Il camaleontico Vaticano gesuita si riprende la creatura di Don Verzè. Il fallimento del San Raffaele ha fatto si che le strutture siano finite in mano alle banche, ma solo temporaneamente. Non più. Il percorso cominciato tre anni fa si completa con l’ospedale di Olbia, che viene comprato dall’emiro Al-Thani, ma il cui “partner scientifico” sarà l’ospedale Bambin Gesù di Roma.
Che significa? Che l’emiro mette i soldi, e il vaticano la gestione.
Ma non è lo stesso emiro che finanzia Hamas (il capo di Hamas gira tranquillo per le strade di Doha), Isis, i “ribelli” siriani, le “primavere” arabe?
Non è lo stesso emiro emanazione diretta della massoneria inglese? Quello che si è fatto tutta la trafila nelle scuole giuste del Regno Unito? Harrow-on-the-hill, e poi l’accademia militare di Sandhurst?
Si, è lui.
E perchè mai il vaticano fa affari con questa brava persona?
Il
L’asse gesuito-massonico, la piramide di potere frutto dell’infiltrazione reciproca che le due sotto-piramidi hanno portato avanti per secoli, è oramai vincente su tutta la linea da anni. Vincente sulla sua principale rivale mondiale, la piramide che potremmo definire opusdeista-massonica. A conferma di ciò, basta guardare a chi sono in mano le principali cariche istituzionali americane ed europee, nonchè, ovviamente, il vaticano. (Il bello del web è che ognuno può andare a guardare i curricula di questi grandi personaggi, vedere dove hanno studiato, chi gli ha conferito onoreficenze, a quali club appartengono, ecc…)
Questo asse vincente è quello che sta organizzando lo scontro occidente-islam, per controllarci tutti meglio e spingere verso il super-stato mondiale, e lo fa con i soldi di chi? Indovinato. Principalmente lo fa con i soldi dell’emiro.
San Raffaele. L’emiro non solo finanzia i maggiori e più sanguinari gruppi terroristi, ma poi, con Al-Jazeera, che è sempre sua, racconta all’occidente (e non solo) la “verità” su quello che accade nei posti dove scoppiano le guerre da lui finanziate.
A questo proposito, presto Vi parlerò di Mrs rita Katz, colei che fornisce immancabilmente e in esclusiva tutte le immagini del terrore.
Qatar, è una roba degli inglesi, lo sanno tutti, sono loro che hanno creato l’emirato nel 1971. L’emiro è un fedelissimo, altrimenti non sarebbe li. Per inglesi intendiamo la corona inglese, ovvero la massoneria per eccellenza.
E chi ha piantato le tende a Doha per istruire a dovere le nuove e future classi dirigenti e burocratiche dell’emirato? Una pletora di università, americane, ma anche italiane, tra cui però spicca la Georgetown University, ricca di cotanto nome, e magnete per i rampolli con aspirazioni politiche. Di chi è la Georgetown? Ma dei gesuiti, no? E’ quel posticino a Washington D.C. che sforna gente tipo Kissinger, e che sfornerà la classe dirigente del Qatar.
Ed ecco che come per magia, qualche anno fa il gruppo fondato da Verzè (che faceva parte della piramide opusdeista che ora è perdente), improvvisamente va in crisi: le banche, come d’incanto, si accorgono dopo decenni, che il gruppo è un castello di carte con miliardi di debiti, e lo fanno fallire. Il Vice Presidente del gruppo, Mario Cal, si suicida. Il vaticano (indovinate quale parte?) si pappa il San Raffaele grazie ad un miliardo di Euro pagati da George Soros, che ai gesuiti piace come fosse un figlio, e che è talmente una brava persona da regalare loro un miliardo di euro a scopi di didattica e ricerca. Ah, queste anime pie…
Poi l’ospedale milanese passerà ufficialmente nelle mani del gruppo San Donato, di Rotelli. Ma è la stessa cosa…
Ora il quadro si completa con il riacquisto di uno degli asset che era rimasto in mano alle banche: l’ospedale San Raffaele di Olbia.
La Qatar Foundation Endowment investirà 1,2 miliardi di euro nei prossimi 12 anni e avrà come alleato il Bambin Gesù di Roma. Alle banche creditrici del fallito gruppo di don Verzè andranno 33,8 milioni, la metà di quanto sarebbe loro spettato.
Finora la proprietà è stata delle banche, ora è del Qatar. E tra poco cambierà anche l’unica certezza del palazzone bianco all’ingresso sud di Olbia che punta a diventare ospedale d’eccellenza: il nome. Non più San Raffaele, o ex San Raffaele. Spazio alla fantasia, anche se è altamente probabile un omaggio al partner scientifico del progetto, l’ospedale Bambin Gesù di Roma. Il Qatar mette i soldi, il Vaticano le competenze e parte del personale medico.
Tutto corre sul fil di lana, per l’incompiuta doc lasciata in eredità alla Gallura dal crac della casa madre San Raffaele di Milano e della Fondazione Monte Tabor. Sullo scoccare della mezzanotte delll’ultimo giorno disponibile, sabato 9 agosto, è arrivato l’accordo tra le banche creditrici, proprietarie dello stabile, e la Qatar Foundation Endowment. Che gestisce i fondi dell’Emirato e metterà sul piatto 1,2 miliardi di euro di investimenti in dodici anni. La cifra che invece arriverà a Sardaleasing e alle società di leasing che fanno capo a Banca Intesa, Monte dei Paschi di Siena e al gruppo bancario delle Casse di credito cooperativo e casse rurali viaggia sui 33,8 milioni di euro. Si tratta di circa metà dei crediti vantati nei confronti dell’ex gruppo di don Luigi Verzé, il prete manager della sanità.
Ma il dado dell’ultimo investimento degli arabi in Sardegna è tratto e per il decollo del progetto, sostenuto sia dal governo Renzi sia dalla giunta di centrosinistra di Francesco Pigliaru, manca solo un via libera del tribunale fallimentare di Milano. Un affare internazionale (e diplomatico) di lunga data: prima delle strette di mano, ci sono stati i viaggi a Doha dei presidenti del Consiglio Mario Monti e Enrico Letta. Nove mesi fa la firma del primo protocollo, con l’impegno formale e le tappe forzate da rispettare. Ma anche l’ombra della concorrenza tedesca e di un possibile accordo parallelo a Francoforte, poi sfumato.L’incompiuta – Di San Raffaele e dell’ospedale dei sogni si parla in Sardegna dagli anni Ottanta. La costruzione è iniziata 20 anni più tardi e l’apertura è stata sempre rinviata, fino al crac della fondazione Monte Tabor che l’ha definitivamente affossato. Un buco milionario che ha trascinato la Metodo impresa e quindi le ditte subappaltatrici sarde. Tra le ipotesi che si sono accavallate nel tempo anche quella di far diventare il casermone un enorme albergo vista mare. Poi l’arrivo dei “salvatori” del Qatar, che completeranno l’opera con 100 milioni di euro iniziali e l’acquisto di macchinari e arredi.
Gli affari del Qatar e il modello pubblico-privato – L’emiro Tamim Al Thani gioca in casa. Due anni fa ha infatti rilevato il controllo della Costa Smeralda holding, che gestisce il patrimonio immobiliare e gli alberghi prima in mano al miliardario libano-statunitense Tom Barrack e prima ancora al leggendario fondatore, il principe Karim Aga Khan. Un passaggio da circa 600 milioni di euro su cui si indaga per evasione fiscale. Quello del Qatar, da realizzare entro il 2016, sarà quindi anche l’ospedale della Costa, ma non solo.
Il progetto prevede 242 posti letto ad assistenza convenzionata, quindi pagata con soldi pubblici ai gestori del Qatar per una spesa di 55 milioni di euro all’anno che verserà la Regione. L’ipotesi è quella di tamponare così la migrazione dei malati sardi che costa 62 milioni di euro l’anno a un sistema perennemente in perdita. I proprietari batteranno invece cassa con la parte totalmente privata, in sostanza una clinica, anche per stranieri, da 50 posti letto. O meglio vere suite.
La realizzazione andrà a scaglioni: il primo anno di attività sarà il 2015, con 178 posti letto, mentre nel corso del secondo anno si completerà l’offerta. Le specialità comprendono tra le altre pediatria, cardiologia, neurologia e unità coronarica. Ci sarà poi un centro nazionale e internazionale per la diagnosi, la cura, la riabilitazione e la ricerca scientifica. In particolare si studierà una delle malattie che uniscono Sardegna e Qatar per le percentuali record: il diabete.
I dubbi locali e la promessa del “piano Marshall” per la Sardegna – I pareri contrari alla maxi-operazione restano sotto traccia. L’assessore alla Sanità Luigi Arru ha chiesto alcuni approfondimenti durante il frenetico iter, ma ora tutti sembrano lavorare per una buona riuscita. I dubbi sollevati, soprattutto in sede di commissione nazionale Sanità, riguardano l’effettiva utilità della struttura e il timore che il maxi presidio spazzi via le altre eccellenze regionali, l’ospedale pubblico di Olbia o quelli piccoli distribuiti sul territorio, sempre a rischio tagli ma a cui le comunità, spesso isolate, non vogliono rinunciare. Questione di tetti spesa e posti letto, in una rete regionale da riorganizzare. Si, ma a che prezzo?
Bella cravatta. Mi ricorda un simbolo antico: Il fiore della vita.
Quindi, ricapitolando, i gesuiti hanno sfilato un bel giocattolino dalle mani dei rivali grazie ad un improvviso risveglio delle banche, e lo hanno fatto senza pagare un soldo: hanno pagato Soros e l’emiro del Qatar, con un simpatico miliardino cadauno. Uno è quello che ha pagato la “rivoluzione” in ucraina (e non solo), l’altro è quello che paga chi versa il sangue in medio oriente. Una buonissima fetta dei casini del mondo, non trovate?
La prossima volta che vedremo questo Papa gesuita affacciarsi a San Pietro, e dire che le guerre sono una cosa brutta e cattiva, e che i bimbi buoni non le devono fare, prima di spellarci le mani applaudendo le belle parole, magari chiediamoci perchè, pur disponendo del miglior servizio informazioni del mondo, non riesca mai ad indicare e criticare i finanziatori di quelle guerre. Non è così difficile sapere chi sono.