Archivio mensile:Maggio 2020

3167.- Zangrillo dice che il covid clinicamente non esiste più: “Qualcuno terrorizza il Paese”

Alberto Zangrillo conclude: “Dovremo stare attentissimi, prepararci ma non ucciderci da soli”. E, allora, torniamo a chiederci perché non è stato aggiornato e, comunque, attuato il PIANO NAZIONALE DI PREPARAZIONE E RISPOSTA A UNA PANDEMIA INFLUENZALE?

Il Riformista, Redazione — 31 Maggio 2020

Zangrillo dice che il covid clinicamente non esiste più: “Qualcuno terrorizza il Paese”
Il primario del San Raffaele di Milano 

Il virus non esiste più. Da un punto di vista clinico è scomparso, sparito. Ci mette la firma il direttore della terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano Alberto Zangrillo, intervenuto al programma di Lucia Annunziata Mezz’ora in più su Rai3.

“Oggi è il 31 maggio e circa un mese fa sentivamo epidemiologi temere per la fine del mese e inizio giugno una nuova ondata e chissà quanti posti di terapia intensiva da occupare – ha commentando Zangrillo – In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più. Questo lo dice l’università Vita e Salute San Raffaele, lo dice uno studio fatto dal virologo direttore dell’Istituto di virologia, il professore Clementi, lo dice il professor Silvestri della Emory University di Atlanta”.

Affermazioni che attirano l’attenzione, che potrebbero destare qualche polemica. Sicuramente controcorrente rispetto a quelle di molti colleghi. “Lo dico consapevole del dramma che hanno vissuto i pazienti che non ce l’hanno fatta – ha continuato Zangrillo – non si può continuare a portare l’attenzione in modo ridicolo come sta facendo la Grecia sulla base di un terreno di ridicolaggine, che è quello che abbiamo impostato a livello di comitato scientifico nazionale e non solo, dando la parola non ai clinici e non ai virologi veri. Il virus dal punto di vista clinico non esiste più. Ci metto la firma”.

Sono tre mesi che tutti ci sciorinano una serie di numeri che hanno evidenza zero – ha aggiunto il primario – che hanno valore zero: siamo passati da Borrelli, da Brusaferro, al presidente del Consiglio superiore di sanità. Tutto questo ha portato a bloccare l’Italia mentre noi lavoravamo e adesso noi che abbiamo visto il dramma chiediamo di poter ripartire velocemente perché vogliamo curare le persone che altrimenti non riusciamo a curare, non ce ne frega niente né del campionato né di dove vanno in vacanza ma dobbiamo ritornare a un paese normale perché ci sono tutte le evidenze che questo paese possa tornare ad avere da oggi ad avere una vita normale”.

Per Zangrillo l’unico numero che vale è l’evidenza: “Abbiamo sentito un mese fa un professore di Boston, che è un epidemiologo-statistico che si chiama Vespignani, condizionare le scelte del governo dicendo che andavano costruiti 151 mila posti di terapia intensiva. Domani uscirà un editoriale a firma mia e del professore Gattinoni, in cui diciamo ufficialmente perché questo non va bene, perché è una frenesia, perché terrorizzare il paese è qualcosa di cui qualcuno si deve assumere le responsabilità perché i nostri pronto soccorso e i nostri reparti di terapia intensiva sono vuoti e perché la Mers e la Sars, le due precedenti epidemie, sono scomparse per sempre e quindi è auspicabile che capiti anche per la terza epidemia da coronavirus. Dovremo stare attentissimi, prepararci ma non ucciderci da soli”.

L’anestesista rianimatore Luciano Gattinoni non ha dubbi: il numero dei morti è dipeso anche dall’eccesso di ospedalizzazione.

Luciano Gattinoni, professore emerito dell’Università di Göttingen, in Germania, è uno dei più grandi esperti in anestesia e rianimazione.

Lombardia, in testa per la mortalità da coronavirus. Il caso tedesco, con una mortalità dello zero virgola. E poi il tema della ospedalizzazione dei pazienti e il grande enigma: per quanto ancora dovremo fare i conti con il coronavirus? Queste domande le abbiamo rivolte a Luciano Gattinoni, professore emerito dell’Università di Göttingen, in Germania, uno dei più grandi esperti in anestesia e rianimazione. Professor Gattinoni, guardando i dati statistici del coronavirus colpisce la differenza di mortalità tra Italia e Germania. In Germania la mortalità è dello zero virgola. Che spiegazione c’è per questi numeri? “La spiegazione non ce l’ha nessuno. Si possono fare solamente delle ipotesi, anche perché tutti i dati che abbiamo non sono perfetti. Per sapere esattamente di cosa parliamo non è tanto il dato della mortalità in genere ma bisognerebbe sapere quanti e quale è la mortalità dei pazienti che sono stati ricoverati, quanti di questi pazienti sono stati trasferiti in terapia intensiva, come è la mortalità di quelli in terapia intensiva e la mortalità di quelli fuori. Questi sarebbero i dati certi. Il resto della mortalità dipende dal denominatore perché il numero che danno dei contagiati è abbastanza ridicolo. Perché probabilmente i contagiati sono 5, 10, 15 volte tanto”. Lei si riferisce all’Italia o ai dati mondiali? “Adesso mi riferisco ai dati globali dell’Italia. Si dimentichi i contagiati. A me piacerebbe sapere quant’è la mortalità di quelli ricoverati in ospedale, divisa tra quelli in terapia intensiva e quelli fuori dalla terapia intensiva. Dopodiché la spiegazione, il virus più cattivo, le differenze di razza, le differenze varie non credo che siano molto verosimili ma questa è una mia opinione perché tutto è possibile. La impressione che ho io, che è lontana da essere certezza o verità, è che la Germania non ha avuto ancora, e mi auguro che non lo abbia mai, l’iper afflusso di malati che abbiamo avuto in Italia in ospedale”. Il problema quindi è l’eccesso di ospedalizzazione? “No, non è la ospedalizzazione. È la mancata disponibilità di poter avere effettivamente una cura perfetta in ospedale. Se arrivano 50 pazienti in un determinato tempo breve e sono molto gravi non si riescono a curare. 

Dall’intervista di Maurizio Caverstan, per La Verità: “IL VIRUS PROVA CHE GLI ESPERTI NON ESISTONO” “UN’EPIDEMIA RICHIEDE COMPETENZE DIVERSE, NON SOLTANTO I VIROLOGI.”

Alcune domande e risposte significative.

Se non si è trovata la cura, a cosa dobbiamo il calo di contagi e decessi?

“A una serie di fattori. Alcuni sostengono che il virus sia mutato, altri dicono che il merito è del sconfinamento (lockdown). Personalmente, nutro qualche dubbio perché anche ora che che si è riaperto da due settimane la diminuzione continua. Ci sono meno ricoveri perché stiamo cominciando a capire cos’è questa malattia e a curare meglio i pazienti.”

“Il calo dipende da una modificazione del virus, dal cambiamento del clima, dalle nostre contromisure?”

“Non c’è una sola ragione che spiega tutto. Dipende da una combinazione di elementi, ma in quale proporzione non sappiamo.”

“Parliamo del “prima”: cosa pensa delle voci che ipotizzano la creazione del virus in laboratorio, del fatto che l’epidemia fonde iniziata già nel 2019, che varie fonti l’avevano prevista in anticipo, che la Cina abbia nascosto il contagio?”

“Per evidenti ragioni culturali e politiche ci sono obiettive difficoltà a sapere che cosa sia davvero successo in Cina. Non ho la minima idea se la diffusione del Covid-19 sia partita da un laboratorio o sia frutto di spillover, il salto di specie di un germe patogeno. Molti scienziati che hanno lavorato in quel campo sostengono che la creazione in laboratorio sia inverosimile. Invece l’espansione di un’epidemia dall’Asia ha basi più solide. Dato che ogni otto-dieci anni si verifica un’epidemia virale, nel 2018 alcuni studiosi l’avevano prevista, sottolineando la necessità di approvvigionarsi di respiratori. …”

“Quindi Germania…: perché lì ci sono stati meno decessi che da noi?

“Qui funziona una collaborazione fra medici di base e ospedali che in Lombardia non esiste. Una legge del 1977 ha stabilito che il medico generalista va da una parte e l’ospedale dall’altra. Questa cultura ha avuto conseguenze pesantissime.”

….

“Arriverà una seconda ondata?”

“Speriamo che la natura sia madre e non matrigna e faccia spillunder invece di spillover.”

3166.- Csm: Mattarella batte un colpo. Ma è troppo poco

di Andrea Amata 30 Maggio 2020

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella finalmente interviene sulla necessità di emendare la materia controversa della giustizia, esprimendo riprovazione per le degenerazioni interne al Csm. Così la nota del Quirinale: «In riferimento alle vicende inerenti al mondo giudiziario, assunte in questi giorni a tema di contesa politica, il Presidente della Repubblica ha già espresso a suo tempo, con fermezza, nella sede propria – il Consiglio Superiore della Magistratura – il grave sconcerto e la riprovazione per quanto emerso, non appena è apparsa in tutta la sua evidenza la degenerazione del sistema correntizio e l’inammissibile commistione fra politici e magistrati».

Il mutismo prorogato del Capo dello Stato sulle oscenità istituzionali, che coinvolgono settori rilevanti della Magistratura, rischiava di provocare uno sfaldamento insanabile di fiducia verso uno dei pilastri fondamentali dell’assetto democratico. La nostra Costituzione, «la più bella del mondo», recita l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, valori che le conversazioni reperite sul telefono di Luca Palamara hanno ridicolizzato, facendo emergere un quadro di pornografia istituzionale con i guardiani del principio di legalità collusi in un sistema di insubordinazione alle regole. Se l’indipendenza e l’autonomia dei togati venissero percepiti come principi simulativi significherebbe proiettare sulla Costituzione la macchia indelebile dell’ipocrisia e generare un processo di delegittimazione del nucleo giuridico, che regola i fondamenti dell’organizzazione sociale e politica, da cui si irradia la struttura normativa dello Stato. Il presidente della Repubblica è il garante della Costituzione e non poteva contemplare placidamente alla dissoluzione di credibilità dell’ordine giudiziario con alcuni suoi rappresentanti che hanno palesemente tradito i precetti costituzionali di imparzialità, di autonomia e d’indipendenza.

Il magistrato dovrebbe essere un tecnico applicatore delle scelte adottate dal legislatore e non un interprete che plasma il proprio orientamento giurisprudenziale sulla base delle proprie convenienze di carriera o del pregiudizio ideologico. Negli ultimi 30 anni la politica ha subito la spirale di delegittimazione derivante dal sinergismo fra una componente della magistratura, di tendenza progressista, ed il sistema informativo, quello più organico alla sinistra, che le intercettazioni su Palamara hanno plasticamente suffragato. Un binomio, magistratura-media, che si è consolidato negli anni grazie ad un’anomalia, ad uno sbilanciamento di poteri, essendo tale complicità esente dalla responsabilità nei confronti dei cittadini. Infatti, il politico che sbaglia è sanzionabile dal voto, mentre un giornalista che prende un abbaglio e un magistrato che giudica erroneamente non incorrono in una sanzione. Tale squilibrio ha prodotto una classe politica vulnerabile che può essere spazzata via da un avviso di garanzia megafonato dai nuovi media.

Il quadro deplorevole che è emerso dallo scandalo Palamara non può rimanere senza conseguenze, ma dovrebbe accelerare la presa d’atto di una riforma radicale del sistema giudiziario. Il presidente Mattarella attraverso un messaggio alle Camere, così come previsto dall’art. 87 della Costituzione, può dare l’impulso ad una “costituente della giustizia” e in qualità di presidente del Csm scioglierne l’assemblea, essendo espressione del marciume correntizio che è la negazione dei concetti d’indipendenza e di autonomia a cui dovrebbero conformarsi i magistrati.

3165.- .- LE TRAME DEL PD E DEI GIUDICI VENGONO ALLA LUCE. Il punto di vista di Scenari economici:

Siamo ancora qui. Aspetteremo invano lo scioglimento del C.S.M. e le dimissioni di Sergio Mattarella. Invano, attendiamo un rigurgito di orgoglio dei membri, i più indegni, del Parlamento, ma disperiamo nel futuro della Democrazia e di questa Repubblica. Scenari economici dice che l’indipendenza della magistratura non esiste e che è solo un pretesto per colpire l’avversario. Quindi, alla luce dei fatti, anche il Presidente della Repubblica non esiste e nemmeno la Repubblica.

Scandalose intercettazioni di Palamara. Ricordiamo il CSM e Tobagi di cui cade oggi l’anniversario.

La Verità ha pubblicato i colloqui fra Palamara e Giovanni Legnini, vicepresidente del CSM e , soprattutto due volte sottosegretario del PD: Il clasico Uomo di Partito messo a controllare la macchina giudiziaria.

Dopo aver letto queste parole sfidiamo chiunque ad avere ancora la minima fiducia nell’indipendenza della magistratura (non casualmente con la m minuscola). ve le riproponiamo come riportate dai giornali, per farvi capire la gravità.

Legnini contatta il consigliere Palamara: “Luca, domani dobbiamo dire qualcosa sulla nota vicenda della nave. So che non ti sei sentito con Valerio (il consigliere del Csm in quota Area, Valerio Fracassi, cioè la sinistra estrema). Ai (Autonomia e indipendenza) ha già fatto un comunicato, Area (la corrente di sinistra delle toghe) è d’ accordo a prendere un’ iniziativa Galoppi idem (il consigliere del Csm Claudio Galoppi). Senti loro e fammi sapere domattina“. Si organizza un assalto della magistratura a Salvini.

Il pronto Palamara risponde subito e: “Ok, anche io sono pronto. Ti chiamo più tardi e ti aggiorno“. A questo punto, come dice la Verità, è il Piddino Legnini ad insistere ed a mettere fretta : “Sì, ma domattina dovete produrre una nota, qualcosa insomma“. A quel punto Palamara scrive a Fracassi “Dobbiamo sbrigarci! Ho già preparato una bozza di richiesta. Prima di parlarne agli altri concordiamola noi“.

La bozza deve essere approvata al più presto. Le firme, decidono Palamara e Fracassi, saranno inserire “in ordine alfabetico“. Arriviamo al 25 agosto, quando le agenzie battono una notizia che non può passare inosservata: quattro consiglieri di Palazzo dei Marescialli, fra cui Palamara, chiedono di inserire il caso migranti all’ordine del giorno del primo plenum del Csm. Nel documento si legge che “la verifica del rispetto delle norme è doverosa nell’interesse delle istituzioni“. “Gli interventi a cui abbiamo assistito, per provenienza, toni e contenuti rischiano di incidere negativamente sul regolare esercizio degli accertamenti in corso. Riteniamo che sia necessario un intervento del Csm per tutelare l’ indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle attività di indagine“,  Legnigni, in un altro comunicato, scrive che l’istanza sarà trattata nel primo comitato di presidenza. “Il nostro obiettivo è esclusivamente quello di garantire l’ indipendenza della magistratura“,

Altro che indipendenza della Magistratura, i tratta di magistratura piegata da Palamara e Legnini al PD ed alla sinistra. Uno scandalo. L’organo di tutela della Magistratura viene ad essere ridotto ad una sorta di grancassa di partito. Anzi da “Organo” ad “Organetto” del PD di quelli di strada, che cantano la stessa musica stridula di un’indipendenza che non esiste, ma che è solo un pretesto per colpire l’avversario.

Se voi foste Salvini, andreste ora in modo tranquillo davanti da un giudice, anche per una semplice multa? Non bastava “Salvini è una merda” detto da un membro, il “Siamo indifendibili” detto da uno dei pochi giudici obiettivi, ma bisogna aggiungere proprio il pezzo da novanta del complotto antileghista all’interno del CSM.

Scherzi del destino oggi cade l’anniversario dell’assassinio del Giornalista Walter Tobagi, ucciso dai terroristi rossi nel 1980. Un giudice del tribunale di Milano, Guido Salvini, disse che i giudici erano stati più volte avvisati delle minacce a Tobagi ed il milanese Craxi affermò con veemenza che la magistratura non aveva indagato e tutelato a sufficienza Tobagi. Il Consiglio Superiore della Magistratura all’ora pensò di emettere una Censura nei confronti di Craxi che, attenzione, aveva sostanzialmente ragione nel denunciare il problema. Cossiga, che sapeva cos’era la divisione dei poteri, proibì al CSM di interferire con il potere politico, minacciando di partecipare personalmente alla riunione e mandando un battaglione di Carabinieri in tenuta antisommossa con un paio di colonnelli dell’Arma, sotto la sede del CSM, pronti ad intervenire. Per fortuna fu sufficiente l’intervento del compianto Giovanni Galloni, allora vicepresidente, che vietò di mettere il punto all’ordine del giorno, per evitare la crisi. Purtroppo di Cossiga e di Giovanni Galloni non ce ne sono più nelle istituzioni, e Tobagi fra i giornalisti.

3164.- Quale destino per l’Impero?

Di GIULIETTO CHIESA ho il ricordo di uno scambio di battute, di una cena e delle sue relazioni lucidissime, come questa:

“La Cina non vuole più essere il nuovo strumento imperiale nelle mani dei potentati finanziari. Si tratta allora di vedere quanto contano i trilioni di Rothschild, il peso di Israele, di Wall Street e della City of London. Cosa pensano di proporre a Xi Jinping e a Putin non è ancora chiaro. La battaglia si annuncia dunque strategica.”

15 OTTOBRE 2019, di GIULIETTO CHIESA

Scendono in campo, cioè in politica, direttamente, i colossi della Rete. In realtà c’erano da tempo, Google e Facebook, ma stavano acquattati nel gran mare dei “Mercati”. Adesso, a quanto pare, i giocatori veri vengono spinti sulla scena della politica. Cioè devono scoprirsi. Cosa li costringe? Probabilmente la crisi che ormai tutti avvertono avvicinarsi, anche se nessuno, per ora, riesce a vederne tutti i contorni. Ma c’è un fattore che s’impone: la micidiale rapidità degli sviluppi delle tecnologie. Che promette sfracelli ai più avventurosi tra i moderni e ruggenti capitani della finanza tecnologica, l’unica che “tira”, mentre tutto il resto frana.

La tentazione di guadagni smisurati è turbinante e irrefrenabile. Ma per raccoglierli occorre sfondare tutto. La globalizzazione tecnologica può ormai abbattere interi stati, cancellare comunità di uomini e storie. Ci vuole un nuovo potere per stabilire un nuovo ordine. E un nuovo potere implica la liquidazione delle vecchie élites politiche.

Questo incipit è indispensabile per tentare di spiegare molti fatti nuovi, già in atto. Che si intravvedono, ma solo a tratti nella nebbia di manovre non raccontabili al grande pubblico che avvengono su molti scenari simultaneamente. 

Cominciamo dall’ultimo, che sarà presto, prestissimo, un penultimo e poi un terzultimo. A fine agosto si viene a sapere che il Dipartimento della Giustizia americano sta bloccando una richiesta formale di Google e di Facebook di autorizzazione alla posa di un cavo sottomarino di 13.000 chilometri che dovrebbe collegare la costa californiana (Silicon Valley, non per caso) con Hong Kong (neanche qui c’entra il caso). Prima di capire perché il Governo di Donald Trump oppone il diniego a un tale progetto — cosa che farò tra poco — bisogna descrivere in cosa consiste. 

Si chiama “Faster”, che in inglese vuol dire, significativamente, “Più veloce”. Comporta investimenti iniziali enormi, con l’asticella iniziale a 300 milioni di dollari. Dentro quel cavo ci sarà una inedita quantità di fibre ottiche di nuovo tipo, ad altissima capacità. Potrà mettere in contatto tra loro più di un miliardo di “devices” del tipo Android facendo viaggiare l’informazione a 60 terabytes al secondo. Che è all’incirca dieci milioni di volte più veloce dell’esistente cavo, che vale probabilmente milioni di dollari al centimetro. 

Il responsabile per le infrastrutture di Google, Urs Holzle, ricorda a quelli che non lo sanno, che siamo già entrati nell’era degli “zettabyte”, un multiplo che — a tutti noi, appendici mobili dei cellulari — suona come “un miliardo di megabytes al secondo”. “Faster” sarà il condotto ad alta pressione in cui far volare questo mare di informazioni. Così funziona la nuova corsa all’oro del XXI secolo. L’informazione è immateriale per definizione, ma la gestione di queste infrastrutture, la loro proprietà comporterà una filiera di conseguenze planetarie. E porterà con sé il controllo, la vendita, la distribuzione di dati che, in pratica, riguarderanno ogni “oggetto” dell’agire umano, individuale e collettivo. Anzi ogni essere umano, che diventerà a sua volta, un insieme di bytes. Inclusi i suoi pensieri e desideri. Infatti c’è una sola parola che funge da denominatore comune di tutto ciò: controllo. 

Adesso possiamo cominciare a vedere perché il governo americano non concederà l’autorizzazione. Ovvero la concederà solo se sarà costretto a farlo. E sto parlando dell’America. Figuratevi il Montenegro, o anche l’Italia! Il fatto è che, ora come ora, tutto quello che c’è è di proprietà e sotto il controllo del governo degli Stati Uniti d’America. Ma — qualcuno potrebbe pensare — qual è il problema? Sempre America è; sempre mercato è. E sbaglierebbe di grosso se lo facesse. Perché Google e Facebook non sono soltanto delle imprese private. In primo luogo sono così giganteschi che possono ormai competere con quasi tutti gli Stati del mondo e batterli, ricattarli, sottometterli. No, c’è molto di più. Google a Facebook sono tra gli attori principali e, come tali, prendono decisioni politiche. Anzi dirigono l’orchestra, quando possono. E cominciano a poterlo fare. E, quando a loro serve, si organizzano per costituire delle coalizioni, dei partners, in modo tale da mettere con le spalle al muro — eventualmente davanti al plotone di esecuzione — chiunque cerchi di fermarli. 

Ecco perché Trump si oppone. Un Internet concorrente di queste dimensioni, che “ragiona” non come America, ma come entità sovranazionale, cioè che fa anche una propria politica estera, diventa molto pericoloso. Tanto più, come vedremo subito, quando sceglie come alleati i nemici di Trump, e quando mette tra i suoi obiettivi quello di sostituire la politica estera degli Stati Uniti con un’altra, i cui contorni si decideranno magari a Londra, se non a Hong Kong o addirittura a Pechino.

Infatti Google e Facebook hanno impegnato nell’impresa, fin dal 2017, cinque o sei alleati asiatici, in maggioranza giapponesi, ma anche cinesi. C’è per esempio la Telecom&Media Group Co, del signor Peng. La quale ultima collabora molto attivamente con i colossi di Silicon Valley, da un lato, e dall’altro con la cinese Huawei, bersaglio principale di Trump, con il suo dinamismo verso il 5G. Il progetto “Faster” era già stato bloccato nel 2017, all’inizio della presidenza Trump. Dopo allora le cose si sono complicate a dismisura. Trump ha scatenato la guerra delle tariffe con Pechino, che è in corso e si sta aggravando, con pesanti ripercussioni planetarie. Lo scontro con Huawei, partito in contrappeso all’iniziativa cinese sul 5G e al gigantesco progetto di Pechino “One Belt One Road”, altrimenti detto la “Nuova Via della Seta”; la vera e propria sommossa di massa che ha investito Hong Kong (dove l’odore di rivoluzione colorata è sempre più percepibile): sono tutti fattori di perturbazione lontani da ogni soluzione. 

C’è un nesso tra tutti questi fattori? Basta alzare un pochino il tappeto per vederne alcuni in mezzo alla polvere. Google e Facebook mostrano di voler usare la loro forza per bypassare lo Stato, dotandosi di mezzi tecnologici propri, cioè privati, e puntando a creare un’alternativa all’Internet di cui siamo tutti consumatori. Il che significa una modificazione cruciale dei rapporti di forza all’interno degli stessi Stati Uniti. Non è un mistero che l’attuale Internet nacque da un patto segreto tra le corporation dell’epoca, come la telefonica AT&T, la Hewlett Packard, la Microsoft, che composero la Rete come un Lego, fatto di sistemi di sicurezza che ne garantirono il pieno controllo da parte dello Stato americano. 

Né è più un segreto — specie dopo avere visto il film Snowden di Oliver Stone — che il Deep Web e il Dark Web sono anch’essi sotto il pieno controllo. E che, in generale, a nessuno degli utilizzatori della Rete sono garantiti né identità, né anonimato, né sicurezza. Al momento attuale la Rete è fondata su una miriade di codici proprietari, di interfacce mutevoli, di artifici di ogni tipo fatti apposta per impedire ai concorrenti di “entrare” là dove non devono e, nello stesso tempo, costringendo tutti a pagare ogni tipo di servizi. Detto in altri termini significa potere di controllo politico e potere di accumulazione finanziaria, entrambi praticamente sconfinati.

I milioni di zettabyte sono armi di ricatto, il controllo sulle vie di trasmissione sarà decisivo. Tutti i movimenti finanziari (cosa per altro già in atto) saranno monitorati al millesimo di secondo. Ma, con l’avvento del 5G e il passaggio generalizzato all’”Internet delle cose”, si aprirà la rivoluzione di tutti i tradizionali sistemi d’arma, terrestri, navali, spaziali. Tre campi, quello militare, quello dei meta-data, quello delle nuove infrastrutture necessarie per i miliardi di antenne da piazzare in ogni dove, in ciascuno dei quali si accumuleranno decine di trilioni di dollari d’investimenti. 

Siamo di fronte a un rimescolamento delle élite mondiali, di quelli che Paul Krugman chiamò, qualche anno fa, i “padroni universali”. Anche qui, sollevando il tappeto, si può vedere qualche cosa. Silicon Valley, i grandi media americani e occidentali, Google, Facebook, Yahoo, erano e sono alleati del Partito Democratico. Come non notare che il governatore della Banca Centrale d’Inghilterra, Mark Carney, in prossima uscita dall’incarico, è andato a fine agosto al Symposium del banchieri centrali, a Jackson Hole, nel Wyoming, a proporre — molto applaudito — la creazione di una “moneta sintetica egemonica” (Synthetic Hegemonic Currency, SHC), destinata a ridurre il peso del dollaro, ormai “non più in grado” di favorire il mercato globale e, anzi, causa della sua “paralisi”? 

Una nuova moneta mondiale — ha precisato Carney — in cui il Renminbi di Pechino dovrà giocare un ruolo centrale. È una proposta alla Cina, palesemente. E Carney non è solo il governatore della banca d’Inghilterra. È anche una pedina, vicinissima ai Rothschild, essendo uno degli sponsor della “Coalizione per un capitalismo inclusivo”, di cui è presidente e co-fondatrice, Lady Lynn Forester de Rothschild, amica e sodale tanto di Bill e Hillary Clinton quanto del suicidato Jeffrey Epstein, insieme alla sovrana (in senso letterale) compagnia del principe Carlo d’Inghilterra, del Duca di York, Andrew e all’altrettanto augusta compagnia dei più importanti CEO delle big corporations mondiali (in compagnia di Christine Lagarde: Unilever, Dow Chemical, McKinsey, UBS, GlaxoSmithKline, Alcatel-Lucent, Google, Gic Global Investment, Honeywell etc).

Da non dimenticare, tra l’altro, che Carney non mancò di fare riferimento alla “Libra”, la nuova moneta virtuale progettata da Facebook per investire — migliore caratterizzazione di questa non si trova — sui due miliardi e mezzo dei suoi utilizzatori. Nome splendido, che ricorda la leggerezza di una farfalla e che accenna alla famosa libertà del Mercato. Certo, disse Carney, sarebbe preferibile che una tale moneta fosse ancorata a tutte le Banche Centrali. Magari, aggiungo io, potrebbe essere questo il nome della SHC? 

Da tutto questo emerge con assoluta chiarezza la spiegazione dell’ostilità di Trump. Quello qui indicato è infatti l’esercito dei veri globalizzatori, cioè dei suoi nemici. Quelli che adesso parlano di “capitalismo inclusivo”; quelli che possono fare a meno degli Stati perché non ce ne sarà più bisogno; quelli che pensano di sostituire gli Stati e di usare direttamente i loro eserciti, i loro servizi segreti. Si tratta di vedere quanto contano i trilioni di Rothschild, il peso di Israele, gli amici di Wall Street e della City of London, per far traballare Donald Trump. Cosa pensano di proporre a Xi Jinping e a Putin non è ancora chiaro. La battaglia si annuncia strategica. L’Europa di Aquisgrana ancora non ha deciso da che parte stare. Si vede solo che tifa per loro. 

Giulietto Chiesa È stato corrispondente dalla Russia dal 1980 al 2000 per due giornali italiani: L’Unità (1980-1990; La Stampa 1990-2000), premiato a Milano con il “Premiolino” come miglior corrispondente straniero italiano. Membro del Parlamento europeo (2004-2009), autore di numerosi libri sull’Unione Sovietica, la Russia, gli affari esteri, la globalizzazione, uno degli sceneggiatori del docu-film: “Zero Inchiesta sull’11 Settembre”, nel 2016, G. Chiesa ha ricevuto a Mosca il “Premio Bunin” in letteratura e giornalismo e nel 2014 ha fondato il canale Webtv “Pandoratv.it”, ora uno dei più visti in Italia.

3163.- ROTSCHILD E DEEP STATE – OBIETTIVO CINA

Maurizio Blondet titola, commentando: “Il vero bersaglio di Trump? Forse non è la Cina”.

ANSA) – WASHINGTON, 28 MAG – Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo sui social media. Lo rende noto la Casa Bianca. Il presidente ha spiegato che con suo provvedimento i social media non avranno più immunità legale contro eventuali cause per i contenuti delle loro piattaforme.
“Gli attacchi, preparati da tempo, contro o social media & Co, fanno parte di una strategia anti-global”, spiega Umberto Pascali.

Trump riporta a casa la produzione farmaceutica

Duro colpo a BigPharma  e Big Finance – Poi sarà la volta di  acciao, energia, elettronica…
e rimanda al suo articolo su La Voce delle Voci:

28 Maggio 2020, di: Umberto Pascali

Negli Stati Uniti è iniziata la ri-costituzione dell’apparato produttivo farmaceutico, oggi de-localizzato quasi al 100 per cento in Cina e altrove. La crisi del coronavirus ha messo in evidenza che gli USA non producono più alcuna delle medicine necessarie. Le grandi multinazionali, Big Pharma, le importano dalla Cina e da altri paesi, a prezzi bassissimi – frutto di lavoro semischiavistico – e le rivendono a prezzi astronomici sul mercato americano, europeo ecc. Unico costo, il prezzo della confezione, anche questa prodotta in Cina. Per esempio, praticamente il 100 per cento degli antibiotici non viene più prodotto negli Stati Uniti.

Il primo, concreto passo pubblico è stato compiuto lunedì 18 maggio 2020 con la firma dell’accordo tra il governo e una ditta di Richmond, in Virginia, la Phlow, diretta da Eric Edwards. Gli interessi legati a Big Pharma e Big Finance, a quanto pare, sono stati esclusi totalmente dall’accordo.

L’amministrazione Trump ha firmato un contratto da 354 milioni di dollari che creerebbe la prima scorta strategica nazionale di ingredienti chiave necessari per produrre medicinali. Lo scopo ufficialmente dichiarato è di garantire la capacità nazionale di produrre e fornire farmaci critici, soprattutto nel mezzo della crisi Covid-19.

UN COLPO A BIG PHARMA?
L’accordo è stato firmato lunedì con Phlow Corp., un produttore di farmaci generici. Secondo un comunicato stampa, il progetto utilizzerà fondi federali della Biomedical Advanced Research and Development Authority (BARDA – autorità biomedica per la ricerca e lo sviluppo avanzati) del Dipartimento della Sanità e dei Servizi Umani (HHS).

L’obiettivo è duplice: consentire agli Stati Uniti di produrre farmaci essenziali a rischio di carenza e creare una riserva di ingredienti farmaceutici attivi per ridurre la dipendenza da fornitori stranieri.
Il CEO di Phlow, Eric Edwards, ha dichiarato a NBC News che la società aveva discusso con l’amministrazione a novembre, ma che il progetto è stato accelerato dopo l’emergenza COVID-19. “Ci siamo detti: abbiamo una soluzione a breve e lungo termine. Sappiamo che ci sono alcuni farmaci generici essenziali chiave che andranno in carenza se questa cosa inizierà a diffondersi. C’erano farmaci che erano già nella lista dei farmaci carenti della FDA (Food & Drug Administration) molto prima di Covid-19 e abbiamo già visto cosa stesse succedendo con i DPI (dispositivi di protezione individuale utilizzati dal personale medico, ndr), e sapevamo che ci saremmo trovati in una brutta situazione o anche peggio”.

Trump aveva fatto della lotta contro lo strapotere di Big Pharma uno dei suoi cavalli di battaglia nella campagna presidenziale del 2016. Big Pharma – colonna portante del Deep State – riesce ad accumulare profitti astronomici, producendo a basso costo in Cina e rivendendo a costi altissimi (tra i più alti nel mondo) negli Stati Uniti.

Sotto la regia del miliardario-umanitario Bill GatesBig Pharma ha una capacità di corruzione politica e di controllo mediatico impressionante. Hillary Clinton era – ed è – la principale referente politica di questa entità tentacolare.  La sconfitta o l’eliminazione di Donald Trump è stato e continua ad essere il suo principale obiettivo politico.

La stessa questione delle relazioni tra Cina e amministrazione Trump ruota attorno alle attività di Big Pharma e delle altre multinazionali (dell’elettronica, del digitale, dell’energia, dell’acciaio, del cibo, del vestiario ecc.). Spesso tale (apparentemente contraddittoria) dinamica confonde l’osservatore, che vede l’amministrazione Trump passare dalle lodi e dalla ricerca di accordi col presidente cinese Xi Jinping ad attacchi frontali violentissimi. In realtà, il nocciolo della questione è la necessità da parte del governo di ricreare un apparato produttivo, un’economia reale basata sul territorio statunitense.

Quelli che hanno tutto da perdere, infatti, non sono tanto il popolo cinese e quella vasta parte della sua leadership che si identifica con i suoi interessi. Quelli che stanno vedendo avvicinarsi la fine dei loro profitti astronomici, parassitari e illegali sono i “grandi intermediari”, i Bill Gates, e tutte le multinazionali che hanno distrutto l’economia reale statunitense, hanno decimato i posti di lavoro decenti e hanno instaurato un divario spaventoso, in cui molto meno dell’uno percento della popolazione controlla la ricchezza (naturalmente fittizia, monetaria) e il resto della popolazione è abbandonato in uno stato di depressione economica e psicologica.

I “GRANDI INTERMEDIARI”

Questi “Grandi Intermediari” stanno tentando disperatamente di spingere la Cina a mantenere lo status quo e hanno attivato la massa cinese della cosiddetta “Borghesia Vendidora”, cioè di coloro che accumulano i loro profitti spalleggiando la strategia delle multinazionali occidentali che si ingrassano sfruttando il lavoro a basso costo dei lavoratori cinesi.

Questa strategia si basa su un’escalation di attacchi e contrattacchi tra Cina e Usa, fino al ritorno del circolo clintoniano, via Joe Biden, sul trono della Casa Bianca. In questo vengono spalleggiati dai ben remunerati collaborazionisti internazionali – nel mondo dei media, della politica, della diplomazia – che presentano le relazioni tra Cina e Usa come una guerra anticoloniale, mentre queste grandi multinazionali non sono altro che i discendenti delle potenti famiglie imperialiste come i Sassoon (i cosiddetti “Rothschild dell’Oriente”) che diressero contro la Cina le guerre dell’oppio, per umiliarla, controllarla e saccheggiarla.

Nel momento in cui il governo Trump sta cercando di disingaggiare gli Stati Uniti dal controllo dei grandi potentati finanziari e impedire che tali potentati continuino a trattare gli Usa come il gigante scemo da portare in giro per il mondo a fare il loro lavoro sporco, esattamente in questo momento i grandi burattinai vorrebbero che la Cina si trasformasse nel loro nuovo fantoccio internazionale. Hanno promesso alla Cina di concedere loro la “primogenitura”, di diventare la superpotenza al posto degli Stati Uniti. Basta che ubbidiscano e non facciano stupide ribellioni antioligarchiche. Lodano il “modello cinese” perché lo vogliono plasmare a loro immagine.

L’IMPERO DEI ROTSCHILD

La leadership cinese non è necessariamente unita nell’apprezzamento delle mele avvelenate rothschildiane. Ma le promesse mefistofeliche si fanno sempre più insistenti: che ne dite di una nuova moneta mondiale in cui il Renminbi sarà magna pars?

Il grande Giulietto Chiesa – della cui assenza risentiamo grandemente tutti – aveva fotografato e dissezionato pezzo per pezzo questo disegno in una analisi magistrale e volutamente ignorata dagli “esperti” lo scorso settembre, (Quale Destino per l’Impero?), e sviluppato gli stessi concetti in un’intervista.

Giulietto spiegava, tra l’altro:

     Come non notare che il governatore della Banca Centrale d’Inghilterra, Mark Carney, in prossima uscita dall’incarico, è andato a fine agosto al simposium dei banchieri centrali, a Jackson Hole, nel Wyoming, a proporre – molto applaudito – la creazione di una “moneta sintetica egemonica” (Synthetic Hegemonic Currency, SHC), destinata a ridurre il peso del dollaro, ormai “non più in grado” di favorire il mercato globale e, anzi, causa della sua “paralisi”?  

Una nuova moneta mondiale – ha precisato Carney – in cui il Renminbi di Pechino dovrà giocare un ruolo centrale. È una proposta alla Cina, palesemente. E Carney non è solo il governatore della banca d’Inghilterra. È anche una pedina, vicinissima al Rothschild, essendo uno degli sponsor della “Coalizione per un capitalismo inclusivo”, di cui è presidente e co-fondatrice, Lady Lynn Forester de Rothschild, amica e sodale tanto di Bill Hillary Clinton quanto del “suicidato” Jeffrey Epstein, insieme alla sovrana (in senso letterale) compagnia del principe Carlo d’Inghilterra, del Duca di York, Andrew e all’altrettanto augusta compagnia dei più importanti CEO delle big corporations mondiali (in compagnia di Christine Lagarde: Unilever, Dow Chemical, McKinsey, UBS, GlaxoSmithKline, Alcatel-Lucent, Google, Gic Global Investment, Honeywell etc).

I grandi padroni del mondo – come li bollava Giulietto Chiesa – gettano sulla bilancia il loro enorme peso strategico, mediatico e finanziario. La punta di diamante della famiglia Rothschild, Lynn Forester Rothschild, chiama questo “Inclusive Capitalism”. Lynn Forester Rothschild è la grande amica e protettrice di Hillary Clinton, e grande amica di Jeffrey Epstein, da lei introdotto nella Casa Bianca. Nel 2000, passò la luna di miele col marito Evelyn Rothschild alla Casa Bianca, ospite degli “amici personali” Hillary e Bill. Lady Lynn era stata (lo sapevate?) anche consigliere del presidente Bill Clinton.

Lynn e Sir Evelyn (uno dei più ricchi membri della famiglia e consigliere finanziario della Regina) si erano conosciuti ad un meeting del Bilderberg Club, il cupido che li aveva presentati, e aveva facilitato il colpo di fulmine, era stato Henry Kissinger. Ritorneremo su questo…

I SOGNI A MANDORLA DI LADY LYNN

Lady Lynn era quindi partita lancia in resta alla conquista della Cina. La sua carta vincente? Una proposta mefistofelica, secondo la lady, irrifiutabile: faremo di voi la grande superpotenza planetaria, prenderete voi il posto degli Stati Uniti. Voi sarete il modello del nuovo capitalismo “inclusivo”, il capitalismo “buono”: il capitalismo made in Rothschild. In altre parole: sarete voi cinesi il nostro nuovo gigante scemo da mandare in giro per il mondo a fare i nostri interessi.

L’11 aprile del 2013, Lynn e Evelyn Rothschild, erano ospiti a Pechino della Cheung Kong Graduate School of Business (CKGSB) per presentare il loro piano di Inclusive Capitalism ad alcuni tra i più prominenti intellettuali cinesi. In una scena reminiscente del dramma dell’Eden, Lynn spiegava alla sua udienza che lei e Sir Evelyn erano lì per dare loro il “sogno cinese” che doveva sostituire il “sogno americano”.

In un’intervista al CKGSB Knowledge, declamava suadente: “Quando ero giovane, lo chiamavamo il Sogno Americano: se lavori sodo, e segui le regole, tutto è possibile. Adesso è il Sogno Cinese!”

Una tentazione verbale che Lady Lynn ripeteva sorridente e ammiccante nel suo discorso ai giovani cinesi a cui apriva le porte della ricchezza e del successo: “Abbiamo vissuto il sogno Americano…”. Ma ora? “Ora abbiamo negli USA un comico che dice che la ragione per cui è chiamato Sogno Americano è perché devi essere addormentato per crederci… “.

Il nemico del sogno? L’interferenza del governo, delle istituzioni pubbliche elette, nelle attività dei privati, come i Rothschild. Spiegava ancora Lady Lynn ai giovani futuri leader economici cinesi impressionati da tanta potenza e tanta benevolenza: “Inevitabilmente, il governo farà cose che prosciugheranno la nostra (sic) economia del dinamismo economico… Noi del settore privato possiamo trasformare tutto questo in un circolo virtuoso. Questo è il motivo per cui spendo così tanto tempo per promuovere il Capitalismo Inclusivo con leader economici come voi. E’ imperativo per noi ricreare la fede nel capitalismo e nel libero mercato…”

Lynn Rothschild attaccava con gran furia il capitalismo “cattivo”, quello che deve sottostare alle regole dei governi e degli stati sovrani. Ma, dall’altra parte, assicurava ai futuri leader cinesi che anche negli Stati Uniti esistono grandi esempi positivi che devono essere seguiti dalla Cina. Massimo figura esemplare da imitare: Bill Gates! “Sono ottimista che il settore privato ci indicherà la strada… Abbiamo persone straordinarie in America, come Bill Gates, che ha dato via miliardi, decine di miliardi di dollari e li ha messi a buon uso…”.

L’INCOGNITA CINESE

In realtà, gli interessi nazionali cinesi non risiedono nella continuazione di questo rapporto coloniale, ma nello spiccare il volo dello sviluppo economico, e sociale, con grandi conquiste scientifiche e tecnologiche. Il mercato interno cinese sta raggiungendo il miliardo e mezzo di persone. Una defenestrazione delle sanguisughe multinazionali aprirebbe le porte allo sviluppo indipendente delle potenzialità cinesi. Aprirebbe le porte anche ad un accordo mutualmente vantaggioso tra repubbliche indipendenti, sovrane e prospere a cominciare da Russia, Cina, Usa.

Al momento, il triangolo Cina, Usa, potentati finanziari a la Rothschild è l’arena dove si deciderà gran parte del futuro del mondo. La crisi del coronavirus ha accelerato al massimo processi già in corso. Bisognerà tornare estesamente su questo triangolo, e sulle due tendenze che sembrano dominare la dinamica all’interno della leadership cinese: continuare a sfornare prodotti a basso o bassissimo costo per le multinazionali e i potentati rothschildiani e accettare di essere il nuovo strumento imperiale nelle mani dei potentati finanziari; oppure liberare le grandi potenzialità cinesi per la crescita materiale e spirituale del popolo cinese e dichiarare con forza la propria indipendenza e sovranità.

Torneremo su questo argomento in modo più esteso. In ogni caso, la cosiddetta globalizzazione è finita. Gli Stati Uniti, nel mezzo di una quasi guerra civile (finora incruenta), appaiono decisi a riportare a casa le loro industrie, la loro economia reale. Per far ciò, il potere dei grandi intermediari, dei potentati parassitari, deve essere sconfitto.

Difficile avere dubbi che faranno di tutto per conservare il loro potere e la loro capacità di interferire sui governi, di elaborare schemi di “Divide et Impera” che possono portare ad una guerra. Vedi la situazione attuale tra Cina e India. E persino la possibilità di una guerra calda Usa-Cina. Dall’evolversi di questa dinamica e dalla capacità di vari governi di cogliere questa situazione per sfuggire al controllo dei potentati finanziari dipenderà se si andrà ad una guerra o ad un accordo tra repubbliche sovrane.

Nelle immagini, le foto del primo Dialogo con Sir Evelyn e Lady Lynn Forester de Rothschild alla National School of development a Pechino il 4 giugno 2011

3162.- Luca Palamara e la compagna Adele, la chat più imbarazzante e clamorosa: “Cena di lavoro? Quella fa le marchette e vi porta a casa le donne, mi fate schifo”

La vera faccia dei magistrati. Palamara anima nera. Sgarbi: “Perché è molto peggio di Tangentopoli”

da Libero.it, 29 maggio 2020

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Ed ecco le prostitute! Così, mentre le famiglie, le aziende, le Partite Iva vanno in malora, i lavoratori vanno a carità e gli studenti in malora, così quattro pezzenti incravattati a forza danno sfogo ai loro bassi istinti. Ristabiliamo la pena di morte. Ci fanno un baffo le dimissioni di chi ha perseguitato Salvini. Grottesco l’intervento del Colle in suo favore: Tutti fuori e a processo. TUTTI!
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Anche le cene private di Luca Palamara nei faldoni delle intercettazioni. Un bell’imbarazzo per il pm e per i suoi amici di serata, colleghi e politici molto importanti e influenti, finiti coinvolti non solo negli affari pubblici, ma pure intimi dell’ex presidente Anm ed ex membro del Csm. Dalle carte, Palamara appare come il vero e proprio dominatore del mondo togato italiano, e per questo fa quasi sorridere uno stralcio, pubblicato dal Giornale, in cui viene preso a male parole dalla compagna Adele Attisani. Il contenuto, al di là dei toni, è però scabroso perché la donna sembra accusare il pm di organizzare giri strani. In altri tempi si parlava delle “cene eleganti” di Silvio Berlusconi. Ora, e nei prossimi giorni, terranno forse banco le compagnie di Palamara.

Colpire duro Claudio Borghi, ha “osato” brontolare: chat-Palamara, scandalo dopo scandalo

Secondo quanto riportato dal Giornale, il 17 aprile 2019 Palamara chiede con un sms alla moglie “ufficiale” e agli altri familiari di lasciargli casa libera: “Domani sera eh se faccio una cosa ristretta da me non è che potete uscì tutti no? Te Lavinia e Rocco potete uscire dico un po’?”, Deve però avvisare anche l’altra donna della sua vita, la compagna Adele, con cui evidentemente avrebbe dovuto vedersi. Lo scambio di battute è durissimo: 

Attisani: «Comunque devi sparire tu perché in questi momenti non ci sei nemmeno e Legnini non è ormai nessuno perché non è che ci lavori insieme».
Palamara: «Senti Adele però ascoltami un attimo».
Attisani: «Quindi non è che devi discutere di lavoro capito».
Palamara: Adele Adele ascolta un attimo».
Attisani: «Non dovete parlare di lavoro, dovete fare le cag***e che organizzate voi». 
Palamara: «Adele mi ascolti Adele mi ascolti un attimo…».
Attisani: «Perché organizzate delle cag***e capito ti dovresti vergognare tutti voi di questi di quell’ ambiente capito tutto una porcheria una porcheria».
Palamara: «Hai ragione hai ragione sono d’accordo con te».
Attisani: «E la prima è quella che organizza. G. che organizza per voi perché è una che cerca di farvi accoppiare ma fate schifo siete una categoria schifosa e tu mi lasci sola.. sapevi che io arrivavo stasera».
Palamara: «No Adele non lo sapevo e tu delle persone non disponi così dopo che ti ho telefonato quattro volte tu mi hai detto che tornavi tardi». 
Attisani: «Ah non lo sapevi ma come non lo sapevi ma stai scherzando».
Palamara: «Ti invito a smetterla a dire queste caz***e non te lo consento più chiaro».
Attisani: «Per me devi sparire per me devi sparire ok adesso ascoltami bene e fate queste tr***te hai capito? e meno male che ti rendi conto di quello che fate meno male che ti rendi conto che fate delle marchette, G. fa le marchette e vi porta le donne. Ciao e non mi chiamare più».

Palamara, la confessione dei magistrati in chat: “Sapevamo di fare campagna per il Pd”

Lo scoop della Verità, che ha raccontato le sue manovre con i magistrati di sinistra per attaccare il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sulla questione della nave Diciotti, hanno provocato una scialba difesa d’ufficio dell’ex vicepresidente del CsmGiovanni Legnini. Lo scrive lo stesso quotidiano che riporta le parole dell’esponente del Pd: “Si trattò di un intervento doveroso, che rientra nelle competenze del Csm, svolto esclusivamente a tutela dell’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato, e che rifarei esattamente negli stessi termini poiché mi sono sempre battuto per affermare le reciproche sfere di autonomia tra magistratura e politica. I messaggi oggi (ieri, ndr) pubblicati non hanno nulla a che vedere, dunque, con la vicenda Palamara”. Che cosa è successo con la Diciotti è noto, ed è noto pure che dopo qualche mese, Legnini scenderà senza successo in campo per le regionali in Abruzzoalla guida di una coalizione di centrosinistra. Sempre grazie alle chat acquisite dai pm di Perugia sia Legnini che Palamara entrano in contatto con il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, titolare del fascicolo su Salvini. Ma per Legnini, conclude la Verità, tutto questo è “decontestualizzato” e “fuorviante”.

Luca Palamara, nelle intercettazioni spunta Edmondo Bruti Liberati. L’sms: “Vorrei chiederti alcune informazioni”

“Vicende inquietanti e strane affermazioni”. Non solo Palamara, pronto un altro pesante dossier: nel mirino Pignatone e Legnini.

Tutti in ginocchio da Luca Palamara. Anche le toghe rosse. Il potere dell’ex presidente Anm e membro del Csm era tale, come risulta dalle intercettazioni, che in fila per chiedergli un aiuto (di qualsiasi tipo) c’era anche Edmondo Bruti Liberati, storico ex procuratore di Milano. Nell’ottobre 2017, riporta la Verità, l’ex capo di Ilda Boccassini scriveva un sms al collega di questo tenore: “Vorrei chiederti alcune informazioni. Quando ti posso chiamare senza disturbo?”. Impossibile non ricordare come in quei mesi fosse accesissimo lo scontro in Procura tra Bruti Liberati e il suo procuratore aggiunto Alfredo Robledo. Non a caso, con Palamara parla di Robledo anche Marco Ghionni: “Luca vedi che cosa vogliamo fare con Robledo; a mio parere non c’è alcuna necessità a non lasciare pubblica la delibera!”. Alla fine, il Csm degraderà Robledo a pubblico ministero.

Certo, qualcuno con Palamara si prendeva forse delle libertà eccessive, come Valeria Piccone, di Magistratura democratica, che sembra implorarlo: “Mi aiuti a trovare casa?… Non posso più vivere al Fleming”. Risposta un po’ spiazzata: “Sì certo nei limiti in cui posso”.

Maurizio Gasparri ha intenzione di chiedere spiegazioni sui comportamenti dell’ex capo della procura di Roma, Giuseppe Pignatone e su Giovanni Legnini, ex vicepresidente del Csm. Il senatore di Forza Italia vuole capire il loro ruolo nella vicenda che vede accusato per corruzione l’ex Pm Luca Palamara. “Da quanto si legge in nuove intercettazioni si leggono strane affermazioni di Pignatone. L’allora Procuratore di Roma si interessava di audizioni e attività del Csm. Sembra incoraggiasse alcune scelte e ne temesse altre che, a lui non gradite, poi in effetti il Csm non adottava”, spiega Gasparri. “Sto presentando in Parlamento un ampio dossier riguardante le attività di Pignatone. A che titolo si confrontava con Palamara su nomine e su decisioni del Csm? Perché si informava su questioni che poi si intrecciavano con le attività della Procura. 

Tridico dice che riempie gli italiani di soldi? Si faccia ricoverare. Gasparri senza peli sulla lingua: cannonata al presidente dell'Inps

“Tridico dice che riempie gli italiani di soldi? Si faccia ricoverare”. Gasparri senza peli sulla lingua: cannonata al presidente dell’Inps

Gasparri punta l’attenzione anche sul ruolo svolto dall’ex vicepresidente del Csm e politico del Pd Giovanni Legnini. “Per quanto riguarda poi il ruolo di persone come Legnini ed altri, credo che qualche valutazione ulteriore si imponga. Anche in relazione alle funzioni che l’attuale governo gli ha affidato per la ricostruzione (è commissario per le aree colpite dal terremoto nel Centro Italia, ndr). Bisogna attraversare in maniera nitida la vita delle istituzioni per svolgere dei rilevanti ruoli pubblici. Invece qui c’è molta opacità che riguarda membri del passato Csm, lo stesso Legnini, il consueto Palamara ed altri ancora. Il Csm irrompe su vicende di cronache riguardanti l’immigrazione e, ammantandosi di un ruolo di garanzia, sembra, sottolinea sembra, voler condizionare attività giudiziarie e non solo”, conclude il senatore Gasparri.

3161.- Tutti gli errori del governo nel sostenere le aziende

di Tommaso Di Tanno, Start Magaazine

ateco

Perché il governo ha deciso di favorire l’indebitamento delle imprese invece di aiutarle a ricapitalizzarsi. L’analisi del tributarista Tommaso Di Tanno tratta da Lavoce.info
Il provvedimento delude chi sperava in misure a favore della capitalizzazione delle imprese come adeguata alternativa a un indebitamento incrementale. Aumentano così i rischi sistemici e si comprimono le prospettive dell’economia più sana.

Due decreti per le imprese

Il punto debole nelle misure di sostegno alle imprese – specie le Pmi – non sta tanto nell’ammontare dell’intervento previsto, quanto nei modi e tempi con cui le provvidenze “atterrano”. Il decreto “Liquidità” (Dl 23/2020) e il decreto “Rilancio” con benefici alla capitalizzazione (Dl 34/2020) si caratterizzano, nell’un caso, per un incremento dell’indebitamento con conseguente indebolimento della struttura imprenditoriale; nell’altro per una eccessiva inconsistenza, e forse anche intempestività, dell’intervento.

Della provvista a condizioni agevolate (garanzia statale al 90 per cento) per imprese fino a 1,5 miliardi di fatturato si sono già visti pregi e difetti. Il denaro è arrivato col contagocce in questi giorni. Ma sta per intervenire – in sede di conversione del Dl 23 – un emendamento facilitatore, basato sull’autocertificazione, che dovrebbe (condizionale d’obbligo) snellire le istruttorie bancarie, accelerando i tempi di erogazione.

Bene: ma sempre debito è. Ci si aspettava un intervento sul lato fiscale che facilitasse anche (e addirittura di più) la capitalizzazione delle imprese in alternativa all’incremento dell’indebitamento. Il Dl 34 lo contiene, ma modi, tempi e misura paiono del tutto inadeguati.

Nuovo capitale e credito d’imposta

I benefici previsti consistono in un credito d’imposta parametrato al nuovo capitale apportato da versare entro il 2020. Non basta, quindi, un aumento contabile del patrimonio netto: occorre che vi sia il versamento di nuova liquidità. A ben vedere, è l’unica misura condivisibile. Seguono una serie di limitazioni, alcune delle quali peraltro necessarie (come il divieto di distribuzione di dividendi per un certo periodo); altre davvero mal concepite.

I benefici spettano solo alle imprese i cui ricavi di marzo-aprile 2020 sono risultati inferiori di oltre il 33 per cento rispetto a quelli dello stesso periodo 2019. Scegliere il fatturato di un periodo in corso d’anno per misurare l’andamento di imprese che redigono il bilancio in base al principio di competenza porta, però, facilmente fuori strada. Intanto perché fatturato e incassato spesso non coincidono. Col risultato che chi ha fatturato regolarmente ad aprile può soffrire a maggio e giugno crisi di liquidità per mancati incassi proprio di detto fatturato. E poi perché un conto è misurare i ricavi per competenza alla fine dell’anno, altro è ipotizzare l’esistenza di una competenza mensile o addirittura bimestrale. Il fatturato del periodo, cioè, può essere stato influenzato da scelte gestionali tutt’altro che rivelatrici di situazioni di benessere o di crisi. Insomma, il parametro prescelto pare un po’ troppo influenzato dal caso.

Alle imprese nelle dette condizioni si offre, poi, un accompagnamento di capitale pubblico: quello del Fondo patrimonio Pmi. Ma, contrariamente a quanto emergeva dalla pluralità di bozze circolate in precedenza, che ipotizzavano un apporto di capitale di rischio, la versione finale del decreto configura l’intervento come sottoscrizione con denaro pubblico di “obbligazioni o titoli di debito”, emessi per di più a titolo oneroso. E ciò nell’intesa che l’intervento pubblico è reso possibile solo dall’apporto contestuale di capitale di rischio privato. Si ipotizza anche una riduzione dell’importo da rimborsare al verificarsi di certe (non definite) condizioni. Ma sempre debito resta.

Anche la tempistica di attribuzione dei benefici lascia a desiderare. Il credito d’imposta garantito è spendibile – da parte di colui, persona fisica o giuridica, che apporta il capitale – in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi 2020: quindi, nella migliore delle ipotesi, a giugno del 2021. Può essere utilizzato anche per compensare altri debiti tributari, ma solo dopo aver presentato la dichiarazione del 2020: quindi a settembre 2021. Insomma, vi è un’ingiustificata divaricazione fra i tempi di apporto di liquidità all’impresa rispetto al godimento dei benefici per l’investitore.

La misura, infine. Innanzitutto, il beneficio – che non può superare 800 mila euro – è riservato a imprese con fatturato compreso fra 5 e 50 milioni di euro. Sono il cuore delle Pmi italiane: ma come non vederne l’intrinseca debolezza? Come non vedere che se esse restano tali e non crescono anche mediante aggregazioni avranno un futuro difficile da affrontare? Perché riservare l’esenzione da Irap 2020 a tutte le imprese – in buone e in cattive acque – con fatturato inferiore a 250 milioni e limitare le provvidenze in questione solo a queste ben più fragili piccole imprese? Qualcuno dirà che la misura del credito d’imposta è coerente con i dettami Ue in tema di aiuti di stato. È vero. Ma anche l’attribuzione del medesimo beneficio a imprese di più adeguate dimensioni lo sarebbe.

Il credito d’imposta è pari al 20 per cento del conferimento, che però non può superare i 2 milioni. Consegue che per raggiungere il tetto del beneficio (800 mila euro) occorrono almeno due investitori ovvero il concorso di perdite significative (che generano, a certe condizioni, un credito d’imposta del 50 per cento). Perché fissare, a parità di tetto, un importo così basso per il conferimento agevolato?

Insomma, chi sperava in misure a favore della capitalizzazione delle imprese come adeguata alternativa a un indebitamento incrementale è rimasto deluso. Aumentano, per questa via, i rischi sistemici e si comprimono le prospettive dell’economia più sana.

Articolo pubblicato su Lavoce.info

3160.- Magistratura: dalla giurisdizione all’eversione, da Tangentoli al CSM di Luca Palamara & Co.

Non siamo i soli a sostenere che è EVERSIONE. Signora Meloni, la Sua voce non ha uguali nel panorama politico, ma l’eversione non è soltanto cancrena o insulto, è attentato all’integrità dello Stato e alla Costituzione.

Introduciamo l’articolo di Alexandre Berthier, di Report Difesa, con una nota:

A seguito dell’approvazione, durante il governo Governo Berlusconi III, della legge nº 85/2006 recante «Modifiche al codice penale in materia di reati di opinione» (La cosiddetta Legge Salva Lega) , la pena edittale per questa fattispecie criminosa è stata drasticamente alleggerita e la fattispecie è ora limitata agli attentati violenti, mentre prima bastava qualunque atto idoneo a mutare la Costituzione con mezzi diversi da quelli consentiti dall’ordinamento costituzionale.

Si riporta l’art. 3 della predetta legge:

1. L’articolo 283 del codice penale è sostituito dal presente:

«Art. 283 –  (Attentato contro la Costituzione dello Stato) – Chiunque, con atti violenti, commette un fatto diretto e idoneo a mutare la Costituzione dello Stato o la forma di governo, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni».

La modalità “con atti violenti” è limitativa ed è stata introdotta dalla legge citata.

Non si richiede un generico mutamento della Costituzione, ma soltanto quel mutamento che sia effetto di azioni differenti da quelle previste nella Carta stessa (più di un autore ha peraltro rilevato che basti la differenza dalle previsioni costituzionali, non occorrendo che si tratti di azioni vietate). Circa la mutazione della Costituzione, non ne è necessario il conseguimento, bastando il mero atto idoneo che sia diretto in maniera non equivoca a realizzarla.

Magistratura: dalla giurisdizione all’eversione, da Tangentoli al CSM di Luca Palamara & Co.

REPORT DIFESA, di REDAZIONE. Di Alexandre Berthier

Roma. Quando di fronte a comportamenti incongrui e abnormi della magistratura né il Governo, né il Parlamento, né il Presidente della Repubblica – supremo custode della Costituzione – intervengono, è d’obbligo dedurre che o sono intimoriti e si sentono minacciati o sono complici! Tertium non datur!

Lo scandalo che aveva travolto il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) nel maggio del 2019, con l’intervento della Procura di Perugia che indagò, per corruzione, il consigliere Luca Palamara, si stava ormai perdendo, come d’abitudine,  nell’oblio dei soliti italiani, ben noti campioni di ignavia, e nella melma degli archivi di coloro che avrebbero dovuto pur procedere in qualche direzione.

Una riunione del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM)

Sennonché, pochi giorni fa, dalle intercettazioni riguardanti Palamara, inviate a suo tempo dai PM di Perugia al CSM e alla Procura Generale della Cassazione, sono riapparsi sulle pagine del quotidiano La Verità ulteriori, inquietanti tasselli di una realtà che definire putrida non rende giustizia alla giustizia.

Il consigliere Luca Palamara

Così, il 20 maggio apprendiamo che in una chat, nell’agosto del 2018 – caso Nave “Diciotti” e Salvini Ministro dell’Interno, con la politica dei porti chiusi e del contrasto all’immigrazione clandestina – il Procuratore Capo di Viterbo, Paolo Auriemma, già consigliere del CSM, non indagato, avrebbe detto a Palamara, consigliere del CSM, poi sospeso dalle funzioni e a stipendio ridotto: “Salvini indagato per i migranti? Indagato per non avere permesso l’ingresso a soggetti invasori. Siamo indifendibili. Indifendibili”.

Palamara avrebbe replicato: “Hai ragione, ma bisogna attaccarlo”!!!

A questo punto si dovrebbe dire al Procuratore Capo della Repubblica di Viterbo che l’operato della Procura di Agrigento era chiaramente contra legem e che avrebbe dovuto essere obbligatoriamente esercitata l’azione penale contro il PM agrigentino, responsabile, come ipotesi minima, di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sino ad arrivare alle ipotesi contemplate dall’art. 289 del Codice Penale “Attentato contro organi costituzionali e contro le Assemblee regionali” (da uno a 5 anni) (1) o dell’art. 270 del Codice Penale “associazioni sovversive” (da 5 a 10 anni) (2).

Ma, come ci ha insegnato Giovanni Giolitti (3), “Le leggi si applicano ai nemici e si interpretano per gli amici” e, come in mille e mille altri casi, per un magistrato i magistrati sono quasi sempre amici.

Certo, questo caso sembrerebbe essere stato invece quello del “partito dei PM” che si è rivoltato contro sé stesso. Ora a qualcuno potrebbe sembrare semplice obiettare che per integrare le fattispecie previste dagli artt. 289 e 270 citati deve emergere la violenza come elemento costitutivo di essi reati.

Ma questo concetto va inteso come un qualsiasi mezzo utilizzato per coartare la volontà del soggetto passivo, annullandone la capacità di azione o di determinazione.

Essendo qui soggetti passivi organi di Governo o il Presidente della Repubblica, anche una forma di violenza impropria rileva ai fini della configurazione dei predetti delitti.

Infatti, l’oggetto della tutela di tali norme è il libero svolgimento, da parte dei più importanti organi costituzionali o regionali delle proprie funzioni e prerogative.

Così, se un Ministro dell’Interno, in esecuzione di leggi dello Stato e dell’Unione Europea, vieta lo sbarco di migranti economici, non aventi titolo ad entrare nel Paese e nel territorio U.E., e un Procuratore della Repubblica per contro ne ordina, evidentemente illegalmente, lo sbarco, con un provvedimento ritenuto erroneamente ed immediatamente esecutivo dalle Forze di Polizia, certamente in capo al PM procedente dovrebbero ricadere le gravi conseguenze di siffatti comportamenti, che integrano un vero e proprio attentato ai pubblici poteri (4).

Migranti a bordo di Nave Diciotti

Per non parlare poi di una incompetenza tecnica, pure rilevata dal Procuratore di Viterbo ed emersa nella citata chat, della Procura di Agrigento, che avrebbe dovuto vedere competente esclusivamente la Procura di Roma, atteso che il reato alla base delle successive condotte criminose poste in essere è stato commesso all’estero, ovvero nel luogo di partenza dei migranti, con ipotesi minima di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sino a quelle di procurato naufragio e tratta delle persone, prevista dall’art. 601 CP, che commina fino a 20 anni di reclusione per i responsabili.

Tornando poi all’art. 270 prima evocato, merita una riflessione la sua sicura configurazione eversiva, che ovviamente nessuno ha perseguito, della famosa vicenda processuale nota come “Tangentopoli”.

Tangentopoli, o inchiesta “Mani pulite”, comportò non solo il disastroso cambio del volto della politica italiana, ma segnò la fine della cosiddetta “Prima Repubblica”, provocando ben 41 morti tra politici e imprenditori.

Un’aula di un Tribunale

Morti causati in buona parte da metodi ritenuti, ma solo dalle vittime e dai loro difensori, come vere e proprie torture, quando addirittura non istigazioni al suicidio.

L’inchiesta fu caratterizzata da un ricorso abnorme alla custodia cautelare preventiva, spesso in aperto dispregio con le previsioni garantistiche del nuovo Codice di rito, da poco entrato in vigore.

Una custodia cautelare che spesso ebbe fine solo con il suicidio degli indagati. Fu una autentica strage di persone che in molti casi avevano fatto ciò che si riteneva facessero quasi tutti.

E in un Paese che si vanta di aver abolito prima di molti altri Stati la pena di morte, nessuno ha eccepito che la conduzione dell’inchiesta giudiziaria si tradusse di fatto in 41 sentenze di morte, emesse non da un Tribunale ma da ardite quando non impulsive decisioni, favorite da un incredibile furore investigativo di un PM e di una Polizia giudiziaria che si fece asservire in modo intollerabile e spesso vergognoso (5).

Quel PM, che dette inizio alle indagini, osannato a lungo come la mano delle giustizia, come un eroe, un novello Savonarola, fini poi per dimettersi malamente dall’ordine giudiziario, per passare dopo qualche tempo nelle fila della politica, lasciando una Italia distrutta economicamente e politicamente, senza essere assolutamente riuscito nella crociata moralizzatrice che con il Pool di “Mani pulite” si era prefisso.

E che la magistratura, quella di allora e quella di oggi, non possa moralizzare nessuno è carta conosciuta. Purtroppo, anche i magistrati della Repubblica di San Marino, quasi tutti cittadini italiani, negli anni che vanno dal 2013 al 2016 hanno voluto imitare – ma tardi e male, da perfetti dilettanti, ricercando inutilmente fama e onori – i loro idoli del famoso Pool di Milano.

Hanno indagato tutte le più importanti personalità del piccolo Stato, che avevano fatto grande e ricca la Repubblica e i suoi cittadini, imprigionandone diverse, senza però riuscire a far suicidare nessuno, e distruggendo anche lì i partiti tradizionali, subito soppiantati da volenterosi sprovveduti che hanno ridotto il Paese sul lastrico!

Però, questo scherzetto, almeno a San Marino, ha fatto perdere il posto alla Dirigente del Tribunale Unico sammarinese (6) – che aveva architettato lo sconvolgimento giudiziario e istituzionale del Paese – retrocessa per tutto questo e altro, dopo tanti anni di arrogante permanenza al vertice della giustizia della antica Repubblica, a semplice “commissario delle legge”.

Chi scrive non dubita minimamente che la “Tangentopoli” italiana e quella sammarinese siano state due attività formalmente e sostanzialmente eversive, ovvero che hanno sovvertito gli assetti costituzionali dei due Stati, ossia il capovolgimento del complesso di principi ed istituti nei quali si esprime la forma democratica dello Stato secondo i suoi principi fondamentali.

In questa ottica l’ “eversione” cui tratta l’art. 270 CP è sinonimo del termine “sovversione”. Peraltro, la formula “eversione dell’ordine democratico” è stata interpretata in modo autentico dall’art. 11 della legge 29 maggio 1982, n. 304 “Misure per la difesa dell’ordine democratico” che precisa che ad essa corrisponde la formula “eversione dell’ordinamento costituzionale”.

Ma anche l’operato della Procura di Agrigento, in questa ottica, viene a costituire una sovversione dell’ordine democratico andando ad interferire con l’esercizio legittimo di un potere di Governo che, in quanto atto politico, è insindacabile per l’ordine giudiziario.

Ancora platealmente più grave e allarmante oltre ogni misura, la vicenda dell’imbarcazione battente bandiera tedesca al comando di Carola Rackete cui era stato vietato l’ingresso nelle acque territoriali italiane, che forzava l’ordine regolarmente notificatogli e con la violenza entrava in un porto italiano, sbarcando, con il piratesco placet della solita Procura agrigentina, il carico di clandestini provenienti dalla Libia.

Carola Rackete

Lunare il provvedimento della GIP di Agrigento che non ne convalida l’arresto e contro il quale la Procura di Agrigento presenta ricorso in Cassazione.

Inammissibile, “sovversivo” il verdetto della suprema Corte che dichiara legittimo l’operato della comandante tedesca.

Giova precisare che la CEDU (Corte Europea dei DIritti dell’Uomo), su ricorso di una ONG che richiedeva un intervento della Corte europea per ottenere lo sbarco di migranti economici, dichiarava invece che ricade sugli Stati lungo la rotta di navi che hanno a bordo dei naufraghi l’obbligo di assistenza ma non il diritto di sbarco!

Dunque, quali norme e quali principi applicano i magistrati italiani sin qui dedotti? Non quelli dello Stato, non la giurisprudenza della CEDU, neppure il diritto internazionale che citano a sproposito nei loro assurdi provvedimenti, che di giuridico hanno ben poco (7).

E tutto questo avviene nel silenzio tombale dello stesso Ministro dell’Interno, rivelatosi assolutamente inadeguato ad assolvere il suo compito ed ad esercitare i suoi poteri, di cui evidentemente non aveva piena cognizione, del capo del Governo e del capo dello Stato, per non parlare del ruolo suicida, innaturale, svolto dal Parlamento che, a fronte di eventi palesemente sovversivi dell’ordine democratico, autorizza il Tribunale dei Ministri di Palermo a sottoporre a giudizio il ministro de quo!

Un quadro che non si può che definire demenziale. Tutto questo in adesione di atti e richieste di una autorità giudiziaria contestualmente investita da uno scandalo immenso, assolutamente squalificata nel suo complesso, che la priva di ogni autorevolezza e credibilità.

E a giorni, lo stesso Parlamento dovrà tornare a decidere su un’altra richiesta di autorizzazione a procedere contro lo stesso ministro per vicende assolutamente risibili, che non meriterebbero nessuna risposta.

E’ evidente che lo scambio di opinioni tra Auriemma e Palamara getta una nefasta ombra sulla fisionomia complessiva della magistratura, quale ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, e quindi vacillano principi costituzionali fondanti un ordinamento democratico, come la soggezione dei giudici esclusivamente alla legge, così il giusto processo, sotto il profilo della terzietà e imparzialità del giudice, la disciplina e l’onore nell’adempimento delle funzioni pubbliche (8) (9).

Un insieme di eventi e comportamenti che minano alle fondamenta il patto di fiducia tra cittadini e istituzioni alla base dell’architettura costituzionale dell’amministrazione della giustizia. Una giustizia politicizzata in modo aggressivo e forse incontrollato che costituisce uno scandalo intollerabile (10).

Emerge ovviamente il dubbio se non sia stato il disegno costituzionale, che ha strutturato il CSM, a creare queste distorsioni. Certo, i nostri padri costituenti non potevano immaginare che quello che era stato concepito come organo autonomo, necessario per garantire la separazione dei poteri e l’indipendenza della magistratura, potesse trasformarsi invece esattamente nel suo opposto (11)!

Eppure i protagonisti del terremoto che scuote l’apparato della giustizia nazionale si sono fatti riconoscere da tempo.

Ma le lezioni del passato non insegnano nulla a questo nostro popolo di ignavi, incapace da sempre di esprimere e affermare il suo vero volere.

Il CSM non ha mai cessato di ricercare il suo riconoscimento di potere dello Stato al di sopra degli altri.

Ce lo spiegò bene Francesco Cossiga, indimenticabile Presidente della Repubblica, che nel 1985 dovette ingaggiare una battaglia contro il vicepresidente del CSM Giovanni Galloni – radicale rappresentante storico della sinistra cattolica che detestava tutto ciò che Cossiga rappresentava e che del CSM si riteneva padrone assoluto – che espose il Presidente della Repubblica ad un vero massacro mediatico.

L’ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga

Il CSM usurpava il diritto di censurare il presidente del Consiglio Bettino Craxi, esercitato con arroganza smisurata.

L’ex capo del Governo, Bettino Craxi

Cossiga destituì Galloni e impose che si prendesse atto che l’organo di autogoverno dei magistrati è soltanto un organo amministrativo e mai, in alcun modo, un potere dello Stato.

Di fronte alle resistenze tracotanti di Galloni e di numerosi membri del CSM, inviò un generale dei Carabinieri con un contingente di militari con l’ordine di fare irruzione nel Palazzo dei Marescialli se Galloni non ne fosse uscito definitivamente(12)!

Da ricordare, anche, la terrificante e ben nota intervista che Cossiga rilasciò a Maria Latella a Sky TG 24 che aveva in studio il magistrato Luca Palamara, allora presidente dell’ANM, che il Presidente emerito apostrofò duramente con espressioni di profondo disprezzo e disistima – che mai nessuno avrebbe osato rivolgere ad un magistrato, addirittura in un seguitissimo programma televisivo – e che l’interessato dovette ob torto collo incassare.

Nella circostanza, il Presidente Cossiga definì l’ANM una associazione sovversiva e di stampo mafioso e inviò un severo monito pure al Guardasigilli Clemente Mastella, ricordandogli che l’abolizione dell’immunità parlamentare sarebbe stata la fine dello stato di diritto e avrebbe portato la magistratura all’esercizio di un potere assoluto.

L’annuale commemorazione della strage di Capaci non ha mancato di far registrare stonati quanto inopportuni collegamenti di taluni magistrati con gli insegnamenti di Giovanni Falcone.

Chiarisce bene Alessandro Sallusti nel suo editoriale che “oggi la magistratura dovrebbe tenersi bene alla larga dalla figura di Falcone e Borsellino, che della rettitudine morale e professionale avevano fatto la loro ragione di vita. Certi magistrati che oggi commemorano Falcone, sono simili a quei preti pedofili che dal pulpito invocano la Madonna pensando così di farla franca. E quei giornalisti che da anni li assecondano dando loro credibilità, dovrebbero astenersi per pudore dallo scrivere anche solo per sbaglio il nome di Falcone….Il nemico di Falcone, ancor prima della mafia, fu la politica e non pochi suoi colleghi che – grazie anche a una stampa asservita alla peggio magistratura (13) – lo lasciarono solo , per invidia e perché scomodo. Ma più degli ipocriti e dei farabutti, ci fa specie l’omertà di molti magistrati che le mani non se le sono sporcate. Come è possibile non avere un moto di pubblica ribellione dopo aver appreso che importanti e famosi colleghi (14) perseguitano Matteo Salvini (come avvenne per Silvio Berlusconi, nda) per esclusive ragioni politiche? . . . In altri campi, tutto ciò configurerebbe il reato di concorso esterno in associazione a delinquere, con l’aggravante di attentato agli organi dello Stato . . . ” (15) .

Altrettanto agghiacciante è apprendere che un magistrato come il Procuratore Nicola Gratteri abbia dichiarato che ci sono oltre 450 magistrati corrotti e si interviene molto blandamente o come Alfonso Sabella che ha definito pubblicamente il CSM come “un poltronificio”.

Nicola Gratteri

E, sempre Sabella “ Io – in una intervista a Il Riformista – uso termini anche più espliciti, se vuole. E’ un grande mercato delle vacche. Quando ho sentito Piercamillo Davigo che la politica sceglie per criteri di opportunità e la magistratura per meriti e competenza, sono trasalito: ha detto una solenne fesseria. In magistratura vieni scelto per logiche di appartenenza e non per merito! …Ma quando scoppiò lo scandalo Palamara si era capito che erano coinvolti tanti colleghi . Il fatto che si siano dimessi solo quelli coinvolti nelle chat è stato riduttivo, autoassolutorio. In quel momento bisognava far dimettere tutto il CSM” (16).

In tutto questo fa impressione non solo la isteresi del CSM, pomposamente ed inutilmente chiamato organo di autogoverno della Magistratura, ma l’assenza, il silenzio intollerabile del Presidente della Repubblica, che del CSM è il presidente e che siamo soliti definire primo magistrato della Repubblica (17), del Ministro della Giustizia e anche delle Forze Armate (18)!

Sul ruolo del Presidente ci limitiamo a constatare che Mattarella non è Cossiga, ma entrambi sono stati professori di diritto costituzionale, e quest’ultimo anche giudice costituzionale; ma probabilmente è molto più politico che giurista.

Ha accettato persino di essere eletto Presidente della Repubblica da un Parlamento che un sentenza della Corte costituzionale, di cui era membro, aveva definito composto illegittimamente!

Quanto al Ministro della Giustizia è notorio che mai nessuno tra i suoi predecessori è apparso tanto inadeguato e “mestatore”. A lui, ed al Presidente del Consiglio, competerebbero l’organizzazione dei servizi della giustizia e la titolarità dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati.

Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede

Ma se un magistrato come Antonino Di Matteo (detto Nino) osa aggredirlo pubblicamente in televisione e dal Ministro non perviene nessuna reazione, abbiamo la certezza che al posto del Guardasigilli siede una “nullità assoluta”, così come è stato sottolineato più volte nel recente dibattito parlamentare, e molto, molto confusa, che solo in un Paese fuori controllo come il nostro può continuare a restare dove sta.

Sostiene Ginevra Cerrini Feroni, costituzionalista valentissima e coraggiosa dell’Università di Firenze, che “a fronte di tale evidente deriva, si imporrebbe adesso un intervento forte del Presidente della Repubblica, supremo custode della Costituzione, e non a caso posto da quest’ultima a presiedere il CSM. E’ solo il Capo dello Stato, col suo alto magistero di influenza, a poter dare avvio non solo ad una riforma complessiva della magistratura, che da troppi anni attendiamo, ma soprattutto ad un suo risorgimento morale ed etico , non più procrastinabile” (19).

Ma ci spiace dover considerare che questo Presidente della Repubblica non ha alcuna possibilità né capacità di fare fronte a un tale immane compito.

E’ risultato impotente nel compito di dare al Paese un Governo degno di tale nome, si è persino fatto imporre nell’estate del 2018 un candidato alla Presidenza del Consiglio che non si comprese allora né si comprende oggi da dove arrivi e perché sia stato messo dove sta.

Lo stesso Presidente Napolitano, ben altra tempra e autorevolezza, dovette subire l’oltraggio di essere ascoltato all’interno del Palazzo del Quirinale come testimone, nel famigerato e scellerato procedimento della cosiddetta “trattativa Stato-mafia” , da magistrati palermitani che restarono arrogantemente seduti all’ingresso del Presidente della Repubblica e Presidente del CSM, Capo dello Stato, ecc. ecc. !!!

La magistratura, questa magistratura, che come ampiamente argomentato è adusa ricorrere impunemente ad azioni eversive, tese a sovvertire, con la più ardita disinvoltura e l’immancabile appoggio di frange della politica, l’ordine democratico dello Stato, non può essere mai affrontata con una riforma parlamentare fino a quando non avremo un autorevole capo dello Stato, uno statista vero come capo del Governo ed una maggioranza granitica in Parlamento.

Capisaldi, questi, di cui non si ha alcun sentore e di cui, forse, i protagonisti devono ancora nascere . . .

A questo punto, resterebbero garanti della Repubblica i soli militari, le Forze Armate, ma anche questi risultano non pervenuti. La legge 382 del 1978 assegna ai militari il compito della difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni, che stando così le cose – se si impedisce ad un Ministro dell’Interno di adempiere i suoi compiti fondamentali, se la Corte di Cassazione dichiara legittimo l’operato violento di una straniera che ha impunemente violato la sovranità dello Stato – tanto libere non sembrerebbero! Vorremmo ricordare al capo dello Stato che “ha il comando delle Forze Armate” (20), ma è quel Presidente della Repubblica che da Ministro della Difesa sospese il servizio di leva e ci ha regalato migliaia di volontari oggi cinquantenni con la pancia, che si aggirano per Roma vestiti da combattenti, ma con borse a tracolla poco marziali che ne tradiscono però la pigra e indolente veste impiegatizia! Cossiga si, sapeva di essere il comandante delle Forze Armate.

NOTE

  1. “. . . chiunque commette atti violenti diretti ad impedire, in tutto o in parte, anche temporaneamente: 1 1) al Presidente della Repubblica o al Governo l’esercizio delle attribuzioni o prerogative conferite dalla legge; . .
  2. “Chiunque nel territorio dello Stato promuove, costituisce, organizza o dirige associazioni dirette e idonee a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato ovvero a sopprimere violentemente l’ordinamento politico e giuridico dello Stato, è punito con la reclusione da cinque a dieci anni. . . “
  3. Questa celebre citazione nel tempo è stata attribuita anche ad altri personaggi famosi
  4. Assai meglio di oggi, perseguiva questo delitto il Codice Zanardelli, delle cui previsioni si trova attuale vigenza nel Codice Penale della Repubblica di San Marino nell’art. 306 (Attentato contro i pubblici poteri) “Chiunque compie fatti diretti a impedire ai Capitani Reggenti (capi dello Stato), al Consiglio Grande e Generale (Parlamento), al Congresso di Stato (Governo)…ai Segretari di Stato (Ministri), …l’esercizio delle funzioni costituzionali ad essi demandate ovvero a provocarne illegalmente le dimissioni o lo scioglimento, è punito con la prigionia e con l’interdizione di quarto grado dai diritti politici” e nell’Art. 307 (Attentato contro la libertà dei pubblici poteri) 
  5. Uno dei nomi più famosi, tra le vittime, è Gabriele Cagliari, presidente dell’ENI, che dopo quattro mesi di carcere si suicida soffocandosi con un sacchetto di plastica; dopo tre giorni si uccide in casa, temendo di essere arrestato Raul Gardini, manager a capo dell’impero agro-alimentare della famiglia Ferruzzi di Ravenna, indagato per una maxi tangente da 150 miliardi dell’affare Enimont; impressionante anche la morte di Sergio Castellari, ex direttore generale del Ministero delle Partecipazioni Statali. Si ricorda in proposito una sgradevole e brutale dichiarazione di Piercamillo Davigo, membro del Pool di “Mani pulite”: “La morte di un uomo è sempre un avvenimento drammatico. Però credo che vada tenuto fermo il principio che le conseguenze dei delitti ricadono su coloro che li commettono non su coloro che li scoprono”. Così, Roberta Caiano su Il Riformista del 19 novembre 2019
  6. San Marino dispone di una organizzazione giudiziaria autonoma e completa, con la giustizia civile, penale, amministrativa e di volontaria giurisdizione di primo grado , di appello e di legittimità. I giudici hanno la qualifica di Commissari della Legge, possono avere incarichi inquirenti o giudicanti e intervengono in tutti i gradi di giudizio in modo monocratico. Anche a San Marino, la Repubblica ha ingenuamente concesso recentemente ai suoi magistrati garanzie di indipendenza di cui, si ha ragione di ritenere, non si pentirà mai abbastanza. San Marino pur non facendo parte dell’Unione Europea, ha stabilmente un giudice presso la CEDU
  7. La vicenda che ha riguardato la comandante Carola Rackete ha messo in luce una lunga serie di inconvenienti che hanno visto colpevolmente assenti le Forze Armate (Marina e Capitanerie di Porto-Guardia Costiera) cui competeva il fermo e l’allontanamento della nave battente bandiera tedesca, cui era stato vietato l’ingresso nelle acque territoriali italiane e il mancato intervento delle autorità dello Stato aventi competenza nel porto di sbarco: Prefettura, Questura e forze di polizia che hanno consentito una violazione gravissima della sovranità dello Stato ad opera di una imbarcazione privata straniera. Gravissimo il mancato arresto, oltre quello della comandante, di tutto l’equipaggio e dei parlamentari italiani a bordo della imbarcazione – tutti responsabili di reati gravissimi, quali la tentata sommersione della motovedetta della GdF, che avrebbe giustificato l’uso delle armi!!! – e la mancata opposizione, se necessario anche “manu militari”, al provvedimento della GIP che avrebbe pure dovuto essere arrestata anch’essa per concorso in attività eversiva. Vergognoso l’atteggiamento remissivo dell’Amministrazione dell’Interno
  8. Artt. 104 comma primo, 101 comma secondo, 111 comma secondo, 54 comma secondo della Costituzione
  9. Cfr. Ginevra Cerrini Feroni in “PM politicizzati – Non è l’eccezione ma la regola” su Il Giornale del 23 maggio 2020, pagg. 1 e 3
  10. Ibidem, Ginevra Cerrini Feroni, pag. 3
  11. Ibidem, Ginevra Cerrini Feroni, pure a pag. 3
  12. Così Paolo Guzzanti in “Quando Cossiga mandò i Carabinieri al CSM”, su Il Riformista del 29 novembre 2019
  13. Si farebbe volentieri riferimento anche a giornalisti di altre testate, con diversi orientamenti politici, ma non sono pervenuti; tacciono per vergogna o per nascondere? Giusto per capirci, di questa ennesima puntata di questo scandalo riesploso il 20 maggio, non si trova cenno sulle prime pagine, e spesso neppure in cronaca, nelle testate del Corriere della Sera, Repubblica, Stampa, Sole 24 ore, Il Messaggero, Il Mattino, Avvenire, Il Manifesto, Il Tempo, Quotidiano nazionale, l’Unità e sulla Gazzetta del Mezzogiorno!
  14. Uno per tutti, ad esempio, il Procuratore di Viterbo Paolo Auriemma
  15. Così Alessandro Sallusti in “Non nominate Falcone invano” su Il Giornale del 24 maggio 2020, pag. 1
  16. Così Francesco Viaviano in “La verità che nessuno vuol vedere è il CSM che va azzerato totalmente” su Il Quotidiano del Sud del 23 maggio 2020, pagg. 1 e 12
  17. Cfr. pure Ginevra Cerrini Feroni, op. cit., pag. 3; Fazzo e Manti in “Giudici contro Salvini – I silenzi di Mattarella – Pressioni, sms e nomine. Il silenzio del Quirinale nella guerra delle toghe – Sotto accusa l’attivismo del portavoce di Mattarella al CSM. L’incontro al Colle” su Il Giornale del 24 maggio 2020, pagg. 1, 2 e 3. Inoltre, per uno sguardo d’insieme sulla vicenda Palamara risulta di sicuro interesse anche l’ampio reportage di Emiliano Fittipaldi in “CSM, tutte le trame di Palamara, Lotti & Co.: “Se mi intercettano, diranno che sono la P5” su L’Espresso del 17 giugno 2019
  18. Gli artt. 1 e 2 della legge 11 luglio 1978, n. 382 “Norme di principio sulla disciplina militare” statuiscono che compito delle Forze armate è assicurare la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni
  19. Ibidem Ginevra Cerrini Feroni, pag. 3
  20. Art. 87 della Costituzione.

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3159.- EVERSIONE ROSSA

Per eversione si intende abbattimento o sovvertimento dell’ordine costituito e delle istituzioni che ne sono l’espressione, compiuto mediante atti rivoluzionari o terroristici. A nostro convinto parere, scaturito dalla lettura di valenti rappresentanti dell’informazione, quello che è avvenuto fra Partito Democratico, presidente emerito della Repubblica, Magistratura, Mafia e che doveva avere conferma dalle intercettazioni cosiddette “Stato-Mafia”, rappresenta, appunto, il sovvertimento dell’ordine costituito e delle istituzioni, vale a dire una “eversione”, che trova conferma nella, praticamente, inattività del Presidente della Repubblica, nella sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Inattività del Presidente della Repubblica perché, sempre a nostro convinto parere, avrebbe dovuto procedere allo scioglimento dell’intero Consiglio Superiore della Magistratura, fin dal primo palesarsi di questa dipendenza politica e delinquenziale del supremo organo dei magistrati. Ricordiamo che dall’attività della sua Sezione Disciplinare si fa dipendere l’indipendenza della “funzione Magistratura”, indipendenza che la qualifica, quasi, come un terzo potere nell’architettura dello Stato repubblicano, in aggiunta ai poteri legislativo e esecutivo. Lo Stato, che si fonda sulla divisione dei poteri, è stato scosso dalle fondamenta. Oggi è palese che questa divisione dei poteri è venuta meno e che l’attività eversiva costituisce un Attentato alla Costituzione, cui, nel tempo, ha partecipato una massima carica dello Stato e il Partito Democratico. Quindi, possiamo parlare di Eversione Rossa e chiedere che nell’articolo XII delle Preleggi, alla messa al bando del Partito Nazionale Fascista si aggiunga quella del Partito Democratico. Il Parlamento viene ad essere chiamato in prima persona e la sua eventuale inattività – scontata, purtroppo – testimonia la fine della Repubblica Italiana e della Democrazia. Sorge il legittimo dubbio che il Duce e i ministri del governo della Repubblica Sociale Italiana siano stati ammazzati senza processo e brutalizzati perché il fine vero dei partigiani rossi era la conquista del potere e non della Democrazia.

Il caso Palamara è un pozzo nero senza fondo. L’ultimo è un SMS che le indagini attribuiscono a Giovanni Legnini, all’epoca dei fatti, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, un gradino sotto Sergio Mattarella. Maurizio Belpietro

Si è parlato sempre di eversione solo nera, oggi, che, all’evidenza il tentativo eversivo è stato portato a compimento dalla parte cosiddetta “rossa”, chi deve agire, chi deve denunciare, chi deve .., ebbene, tutti questi “Chi deve” TACCIONO.

“Sin dagli anni ’70 l’eversione nera ha sempre partecipato insieme a servizi segreti deviati, logge massoniche e criminalità organizzata alla realizzazione di delitti eccellenti, stragi e tentativi di colpi di stato per condizionare gli equilibri politici. Molti indizi fanno pensare che all’inizio degli anni ’90 si sia riprodotto lo stesso schema in molti episodi, poiché, dopo la caduta del muro di Berlino, quando un cambiamento politico sembrava inevitabile, si è fatto ricorso alle stragi per impedirlo. Lo stesso connubio di interessi è stato riscontrato nella loggia occulta MammaSantissima, creata appositamente da massoni, mafiosi e neofascisti per inserire propri referenti all’interno delle istituzioni. D’altronde anche l’operazione “Mondo di Mezzo” ha scoperchiato l’universo segreto di Mafia Capitale, sottolineando che il sodalizio criminale, creato negli anni di piombo, è ancora in grado di influenzare il potere.”

L’intervento del Capo dello Stato a favore del capo dell’opposizione è una coperta veramente troppo corta.

Dopo gli insulti e l’ammissione “Salvini ha ragione ma va attaccato”, oggi “La Verità” pubblica altri incredibili messaggi, che svelano la natura di alcune iniziative dei magistrati contro il sottoscritto. Emergono le trame di Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm e sottosegretario di due governi a guida Pd, per far intervenire il Consiglio Superiore della Magistratura a supporto delle indagini sullo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti. In quell’occasione, da quanto ricostruisce La Verità, quattro consiglieri del Csm (tra cui Luca Palamara che mi definiva “merda”) invocavano l’intervento del Csm – così come ordinato da Legnini – per difendere “l’indipendenza della magistratura” che io avrei messo in pericolo. Un attimo dopo, Legnini rispondeva pubblicamente che l’unico obiettivo era assicurare “l’indipendenza della magistratura”, confezionando il messaggio (immediatamente rilanciato dal sito di Repubblica) di una magistratura al di sopra delle parti e preoccupata perché io da ministro osavo difendere l’Italia e pretendevo di bloccare gli sbarchi, rifiutando l’accusa di essere un sequestratore. 
Sono sicuro che il presidente Mattarella non resterà indifferente: ne va della credibilità dell’intera Magistratura italiana, la situazione è ormai intollerabile e occorrono interventi drastici, rapidi e risolutivi, non tanto per il bene di Salvini, ma per il bene del Paese e della giustizia.


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3158.- Google Drive vi elimina la copia personale di “Plandemic”

Traduzione libera di Mario Donnini

Dr.Judy Mikovitz. Plandemic è un video di teoria della cospirazione di 26 minuti, pubblicato per la prima volta sui social media il 4 maggio 2020, promuovendo falsità e disinformazione sulla pandemia di COVID-19.

Wed, 05/27/2020 – by Tyler Durden

Se c’è mai stato un momento nella storia a prestare attenzione, è ora. Ora è ovvio che tutti abbiamo bisogno di tenere gli occhi e le orecchie aperti a ciò che Big Tech e il governo continuano a censurare per “salvarci” da “disinformazione”. Google Drive, su richiesta del Washington Post, ha rimosso una copia personale dell’utente del film “Plandemic”.

Da quando le piattaforme Big Tech hanno iniziato a reprimere ciò che ritengono essere “disinformazione del coronavirus” (informazioni che non vogliono che tu sappia), i media hanno intenzionalmente segnalato presunte violazioni alle società di social media e hanno rimosso i contenuti, riportato Pausa notizie.

In altre parole, vogliono che restiamo in uno stato di paura indotto dal panico e ascoltiamo solo la narrazione ufficiale dell’Operazione Mockingbird dei media mainstream sull’intera Plandemia. E poiché non dovresti sapere nient’altro, Google Drive ha rimosso una copia personale di “Plandemic” del Dr. Judy Mikovitz dopo che è stato contrassegnato dal Washington Post.

Non è più evidente di questo, gente. Ci viene mentito e ci si aspetta che restiamo impauriti e obbediamo alla classe dominante a tutti i costi. Diventerà brutto entro la fine di quest’anno se i tiranni non rilasciano la presa sul potere … e sappiamo che non lasceranno andare facilmente.

In un articolo che riportava la rimozione, la corrispondente della Silicon Valley del Washington Post Elizabeth Dwoskin si lamentava del fatto che dopo che il documentario sul coronavirus Plandemic era stato censurato sui social media, alcune clip di YouTube stavano dicendo agli utenti come accedere a “filmati vietati” dal documentario tramite Google Drive. Quindi nota che dopo che il Washington Post ha contattato Google, Google Drive ha rimosso un file con il trailer del documentario Plandemic.

Guarda Plandemic su Bitchute, una piattaforma decentralizzata e senza censura facendo clic qui.

Mentre la Big Tech accelera la censura, dobbiamo accelerare la nostra uscita e smettere di usare i loro prodotti. Abbiamo detto il mese scorso che i media mainstream avrebbero continuato una campagna diffamatoria contro chiunque si opponga agli elitari e a questa acquisizione tirannica e al terrorismo economico mentre utilizzava un virus come scusa.

I media mainstream continueranno la loro campagna diffamatoria contro chiunque osi credere di avere il diritto di vivere liberamente finché non danneggiano gli altri e si assumono il rischio della vita. Ma man mano che meno persone si sintonizzano per ascoltare la loro propaganda, meno persone saranno sottoposte al lavaggio del cervello. -SHTFplan

Ed è esattamente quello che ha fatto il Washington Post. Dwoskin incornicia gli utenti che condividono file contenenti il ​​trailer Plandemic tra loro come:

“Un’ondata di innumerevoli soluzioni alternative impiegate da persone motivate a diffondere disinformazione sul virus – sforzi che continuano a contrastare i tentativi delle società di social media di prevenire la diffusione di bufale e teorie cospirative in mezzo alla più grande crisi della salute pubblica degli ultimi decenni.”

Ci sono buone notizie però. Ora sappiamo che i media mainstream stanno lottando per mantenere la loro presa sul racconto ufficiale e, a tutti gli effetti, hanno già fallito. Troppi si sono risvegliati alle bugie e alla propaganda progettate per mantenere in piedi una classe dirigente, e il resto di noi soggiogò. Ma tutto finisce e non scenderanno senza combattere. Si aspettano più censure mentre cercano disperatamente di aggrapparsi al loro controllo mentale e agli schemi di ingegneria sociale nei prossimi mesi.

Come ha recentemente affermato Robert Kiyosaki: “Prega per il meglio ma preparati al peggio!”

Chi è Judy Mikovits in “Plandemic”, il video sulla cospirazione del coronavirus appena bandito dai social media?

The Seattle Times, May 8, 2020 at 4:33 pm Updated May 12, 2020

FILE – In this Feb. 28, 2011, file photo, Director of research Judy Mikovits talks to a graduate student and research associate in the lab, at the Whittemore Peterson Institute for Neuro-Immune Disease, in Reno, Nev. Tech companies scrambled to take down a 26-minute documentary-style video called “Plandemic” of Mikovits promoting a string of questionable, false and potentially dangerous coronavirus theories. (David Calvert for AP Images, File)
 FILE – In questa foto del file del 28 febbraio 2011, la direttrice della ricerca Judy Mikovits parla con uno studente laureato e un ricercatore associato in laboratorio, presso … (David Calvert per AP Images, File) 

DKatie Shepherd, The Washington Post

Quando Judy Mikovits ha co-scritto un articolo di ricerca del 2009 che collegava la misteriosa condizione nota come sindrome da stanchezza cronica a un retrovirus proveniente da topi, migliaia di pazienti malati che speravano in un sollievo si radunarono dietro di lei. L’enigma scientifico è stato risolto, hanno pensato.

La teoria secondo cui un virus potesse essere la fonte della condizione ancora misteriosa è morta? Meno di due anni dopo, quelle speranze sono state deluse quando gli studi di follow-up non sono riusciti a replicare i risultati e il rispettato giornale “Science” ha ritrattato il documento. I ricercatori hanno ipotizzato che le conclusioni imprecise dello studio fossero il risultato della contaminazione dei campioni di laboratorio e che la teoria secondo cui un virus potesse essere la fonte della condizione ancora misteriosa è morta.

Ma la convinzione di Mikovits che la sua teoria fosse corretta e la sua convinzione che le migliori menti scientifiche negli Stati Uniti cospirarono per rovinare la sua carriera non svanirono mai.

Ora ha nuovamente accusato l’istituzione scientifica della cospirazione. In un film intitolato “Plandemic”, e in un libro recentemente pubblicato che ha superato la classifica dei bestseller di Amazon questa settimana, fa una falsa affermazione: che i dottori e gli esperti che hanno plasmato le politiche pubbliche in risposta alla nuova pandemia di coronavirus hanno messo a tacere voci dissenzienti e ingannato il pubblico per ragioni sinistre.

Afferma falsamente che le persone facoltose diffondono intenzionalmente il virus per aumentare i tassi di vaccinazione e che indossare maschere facciali è dannoso.

Le teorie relative al coronavirus Mikovits hanno presentato sfidano la scienza accettata e lo prenderanno sotto controllo, secondo decine di esperti che hanno parlato dopo “Plandemic” di tendenza questa settimana.

Il film è così discutibile che le piattaforme di social media tra cui Facebook, YouTube e Vimeo giovedì hanno cancellato i loro siti. Un portavoce di Vimeo, ad esempio, ha affermato che la società “è ferma nel mantenere la nostra piattaforma al sicuro da contenuti che diffondono informazioni dannose e fuorvianti sulla salute. Il video in questione è stato rimosso. . . per aver violato queste stesse politiche. “

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Era l’ultimo capitolo della saga della travagliata carriera di Mikovits.

Negli anni successivi alla chiusura dello studio del 2009, Mikovits fu licenziata dal suo posto di responsabilità presso un istituto di ricerca, arrestata per furto e citata in giudizio dal suo ex datore di lavoro. Nel frattempo, ha raddoppiato le teorie ridimensionate che collegano i retrovirus originati nei topi a condizioni mediche come la sindrome da stanchezza cronica e l’autismo.

In risposta a un’inchiesta del Washington Post, Mikovits ha dichiarato di non poter partecipare a un’intervista fino a dopo la festa della mamma, ma ha offerto una presentazione in PowerPoint che ha sostenuto a sostegno delle accuse fatte in “Plandemic”.

Ha riconosciuto i suoi problemi legali passati – incluso l’arresto – nel film, ma ha suggerito che i suoi guai derivano da una presunta cospirazione per schiacciare la sua carriera, un tempo promettente e distruggere la sua credibilità come scienziato.

Mikovits ha anche lanciato accuse false e selvagge a numerosi scienziati di alto profilo in “Plandemic”, tra cui Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive e un membro della task force coronavirus della Casa Bianca. Nelle settimane precedenti il lancio del trailer di “Plandemic”, si era posizionata come esperta e una voce anti-Fauci in interviste con siti web di cospirazione-falco e di estrema destra come Epoch Times e Gateway Pundit.

Il film e le accuse di Mikovits si inseriscono in una più ampia campagna per screditare Fauci, diffusa tra alcuni dei più ardenti sostenitori del presidente Donald Trump.

Mikovits, che si è laureato con un dottorato di ricerca. in biochimica presso la George Washington University, ha lavorato per 22 anni presso il National Cancer Institute. Ha lasciato quel lavoro nel 2001 e il New York Times ha riportato in un profilo del 2009 che Mikovits si è trasferito dal Maryland alla California per lavorare per una società farmaceutica che in seguito ha fallito. Finì per occuparsi di uno yacht club, secondo il Times, prima di essere reclutata per dirigere una clinica di ricerca finanziata privatamente, il Whittemore Peterson Institute, che si dedicava alla ricerca della causa della sindrome da stanchezza cronica.

Dopo che altri scienziati non sono riusciti a replicare la ricerca di Mikovits sulla sindrome da affaticamento cronico, i suoi datori di lavoro presso il Whittemore Peterson Institute in Nevada l’hanno licenziata nell’ottobre 2011, secondo la rivista “Science”, sebbene affermassero che la cessazione non era correlata alla ritrattazione.

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Quindi, i suoi datori di lavoro hanno presentato accuse penali e civili per aver presumibilmente rubato materiali e dati di ricerca quando ha lasciato il lavoro.

In “Plandemic”, Mikovits racconta la storia di come è stata arrestata nella sua casa nel sud della California, per breve tempo incarcerata e accusata di essere un “fuggitivo dalla giustizia”. Il PowerPoint che ha condiviso con The Post include una diapositiva con l’immagine di una notizia sul suo arresto che include informazioni minime sulle accuse contro di lei. Nel film, suggerisce di non essere stata accusata di un crimine e che l’arresto era destinato a intimidirla.

Ma la procura della contea di Washoe, nel Nevada, l’ha accusata di aver presumibilmente rubato dati informatici e altro materiale dal suo ex laboratorio al Whittemore Peterson Institute. Le accuse penali sono state infine ritirate nel giugno 2012, dopo che la famiglia Whittemore ha riscontrato una serie di problemi legali che hanno scoraggiato il procuratore della contea di Washoe dal perseguire il caso.

Prima che le accuse venissero ritirate, secondo quanto riferito dal New York Times, un impiegato di laboratorio avrebbe firmato una dichiarazione giurata sostenendo di aver rimosso i quaderni dal laboratorio e di averli conservati nel garage di sua madre prima di consegnarli a Mikovits.
“Mikovits mi ha informato che si stava nascondendo su una barca per evitare di essere servita con i documenti del [Whittemore Peterson Institute]”, ha affermato il dipendente nell’affidavit, secondo il Times.

Dopo il suo pasticcio legale, Mikovits ha scritto il suo primo libro con l’avvocato anti-vaccino Kent Heckenlively nel 2014, intitolato “Plague”. Il loro secondo libro, “Plague of Corruption”, è stato pubblicato da Skyhorse Publishing quest’anno ed è stato elencato come n. 1 nell’elenco dei bestseller di Amazon di recente, venerdì mattina, battendo prevendite per l’imminente aggiunta di Stephanie Meyer alla serie di grande successo “Twilight” .

Attraverso il Web, gli scettici della pandemia di coronavirus si sono radunati dietro il libro e le cospirazioni promosse in “Plandemic”. Il film ha fatto tendenza su Twitter e accumulato 1,8 milioni di visualizzazioni su Facebook prima che la piattaforma rimuovesse il video, secondo The Post.

La professoressa Jennifer Reich dell’Università di Colorado a Denver, che studia il movimento anti-vaccino, ha spiegato perché così tante persone sono disposte a credere alle affermazioni, non supportate, fatte da Mikovits sulla pandemia di coronavirus.

“Le affermazioni di Mikovits mettono in evidenza le incertezze che le persone avvertono in questo momento”, ha detto Reich a The Post in una e-mail. Le persone che non hanno una “conoscenza diretta” di una vittima di una pandemia possono mettere in dubbio le statistiche che i funzionari hanno riferito sull’infezione e sui tassi di mortalità.

Più di 75.000 persone sono morte di covid-19 negli Stati Uniti, che Reich ha definito un “numero impressionante”, ma che si traduce in circa 230 decessi per ogni milione di persone, ha detto. Ciò significa che molte persone negli Stati Uniti non hanno visto l’impatto della pandemia nelle loro comunità e alcune di queste persone sono resistenti a “fidarsi delle opinioni degli esperti sul significato di questa pandemia e sacrificare molto individualmente”.