Archivio mensile:dicembre 2021

4719.- I Guardiani del regime

ILARIA BIFARINI, Blog di una bocconiana redenta, 31 Dicembre 2021

Come in ogni dittatura che si rispetti, la censura dei nuovi organi di informazione non fa sconti ed è sempre più intransigente. Dopo aver raccontato in alcuni post la mia esperienza col famigerato virus, eccomi di nuovo bloccata da Zuckerberg, il miliardario cui è consentito esercitare un monopolio di fatto sul mondo dei social (è proprietario anche di Instagram e Whats app, detenendo l’80% dei dati dei social media) a patto però di essere al servizio del potere. Già perché nelle dichiarazioni degli architetti del Grande Reset e nelle varie simulazioni condotte dai centri di studi a essi affiliati, i social media sono stati investiti del compito di vigilare sulla “trasparenza” delle informazioni, affinché non si diffondano le famigerate “fake news”, calderone indefinito in cui si fa rientrare qualunque opinione e informazione che si discosti dalla vulgata del mainstream.
Ero già stata sospesa dal social diverse volte nel corso dell’ultimo anno, vista la stretta censoria per tutelare la narrazione psicopandemica, basata sull’alimentazione costante di uno stato di psicosi di massa attraverso il sensazionalismo dei media e la mistificazione della realtà ai fini propagandistici. Avevo dunque limitato l’uso di Facebook, evitando di utilizzare determinati vocaboli e critiche troppo aperte, ma poiché in questi giorni ho avuto esperienza familiare diretta col famigerato virus, ho voluto riportarla, a beneficio di amici e seguaci.

Mio marito, come ho raccontato, è risultato positivo con sintomi, prontamente curato con terapie domiciliari e guarito rapidissimamente. Io, nonostante abbia continuato una normale convivenza, non mi sono contagiata. L’esistenza di persone che risultano immuni al Covid-19 sembra un fatto comprovato dagli stessi medici, che si interrogano sulla causa.

Dunque, alla luce dei dati sulla forte diffusione dei contagi riscontrati in questo periodo anche tra i famigerati “Novax”, come indebitamenti appellati dal mainstream, la riflessione è stata la seguente: gli unici a subire le restrizioni saremo noi che, verosimilmente, siamo dotati di un sistema immunitario che ci protegge da infezioni virali di questo tipo e abbiamo scelto, per precauzione e prudenza, di non sottoporci a un trattamento sanitario che, di fatto, viene sperimentato sulla popolazione? Le condizioni per ottenere l’inviso lasciapassare sono infatti l’inoculazione del siero e dei suoi ripetuti richiami (chiamati in neolingua booster) o l’avvenuta guarigione.

Nel caso di una famiglia in cui uno dei membri, nonostante lo stretto contatto, non si infetti la situazione è ancora più paradossale: lockdown solo per uno dei coniugi, mentre per l’altro libero accesso ai servizi e alle attività che dovrebbero essere riconosciuti per diritto?

Abbiamo davvero perso ogni misura di buonsenso e di basilare logica: basterebbe questa semplice riflessione per far crollare l’intero castello di sabbia su cui si regge un regime pseudosanitario dai connotati grotteschi, che fa leva sulla squallida politica del divide et impera e del capro espiatorio. Facebook, custode vigilissimo del sistema elitocratico mondialista, non può permettere che venga instillato il dubbio tra i suoi utenti. Così il mio account, seguito da oltre 35 mila persone, è stato messo a tacere per una settimana, con la minaccia implicita e per nulla velata che alla prossima “infrazione” possa essere chiuso per sempre.

Sono tempi bui quelli attuali,  gli incontri di piazza, cui ho partecipato senza risparmiarmi, sembrano sospesi, i locali dove riunirsi sono vietati a chi è sprovvisto del lasciapassare e i social network, seppure nei limiti di cui siamo tutti consapevoli, rappresentano uno strumento importante per raggiungere un pubblico esteso.

Ma non dobbiamo disperare, né arretrare nella nostra resistenza: la verità può essere occultata e mistificata, i dissidenti ostracizzati e perseguitati, la massa ipnotizzata attraverso la paura e spinta a comportamenti meschini, come sta avvenendo in questa caccia ai “Novax” e alla loro stigmatizzazione pubblica.

Si tratta di un progetto abominevole e contrario alla natura umana e in quanto tale destinato a fallire. Dobbiamo trovare nella consapevolezza e nella nostra coscienza la forza di non arrenderci, quella che stiamo conducendo è una guerra spirituale epocale. Occorre essere uniti, superare le divisioni egotiche e i personalismi, l’arroccamento a ideologie del passato, ormai soppiantate da questo tsunami del terrore, e impegnarci tutti quotidianamente in prima persona, creando reti, dimostraci solidali e collaborativi nella formazione di nuove comunità.
Un caro e sincero augurio di buon anno a tutti voi, che sia quello del Risveglio e della Rinascita!

Ilaria Bifarini

4718.- La sospensione immediata dall’esercizio della professione dei medici non vaccinati va oltre la Costituzione e il Codice di Norimberga.

Il Codice di Norimberga,  integrato nella Dichiarazione di Helsinki del 1964, è essenzialmente un elenco di 10 punti stilato nel 1947 a Norimberga, mentre i gerarchi nazisti e gli altri responsabili dei crimini compiuti dal Terzo Reich venivano condannati dopo la Seconda guerra mondiale, anche per le atrocità commesse con sperimentazioni cliniche ai danni dei prigionieri, tra cui gli internati nei campi di concentramente. Questo documento contiene delle indicazioni per limitare la possibilità dei governi di avviare sperimentazioni sanitarie sui propri cittadini senza che questi abbiano espresso il proprio consenso. La Commissione europea vorrebbe sospendere il Codice di Norimberga, ossia condurre delle sperimentazioni sui cittadini anche senza il loro consenso, e rendere la vaccinazione anti-Covid obbligatoria per tutti. Un’intenzione che sarebbe stata espressa pubblicamente dalla presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, nata Albretch, consorte di , Heiko von der Leyen, in affari con Pfizer-BioNTech…

È giusto che gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2 siano obbligati a sottoporsi a vaccinazione gratuita, comprensiva, a far data dal 15 dicembre 2021, della somministrazione della dose di richiamo successiva al ciclo vaccinale primario? Costituzionalmente, non è giusto se dalla vaccinazione può derivare un danno, anche solo a livello di rischio. D’altra parte, è giusto che chi deve ricorrere alle cure di un ospedale o di una struttura sanitaria pubblica o privata sia garantito dal rischio di infezione. È qui che si misura la capacità di un Governo nel soddisfare le opposte esigenze, garantendo il rispetto dei diritti in campo.

Certamente, i diritti dei medici non sono garantiti se dal rifiuto pienamente legittimo dell’obbligo portatore di rischi per la loro salute personale deriva la sospensione immediata dall’esercizio professionale. Ai sensi di che ? di niente, perché il diritto di chi deve ricorrere alle cure di un ospedale o di una struttura sanitaria lascia intatta la facoltà di ricorrere con le dovute precauzioni a un medico non vaccinato. Ecco, dunque, che la sospensione immediata non solo da un reparto o da un ambulatorio, ma dall’esercizio della professione, per i medici non vaccinati non realizza un obbligo ma un’imposizione che va oltre la Costituzione. Sono ben note le capriole e i sotterfugi messi in campo dalle case farmaceutiche e dai loro sponsor. Sta di fatto che, ad oggi, i vaccini a mRNA non garantiscono sufficiente efficacia e possono provocare pericolosi effetti collaterali, in particolare per i bambini. Il Decreto-Legge 1° aprile 2021, N. 44 “Misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da COVID-19, in materia di vaccinazioni”, convertito nella Legge 28 maggio 2021, N. 76, modificato dal d.l. 26 novembre 2021, N. 172, rafforza l’imposizione disponendo che “per il periodo di sospensione non sono dovuti la retribuzione ne’ altro compenso o emolumento, comunque denominato”.

Il presidente dell’ordine Provinciale dei medici Chirurghi e Odontoiatri di Venezia ha provveduto all’accertamento del mancato adempimento dell’obbligo vaccinale da parte di un collega e da questo motiva la sospensione immediata dell’esercizio professionale ai sensi di un decreto-legge di cui andiamo a verificare la costituzionalità.

Il medico, caro amico, è ben noto per il suo altruismo e, addolorato, scrive:

CAMBIAMENTI

Dal prossimo anno non farò più visite mediche, ma solo “visite di cortesia”.Invece di aspettare in vigile attesa gli effetti della tachipirina, andrò direttamente a trovare i pazienti a casa loro o verranno a trovarmi loro se preferiscono.Invece di vederli attraverso il cedolino dello stipendio li guarderò in presenza realmente e attentamente. Invece di visitarli attraverso la segretaria li toccherò con rispetto direttamente.Invece di sentirli attraverso la segreteria telefonica, li ascolterò osservandoli con pazienza e spero competenza.Invece di scrivere ricette precompilate per distribuire il mangime di big pharma, distribuirò consigli e rimedi specifici per ognuno.Invece di occuparmi di malattie mi occuperò di salute.Invece di richiedere parcelle accetterò le offerte di chi vorrà farle.Praticamente continuerò a fare il medico… come ho sempre fatto.Per questo l’ordine mi ha sospeso: perché mi ha sorpreso a fare il medico! Statemi vicini: ho bisogno del vostro contatto. dott. Mouse.

Non ho pietà per gli ignoranti cui la fortuna ha consentito una istruzione. Coloro che hanno steso il d.l. n. 44/21, pure convertito e anche modificato, nella migliore delle ipotesi, ignorano che la Costituzione, all’art.32 2° comma consente l’obbligo vaccinale nell’interesse della collettività, purché sia imposto per legge, che significa attraverso il potere legislativo, cioè, il Parlamento. Ecco che il decreto del Governo, potere esecutivo, ha sì forza di legge, ma non passa attraverso il Parlamento fino alla eventuale conversione in legge. Ma attenzione, possono obbligarmi solo a condizione di non violare il 1° comma (primo non per caso), vale a dire che non devono procurarmi o farmi rischiare un danno. Il dott. Giovanni Leoni che ha sottoscritto il tuo provvedimento, in fatto di Costituzione è, a tutti gli effetti, un ignorante e potrai impugnarlo. L’Ordine Provinciale non può essere presieduto in costanza di queste carenze. Forse, profittando della prossima riapertura dell’Antica Barina, potremo riprendere le nostre serate divulgative sulla Costituzione. A tua disposizione, caro Ennio e cari auguri.

Decreto-Legge 1° aprile 2021, N. 44

                               Art. 4 
 
(( (Obblighi vaccinali per gli esercenti le professioni  sanitarie  e
              gli operatori di interesse sanitario). )) 
 
  ((1. Al fine di tutelare la salute pubblica  e  mantenere  adeguate
condizioni di sicurezza nell'erogazione delle prestazioni di  cura  e
assistenza, in attuazione del piano di cui all'articolo 1, comma 457,
della legge 30 dicembre 2020, n. 178, gli  esercenti  le  professioni
sanitarie e gli operatori di interesse sanitario di cui  all'articolo
1, comma 2, della legge 1° febbraio 2006, n. 43, per  la  prevenzione
dell'infezione  da  SARS-CoV-2  sono   obbligati   a   sottoporsi   a
vaccinazione gratuita, comprensiva, a far data dal 15 dicembre  2021,
della somministrazione della dose di  richiamo  successiva  al  ciclo
vaccinale primario, nel rispetto  delle  indicazioni  e  dei  termini
previsti con circolare del Ministero della  salute.  La  vaccinazione
costituisce requisito essenziale per l'esercizio della professione  e
per  lo  svolgimento  delle  prestazioni  lavorative   dei   soggetti
obbligati. La vaccinazione e'  somministrata  altresi'  nel  rispetto
delle indicazioni fornite dalle regioni e dalle province autonome  di
Trento e di Bolzano in  conformita'  alle  previsioni  contenute  nel
piano di cui al primo periodo. 
  2. Solo in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a
specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal  medico  di
medicina generale, nel rispetto delle circolari del  Ministero  della
salute in materia di esenzione dalla  vaccinazione  anti  SARS-CoV-2,
non sussiste l'obbligo di cui al  comma  1  e  la  vaccinazione  puo'
essere omessa o differita. 
  3. Gli Ordini degli esercenti  le  professioni  sanitarie,  per  il
tramite delle  rispettive  Federazioni  nazionali,  che  a  tal  fine
operano  in  qualita'  di  responsabili  del  trattamento  dei   dati
personali, avvalendosi  della  Piattaforma  nazionale  digital  green
certificate (Piattaforma nazionale-DGC)  eseguono  immediatamente  la
verifica  automatizzata  del  possesso  delle  certificazioni   verdi
COVID-19  comprovanti  lo  stato  di   avvenuta   vaccinazione   anti
SARS-CoV-2,  secondo  le  modalita'  definite  con  il  decreto   del
Presidente del Consiglio dei ministri di cui  all'articolo  9,  comma
10,  del  decreto-legge  22  aprile  2021,  n.  52,  convertito,  con
modificazioni, dalla legge 17  giugno  2021,  n.  87.  Qualora  dalla
Piattaforma   nazionale-DGC   non   risulti   l'effettuazione   della
vaccinazione anti SARS-CoV-2, anche  con  riferimento  alla  dose  di
richiamo successiva al  ciclo  vaccinale  primario,  nelle  modalita'
stabilite nella circolare di cui al comma 1,  l'Ordine  professionale
territorialmente competente invita l'interessato  a  produrre,  entro
cinque giorni dalla  ricezione  della  richiesta,  la  documentazione
comprovante l'effettuazione della vaccinazione oppure  l'attestazione
relativa all'omissione o al differimento della stessa  ai  sensi  del
comma 2, ovvero la presentazione della richiesta di vaccinazione,  da
eseguirsi entro  un  termine  non  superiore  a  venti  giorni  dalla
ricezione dell'invito, o comunque l'insussistenza dei presupposti per
l'obbligo vaccinale di cui al comma 1. In caso  di  presentazione  di
documentazione attestante  la  richiesta  di  vaccinazione,  l'Ordine
invita l'interessato a  trasmettere  immediatamente  e  comunque  non
oltre tre giorni dalla somministrazione, la certificazione attestante
l'adempimento all'obbligo vaccinale. 
  4.  Decorsi  i  termini  di  cui  al  comma  3,  qualora   l'Ordine
professionale accerti il mancato adempimento dell'obbligo  vaccinale,
anche con riguardo alla dose di richiamo, ne da'  comunicazione  alle
Federazioni nazionali competenti e, per il  personale  che  abbia  un
rapporto  di  lavoro  dipendente,  anche   al   datore   di   lavoro.
L'inosservanza degli  obblighi  di  comunicazione  di  cui  al  primo
periodo da parte degli  Ordini  professionali  verso  le  Federazioni
nazionali rileva ai fini  e  per  gli  effetti  dell'articolo  4  del
decreto legislativo del Capo Provvisorio  dello  Stato  13  settembre
1946, n. 233. L'atto di accertamento dell'inadempimento  dell'obbligo
vaccinale e' adottato da parte dell'Ordine  territoriale  competente,
all'esito delle verifiche di cui al comma 3, ha natura  dichiarativa,
non disciplinare, determina  l'immediata  sospensione  dall'esercizio
delle  professioni  sanitarie  ed  e'  annotato  nel  relativo   Albo
professionale. 
  5. La  sospensione  di  cui  al  comma  4  e'  efficace  fino  alla
comunicazione  da  parte  dell'interessato  all'Ordine   territoriale
competente e, per il  personale  che  abbia  un  rapporto  di  lavoro
dipendente, anche al datore di lavoro, del  completamento  del  ciclo
vaccinale primario e, per i professionisti che  hanno  completato  il
ciclo  vaccinale  primario,  della  somministrazione  della  dose  di
richiamo e comunque non oltre il termine di sei mesi a decorrere  dal
15 dicembre 2021. Per il periodo di sospensione non  sono  dovuti  la
retribuzione ne' altro compenso o emolumento, comunque denominato. Il
datore di lavoro verifica l'ottemperanza alla sospensione disposta ai
sensi del comma 4 e, in caso di  omessa  verifica,  si  applicano  le
sanzioni di cui all'articolo 4-ter, comma 6. 
  6. Per i professionisti sanitari che  si  iscrivono  per  la  prima
volta agli albi degli Ordini professionali territoriali l'adempimento
dell'obbligo vaccinale e' requisito ai fini dell'iscrizione fino alla
scadenza del termine di sei mesi a decorrere dal 15 dicembre 2021. 
  7. Per il periodo in cui la vaccinazione  di  cui  al  comma  1  e'
omessa o differita, il datore di lavoro adibisce i soggetti di cui al
comma  2  a  mansioni  anche  diverse,   senza   decurtazione   della
retribuzione, in  modo  da  evitare  il  rischio  di  diffusione  del
contagio da SARS-CoV-2. 
  8. Per il medesimo periodo di cui al comma 7, al fine di  contenere
il    rischio    di    contagio,    nell'esercizio     dell'attivita'
libero-professionale, i soggetti di cui al comma 2 adottano le misure
di prevenzione igienico-sanitarie indicate dallo specifico protocollo
di sicurezza adottato con  decreto  del  Ministro  della  salute,  di
concerto con  i  Ministri  della  giustizia  e  del  lavoro  e  delle
politiche sociali, entro il 15 dicembre 2021. 
  9. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare  nuovi
o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. 
  10. Per la  verifica  dell'adempimento  dell'obbligo  vaccinale  da
parte degli operatori di interesse sanitario di cui al  comma  1,  si
applicano le disposizioni di cui all'articolo 4-ter,  commi  2,  3  e
6.)) 

4717.- I nostri bambini vanno tutelati, non sono inca destinati ai sacrifici umani.

Aiutiamo le mamme.

Calando il sipario su questo anno di degrado sociale, é venuto istintivo commisurare le recenti parole del Papa sugli abusi sui bambini, da un lato, con il furore vaccinale delle autorità italiane verso i bambini, da un altro, con le ammissioni di Pfizer-BioNTech sulla inefficacia del vaccino Comirnaty nei bambini fra i 5 e gli 11 anni.

La circolare del ministero della Salute sulla ”Estensione di indicazione di utilizzo del vaccino Comirnaty (BioNTech/Pfizer) per la fascia di età 5-11 anni” dice che Comirnaty 10 mcg/dose viene somministrato ai bambini come ciclo di 2 dosi (da 0,2 mL ciascuna) a distanza di 3 settimane (21 giorni) l’una dall’altra e che nei bimbi fragili è possibile la terza dose a 28 giorni. La circolare si rifà al parere dell’Aifa. Testualmente: “Sebbene l’infezione da SARS-CoV-2 sia sicuramente più benigna nei bambini, in alcuni casi essa può essere associata a conseguenze gravi, come il rischio di sviluppare la sindrome infiammatoria multisistemica, che può richiedere anche il ricovero in terapia intensiva”. Qui, il 16 dicembre è partita la campagna vaccinale dedicata alla fascia 5-11 anni.

Le parole del Papa stigmatizzano la violenza sulle donne e gli abusi sui bambini, in particolare da punto di vista sessuale, ma ci colpisce una frase: “Se non aiutiamo le mamme come facciamo a tutelare i minori di cui siamo responsabili? E le domande che ci si pongono sono: “Come stiamo aiutando le mamme ad assumere decisioni consapevoli?” e “Cosa è stato fatto per proteggere e garantire il diritto allo studio dei bambini?” “È il vaccino la soluzione a tutti i loro problemi?”

Le risposte sono, purtroppo, critiche: Poca informazione e le solite chiacchiere, poco o nulla di fatto per la santificazione della scuola e dei trasporti e sulla soluzione, giova ricordare che:

  • “Pfizer ha affermato che il suo vaccino a due dosi non ha funzionato adeguatamente nei bambini da 2 a 5 anni e che sperimenterà, ripeto: sperimenterà una serie di tre dosi per l’autorizzazione ufficiale” 
  • Il rischio di miocardite in seguito a una terza dose di Comirnaty non è ancora stato caratterizzato.

Lo Stato interviene a garanzia dell’effettiva tutela dei diritti dei minori. Per esempio, il servizio sociale area minori svolge funzione di assistenza, di sostegno e di aiuto nella genitorialità alle famiglie. Riguardo alla campagna vaccinale, significa aiutare le mamme con una informazione onesta a tutelare i loro, i nostri bambini, assumendo decisioni consapevoli. Significa poter valutare dove inizia il beneficio e dove termina il rischio e non, semplicemente, offrire le proprie creature a un programma. L’uomo non è soltanto la creatura più intelligente. È anche la più stupida. Anche le mamme inca offrivano al dio le loro creature, con la certezza di fare il loro bene. Tempo che vai, mamme che trovi. A Voi la conclusione.

Così venivano drogati i bambini inca destinati ai sacrifici umani.


Recenti analisi hanno consentito ad un gruppo di ricercatori di far luce sui cruenti sacrifici nei quali, molto spesso, le vittime erano giovanissime.

I capelli della mummia di una ragazzina rinvenuta in Sud America raccontano gli ultimi mesi della sua vita, rivelando che i bambini Inca sacrificati nel corso della cerimonia della Capacocha assumevano grandi quantità di alcol e foglie di coca.


A cura di Nadia Vitali, fanpage.it

La fanciulla di Llullaillaco
I primi a narrare di quei sacrifici cruenti, in cui le vittime venivano scelte tra i più bei giovani delle comunità, furono i missionari spagnoli che descrissero nei loro resoconti le orrende caratteristiche di quelle pratiche: solo negli anni più recenti, tuttavia, l’archeologia è intervenuta finalmente per integrare le informazioni redatte da quegli europei che tra i primi incontrarono – e si scontrarono – con l’incomprensibile “mondo nuovo” che da millenni viveva dall’altro lato dell’Oceano. I ritrovamenti di alcuni resti ottimamente conservati, come nel caso delle mummie di Llullaillaco, stanno aiutando a far luce su una pagina della storia rimasta troppo a lungo silenziosa ma che, probabilmente anche in virtù del “mistero” che sembra aleggiarle attorno, ha affascinato ed interessato i più.

Il Capacocha, questo il nome con cui venivano indicati i sacrifici umani presso le popolazioni Inca, prevedeva un rituale lungo e complesso, con tanto di delicata fase preparatoria in cui i giovani corpi, e le giovani anime, venivano resi pronti al proprio drammatico destino finale: nell’ambito di tale rituale era uso, infatti, somministrare ai fanciulli in attesa sostanze alcoliche e stupefacenti che, oltre a rendere le vittime più mansuete e plasmabili, avevano assai probabilmente il potere di alterarne la percezione della realtà, predisponendole al meglio al “contatto” con il mondo ultraterreno. Un recente studio coordinato da Andrew Wilson, archeologo dell’università britannica di Bradford, è riuscito a ricostruire alcuni dettagli relativi alle ultime giornate vissute da tre giovanissimi le cui esistenze furono offerte “in dono” alle divinità: i risultati del lavoro, che ha visto la collaborazione dei ricercatori del laboratorio di medicina forense dell’Università di Copenaghen e dell’Università cattolica di Salta, in Argentina, sono stati pubblicati in un articolo della rivista scientifica PNAS.

I resti esaminati dagli studiosi erano quelli delle mummie di Llullaillaco: una fanciulla di circa 13 anni soprannominata La doncella (nell’immagine principale, esposta presso l’High Mountain Archeological Museum di Salta dove è conservata) e due bambini, un maschietto e una femminuccia, di 4 o 5 anni. Rinvenuti nel 1999 sulla sommità del vulcano Llullaillaco, una delle cime più alte delle Ande, ad un’altitudine di oltre 6.700 metri, i corpi dei tre si erano preservati in condizioni pressoché perfette, complici le temperature bassissime di quel luogo spettacolare che fece loro da tomba: «sembrava dormissero» quando furono scoperti nel sepolcro. I tre bambini furono le vittime immolate all’altare delle divinità all’incirca 500 anni fa, all’epoca in cui era ancora fiorente e forte l’impero Inca, il più vasto di età precolombiana, che sarebbe andato incontro al suo collasso definitivo con l’arrivo degli spagnoli.

In particolare i capelli de La doncella accuratamente intrecciati (tra i quali ne sono stati individuati anche alcuni bianchi, forse il frutto dello stress emotivo precedente la drammatica fine della giovane) sono stati in grado di fornire una gran quantità di informazioni agli studiosi. Le indagini biochimiche hanno confermato scientificamente quello che da tempo era noto agli esperti: durante i mesi che precedevano il sacrificio, le vittime designate assumevano quantità progressivamente crescenti di droga, attraverso la masticazione delle foglie di coca, e di alcol, probabilmente dalla Chicha, la bevanda derivata dalla fermentazione del mais. I risultati hanno evidenziato come la bambina avesse consumato tre volte più droga ed alcol rispetto agli altri due bambini e come le dosi di alcol ingerito nelle ultime settimane di vita fossero altissime. In generale, nel corso dell’intero anno precedente la sua morte, assunse sistematicamente queste sostanze: è assai probabile che i giovani scelti venissero obbligati a far ciò con l’obiettivo finale di una elevazione spirituale che li avrebbe avvicinati il più possibile all’ideale di vittima da immolare. Un vero e proprio percorso iniziatico testimoniato da altri mutamenti avvenuti nel medesimo arco di tempo e ravvisabili sempre grazie agli esami sui capelli: la fanciulla passò repentinamente da una dieta basata principalmente sulle patate ad un’alimentazione che prevedeva abbondanti quantità di carne e granoturco; nello stesso periodo cambiò anche la pettinatura.

Ma, dopo la preparazione, come vennero sacrificati i due bambini e l’adolescente? La combinazione dei dati ottenuti grazie alle analisi biochimiche con quelli radiologici e archeologici ha permesso agli studiosi di ricostruire il quadro del cruento sacrificio: i tre, ormai sedati e storditi, vennero fatti sedere in tre nicchie naturali sulla cima del vulcano e lì lasciati a morire. Gli esperti ipotizzano che le abbondanti quantità di alcol e droga, assieme al freddo intenso, abbiano fatto in modo che i giovani trapassassero abbastanza quietamente. Sulla fanciulla, in particolare, non è stato riscontrato alcun segno di violenza bensì le condizioni tipiche di un trattamento accuratissimo: i suoi vestiti erano ricchi e sontuosi, i capelli ben pettinati, sul suo corpo lo strato di grasso confermava l’alimentazione soddisfacente degli ultimi anni vissuti; accanto a lei, oggetti di vario tipo come statue e contenitori per acqua.

La doncella era stata scelta forse perché particolarmente attraente o dotata di qualche dettaglio che la rendeva eccezionale: Emma Brown, archeologa che ha partecipato allo studio, ha infatti spiegato che, secondo le cronache spagnole, erano questi i parametri a cui si ricorreva per la selezione; il brusco mutamento nelle abitudini alimentari confermerebbe il cambiamento sociale seguito. Dagli stessi resoconti si evincerebbe come esistessero nella società Inca delle figure preposte proprio al reclutamento di quelle che sarebbero divenute le giovani vittime sacrificate. I ricercatori ritengono che il trattamento differente riservato ai tre, in termini di allucinogeni ed alcolici somministrati, fosse non soltanto commisurato all’età, ma anche conseguenza di diversi status sociali e, soprattutto, della gerarchia dei ruoli rituali all’interno di un sacrificio crudele che sottostava a regole e cerimoniali rigidissimi: presumibilmente la doncella, nella sua triste fine, vestiva gli abiti di una privilegiata.


https://scienze.fanpage.it

4716.- Lo scudo dei bambini: «vacciniamo i bambini»

Con tutti i presidenti, tutti i consulenti venuti alla ribalta nella sanità, meraviglia che il virus resista e alimenti la spirale dei contagi. Ormai, parlano solo per interviste, lo sguardo dritto nel vuoto. Dunque, il problema del controllo dell’epidemia – e già non si chiama più pandemia, né potrebbe dopo la decisione del Sudafrica – sono i bambini o, meglio, quel milione di vaccinati che serve a raggiungere la quota 90% della “collina”.

Non è che, invece, il problema dei bambini sono le aule che dopo due anni sono ancora senza ricambio automatico dell’aria, i bus turistici parcheggiati, che potrebbero invece portarli a scuola e, sopratutto, che i bambini, in quanto minori, sono incapaci?

Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità sa o non sa che…? Sembra che non sappia che “Pfizer ha affermato che il suo vaccino a due dosi non ha funzionato adeguatamente nei bambini da 2 a 5 anni e che sperimenterà, ripeto: sperimenterà una serie di tre dosi per l’autorizzazione ufficiale” (New York Times del 17 dicembre 2021).

Brusaferro sì che lo sa. Sono le mamme che non devono saperlo. Mi ricordano le mamme Inca che offrivano, gioiose, “in dono” i loro bambini alla Capacocha, la pratica Inca del sacrificio umano, soprattutto di bambini, durante o dopo importanti eventi, quali la morte dell’imperatore o durante una carestia e, chissà? durante una pandemia.

«Durante le feste vacciniamo i bambini»

Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità: «La ripresa della scuola è imminente ed è bene che i piccoli possano tornare sui banchi bene equipaggiati anche contro il virus»

Redazione Diariodelweb, venerdì 31 dicembre 2021

Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità
Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità PALAZZO CHIGI

Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, portavoce del Comitato tecnico scientifico (Cts) in un’intervista al Corriere della Sera racchiude in tre parole le raccomandazioni che ci potrebbero condurre verso una nuova fase di controllo dell’epidemia: «Prudenza, consapevolezza, fiducia».

Il governo ha appena varato un pacchetto di misure restrittive che ci dovrebbero accompagnare verso la porta di uscita dall’attuale criticità. Qual è il perno?

«Nessuna – risponde Brusaferro – prevale sull’altra, come importanza. È l’insieme dei provvedimenti che richiama ogni singolo cittadino a un grande senso di responsabilità. Anche l’alleggerimento della quarantena per le persone vaccinate con la maggiore copertura (tre dosi o due se non sono passati 120 giorni) e che hanno contatti con soggetti positivi, fa appello al buonsenso nel gestire i nostri comportamenti. Le precauzioni per loro? Indossare sempre la mascherina Ffp2, per maggior sicurezza, evitare gli assembramenti, avere attenzione se si sta vicino a persone fragili e arrivare al test di negatività. Questo significa vivere la libertà con consapevolezza».

Il presidente del’Istituto superiore di Sanità spiega che «La crescita dei casi è netta e rapidissima. Siamo a oltre 600 positivi ogni 100mila abitanti negli ultimi 7 giorni. È un segnale chiaro. L’attività diagnostica è intensa. Circa un milione di test al giorno: una capacità molto elevata di individuare le persone con infezione. Più colpiti i giovani. Sono dati in linea col resto d’Europa. La curva dell’epidemia è ancora in salita».

Sale però anche la percentuale dei vaccinati con tre dosi. «Oltre il 60% della popolazione per la quale è prescritto il richiamo – spiega ancora Brusaferro al Corsera – il booster, lo ha ricevuto. Parliamo di 19 milioni di persone. Sì, sono numeri di grande soddisfazione e non dubito che diventeranno più grandi. La gente ha compreso che il vaccino è uno strumento fondamentale».

Cosa sappiamo della variante Omicron? «Tutto – risponde il presidente dell’Istituto superiore di Sanità – fa supporre che questa variante sarà diventato largamente dominante attorno alla metà di gennaio. Attualmente si contende il campo con la variante Delta, rispetto alla quale è molto più trasmissibile ma aspettiamo dati più solidi per capire se è meno pericolosa nel dare malattia grave e rendere necessario il ricovero in ospedale. Sappiamo però che tre dosi di vaccino, pur non proteggendo completamente dall’infezione, evitano le complicanze del Covid. Se non ci fossero stati i vaccini, oggi saremmo in una situazione drammatica».

I bambini e i ragazzi sono i più colpiti. «Spero – risponde il portavoce del Cts – che durante queste festività i genitori, seguendo le indicazioni dei pediatri, portino i bambini ai centri vaccinali. È importante metterli al sicuro dal rischio del Covid. La ripresa della scuola è imminente ed è bene che i piccoli possano tornare sui banchi bene equipaggiati anche contro il virus».

Consigli per Capodanno? «Evitare i luoghi sovraffollati, specialmente al chiuso. Meglio riunirsi solo se «muniti» di vaccino. Ricordiamoci di arieggiare sempre le stanze, in ogni caso, aprendo di tanto in tanto le finestre, e di usare le mascherina quando raccomandato. Il mio augurio: la situazione è complessa, ma si può guardare a un 2022 più sereno».

4715.- Vaccini COVID-19: perché non mi buco


Vaccini COVID-19: Ma qualcuno ha letto i documenti dei produttori pubblicati dall’AIFA?

Da Il Cappello Pensatore, pubblicato il 24/12/2021 da Stefano Alì

Fiale di vaccini Covid-19, da sinistra, AstraZeneca, Johnson&Johnson,Pfizer e Moderna

Confuso dalle certezze di “scienziati” subito smentite dai fatti e da politiche schizofreniche, ho letto i documenti forniti dai produttori e pubblicati dall’AIFA. Ora posso dirlo con certezza: il vaccino COVID-19 non lo faccio.

Il riferimento per questo post è il più diffuso vaccino COVID-19, il Comirnaty (Pfizer-Biontech), ma il contenuto si può estendere per analogia agli altri.

Utilizzerò due documenti PFIZER pubblicati dall’AIFA:

Siccome l’AIFA modifica e sostituisce frequentemente questi documenti, preciso che qui si tratta dei documenti resi disponibili il 14 dicembre 2021.

Nel caso l’AIFA li aggiornasse e sostituisse, qui sono in download nella versione al 14/12/2021

Considerato che si tratta di documenti consistenti, di volta in volta riporterò la citazione con l’indicazione della pagina in cui si trova.

Attenzione!

Ciascuno dei file contiene tre documenti, uno per ciascuna delle confezioni (due per adulti e una per uso pediatrico).

In ciascun file, quindi, si ripetono le informazioni per:

  • 30 microgrammi/dose concentrato (adulti)
  • 30 microgrammi/dose in dispersione (adulti)
  • 10 microgrammi/dose concentrato (pediatrico)

È normale, pertanto, che nei documenti relativi al dosaggio per adulti siano esclusi i soggetti di età inferiore ai 12 anni.

E adesso vediamo gli argomenti:

Miocarditi e pericarditi

Nel “Foglio illustrativo”, in terza pagina (numerata 84) leggiamo al primo paragrafo:

Dopo la vaccinazione con Comirnaty sono stati segnalati casi molto rari di miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco) e pericardite (infiammazione del rivestimento esterno del cuore)

Ma nella pagina successiva, fra gli effetti indesiderati, in basso c’è scritto:

Non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili)
• […]
• infiammazione del muscolo cardiaco (miocardite) o infiammazione del rivestimento esterno del cuore (pericardite) che possono causare respiro corto, palpitazioni o dolore toracico

Sono “casi molto rari” o “la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili”.

Identiche dichiarazioni nell’Allegato 1, ma con alcune precisazioni.

A pagina 4

Miocardite e pericardite
Dopo la vaccinazione con Comirnaty sono stati osservati casi molto rari di miocardite e pericardite, verificatisi principalmente nei 14 giorni successivi alla vaccinazione, più spesso dopo la seconda dose e nei giovani di sesso maschile. I dati a disposizione suggeriscono che il decorso della miocardite e della pericardite dopo la vaccinazione non è diverso da quello della miocardite o della pericardite in generale.

[…]

Il rischio di miocardite in seguito a una terza dose di Comirnaty non è ancora stato caratterizzato. RIPETO: Il rischio di miocardite in seguito a una terza dose di Comirnaty non è ancora stato caratterizzato.RIPETO: Il rischio di miocardite in seguito a una terza dose di Comirnaty non è ancora stato caratterizzato.

Azzardiamo qualche ipotesi?

Già qui potremmo forse azzardare alcune ipotesi:

  • i malori improvvisi di giovani sportivi non sono proprio inspiegabili
  • non si sa cosa potrà accadere con la terza dose
  • le miocarditi da vaccino non sono benigne (con buona pace di Roberto Burioni)

Nell’Allegato 1, la casistica delle reazioni avverse è anche espressa in tabella.

Questa è la tabella 1 di pagina 7 (click sulla tabella per ingrandire)

Ingrandendo la tabella, noteremo che nella colonna “Non nota”, le voci “Miocardite” e “Pericardite” sono contrassegnate dalla nota “d”.

In legenda a piede di tabella (pagina 8) troviamo:

Reazione avversa determinata successivamente all’autorizzazione all’immissione in commercio.

Quindi è già evidente che la sperimentazione continua.

A dimostrazione della “bontà” dei trial, le miocarditi e le pericarditi non erano emerse affatto!

Terza dose

A proposito della “terza dose” è opportuno segnalare che sia il foglio illustrativo (in terza pagina, numerata 84) sia l’allegato 1 (a pagina 2) avvertono:

È possibile somministrare una dose di richiamo (terza dose) di Comirnaty per via intramuscolare almeno 6 mesi dopo la seconda dose a soggetti di età pari o superiore a 18 anni. La decisione in merito alle tempistiche e ai destinatari della terza dose di Comirnaty deve essere presa sulla base dei dati disponibili sull’efficacia del vaccino, tenendo in considerazione la limitata disponibilità di dati relativi alla sicurezza (vedere paragrafi 4.4 e 5.1).

Somministrazioni di terze dosi prima dei sei mesi dalle seconde e, a maggior ragione, di eventuali successive esulano dalle modalità di somministrazione raccomandate dallo stesso produttore! 

E si dovrebbe pure tenere conto della carenza di dati sulla sicurezza.

In buona sostanza, ogni nuova dose somministrata è un ulteriore salto nel buio inesplorato.

Interazioni con altri medicinali

Nel foglio illustrativo (in terza pagina, numerata 84) si legge un laconico

Altri medicinali e Comirnaty
Informi il medico o il farmacista se sta usando, ha recentemente usato o potrebbe usare qualsiasi altro medicinale, o se le è stato somministrato di recente qualsiasi altro vaccino

Nell’Allegato 1, a pagina 5, c’è scritto:

4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme d’interazione
Non sono stati effettuati studi d’interazione.
La somministrazione concomitante di Comirnaty con altri vaccini non è stata studiata.

Ma il medico cosa dovrebbe farsene dell’informazione circa altri medicinali usati, se non sono stati effettuati studi di interazione?

La cosidetta “vaccinazione eterologa”

L’intercambiabilità di Comirnaty con vaccini anti-COVID-19 di altri produttori per completare il ciclo primario di vaccinazione o la dose di richiamo (terza dose) non è stata stabilita. I soggetti che hanno ricevuto 1 dose di Comirnaty devono ricevere una seconda dose di Comirnaty per completare il ciclo primario di vaccinazione e per eventuali dosi aggiuntive.

Chi e come ha stabilito che è possibile fare richiami con vaccini diversi? Come funzionerebbe la farmaco-vigilanza in presenza di effetti avversi conclamati se non si possono attribuire con certezza all’un farmaco o all’altro?

Quindi ha pienamente ragione il prof Crisanti a dichiararsi “indignato”Video Player

I vaccini COVID-19 in Gravidanza e allattamento

Dal foglio illustrativo (in terza pagina, numerata 84):

Gravidanza e allattamento
Se è in corso una gravidanza, se sospetta o sta pianificando una gravidanza o se sta allattando con latte materno chieda consiglio al medico o al farmacista prima di ricevere questo vaccino

Invece l’Allegato 1 è ben più chiaro (pagina 5):

Gravidanza
I dati relativi all’uso di Comirnaty in donne in gravidanza sono in numero limitato. Gli studi sugli animali non indicano effetti dannosi diretti o indiretti su gravidanza, sviluppo embrionale/fetale, parto o sviluppo post-natale (vedere paragrafo 5.3). La somministrazione di Comirnaty durante la gravidanza deve essere presa in considerazione solo se i potenziali benefici sono superiori ai potenziali rischi per la madre e per il feto.

Allattamento
Non è noto se Comirnaty sia escreto nel latte materno.

Più avanti, a pagina 15, leggiamo: 

Tossicità della riproduzione

La valutazione della tossicità della riproduzione e dello sviluppo è stata condotta nei ratti nel corso di uno studio combinato di fertilità e tossicità dello sviluppo, durante il quale femmine di ratto hanno ricevuto Comirnaty per via intramuscolare prima dell’accoppiamento e durante la gestazione (4 dosi complete destinate all’uomo, che generavano livelli relativamente più elevati nei ratti a causa delle differenze di peso corporeo, somministrate dal giorno 21 precedente all’accoppiamento fino al giorno 20 della gestazione). Sono state osservate risposte anticorpali neutralizzanti verso SARS-CoV-2 nelle madri animali da prima dell’accoppiamento al termine dello studio al giorno 21 dopo la nascita, così come nei feti e nella prole. Non si sono verificati effetti correlati al vaccino in termini di fertilità nelle femmine, gravidanza, sviluppo embrionale/fetale o sviluppo della prole.
Non sono disponibili dati su Comirnaty relativi al trasferimento placentare o all’escrezione nel latte materno del vaccino.

Ancora una volta, cosa dovrebbero consigliare il medico o il farmacista se lo stesso produttore non ha e non fornisce dati?

Tossicità generale

Gli unici studi sono stati effettuati sui ratti (vedi pag 15 dell’Allegato 1). Evidentemente anche in questo caso valuteranno gli eventuali effetti avversi solo successivamente all’immissione in commercio

Genotossicità/potenziale cancerogeno

Leggiamo ancora a pagina 15 dell’Allegato 1

Non sono stati condotti studi di genotossicità o sul potenziale cancerogeno. Si ritiene che i componenti del vaccino (lipidi e mRNA) non presentino alcun potenziale genotossico.

Esaminiamo queste affermazioni, ma prima chiariamo che la “genotossicità” è la capacità di una sostanza di danneggiare il DNA delle cellule (fonte EFSA)

Farmaci mRNA

Ormai è noto che si tratta di “vaccini mRNA”, ma in pochi sanno che i farmaci mRNA si basano su una biotecnologia in evoluzione e ancora in fase di studio.

I campi di applicazione spaziano dalle malattie metaboliche ereditarie fino al cancro.

È naturale una domanda: se i farmaci mRNA potenzialmente possono curare il cancro, potenzialmente possono anche provocarlo? Come mai non sono stati effettuati studi sul potenziale cancerogeno di questi vaccini?

Anche perché il “si ritiene” (che già di per sé mette i brividi) è riferito solo alla genotossicità, non certo al potenziale cancerogeno.

C’è, poi, un corollario.

Da un articolo su “Nature“: «Il prossimo obiettivo delle terapie a base di mRNA: le malattie rare».

“Un altro potenziale ostacolo su cui lavorare è l’eventualità di una risposta immunitaria alle nanoparticelle lipidiche che avvolgono l’mRNA e lo portano dentro le cellule. In un vaccino, tale reazione è benvenuta e le nanoparticelle agiscono come adiuvanti. Ma, in un farmaco che ha bisogno di ripetute somministrazioni, potrebbe ridurre l’efficacia a lungo termine.” (1)

Ma i vaccini COVID-19 ormai richiedono richiami a intervalli di quattro mesi (in diminuzione)!

E se un vaccino necessita di somministrazioni ripetute, in cosa differisce da una terapia? Incontra i medesimi ostacoli in termini di risposta immunitaria?

Perciò l’efficacia si riduce a ogni somministrazione? Per questo gli intervalli di somministrazione sono sempre più brevi?

Il vaccino mRNA può modificare il DNA?

Il nostro aspetto e tutte le nostre funzioni sono “governate” dal DNA.

Il DNA invia le istruzioni mediante un determinato tipo di RNA (RNA messaggero o mRNA).

Per questa ragione il fatto che l’RNA non possa modificare il DNA è praticamente un “dogma scientifico”.

In tal senso l’Istituto Superiore della Sanità ha scritto nelle sue FAQ:

Il vaccino a RNA è pericoloso perché modifica il codice genetico

FALSO. Il compito dell’mRNA è solo quello di trasportare le istruzioni per la produzione delle proteine da una parte all’altra della cellula, per questo si chiama “messaggero”. In questo caso l’RNA trasporta le istruzioni per la produzione della proteina utilizzata dal virus per attaccarsi alle cellule, la proteina denominata Spike. L’organismo grazie alla vaccinazione produce anticorpi specifici prima di venire in contatto con il virus e si immunizza contro di esso.

Ovviamente, però, la scienza non è fatta di dogmi.

Lo scorso giugno su “Science” è apparso un articolo («Polθ reverse transcribes RNA and promotes RNA-templated DNA repair») ripreso da Sky: «Cellule umane possono convertire Rna in Dna: vacilla il “dogma della biologia”. Lo studio» 

Seppure questo spiegherebbe la forma estremamente dubitativa utilizzata da Pfizer nell’espressione «Si ritiene che i componenti del vaccino (lipidi e mRNA) non presentino alcun potenziale genotossico.», suscita sgomento l’assoluta carenza di studio sul potenziale genotossico del vaccino.

Effetti avversi e dati sottostimati

Alla luce di quanto emerge dai documenti, sinceramente non capisco come si possa affermare che questi vaccini COVID-19 siano sicuri e che abbiano superato la fase di sperimentazione.

Peraltro, il sistema di raccolta dei dati per la valutazione degli eventuali effetti avversi “post-commercializzazione” è basato sulla cosiddetta “vigilanza passiva”.

Cioé le segnalazioni sono lasciate alla buona volontà degli operatori sanitari e non.

Ed è la stessa Pfizer a sostenere che i dati così raccolti sono sottostimati

Una organizzazione di sanitari, medici, scienziati e giornalisti (Public Health and Medical Professionals for Transparency) ha richiesto all’FDA (omologa americana dell’AIFA e dell’EMA) il rilascio di tutta la documentazione relativa all’autorizzazione commerciale del vaccino COVID-19.

Fra i documenti già rilasciati (500 pagine al mese, quindi la documentazione sarà completa in appena 55 anni, nel 2076!) se ne trova uno interessante.

È denominato 5.3.6 postmarketing experience

Si legge a pagina 5:

Reports are submitted voluntarily, and the magnitude of underreporting is unknown. (I rapporti sono forniti su base volontaria e non è noto l’ordine di grandezza della sottostima)

Concludendo

Da tutto questo risulta evidente che questi farmaci dovrebbero essere somministrati solo ed esclusivamente su precisa prescrizione medica.

Solo un medico che conosca bene il paziente e la sua storia clinica può valutare se il rischio di un salto nel vuoto vale il beneficio e assumersi la responsabilità mediante puntuale prescrizione medica. Altro che scudo penale!

Beneficio assai dubbio, peraltro. E l’incremento dell’incidenza dei contagiati fra i vaccinati ne è la prova.

È irresponsabile imporre l’obbligo vaccinale “all’ingrosso” per intere categorie quando non sono ancora stati forniti dettagli soddisfacenti sulla sicurezza del farmaco.

È irresponsabile, ancora di più, se la vaccinazione viene somministrata da medici praticamente “pagati a cottimo”, come se avvitassero bulloni in catena di montaggio.


Elemento di enorme rilevanza. Non si stanno solo sperimentando questi specifici farmaci. Con l’autorizzazione condizionata dei vaccini mRNA a causa della pandemia, si è aperto alla sperimentazione di massa di una biotecnologia ancora in via di sviluppo e studio. La tecnologia mRNA, fin’ora definita imprevedibile e mai utilizzata prima: «I vaccini contro il Covid basati sulla tecnologia del mRNA sono stati il primo esempio di farmaco che utilizza l’organismo stesso per produrre le proteine desiderate.» (fonte: agendadigitale.eu).

Il rischio di miocardite in seguito a una terza dose di Comirnaty non è ancora stato caratterizzato.

4714.- Qual è la vera posta in gioco per l’elezione del capo dello Stato

Presentiamo questa riflessione di pregio di Gianfranco Polillo con una nota modesta, ma nostra. La voglia riformista degli italiani è stata incanalata sapientemente da Giuseppe Grillo su un binario morto a 5 stelle. L’avvocato che sembra presiedere il MoVimento mette becco nella successione al Quirinale, cercando di conquistarsi uno spazio che non ha e lancia la sua proposta “innovativa” per una candidata donna. Né donna né uomo e nemmeno la meno divisiva. Serve una persona capace, che faccia una politica intelligente e coraggiosa, necessaria per rifondare una democrazia nata, come un secolo fa il fascismo, per contenere il comunismo e che, oggi, non più in grado di gestire il sistema dei pesi e contrappesi, si è arenata in Draghi o, meglio, nel suo prestigio. Ma se Draghi ben può rappresentare il presidenzialismo surrettizio e, perciò stesso, essere contestato, non è su questa eventuale riforma che si può rifondare la democrazia. Ai due ultimi presidenti contestiamo di avere attuato e, comunque, tollerato un disegno eversivo che ha fatto venir meno la divisione dei poteri e l’autonomia e indipendenza della Magistratura. Non c’è una pena che possa commisurarsi a questi delitti. Occorre ripartire dalle fondamenta, da una Costituente (se si può ancora parlare di stati e di costituzioni) e il problema sono i partiti, con le loro leadership, in quanto tali, incapaci di offrire ai cittadini la chiave della partecipazione alla vita politica della Nazione; quindi, altrettanto incapaci di esprimere un leader condiviso e stimato dagli italiani e dai nostri partner. E, qui, l’Italia di oggi ha perduto troppa della sua sovranità, per poter fare a meno di Mario Draghi. Che piaccia, o no.

di Gianfranco Polillo, su Start Magazine.

Qual è la vera posta in gioco per l'elezione del capo dello Stato
Saipem, Nexi, Unicredit, Banca Generali e non solo. Ecco le pagelle di Piazza Affari

I mercati, la politica, il governo e l’elezione del prossimo presidente della Repubblica. L’analisi di Gianfranco Polillo

Proprio ieri avevamo segnalato i pericoli che sono dietro l’angolo. Quel nervosismo che aleggia sui mercati finanziari, che scrutano con preoccupazione l’orizzonte: pronti a tirare i remi in barca e spostare altrove i propri investimenti. “Sudden stop”: arresto improvviso. È questo il termine tecnico che descrive l’improvviso cambio di rotta degli “hot money”. Di quei capitali erranti alla continua ricerca di un porto sicuro, che garantisca loro un rendimento adeguato al più basso rischio possibile. Ma se quest’ultimo aumenta, allora la richiesta di maggiori rendimenti, sotto forma di spread, diventa la condizione indispensabile per ancorarli ad un incerto destino. A meno che quel rischio non diventi comunque eccessivo. “Risk off”: sempre nel linguaggio dei mercati. Ed allora meglio abbandonare la partita, piuttosto che perdere il capitale investito.

Oggi è il Corriere della sera ad esprimere le stesse preoccupazioni, nell’articolo di Daniele Manca. “Lo spread torna a crescere, i mercati mandano un segnale”. La politica sarà in grado di decifrarlo e mettere in atto comportamenti rassicuranti? Almeno al momento non sembra. La discussione sul prossimo presidente della Tepubblica diventa sempre più lunare. Candidature improbabili. Rose di nomi indicate per marcare il proprio territorio. Destinate a segnare la propria posizione contrattuale. Quando addirittura solo necessarie solo per tener in piedi la baracca dei propri movimenti o partiti. In questo schema, le prime votazioni servirebbero solo a stabilire i possibili rapporti di forza: il biglietto d’ingresso per partecipare alle successive trattative. Che rischiano, tuttavia, di essere lunghe e defaticanti.

Guai a scordare i precedenti. Per eleggere Saragat e Leone ci vollero rispettivamente 21 e 23 votazioni. Per Scalfaro solo (si fa per dire) 16. Due giorni prima la strage di Capaci aveva insanguinato le strade della Sicilia, mandando a morte Giovanni Falcone, sua moglie, Francesca Morvillo e gli uomini della sua scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Ovviamente nessuna concordanza. Ma il segno evidente di un’intrinseca drammaticità, quale elemento caratterizzante di un atto così importante quale sarà la scelta del prossimo Presidente della Repubblica.

Tutto sarà, infatti, meno che ordinaria amministrazione. I grandi elettori saranno chiamati a decidere se l’esperimento Draghi dovrà continuare, seppure nelle forme che si renderanno possibile, oppure se si tornerà alle origini. Alla rissa permanente tra le diverse forze politiche. Ad un falso sentimento identitario destinato a prevalere sugli elementi di ragionevolezza. Ai bolsi discorsi a reti unificate. Alle conferenze stampe autocelebrative. Insomma le cose che abbiamo visto, con crescente raccapriccio, nei mesi precedenti. Quando si voleva accreditare la tesi ch’era stata l’Italia ad imprimere quella svolta che, poi, avrebbe portato alla Next generation Eu.

Proprio in questi giorni, Goffredo Bettini, intervenendo su il Foglio (“Un presidente per tornare alla politica”), prospettando un’alternativa a Mario Draghi, aveva auspicato che non si tentasse la ricerca di “una figura dai contorni incerti, scolorita, nella speranza che si rilevi sostanzialmente debole ed ininfluente sul sistema politico e proprio per questo votabile da tutti”. Difficile non essere d’accordo. Ma è l’alternativa ch’egli indica che non appare così solida, come la critica al trasformismo italiano. Basterà per questo una maggioranza diversa rispetto a quella che sorregge l’attuale Governo? Sarebbe auspicabile. Ma con un sistema politico imballato come quello italiano, le speranze sono al lumicino.

Vi fossero state queste energie non si sarebbe arrivati al Governo Draghi. Che è il terminale di una crisi durata vent’anni. Non dimentichiamo gli anni trascorsi: quel difficile rapporto che ha caratterizzato entrambi gli schieramenti politici, di destra e di sinistra: incapaci di aggredire le ragioni di fondo della crisi italiana. Ci si può accapigliare nel ricercare le relative responsabilità, che sono comuni e diffuse. E che alla fine hanno contribuito a produrre, tutte insieme, il fenomeno “5 stelle”. Dalla padella alla brace. Ma a condizione di non perdere di vista la foresta, di cui gli alberi di quella politica erano componenti essenziali.

La verità è che l’Italia è rimasta e lo è tutt’ora il Paese segnato dalle cicatrici della “guerra fredda”. Lo era nel suo impianto costituzionale: quel sistema di pesi e contrappesi pensati soprattutto per evitare che vi potesse essere una direzione politica piena nelle mani di uno dei due più grandi partiti usciti dalla Resistenza. Perché le regole di Yalta non lo consentivano. Lo era nelle strutture economiche e sociali: un consociativismo che doveva dare poco, ma a tutti: per escludere lacerazioni sociali che avrebbero potuto debordare sul terreno politico. E quindi alterare gli equilibri tra i grandi blocchi, che si contendevano l’arena. Ed ecco allora il ruolo crescente dello Stato, il distribuire risorse che non esistevano, creando quel debito pubblico che, ancora oggi, pesa sulla testa delle nuove generazioni.

Non fu semplice garantire una “democrazia progressiva” che facesse decadere, a livello di massa, i miti della Rivoluzione d’ottobre. Merito di una classe dirigente consapevole dei limiti posti al proprio operare e di uomini come De Gasperi o Togliatti, la cui intelligenza politica fu posta al servizio della pur necessaria sopravvivenza. Nella speranza di un futuro migliore. Che per divenire tale deve sciogliere gli ormeggi e riprendere il mare aperto. Dopo essersi distaccato definitivamente da quel retroterra. Questo, almeno a nostro modo di vedere, è la vera posta in gioco di queste elezioni presidenziali. Occorre una forte cesura con il passato. La soluzione Mario Draghi è lì: a portata di mano. Si vorrebbe andare oltre? Benissimo. I nostri più fervidi auguri.

4713.- Sperimentazione del vaccino: stato dell’arte dai documenti ufficiali

A che punto siamo con la sperimentazione dei vaccino contro il COVID-19?

Da Il Cappello Pensatore, di Stefano Alì,

sperimentazione dei vaccini covd-19. laboratorio di ricerca

I vaccini contro il COVID-19 sono sperimentali? Lo stato della sperimentazione del vaccino per come emerge dai documenti ufficiali.

È in corso un acceso dibattito circa la sperimentazione dei vaccini contro il COVID-19.

Specialmente con riferimento ai vaccini basati sulla biotecnologia mRNA: Pfizer (Comirnaty) e Moderna (Spikevax).

Entrambi, secondo quanto si legge nelle “FAQ” dell’AIFA sono destinati “a prevenire la malattia COVID-19”, ma come per il mio precedente articolo «Vaccini COVID-19: perché non mi buco», anche per questo post il mio “focus” è sul più diffuso Comirnaty di Pfizer.

Il dibattito sui social si può sostanzialmente riassumere in

  • Da un lato: I vaccini sono sperimentali perché l’EMA (l’Agenzia Europea dei Medicinali) li ha approvati in via provvisoria e condizionata all’ottenimento di ulteriori dati sulla sicurezza e l’efficacia.
  • Dall’altro: I vaccini non sono sperimentali perché sono stati somministrati a decine di milioni di persone e non si può più parlare di sperimentazione

È necessario premettere che la seconda affermazione è controproducente, oltre a essere un tantino fragilina.

Infatti sottintende che effettivamente – quanto meno nella prima fase – la somministrazione del farmaco a decine di milioni di persone possa aver fatto parte della sperimentazione.

Pone, inoltre, un quesito:

Di preciso, dopo quanti milioni di somministrazioni si può considerare conclusa la fase sperimentale? E chi stabilisce questo confine?

Poniamo, noi, un secondo interrogativo: Può il numero dei vaccinati sostituire l’osservazione degli effetti prodotti dal vaccino nel decorso del tempo e di quanto tempo? Sicuramente, No. E, allora, un altro interrogativo: La FDA, l’EMA, l’AIFA lo sanno? Sicuramente, Sì. E concludo: Trascorse le fasi iniziali della pandemia, come si giustifica il permanere della “Autorizzazione condizionata di commercializzazione”? Lasciamo la parola ai magistrati. ndr.

Ma io qui voglio approfondire la questione utilizzando gli strumenti che le Istituzioni preposte e la stessa Pfizer mettono a disposizione:

  • EMA (Agenzia Europea dei Medicinali)
  • Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana
  • Riassunto delle caratteristiche del prodotto (pubblicate dall’AIFA)
  • Comunicazione di Pfizer in risposta a specifici quesiti di Giovanni Stefanelli (alla base di un suo articolo su lentepubblica.it).

EMA

Sappiamo che l’EMA ha concesso una “Autorizzazione condizionata di commercializzazione” del prodotto.

Sappiamo, anche, che questo significa:

L’approvazione di un medicinale che risponde a bisogni medici insoddisfatti dei pazienti sulla base di dati meno completi di quelli normalmente richiesti. I dati disponibili devono indicare che i benefici del farmaco superano i rischi e il richiedente dovrebbe essere in grado di fornire i dati clinici completi in futuro

Ovviamente il bilancio rischi/benefici viene valutato sopratutto in base ai dati forniti dal produttore.

AIFA

Sulla base dell’approvazione condizionata dell’EMA, l’AIFA ha determinato di autorizzare per uso umano in Italia, fra gli altri, anche il vaccino Comirnaty di Pfizer e Biontech.

Con propria determina del 23 Dicembre 2020 (in GU Serie Generale n.318 del 23-12-2020 a partire da pagina 35).

Rulli di tamburi e fuochi d’artificio nel comunicato stampa. Il Direttore Generale Magrini arriva ad affermare che:

Il vacccino Comirnaty è approvato per tutta la popolazione al di sopra dei 16 anni – ha aggiunto Magrini – non ha controindicazioni assolute e non sono richieste accortezze particolari per sottopopolazioni specifiche come anziani, immunodepressi o soggetti con disturbi della coagulazione e rischi di sanguinamento. Non esistono controindicazioni neppure per le donne in gravidanza e in allattamento

Come abbiamo già visto nel mio precedente articolo «Vaccini COVID-19: perché non mi buco» senza rischio di smentita posso affermare che la dichiarazione è falsa.

E lo confermano il foglietto illustrativo e le “Caratteristiche del prodotto” pubblicati dalla stessa AIFA e allegati al mio articolo:

Gravidanza
I dati relativi all’uso di Comirnaty in donne in gravidanza sono in numero limitato. Gli studi sugli animali non indicano effetti dannosi diretti o indiretti su gravidanza, sviluppo embrionale/fetale, parto o sviluppo post-natale (vedere paragrafo 5.3). La somministrazione di Comirnaty durante la gravidanza deve essere presa in considerazione solo se i potenziali benefici sono superiori ai potenziali rischi per la madre e per il feto.

Allattamento
Non è noto se Comirnaty sia escreto nel latte materno.

La determina AIFA

Il Direttore Generale, peraltro, non può non sapere che i dati sulla sicurezza, tollerabilità, immunogenicità ed efficacia saranno disponibili solo nel dicembre 2023.

Lo hanno scritto in Gazzetta Ufficiale!

Alle pagine 37 e 38 della Gazzetta, infatti, c’è la tabella con le tempistiche di sperimentazione del vaccino (copiate pari pari dall’autorizzazione condizionata EMA).

Entro il 2021 sono richiesti dati generici come:

  • caratterizzazione del principio attivo
  • strategia di controllo per garantire la qualità costante del prodotto
  • processo di sintesi e strategia di controllo per l’eccipiente ALC-0315
  • processo di sintesi e strategia di controllo per l’eccipiente ALC-0159

Ma è entro dicembre 2023 che deve essere fornita la «relazione finale sullo Studio clinico relativa allo Studio C4591001 randomizzato, controllato verso placebo, in cieco per l’osservatore».

E a cosa si riferisce lo “Studio C4591001”?

È proprio lo Studio relativo a sicurezza, tollerabilità, immunogenicità ed efficacia del vaccino!  (qui in download).

Il “Riassunto delle caratteristiche del prodotto”

AIFA ha anche pubblicato il “Riassunto delle caratteristiche del prodotto” aggiornato al 14 dicembre 2021 e che ho già esaminato e reso disponibile (sia in link sia in download) nel mio precedente articolo «Vaccini COVID-19: perché non mi buco».

Nelle pagine 83 e 84 si trova la stessa tabella pubblicata in Gazzetta Ufficiale, ma con una aggiunta: «relazione finale sullo Studio clinico relativa allo Studio C4591007 randomizzato, controllato verso placebo, in cieco per l’osservatore» con scadenza luglio 2024.

Questo ulteriore Studio C4591007, aggiuntivo rispetto allo Studio C4591001 da presentare entro dicembre 2023 di riferisce alla sicurezza, tollerabilità, immunogenicità ed efficacia della formulazione per uso pediatrico.

Fin qui si potrebbe ancora arditamente sostenere che tutto questo non implica che la sperimentazione del vaccino sia ancora in corso fino al 2023 e al 2024 per l’uso pediatrico.

Mi faccio quindi soccorrere dal prof. Frajese e, come vedremo, dalla stessa Pfizer.

Qui l’ormai famoso video del confronto fra il Sottosegretario Sileri e il prof Frajesehttp://ilcappellopensatore.it/wp-content/uploads/2021/12/il-vaccino-COVID-19-e-sperimentale-o-no.mp4

Il documento Pfizer

È Pfizer a mettere la parola “fine” alla polemica.

Giovanni Stefanelli di “lentepubblica.it” ha posto dei quesiti direttamente a Pfizer.

Il 03 settembre 2021 la società ha fornito tutti i chiarimenti richiesti. Qui il documento.

Il documento è in inglese e ne riporto le parti rilevanti.

Sulla sicurezza

La sicurezza a lungo termine del vaccino mRNA BNT162b2 al momento è sconosciuta, tuttavia si stanno raccogliendo ulteriori dati di sicurezza nello Studio C4591001 in corso e fino a due anni successivi alla somministrazione della seconda dose […]. 

Come abbiamo visto, le conclusioni dello Studio C4591001 sono previste per dicembre 2023.

Inoltre

raccomandazioni e precauzioni da seguire dal personale sanitario e dai pazienti per la sicurezza e l’uso efficace di Comirnaty sono incluse nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (di cui ho parlato nel mio precedente articolo «Vaccini COVID-19: perché non mi buco», n.d.r.)

Alla domanda riguardante la possibile somministrazione di una terza dose, Pfizer disponde così:

Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto fornisce le seguenti informazioni rilevanti: […] Comirnaty è somministrato per via intramuscolare dopo diluizione come ciclo di 2 dosi (0,3 mL ciascuna). Si raccomanda di somministrare la seconda dose 3 settimane dopo la prima

Al 3 settembre, quindi, il Riassunto delle caratteristiche di prodotto escludeva una terza dose.

Il documento aggiornato al 14 dicembre che abbiamo esaminato nell’altro articolo recita, invece

È possibile somministrare una dose di richiamo (terza dose) di Comirnaty per via intramuscolare almeno 6 mesi dopo la seconda dose a soggetti di età pari o superiore a 18 anni. La decisione in merito alle tempistiche e ai destinatari della terza dose di Comirnaty deve essere presa sulla base dei dati disponibili sull’efficacia del vaccino, tenendo in considerazione la limitata disponibilità di dati relativi alla sicurezza

Sulla durata della protezione, Pfizer risponde così a Stefanelli:

La durata della protezione offerta dal vaccino è sconosciuta, in quanto è in via di determinazione con i trial clinici in corso

Ricapitolando

Ora, considerato che:

  1. “Sperimentazione clinica”, “Studio clinico” e “Trial clinico” sono sinonimi;
  2. “Studi clinici” / “trial clinici” sono ancora in corso (cfr. documento Pfizer);
  3. gli “studi clinici” andranno a conclusione – al più presto – nel dicembre 2023 (cfr. Gazzetta Ufficiale e Caratteristiche del prodotto pubblicate da AIFA)

la sperimentazione del vaccino può dirsi conclusa o il farmaco è ancora in fase sperimentale?

Corollario

È evidente che del rapporto “rischi/benefici” non sono noti né il numeratore né il denominatore, perché entrambi oggetto di quello “Studio” che terminerà a dicembre 2023.

Su quali basi questo rapporto è stato valutato vantaggioso a tal punto da concedere l’autorizzazione, sia pur condizionata?Stefano Alì | 29 dicembre 2021 

4712.- John Bell, immunologo e professore di medicina: “È finita”. “Ma”…

“È finita”, ma c’è un problema. Come natura vuole che sia, la malattia virale sta evolvendo verso un decorso più mite. La dichiarazione dell’immunologo John Bell, professore regio di medicina a Oxford, nel programma Today di BBC Radio 4, ci conferma che il virus non è più lo stesso che abbiamo visto un anno fa.

Leopoldo Gasbarro, da Wall Street Italia, cita Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, “al virus non gli conviene più eliminare l’ospite, bensì conviverci. Potrebbe essere, infatti, l’inizio della fase attesa dalla comunità scientifica di tutto il mondo: una relazione pacifica tra uomo e Coronavirus. Omicron potrebbe essere l’adattamento del Covid_19 che aspettavamo”.

È nella natura delle cose, altrimenti l’umanità si sarebbe estinta da milioni di anni.

E siamo al “Ma”. Se il virus si è convinto che conviene convivere con l’uomo, non possiamo sperare che, a breve, altrettanto accadrà per il Governo, che ha trovato nell’emergenzialità la soluzione alle difficoltà di una democrazia fallita e di portare a conclusione un piano che viene da lontano, che si avverte, ma sfugge.

Con Conte e il suo belloccio, da Palazzo Chigi, al mattino, i media ricevevano gli argomenti da battere, sarà ancora così? Quello che è certo e che noi vediamo, è che i titoli dei siti Internet, di molti giornali italiani e dei telegiornali fanno il “tiro battente” sul numero dei contagiati. Sono numeri a effetto che vogliono tacitare i dubbi su una proroga dell’emergenza, della compressione dei sacri diritti, sparata a capocchia, perché Omicron era stata identificata in luglio e, così, la sua lievità. Ma contagiati come e di che? Non siamo ancora ai 100.000 contagiati al giorno. Soltanto 78.113. Citiamo ancora Leopoldo Gasbarro, di Wall Street Italia. L’articolo, di pregio, è di oggi e titola: “Con Omicron la pandemia potrebbe essere agli sgoccioli”. Dice:

“… certo siamo a livelli record. Ma quel numero non racconta più quello che sta accadendo, quel numero non racconta più la situazione del sistema sanitario, quel numero non racconta più con che malattia ci stiamo confrontando. Bisognerebbe prendere atto di una cosa, con questi numeri di contagiati quotidiani, se la malattia avesse avuto la stessa gravità dello scorso anno, staremmo con i morti per strada… Ed invece non è così. Sarebbe interessante avere degli spaccati più efficaci per la comprensione dell’andamento pandemico:

1) Degli ospedalizzati, ad esempio, quanti hanno situazioni difficili da gestire e quanti no.

2) Quale è il tempo medio di ricovero;

3) Quanti di quelli che si trovano nelle condizioni di ospedalizzazione sono vaccinati o meno;

Anzi a guardare i numeri, se proprio volessimo dare delle informazioni corrette:

RT IN CALO NEGLI ULTIMI TRE GIORNI

Dovremmo dire che l’indice di trasmissibilità della malattia sta già scendendo passando

dall’11,1% dell’altro giorno, il 26 dicembre, all’ 8,9% del 27 ed arrivando al 7,6% di ieri.

Insomma le cose sembrano migliorare, non peggiorare.

Questi tre dati andrebbero raccontati in maniera semplice:

il 26 un milione di tamponi avrebbe prodotto 110mila contagiati

il 27 un milione di tamponi ne avrebbe prodotti 89mila

il 28 (ieri) un milione di tamponi avrebbe prodotto 76mila contagiati (in realtà sono di più perchè hanno fatto più tamponi

Insomma l’unico elemento discriminante è relativo al numero dei tamponi, più se ne fanno, più ne trovano. Non aveva torto ieri Zaia affermando che la sua Regione ha più contagiati solo perché si fanno più tamponi che in altre”.

La prognosi ottimistica dello studioso di Oxford per la pandemia

Da Flamina & dintorni, Severo Eneide,  28  Dicembre 2021

Giovanni Bell, immunologo e professore di medicina all’Università di Oxford, Ha sottolineato che il peggio della pandemia di coronavirus è già in ritardo E questo è nuovo Omicron variabile “Sembra meno pericoloso” rispetto ai suoi predecessori.

Secondo Bell, Le campagne di vaccinazione hanno cambiato radicalmente il corso dell’epidemia, come se i ricoveri aumentassero con la prevalenza della variante Omicron nella popolazione, La malattia “sembra essere meno grave e molte persone trascorrono un tempo relativamente breve in ospedale”.

Il professore dell’Università di Oxford ha dichiarato alla BBC: I pazienti hanno bisogno di meno ossigeno E che la durata media del soggiorno è stata ridotta a tre giorni.

“Le scene orribili che abbiamo visto un anno fa con così tante persone che muoiono prematuramente sono ora storia a mio avviso e penso che dobbiamo assicurarci che sia probabile che continui”, ha detto.

Nessuna nuova restrizione

Inoltre, Bill Sostieni la decisione del governo del Regno Unito di non imporre ulteriori restrizioni fino al nuovo anno, Anche se Altri studiosi hanno criticato “l’esitazione” Di fronte a questa nuova ondata di problemi.

Il primo ministro Boris Johnson ha dichiarato che chiunque possa lavorare da casa deve farlo, estendendo la natura obbligatoria delle mascherine alla maggior parte degli spazi pubblici chiusi da venerdì e richiedendo l’introduzione di un pass di vaccinazione per accedere a locali notturni o mega spettacoli, tra le altre cose. misure di prevenzione.

Tuttavia, con l’aumento delle infezioni nel Regno Unito Comincia ad emergere la carenza di operatori sanitariSi stima che solo a Londra potrebbero esserci fino al 40% in meno di operatori sanitari negli ospedali pubblici.

Intanto, Ministro della Sanità britannicoSajid Javed Lunedì ha escluso che ci saranno ulteriori modifiche alla configurazione delle attuali restrizioniIl governo è in attesa di ulteriori prove sull’impatto della nuova alternativa sui servizi sanitari.

Nel frattempo, Scozia, Galles e Irlanda del Nord hanno introdotto nuove regole sul distanziamento sociale, chiuso i locali notturni e limitato il numero di persone nei raduni.

Il Regno Unito ha registrato 321036 casi di coronavirus durante il periodo natalizioSecondo le ultime statistiche ufficiali.

I dati del NHS (British Public Health System) rilasciati lunedì hanno mostrato che ci sono stati ulteriori 113.628 casi nel Regno Unito il giorno di Natale, altri 108.893 domenica 26 e 98.515 nelle ultime 24 ore.

Severo Eneide

4711.- Pass vaccinale: Le Pen e Zemmour dissotterrano l’ascia di guerra e offrono qualcos’altro.

Ogni Paese è una storia a sé. Qui, dalla Francia.

Da Boulevard Voltaire, di Marc Baudriller, 28 décembre 2021

Jean Castex, attuale primo ministro della Francia, dal 3 luglio 2020.

Non si vuole cambiare un metodo che perde. Imperturbabile, il governo insiste e firma la sua politica sanitaria di fronte a un’opposizione sempre più virulenta. Certo, il virus sembra galoppare: il giorno di Natale è stata superata la soglia dei 100.000 casi, secondo Public Health France. La cifra è raddoppiata in tre settimane. Quanto ai ricoveri e ai decessi per Covid, anche i dati sono in forte aumento, anche se siamo ancora lontani dai picchi vissuti dalla Francia in questi due anni di epidemia. Il governo teme un’esplosione di casi. “La stragrande maggioranza delle persone ricoverate in ospedale non è vaccinata o vaccinata, ma presenta gravi comorbilità”, ricorda Jean Castex. L’intera strategia del governo si basa quindi più che mai sul vaccino.

Non si tratta più di una semplice prova, fatta per l’occasione. Ora è necessario presentare la prova di un vaccino in corso di validità, il pass vaccinale. Ciò non impedisce il giro di vite. Discoteche chiuse, assembramenti di oltre 2.000 persone al chiuso, non più di 5.000 all’aperto, il consumo stando in piedi in bar e ristoranti è vietato dal 3 gennaio. Telelavoro per tutti e tre i giorni minimo a settimana durante le prime tre settimane di gennaio, vietati test di ventilazione, feste importanti e grandi cene, mascherine obbligatorie nei centri città, in attesa delle misure di isolamento per i casi di contatto entro il 5 gennaio. Ma un ritorno a scuola mantenuto il 3 gennaio. Sul piano politico, a quattro mesi dalle elezioni presidenziali, Castex e Macron sono dunque contro il muro. Fino a che punto possiamo limitare le libertà più elementari per combattere una pandemia quando i francesi sono tra le persone più vaccinate al mondo: a Natale, il 78,2% dei francesi aveva ricevuto almeno una dose. Insufficiente, quindi.

La violazione delle libertà è così spettacolare che l’opposizione è allarmata. Su questo tema, Valérie Pécresse si accontenta di chiedere al governo “di prendere subito delle misure, cioè prove gratuite fino al 10 gennaio e il rinvio di una settimana dell’inizio dell’anno scolastico”. Può fare di meglio! Le Pen e Zemmour, loro, prendono ad esempio queste misure per mettere la capacità del governo di fronte alle sue promesse non mantenute, ai suoi errori e ai risultati della sua strategia. Come Marine Le Pen che chiede di “rinunciare al pass sanitario o vaccinale”. In una serie di tweet pubblicati il ​​28 dicembre, il candidato della Marina militare scrive duramente: “Emmanuel Macron e il governo hanno smesso di mentire, consapevolmente, per imporre la loro strategia perdente a tutti i vaccini. Il vaccino non impedisce né di contrarre né di trasmettere il virus, invito a rinunciare alla tessera sanitaria o alla vaccinazione. “Ai francesi, soprattutto ai giovani e agli anziani, abbiamo promesso un ritorno alla vita normale, ricordando, che ora vivono “sotto la minaccia permanente di nuove restrizioni”.

Zemmour vuole passare alla “gestione a lungo termine dell’epidemia

Eric Zemmour candidato alle presidenziali francesi, il giornalista di estrema destra: “Nessun politico è pronto a governare”.

Il candidato all’Eliseo vuole voltare pagina. “Come possiamo accettare misure così ridicole come il divieto di ballare, bere in piedi, mangiare in treno o l’obbligo di indossare una maschera per strada? Lei chiede. Marine Le Pen vuole finalmente porre fine alla politica del bastone. “Moltiplicando misure punitive che non hanno senso, il governo si sta agitando invece di agire. Invece di limitare le libertà, adottiamo misure di buon senso: richiamare le badanti sospese, riaprire i letti chiusi in piena crisi, dare libertà ai medici di prescrivere e soprattutto… riabilitare l’ospedale pubblico che da anni saccheggia. »Uscire da regolamenti pignoli per rilanciare il Paese? Éric Zemmour è sulla stessa linea. “La nuova politica sanitaria del governo è persino più folle di quella vecchia”, ha scritto su Twitter. Smettiamo di navigare a vista e passiamo finalmente alla gestione a lungo termine dell’epidemia. “Il candidato ha dettagliato in un articolo su L’Opinion la sua visione delle cose raccomandando quattro priorità: vaccinare le persone a rischio”, “somministrare ampiamente le cure efficaci che iniziano ad arrivare, cinque delle quali sono già autorizzate nell’Unione europea”, raddrizzano uscire dal nostro sistema ospedaliero e rilanciare la nostra ricerca medica. “Con questa strategia, è un ritorno alla vita normale quello che propongo ai francesi. Piuttosto che fomentare timori a fini elettorali, dobbiamo mostrare loro in modo credibile la luce in fondo al tunnel. Con me non ci sarà più alcun confinamento o restrizione delle libertà individuali come il pass sanitario o vaccinale. “

“Scuoti le paure”? Zemmour ribalta l’argomento, riflesso di una mancanza di idee. Fondamentalmente, il governo di alti funzionari guidato da Castex adotta misure tipiche dell’amministrazione francese: per ogni problema, il suo regolamento, la sua legge o il suo decreto, spinge così all’assunzione di nuovi funzionari incaricati di eseguirli. Di questo passo, le libertà dei francesi assumono un aspetto deplorevole. L’effetto Macron.

4710.- Se il ministro ha creato allarme e confusione, i virologi hanno cavalcato l’allarme creando disorientamento.

Sta di fatto che il 41% di chi ha deciso di non vaccinarsi non giudica affidabile nessuna fonte informativa. La responsabilità sta in capo a uno solo.

La vera emergenza è politica, se una persona responsabile come questa è stata nominata, confermata e difesa come ministro della Salute.

“La metà degli italiani non si fida dei virologi: hanno creato allarme e disorientamento”.

Dal Secolo D’italia, martedì 28 Dicembre 19:00 – di Redazione 

Chi ha l’ultima parola sul virus? In questo campo la confusione regna sovrana. Per il 61% degli europei la più attendibile fonte di informazione sono virologi, medici e personale sanitario ma tra i no vax la quota scende al 32%.

Un evento inaspettato come l’epidemia da Covid-19 ha scatenato la domanda di informazione a livello globale. Dall’analisi dell’Osservatorio permanente Censis-Ital Communications sulle Agenzie di comunicazione in Italia,presentato oggi, emerge che una recente indagine di Eurobarometro ha rilevato che  il 44% dei cittadini della Ue fa affidamento su quanto comunica l’autorità sanitaria nazionale, ma tra i no vax la quota è del 12%.

Il 10% di chi non è vaccinato attribuisce fiducia ai siti web per l’informazione sui vaccini e l’8% ai social network contro il 5% della popolazione. Significativo che il 41% di chi ha deciso di non vaccinarsi non giudichi affidabile nessuna fonte informativa. Oltre la metà degli italiani (54,2%) ritiene positiva la presenza mediatica degli esperti nei vari campi della medicina.

I giudizi sono invece negativi per il restante 45,8%, in quanto virologi ed epidemiologi hanno creato confusione e disorientamento (34,4%) o sono stati addirittura dannosi, perché hanno provocato allarme (11,4%). In tal senso, l’86,8% degli italiani segnala che le notizie che viaggiano sul web dovrebbero essere sottoposte a regole e controlli più stringenti, a garanzia dell’utente e della qualità dell’informazione, chiamando in causa i gestori dei social network.

L’intervento più urgente per arginare il proliferare di fake news sul web, segnalato dal 56,2% degli italiani, è quello di prevedere pene più severe per chi diffonde deliberatamente false notizie.

All’inizio di dicembre il Censis aveva quantificato in 3 milioni il numero di persone che sostengono che il Covid non esiste, per il 10,9% degli italiani il vaccino è inutile e inefficace. Per il 31,4% è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie. Per il 12,7%, infine, la scienza produce più danni che benefici.

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C’è stato chi ha combattuto ed è morto e chi ha calcato ogni possibile palcoscenico.

Giuseppe De Donno è con noi.

Da media a mercato delle vacche, dove tutte le verità si corrompono.

Il teatrino del Covid ha creato fortune, ma ogni giorno sforna un centinaio di morti negli ospedali italiani.