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3761.- “Voci dal Territorio – 3″. Strategie per far ripartire il commercio a Venezia

Dalla politica dei palazzi, che, in attesa delle decisioni di Mario Draghi, occupa tutte le testate giornalistiche, alla politica dei cittadini e della ripartenza. Siamo alla Città Metropolitana di Venezia.

Sebastiano Costalonga: strategie per far ripartire il commercio a Venezia

Contenuti da “La voce della Città metropolitana”, dicembre 2020.

Le nuove strategia per far ripartire il commercio a Venezia e a Mestre, secondo Sebastiano Costalonga, assessore al commercio del Comune di Venezia.

E’ partito l’assessorato del Commercio e delle Attività produttive nella scorsa tornata elettorale a Venezia. Il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia annunciò con soddisfazione l’assegnazione dell’incarico al quarantenne veneziano Sebastiano Costalonga. Siamo andati ad ascoltare una diretta dell’assessore da “La voce della Città metropolitana”. Ne proponiamo i contenuti, assolutamente condivisi.

Sono trascorse le festività e più di un mese da quando Sebastiano Costalonga ha ribadito l’importanza del suo assessorato, necessario sia per il commercio che per le attività produttive. Sono ora i due campi di sua competenza e soprattutto in questa fase di perdurante emergenza, c’è la necessità di dare risposte e indirizzi alle attività produttive, sopratutto, per l’auspicato ritorno alla normalità.

Il riferimento dell’assessorato sono, da una parte, le istanze dei cittadini e, dall’altra, le istituzioni come: il Parlamento italiano ed europeo, la Regione Veneto. Sebastiano Costalonga tiene attivato un piano permanente con le associazioni di categoria; riunendo tutti i protagonisti dell’ambito produttivo in un luogo di confronto di idee di rilancio.

“La prima richiesta dei commercianti è l’intervento per far in modo che le loro attività possano attrarre il più possibile il turismo non solo di prossimità. L’obbiettivo ricercato è dare un’alta qualità al servizio del centro storico di Venezia. Le associazioni di categoria stanno ragionando su una prassi per migliorare il commercio, l’arte, l’artigianato, e poter far arrivare l’attrazione per la città, il più distante possibile. C’è la necessità di un turismo cosciente dell’importanza dell’acquisto di un pezzo della città.”

I piani di rilancio per il futuro

“La situazione emergenziale non permette di fare dei piani sicuri per il futuro. Si aspetta di avere più sicurezze, su che cosa accadrà in futuro con il nuovo Governo. E’ una situazione complessa e difficilmente gestibile, poiché si vuole attrarre turismo, ma allo stesso tempo evitare il più possibile gli assembramenti. Costalonga ha presente che l’emergenza sanitaria e quella economica corrono parallelamente.”

“Le attività commerciali hanno lavorato finora per adattarsi e mettersi in sicurezza, dunque è inutile obbligarle a chiudere, anzi è d’obbligo ricompensare il loro impegno permettendogli l’apertura.” C’è la possibilità che, rispettando le regole, si possa accogliere in sicurezza il turismo.

Obiettivi condivisi

“Si vuole lanciare qualcosa di diverso di Venezia, c’è, infatti, la consapevolezza che non può essere esclusivamente a base turistica, poiché la maggior parte delle attività si legano a questa. Ci sono vari ambiti da attivare per trovare un nuovo punto di forza per la città, come ad esempio l’ambito della cantieristica. Questo ramo dell’economia sta morendo e necessita di nuovi provvedimenti.”

“Si deve trovare un modo per mantenere alto il marchio, se non lo si fa si rischia tra dieci anni di non riuscire a tenere il livello della qualità attuale. L’obbiettivo è trovare dei progetti nuovi da lanciare in futuro per la ripresa.”

“Dev’esserci una sinergia tra digitale e produzione anche artigianale, per fare in modo che i prodotti locali possano uscire dalla ristrettezza regionale, anche grazie ad un afflusso esterno. Un’impresa difficile che si può affrontare chiamando capitale e investimenti per il lancio di un brand aziendale a Venezia, che è a tutti gli effetti una cassa di risonanza mondiale, come una sorta di fiera a cielo aperto.”

Conclusioni

Riprendere l’attività del commercio e del turismo significa, oggi, garantire sicurezza al turista. Poco sarà come prima. Indubbiamente, per favorire la ripresa economica, si deve puntare al marchio Venezia e al turismo non di massa, ma di qualità. Questo, per la Città Metropolitana e la Regione, significa sostenere quelle imprese del comparto turistico che resistono alle offerte al ribasso dei falchi predatori stranieri. Come già auspicato su Voci dal Territorio, anche il mare, il porto e la cantieristica offrono le loro opportunità. Infine una nota: Tutte le volte che si parla di Città Metropolitana di Venezia vengono a mente le città che la compongono: Città lagunare, Città di Mestre, Città della Riviera e Città del Mare. Solo la prima ha piena dignità di Città, la seconda vuole affermare la propria identità metropolitana e le altre due ne sono prive. Un argomento questo su cui questa associazione ha più volte richiamato l’attenzione e che, se attuato, avrebbe importanti ricadute in numerosi ambiti. Prima di tutto, nella distribuzione degli Ospedali, dei Tribunali e dei Trasporti. Pur mantenendo i propri sindaci, i Comuni della Riviera e della fascia balneare avrebbero pari dignità della città lagunare.

3759.- E’ emergenza turismo e Venezia riscopra il mare.

“Voci dal territorio – 2”: la nostra voce.

A queste cose pensavo mentre disegnavo questo schizzo. Quella figura nel mare siamo Noi!

Venezia non può più contare esclusivamente sulle attività legate al turismo. Il mare può tornare a essere un punto di forza per la città, come ad esempio il porto commerciale, l’asse Venezia – Trieste, per i contaneir e l’idrovia Venezia Padova e come l’ambito della cantieristica. Ma, in una visione europeista e Mediterranea, è tutto il Veneto e non solo Venezia, che potrebbe tornare ad essere la locomotiva dell’Adriatico, finalizzando il suo porto, attraverso il traffico Roll on/Roll off, dando impulso ai legami con i porti principali della costa dalmata, ma non solo.

Un tale obiettivo chiama a collegare e sviluppare i rapporti con le Istituzioni, le Amministrazioni, le Organizzazioni imprenditoriali, politiche, economiche, sindacali e sociali di tutti paesi dell’area adriatica, per una gestione il più possibile cooperativa delle questioni di interesse in tali ambiti: da quelle infrastrutturali alle sinergie utili alle attività economiche e produttive. L’obiettivo dovrebbe essere quello di realizzare condizioni migliori per l’implementazione e lo svolgimento delle attività imprenditoriali da parte degli attori veneti e di tutta l’area adriatica.

L’emergenza del settore turistico ha favorito l’afflusso di capitali speculativi stranieri in danno degli imprenditori, anche storici, di Venezia. In realtà, lo sfruttamento della città lagunare da parte del turismo ha avuto un carattere imprenditoriale per modo di dire, perché poco le ha aggiunto e ancora meno ha rischiato; non l’ha proiettata verso il futuro, ma ne ha fatto una galleria museale, sia pure unica.

Anche qui, la medaglia mostra due facce. L’emergenza sanitaria ha portato alla svendita di molte attività alberghiere e della ristorazione. I falchi predatori già volteggiavano e molti gioielli sono passati di mano, ma il mare è stato e può essere ancora la vita di Venezia.

Venezia è la porta del Veneto sul mare. Il Veneto rappresenta un “Unicum” in Europa. Il nostro nordest dei miracoli, è stato o non è stato, negli ultimi decenni, l’area a più alta densità produttiva di tutta Europa? Dobbiamo approfittare della sfortuna per coglierne le opportunità. Dobbiamo uscire da questa sindrome della crisi politica e della fine annunciata della democrazia, dell’emergenza sanitaria e della crisi del benessere e ripartire con uno sguardo nuovo, privo di preconcetti e di esclusioni e dobbiamo cominciare dai temi più attuali e urgenti, come il lavoro e il sostegno, prima di tutto, alle imprese, fattori trainanti della ricchezza. Nessuno, infatti, più delle imprese può assumere il ruolo di questa innovazione, non solo materiale, ma anche culturale e civile. 

Questo sostegno e l’allargamento ai paesi dell’Adriatico esigono una rivoluzione nella Pubblica Amministrazione: una burocrazia semplificata, al servizio dei cittadini e non il suo contrario; una digitalizzazione finalizzata all’efficienza, talché la raccolta e la gestione dei dati e dei processi non si traducano in ulteriore aggravio; una struttura della spesa pubblica, con progetti di lungo termine strutturali; una nuova pianificazione condivisa delle “Grandi opere”, segnatamente dei trasporti iper veloci su ferro, che risponda, principalmente, alle esigenze della comunità, che funga da acceleratore e realizzi per i veneti quella autonomia cui tanto tengono, ma una autonomia di fatto.

Auspichiamo una politica dell’ambiente, che ponga dazi di civiltà alle merci di quei paesi che non sono impegnati per la sua salvaguardia e un piano di intervento idrogeologico, per non più sentire di “piogge smodate” che danno la morte.

La contingenza chiama a una nuova impostazione del turismo capace di creare un collegamento sinergico, fuori da ogni schema burocratico, anche ordinativo, con la nostra vera ricchezza: il mondo della nostra cultura e, proprio accanto alla cultura veneta, si pone il problema della convivenza con un’immigrazione senza regole, portatrice di discontinuità culturale e sociale.

Questa immigrazione c’è e non può coesistere con la nostra identità, senza un nuovo impegno reciproco e culturale; quindi, un approccio nuovo per l’istruzione, adeguato a recepire le nuove esigenze e discipline portate dal mercato del lavoro.

Propongo a questa rubrica di affiancare ai temi costituzionali un laboratorio di idee, in un libero confronto e lo chiamerei “VENETO UNICO”. Unico perché vogliamo evitare le frammentazioni. Unico perché mille anni della Serenissima Repubblica hanno lasciato il segno. Unico perché questa nostra regione è unica in Europa e ha le risorse per conquistarne la leadership.

3757.- “Voci dal territorio”: Vincenzo Marinese.

Iniziamo questa rubrica con Vincenzo Marinese presidente di Confindustria Venezia Area Metropolitana di Venezia e Rovigo ascoltato, oggi 8 febbraio, su Antenna 3 insieme a Elisabetta Gardini dell’esecutivo di Fratelli d’Italia. La diretta, piacevolmente condotta, ha mostrato una visione comune di analisi e obbiettivi, volti a fare dell’Italia un Paese competitivo e attraente. Con Elisabetta Gardini, Fratelli d’Italia conferma la sua linea politica al servizio della partecipazione dei cittadini e delle imprese. Due obbiettivi che si possono realizzare, il primo, attraverso un Parlamento la cui maggioranza corrisponda a quella attuale dei cittadini e, il secondo, attraverso gli investimenti che saranno consentiti dai Fondi di recupero o Recovery Fund, previa, però, la riscrittura completa del Piano, che tutti giudicano sbagliato, ma di cui nessuno si assume la responsabilità. Qui, su questa responsabilità della politica, Gardini ha correttamente preso le distanza da chi, ormai dal 2011, governa l’Italia, senza tenere in alcun conto, anzi bocciando proditoriamente, opinioni e proposte della minoranza parlamentare. La nota è stata importante e, forse, contenuta, perché il governo uscente, con i suoi appelli “a carità” non ha mostrato e, tuttora, non mostra di essere consapevole dei disastri prodotti, anzi, chiede al suo sponsor di continuare.

Vincenzo Marinese ha sottolineato che con questi Fondi di Recupero e con il piano di investimenti “ci giochiamo il futuro del nostro Paese”. La voce di Confindustria Venezia ha indicato le sue priorità: Infrastrutture materiali e immateriali, colmando il divario Nord-Sud per dare più credibilità e peso all’Italia; una politica a favore dei porti, in particolare per il porto di Venezia, quindi, citiamo lo scavo del canale Malamocco-Marghera, approvato definitivamente a fine novembre, dopo anni e l’idrovia Venezia-Padova. Sulla politica dei porti c’è piena condivisione fra Fratelli d’Italia e Confindustria Venezia e si noti che questa visione propositiva del futuro del territorio veneto viene da un palermitano. Un altro tema toccato da Miranese è l’implementazione del digitale, della banda larga. È noto come Mario Draghi punti alla digitalizzazione, come gestione completa e finalizzata di tutti i dati e di tutti i processi. Su questo programma, l’Italia molto potrà fare quale presidente attuale del G20. Ancora, appaiono condivisi i temi della maternità, del calo demografico, dell’istruzione e della formazione dei giovani, della riforma della burocrazia e, correttamente, sono stati citati i DPCM di 300 pagine che pochi hanno letto. Infine, la riforma della Giustizia, dei suoi tempi, ma, come da tempo andiamo protestando, della sua rifondazione quale funzione giurisdizionale autonoma e indipendente. Noto che il presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, politicamente infetta, è proprio il presidente della Repubblica.

Tutti questi obbiettivi avranno bisogno di un governo sorretto da un Parlamento che abbandoni la divisività e non sia a favore di una sola parte. Come Elisabetta Gardini aveva detto a RAI3 questa mattina, gli interessi della politica del palazzo vengono dopo gli interessi degli italiani. Gardini ha ribadito che questo è il compito che Fratelli d’Italia si propone e si proporrà, a prescindere che entri o non a far parte del governo. Sappiamo che per Fratelli d’Italia è importante che Draghi stabilisca la data di un appuntamento elettorale. Siamo tutti convinti che la democrazia parlamentare trae la sua forza dal voto. A conclusione della diretta, Confindustria Venezia sa di poter contare su una visione programmatica condivisa con Fratelli d’Italia. Mario Draghi dovrebbe tenerne conto.

A seguire, un’intervista di La Voce nuova di Rovigo a Vincenzo Marinese del 4 febbraio scorso.

“Con Draghi ora abbiamo credibilità e fiducia”

04/02/2021 – 18:07

Marinese: “Stabilità sui mercati, riforme e un piano per rilanciare l’economia. Con Draghi si può fare”

04/02/2021

“Con Draghi l’Italia può ritrovare credibilità internazionale, stabilità sui mercati finanziari e prospettive di ricostruzione economica”. In estrema sintesi sono i motivi per cui, secondo Vincenzo Marinese, l’occasione di un premier Mario Draghi, per il governo, non deve essere lasciata cadere. Nella visione di Marinese, presidente di Confindustria Venezia Rovigo, l’occasione di un governo Draghi potrà essere la rampa di lancio per accompagnare il Paese fuori dalla pandemia “dare strategia di crescita al sistema delle imprese e al mondo economico e portare avanti davvero quell’insieme di riforme che servono al Paese, da quella della giustizia, a quella digitale, dalla pubblica amministrazione a un vero piano sulle infrastrutture”.PUBBLICITÀ

Ma non si rischia di mettere troppa carne al fuoco? “Occorre volare alto – scandisce Marinese – e lo dico proprio citando l’ex premier Conte, che ha sostenuto che in questa fase serve un governo che sappia volare alto. E non lo dico con sarcasmo dato che ora Conte è decaduto”. Eppure Confindustria, a livello nazionale, è sempre stata critica col governo appena tramontato. “Guardiamo avanti – rimarca Marinese – L’incarico di formare un governo ora è stato conferito ad un uomo il cui curriculum non ha bisogno di presentazioni. Se fossimo nel calcio staremo parlando di un Messi, di un Maradona. La credibilità a livello internazionale è già balzata in alto, ne hanno già guadagnato i mercati con la discesa dello spread. Ora l’auspicio è che le forze politiche, finita l’ultima fase allucinante, possano davvero voltare pagina e mettersi a fare quello che serve”. In caso contrario? “Si andrebbe al voto, con tutti i pericoli e le controindicazioni che il presidente della Repubblica ha spiegato con chiarezza e lucidità. In questo caso però si rischierebbe davvero di andare a sbattere e, con più amarezza, sarebbe l’ultima dimostrazione di un Paese insalvabile”.

Per il numero uno di Confindustria, insomma, è già tempo di cambiare registro, e soprattutto di cambiare passo: “Le capacità, le competenze, le relazioni industriali di Mario Draghi sono indiscutibili. Ora il sistema Paese deve essere capace di attuare una strategia per uscire dall’emergenza, questa resta la priorità, e contemporaneamente, ricostruire e rilanciare, Ci sono le riforme fiscale, della giustizia, della pubblica amministrazione da mettere in pista. Ora è il momento di farlo, con Draghi avremo un credito di fiducia a livello internazionale, potremo così diventare un Paese competitivo, e grazie a queste riforme, essere un Paese attraente dal punto di vista produttivo ed economico e così convincere molte aziende che hanno delocalizzato all’estero a ritornare”.

Parlando di economia e visione strategica non si può non parlare di Recovery plan: “Io – rimarca Marinese – al Mes non ci rinuncerei, anche perché accedere a questi fondi permetterebbe di liberarne altrettanti destinati alla sanità. Non dimentichiamo che dei 209 miliardi del Recovery 67 sono già destinati a progetti in essere. Per quelli nuovi quindi restano 145 miliardi. Ecco liberando i fondi del Mes, questi potrebbero essere impiegati per aumentare gli investimenti in ricerca, innovazione, istruzione”. E poi le infrastrutture, vera chiave di volta per il “rinascimento economico” dell’Italia “Servono quelle immateriali, ossia il digitale, che quelle materiali, per interconnettere le varie aree del Paese, collegare i porti alla logistica e alle vie di comunicazioni internazionali, la più volte citata Via della seta. Insomma nuova credibilità, nuova stabilità e puntare non su reddito di cittadinanza o sussidi, ma su investimenti per far crescere il sistema produttivo, per creare e fare”.

Parlando di Draghi non si può evitare un riferimento al sistema del credito: “Io ho già detto più volte che è necessario rivedere i tempi di restituzione dei crediti. Abbiamo una rete di piccole e medie imprese che negli ultimi mesi ha fatto ricorso al credito. I continui lockdown però hanno nettamente tagliato la possibilità di sviluppo economico e quindi di rientrare agevolmente. Per questo corre spostare da 5 a 15 anni i tempi di ammortamento. E poi occorrono linee di credito per permettere alle aziende di lavorare, perché non ci sono solo progetti a lungo termine, servono a anche quelli a medio e breve”. E non è tutto perché nel piano di rilancio immaginato da Marinese le riforme e il consolidamento del credito per le imprese oltre a dare stabilità e fiducia internazionale, “possono anche contribuire a chiedere una revisione di alcune norme legate al credito a livello europeo, parlo della regole di Basilea, che necessitano di un tagliando. Gli indici di patrimonializzazione delle nostre imprese, ad esempio, sono diversi da quelli in Germania. occorre intervenire anche in questo senso, altrimenti il sistema non regge”. L’agenda del nuovo governo, in campo economico, quindi si presenta già bella fitta. Le cose da fare non mancano.