solidarietà europeo, di solito dedicato all’assistenza in caso di disastri naturali, è stato ampliato per aiutare a finanziare le spese per aiuti sanitari. Le domande degli Stati membri possono essere presentate fino al 24 giugno, e la Commissione europea si “prenderà il tempo per un’analisi accurata” e per “fare in modo che la distribuzione degli aiuti” sia equilibrata. I tempi del finanziamento “realisticamente” sono dopo l’estate.

Dl aprile: in arrivo 5 mld per ricapitalizzare Pmi – Circa 5 miliardi per consentire allo Stato di entrare nel capitale delle Pmi che intendano rafforzarsi per superare l’emergenza Coronavirus. E’ questa, secondo quanto apprende l’ANSA, l’entità di risorse che il governo punta a destinare alla misura, che sarà inserita nel decreto di aprile insieme alle norme per consentire a Cdp di entrare a tempo nelle grandi imprese in difficoltà. Anche nel caso delle aziende tra 10 e 249 dipendenti lo Stato entrerebbe a tempo, uscendo entro 6 anni. Per le imprese più piccole invece ci saranno i ristori a fondo perduto.

Meta’ delle risorse del Fondo di solidarieta’ UE sono (già) andate all’Italia 

Così Federica Tuseo il 04 Febbraio 2020

FSUE: report annuale 2017-2018Oltre 5,2 miliardi di euro a sostegno di 24 Paesi europei. Queste le cifre del Fondo di solidarietà europeo, uno strumento di aiuto economico di cui metà delle risorse sono state assegnate all’Italia, di gran lunga, purtroppo, il primo beneficiario.

Fondo di solidarietà UE: come funziona

Il Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE) è stato creato in seguito alle gravi inondazioni che hanno colpito l’Europa centrale nel 2002. Da allora è stato utilizzato in risposta a 84 diversi tipi di catastrofi, tra cui incendi boschivi, terremoti, tempeste e siccità.

Esistono due tipi di sostegno europeo di cui gli Stati membri colpiti da calamità possono beneficiare: a breve e a lungo termine. A questi, in caso di crisi, si aggiunge la possibilità di attivare il meccanismo di protezione civile dell’UE.

“Il Fondo di solidarietà dell’UE fornisce un sostegno finanziario a lungo termine agli Stati membri colpiti da calamità naturali e reca sollievo ai cittadini e alle regioni che ne subiscono le conseguenze. Ci ricorda, inoltre, l’importanza di investire nella prevenzione e nella mitigazione del clima, in linea con le priorità del Green Deal europeo”, ha affermato la Commissaria per la coesione e le riforme, Elisa Ferreira.

Bruxelles, da regolamento, presenta ogni anno al Parlamento e al Consiglio UE una relazione sull’attività del Fondo nell’anno precedente. In via eccezionale, a causa di ritardi nella mobilitazione delle risorse, l’ultima analisi esposta dalla Commissione si riferisce sia al 2017 sia al 2018.

All’Italia metà delle risorse del Fondo di solidarietà UE

L’Italia è il maggior beneficiario del Fondo di solidarietà UE, considerando che il sostegno complessivo erogato dalla creazione del Fondo stesso raggiunge il totale di 5,2 miliardi di euro.

Il nostro Paese ha fatto ricorso al Fondo in diverse occasioni, tra cui le quattro ondate successive di terremoti che hanno colpito Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio, fra il 2016 e il 2017.

Proprio in riferimento a questi avvenimenti, i danni accertati raggiungono cifre incredibilmente più alte rispetto alle criticità riscontrate in altre nazioni, accompagnati da un tasso dei contributi pari al 5,47% e ad un contributo senza precedenti a valere sul Fondo di 1,2 miliardi di euro.

FSUE 2017-2018: i contributi tra il 2017 e il 2018

Fra il 2017 e il 2018, la Commissione ha ricevuto un totale di quindici richieste di mobilitazione del Fondo, dodici delle quali sono state accolte, raggiungendo la cifra di 1,35 miliardi di euro di aiuti economici concessi.

Nel 2017 la Commissione ha ricevuto dieci nuove domande di contributofinanziario a titolo del Fondo di solidarietà, precisamente da: Portogallo, Spagna, Francia, Grecia, Lettonia, Lituania e Polonia.

Nello specifico, i primi quattro paesi hanno chiesto il versamento di un anticipo per cinque domande, richiesta che in tre casi è stata ammessa a finanziamento. Infatti, poche settimane dal ricevimento delle domande, la Commissione UE ha erogato gli anticipi, per un totale di 6,5 milioni di euro.

Il supporto maggiore è stato fornito al Portogallo per rimediare agli incendi boschivi del 2017, con oltre 50 milioni di euro, seguito dalla Francia, per gli uragani Irma e Maria, con 48 milioni di euro.

Due delle domande presentate, ossia quelle relative alle inondazioni di Murcia e agli incendi di Doñana in Spagna, non soddisfacevano le condizioni stabilite dal regolamento e non sono state accolte.

Le decisioni in merito alle altre otto nuove domande del 2017 sono state adottate nel 2018. Nello stesso anno, la Commissione ha ricevuto quattro domande di assistenza a titolo del Fondo di solidarietà, dalla Bulgaria, da Cipro, dall’Italia e dalla Romania. Di queste, solo la domanda di Cipro è stata respinta, mentre ammonta a 2,3 milioni di euro la cifra stanziata per la Bulgaria.

Le decisioni in merito alle domande presentate nel 2018 dagli altri due paesi erano ancora in sospeso alla fine dello stesso anno.

3092.- Comunicato AMPAS del 21/4

Con serenità, ma anche con determinazione, i medici del gruppo della medicina di segnale (735 iscritti all’AMPAS, la nostra associazione, di cui tanti impegnati in prima linea), preoccupati per le possibili derive autoritarie in atto, desiderano fare chiarezza circa la possibilità che siano lesi dei diritti costituzionalmente garantiti per i cittadini.

1. Lesione libertà costituzionalmente garantite

In questo periodo sono stati gravemente lesi alcuni diritti costituzionali (la libertà di movimento, il diritto allo studio, la possibilità di lavorare, la possibilità di accedere alle cure per tutti i malati non-Coronavirus) e si profila all’orizzonte una grave lesione al nostro diritto alla scelta di cura. Tutto questo in assenza di una vera discussione parlamentare, e a colpi di decreti d’urgenza. Ci siamo svegliati in un incubo senza più poter uscire di casa se non firmando autocertificazioni sulla cui costituzionalità diversi giuristi hanno espresso perplessità, inseguiti da elicotteri, droni e mezzi delle forze dell’ordine con uno spiegamento di forze mai visto neppure nei momenti eversivi più gravi della storia del nostro paese.Ora sta entrando in vigore un’app per il tracciamento degli spostamenti degli individui, in patente violazione del nostro diritto alla privacy, e che già qualcuno pensa di utilizzare per scopi extrasanitari.Ma tra le lesioni più gravi ai nostri diritti costituzionali spicca quella legata al diritto di scelta di cura, ben definito sia nella costituzione che nel documento europeo di Oviedo. Noi medici siamo colpevoli di non aver adeguatamente contrastato, due anni fa, una legge che toglieva al pediatra di fatto ogni dignità e autonomia decisionale.Ricordiamoci che una lesione di diritti non giustificata è sempre la premessa ad altre possibili lesioni.

2. Conflitti di interesse

Gli attori “scientifici” della redazione e della promozione della citata legge Lorenzin non sembrano essere molto diversi dai “consulenti” dell’emergenza di oggi.Ci chiediamo se le informazioni provenienti dalle figure che operano come consulenti del Ministero della Salute siano diffuse con la comunicazione dei conflitti di interesse che essi possano avere con aziende del settore. Non sarebbe etico né lecito avere consiglieri che collaborano con grandi aziende farmaceutiche.Sempre in tema di conflitto di interessi: è stato il Parlamento a stabilire i componenti della Task force costituita recentemente per affrontare la cosiddetta fase2? Sono presenti possibili conflitti di interesse? Tali soggetti pare abbiano chiesto l’immunità dalle conseguenze delle loro azioni. Ma non dovrebbero essere figure istituzionali a prendere “decisioni” sul futuro del nostro paese? Una cosa è la consulenza, altro è decidere “in nome e per conto”. Con quale autorità?

3. Libertà di espressione e contraddittorio

Il giornalismo dovrebbe essere confronto di idee, discussione, valutazione di punti di vista diversi. Ci chiediamo quanto sia garantita la libertà di espressione anche di professionisti che non la pensano come noi. Vediamo invece giornalisti che festeggiano la “cattura” di un povero runner sulla spiaggia da parte di un massiccio spiegamento di forze, e la sistematica cancellazione di ogni accenno a diversi sistemi di cura rispetto alla “narrazione ufficiale” del salvifico vaccino, si tratti di vitamina C o di eparina, in totale assenza di contraddittorio.In questo quadro intossicato, le reti e i giornali maggiori mandano in onda continuamente uno spot, offensivo per l’intelligenza comune, in cui si ribadisce a chiare lettere che la loro è l’unica informazione seria e affidabile: il resto solo fake. Viene così creata l’atmosfera grazie alla quale si interviene su qualunque filmato, profilo social, sito internet che non si reputi in linea con la narrazione ufficiale. Nessuna dittatura può sopravvivere se non ha il supporto di una informazione asservita.

4. Vaccino: soluzione a tutti i mali?

Tutti aspettano come una liberazione il nuovo vaccino (che giornalisti e virologi a senso unico continuano a vantare come l’unica possibile soluzione), dimenticando alcuni fatti. Il primo è che il vaccino viene sviluppato sulla base delle proiezioni teoriche sui virus in circolo l’anno precedente, e dunque è una “scommessa” (è esperienza comune ad ogni inverno che molte persone vaccinate si ammalino comunque). Il secondo è la continua forte variabilità di un virus a RNA come il Coronavirus, di cui pare esistano già diverse varianti. Ciononostante, in dispregio anche del rischio di interferenza virale (per cui il vaccino per un virus diverso può esacerbare la risposta ad un altro virus) la regione Lazio propone l’obbligatorietà per tutti i sanitari e tutti gli over65 di effettuare vaccinazione antinfluenzale ordinaria, violando ancora una volta (se l’obbligo fosse reale) il diritto costituzionale alla scelta di cura. E i difensori della costituzione, muti. Facile immaginare cosa succederà non appena sarà reso disponibile, con iter accelerati e prove di sicurezza minimali, il nuovo vaccino salvavita. Da medici vogliamo ribadire l’importanza del rispetto della libertà di scelta di cura così come costituzionalmente definita.

5. Bambini e movimento fisico

Una nota è necessaria per capire la gravità della situazione anche per quanto concerne movimento fisico e chiusura in casa dei nostri bambini. La stessa OMS si è pronunciata nel merito raccomandando l’uscita all’aria aperta e il movimento fisico come indispensabili presidi di salute e di sostegno immunitario. Quasi tutti gli altri paesi europei hanno consentito l’uscita in solitaria per fare sport e la passeggiata con i bambini. Noi no. Con una regola di incredibile durezza, venata di un inaccettabile paternalismo (“se li lasciamo liberi poi non sono capaci di stare distanti”) abbiamo creato disagi psicologici e fisici (obesità e sedentarietà) e costretto a salti mortali i pochi obbligati al lavoro (sanitari, agricoltori, trasportatori, negozi alimentari).Non possiamo inoltre non rimarcare la totale disattenzione di questi draconiani provvedimenti nei confronti delle famiglie con figli disabili (e in particolare autistici) per i quali il momento quotidiano di uscita all’aria aperta rappresenta un indispensabile supporto alla propria difficile condizione. I più fragili, come sempre, pagano il pedaggio più duro.Tutto ciò non bastasse è stata scatenata la guerra del sospetto e della delazione tra gli invidiosi delle libertà altrui.Come lucidamente scrive Noam Chomsky, mettere i propri sudditi uno contro l’altro è uno splendido sistema per qualunque dittatura per distrarre il popolo da quello che veramente il potere sta perpetrando a suo danno.L’intervento di squadre di polizia con quad ed elicotteri ad inseguire vecchietti isolati sui sentieri non fa che rafforzare l’idea di poter essere tutti sceriffi, a dimostrazione della perfetta riuscita di induzione della psicosi da parte del potere.

6. Danni economici del lockdown: un disastro epocale

Alcuni comparti, come quello del turismo, della ristorazione o automobilistico hanno avuto riduzioni di fatturato vicine al 100%. Questo significherà, come dicono le prime stime, una decina di milioni di disoccupati. Che smetteranno di pagare i mutui in corso. Smetteranno di acquistare beni di consumo. Perderanno le loro attività o le loro aziende costruite in decenni di sacrifici. Noi medici sappiamo cosa significhi questo a livello sanitario: migliaia e migliaia di nuovi decessi. Persone che si ammaleranno, si suicideranno (le prime avvisaglie sono già visibili), ritireranno i propri risparmi in banca. Serve ripartire subito, tutti, senza tentennamenti. Per ridurre i danni, che comunque, anche si ripartisse oggi, saranno epocali. Se domani si dovesse scoprire che qualcuno ha surrettiziamente prolungato il lockdown italiano (ad oggi il più duro d’Europa) per mantenere alto il panico e trovare un ambiente più pronto all’obbligo vaccinale, ci auguriamo solo che la giustizia possa fare il suo corso con la massima durezza. La gente perde il lavoro e muore di fame, e lorsignori pontificano.

7. Le cure

Anche qui l’argomento è imbarazzante. È comprensibile che un virus nuovo possa spiazzare anche i migliori medici per qualche tempo. Ma via via che le informazioni si accumulano occorrerebbe ascoltare coloro che sul campo hanno potuto meglio capire. Un gruppo Facebook di cui molti di noi fanno parte, nato spontaneamente come autoaiuto, e che conta circa 100.000 iscritti, ha elaborato delle raccomandazioni di cura efficaci poi inviate al ministero.Oggi che pare chiaro e assodato che il decesso avvenga a causa di una forte coagulazione intravascolare molte vite possono essere salvate con l’uso della semplice eparina. Ma non basta: servono anche attenzioni specifiche a seconda del timing della malattia: ai primi sintomi, ai primi aggravamenti, o in fase procoagulativa. In particolare a noi medici di segnale risulta difficile comprendere l’uso massivo di paracetamolo o di altri antipiretici una volta acclarato che la febbre è un potente antivirale per l’organismo. È in preparazione un documento interassociativo anche su questo delicato argomento che merita più ampia trattazione.Ove qualcuno, tuttavia, si permetta di ritardare l’adozione di sistemi di cura efficaci, per motivi meno che chiari (e alcuni interventi televisivi volti a screditare l’eparina sembrano andare in quella direzione) si aspetti reazioni forti da chi ha rischiato la propria vita in prima linea.La magistratura sta ora indagando sui gravi errori commessi in alcune regioni nella gestione delle residenze per anziani, veri e propri focolai d’infezione con purtroppo un numero elevatissimo di decessi, stante la fragilità e la polimorbilità degli ospiti, quasi sempre in trattamento con statine, antipertensivi, analgesici, antidiabetici. Al di là delle responsabilità regionali, che la magistratura valuterà, preme fare dei numeri: dei 22000 decessi totali nazionali ben 7000 (il 30%!) sono di degenti in RSA. Un dato sconvolgente, ma che deve farci riflettere sull’incremento importante dei decessi in alcune province.Gli errori fatti, in buona o cattiva fede, sono costati la vita a più di 100 medici e ad un alto numero di altri operatori sanitari che sono stati mandati allo sbaraglio senza un piano preciso e senza i necessari dispositivi di protezione. A loro va la nostra più profonda gratitudine.

8. Test sierologici ritardati o non autorizzati

Uno dei modi per capire quante persone hanno già incontrato il virus (smettiamo di chiamarli “contagiati”, perché talvolta hanno avuto solo lievi sintomi influenzali e prodotto splendidi anticorpi) è quello di effettuare un test sierologico, che è di costo contenuto e che evidenzia malattia in corso (IgM+) o malattia superata e presenza di anticorpi memoria (IgG+). Chi sia IgG+ potrebbe già serenamente ricominciare a muoversi senza particolari cautele né per sé né per gli altri. Sensibilità e specificità di questi test sono altissime a differenza di quelle dei tamponi. Perché tanta ostilità da parte di governo e istituzioni sanitarie tanto da vietarne l’uso “fino ad approvazione di un test affidabile”? I casi di Ortisei (45% di positivi) e di Vò Euganeo (75%) ci dicono che probabilmente il virus si è già diffuso molto più di quanto pensiamo e che le misure in essere potrebbero non essere poi così necessarie, almeno in alcune zone d’Italia.

9. Qualche numero

Vi prego risparmiateci il teatrino delle 18. Quei numeri non sono affidabili e fanno parte di una consumata regia. A fianco di Borrelli sfilano talvolta alcune figure i cui potenziali conflitti d’interesse non vengono mai dichiarati.Il numero dei “contagiati” è privo di senso, visto che dipende dal numero di tamponi effettuato. E la stragrande maggioranza della popolazione potrebbe già avere incontrato il virus senza saperlo. Stime della Oxford University parlano di 11 milioni di potenziali positivi già ora. Se questo dato fosse vero la letalità di Sars-Cov2 sarebbe veramente irrisoria: lo 0,05%, anche prendendo per veri i dati di mortalità. Ma anche su questi permane il terribile dubbio sui decessi PER e CON Coronavirus. Diverse testimonianze mettono in forte dubbio il dato, visto che ogni giorno in Italia ci lasciano circa 1900 persone (dati ISTAT) e non si fa fatica ad estrarne 400, tra questi, che siano anche positivi al virus. Tuttavia è dato chiaro a chi lavori in prima linea che la grave coagulazione intravascolare indotta dall’incontro tra il virus e un terreno per lui fertile (età media decessi 78 anni, media 3,3 patologie presenti) possa portare rapidamente alla morte individui fragili che tuttavia avrebbero volentieri vissuto qualche anno ancora. In Inghilterra hanno rilevato che che il 73% dei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva per CoronaVirus è sovrappeso o obeso. Come dice il dr. Lustig: “Il virus non distingue chi infetta ma distingue benissimo chi uccide”.Questi pazienti fragili comunque avrebbero preferito morire tra le braccia dei loro cari piuttosto che da soli in questo modo terribile.In altri paesi hanno usato modalità di calcolo diverse. Non potremmo chiedere dati più precisi e affidabili evitando di diffondere panico e preoccupazione?

10. Altri Paesi europei e non: lockdown molto diversi

Altri paesi sia in Europa che nel mondo stanno adottando lockdown parziali molto meno rigidi di quello italiano, tanto che il lockdown completo viene ormai tristemente chiamato “all’italiana”. Eppure abbiamo il problema da prima di tutti gli altri e ci stanno facendo credere che lo chiuderemo buoni ultimi. Per colpa dei runner e dei bimbi a passeggio, ovviamente. Peccato che in molti paesi europei la passeggiata di adulti e bambini, la gita al mare, l’accesso alle seconde case sia quasi ovunque consentito, a patto di mantenere il distanziamento sociale. Ma non eravamo nell’Europa unita? Perché questa crudeltà nella sola Italia? Siamo ancora il paese cavia? Richiediamo con forza di allinearci al più presto alle direttive in essere nella maggior parte dei paesi europei.

11. Sostegno al sistema immunitario: i sani proteggono

Un punto chiave, che è sfuggito totalmente ai nostri governanti e ai nostri media è che i sani (quell’85% delle persone che ha incontrato il virus e nemmeno se ne é accorto, o ha subito lievi sintomi, costruendo presto gli anticorpi necessari) conducono uno stile di vita più sano che ne ha irrobustito e forgiato il sistema immunitario. Mangiare sano, fare sport quotidiano, condurre una vita meno stressante (magari abitando fuori città), assumere vitamine e integratori naturali, fare a meno di farmaci inutili, rinunciare a fumare, a drogarsi o a bere senza controllo, rappresenta un impegno che si vorrebbe vedere in qualche modo valorizzato come comportamento virtuoso quantomeno in relazione al risparmio che consente al sistema sanitario nazionale e, in questo caso, alla protezione dalla diffusione del virus e alla non occupazione di un posto letto, lasciato così libero per un altro.Invece se accendiamo la TV vediamo solo pubblicità di farmaci e di dolciumi. E tra i pochissimi negozi aperti, in pieno lockdown, lo stato ha pensato bene di lasciare le tabaccherie. Fuma, riempiti di dolci, stai sedentario e ingozzati di farmaci: questo il messaggio che lo stato ci ha dato in questo periodo. Tanto, presto, arriverà il vaccino.

12. Le richieste

Consapevoli del fatto che il futuro sarà nuovo e diverso solo se capiremo che la nostra biologia non ci consente di vivere in città superaffollate, inquinate, fumando, drogandoci e mangiando solo cibi industriali e raffinati in completa sedentarietà, vogliamo sperare che il “dopo emergenza” possa essere migliore del “prima”. Ma questo potrà avvenire solo se avverranno molte delle cose che siamo qui a richiedere, alcune immediate, altre a breve.Richiediamo dunque con forza, a nome dell’associazione AMPAS e dei 735 medici che ne fanno oggi parte (nonché dei numerosi simpatizzanti non medici):

  1. L’immediato ripristino della legalità istituzionale e costituzionale, richiamando il parlamento alle sue funzioni democratiche e al dibattito che necessariamente deve scaturirne.
  2. L’immediata cancellazione di task force e di consulenti esterni i cui conflitti di interesse potrebbero essere letti, nel momento in cui si affidino loro responsabilità non previste istituzionalmente, come un aggiramento delle regole democratiche.
  3. L’immediato ripristino del diritto al lavoro per milioni di italiani, che se non possono avere il proprio stipendio saranno presto alla fame con conseguenze prevedibili di ordine pubblico (nel rispetto delle nuove regole di distanziamento fino a che sarà necessario)
  4. L’immediato ripristino del diritto allo studio per milioni di bambini, ragazzi, studenti universitari che sono stati da un giorno all’altro privati di uno dei loro diritti fondamentali (nel rispetto delle nuove regole, fino a che sarà necessario)
  5. La protezione del diritto alla scelta di cura, già violato da precedenti leggi, per impedire l’obbligatorietà di ogni possibile nuovo trattamento sanitario. Ogni nuovo provvedimento emesso in emergenza dovrà obbligatoriamente prevedere una data di fine del provvedimento, al fine di non “tentare” alcuni a rendere le restrizioni alle libertà una regola.
  6. Il blocco di qualunque “app” o altro dispositivo informatico volto al controllo dei movimenti delle persone in palese violazione della nostra privacy.
  7. L’immediata riapertura della possibilità per adulti e bambini di uscire all’aperto a praticare sport, passeggio, vita sociale, seppur nel rispetto delle regole necessarie.
  8. Il ripristino immediato di una par condicio televisiva o mediatica, con ospitalità nelle trasmissioni di esponenti, ovviamente qualificati, di diversi punti di vista, con allontanamento immediato (o retrocessione a mansioni diverse) di conduttori che non abbiano saputo tener fede al loro dovere di giornalisti.
  9. Dichiarazione dei propri conflitti di interesse da parte di qualunque professionista sanitario che esprima un parere televisivo o partecipi a un dibattito. L’omissione deve essere punita con un allontanamento mediatico proporzionato. Lo spettatore deve sapere se chi sta parlando riceve milioni di euro da un’azienda, o meno.
  10. Il divieto di chiudere o cancellare siti o profili social in assenza di gravi violazioni di legge. Eventuali cancellazioni dovranno comunque essere tempestivamente notificate e giustificate. La rimozione di idee ed opinioni solo perché diverse dal mainstream ufficiale non è degna di un paese civile.
  11. Il divieto per le forze dell’ordine di interpretare a propria discrezione le regole di ordine pubblico fissate dai decreti. Qualunque abuso, anche minimo, dovrà essere perseguito.
  12. Il divieto di radiazione di medici per la sola espressione di idee diverse da quelle della medicina ordinaria. Da sempre il dialogo e il confronto tra idee diverse ha arricchito la scienza, che cambia e si evolve. Non sopravvalutiamo le nostre attuali misere conoscenze.
  13. L’attivazione tempestiva di nuovi protocolli di cura in tutti gli ospedali Covid19 che, oltre a garantire la salute del personale sanitario, prevedano l’utilizzo di vitamine, minerali, ozonoterapia e tutte le cure naturali e di basso costo efficaci e documentate, accompagnando via via con farmaci più a rischio di effetti collaterali solo in caso di aggravamento, e attivando solo per la fase di crisi o pre-crisi l’utilizzo dei farmaci immunosoppressori e dell’eparina.
  14. La disponibilità immediata e per tutta la popolazione di test sierologici IgM e IgG che possano consentire da subito sia di monitorare lo stato di diffusione del virus nelle diverse aree, sia dare la possibilità a chi sia IgG+ di riprendere la propria vita senza alcuna limitazione.
  15. In una ipotesi di graduale diffusione dell’immunità virale, particolare attenzione dovrà essere riservata alla popolazione fragile: anziani, obesi, ipertesi, diabetici, infartuati (le categorie più colpite). Nel rispetto del diritto di scelta di cura nessun obbligo potrà essere dato se non temporaneamente, ma solo forti raccomandazioni e informazioni dettagliate sui rischi di infezione. Un individuo fragile deve poter scegliere se rischiare di morire abbracciando il suo nipotino, o restare vivo recluso in casa senza vedere nessuno.
  16. Una forte campagna informativa sui rischi legati ad un cattivo stile di vita e su come tale stile aumenti il rischio di essere infettati. O vogliamo essere costretti a tenere le mascherine tutta la vita e a non poterci più abbracciare per consentire a qualcuno di fumare e di gonfiarsi di farmaci e di merendine zuccherate, disdegnando qualsiasi tipo di movimento fisico? Ciascuno resterà libero di farsi del male ma almeno lo stato non potrà dirsi complice.
  17. Il divieto, almeno in questo periodo, di pubblicizzare sulle reti televisive e sui giornali farmaci e prodotti dolciari ingrassanti, al pari di come già in atto con il fumo.
  18. Un aiuto immediato alle tante famiglie in crisi che a causa di questo lockdown totale hanno smesso di lavorare e di produrre reddito, con modalità molto semplici (ad esempio ticket a valore per acquisti di derrate alimentari). L’aiuto migliore per le aziende, invece dell’elemosina, sarà una tempestiva riapertura.

Medici migliori, in un paese miglioreAMPAS

3091.- Embargo armi alla Libia beffa europea: in mare solo navi turche con interessi molto sospetti

di Remocontro del 9 aprile.

Il 1° aprile, il blog Remocontro di Remondino titolava: “Al via la finzione europea di embargo armi alla Libia”. Le navi turche, da una parte e le ONG tedesche, olandesi, spagnole, da un’altra, si fanno beffe delle tre navi della missione. Praticamente in mare a due alla volta. Quale destino burlesco accompagna le nostre navi?

«Davanti alle coste libiche la “divisione” dell’Europa», titola Avvenire sulla lettera denuncia dell’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, già capo di Stato maggiore della Marina militare.

Il primo aprile (data monito forse), l’Unione Europea nei guai Covid, ha ufficialmente dato in via alla l’operazione Eunavfor Med ‘Irini’ (in greco ‘pace’, dopo la fine litigata di ‘Sophia’). Ma qui torniamo all’ammiraglio. «Dopo circa una settimana le sole navi in pattugliamento davanti alla Libia sono quelle turche. Di quelle di Irini non vi è traccia. Forse complice il Covid– 19 che ha verosimilmente aggravato la tradizionale timidezza operativa dell’Unione, le navi europee sono ancora in porto».

Un mare di promesse

«Sinora solo la Grecia e l’Italia hanno dichiarato di essere realmente pronte a mandare le proprie navi in mare. La Francia sarebbe disponibile a partecipare con una sua nave, ma non prima della metà di maggio, mentre la Spagna limiterebbe il suo contributo a un aereo da pattugliamento della Marina. Germania non pervenuta». Un blocco navale già di per se di utilità molto discutibile, se non di pura e semplice facciata, alibi politico. Ma questo l’ammiraglio non lo dice. Lui tecnico spiega. «Con sole tre navi, ammettendo un rapporto mare/porto del 60%, la presenza media in zona di operazioni si ridurrebbe ottimisticamente a 2 unità. Se non se ne aggiungessero altre, il ‘blocco navale’ sarebbe assai permeabile, di fatto una missione di facciata, soprattutto se non venisse dotata di regole d’ingaggio molto robuste (poco probabile)».

Presa in giro per non dire peggio

Compiti di Eunavfor Med Irini sostanzialmente quelli di Sophia, ma con diverse priorità operative. Oltre le 12 miglia di mare libico, soccorso ai migranti esclusiva di fatto alla famigerata guardia costiera libica, e al primo posto, l’embargo delle armi alla Libia, sorveglianza sulle esportazioni illecite di petrolio libico, e poi redimere le marinerie locali. L’ammiraglio fornisce dettagli tecnici ma non vi si nasconde dietro. 

  1. Il gruppo navale non potrà infatti operare all’interno delle acque territoriali libiche, nel suo spazio aereo o sulla terraferma.
  2. Ciò comporta che il traffico di armi diretto in Cirenaica attraverso il confine terrestre con l’Egitto e quello marittimo entro le 12 miglia dalla costa, potrà continuare praticamente indisturbato.
  3. Le navi provenienti dal Mar Rosso e dal Golfo Persico, dopo aver attraversato il canale di Suez, potranno navigare nelle acque territoriali egiziane e poi in quelle della Cirenaica, sotto il controllo delle motovedette di Haftar, raggiungendo sostanzialmente indisturbate i porti di Tobruk e Bengasi, senza poter essere intercettate dalle navi europee. 
  4. I ribelli della Cirenaica non rischieranno quindi di rimanere senza armi. Per contro, sarebbe proprio il Governo sostenuto dall’Onu, quello di al– Serraji, a essere penalizzato.
  5. Paradosso assoluto, «a risentire dell’azione del Gruppo Navale europeo sarebbe solo il traffico marittimo diretto in Tripolitania, sempre che i turchi non decidano di scortare le navi che trasportano armi dirette a Tripoli, creando le condizioni di un confronto armato fra le navi europee e quelle “neo–ottomane”».

Pensata male, gestita peggio

Comando gruppo navate (gruppetto). Il quartier generale resta a Roma (nella sede del Comando Operativo Interforze), ma il comandante in mare lo vuole la Grecia («la più direttamente penalizzata assieme all’Italia dalla presenza turca in Libia»), offrendo non solo la nave ammiraglia, ma anche la disponibilità dei propri porti per lo sbarco di migranti eventualmente soccorsi in mare. O mi dai il comando o niente porti greci, è il non detto ben chiaro. Del resto, «La Grecia, antagonista storica della Turchia, teme verosimilmente che un comandante di altra nazione potrebbe essere meno determinato in un eventuale confronto con il gruppo navale turco, che da alcuni mesi pattuglia le acque libiche a protezione degli accessi marittimi e della costa della Tripolitania».

La Turchia prepotente di Erdogan

Rischio italiano a comandare. «Qualora avessimo il comando in mare, se non tenessimo testa al Gruppo navale turco in caso di confronto/scontro, potremmo essere accusati di passività o di connivenza da parte della Grecia e da parte della Francia. O, in caso contrario, dovremmo essere preparati a gestire l’uso della forza contro i turchi che hanno dimostrato di non avere particolari freni inibitori in tal senso». 

Tra l’incudine e il martello

L’ammiraglio De Giorgi è esempio di massima chiarezza. «Saremmo fra l’incudine e il martello, alla guida di una missione che nasce debole sotto il profilo politico prima ancora che militare». «In ogni caso e da qualunque angolo si osservi la nuova missione europea, le premesse, i vincoli operativi e il ridotto numero di mezzi sono la fotografia delle divisioni fra le politiche estere e più in generale degli interessi conflittuali degli Stati Europei». «E Irini ennesima occasione persa per la credibilità dell’Europa come attore rilevante sullo scacchiere internazionale» (No ammiraglio. L’Unione europea, senza una costituzione, non è uno Stato, non è sovrana ed è una anomalia istituzionale. È l’espressione di un potentato finanziario che ha cooptato i governi e vuole imporsi sulle nazioni europee. Questo potentato trova alimento nel desiderio egemonico tedesco, reso gestibile da debolezze sistemiche finanziarie. ndr).

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi 07/04/20 : Il 1 Aprile è stata “lanciata” l’operazione dell’EU EUNAVFOR MED IRINI. Dopo circa una settimana le sole navi in pattugliamento davanti alla Libia sono quelle turche. Di quelle di IRINI non vi è traccia. Forse complice il Covid 19 che ha verosimilmente aggravato la tradizionale timidezza operativa dell’EU, le navi europee sono ancora in porto.

COME IL BLOG REMOCONTRO ANNUNCIAVA L’OPERAZIONE IRENE (DAL GRECO IRINI, “PACE”).

Parte ufficialmente oggi l’Operazione Irene di prevalente valore politico per un’Unione Europea, più apparenza che sostanza. Eunavfor Med Irene dovrebbe imporre l’embargo ONU sulle armi in Libia. Operazione ‘Irene’ (dal greco Irini, “pace”), col compito principale vigilare con aerei, satelliti e navi. Perplessità diffuse su regole imposte da Stati contraenti (paura migranti) e dagli interessi contrastanti di altri Paesi Nato. 

Irene dopo Sophia, bei nomi poca sostanza

La missione aerea e navale della Ue avrà anche compiti secondari, ereditati dall’Operazione Sophia che si è di fatto conclusa ieri, come il vigilare sulle esportazioni illecite dalla Libia di petrolio, la sempre discussa formazione della Guardia Costiera libica e il contrasto del traffico di esseri umani. L’Operazione Irene sarà a guida italiana e il suo Quartier Generale sarà a Roma, nella base di Centocelle già sede del quartier generale dell’Operazione Sophia.

Un anno di prova

L’operazione Irene durerà –anno di prova- fino al 31 marzo 2021 con verifiche sulla sua operatività ogni quattro mesi, viste le molte perplessità per una sorta di blocco navale su traffici di armi che vedono coinvolti –per quanto noto- Paesi Nato (vedi la Turchia) e forse della stessa Unione europea. La missione nasce dalla conferenza di Berlino sulla Libia del 19 gennaio 2020 che havrebbe deciso una tregua mai rispettata da nessuna delle parti ufficiali in conflitto, e soprattutto da quelle ‘semi nascoste’ ma note alle loro spalle.

Irene, mediazione al ribasso

L’Operazione Irene ha preso il via dopo un lungo braccio di ferro tra i paesi Ue preoccupati dell’accoglienza di eventuali migranti illegali attirati dalla presenza delle navi europee. E’ questa la ragione per cui il compito secondario di caccia “alle reti di contrabbando e traffico di esseri umani”, che questa volta «verrà espletato solo attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento con mezzi aerei». Vigilanza ma da lontano per non attirare e/o salvare migranti da accogliere, è l’ipocrita decisione. Di fatto la missione Ue rinuncia a effettuare un reale controllo dello spazio marittimo lungo le coste della Tripolitania Occidentale interessate dai traffici impiegando le navi.

Incubo migranti (post coronavirus)

«Per scongiurare il rischio di imbattersi in migranti l’Operazione Irene effettuerà i pattugliamenti per contrastare violazioni all’embargo sulle armi al largo delle coste tra Tripolitania e Cirenaica, a est delle rotte seguite da barconi e gommoni carichi di clandestini e si appresta a ritirarsi verso i porti europei se all’orizzonte apparissero gommoni e barconi», scrive Analisi Difesa. Che poi conclude: «Una decisione politica che mina fortemente la deterrenza militare dell’operazione navale Ue poiché ai contendenti libici basterà mettere in mare qualche barcone o gommone di immigrati illegali per rendere agevole il passaggio di navi cariche di armi in violazione dell’embargo ONU».

Armi inarrestabili alla Libia

Operazione Irene di prevalente valore politico per un’Unione Europea, più apparenza che sostanza, l’amara conclusive dovuta. Sapendo tutti sull’embargo armi alla Libia, che molte armi giungono alle diversa fazioni attraverso i confini terrestri o con ponti aerei, soprattutto i rifornimenti destinati ai miliziani del generale di Haftar in Cirenaica, o ai mercenari siriani inviati dai turchi a Tripoli. Come sembra difficile immaginare una qualsiasi contrapposizione della flotta Ue, tutta di Paesi Nato, che vada a contrastate la flotta della Turchia, ‘sorella Nato’, i cui mercantili riforniscono platealmente Tripoli di mezzi pesanti e munizioni.

17.000 mercenari turchi

Il portavoce dell’esercito nazionale libico, Ahmed Al-Mismari, ha dichiarato lo scorso fine settimana che le forze dell’Accordo nazionale governativo (GNA) appoggiate dalla Turchia hanno ricevuto un forte impulso di effettivi dopo che oltre 17.000 mercenari siriani sono stati sbarcati nella nazione nordafricana.

Questi mercenari siriani sono stati trasportati dalla Turchia a Tripoli come parte della promessa di Ankara al GNA di rafforzare la loro cooperazione militare e l’assistenza a loro.

3090.- LNA di Haftar al contrattacco.

Dalla Farnesina nulla di nuovo, eppure, dicono sia il ministero più costoso di tutti..

È Erdogan il nemico di Haftar. L’esercito libico attacca la base principale della Turchia in Libia.

2020-04-26

L’esercito nazionale libico (LNA) ha lanciato un pesante attacco alla base aerea di Mitiga a Tripoli, domenica, colpendo diversi siti all’interno di questa installazione strategica che ospita diversi militari turchi.

Secondo un rapporto dal campo di Tripoli, l’LNA colpì pesantemente la base aerea di Mitiga con proiettili e proiettili di artiglieria, provocando una serie di esplosioni che poterono essere udite in tutta la capitale. “Le milizie di Haftar continuano a bombardare con i razzi Grad l’aeroporto di Mitiga e i quartieri residenziali nelle sue vicinanze “. Così, hanno annunciato le forze del governo di accordo nazionale (GNA) questo pomeriggio.

La base aerea della Mitiga è la base principale della Turchia in Libia, poiché ospita non solo i suoi soldati, ma anche il loro equipaggiamento militare.

Quest’ultimo sviluppo arriva in un momento in cui i combattimenti tra le forze di GNA e LNA sono più violenti e intensi.

Nel tentativo di calmare la situazione, l’Unione Europea ha recentemente lanciato una nuova iniziativa nel Mar Mediterraneo chiamata “IRINI”, che si concentrerà sulla garanzia dell’attuazione dell’embargo internazionale sulle armi alla Libia.

Embargo armi alla Libia. Ennesima beffa europea.

Il GNA ha già criticato questa mossa da parte dell’Unione Europea, poiché la considerano come un tentativo di impedire le spedizioni turche a Tripoli. Le regole d’ingaggio della misera forza navale della missione “Pace” agli ordini di un ammiraglio italiano prevedono il fermo delle navi mercantili e da guerra turche?

La contraerea dell’esercito libico, LNA abbatte un aereo teleguidato turco.

2020-04-26

Le forze dell’esercito nazionale libico (LNA), guidate dal maresciallo di campo Khalifa Hafter, hanno pubblicato sabato un video di un aereo di fabbricazione turca che era stato abbattuto nel Wadi Dinar.
Il Wadi Dinar si trova vicino alla città di Bani Walid, a circa 180 km da Tripoli.

Nel video da cui proviene il fotogramma, possono essere visti i rottami in fiamme del drone di fabbricazione turca e i soldati dell’esercito nazionale libico che circondano l’aereo abbattuto.

L’aereo turco è stato probabilmente abbattuto da uno dei sistemi di difesa aerea Pantsir-S1 di fabbricazione russa dell’Esercito libico, che sono stati utilizzati in diverse occasioni contro le forze del governo di accordo nazionale con sede a Tripoli.

Sabato, i ministri degli Esteri di Germania, Francia, Italia e Unione Europea hanno lanciato un appello per una tregua umanitaria in Libia, invitando le parti in conflitto a riprendere i negoziati di pace…. così da consentire a Erdogan di rafforzare i suoi reparti.

In una dichiarazione congiunta, i ministri degli esteri di Francia, Italia, Germania e il Commissario per la politica estera dell’Unione europea hanno annunciato la loro adesione all’invito del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, rappresentante speciale facente funzioni e capo degli Stati Uniti Nazioni Missione di sostegno in Libia, Stephanie Turku Williams, per dichiarare una tregua umanitaria.

L’abbattimento è avvenuto durante i combattimenti più aspri degli ultimi dieci giorni, tra le forze dell’LNA e del GNA nel Nord della Libia.

Nel tentativo inutile di calmare la situazione, l’Unione europea ha recentemente lanciato una nuova operazione nel Mar Mediterraneo, che si concentrerà nel garantire l’attuazione dell’embargo internazionale sulle armi alla Libia. Figuriamoci se oseranno fermare e sequestrare una unità turca.

Sabato il sistema di difesa aerea russo Pantsir aveva costretto gli aerei F-16C turchi a ritirarsi.

Quattro sistemi russi di difesa aerea Pantsir-S1 sono stati in grado di forzare diversi aerei da guerra F-16 turchi a ritirarsi dalla loro zona operativa in Libia, secondo quanto riportato dalla pubblicazione russa Avia.Pro.

“Il giorno prima, si è saputo che il 18 aprile 2020, uno stormo di almeno 16 cacciabombardieri F-16 turchi si è avvicinato alla Libia e ha parzialmente violato lo spazio aereo libico, con l’intenzione di colpire le forze in avanzata dell’esercito nazionale libico. Tuttavia, i quattro sistemi missilistici di difesa aerea di Pantsir-S, messi immediatamente in allerta, hanno costretto i piloti turchi a ritirarsi velocemente, dopo che questi erano stati preavvertiti dell’apertura del fuoco immediato “. Lo, ha riferito la pubblicazione russa. L’esercito nazionale libico ha usato il sistema Pantsir-S1 per abbattere diversi droni turchi in passato; tuttavia, questa è una delle prime volte che, stando a quanto riferito, è stato usato per scoraggiare un F-16.

La pubblicazione ha continuato:”Al momento, la Turchia non commenta la sua violazione dello spazio aereo libico, tuttavia, dato il supporto attivo delle forze del governo di accordo nazionale, gli esperti sono certi che la l’aviazione turca intendesse condurre un attacco aereo su larga scala”.

Questa settimana gli aerei da guerra turchi sono stati avvistati mentre orbitavano nel Mediterraneo Sud-orientale, con i media russi che hanno riferito che ciò era dovuto alla presenza dei sistemi Pantsir-S1 dell’esercito nazionale libico. (Credito: Planeradar.ru)

Citando uno dei loro analisti militari, Avia.Pro ha dichiarato che “la Turchia non ha missili per distruggere obiettivi di terra a lunghe distanze, e, quasi certamente, si sostiene che la maggior parte degli aerei da combattimento turchi verrebbe semplicemente distrutta. L’attuale ritirata è una vittoria epica. “

A marzo, un F-16 turco ha effettuato operazioni limitate nella Siria Nord occidentale mentre venivano abbattuti aerei da guerra siriani lungo il loro confine.

Ricomincia la storiella: La Turchia sta “diffondendo voci” sull’uso di armi chimiche in Libia: LNA spox.

Mercoledì sera, le forze del governo di accordo nazionale (GNA) sostenute dalla Turchia hanno accusato le forze militari fedeli al maresciallo di campo Khalifa Haftar di usare armi chimiche vicino all’asse di Tripoli.

Il portavoce dell’esercito nazionale libico (LNA), il maggiore generale Ahmed al-Mismari ha negato le accuse secondo cui l’LNA ha usato armi chimiche sull’asse Salaheddine nella Libia nordoccidentale, affermando che “un’indagine internazionale deve essere aperta su questa questione”. Mismari ha scritto su Facebook giovedì: “Gli invasori turchi e i loro agenti traditori in quello che è noto come il” governo di Saraj “stanno diffondendo voci secondo cui l’esercito nazionale libico sta usando gas tossici sull’asse Salaheddine”.

Ha continuato: “Dopo aver analizzato gli obiettivi di queste voci maligne, ci risulta chiaro che le bande terroristiche stanno cercando un argomento per persuadere l’opinione pubblica a sostenere l’aeronautica turca che interferisce nei combattimenti con gli aerei da combattimento e anche a usare gas tossici per colpire le posizioni dell’esercito nazionale libico ” Chiediamo a tutti coloro che sono coinvolti nella crisi libica e la missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia a monitorarlo attentamente e siamo pronti a condurre un’indagine internazionale “, ha affermato.

Il portavoce dell’esercito libico ha aggiunto: “Tali voci e menzogne sono state usate dalla Turchia in precedenza in Siria per distorcere l’esercito arabo siriano e per guidare la comunità internazionale a coprire le interferenze turche maligne nelle questioni arabe”.