Archivio mensile:Maggio 2019

2388.- La rivolta dei generali: “Non andiamo alla parata del 2 giugno”

Arpino, Tricarico, Camporini e Preziosa annunciano che non parteciperanno all’evento dedicato alle Forze Armate

La rivolta dei generali:
Grazie a questi nostri comandanti. Un governo di comodo, con un non-ministro, sempre di comodo, non voluto e bocciato dal voto degli italiani, sta offendendo le Forze Armate, suscitando astio nei loro confronti, pur di continuare a guazzare nelle prebende della politica. Nessuna istituzione, di questo calvario di demolizione della nazione è degna del giuramento che abbiamo prestato alla Patria.

“Alla parata non ci sarò, attendo un clima più sereno”, con queste parole – affidate all’AdnKronos, il generale Mario Arpino – già capo dello Stato della Difesa – annuncia che non parteciperanno al tradizionale evento del 2 giugno. Non è il solo ad aver preso questa decisone: con lui ci sono Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore della Difesa, e Leonardo Tricarico, in passato capo di Stato maggiore dell’Aeronautica.  “Non è tollerabile – spiega ancora Arpino – la gogna mediatica a cui sono stati sottoposti i pensionati. Non ne faccio una questione personale: trovo inaccettabile sentire parlare di pensioni d’oro, quasi incitando all’odio di classe”.

“Sarebbe ipocrita da parte mia – prosegue – stringere le mani di chi ha tagliato le pensioni. Non è una colpa, ma un merito avere una pensione più alta per chi ha lavorato tutta la vita. Io ho cumulativamente 55 anni di servizio. Non mi sembra che l’atteggiamento di alcuni ministri sia giusto. Penso che l’indecisione di questo governo su tantissimi temi sia molto grave. Le questioni militari, penso ad esempio agli F-35, sono passate completamente in secondo piano”.

Dal canto suo, invece, Tricarico dichiara di non poter partecipare allo stesso evento insieme con chi lavora per indebolire le forze armate: “Non parteciperò perché sarebbe ipocrita applaudire i nostri soldati in compagnia di soggetti che stanno contribuendo a un progressivo e, per certi versi, irreversibile indebolimento delle Forze Armate”. Il dito dell’ex vertice dell’Aeronautica è puntato contro il governo Lega-M5s o, almeno, contro una parte di esso:  “Una componente della maggioranza giallo-verde – lamenta il generale – sta portando avanti un atteggiamento ostile nei confronti di una delle poche Istituzioni che funzionano bene in Italia: le Forze Armate, Per di più, noi generali in pensione veniamo trattati dei malfattori per via della polemica sulle così dette pensioni d’oro”. Nello spiegare le sue motivazioni chiama in causa il vicepremier 5 stelle: “Addirittura Luigi Di Maio pronunciò la frase ‘si debbono vergognare’. Non capisco di cosa dovrei vergognarmi. Ho servito lealmente il mio Paese per 40 anni, rischiando la vita su un aeroplano”.

Camporini, invece, affida il suo pensiero a Facebook: “Comunico a tutti gli amici che quest’anno ho deciso di non accettare l’invito ad assistere alle celebrazioni del 2 Giugno in via dei Fori imperiali: troppe le disattenzioni del governo nei confronti dei temi della Difesa, spesso snaturata con una ipocrita enfasi sul ‘dual use’, a partire dalla perdurante mancata presentazione del ‘decreto missioni’, dalla sostanziale paralisi delle attività amministrative per l’ammodernamento dei mezzi, da dichiarazioni di vuoto pacifismo del presidente del Consiglio e potrei continuare. Sono assolutamente certo che nessuno sarà sconvolto dalla mia assenza, ma personalmente non me la sento di avallare ipocritamente con la mia presenza una gestione che sta minando un’istituzione di cui il Paese deve essere orgoglioso”.

DI GIALLO-VERDE NON SE NE PUO’ PIU’.

2387.- Matteo Salvini ovvero “Sentirsi Dio”

In un clima da psicosi da voto Salvini provoca, comanda ma fa capire che non strapperà, stupendo anche i suoi. E Buffagni disse, citando Red Dragon: “Perché mai non devi continuare a fare una cosa che ti fa sentire Dio?”.

Perché poi, in fondo, la politica risponde a logiche semplici. E c’è anche chi, in questa psicosi da voto anticipato, anzi immediato, riesce a rimanere freddo. Uno di questi è Stefano Buffagni, il grillino anomalo, abile decifratore del potere e dei suoi ingranaggi. Nel corso di una riunione con qualche collega ha fotografato così il momento, a chi gli chiedeva perché mai, in questa situazione, Salvini dovesse continuare a preferire il governo attuale al ritorno al voto: “Perché voi non avete visto Red Dragon. Vi ricordate quel che dice il poliziotto?”. Nel silenzio degli astanti ha proseguito: “Dice: perché mai non devi continuare a fare una cosa che ti fa sentire Dio?”.

Già, perché mai? E deve aver colto l’essenza del ragionamento, o semplicemente dell’indole di Salvini se i primi ad essere “stupiti da Matteo” sono i suoi. Non ce n’è uno solo che, in questi giorni, non lo abbia chiamato per suggerire di passare all’incasso ora. È sembrato un disco rotto: “Costringiamoli a rompere, andiamo al voto prima della finanziaria, perché sarà una manovra lacrime e sangue poi sarà difficile monetizzare in termini di consenso, se non cogliamo l’attimo quando ci ricapita un momento così”. Non è solo il solito Giorgetti, ma l’intero gruppo dirigente della Lega a pensarla così: Molteni, Zaia, Fontana, il capogruppo alla Camera Molinari, consapevoli però che il suggerimento resta un’opinione perché Salvini esce così rafforzato dal voto di domenica che, alla fine, “deciderà lui e basta, ed è giusto così visto dove ci ha portato”. Sono gli stessi che però, pur avendo smisurata fiducia del “fiuto” del Capitano, temono di rimanere “incastrati”. Più di uno pensa che “adesso o mai più, ora oppure se ne riparla tra quattro anni perché se facciamo la finanziaria non possiamo andare a votare con l’Iva aumentata”.

E Salvini ha già scelto di proseguire il gioco in un contesto in cui si sente Dio o già, semplicemente, il capo del governo. Guardate la giornata di oggi: l’incontro al Mef, le provocazioni senza reazioni su Toninelli e la Trenta, l’agenda economica della Lega proposta come agenda del governo. Più che la preparazione della rottura, è un altro schema che il leader leghista ha posto in essere, con la forza di chi sa di avere il paese dalla sua e un alleato terrorizzato dall’eventualità del voto: “Guardate che Matteo la politica la sa fare – ha proseguito Buffagni, che lo conosce dai tempi della Lombardia – e sta mettendo in campo proposte, sapendo già dove noi diciamo dei no, perché così lui si presenta come l’uomo del fare, e noi siamo quelli che bloccano l’Italia, lui è l’Italia del sì, noi quella dei no, e scavallerà così la fase della manovra”. Anche perché sa bene che i no saranno circoscritti rispetto a un cedimento sui sì, già messo nel conto. A palazzo Chigi già si ragiona su come ridurre i danni, senza mettere in discussione l’esistenza del governo: “L’autonomia – dice una fonte di governo pentastellata – la reggiamo, dicendo che il provvedimento che esce è equilibrato, sulla Tav ci sono problemi però ogni giorno ha le sue pene”.

Nei Cinque stelle, ancora sotto shock, ogni testa è un tribunale. E ancora non è stata analizzata e metabolizzata la sconfitta. Al netto del processo ai comunicatori, il disegno politico ancora non c’è, figuriamoci in questa situazione se qualcuno si azzarda a pensare alla crisi di governo, mandando al diavolo l’onnipotente. Si visto sul caso Rixi, dove i Cinque Stelle hanno evitato di maramaldeggiare sulla questione morale della Lega, anche perché Salvini ha immediatamente tolto la mina dal terreno del governo. Il primo a sapere che, in questa situazione, è meglio stare fermi è Luigi Di Maio, che ha scelto una sorta di strategia dei due tempi: prima salvare la ghirba nel partito, poi rimettere la testa sul governo, senza intrecciare i due piani.  

Il prezzo della stabilità è l’identità da perdere, l’alternativa è lo schianto nelle urne. Il dramma di Di Maio è la situazione perfetta per Salvini. Il gioco è questo, finché dura. Finora ha funzionato, perché non dovrebbe funzionare ancora? Qualcuno dei suoi si è anche stupito che, da domenica a oggi, non ha trovato il tempo né per una telefonata a Giorgia Meloni né a Berlusconi. Ma soprattutto alla prima, potenziale partner di un governo sovranista, artefice di un bel risultato nelle urne. È un atteggiamento che rivela un disegno di fondo perché la verità è che “preferisce stare al governo con Di Maio piuttosto che allearsi con la Meloni”, verso la quale nutre un sentimento di insofferente rivalità che i numeri di Fratelli d’Italia hanno accentuato: “Non esiste – dicono quelli attorno a Salvini – una alleanza a due con Giorgia, o il centrodestra o da soli”. Ma il centrodestra prevede ancora l’ingombrante presenza di Berlusconi. Immaginate un consiglio dei ministri con la Meloni al posto di Di Maio e Tajani al posto di Bonafede. Parafrasando il poliziotto di Red Dragon: “Perché mai fare una cosa che non ti fa ti fa sentire più Dio?”.Suggerisci una correzione

2386.- ECCO PERCHE’ I CATTOLICI HANNO AFFONDATO IL POLITICO BERGOGLIO CHE (OLTRE ALLA CHIESA) AFFOSSA TUTTI QUELLI CHE SPONSORIZZA.

Bergoglio non porta sfortuna. è il Nuovo ordine Mondiale, che lui accompagna, che non incontra la fortuna.

Ormai sembrail bacio della morte. Tutto quello che Bergoglio tocca va in rovina. Nella Chiesa anzitutto (ed è evidente a tutti). Ma anche nella politica, che poi è la vera ossessione del gesuita argentino.

Alle presidenziali americane  si lanciò contro Trump (e a favore della Clinton) e Trump trionfò, mentre Hillary sprofondò. La stessa cosa è accaduta nelle presidenziali della sua Argentina e in quelle del BrasileDue sconfitte brucianti per i candidati sostenuti da lui.

Eguale disastro alle consultazioni in Colombia. Fece fare poi opposizione alla Brexit e sappiamo come è finita. Ormai si dovrebbe sfuggirel’appoggio di Bergoglio come una condanna sicura.

In Italia ilPd  dal 2013 ha seguito Bergoglio nella sua linea migrazionista. Così il Vaticano nel 2016 appoggiò il referendum costituzionale di Renzi  e fu un tale disastro  che il governo dello stesso Renzi crollò. Poi, alle elezioni del 2018, la chiesa bergogliana sostenne il Pd contro Lega e centrodestra e il Pd uscì a pezzi, precipitando al minimo storico, con le dimissioni di Renzi dalla segreteria.

Alle elezioni europee del 2019, per fermare Salvini, il Vaticano ha instaurato un collegamento con il M5S, che è ultralaicista, ma a Bergoglio non importa: a lui interessava che Di Maio bombardasse quotidianamente Salvini. E Di Maio lo ha fatto. Un cardinaleaveva confidato al “Fatto quotidiano” che in Vaticano “i Cinque Stelle sono di casa”. Ebbene, anche per il M5S quello di Bergoglio è stato il bacio della morte: crollo e voti dimezzati.

Così queste elezioni europee ci hanno consegnato un vincitore, Matteo Salvini, e due sconfitti assoluti: il M5S e Giorgio Mario Bergoglio. E’ evidente a tutti perché Bergoglio, dimenticandosi il sacro ministero del Vicario di Cristo, in queste settimane si è buttato anima e corpo nella mischia politica lanciandosi in una campagna elettorale sfrenata contro Salvini.

Il vescovo di Roma ha trascinato anche la Chiesa italiana in un vortice di fanatismo antisalviniano che è arrivato fino al punto di permettere al “Fatto quotidiano” di titolare: “Il papa è la vera opposizione a Matteo Salvini”. E anche: “Cei: ‘Votate tutti tranne Salvini’ ”.

“L’Espresso”, proprio nel giorno del voto, ha dedicato la copertina a Bergoglio, come eroe della Sinistra, lo “Zorro” che avrebbe dovuto spazzar via il leader leghista. Eloquente il sottotitolo: “Gli striscioni e le maschere. Il popolo della protesta e la Chiesa di papa Bergoglio che passa all’opposizione”.

Ha voluto trasformarsi in politico (umiliando la Cattedra di Pietro e scandalizzando milioni di credenti) , dunque è giusto che Bergoglio venga ora valutato come politico: bocciato totalmente  dal popolo e soprattutto dal popolo cattolico. In quanto politico è stato addirittura sfiduciato dai fedeli che hanno sfruttato questa occasione per far capire al Vaticano come la pensano sul papato di estrema sinistra che ha ridotto la Chiesa in condizioni penose e che vuole riempire l’Italia di immigrati (magari islamici).

Lo svilimento del ministero petrino, lo svuotamento della fede ad una dimensione tutta orizzontale, sociologica, da attivismo politicante di estrema sinistra, il concentrarsi esclusivo e ossessivo sui migranti, l’essere del tutto indifferente ai problemi del nostro popolo, tutto questo ha convinto la gente che l’attuale vertice vaticano – oltre a maltrattare i cristiani spesso con pessime espressioni – disprezzi gli italiani e, dopo l’episodio del cardinale elettricista, si è avuta la netta sensazione che non rispetti neanche lo Stato italiano e le sue regole.

E’ stata un’operazione sconcertante. In queste settimane di massacri di cristiani nel mondo, di attacchi pesanti alla vita e di dati allarmanti che mostrano lo svuotarsi delle chiese in Italia, la gerarchia vaticana, infischiandosene di Dio, ha ritenuto di gridare allo scandalo per l’unica cosa per la quale avrebbe dovuto esultare: un politico che affida i destini d’Italia e d’Europa al Cuore Immacolato di Maria e che richiama la sua gente alla protezione dei santi patroni dell’Europa.

La corte bergogliana è inorridita davanti a un rosario quasi come se ne avessero terrore. Bergoglio ha perfino fatto sapere che lui non stringerà mai la mano a Salvini : eppure aveva stretto calorosamente la mano alla laicissima e abortista Bonino e aveva accolto in Vaticano il Centro sociale Leoncavallo con altri centri sociali della sinistra sudamericana.

In effetti il Bergoglio che inorridisce per il rosario baciato da Salvini  in piazza è lo stesso Bergoglio che gradì (portandolo con sé) il dono del socialista boliviano Morales: la falce e martello con sopra l’immagine di Cristo. Non si scandalizzò e non insorse come ha fatto quando Salvini ha baciato il rosario.

Se il messaggio di Bergoglio – tramite la Cei – è stato (come sintetizzato dal “Fatto”) “votate tutti tranne Salvini”, il popolo italiano e anzitutto il popolo cattolico ha risposto votando Salvini e bocciando Bergoglio e la Cei.

Salvini lo ha capito e nei commenti a caldo, la sera di domenica, è tornato a baciare il rosario e a ringraziare la Madonna, proprio per ringraziare i tanti cattolici che gli hanno dato fiducia e per ribadire la sua convinta difesa delle radici spirituali dell’Italia e dell’Europa, che poi è la tenace battaglia per la nostra identità.

Dopo che i catto-progressisti, in questi decenni, hanno tanto enfatizzato (a parole) il ruolo dei laici nella Chiesa, le gerarchie clerico-progressiste hanno invaso abusivamente il campo dei laici, la politica, e hanno fallito, venendo sonoramente bocciati dal laicato cattolico.

Dunque adesso imparino  dai cattolici. Apprendano umilmente la lezione  che i laici, nel loro campo specifico, hanno dato alla corte bergogliana e alla Cei. Facciano mea culpa e chiedano scusa al popolo cattolico, che hanno tradito, e a tutti gli italiani.

Tornino, queste gerarchie, a occuparsi della fede, di Gesù Cristo, e magari – invece di fare comizi – riportino per le strade delle città la Madonna pellegrina che un tempo servì anche per ricordare al popolo il pericolo mortale del comunismo (persecutore dei cristiani).

Bergoglio e la Cei potrebbero chiedere a qualche laico di insegnare  loro la devozione alla Madonna e ai nostri santi. Per esempio potrebbero chiamare Salvini a far loro lezione. Infatti, a quanto pare, la Madonna, tramite il popolo, ha risposto alla preghiera di Salvini benedicendone le intenzioni.

Antonio Socci

Da “Libero”, 28 maggio 2019

2385.- ERDOGAN TRADISCE DI NUOVO PUTIN

di Maurizio Blondet 

Siria. Il 25 maggio  scorso, le forze regolari di Damasco, in un fulmineo contrattacco ben appoggiato dall’aviazione russa, riconquistano Kafr Nabudah,  cominciando a smangiare l’ultima roccaforte jihadista di Idlib (lo chiameremo Idiblistan). Ed  ecco, “la Turchia riprende a  rifornirei armamenti i jihadisti per aiutarli a respingere l’operazione militare in corso d parte dell’esercito arabo siriano (SAA) nel Nord di Hama: dozzine di veicoli corazzati, lanciarazzi Grad e missili guidati anticarro (ATGM), tra cui il TOW made in USA  (Reuters).  Erdogan  non solo non ha mantenuta le promesse che aveva fatto a Putin, di agire contro i jihadisti di Idlib, ma  li rifornisce di armamenti che possono uccidere i soldati russi presenti sulle linee.
Turkey Resumed Its Weapon Supplies To Syrian Militants To Counter Syrian Army Offensive – Report
Commenti tra il sarcastico e l’irritato, in ambienti di analisi militare russi,  su Putin e il suo errore strategico, di aver fornito gli S-400. “Come avere solo per un secondo fiducia in Erdo? Come essere certi che non  rifilerà certi segreti alla NATO e  non userà gli S-400  contro gli alleati di Mosca? Come s è osato mettere la Turchia di questo piccolo fuhrer sullo stesso  livello di alleati strategici come Cina o l’India, i soli paesi (con l’Algeria) ad aver ricevuto  i sistemi?  O al disopra dell’Iran, che ha ricevuto solo gli S-300?”.
https://www.checkpointasia.net/putins-buddy-erdogan-is-waging-a-proxy-war-against-him-in-syria-has-amped-up-weapons-to-rebels-reuters/..
Vuol piazzare gli S-400 contro Cipro. Il guaio è   che (come ha rivelato  Bloomberg) “la Turchia sta davvero considerando di schierare   il  sistema di difesa missilistica russo lungo la costa meridionale del paese, vicino a dove le sue navi da guerra stanno accompagnando navi   di prospezione petrolifera”.  Ankara   così minaccia con la spada di Brenno la delicata questione delle zone di  prospezione e sfruttamento nel mare di Cipro: La Turchia non riconosce il governo (greco-cipriota) di Nicosia   né i  suoi accordi relativi alla ZEE  (zona di sfruttamento assegnati a varie compagnie).Ankara ritiene che il diritto di estrarre gas dovrebbe essere esercitato anche dai turco-ciprioti e anche dalla Turchia nel caso dei blocchi 4, 5, 6 e 7, attraverso il quale – secondo Ankara – passa il confine marittimo turco (la mappa sotto ).La zona delle prospezioni congiunte. Di cui Ankara vuole la sua parte.  (Profeie di  Paisios)
“La Turchia riguarda  gli S-400  come  deterrente per difendere i propri interessi energetici nel Mediterraneo orientale dove le tensioni della birra possono minacciare di portare le relazioni della Turchia con gli Stati Uniti a un punto di rottura”, ha detto Mehmet Seyfettin Erol, capo dell’istituto di ricerca di Ankara ANKASAM .  “Si sente sempre più minacciato nel Mediterraneo dagli Stati Uniti e dal sostegno israeliano a Cipro”.La UE, per bocca della Mogherini, ha espresso condanna…La possibilità che gli S-400 siano schierati ad Akkuyu è piuttosto forte”, ha affermato Abdullah Agar, un analista turco della sicurezza .  Ad Akkuyu  sorge una centrale atomica.  “È una soluzione che potrebbe fornire sicurezza alla centrale nucleare in linea con la cooperazione della Turchia con la Russia (sic) e darle un vantaggio  nella tesa competizione energetica nel  Mediterraneo Orientale”.(Noi rimandiamo alle profezie del monaco Paisios, ndr.)…Manda qaedisti in Libia…Le attività geopolitico-belliciste di Erdogan non si limitano ad Idlib (Siria)  nè a Cipro. L’ambasciatore siriano all’ONU  Bashar Al-Ja’afari ha   dichiarato  martedì al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che la Turchia manda contingenti di  Jihadisti dell’ISIs e di Tahrir Al-Sham, già operanti in Siria, fino alla Libia, in appoggio al “governo” di  Tripoli  di Al Sarraj,  per sostenerlo nel conflitto conil generale Haftar.  Ironia della sorte, centinaia di combattenti che erano stati arruolati in Libia e spediti in Siria via Turchia per  abbattere il governo di Damasco, adesso vengono   rispediti  indietro per farli partecipare alla nuova fase della guerra di Libia.  Insieme ad “addestratori turchi e di altri paesi”.Dall’altra parte – ha rivelato Al Jazeera in un servizio – ad aprile, quando Haftar ha tentato di conquistare Tripoli,  si sono visti atterrare grossi aerei pieni di armamenti nelle  basi aeree dello stesso Haftar.  “ due   apparecchi Ilyushin 76  registrati a una società emiratina-kazaka denominata  Reem Travel  hanno   effettuato diversi viaggi tra Egitto, Israele e Giordania per poi  atterrare presso basi militari controllate dall’esercito nazionale libico di Haftar (LNA) all’inizio Aprile”. Quindi col generale sono schierati, oltre che Macron, Al Sissi e Putin, anche gli americani. “Il conflitto in Libia sta crescendo in una guerra per procura, con diversi attori, uno scenario tipo Yemen”, ha detto  l’nalista degli affari del Golfo Bill Law intervistato da Al Jazeera.Ma per la Trenta (e grillini)   il nemico è Salvini.
Bisognerebbe avvertire il governo, che è ancora grillino, quale posizione sta prendendo sulla Libia. 
Un ministro degli esteri di nome Moavero sembra scomparso. Roberto Fico interpreta la crisi del movimento intero con una frase da scolpire: “Non so più chi siamo”.  La UE ci attacca, in Libia comincia una  vera guerra per procura, Erdogan minacca cogli S-400, e loro  hanno abbandonato il timone.  Il resto dei grillini al governo, in realtà, sta pensando a come combattere il solo vero nemico che riconosce in questo momento supremo: Matteo Salvini.Lo ha dichiarato nero su bianco un grillino ancora con la testa sul collo, Angolo Tofalo, sottosegretario alla Difesa, in una bordata alla sua stessa ministra Trenta: “Ho cercato per un anno di stare accanto al ministro Trenta e di spiegarle che il nemico non è Salvini,  ma chi, all’interno dell’apparato, vuole continuare ad agire senza l’indirizzo ed il controllo politico. Purtroppo, consigliata male, ha deciso di fare valutazioni diverse. Ad oggi – prosegue, dopo un anno da sottosegretario, gran parte delle informazioni che ricevo per svolgere il mio lavoro non vengono dagli uffici preposti a coordinare le figure di vertice, ma da tutte le persone, e vi assicuro che sono tante, che mi hanno riconosciuto come  una persona seria e appassionata che lavora per il bene del paese. Sono  entrato nelle istituzioni per spezzare le catene dei vecchi poteri che ostacolano l’ammodernamento dello Stato e mi sono ritrovato nel mio dicastero ad assistere a incomprensibili scelte, quasi mai coordinate politicamente, che hanno solo rafforzato, a causa di errori grossolani, l’influenza di capi e capetti del passato”Toffalo con la ministra della Inclusione LGBT . Hanno dimesso lui.https://formiche.net/2019/05/tofalo-sfiducia-la-trenta/.Una accusa coraggiosa e circostanziata, che ha fatto prevedere: la Trenta   cadrà.  Invece  l’apparato Grillo-Casaleggio   ha fatto dimettere Toffalo. E la Marina militare  della Trenta  intanto  “salva” pseudo-naufraghi portati dalla tedesca Sea Watch , perché la stessa SeaWatch aveva detto che c’era una bambina morta a bordo.Poi, ecco: “.@giorgialinardi dalla @SeaWatchItaly a #TagadàLa7: Si è dovuta diffondere la notizia di una bambina deceduta affinché la Marina intervenisse.
http://www.la7.it/tagada/video/la-portavoce-della-seawatch-la-marina-%C3%A8-intervenuta-dopo-che-si-%C3%A8-diffusa-la-notizia-di-una-bambina-30-05-2019-273425 .@gendiemme
giorgia linardi portavoce della @SeaWatchItaly inoltre specifica: “La nostra missione si limita alla ricognizione aerea. L’informazione sulla bambina deceduta è stata diffusa da @alarm_phone, che era in contatto diretto con le persone a bordo del gommone” 
https://t.co/5vCEgBgoHX—  May 30, 2019
E’ palesemente il deciso sabotaggio delle poltiiche italiane, e il nuovo metodo con cui sarà demolito Salvini .Ci vorrebbe un magistrato che contestasse i numerosi reati di cui, con il falso allarme, s’è macchiata la tedesca sabotatrice  SeaWatch. Ci vorrebbe un ministro della Difesa che non avesse come nemico  l’alleato di governo. Ci vorrebbe Moavero. Ci  vorrebbe Conte.    “Non so più chi siamo”, come dice Fico.    Ma siete al governo, perdio. In confronto alla squaglio  dei 5Stelle “del cambiamento”, l’8 Settembre  sembrerà  una commediola.  
Maurizio Blondet | 30 maggio 2019 

2384.- COME A BRUXELLES GLI ASSEDIANTI DIVENNERO ASSEDIATI.

In queste note di Enrico Letta, come in tutta la campagna elettorale e come a Bruxelles, non sentirete parlare di una Costituzione europea, che non c’è. Costituzione, fondamento essenziale di uno stato nazionale o sovranazionale e che sancisca la prevalenza della tutela della dignità della persona umana su la competitività dell’Unione europea sui mercati mondiali: competitività sancita dal Trattato di Lisbona: la de-costituzione europea che, con un “comunque” la antepone alla nostra dignità. Nemmeno sentirete accennare all’assurdità di una Banca Centrale Europea, BCE, privata, con delega di stampare solo lei la moneta. A dire che abbiamo delegato la sovranità a un non-sovrano: Ai mercati.

“La vittoria di Salvini fa male all’Italia”… Perché ? Perché è stata la sconfitta del Governo Conte e la terza vittoria consecutiva del Centro Destra, dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 e le elezioni del 4 marzo 2018.  In Europa non vince l’Unione europea, che resta in sella e continuerà a non rappresentare i suoi popoli; ma il voto di domenica non è stato un referendum sull’Unione europea: è stato l’ordine al Presidente della Repubblica di cambiare politica. Conta anche il numero degli astenuti, poco meno del 50%. Colpisce – e Letta lo sottolinea – la vittoria interna della Lega: L’Italia della Lega ha vinto contro la fortezza europea, ma, da assediante, che voleva essere, a Bruxelles, è divenuta assediata. Siamo isolati. Farò poco conto sui fautori dell’Italexit, ora, eurodeputati. Ora, sarebbe Berlusconi l’asso nella manica, il più capace, a Bruxelles, per imprimere la svolta verso il sociale; ma chiunque sia il nostro rappresentante, deve avere alle spalle un governo robusto, senza personalismi esasperati e contrasti pretestuosi. Le copertine del blog di Gene Gnocchi – tra virgolette – raccontano il “post voto” visto da Enrico Letta (Direttore Scuola Affari Internazionali): “Salvini ha già avuto dall’Europa la flessibilità, ha avuto il via libera a una legge di bilancio di grande flessibilità su cui è stato chiuso un occhio”. “Salvini ha vinto le elezioni e vuole passare subito all’incasso dal punto di vista politico. Ci aspettano tempi molto faticosi”. “Gli italiani sono consapevoli’” E su Lega e M5S: “Ogni volta c’è la ricerca di un nemico da additare alla lapidazione pubblica”. “L’Italia comincia a ballare, l’esperienza di governo è arrivata alla fine” Questo voto di domenica ha molteplici significati, ma Letta pone l’accento sulla separazione fra quello che è successo in Europa e quello che è successo in Italia, tranne che in Polonia ed Ungheria. Nel resto d’Europa: Spagna, Portogallo, Germania, hanno vinto i liberali, hanno vinto i verdi, hanno vinto, in generale, i partiti pro-europei. Questi sono stati votati anche dai francesi, in maggioranza, pure se Le Pen è arrivata prima. Insomma, Letta legge il parziale successo dei sovranisti come un’adesione e una spinta verso l’integrazione. Osserverei, alla veneta: “Se è così che dobbiamo integrarci, siamo rovinati!” Infine, Letta, sull’immigrazione: “Salvini ha raccontato la favola che l’immigrazione non c’è più perché c’è lui”. Aggiunge Letta: “Oggi non c’è più una crisi migratoria in tutta Europa”. Come si deve leggere questa affermazione, professore? Il problema africano non può essere trattato in modo semplicistico o settoriale perché Africa e Europa o falliscono entrambe o crescono insieme, ma non saranno certo i migranti a determinare quale prevarrà fra le due opzioni.

Le copertine del blog di Gene Gnocchi – tra virgolette – raccontano il post voto visto da Enrico Letta.

Enrico Letta su l’INKIESTA: “IL TRIONFO DELLA LEGA? È UNA BREXIT MASCHERATA CHE CI ISOLA IN EUROPA”.

L’ex presidente del Consiglio italiano: “La vittoria di Salvini fa male all’Italia perché ci isola ancora di più. Ormai è come se fosse una Brexit mascherata. La reazione dei Cinque Stelle alla sconfitta è infantile. Sono come l’apprendista stregone che ha evocato il demone e non sa come fermarlo”

La Lega trionfa, il Partito democratico regge, il Movimento Cinque Stelle crolla, doppiato dai suoi alleati di governo. I sovranisti crescono ma non sfondando. In Italia il risultato delle elezioni europee è chiaro, ma non è detto che questa possa essere una buona notizia per l’Europa. Per capire quale sarà l ruolo dell’Italia abbiamo intervistato l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta ora decano della Scuola internazionale per gli affari di Parigi (Psia): «Tutti si aspettavano una vittoria dei populisti invece il miglior risultato l’hanno fatto i verdi. I sovranisti sono andati bene in Italia e in Francia. Anche se Le Pen era già andata bene nel 2014 e anzi ha ottenuto un risultato leggermente inferiore asciugando il partito gollista dei Chirac e Sarkozy che solo un anno fa aveva preso il 20% con Fillon».

Letta, la Lega ha stravinto le elezioni europee. Cosa succederà ora in Europa?
È un chiaro successo. Ma è stato un voto per il Parlamento europeo, non per quello italiano. La Lega ha fatto un ottimo risultato ma sarà sempre più isolata. E questo isolamento lo pagherà l’Italia perché la maggioranza dei nostri eurodeputati saranno condannati all’irrilevanza, emarginati da tutti gli altri. Al raduno di Milano, Salvini aveva detto che i sovranisti puntavano al secondo posto, subito dopo il Ppe, per obbligare i popolari a fare con loro un’alleanza di destra-centro. Ma l’eurogruppo di Salvini è ora solo quinto all’interno del prossimo Parlamento europeo: vale il 7% e sarà sempre più marginale. La situazione è preoccupante perché l’Italia si auto emargina nell’anno i cui si devono prendere due decisioni chiave.PUBBLICITÀ

Quali? 
Il presidente della Commissione europea e della Banca centrale europea. Negli ultimi anni sono queste due scelte fatte nel 2011 e 2014 che hanno cambiato la linea politica europea grazie all’influenza dell’Italia nella decisione. Ricordo che l’ultimo presidente della Bce è l’italiano Mario Draghi e grazie a lui la Bce ha cambiato approccio. L’Italia ha influito anche sulla scelta del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker nel 2014 che ha cambiato la linea politica dell’austerità del suo predecessore José Manuel Barroso. L’Italia era ai tavoli dove si decideva anche e soprattutto per il suo interesse, ma oggi è fuori e chissà per quanto tempo. Il fatto che in Italia la discussione si è concentrata sul portafoglio economico del commissario italiano dimostra l’arretramento del nostro Paese.

Però al governo farebbe comodo avere un italiano come commissario agli Affari economici o all’Euro.
È una questione secondaria. I commissari europei sono 28: i portafogli sono tutti deboli di per sé. Anzi, il fatto di avere un portafoglio economico importante rende più difficile aiutare il Paese di origine del commissario. Perché c’è una grande attenzione sui conflitti di interesse in Europa. Salvini sta infilando l’Italia in una Brexit mascherata all’italiana.

Cioè? 
Metterci così ai margini dai tavoli dove si decidono le cose è come essere usciti dal circolo di chi conta. Siamo diventati come gli ungheresi e i polacchi. Con la differenza che l’Ungheria e la Polonia non hanno l’Euro, mentre noi sì. Non possiamo permetterci un isolamento come questo.

Bisogna riflettere sul crollo impressionante del Movimento Cinque Stelle. Mi colpisce la reazione miope e infantile dei dirigenti grillini. Una bocciatura così sonora dovrebbe farli interrogare sul disastro che hanno creato. Sono come Topolino apprendista stregone nel film Fantasia: hanno evocato un demone e questo li ha mangiatiEnrico Letta

Però se lo sarà spiegato il successo della Lega.
Salvini ha radicalizzato il voto di centrodestra e si è mangiato politicamente Forza Italia. La colpa è anche di Silvio Berlusconi che non ha mai voluto fare il passaggio generazionale e ora ne paga nel conseguenze. Ma stiamo attenti a non commettere un errore.

Quale? 
Non dobbiamo avere lo strabismo di credere che il voto delle europee sarà quello delle politiche. In questo tipo di elezioni capitano spesso dei balzi imprevedibili: lo ha dimostrato il 40% del Partito democratico di Renzi cinque anni fa, ma anche Berlusconi nel 2009 quando arrivò al 35%. Per dire, nel 1999 la lista Bonino da sola arrivò all’8%. Il dato politico è che esiste una parte di indecisi importante che non avrà problemi a spostarsi da un partito a un altro. Questo sarà il terreno su cui lavorare per chi vorrà vincere le prossime elezioni.

Secondo lei scopriremo presto cosa voteranno gli indecisi? 
Sì, le elezioni nazionali si avvicinano con questo voto. Non ci sono più le condizioni perché la maggioranza al governo regga. Bisogna riflettere sul crollo impressionante del Movimento Cinque Stelle. Mi colpisce la reazione miope e infantile dei dirigenti grillini. Una bocciatura così sonora dovrebbe farli interrogare sul disastro che hanno creato. Sono come Topolino apprendista stregone nel film Fantasia: hanno evocato un demone e questo li ha mangiati.

Però il Pd non è mica al 40% come cinque anni fa.
Ma ha fatto un buon risultato rispetto alle ultime politiche. Ha dimostrato che può essere il baricentro attorno a cui costruire un’alternativa per questo Paese. In Italia bisogna costruire una proposta politica che unisca temi sociali e ambientali, perché la più bella notizia delle elezioni europee è il successo dei verdi, anche se non esistono nell’Europa del Sud: non hanno superato la soglia in Grecia, Spagna e Italia. Però i verdi hanno portato tanti giovani a impegnarsi e a votare, lo vedo qui anche con i miei studenti. L’ambiente è il tema su cui l’Unione europea è all’avanguardia da sempre. Il Partito democratico deve farsi paladino in Europa per far sì che nella nuova maggioranza formata da socialisti, popolari e liberali entrino anche i verdi.

Quali dovranno essere le priorità della prossima commissione europea?
L’Unione europea dovrà affrontare tre temi essenziali: l’ambiente, perché la lotta contro il cambiamento climatico è la vera emergenza di oggi. Ma anche il tema dell’umanesimo tecnologico: cioè la protezione della persona nei grandi cambiamenti che l’automazione e l’intelligenza artificiale porteranno nella nostra società. Il terzo è la questione sociale: c’è bisogno che l’Europa si occupi pesantemente di combattere la disoccupazione giovanile e la povertà. Tutto il resto è secondario.

Da un post di Renato Basato su VENETO UNICO:

La leggo così: Il 46% degli italiani ha perso e, a parte l’affermazione degli eurexit diventati eurodeputati, gli altri non hanno vinto e in Europa e nel Mediterraneo non contiamo! Rende l’idea?

2383.- UN ABBRACCIO AL NOSTRO POLIZIOTTO CON LA GAMBA SPEZZATA E UNA PEDATA NEL SEDERE A CHI HA IMPORTATO IL SELVAGGIO SPACCIATORE.

Catania – Via Vincenzo Giuffrida, arrestato il lavavetri-spacciatore, cittadino della Nigeria YbubK Sediu del 1993, responsabile dei reati di detenzione a fini di spaccio di stupefacenti, falsa dichiarazione a Pubblico ufficiale sull’identità personale, resistenza e violenza a Pubblico ufficiale e lesioni gravi colpose. Resistendo all’arresto, ha fratturato la gamba a un poliziotto.


È di tutta evidenza che, in nome di un’impossibile solidarietà, alcune losche figure, cooptate dalla finanza internazionale, hanno portato avanti un progetto destabilizzatore della società italiana e, in crescendo, anche dell’Ordine Pubblico, come questa nuova orribile notizia, non certo la prima, ci testimonia e come i numeri dell’invasione affermano. Due sono i dati che parlano, senza timore di smentita: Il primo è che l’africano di turno è l’espressione di una incultura che non conosce e non può né vuole conoscere regole. A grandi linee, parliamo di genti in cui l’esplosione demografica, al ritmo dei conigli, non è accompagnata e nemmeno sarebbe accompagnabile a un processo educazionale. Lo impediscono l’assenza di scuole in numero sufficiente e di maestri, che, a esemplificare, in Nigeria sono per l’80% senza titolo alcuno – leggono qualche versetto del corano e ti saluto – e le risorse degli stati, quelli africani e quelli europei. Nessuno stato, economicamente e organizzativamente, è in grado di educare e istruire masse di milioni di ignoranti, più violenti che selvatici. Il secondo sono le politiche di sfruttamento delle enormi risorse del continente africano da parte dell’Occidente e della Cina, che non creano un mercato interno del lavoro: scuola di vita. Gli aiuti del Fondo Monetario Internazionale, poi, indirizzano la produzione a strutturarsi verso l’esportazione dei prodotti necessaria al pagamento del debito creato dagli aiuti. E non importa che, progressivamente, gli interessi del debito vengano cancellati, ché, anzi, questo è strumentale alla continuazione del sistema. un esempio significativo è il Mali, il più grande produttore-esportatore mondiale di cotone e uno dei popoli più poveri dell’Africa. La Cina è un discorso a parte: il vero nemico dell’Occidente, proteso, invece, a cercare la sottomissione della Banca di Mosca. I cinesi hanno acquistato ampie regioni dell’Africa. Le hanno recintate e, lì, nemmeno il guardiano all’ingresso è africano. La guerra per lo sfruttamento delle materie prime, quelle rare, prima di tutto, si combatte in Africa e, con il disgelo in atto, nel Circolo Polare Artico. Sono, questi, tutti anelli di una sola catena. Per le decine e decine di milioni di africani che, grazie ai nostri aiuti, ipocriti, lasciano alle spalle la povertà assoluta, senza intravedere una qualunque possibilità futura, la visione, attraverso Internet e la TV, della ricchezza creata dagli europei e la certezza di incontrarvi ordinamenti giuridici permissivi, la via dell’emigrazione non si mostra come la ricerca di opportunità di lavoro, ma, molto semplicemente, come una occasione predatoria, rattizzia, di godimento e di soddisfazione di ogni istinto animale. È chiaro che applicare a queste masse di genti i codici penali europei, come l’italiano, dove la pena è destinata a individui che hanno ricevuto una educazione, hanno sbagliato e possono e devono essere recuperati come membri della società. Quindi, nulla di mostruoso nella ribellione dello spacciatore negro (avevo un bellissimo cugino negro di carnagione, somalo) che spezza una gamba al poliziotto, se “spacciare necesse est”. Ci vorrebbero una politica e una magistratura meno ignoranti e più consapevoli della realtà di questa invasione migratoria, che non combatteremo certamente urlando slogan faziosi, sopratutto in parlamento europeo, dove i sovranisti, sono diventati da assedianti, gli assediati. Come dicono i veneziani: “Se tutto va ben, simo rovinai!”

2382.- SE IN MEDIO ORIENTE I NODI VENISSERO AL PETTINE…

In Siria e in Turchia si giocano i destini del Medio Oriente. La vittoria di Putin non è stata accettata, sopratutto, dagli USA e ha messo sul piede di guerra Israele. mentre i nodi della politica vengono al pettine, le rispettive forze armate sono portate al confronto, che significa scoprire le loro effettive capacità. In questo senso, si può dire che la Siria stia rappresentando un laboratorio.


Usa, Turchia, Ucraina e Pakistan. Il Taccuino di Orioles

MARCO ORIOLES, Policy Makeer, 27 MAGGIO 2019

In primo piano nel “Taccuino Estero” di questa settimana l’ultimatum degli Usa alla Turchia sul sistema di difesa anti-aerea russo S-400. Nella sezione “Notizie dal mondo”, l’insediamento del nuovo presidente ucraino Zelenskiy, lo stop del Pakistan al gasdotto dall’Iran, le operazioni della marina Usa nel Mar Cinese Meridionale e nello stretto di Taiwan, il radicamento di al Qaida e dell’Isis in Afghanistan. Le “Segnalazioni” sono dedicate alla guerra fredda tecnologica Usa-Cina. Il Taccuino Estero è l’appuntamento settimanale di Policy Maker a cura di Marco Orioles con i grandi eventi e i protagonisti della politica internazionale, online ogni lunedì mattina

PRIMO PIANO. L’AUT AUT DEGLI USA ALLA TURCHIA: F-35 O S-400 (E SANZIONI)  

L’ultimo monito degli Usa alla Turchia e al suo presidente Recep Tayyip Erdogan arriva sotto la forma di un ultimatum lanciato attraverso alcune fonti di governo sentite anonimamente da CNBC. Ankara, è il messaggio tagliente che parte da Washington, è chiamata a cancellare senza indugi l’accordo con la Russia per la fornitura del sistema di difesa anti-aerea S-400, che secondo gli americani è incompatibile con i sistemi d’arma in uso alla Nato e, in particolare, con gli F-35.

La Turchia è esortata in particolare ad acquistare, al posto degli S-400, il sistema Patriot fabbricato negli Usa dalla Raytheon. E deve decidersi subito: la deadline per dire sì o no è fissata dalle fonti in questione alla prima settimana di giugno (che, tutt’altro che incidentalmente, è anche il mese in cui è prevista la consegna degli S-400).

Se Ankara non si conformasse, precisano le fonti, ci saranno almeno due conseguenze. La prima è l’esclusione dal programma Joint Strike Fighter, inclusa la cancellazione della consegna programmata di cento esemplari del caccia Lockheed Martin. A tale provvedimento si affiancherebbe, poi, l’imposizione di sanzioni sulla base dell’America’s Adversaries Through Sanctions Act (CAATSA).

Non lasciano molti margini all’interpretazione le parole con cui un funzionario del Dipartimento di Stato, citato sempre dalla CNBC, ha reiterato la posizione dell’amministrazione Trump: “I paesi Nato devono acquisire equipaggiamento militare che sia interoperabile con i sistemi Nato. Un sistema russo non rispetterebbe quello standard”. “Sottolineiamo”, ha aggiunto minacciosamente il funzionario, “che la Turchia affronterà conseguenze reali e negative qualora si completasse la consegna degli S-400”.

Ma il presidente turco  non sembra affatto intenzionato a obbedire al diktat. “È assolutamente fuori discussione”, ha affermato Erdogan sabato scorso, che la Turchia “faccia un passo indietro dall’acquisto degli S-400. Quello è un affare concluso”. Non solo: Ankara, ha annunciato il capo dell’AKP, produrrà con Mosca il nuovo sistema S-500.

La maggior parte delle caratteristiche tattiche e tecniche del sistema contraereo e anti-missile S-500, di cui il radar “Yenisei” è un componente, sono classificate. È noto che l’S-500 “Prometheus” sarà in grado di rilevare e colpire contemporaneamente fino a dieci bersagli balistici supersonici che volano ad una velocità di sette chilometri al secondo. Il sistema S-500 “Prometheus” sarà operativo dal 2020.

La Turchia, dunque, tira diritto e si prepara ad affrontare l’ira di Washington. Ne sono una riprova le affermazioni con cui il ministro della Difesa turco Hulusi Akar, lo scorso martedì, ha sottolineato che il suo governo è praticamente rassegnato alle sanzioni americane.

Per Akar, la reazione americana è comunque esagerata e incomprensibile, perché – dice, ribadendo la posizione più volte sostenuta dalla Turchia – l’acquisto degli S-400 è puramente a scopi difensivi e non pone alcuna minaccia agli Usa.

Attraverso una serie di accorgimenti (p.e., materiali radar assorbenti), appunto, “stealth”, l’F-35 si rende invisibile alle onde radar tradizionali in banda X, ma un velivolo “stealth” emetterà sempre una firma termica … Secondo i russi il radar Irbis-E a bassa frequenza in banda L è in grado di rilevare la Radar Cross Section di un F-35, anzi, recentemente, in Siria, la RCS degli F-22 Raptor è stata acquisita e inquadrata dal sistema di ricerca e tracciamento radar all’infrarosso sia degli Su-35S Flanker-E e sia dai 4 Sukhoi Su-57. In Siria, la Russia ha guadagnato un “tesoro” di informazioni sui caccia statunitensi F 22.
Non solo, per Erdogan, l’S-400 è un affare concluso” , ma la Turchia produrrà con Mosca il nuovo sistema S-500.

Akar intravede in verità – sulla base di cosa non è dato sapere – un miglioramento nelle relazioni con l’alleato d’oltreoceano. “Nei nostri colloqui con gli Stati Uniti”, ha affermato, “noi riscontriamo un’attenuazione (delle posizioni originarie) e una riconciliazione su temi che includono l’Est dell’Eufrate (in Siria), gli F-35 e i Patriot”.

Secondo il ministro, inoltre, non c’è “alcuna clausola nell’accordo sugli F-35 che dica che uno sarà escluso dalla partnership per aver acquistato gli S-400. La Turchia”, ha ricordato Akar, “ha pagato 1,2 miliardi di dollari. Abbiamo anche prodotto in tempo le parti ordinate a noi. Cosa possiamo fare in più come partner?”. Ecco perché il ministro si aspetta che la partecipazione della Turchia al programma JSF vada avanti.

Al di là dell’invisibilità stealth dell’aeroplano, violata dai nuovi radar russi “Irbis-E a scansione termica, per gli USA, l’F-35 è, sopratutto, un sistema di acquisizione dei dati sensibili delle Forze Armate che lo hanno e lo avranno in linea, che vengono condivisi automaticamente con il Pentagono. Non per nulla, la versione acquistata da Israele è l’ F-35I, dove la “I” indica che è stata depurata di quel sistema. Come sistema d’arma, il superamento delle difficoltà incontrate dal programma richiede tempi lunghi e ha costi insostenibili; infatti, l’USAF e l’US.NAVY sono state costrette a rammodernare i vecchi F-16, ora F-21 e gli F-18.

Peccato che, a Washington, non sembri esserci nessuno pronto a manifestare indulgenza. La portavoce del Dipartimento di Stato Morgan Ortagus ha chiarito, al contrario, che l’America non è affatto intenzionata a transigere.

“Abbiamo chiaramente il desiderio”, ha dichiarato Ortagus alla stampa, “di coinvolgerli (i turchi) e abbiamo continuato a informarli della nostra preoccupazione per questa acquisizione, ma ci saranno conseguenze reali e negative se ciò accadrà”.

Da Mosca, intanto, arrivano parole piccate per l’out out degli Usa alla Turchia. Parlando mercoledì coi reporter, che gli hanno chiesto cosa pensasse della notizia diffusa dalle CNBC, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che la Russia considera “inaccettabile un simile ultimatum”.

Peskov ha invitato invece a considerare “le molte dichiarazioni fatte dai rappresentanti della leadership della Turchia guidata dal presidente Erdogan che l’accordo sugli S-400 è già completo e sarà implementato”.

I nuovi caccia di quinta generazione russi dalle caratteristiche stealth Sukhoi Su-57 schierati in Siria hanno limitato le operazioni sulla Siria sia degli F-35I israeliani sia degli F-22 schierati sulla base di Al Dhafra negli Emirati Arabi. Il sensore IRST OLS-35 (Infrared Search and Track) installato sugli Su-57 e sui Flanker-E è in grado di individuare le firme di calore dei sistemi d’arma nemici senza essere a sua volta individuato, garantendo così un significativo vantaggio tattico nel combattimento aereo. L’IRST si limita a dare un’idea della posizione generale dei velivoli nemici. I caccia stealth di quinta generazione degli americani non possiedono tali capacità IRST e anche il migliore, l’F-22, superiore al Su-35, si trova in svantaggio. Anche i nuovi sensori a infrarossi prodotti dall’azienda italiana Selex Es (gruppo Finmeccanica) per i caccia svedesi Gripen e per gli Eurofighter sono in grado di individuare un velivolo stealth rilevando la sua traccia termica a una distanza tale da renderne possibile l’ingaggio con missili aria-aria. 

2381.- ANCHE L’UNIONE EUROPEA AFFRONTA L’IMMIGRAZIONE SENZA CENTRARE IL PROBLEMA E SETTORIALMENTE. DI CERTO, NON PER CASO.

Commenteremo, in seguito, la notizia della sentenza della Corte di Giustizia Europea portataci da LINKIESTA con questo articolo.

MIGRANTI, AD ASFALTARE IL DECRETO SICUREZZA ADESSO CI PENSA UNA SENTENZA DELL’UE

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che uno straniero non può essere espulso se nel proprio Paese rischia di essere perseguitato. Il principio era già valido in Italia, ma con il decreto sicurezza si sfiora l’illegalità. Ben venga, quindi, la sentenza

Andreas SOLARO / AFP

Nei giorni scorsi, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che uno straniero non può essere espulso dal Paese in cui si trova “fintanto che (…) abbia fondato timore di essere perseguitato nel suo Paese d’origine o di residenza”. In Italia il principio di non refoulement già trova applicazione, come ha spiegato Matteo Villa (ISPI), quindi la pronuncia non è destinata ad avere un particolare impatto. Basti pensare che tra il 2013 e il 2017, sono stati emessi 23.045 ordini di espulsione verso Paesi che possono essere considerati insicuri – come la Siria, l’Iraq, la Somalia, l’Eritrea o il Sudan – ma solo il 4% di questi ordini è stato effettivamente eseguito. Tuttavia, nonostante non sia innovativa, la sentenza merita un rilievo particolare: recenti misure in tema di immigrazione, ispirate da un clima politico ad essa avverso, rendono essenziale ribadire certi principi essenziali.

È necessario, innanzitutto, spiegare il contenuto della decisione, che interpreta una direttiva e, quindi, vincola i giudici dei Paesi Ue per i casi analoghi. Essa fa chiarezza fra disposizioni non conformi: da un lato, la direttiva 2011/95/UE, in tema di protezione internazionale, consente di revocare o negare il riconoscimento dello status di rifugiato a chi per seri motivi rappresenti un pericolo per la sicurezza dello Stato in cui si trova oppure, a causa di una sentenza definitiva per un reato di particolare gravità, costituisca un pericolo per la collettività, ma vieta che egli possa essere espulso se nel luogo di destinazione rischia di essere sottoposto a tortura o a pene e trattamenti inumani o degradanti (in conformità alla Carta dei diritti fondamentali dell’UE); dall’altro lato, la Convenzione di Ginevra invece legittima l’allontanamento anche verso Paesi non sicuri se lo straniero rappresenta un pericolo o una minaccia per lo Stato ospitante. A fronte di questa differenza normativa, la Corte ha deciso che lo straniero vada tutelato dai rischi che correrebbe tornando in patria e, pertanto, anche se ha perso lo qualifica di rifugiato, non può comunque essere espulso.PUBBLICITÀ

Come si accennava, nonostante la sentenza ribadisca un principio già applicato in Italia – cioè il divieto di respingimento verso Paesi in cui la vita o la libertà possano essere minacciate – essa merita di essere evidenziata. Perché in un periodo in cui l’immigrazione è oggetto, da un lato, di disposizioni che paiono andare oltre i paletti dell’ordinamento, dall’altro, di atteggiamenti politici comunque ostili, non si può avere la certezza che principi rispettati in passato continuino a esserlo anche in futuro. 

Ad esempio, prima del governo in carica non si sarebbero potute immaginare norme come quelle contenute nel cosiddetto decreto sicurezza, che presentano profili di legittimità dubbia: dalla perdita della cittadinanza per lo straniero che commette determinati reati, con disparità di trattamento rispetto agli italiani, i quali non perdono la cittadinanza anche se compiono i medesimi reati; alla possibilità di espulsione, a seguito del diniego di asilo, dell’immigrato sottoposto a procedimento penale per alcune violazioni di legge, pur in assenza di una condanna definitiva e anche in pendenza di ricorso avverso la decisione della Commissione territoriale, con buona pace del principio di non colpevolezza e del diritto alla presenza in giudizio.

fino a qualche tempo fa sarebbe stata impensabile una lettera come quella in cui l’ONU rimarca «il clima di ostilità e xenofobia» che il governo italiano sta creando nei confronti dei migranti con le direttive sui salvataggi in mare del Viminale e la bozza di decreto sicurezza bis

Ancora in tema di espulsioni, assume un significato particolare pure la previsione, sempre nel primo decreto sicurezza, di un elenco di “Paesi sicuri”, da adottare con decreto del Ministro degli affari esteri, di concerto con i Ministri dell’interno e della giustizia, per velocizzare l’iter delle domande di protezione internazionale, ma anche dei respingimenti. Come osservato dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (ASGI), a decidere quale Paese possa essere considerato “sicuro” «sarà di fatto la Commissione nazionale per il diritto d’asilo, che non è organo amministrativo indipendente ed è fortemente connesso per composizione e struttura organizzativa al potere politico»: pertanto, il rischio è che certe valutazioni possano non essere oggettive

Inoltre, fino a qualche tempo fa sarebbe stata impensabile una lettera come quella in cui l’ONU rimarca «il clima di ostilità e xenofobia» che il governo italiano sta creando nei confronti dei migranti con le direttive sui salvataggi in mare del Viminale e la bozza di decreto sicurezza bis, a causa di un «approccio adottato dal ministro dell’Interno» che incide «seriamente» sui diritti umani e criminalizza «le operazioni di ricerca e salvataggio» delle ONG. Dunque, a fronte di quanto sta accadendo in tema di immigrazione – sotto il profilo normativo e non soltanto – forse appare più chiaro che lo spazio dato dai media alla sentenza può essere servito a rendere il pubblico più consapevole del principio da essa affermato e di eventuali tentativi politici di superarlo: del resto, il ministro dell’Interno ha già affermato che procederà al rimpatrio anche di coloro i quali secondo la Corte non sono rimpatriabili.

Detto questo, sul piano giuridico quale potrebbe essere in Italia la sorte di colui al quale sia stato revocato o negato lo status di rifugiato, ma che non possa essere espulso perché proveniente da uno Stato non sicuro? La pronuncia della Corte afferma che chi si trovi in questa situazione continua comunque a “godere di un certo numero di diritti previsti dalla Convenzione di Ginevra”, cui la direttiva 2011/95/UE rimanda (ad esempio, il diritto di adire i tribunali e l’educazione pubblica). E poiché è necessario un titolo che attesti tale situazione e consenta la fruizione di quei diritti, è presumibile che allo straniero possa essere accordato un permesso per “protezione speciale” – della durata di un anno (rinnovabile finché dura il pericolo nel Paese di provenienza) – che viene rilasciato dalla questura quando non sia possibile concedere la protezione internazionale né procedere all’espulsione per il rischio di persecuzioni o torture in patria. Chissà se tale soluzione sarà adottata o se lo straniero non rimpatriabile resterà fra gli irregolari (che intanto continuano ad aumentare). Anche per questo motivo la sentenza è importante: per non perdere di vista la distanza che può esservi tra la realtà e il diritto.

2380.- CENTRO DESTRA SEMPRE IN TESTA.

Exit Poll in tempo reale

Exit Poll ore 23 Consorzio Opinio Italia (Istituto Piepoli, Emg e Noto Sondaggi) per la Rai. Copertura del campione 80%

Lega: 27-31%, Pd: 21-25%, M5s: 18,5-22,5%, Forza Italia: 8-12%, Fratelli d’Italia: 5-7%, + Europa: 2,5-4,5%, Europa Verde 1-3%, La Sinistra: 1-3%, Partito Comunista: 0,5-1,5%, Svp: 0,2-0,6%, Il Popolo della Famiglia – Ap: 0,2-0,6%, Altre: 0,3-0,3%

Instant Poll ore 23 Quorum/YouTrend per Sky TG24

Lega: 27-30%, Pd: 21,5-24,5%, M5s: 20-23%, Forza Italia: 9-11%, Fratelli d’Italia: 5-7%, + Europa: 2-4%, Europa Verde 0,5-1,5%, La Sinistra: 1,5-3,5%, Partito Comunista: 0,5-1,5%. 

Risultati delle elezioni europee del 2019Ultimo aggiornamento: 06:19 CEST Preliminari · 751/751 seggi per Partito: PPE 179,23, 8%; S&D 150, 20%; ALDE 107, 14,2%; Verdi/ALE 70, 9,3% e altri.

Fonte: dpa-infocom. 

PRIMI RISULTATI REALI:

E ora: La Lega è al 34,34% di consensi con 9.123.555 voti, Forza Italia è al 8,78% pari a 2.333.579 voti, Fdi al 6,46% con 1.717.054 voti. La Lega raddoppia rispetto alle elezioni politiche di un anno fa quando prese il 17 per cento delle preferenze. Il confronto con le Europee di cinque anni fa è senza precedenti: il partito nel 2014 prese solo il 6,2 per cento. Supera il 40 per cento nelle due circoscrizioni settentrionali, dove i 5 stelle sprofondano al 10, sorpassati dal Partito democratico, che nel Centro è il secondo partito con il 26%. I grillini reggono nelle Isole e al Sud. Il ministro dell’Interno prende oltre 2 milioni di preferenze.

E ADESSO SERGIO?

Considerazioni? Tra evidenze e riflessioni: In Europa non vince l’Unione europea, che resta in sella e continuerà a non rappresentare i suoi popoli. In Italia, dove il voto si è contestualizzato intorno all’ennesimo, quarto Governo del Presidente, Conte e i ministri grillini sono fuori posto e, così, chi vorrà sostenerli. Silvio Berlusconi ha buone probabilità di portare il suo peso in Europa e, questo, per Salvini, aprirebbe la porta a una staffetta con Conte e a un governo di Centro Destra, come anche il successo di Fratelli d’Italia rende, nuovamente, non solo possibile, ma necessario. Fra le tre alternative: rimpasto del Governo con cambio di due-tre ministri, magari lasciando quelle perle di Trenta, Grillo, Toninelli; elezioni anticipate, col permesso del signor presidente della Repubblica; Salvini presidente del Consiglio di un governo di Centro-Destra, quest’ultima sarebbe, anzi, è quella indicata con il voto dal popolo sovrano. Ma, anche qui, di quale popolo parliamo? Aveva ragione Gianfranco Miglio: tre popoli, tre macroregioni, se la Lega, al Nord, ha raggiunto anche il 53%, il Sud e le isole (con il 29,85%) hanno tenuto in piedi i 5 stelle e il Centro, niente di meno che il PD. Non vengano a dirci che Zingaretti ha cambiato il partito di Renzi.

Primo partito in Italia. Grazie.

2379.- Elezioni Europee, l’appello di Paolo Becchi: “Cosa c’è in gioco oggi”, perché votare sovranista

Un riepilogo necessario dell’idea e del cammino di questa Europa.

26 Maggio 2019

Quale sia il senso profondo delle elezioni che “si stanno svolgendo” nei Paesi che fanno parte dell’ Unione europea? Quali sono le posizioni fondamentali che si fronteggiano? In termini filosofici si potrebbe dire che si tratta della contrapposizione tra Kant, quale erede di un certo illuminismo giuridico, e Hegel, che per primo (insieme a Fichte) nella storia del pensiero occidentale, ha posto il problema della questione “nazionale”. Cosmopolitismo contro Volksgeist (“spirito del popolo”). Detto nei termini attuali il conflitto è tra euroglobalisti da una parte e sovranisti dall’ altra. E cosa vuol dire oggi contrastare l’ euroglobalismo? Non significa nient’ altro che recuperare l’ idea di popolo e di Stato nazionale. Contro i sovranisti se ne sono dette, e se ne continua a dire di tutti i colori: razzisti, xenofobi, nazionalisti, fascisti e ovviamente antieuropeisti. Ma è proprio vero che i sovranisti siano antieuropeisti?

Cominciamo col ricordare una cosa. L’ idea politica di Europa si concretizza nel secondo dopoguerra con i Trattati di Roma sottoscritti 1957 dai sei Paesi fondatori, quell’ idea prende le mosse non – come spesso si sente dire – dal Manifesto di Ventotene del 1942 (schierato contro gli Stati nazionali per realizzare gli Stati Uniti d’ Europa), ma proprio dagli Stati nazionali e non voleva prescindere da essi.

“Trattati” al plurale perché allora venivano istituite tre diverse comunità con obiettivi comuni ben definiti: la Comunità economica europea, la Comunità economica dell’ energia atomica e la Comunità del carbone dell’ acciaio già sottoscritta nel 1951 con il Trattato di Parigi. Gli Stati mantenevano le loro monete e la loro sovranità.

Insomma, l’Europa nasce su una base confederale ed è solo con il Trattato di Maastricht degli inizi degli anni Novanta che si pretende di iniziare un cammino diverso, quello della globalizzazione. Solo da lì comincia quel percorso che ci ha portato nel vicolo cieco in cui ora ci troviamo: eccesso di potere della finanza e deficit di democrazia, élites da una parte e popoli dall’ altra.

LE CRITICHE
Chi oggi critica l’ Unione non è affatto “antieuropeista”, non mira alla chiusura nazionalista. La critica perché ritiene che questa costruzione stia disintegrando gli Stati nazionali europei e finirà per disintegrare anche i valori su cui l’ Europa politica stessa si fonda. E non sono i valori di pace, libertà, dignità: questi sono valori universali. Valori importanti, ma che non sono sufficienti a definire cosa lega tra loro i popoli del Vecchio Continente nell’ epoca moderna. Ciò che li lega insieme è quell’ idea di “statualità” e di sovranità nazionale che contraddistingue l’ Europa politica moderna.

Beninteso, questo non vuol dire essere contro i “diritti umani”, semmai vuol dire che la democrazia ha a fare anzitutto col “demos”, e non può quindi limitarsi ad essi. Democrazia significa che lo Stato ha dei doveri anzitutto verso i suoi cittadini, e pertanto è una illusione, in ultima istanza “neoliberale”, quella di ritenere ormai inutili gli Stati. Al posto dell'”Europa degli Stati” l’ Europa dei mercati che si autoregolano, ovviamente rispettando i diritti umani: la foglia di fico per nascondere le vergogne dell’ euroglobalismo. L’ Unione ha ridotto alcuni popoli europei alla miseria per salvare una moneta, l’ euro, e ha trasformato Stati sovrani in Stati debitori e Stati creditori. Ma proprio in questi giorni non possiamo dimenticare che l’ Europa inizialmente si fondava su Stati liberi e sovrani che dopo il secondo dopoguerra avevano deciso di collaborare tra loro, realizzando così pace e benessere, senza per questo perdere la loro sovranità.

DECISIONI IMPORTANTI
Non si tratta, quindi, di schierarsi “contro l’ Europa”. Si tratta, piuttosto, di scegliere tra un’ Unione europea senza cittadini, senza nazioni, e a causa di una immigrazione incontrollata alla fine anche senza europei, ed un’ Europa di popoli, di nazioni, di radici identitarie e di identità nella differenza. Si tratta di rendersi conto che senza confini, senza popoli, senza “nazioni”, semplicemente non esiste alcuna Europa. Se vogliamo oggi ricostruire un’ idea di Europa, dobbiamo dunque ripartire dai popoli che la compongono, dalle loro tradizioni culturali, religiose, politiche. Ogni popolo europeo ha il suo “Geist”, il suo spirito, la sua storia, i suoi eroi e le sue tragedie che contribuiscono a formare la sua identità: l’ Unione europea ha preteso di sterilizzare quelle storie in nome di pretesi nuovi “valori globali” – il mercato, l’ euro, il migrante – che in realtà sono solo feticci a cui sono stati sacrificate le identità dei popoli.

Non esiste e non esisterà mai un popolo europeo, esiste una Europa di popoli diversi con lingue e culture diverse ma con radici e valori comuni.

Per questo al Super Stato europeo che vuole cancellare i popoli possiamo solo replicare con una molteplicità di Stati nazionali che riconoscano le autonomie locali e che siano anche disposti a confederarsi sulla base del principio “stare con chi ci vuole e stare con chi si vuole”. Per questa ragione la prima cosa che dovrebbe essere posta al centro dell’ attenzione nel nostro Paese è il recupero della sovranità nazionale. “Portare più Italia in Europa” significa come prima cosa liberarci dalla sottomissione ai vincoli europei introdotti nel 2001. L’ Italia deve tornare ad essere uno Stato libero non sottomesso a nessuno, ma disponibile in condizioni di parità a limitare la propria sovranità nell’ interesse comune. Unirsi su alcune cose in un grande spazio europeo lasciando tutto il resto alle sovranità dei singoli popoli. Un’ altra Europa è possibile, per questo il voto di oggi è importante.

di Paolo Becchi