Archivio mensile:Maggio 2023

5668.- Le millantate vittorie del cavolo e le commissioni d’inchiesta della nostra destra.

Puzza di bruciato! Gli intoccabili e l’Italia che puzza!

Ricordiamo che lo scandalo Palamara è stato, in realtà, lo scandalo del C.S.M., che doveva essere sciolto da Sergio Mattarella in ottemperanza all’art. 31 L. 24 marzo 1958, n. 195. Norme sulla Costituzione e sul funzionamento del C.S.M..

Art. 31. Scioglimento del Consiglio superiore.

     Il Consiglio superiore, qualora ne sia impossibile il funzionamento, è sciolto con decreto del Presidente della Repubblica, sentito il parere dei Presidenti del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati e del Comitato di presidenza.

     Le nuove elezioni sono indette entro un mese dalla data dello scioglimento.

PALAMARA SENZA GALERA COME SPERANZA. Magistratura Italiana NON SA PUNIRE i Criminali in Atti Giudiziari e Sanitari

  • Da gospanews, Carlo Domenico Cristofori, 30 Maggio
PALAMARA SENZA GALERA COME SPERANZA. Magistratura Italiana NON SA PUNIRE i Criminali in Atti Giudiziari e Sanitari

Caso procure, Palamara patteggia un anno e chiude il processo a Perugia

«I giudici del Tribunale di Perugia hanno accolto la richiesta di patteggiamento a un anno (pena sospesa) per l’ex magistrato Luca Palamara, e hanno assolto Adele Attisani che ha scelto di essere giudicata con rito abbreviato. Palamara era accusato per presunte utilità ricevute dall’imprenditore Fabrizio Centofanti, che, per lo stesso procedimento, aveva patteggiato il reato di corruzione che, a questo punto, rimarrà senza il corrotto. Il “Gico” della Guardia di Finanza che aveva condotto l’indagine e che aveva “infettato” il telefono di Palamara con il trojan, ritenuto indispensabile per scoprire tale corruzione, non ha dunque dato un volto al pubblico ufficiale corrotto da Centofanti» scrive Il Giornale.

COVID, GIUDICI PRO SPERANZA: NEGANO EFFICACIA DELLE CURE DOMICILIARI! Vitamina D e Cortisone “Bocciati’ dal Consiglio di Stato

COVID, GIUDICI PRO SPERANZA: NEGANO EFFICACIA DELLE CURE DOMICILIARI! Vitamina D e Cortisone “Bocciati’ dal Consiglio di Stato

L’altra imputata Adele Attisani è stata assolta dall’accusa di traffico di influenze illecite. Professoressa, Attisani era accusata di aver beneficiato delle presunte (e poi smentite) corruzioni dello stesso Palamara quando quest’ultimo presiedeva la potente Commissione per gli incarichi direttivi del Csm e decideva così sulle nomine. Dopo quasi cinque anni si chiude così l’indagine della Procura di Perugia che nella tarda primavera del 2019 sconvolse il Consiglio superiore della magistratura, determinando le dimissioni di ben cinque consiglieri e dell’allora procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, oltre all’annullamento della nomina di Marcello Viola a capo della Procura di Roma come successore di Giuseppe Pignatone.

Inchiesta sul Covid: la Procura di Brescia chiede l’archiviazione per Conte e Speranza

«La procura di Brescia ha chiesto al tribunale dei Ministri di archiviare l’inchiesta nei confronti dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza, indagati a Bergamo per omicidio colposo ed epidemia colposa per la gestione delle prime fasi della pandemia. La notizia arriva da fonti legali. Da quanto si apprende, la Procura ha depositato la richiesta di archiviazione motivata circa una settimana fa» ha scritto RAI NEWS

Le conclusioni dei pm bresciani sono arrivate dopo che lo scorso 10 maggio Conte e Speranzasono stati sentiti dai giudici bresciani. Durante il loro esame, hanno ricostruito, spiegato e chiarito i motivi delle loro decisioni per cui ora sono stati indagati, con altri 17 (tutti trasferiti per competenza funzionale al Tribunale dei Ministri), nell’inchiesta della Procura di Bergamo per la mancata istituzione di una zona rossa per isolare i comuni di Nembro e Alzano Lombardo e per la mancata applicazione del piano pandemico che, seppur datato 2006, per la magistratura poteva limitare i danni e salvare parecchie vite. Per loro le accuse sono epidemia colposa e omicidio colposo plurimo.

FARSA GIUDIZIARIA SUI MORTI DI COVID A BERGAMO. Accuse a Conte e Speranza per Cavilli Burocratici. Non per le Cure Domiciliari Negate Denunciate da Trinca

Conte e Speranza, tramite i loro legali, hanno anche depositato una memoria e l’ex ministro della Salute, in una sorta di dichiarazione spontanea, ha ribadito l’estraneità di ogni addebito, affermando di non aver applicato il piano pandemico del 2006 in quanto tutta la comunità scientifica lo riteneva totalmente inefficace per combattere il Coronavirus. Anche se, allora “furono presi tutti i provvedimenti a cominciare dal blocco dei voli dalla Cina – sono in sintesi le parole dell’ex ministro – e l’Italia fu la prima ad adottare misure insieme a Stati Uniti e Israele, subito dopo l’emergenza sanitaria”.

GOSPA NEWS si ritira in compìto silenzio onorando tacitamente le vittime onde evitare censura penale e rimanda i lettori a leggere le precedenti inchieste in cui avevamo anticipato ogni esito giudiziario.

Da essi emergono i profili palesemente CRIMINALI che una certa magistratura inspiente (ignorante), pavida o soggiogata non E’ STATA CAPACE DI RILEVARE sebbene siano diventati oggetto di un’inchiesta del Procuratore Generale del Texas nell’ambito dei danni da vaccino Covid.

CROCIATA ANTI NO-VAX SULLA MORTE DI TRINCA. Esenzione da Vaccino nel Mirino del PM scelto da Renzi Sponsor di GSK (partner di Pfizer)

Nell’immagine il biologo Franco Trinca e, a destra, l’ex premier Matteo Renzi con l’ex Presidente ANAC Raffaele Cantone poi divenuto Procuratore Capo di Perugia

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

Smascherata la vergogna dei danni da vaccino occultati, per le proteste senza risposta del Comitato Ascoltami, archiviata la farsa dei booster per una quarta dose che può danneggiare il sistema immunitario (lo ha detto l’European Medicines Agency), alla retorica politica PRO-VAX non resta altro che mettere in campo le armate giudiziarie per terrorizzare onesti medici vaccinatori che, in scienza e coscienza, hanno certificato per i loro pazienti le esenzioni dai sieri genici sperimentali antiCovid: da cui possono derivare alterazioni del DNA (lo dice il genetista tedesco Walter Doerfler in una ricerca pubblicata).

“DAI BOOSTER DANNI AL SISTEMA IMMUNITARIO”. Dietrofront di Esperto EMA e Crisanti: Parlano come Montagnier. 4a Dose Flop in Israele

«La procura di Perugia indaga sulla morte del biologo no vax Franco Trinca, tra i coordinatori del Movimento “Uniti per la libera scelta” composto da varie associazioni contrarie al vaccino contro il Covid. Il fascicolo sarebbe stato aperto per l’ipotesi di reato di omicidio colposo e sarebbe a carico di noti» ha scritto ieri sera il quotidiano La Repubblica.

L’inchiesta non riguarda però presunti episodi di cure inadeguate (diventate un giallo dopo le lamentele sui social di Marco Tiberti, presidente dell’associazione European Consumer, di cui Trinca era consulente scientifico, e le smentite del figlio del deceduto, poi barricatosi in un impenetrabile silenzio) bensì concerne quelle esenzioni al vaccino che in Umbria e in altre parti d’Italia sono ormai al centro di uno scontro tra pazienti e medici di base, intimiditi dalle istituzioni e dai pressanti controlli a tappeto del NAS dei Carabinieri che soltanto nelle regione umbra starebbe controllando 800 esenzioni.

Il decesso di Trinca era avvenuto il 4 febbraio all’ospedale di Città di Castello, in seguito alle complicazioni nate da una polmonite bilaterale da Covid. Sul corpo del biologo, ha fatto sapere la procura, è stata disposta ed eseguita una autopsia per “verificare l’effettiva causa di morte” che sarà effettuata a Roma nei prossimi giorni a funerale ormai avvenuto (martedì’ 8 febbraio 2022). I carabinieri del NAS (Nucleo Antisofisticazione e Sanità) hanno acquisito le cartelle cliniche del biologo presso la struttura sanitaria.

Dopo le indiscrezioni sui giornali (in primis su Domani) sul blitz dei militari dipendenti dal Ministero della Salute, la Procura di Perugia, con l’intervento diretto del procuratore Raffaele Cantone, ha rilasciato una nota in tal senso (come riportato da PerugiaToday)

“Si reputa opportuno precisare che effettivamente è stato disposto un accertamento tecnico irripetibile, ex articolo 360 codice di procedure penale, al fine di verificare l’effettiva causa di morte del citato dottor Trinca, in quanto il predetto era risultato, da altre indagini in corso, destinatario di esenzione dalla somministrazione del vaccino. In particolare, l’accertamento si è reso necessario per comprendere se le situazioni che avevano giustificato l’esenzione fossero effettive e, in caso contrario. se il decesso, eventualmente dipendente da Covid, potesse essere ricollegabile all’omessa somministrazione del vaccino” ha scritto il pm perugino.

VACCINI: PARTE DA TERNI LA RIVOLTA CONTRO I MEDICI. Per Prescrizioni Mediche Negate come a Poliziotti e Militari

Siccome Repubblica ha riferito che l’inchiesta sarebbe per omicidio colposo a carico di “persone note” diventa lapalissiano inferire che l’indagato è quasi certamente il medico esentatore.

Ma tale indagini appaiono alquanto “pretestuose” per due motivi: primo perché conoscendo bene Franco non si sarebbe mai vaccinato anche qualora non avesse ottenuto l’esenzioneche gli ha garantito quelle LIBERTA’ COSTITUZIONALI di lavoro e circolazione negate a milioni di cittadini italiani con leggi del Governo Draghi che gridano vendetta davanti alla storia della Repubblica Italiana.

In secondo luogo perché un’autopsia a oltre 10 giorni dal decesso non sarà in grado di trovare nei tessuti tracce biochimiche di eventuali sostanze sospette: per fare un esempio banale basti pensare che il cloruro di potassio, sostanza capace di produrre un attacco cardiaco fulminante e infatti usata per le iniezioni letali nei paesi dove vige la pena di morte, lascia pochissime tracce difficilmente riscontrabili persino nelle ore immediatamente successive al decesso.

Esclusivo! TRINCA-BISCARDI: INCONTRO TOP-SECRET SUL GRAFENE PRIMA DELLE LORO MORTI (con sospetto Covid)

L’inchiesta giudiziaria s’innesta nel pieno dei misteri che sono aleggiati intorno alla morte di Franco Trinca, più volte al centro delle inchieste di Gospa News in relazione alle sue denunce per cure domiciliari precoci ignorate dal Ministero della Salute (in particolare vitamina D3 e cortisonici).

Ma l’indagine diviene ancor più curiosa per la stretta collaborazione che ebbe il dottor Cantone con Matteo Renzi, sponsor dei vaccini GSK (Big Pharma partner di Pfizer, produttrice del siero antiCovid).

I “VERI” MISTERI SULLA MORTE DI TRINCA E BISCARDI

In primis ce’è il sospetto avanzato dal nostro giornale online sull’ipotesi di un Covid-19 più letale di altri, come effettivamente possibile secondo l’ormai sempre più accreditata tesi del SARS-Cvo-2 costruito in laboratorio con il potenziamento della carica virale e un ricombinante del SARS 2003 con HIV, patogeno dell’AIDS.

Tale dubbio si è fatto ancor più robusto dopo la scoperta che il biologo Trinca aveva avuto un incontro con il farmacologo Domenico Biscardi, tra i principali sostenitori della teoria delle nanoparticelle di grafene inserite nel siero genico Comirnaty di Pfizer-Biontech.

VACCINI & GRAFENE – 3. MISTERIOSE E PERICOLOSE NANOPARTICELLE NEL SIERO MRNA. Pfizer: “Tossicologia non Studiata a Fondo”


VACCINI & GRAFENE – 3. MISTERIOSE E PERICOLOSE NANOPARTICELLE NEL SIERO MRNA. Pfizer: “Tossicologia non Studiata a Fondo”

Il popolare blogger “Mimmo” è morto il 12 gennaio per un attacco cardiaco, ritenuto non compatibile con il Covid cui era risultato positivo. Il nostro amico Franco è spirato  il 4 febbraio dopo quasi un mese di agonia in ospedale.

Gospa News, che in precedenza non aveva dato risalto alla scomparsa di Biscardi, ha riferito di tali inquietanti coincidenze soprattutto dopo aver terminato ben tre inchieste scientifiche sulla presunta presenza del pericoloso grafene nei vaccini antiCovid.

BIOLOGO TRINCA UCCISO DA COVID ASSAI LETALE E SOSPETTO! Appena Interpellato da Magistrati su Denunce per Cure Ignorate

Tutti questi inquietanti ed allarmanti sospetti sono stati ulteriormente ingigantiti dall’improvvisa morte del virologo Luc Montagnier, tra i primi a confermare l’origine artificiale del SARS-Cov-2 con sequenze di Hiv e sovente citato da Trinca nelle sue interviste sui pericoli della vaccinazione massiva.

Ma soprattutto, come rivelato a chi scrive tramite un messaggio WhatsApp, il biologo anche mentre si trovava ricoverato in ospedale era in contatto con degli investigatori delle forze dell’ordine e magistrati sia in relazione alle sue denunce per le cure domiciliari ignorate che per i suoi studi sulla presenza di grafene nei vaccini,

CANTONE: MAGISTRATO SCELTO DA RENZI, SPONSOR DI VACCINI

Ma questi aspetti non sembrano essere finiti sotto i riflettori della magistratura in quella che appare invece una manifesta crociata giudiziaria antiNoVax; anche per alcuni retroscena ben noti a chi conosce la storia professionale del procuratore di Perugia, Raffaele Cantone.

E’ infatti opportuno ricordare che l’attuale dirigente della Procura della Repubblica di Perugia era stato in precedenza (dal 27 marzo 2014 al 23 ottobre 2019) Presidente dell’Autorità Nazionale AntiCorruzione (ANAC) dal governo del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, segretario nazionale del Partito Democratico.

Proprio a causa di tali correlazioni politiche suscitò forti polemiche in seno al CSM la nomina dell’illustre e stimato dottor Cantone alla guida della Procura di Perugia, chiamata ad indagare sullo scandalo PalamaraGate, inerente gli intrighi politici tra magistrati membri del Consiglio Superiore della Magistratura e deputati del Partito Democratico all’ombra dell’inchiesta per corruzione in atti giudiziari a carico dell’ex pm romano Luca Palamara (unico magistrato poi rinviato a giudizio).

Oggi suscita invece impressione questa inchiesta per l’ipotetico omicidio colposo del dottor Trina in relazione a un’esenzione da vaccino, che non rappresenta una difesa CERTA contro il Covid-19: sia per l’efficacia non garantita al 100 % né dalle Big Pharma produttrici né dagli enti regolatori dei farmaci, sia per i decessi per COVID tra persone vaccinate con due o tre dosi di sieri genici sperimentali. Perché?

Proprio per il fatto che il grande sponsor della multinazionale farmaceutica GlaxoSmithKline (GSK) nella campagna d’immunizzazione nazionale culminata nei 10 vaccini obbligatori per i bambini imposti dal contestatissimo Decreto Lorenzin, fu lo stesso premier Renzi che volle il dottor Cantone come presidente dell’ANAC.

La londinese GSK, amministrata da una direttrice della Microsoft di Bill Gates, dall’estate 2019 è infatti socio maggioritario nella Joint Venture HealthCare Consumer con la Pfizer, produttrice del vaccino Comirnaty con Biontech (finanziata da Gates), ma anche partner della Novavax che immetterà sul mercato il suo antidoto vaccinale contro il Covid a partire dal 24 febbraio.

VACCINI, OMICIDI DI STATO PROTETTI DALLO SCUDO PENALE. Chieste Archiviazioni per Decessi da AstraZeneca a Mantova e Messina

L’inchiesta sulla morte del No-Vax Trinca, estesa con un’acrobazia giudiziaria anche all’esenzione da vaccino qualche potenziale causa diretta del decesso, appare pertanto un’azione davvero impressionante.

Soprattutto perché potrebbe rivelarsi una strategia pilota per stroncare sul nascere le già perseguitate attività di quei medici onesti che, obbedendo al giuramento medico “primus non nocere” anziché ai diktat del governo, preferiscono esentare i loro pazienti piuttosto che vederli morti come la giovanissima Camilla Canepa o altre persone decedute per una comprovata correlazione coi vaccini. Inoltre la loro prematura scomparsa non potrà nemmeno ottenere giustizia in virtù dello scudo penale applicato dal governo Draghi. 

Per conoscere tutti i retroscena del SARS-Cov-2 da laboratorio nei dettagli acquista il libro WuhanGates…

Fabio Giuseppe Carlo Carisio

5667.- Ridefinire le relazioni UE-Tunisia

É giusto preoccuparsi del regresso democratico delle istituzioni in Tunisia, ma potremmo combattere il razzismo di Stato e il deterioramento delle condizioni economiche, politiche e sociali attraverso un istituto bancario bipartisan italiano e tunisino, che faccia da motore per lo sviluppo della società civile tunisina, altrimenti i flussi migratori dal Paese verso l’Europa aumenteranno. Sviluppo che sia da guida al dialogo con l’ortodossia islamica, al superamento delle contraddizioni fra Volere di Dio e la Civiltà dei Diritti Umani che, con i suoi fondamenti giuridici – in particolare nel diritto di Famiglia – impronta la Carta degli europei. Questa attenzione va posta in tutto il Mediterraneo allargato.

It is right to worry about the democratic decline of institutions in Tunisia, but we could fight state racism and the deterioration of economic, political and social conditions through a bipartisan Italian and Tunisian banking institution, which acts as an engine for the development of Tunisian civil society, otherwise migratory flows from the country to Europe will increase. A development that serves as a guide to dialogue with Islamic orthodoxy, to overcoming the contradictions between the Will of God and the Civilization of Human Rights which, with its legal foundations – in particular in family law – characterizes the Charter of Europeans. This attention must be placed throughout the enlarged Mediterranean.

Re-Framing EU-Tunisia Relations. IAI Webinar 874 8672 8025, 31 maggio 2023 ore 16.00 a Roma. Cod. accesso 881333

Tra la crescente preoccupazione per la stabilità finanziaria della Tunisia e le crescenti partenze di migranti verso l’Europa, le istituzioni e gli Stati membri dell’UE stanno lottando per definire nuove modalità di interazione, condizionalità o assistenza nei confronti delle autorità tunisine. In difficoltà sul modo migliore per coinvolgere la Tunisia evitando di sostenere ulteriori tendenze di consolidamento autoritario, gli stati membri chiave hanno recentemente espresso il sostegno per il sostegno economico di emergenza da parte del Fondo monetario internazionale (FMI). Sebbene questa urgenza rispecchi la priorità di lunga data dell’UE per la stabilizzazione e la gestione della migrazione, la politica dell’UE non può perdere di vista il regresso democratico del paese dal 2021 e la sua necessità di riforme socioeconomiche e politiche sostanziali.

In questo contesto, l’Istituto Affari Internazionali (IAI) è lieto di organizzare un seminario online con eminenti studiosi sulla Tunisia e la politica dell’UE in Nord Africa per discutere le dinamiche attuali e future che interessano le relazioni UE-Tunisia. Discutendo contro le soluzioni a breve termine, l’evento esaminerà gli sforzi per riformulare le attuali narrazioni dell’UE sulla Tunisia per promuovere una comprensione più completa delle molteplici sfide politiche, economiche e di governance che lo stato nordafricano deve affrontare a medio termine.

Amidst increased concern over Tunisia’s financial stability and growing migrant departures towards Europe, EU institutions and member states are struggling to define new modalities of interaction, conditionality or assistance vis a vis Tunisian authorities. Caught in a bind as to how best to engage Tunisia while avoiding to support further trends of authoritarian consolidation, key member states recently expressed backing for emergency economic support from the International Monetary Fund (IMF). While this urgency mirrors the EU’s longstanding prioritisation of stabilisation and migration management, EU policy cannot lose sight of the country’s democratic backsliding since 2021 and its need for substantial socio-economic and political reforms.

Against this backdrop, the Istituto Affari Internazionali (IAI) is pleased to organise an online seminar with leading scholars on Tunisia and EU policy in North Africa to discuss current and future dynamics affecting EU-Tunisia relations. Arguing against short-term fixes, the event will examine efforts to reframe current EU narratives on Tunisia to promote a more comprehensive understanding of the multiple political, economic and governance challenges faced by the North African state in the medium term.

5666.- L’Italia nel Mediterraneo allargato e il dominio subacqueo

Le minacce e l’attacco ai gasdotti russo-tedeschi North Stream 1 e 2 hanno messo ancor più in evidenza la valenza logistica di questa fattispecie del potere marittimo.

Conosciamo meglio i pianeti che i nostri fondali marini. Il futuro vedrà affiancate alle attività aerospaziali e alle attività di sicurezza informatica (Cybersecurity) quelle di un polo sottomarino, non solo militare.

Il trasporto delle comunicazioni e dell’energia attraverso infrastrutture subacquee e la loro dimostrata fragilità conducono la dottrina navale verso la territorializzazione dei fondali marini, con una regolamentazione delle infrastrutture e delle attività critiche, sovraintesa da un’autorità per il controllo del traffico subacqueo militare e civile. A questo controllo e alla difesa saranno deputati sistemi di sorveglianza, veicoli pilotati e droni subacquei per i quali è necessario provvedere in tempi brevi.

Il potere marittimo guarda agli abissi

Con la Marina Militare e con Fincantieri l’Italia ha intrapreso i programmi per fare fronte ai nuovi scenari della guerra subacquea. Il governo ha preventivato una spesaa di 1.332,39 milioni di euro per la costruzione di due altri sottomarini U-212 “NFS”. Le quattro unità sostituiranno i quattro “Sauro”, mantenendo il totale di otto. Non molti se consideriamo i compiti di sorveglianza marittima e se guardiamo alle venti unità iraniane, alcune classe Kilo, ma altre classe Fateh, nuovissime. La Cina ne ha 76, il Giappone 22.

L’Italia, il Mediterraneo allargato e il dominio subacqueo

30 mag 2023 16:00 Roma, ID webinar 842 4321 8220.

L’importanza geo-strategica e militare dell’ambiente subacqueo è cresciuta significativamente negli ultimi decenni. Cavi sottomarini che trasportano la grande maggioranza del traffico internet, gasdotti e oleodotti vitali per l’economia europea a causa dell’innovazione tecnologica sono oggi più vulnerabili ad operazioni subacquee come il sabotaggio di Nord Stream nel 2022.

Allo stesso tempo, la scoperta e lo sfruttamento di risorse naturali situate nei fondali marini hanno alimentato tensioni fra diversi Paesi sulla delimitazione delle rispettive zone economiche esclusive, specialmente – ma non solo – nel bacino del Mediterraneo. Il mare è legato a doppio filo alla prosperità dell’Italia in termini di import-export, approvvigionamento energetico e risorse marine, oltre a rimanere la via di comunicazione più importante in assoluto per il commercio globale.

In particolare l’ambiente subacqueo è per natura ostile all’essere umano, mentre la sua opacità rimane impervia anche alle tecnologie più avanzate. Tuttavia, i sottomarini e i veicoli a pilotaggio remoto offrono tante opportunità quante sono le potenziali minacce che possono abilitare. In tale contesto, il ritorno della deterrenza in cima alle priorità di molti Paesi NATO – e non solo – sta spingendo sempre più marine militari, dal Mediterraneo allargato all’Indo-Pacifico, a dotarsi per la prima volta di sottomarini, una volta prerogativa delle principali potenze navali.

L’ambiente subacqueo sta diventando un dominio operativo di rilievo per la Marina militare italiana, e una frontiera tecnologica per l’industria del settore e più in generale per il sistema Paese che sta dando vita ad un Polo nazionale per la dimensione subacquea.

Questi temi saranno al centro del webinar “L’Italia, il Mediterraneo allargato e il dominio subacqueo”, in programma il 30 maggio dalle 16:00 alle 18:00, durante il quale verrà presentato in anteprima uno studio dell’Istituto Affari Internazionali.

Missioni segrete underwater. Ecco il mini-sottomarino di Fincantieri

Il progetto S1000, 1.000 tonn, appunto e 1.100 in immersione, poteva operare fino a oltre 250 m. di profondità, a una velocità massima di oltre 14 nodi, con un’autonomia di 30 giorni e un raggio d’azione in pattugliamento a 4 nodi di 3.000 mn sotto snorkel e batterie. A parità di velocità, l’autonomia del battello variava a seconda della tipologia di propulsione adottata: 1.000 mn senza snort. Armamento principale di 6 siluri filoguidati da 533 mm e missili antinave. Il sistema di propulsione AIP (Air Independent Propulsion) funzionava ad idrogeno (celle a combustibile) come per la classe Salvatore Todaro (U212). (dati Fincantieri).

Il nuovo sottomarino leggero stealth S800 di Fincantieri presentato all’Idex di Abu Dhabi.

L’S800 è basato sul più grande S1000, un sistema d’arma antinave. Il progetto S1000 fu il risultato della cooperazione tra Fincantieri e il partner russo governativo Enterprise Central Design Bureau For Marine Engineering. L’S800 permetterà di condurre operazioni segrete in acque poco profonde. Il progetto ha già attirato l’attenzione di clienti del Pakistan e della regione del Golfo.

Le caratteristiche dell’S800

“Con i suoi 51 metri di lunghezza e dieci di altezza, l’S800 è stato realizzato sull’esempio del più grande S1000 (56,20 m) e, sebbene di dimensioni inferiori rispetto a quest’ultimo, dispone di capacità simili ed ha in dotazione di molte delle tecnologie del fratello maggiore. L’S800 è in grado di ospitare 18 membri dell’equipaggio, operare a profondità fino a 250 metri e ha una resistenza in immersione fino a sette giorni senza bisogno di emergere. L’S800 ha cinque siluri (anziché i sei dell’S1000). È dotato di un sistema di controllo automatizzato della piattaforma con quattro timoni di poppa a X, configurati in modo da aumentare l’efficienza delle eliche e garantire una maggiore manovrabilità. Il funzionamento silenzioso del sistema di celle a combustibile consente, inoltre, di mantenere al minimo l’impronta acustica del sottomarino, una caratteristica fondamentale per il tipo di missioni che è destinato a svolgere.

La sperimentazione del nuovo prodotto

Il contrammiraglio Corsi ha anche dichiarato che la costruzione dell’S800 richiederà circa un anno, al contrario dell’S1000 che richiede due anni e mezzo per essere assemblato. La sperimentazione, che solitamente viene riservata alla Marina militare per i prodotti cantieristici nazionali, nel caso dell’S800 verrà effettuata dal primo acquirente per l’esportazione. Condizione possibile grazie al fatto che la nostra Forza armata navale non possiede requisiti specifici relativi a questo tipo di battelli dalle dimensioni contenute.

L’interesse del Pakistan e del Golfo

Secondo Fincantieri, il Pakistan e i Paesi del Golfo hanno già mostrato un serio interesse per la piattaforma. Ciò si inserisce in una tendenza regionale emersa negli ultimi anni, con gli Stati arabi che cercano di espandere progressivamente le proprie capacità navali, soprattutto a seguito dell’aumento delle tensioni con l’Iran. In un recente rapporto della Nuclear threat initiative, infatti, a partire dal febbraio 2023 la Marina della repubblica islamica avrà una forza di sottomarini che potrebbe superare la ventina di unità. Le capacità underwater di Teheran preoccupano di conseguenza i vicini regionali. Per questo, anche il Pakistan ha già avviato un processo di ammodernamento per aumentare la propria flotta sottomarina, e nel 1988 aveva acquistato dall’Italia diversi mini-sottomarini MG110 della classe Cosmo”.

Ecco come funzionerà il polo nazionale della subacquea con Leonardo, Fincantieri, Eni e Sparkle

  • 31 Maggio 2023
Leonardo Subacqueo

di Chiara Rossi

Ecco come funzionerà il polo nazionale della subacquea con Leonardo, Fincantieri, Eni e Sparkle

Il ruolo delle grandi imprese italiane come Leonardo, Fincantieri, Eni e Telecom Italia Sparkle nel polo nazionale per la subacquea. Che cosa è emerso dal webinar “L’Italia, il Mediterraneo allargato e il dominio subacqueo” organizzato dall’Istituto affari internazionali (Iai)

“Quello subacqueo è un settore d’importanza strategica per l’Italia, che vede nel Mediterraneo allargato e la sua stabilità un’area prioritaria per la sua azione internazionale”-

È quanto ha sostenuto il capo di Stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, intervenendo al webinar“L’Italia, il Mediterraneo allargato e il dominio subacqueo” organizzato dall’Istituto affari internazionali (Iai) per presentare in anteprima uno studio sul tema.

L’importanza geo-strategica e militare dell’ambiente subacqueo è cresciuta significativamente negli ultimi decenni. Cavi sottomarini che trasportano la grande maggioranza del traffico internet, gasdotti e oleodotti vitali per l’economia europea a causa dell’innovazione tecnologica sono oggi più vulnerabili ad operazioni subacquee come il sabotaggio di Nord Stream nel 2022, nota lo Iai.

L’ambiente subacqueo sta diventando un dominio operativo di rilievo per la Marina militare italiana, e una frontiera tecnologica per l’industria del settore e più in generale per il sistema Paese che sta dando vita ad un Polo nazionale per la dimensione subacquea. Prossimamente sarà inaugurato a La Spezia il polo della subacquea, un incubatore sotto l’egida della Marina militare italiana per riunire e far collaborare tutti i player nel mondo della subacquea: dalle piccole e medie imprese, alle micro imprese, oltre che dai grandi gruppi industriali (Leonardo e Fincantieri in primis ma anche Eni e Sparkle) oltre al mondo dell’università e della ricerca.

“L’Italia ha una forte tradizione in questo dominio e ha anche un settore industriale con grandi capacità, in alcuni casi capacità che lo collocano in posizione di leader mondiale” ha evidenziato Ferdinando Nelli Feroci, Presidente dello Iai.

Tutti i dettagli.

SETTORE SUBACQUEO STRATEGICO

“Il dominio subacqueo non è un orizzonte nuovo per la nostra civiltà, nemmeno per il nostro paese, anche se si differenzia dagli altri domini fisici per la sua opacità” ha ricordato Elio Calcagno, analista Iai che ha curato il paper insieme a Marrone.

“La guerra in Ucraina ha accentuato le responsabilità di difesa e dell’Italia per la stabilità del Mediterraneo, responsabilità che si estendono alla rete e alle infrastrutture strategiche”, ha riconosciuto l’ammiraglio Cavo Dragone, ricordando come quello subacqueo sia un ambiente ancora poco conosciuto e, per certi versi, ostile all’esercizio della sovranità dello Stato.

NECESSARIO ISTITUIRE AUTORITÀ NAZIONALE èER IL TRAFFICO SUBACQUEO

Proprio alla luce della complessità del settore è necessario “costruire un’autorità nazionale per il traffico subacqueo” secondo Luciano Violante, presidente della Fondazione Leonardo.

La necessità della creazione dell’Autorità nazionale per il traffico subacqueo era già al centro del Rapporto globale sul mondo subacqueo realizzato da fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine e Marina Militare Italiana in collaborazione con Cnr e La Sapienza presentato lo scorso marzo presso l’Accademia Navale di Livorno.

“Oggi non siamo ancora in grado di assicurare un’adeguata tutela degli interessi nazionali coinvolti in questo settore. La costituzione di un’autorità nazionale per il traffico subacqueo consentirebbe alle aziende che operano nel settore di avere un unico punto di riferimento, oltre che strutture in grado di garantire la massima protezione delle infrastrutture critiche subacquee. Credo sia utile lavorare nella direzione di questa autorità”, ha detto Violante, sottolineando che la dispersione dei centri decisionali del settore renda “particolarmente urgente una riflessione e una proposta in questo campo sempre più complesso”.

LA PARTECIPAZIONE DEL SISTEMA PAESE

Inoltre “lo sviluppo tecnologico e gli investimenti nel settore ci devono spingere con determinazione verso la consapevolezza che la dimensione subacquea sia diventata un dominio a se stante. La rilevanza strategica delle infrastrutture subacquee impone alla difesa la protezione delle stesse, garantendo risorse destinate ad altre infrastrutture critiche” ha aggiunto il capo di Stato maggiore della Difesa.

“La posta in gioco richiede la partecipazione del Sistema Paese, realismo, collaborazione anche sul piano della ricerca, dello sviluppo e della cooperazione internazionale. Intendiamo perseguire un approccio multidisciplinare, valorizzando il dialogo con le eccellenze nazionali ed internazionali nel quadro di una visione coerente ed efficace” ha concluso l’ammiraglio Cavo Dragone.

NECESSARIA COOPERAZIONE TRA ATTORI CIVILI E MILITARI PER FINCANTIERI

Oltre a quella internazionale, è necessaria anche la cooperazione tra attori civili e militari per una protezione efficace delle infrastrutture critiche. Ne è convinto l’amministratore delegato di Fincantieri, Pierroberto Folgiero. “Fincantieri è la prova lampante dell’osmosi del civile e militare” ha illustrato Folgiero spiegando che “la prospettiva della società è quella di creare un volano positivo attraverso una collaborazione storica con la Marina militare per validare queste tecnologie ed esportarle per l’applicazione civile. La Marina è un abilitatore naturale delle nuove tecnologie, Fincantieri vede anche la possibilità di esportarle”.

POLO NAZIONALE DELLA SUBACQUEA COME UN SEATECH

“C’è un aumento della rilevanza dei sottomarini e dei droni subacquei a livello mondiale, c’è un aumento della domanda ma c’è anche una volontà delle potenze navali di aumentare l’offerta, quindi di investire, innovare e competere. Questo va tenuto presente nel sistema paese italiano” ha evidenziato Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa dello Iai e curatore dello studio.

“Se è vero che l’innovazione va accelerato e la marina è partner industriale che ha capacità e leadership per guidare la validazione di nuove tecnologie è anche vero che in un luogo fisico si può concentrare il capitale dal mondo privato e i requisiti che provengono dal mondo privato” ha sostenuto l’ad di Fincantieri. “Penso a Saipem, Sparkle e Prysmian e tutte le grandi istanze da chi ha esperienze ed esigenze di natura diversa ma non per questo non ha capacità e capitali per indirizzarle”.

Ecco perché secondo il numero uno di Fincantieri il Polo della dimensione subacquea deve essere ” acceleratore e validatore delle tecnologia” ma anche centro di convergenza “di requisiti e capitali”. “Se pensiamo al mondo delle banche c’è l’esempio del fintech, oggi un luogo in cui si incontrano operatori finanziari ed esperti tecnologici, pensiamo a un seatech, martech nuove definizioni di luogo fisico dove si portino capitali e requisiti da aziende sia del settore difesa sia dei settori adiacenti” ha aggiunto Folgiero.

OBIETTIVO ATTRARRE CAPITALI

“A questo polo hanno aderito tutti gli stakeholder, gli italiani sono molto bravi a inventare e a scrivere leggi, ma siamo meno bravi a metterci d’accordo e lavorare insieme. Invece in questo caso tutti insieme per sviluppare una nuova frontiera” ha illustrato Giuseppe Cossiga, Presidente di Aiad, la Federazione aziende italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza.

A proposito del polo nazionale della dimensione subacqueo, è “la prima volta che c’è un luogo virtuale in cui tutti hanno deciso di collaborare e dobbiamo impegnarci affinché ci siano veramente tutti. Ci sono tutte le istituzioni, tutti i ministeri potenzialmente interessati e sappiamo quanto questo sia complicato” ha spiegato Cossiga aggiungendo che “poi ci sono le aziende, dalle grandi alle piccole e tutto il mondo complesso delle startup”.

Ma “uno degli obiettivi del polo è attrarre capitali” ha evidenziato Cossiga precisando che “il polo non camperà delle risorse che gli verranno assegnate” perché “non possiamo pensare che questo paese sia in grado, attraverso la Pubblica amministrazione, di finanziare il polo per la dimensione subacquea, dobbiamo essere tutti noi (piccole e grandi aziende insieme alle istituzioni) a lavorare tutti all’unisono” per far sì che il nostro paese diventi leader “anche nel settore della subacquea”.

RISORSE IMPORTANTI

“Quello subacqueo è un ambiente in buona parte inesplorato, nel quale sono in gioco interessi molto forti e sul quale occorre investire risorse importanti” ha ribadito il capo di Stato maggiore della Marina, Enrico Credendino.

“È difficile arrivare a una definizione di dominio a se stante, ma il destino è questo. Si deve parlare di una nuova dimensione fisica. Servono risorse importanti, se è vero che il 97% dei fondali sono ancora inesplorati e che il cibo del prossimo secolo proverrà per il 40% da lì. Poi c’è la questione energetica”, ha sottolineato Credendino, parlando di un “mondo che va esplorato e controllato” attraverso grandi investimenti, in modo da non restare indietro rispetto ad altri Paesi. “Si tratta di mettere a sistema tutti gli attori che si occupano di questo mondo: civili, militari, aziende, start up, università, centri di ricerca. Abbiamo un’opportunità molto importante che non possiamo perdere. Lavoriamo tutti insieme per avere un’azione unificata dello Stato”, ha aggiunto l’ammiraglio Credendino.

NON PERDERE TEMPO PER L’ATTUAZIONE DI UN POLO SUBACQUEO

Infine, “Occorre accelerare per sfruttare appieno il vantaggio competitivo dell’Italia nel settore subacqueo, che deve essere il nostro dominio” ha dichiarato il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago, nell’intervento conclusivo al webinar “L’Italia, il Mediterraneo allargato e il dominio subacqueo”.

“Mi fa specie che si investano miliardi per andare su Marte quando poi c’è l’80% dei fondali marini ancora inesplorati. Questo deve essere un messaggio di consapevolezza sull’importanza di fare sistema e di guardare uniti al valore del polo subacqueo, che interseca il mondo dell’energia e delle terre rare”, ha detto il sottosegretario alla Difesa.

“Anche quando si parla di innovazione tecnologica bisogna stare attenti. È pacifico che vi siano ricadute anche di carattere etico, però è anche vero che una regolamentazione troppo rallenta l’innovazione. In questo senso la capacità di fare sistema Paese è fondamentale. Non dobbiamo perdere tempo nello scrivere decreti per l’attuazione di un polo subacqueo ma bisogna correre per sfruttare un vantaggio competitivo di quello che deve essere il nostro dominio”, ha concluso Perego.

5665.- Il Kossovo é il Donbass a 180°, ma non si dice

Di Mario Donnini. Aggiornato il 30 maggio 2023

Era il 1998 e, a Tirana, si offriva la nostra consulenza al governo albanese di Phatos Nano, comunista. C’erano in ballo più cose, dalla difesa all’ordine pubblico e, per me, sopratutto, l’assetto della difesa aerea e del traffico aereo in Albania. Come sempre, dovevamo confrontarci con le mire dei nostri alleati, americani, tedeschi, francesi e, poiché gli albanesi capirono che lavoravo per loro, mi diedero il massimo supporto di intelligence. La nostra offerta vinse così la concorrenza, ma, a cose fatte, si presentò la Deutsche Bank di Francoforte, uno dei principali gruppi bancari mondiali, che si fece carico di tutti i costi: asso piglia tutto. La fiducia ottenuta mi consentì di assistere alle spedizioni di armi, in partenza al sabato sera verso il Kossovo, per armare la popolazione albanese. Il Kossovo è serbo. Al tempo, tuttavia, gli albanesi kosovari avevano superato per numero l’etnia serba, ma si limitavano a una richiesta di autonomia. Fu così che un sabato sera, alla periferia di Tirana, assistetti al carico dei  Kalašnikov, ma a dirigere le operazioni c’erano due miei amici americani, esperti di agricoltura, che tutto sapevano, rispettivamente della cisterna volante KC-135 e dell’elicottero da attacco. A cena ci raccontavamo le nostre esperienze e giuro che sapevano di agricoltura quanto io di astronavi. Il legame che unisce la Russia alla Serbia è ben noto. Due considerazioni: La sostituzione etnica dei serbi ha funzionato in Kossovo con un referendum perché la Nato lo ha voluto. Non devono funzionare i referendum dei russofoni della Crimea e del Donbass perché la Nato non lo vuole.

Quelli che, oggi, chiamiamo Kossovari sono in buona parte gli albanesi diseredati che vedemmo risalire in colonne umane dall’Albania per occupare le case, le terre, le aziende dei serbi in fuga sotto le bombe della NATO, quindi, anche italiane, Mattarella, ministro della Difesa e D’Alema presidente del Consiglio regnanti. Le televisioni li spacciavano per albanesi in fuga dall’esercito serbo. I serbi sono rimasti solo nel Nord e sono quelli che, oggi, a ragione, protestano per il sindaco albanese. Gli altri serbi li ho visti nelle colonne di auto in fuga bruciate con le masserizie sui tetti, le famiglie dentro e i corvi a centinaia che inzuppavano il becco negli occhi dei morti. Ovunque, morti.

Andai, più o meno da solo, sette volte in esplorazione durante la guerra prima che giungessero i carri della divisione Ariete. A una curva mi apparvero, forse, i cadaveri di due cavalli, ma erano due serbi, marito e moglie. Lei con i piedi mozzati, per far godere il porco e lui legato con il filo spinato e mitragliato. “Sei stato tu?” chiesi in albanese al porco, nuovo proprietario, che si faceva avanti…

Mentre gli scontri fra i serbi e la NATO si allargano, mi spiace per i nostri alpini. Le missioni cosiddette di pace hanno un prezzo.

Kosovo: feriti negli scontri 25 militari Kfor, 11 sono alpini italiani

Tre connazionali gravi ma non in pericolo di vita

 © EPAFOTO

© ANSA/EPA. Da Redazione ANSA ROMA. Sera del 29 maggio 2023

Circa venticinque militari della Kfor, tra cui 11 alpini italiani, sono rimasti feriti nei gravi scontri fra truppe Nato e dimostranti serbi a Zvecan, nel nord del Kosovo.

Degli 11 feriti italiani, tre sono gravi ma non in pericolo di vita: avrebbero riportato ustioni e fratture.

Lo apprende l’ANSA da fonti informate. La Kfor era intervenuta per disperdere i dimostranti serbi che manifestavano davanti alla sede del Municipio locale per protestare contro l’insediamento del nuovo sindaco di etnia albanese. I militari hanno fatto uso di granate stordenti, mentre i dimostranti hanno lanciato sassi, bottiglie e altri oggetti contro le truppe Nato.

Zvecan è uno dei quattro maggiori comuni del nord del Kosovo a maggioranza serba alla cui guida sono stati eletti il 23 aprile scorso nuovi sindaci di etnia albanese a causa del boicottaggio elettorale dei serbi. Proteste analoghe sono in corso anche a Zubin Potok e Leposavic.

Alcuni dei militari italiani rimasti feriti sono stati colpiti da molotov o altri dispositivi incendiari. È quanto si apprende da fonti qualificate, secondo cui la situazione sarebbe ancora di tensione e sarebbe in atto un contenimento delle frange più violente di dimostranti. Altri tre militari italiani avrebbero “fratture esposte”.

Questa mattina la missione Nato Kfor aveva già incrementato la propria presenza nei quattro comuni del Kosovo settentrionale, e aveva invitato tutte le parti ad astenersi da azioni che potessero infiammare le tensioni o causare un’escalation. Il Comandante di Kfor, il generale di divisione Angelo Michele Ristuccia, è in stretto contatto con i suoi principali interlocutori, tra cui i rappresentanti delle istituzioni e delle organizzazioni di sicurezza in Kosovo, lo Stato Maggiore delle Forze armate serbe, nonché la Missione Eulex e altri rappresentanti della comunità internazionale. Kfor ha anche esortato Belgrado e Pristina a impegnarsi nel dialogo guidato dall’Unione Europea per ridurre le tensioni, unica via per la pace e la normalizzazione.

“Gli attacchi ingiustificati alle unità della Nato sono inaccettabili e la Kfor continuerà ad adempiere al suo mandato in modo imparziale”. È quanto sostiene il comandante della missione Kfor, il generale di divisione Angelo Michele Ristuccia, il quale sta seguendo in prima persona l’evolversi della situazione in Kosovo, dove almeno undici militari italiani della missione sono rimasti feriti, esprimendo la propria solidarietà agli uomini e alle donne della missione

Appartengono al nono Reggimento alpini L’Aquila i militari italiani rimasti feriti nei gravi scontri fra truppe Nato e dimostranti serbi a Zvecan, nel nord del Kosovo. Lo riferisce lo Stato Maggiore della Difesa, confermando che i militari del contingente italiano hanno riportato ferite da trauma e ustioni dovute all’esplosione di dispositivi incendiari. I feriti, subito soccorsi dalle unità mediche di Kfor, sono attualmente sotto osservazione del personale sanitario che ne sta accertando le condizioni. Il capo di Stato Maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone, segue l’evoluzione della situazione per il tramite del Comando operativo di vertice interforze ed esprime vicinanza ai militari feriti e ai loro famigliari. Le unità di Kfor sono state impiegate da questo pomeriggio nel contenimento di violente manifestazioni nelle quattro municipalità del nord del Kosovo.

Solidarietà bipartisan ai militari italiani arriva dal mondo politico e istituzionale. 
“Esprimo inoltre la più ferma condanna dell’attacco avvenuto a danno della missione KFOR che ha coinvolto anche militari di altre Nazioni. Quanto sta accadendo è assolutamente inaccettabile e irresponsabile. “Non tollereremo ulteriori attacchi”. Così la premier Giorgia Meloni. “È fondamentale – aggiunge – evitare ulteriori azioni unilaterali da parte delle Autorità kosovare e che tutte le parti in causa facciano immediatamente un passo indietro contribuendo all’allentamento delle tensioni. L’impegno del Governo italiano per la pace e per la stabilità dei Balcani occidentali è massimo e continueremo a lavorare con i nostri alleati”. 

“A nome mio e del Governo, esprimo i miei più sinceri sentimenti di vicinanza ai militari italiani che sono rimasti feriti durante i disordini in Kosovo”, afferma la premier.  “Confermo ai militari italiani la mia vicinanza e la forte gratitudine del Governo per la straordinaria professionalità e l’encomiabile spirito di servizio che dimostrano in ogni circostanza”.

“Voglio esprimere solidarietà ai militari della missione Kfor rimasti feriti in Kosovo durante gli scontri tra manifestanti serbi e polizia kosovara. Tra di loro 11 italiani, di cui tre in condizioni serie ma non in pericolo di vita. I militari italiani continuano ad impegnarsi per la pace”. Lo scrive il ministro degli Esteri Antonio Tajani su Twitter. 

La Difesa e il ministro Guido Crosetto esprimono “vicinanza e augurano una pronta guarigione ai militari Nato Kfor italiani, ungheresi e moldavi rimasti feriti negli scontri in Kosovo”. Lo scrive su Twitter il ministero della Difesa.

Novak Djokovic ha dato il suo appoggio alla popolazione serba nel nord del Kosovo, dove è tornata alta la tensione interetnica con scontri fra truppe della Kfor e dimostranti serbi contrari ai nuovi sindaci di etnia albanese eletti nei quattro maggiori Comuni del nord a maggioranza serba. “Il Kosovo è il cuore della Serbia. Stop alla violenza!”, ha scritto il campione serbo su una telecamera al termine dell’incontro da lui vinto oggi contro l’americano Alexander Kovacevic nel primo turno al Roland Garros.

5664.- Michelangelo e Leonardo da Vinci andavano d’accordo? Si sono mai incontrati?

Mettiamo a letto per un giorno Biden, Zelensky, Meloni. Rimas Ikrak ha scritto su Quora, in inglese: 

How did Michelangelo and Leonardo da Vinci get along, did they ever meet each other and what did they think of each other’s work?

Come scrisse Vasari, Michelangelo mostrò “uno sdegno molto grande” verso Leonardo. Così, in tre incidenti:

Incidente 1

Un giorno Leonardo stava camminando con un amico in una delle piazze centrali di Firenze indossando una delle sue caratteristiche tuniche rosa. C’era un piccolo gruppo che stava discutendo un passo di Dante, e chiesero a Leonardo la sua opinione sul suo significato. In quel momento arrivò Michelangelo, e Leonardo suggerì che poteva essere in grado di spiegarlo. Michelangelo si offese, come se Leonardo si stesse prendendo gioco di lui. “No, spiegalo tu”, ribatté. “Tu sei quello che ha modellato un cavallo da fondere in bronzo, non è stato in grado di farlo, ed è stato costretto a rinunciare al tentativo per la vergogna“. Poi si voltò e se ne andò. In un’altra occasione, quando Michelangelo incontrò Leonardo, si riferì di nuovo al fiasco del monumento al cavallo degli Sforza, dicendo: “Quindi quegli idioti milanesi credevano davvero in te?”

Incidente 2

A Michelangelo fu commissionato di trasformare un massiccio e imperfetto pezzo di marmo bianco in una statua dell’uccisore di Golia, David. Lavorando con la sua solita segretezza, all’inizio del 1504 aveva prodotto la statua più famosa mai scolpita.

I dirigenti di Firenze si trovarono quindi di fronte alla questione di dove collocare questo colosso sorprendente. La questione era così controversa che ci furono persino dei lanci di pietre da parte di alcuni contestatori. Essendo una repubblica, Firenze formò un comitato. Una trentina di artisti e leader civili furono convocati per discutere la questione, tra cui Filippino Lippi, Perugino, Botticelli e naturalmente Leonardo.

Michelangelo originariamente sperava che la sua statua stesse fuori dall’ingresso della cattedrale in Piazza del Duomo, ma presto si rese conto che era meglio come simbolo civico di Firenze e sollecitò che fosse collocata nella piazza di fronte al Palazzo della Signoria. Giuliano da Sangallo, che era uno dei migliori architetti e scultori di Firenze, favorì un sito sotto l’ampia Loggia della Signoria, un edificio all’angolo della piazza. Lui e i suoi sostenitori sostenevano che infilare il David lì lo avrebbe protetto meglio, ma questa scelta avrebbe avuto anche l’effetto di renderlo meno prominente, dominante e visibile. “Andremo a vederlo, e non faremo in modo che la figura venga a vedere noi”, disse un altro sostenitore della posizione della loggia.

Non sorprende che Leonardo si sia schierato dalla parte di nasconderla all’interno del portico. Quando fu il suo turno di parlare, disse: “Sono d’accordo che dovrebbe essere nella Loggia, come ha detto Giuliano, ma sul parapetto dove si appendono gli arazzi”. Chiaramente, preferiva che la statua di Michelangelo fosse messa in uno spazio poco appariscente. Tuttavia, fu Michelangelo a vincere.

Incidente 3

Non appena la sua statua del David fu collocata nel punto più prominente della piazza civica di Firenze, Michelangelo fu incaricato di dipingere una scena di battaglia che avrebbe fatto compagnia a quella di Leonardo nella grande sala. Per la Signoria e il suo capo Soderini, la decisione fu uno sforzo cosciente di giocare con la rivalità tra i due più grandi artisti dell’epoca.

Leonardo fu incaricato di dipingere una scena di battaglia nel 1503. Tuttavia, nel 1504, anche Michelangelo ricevette una commissione per dipingere nello stesso luogo. ( foto- Palazzo Vecchio (che si chiamava Palazzo della Signoria) dove furono incaricati di dipingere)

Nel cercare di completare questo dipinto e farlo aderire al muro quell’estate del 1505, Leonardo poteva sentire la presenza di un uomo più giovane che gli guardava le spalle, sia letteralmente che figurativamente. A dipingere un murale nella stanza c’era anche l’astro nascente del mondo dell’arte di Firenze, Michelangelo Buonarroti.

Entrambi non riuscirono a completare il loro lavoro. I loro dipinti andarono persi, ma le loro copie sopravvivono. Il primo è la famosa Battaglia di Anghiari di Da Vinci.

E Michelangelo dipinse la Battaglia di Cascina.

Leonardo raramente criticava altri pittori, ma dopo aver visto i nudi di Michelangelo denigrò ripetutamente quello che chiamava il “pittore anatomico”. Riferendosi chiaramente al suo rivale, derise coloro che “disegnano le loro figure nude che sembrano di legno, prive di grazia, in modo che si potrebbe pensare di guardare un sacco di noci piuttosto che la forma umana, o un fascio di ravanelli piuttosto che i muscoli delle figure.” La frase “un sacco di noci” lo divertiva; la usò più di una volta nei suoi attacchi ai nudi di Michelangelo. “Non dovresti rendere tutti i muscoli del corpo troppo vistosi . . . altrimenti produrrai un sacco di noci piuttosto che una figura umana“.

La critica più ampia di Leonardo a Michelangelo era la sua argomentazione che la pittura è una forma d’arte superiore alla scultura. In un passaggio scritto subito dopo la resa dei conti nella sala fiorentina, Leonardo sostenne:

La pittura abbraccia e contiene in sé tutte le cose percepibili in natura, cosa che la povertà della scultura non può fare, come mostrare i colori di tutte le cose. Il pittore dimostrerà le varie distanze attraverso la variazione di colore dell’aria interposta tra gli oggetti e l’occhio. Dimostrerà come le specie di oggetti penetrano con difficoltà la nebbia. Dimostrerà come le montagne e le valli si vedono attraverso le nuvole. Dimostrerà la polvere stessa, e come i combattenti sollevano un trambusto in essa.

– Leonardo da Vinci

Leonardo, naturalmente, si riferiva alle sculture di Michelangelo, ma a giudicare dalle copie esistenti la sua critica si applicava anche alla Battaglia di Cascina di Michelangelo e persino ad alcuni dei suoi dipinti finiti. In altre parole, dipingeva come uno scultore. Michelangelo era bravo a delineare le forme con l’uso di linee nette, ma mostrava poca abilità con le ombreggiature, le visuali morbide, le sottigliezze delle sfumature o il cambiamento delle prospettive dei colori. Ammise liberamente che preferiva lo scalpello al pennello.

Fonte dei testi – Leonardo da Vinci di Walter Isaacson

5663.- Pagina Alessandro Orsini 

Gianni Restifo: La Nato e gli angloamericani, stanno arrancando, hanno scommesso buttando miliardi di denaro in armamenti, e sanzioni, senza ottenere, la sconfitta della Federazione russa, anzi la stessa è cresciuta ed è la decima economia. Chi ci sta rimettendo in questo caso è l’occidente, ed il povero popolo Ucraino, spremuto in vite umane dagli atlantisti.

L’Ucraina è spacciata. Devo dirvi due cose importanti su Bakhmut, LA7 e Wikipedia

26 maggio

Vorrei ringraziare coloro che mi vogliono bene. Grazie con tutto il cuore del vostro sostegno in questa vergognosa vicenda che coinvolge Wikipedia-Italia. La mia battaglia è in favore della libertà di tutti affinché Wikipedia non operi come un mostro anonimo contro la nostra libertà di espressione pubblicando biografie faziose per intimidire gli studiosi liberi e accrescere il prezzo della loro libertà di critica contro le politiche inumane del blocco occidentale. Del tipo: “Caro Orsini, critichi le politiche inumane del blocco occidentale in Siria e in Ucraina? Bene, noi di Wikipedia-Italia ci impossessiamo della tua biografia e la usiamo come un’arma contro di te”. Sto conducendo indagini sugli “amministratori-detrattori” che controllano la mia biografia su Wikipedia e presto vi farò avere nuove informazioni che annuncio, sin da ora, gravi e vergognose. Quanto a Bakhmut, la televisione italiana è invasa da una quantità spaventosa di propagandisti della Nato, la gran parte su LA7, che sta falsificando tutto. La situazione è la seguente: l’esercito ucraino versa in una condizione tragica. Come avevo previsto, il tempo ha lavorato in favore della Russia. In questi mesi, l’Ucraina si è indebolita spaventosamente mentre la Russia si è rafforzata enormemente, come dimostra anche il fatto che l’economia della Russia, dati del Fondo monetario internazionale, crescerà più di quella della Germania e dell’Inghilterra e, probabilmente, anche più di quella dell’Italia e della Francia, il che vuol dire che, molto probabilmente, l’economia della Russia crescerà più delle economie di quattro Paesi del G7, i più ricchi del mondo. La Russia è sovrastante e l’Ucraina è agonizzante, come dimostra anche la caduta di Bakhmut, la battaglia più importante della guerra. Zelensky è semplicemente spacciato. Se anche ottenesse qualche risultato importante sul campo, non potrebbe mantenerlo per un tempo prolungato, com’è accaduto a Kherson. Se i suoi successi sul campo fossero cospicui, sarà colpito dalle armi nucleari. E’ in trappola.Sapevo tutto questo e ho iniziato ad anticiparlo in Senato, il 4 dicembre 2018. Sapevo che, una volta invasa, l’Ucraina sarebbe finita. Quindi, volendo bene all’Ucraina, mi sono sempre preoccupato di proteggerla suggerendo politiche di pace per allontanare il pericolo dell’invasione russa. Che io abbia operato in favore dell’Ucraina è documentato da una quantità impressionante di miei discorsi ai vertici della Repubblica Italiana, ai generali della Nato, e di articoli stampati. Sono un vero amico dell’Ucraina. Ho sempre cercato di proteggere il popolo ucraino. Gli attuali “amici italiani” dell’Ucraina sono i suoi carnefici: un gruppo di ipocriti che se ne fregava dell’Ucraina quando io usavo i miei studi per difenderla. Siccome voglio bene al popolo ucraino, vi dico: l’Ucraina è a pezzi e non è ancora niente. Siamo soltanto all’inizio della sua distruzione. Gli amministratori-detrattori di Wikipedia-Italia mi faranno pagare anche questo post, ma io ho iniziato a combatterli, sono tenace e, alla fine, avrò giustizia anche su di loro. Sin da ragazzino, ho sempre avuto un senso della giustizia grandissimo, immenso, divorante. Ho sempre odiato i prepotenti. Wikipedia Italia avrà la sua parte. Avanzi l’Italia, avanzi la pace. P. S. Fate presto a iscrivervi al mio canale youtube. Presto non sarò più libero di scrivere su questa pagina.

5662.- Russia: attacco con droni all’oleodotto vicino ai Paesi Baltici

“Una sede amministrativa competente per il vicino oleodotto nei pressi dell’insediamento di Litvinovo, distretto di Nevelsky, è stato danneggiata da un’esplosione questa mattina presto. Nessuno è rimasto ferito”. Le decisioni sull’escalation che comportano tali attacchi terroristici sul suolo russo, non vengono prese a Kiev, ma a Washington oppure a Londra.

Da Scenari economici, Di Jean Valjean. Pubblicato il 27 Maggio 2023

Nel fine settimana c’è stato un altro attacco di droni in territorio russo: l’AFP ha riferito sabato, sulla base delle autorità regionali russe, che una coppia di droni ha colpito un impianto di oleodotto nella regione occidentale di Pskov.

l governatore locale Mikhail Vedernikov ha confermato che c’è stata un’esplosione in un edificio amministrativo del sito. “In via provvisoria, l’edificio è stato danneggiato a seguito di un attacco da parte di due veicoli aerei senza pilota”, ha detto. “Nelle prime ore del mattino, un’esplosione ha danneggiato l’edificio amministrativo dell’oleodotto vicino a Litvinovo, nel distretto di Nevelsky”, ha aggiunto Vedernikov.

Non sono state segnalate vittime e sono in corso indagini sull’incidente transfrontaliero, che sarebbe avvenuto nei pressi della Bielorussia. La regione generale in cui i confini russi, bielorussi e ucraini si uniscono è stata teatro di un’intensificazione degli attacchi da parte dell’Ucraina in particolare.

Questi attacchi si sono costantemente moltiplicati e il più grande e letale è stato l’attacco di lunedì e martedì a Belgorod da parte di gruppi di uomini armati che hanno tentato, senza riuscirci, di “liberare” villaggi russi.

L’Ucraina ha negato ufficialmente il coinvolgimento in questi attacchi, mentre i funzionari e i media ucraini tendono a celebrarli positivamente, suggerendo almeno la conoscenza o il coinvolgimento diretto di Kiev.

Un attacco simile a una raffineria di petrolio russa, avvenuto all’inizio di maggio, ha portato il Cremlino a puntare il dito contro Washington.

In quell’occasione, la Russia ha accusato gli Stati Uniti e gli alleati occidentali di aver aiutato gli ucraini a condurre un attacco:

Il segretario stampa del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato ai giornalisti che Kyiv non avrebbe potuto condurre l’attacco senza il coinvolgimento di Washington.

“I tentativi di disconoscere questo fatto – sia a Kiev che a Washington – sono, ovviamente, assolutamente ridicoli”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, come riporta l’agenzia di stampa russa TASS.

“Sappiamo bene che le decisioni su tali azioni, su tali attacchi terroristici, non vengono prese a Kiev. Ma a Washington. E Kiev sta già facendo ciò che gli viene detto di fare”, ha aggiunto. La Russia non ha presentato alcuna prova a sostegno delle sue affermazioni secondo cui dietro l’attacco dei droni ci sarebbero l’Ucraina e gli Stati Uniti.

La posizione della città di Pskov nei pressi del comnfine con i Paesi Baltici, fatto che rende tutto molto più complesso e pericoloso nella valutazione della provenienza del missile.

Recentemente il Wall Street Journal ha pubblicato un rapporto molto rivelatore sulla presenza di forze speciali britanniche che assistono gli ucraini lungo o vicino alle prime linee di combattimento. Questo ha portato ad un peggioramento delle relazioni bilaterali.

Il rapporto affermava che “le forze speciali britanniche dei reggimenti SAS e SRR dell’esercito britannico e le unità SBS della marina operano molto vicino alle linee del fronte” in Ucraina.

Il WSJ ha presentato la notizia come una “frattura” nella politica di Washington, dato che la Casa Bianca ha rinunciato a inviare forze speciali per assistere direttamente gli ucraini in prima linea nei combattimenti. Tuttavia, da tempo circolano voci e segnalazioni di agenti americani, anche di intelligence, che sostengono direttamente lo sforzo bellico.

5661.- Il 66% degli americani pensa che la rielezione di Joe Biden porterà al disastro

Non sono soltanto i Biden che devono levare l’ancora, ma anche la dirigenza dei democratici. Non può essere la finanza a guidare la politica mondiale dove la portano i suoi interessi. Per buona fortuna Donald is back.

Da Scenari economici, il 28 Maggio 2023.

Dopo un sondaggio dell’Associated Press/NORC di aprile che indicava che solo il 26% dei democratici vuole che Joe Biden si candidi per un secondo mandato alla presidenza, un recente sondaggio della CNN condotto da SSRS mostra ora che il 66% di tutti gli americani (attenzione, non solo i repubblicani) ritiene che altri quattro anni di Biden potrebbero portare a un “disastro”. Persino la CNN non può più ignorare questa “orribile notizia”.

Not even CNN can spin the results of their own Joe Biden poll.

Guarda su Twitter

Le ragioni di questo massiccio calo di consensi sono diverse. Il comportamento bizzarro di Biden durante tutto il suo primo mandato ha portato a numerose dimostrazioni imbarazzanti durante gli eventi diplomatici e molti cominciano a sospettare che soffra di una qualche forma di demenza. Biden ha una lunga lista di errori registrati e di veri e propri racconti di fantasia, dalle molteplici affermazioni come quella alle truppe in Giappone che suo figlio “è morto nella guerra in Iraq” quando in realtà è morto nel Maryland di cancro al cervello…al suo costante vagare senza meta, come se non sapesse dove si trova…

La sensazione di disagio è solo moltiplicata dalle crescenti tensioni tra la NATO e la Russia. Con le armi nucleari in gioco, potrebbe essere valido chiedere che Biden si sottoponga finalmente a un test cognitivo. I Democratici hanno ragione ad essere preoccupati.

Giuseppina Perlasca

Biden, nella sua carriera ha fatto di meglio. Qui, mentre confonde le indicazioni sul percorso con il discorso da leggere. Un immagine che resterà a dimostrare come il popolo degli Stati Uniti d’America sia stato sottomesso e calato nelle mani di un demente.

5660.- Comunque, la disfatta ucraina di Biden è stata un’altra vittoria sull’Europa e ci ha allontanato dalla Russia

Non c’è tradimento peggiore di quello di un fratello. I neoconservatori USA, con la Nato e le loro marionette cooptate ovunque, hanno interrotto la politica di avvicinamento di Putin, spezzato i legami che gli imprenditori europei avevano intessuto con l’immensa Federazione russa, sabotato la crescita della Germania e frenato la corsa dell’euro. Solo in Europa, in poco più di un anno, hanno seminato più di 200.000 morti, rasato al suolo città, armato le frontiere, costretto le nazioni al riarmo e mirerebbero a rendere perenne il loro conflitto. L’olocausto nucleare diventa una possibilità, ma in Europa.

É pura chimera quella di poter costruire un Mediterraneo di pace sotto l’egida di un popolo incapace di costruire la competitività in chiave pacifica. La Nato si è dimostrata una forza di occupazione, pericolosa dacché ci trasforma in obiettivi. Rifondarla con una gamba americana e una europea è pura illusione. Quello che ci è stato vietato con la Russia, ci sarà impedito con l’Africa. Preghiamo per te Donald Trump.

There is no betrayal worse than that of a brother. The US neoconservatives, with NATO and their puppets co-opted everywhere, interrupted Putin’s rapprochement policy, severed the ties that European entrepreneurs had woven with the immense Russian Federation, sabotaged Germany’s growth and slowed down the EUR. In Europe alone, in just over a year, they have sown more than 200,000 dead, razed cities to the ground, armed borders, forced nations to rearm and would aim to make their conflict perennial. Nuclear holocaust becomes a possibility, but in Europe. It is pure chimera that of being able to build a Mediterranean of peace under the aegis of a people incapable of building competitiveness in a peaceful key. NATO has shown itself to be an occupying force, dangerous since it turns us into targets. Refounding it with an American and a European leg is pure illusion. What we were forbidden with Russia, we will be prevented with Africa. We pray for you Donald Trump.

Il disastro di Biden in Ucraina si unisce a quelli che i neocon hanno già fatto in Afghanistan e in Iraq. E intanto muoiono centinaia di migliaia di persone.

Di Sabino Paciolla, 28 Maggio 2023

Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Ron Paul e pubblicato su Ron Paul Institute. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella mia traduzione. 

Biden a Kiev abbraccia Zelensky 20 02 2023

 

Quando il fumo si diraderà, la disfatta ucraina del Presidente Biden sarà considerata, insieme all’Afghanistan e all’Iraq, uno dei più grandi disastri di politica estera della storia degli Stati Uniti. Centinaia di migliaia di persone sono state uccise da entrambe le parti al servizio del desiderio dei neoconservatori statunitensi di “cambiare regime” alla Russia.

E non dimentichiamo i 100 miliardi di dollari autorizzati dal Congresso per finanziare il “Progetto Ucraina” dei neocon.

Con il controllo russo stabilito nella città strategica di Bakhmut durante il fine settimana, il progetto neocon dell’Ucraina – come tutti i progetti di politica estera neocon prima di esso – sembra procedere rapidamente verso il fallimento. Ma questo non impedirà all’amministrazione Biden di tentare di estorcere altri soldi a un’America che già vacilla sull’orlo del collasso economico. E non dimentichiamo la battaglia sul “limite del debito” che imperversa a Washington.

La dispendiosa spesa interna dell’Amministrazione Biden è un terreno di scontro per i legislatori repubblicani, ma quando si tratta di spese infinite per il Progetto Ucraina, con poche eccezioni i due partiti sono in sintonia. Almeno se si guarda alla leadership del partito repubblicano.

Una cosa è certa: possiamo contare sul fatto che il Congresso butti via i soldi buoni per quelli cattivi. Dopo tutto, 20 anni di lotta contro i Talebani in Afghanistan ci hanno portato… ai Talebani in Afghanistan! Con un costo di circa tremila miliardi di dollari. Ma il complesso militare-industriale, i think tank che promuovono la guerra e i media mainstream che la glorificano sono stati tutti ben pagati.

Può sembrare squallido, ma qui c’è qualcosa di cui essere ottimisti. Come ho sempre detto, non serve una maggioranza per cambiare il corso del Paese. Una minoranza impegnata e guidata dai principi della libertà può produrre risultati incredibili.

I media tradizionali sono in preda al panico per il fatto che dei 48 miliardi di dollari stanziati per l’Ucraina ne sono rimasti solo 6. Non basteranno per sostenere il paese. Non saranno sufficienti per sostenere il “Progetto Ucraina” per più di qualche settimana. Con la marea dell’opinione pubblica statunitense che si oppone in modo schiacciante a gettare altri soldi nel buco nero corrotto chiamato “Ucraina”, anche i politici senza principi inizieranno ad ascoltare l’emergente alleanza progressista/conservatrice al Congresso che ne ha abbastanza.

Al Congresso una minoranza multipolare di principi sta per superare una maggioranza corrotta e insensata, sostenuta dal popolo americano. E questo è un bene.

La stagione elettorale è alle porte e, anche se preferiremmo che la maggioranza dei progressisti e dei conservatori/libertari al Congresso si schierasse a favore della nostra idea che cento miliardi di dollari all’Ucraina e una possibile terza guerra mondiale non sono una buona idea, dobbiamo comunque essere soddisfatti del fatto che le realtà politiche sono a nostro favore.

I comunisti parlavano di “correlazione delle forze”, che teneva conto di fattori che andavano oltre la potenza militare, includendo la politica e il “soft power”. Tenendo conto di ciò, sembra probabile che, man mano che l’umore dell’opinione pubblica statunitense si opporrà all’invio di miliardi infiniti a un’Ucraina corrotta, con la minaccia di una terza guerra mondiale, gli animali politici a Washington inizieranno ad abbandonare la nave che affonda.

Con il presidente Biden in evidente difficoltà – e con la sorprendente sfida alle primarie di Robert F. Kennedy Jr – dovremmo aspettarci che i legislatori comincino ad abbandonare in massa il “Progetto Ucraina”. Questo movimento, guidato da conservatori e progressisti di sani principi, affonderà per sempre il “Progetto Ucraina” dei neocon e ci salverà dall’annientamento nucleare globale. Si spera che dopo questo disastro, gli americani si rivolteranno contro i neocon una volta per tutte.

5659.- Il Memorandum d’intesa (MoU) del 27 aprile con il Regno Unito e la politica estera di Giorgia Meloni

Dall’analisi del pensiero di Henry Kissinger, abbiamo tratto la conferma che la politica estera dell’Occidente ha sofferto di scarsa preveggenza, almeno a partire da Obama e, sicuramente, con la presidenza Biden. La politica estera dell’Italia, afflitta in particolare dalla endemica divisività politica, non ha le risorse per fungere da battistrada in Mediterraneo, né verso l’Europa né verso l’Africa. Questa divisività è tanto più negativa quanto espressione di una opposizione da parte di una politica di sinistra senza valore. In tutto questo, la Nato è la pietra angolare di questa nostra politica e va a impattare sulle scelte di politica interna, oggi, come domani in caso di nuova vittoria del presidente Donald Trump.

Di fronte all’inconsistenza della politica estera dell’Unione europea e, in particolare, all’inconcludenza dell’asse Parigi-Berlino, al tiepido interesse di Washington per il Mediterraneo, allargato o no, alla intraprendenza dirompente di Ankara, serviva un cambio di passo. Lo scorso aprile il Governo Meloni si è risolto a rafforzare il dialogo e la cooperazione strategica con il Regno Unito e, più precisamente, con quella associazione che consideriamo il motore della politica estera e finanziaria di Londra e non solo, la Fabian Society, istituita a Londra nel 1884 – si disse, con lo scopo di elevare le classi lavoratrici per renderle idonee ad assumere il controllo dei mezzi di produzione. 

Viene da pensare alla diversa scelta operata dalla monarchia e dal fascismo alle soglie della seconda guerra mondiale: scelta ingenua, suicida, ma più ancora ignorante della storia e presuntuosa per i nostri poveri limiti, poveri in tutti i sensi. Il parallelo non vuole rivelare né sostenere aspirazioni dell’Italia pari, sia pure in valore assoluto a quelle illusorie del ventennio. Neppure e pur auspicandolo, condividiamo il titolo di “Piano Mattei” dato dal Governo alla politica per l’Africa, il suo sviluppo e il contrasto fattivo all’immigrazione. Il grande italiano che fu Enrico Mattei fu travolto dal suo stesso successo. 

Più realisticamente, l’Italia è la porta dell’Africa per l’Europa, ma si viene spesso a trovare fuori dai giochi, finora inconcludenti, condotti a Bruxelles dall’asse franco-tedesco. La fedeltà dell’Italia alla Nato e a Washington è cieca, ma non basta perché, contemporaneamente, la penisola è immersa in un Mediterraneo, sempre più allargato, che già viene attraversato dalle rotte della Nuova Via della Seta e dove finora è prevalso lo statista Erdogan. 

In tutto questo, si è posta in modo inderogabile la necessità di fare fronte alla prevista sostituzione delle rotte commerciali mediterranee con quelle artiche. 

Con la guerra dichiarata dalla Nato alla Federazione russa, la complessità della situazione geostrategica ha raggiunto limiti non gestibili da Roma, neppure seguendo le linee di Washington e di Bruxelles ed ecco la necessità di condividere un dialogo strategico a tutto tondo con un partner come il Regno Unito, con il quale poter mettere in colonna e affrontare le molteplici sfide a livello globale.

Giorgia Meloni e Rishi Sunak hanno iniziato un cammino. Al Mediterraneo, crocevia di culture, razze, religioni, serve stabilità, non ultimo, per affrontare il confronto fra il mondo arabo e la radice culturale europea che ha generato la democrazia; che fonda sul rispetto dell’essere umano, della donna, la dignità e le libertà. L’intera popolazione musulmana del Mediterraneo, come oggi lo intendiamo allargato, ha bisogno di decidere se attualizzare il Corano, meglio, l’ortodossia islamica, con il rispetto dei Diritti Umani sanciti dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea, sopratutto nel Diritto di Famiglia. Le tre religioni monoteiste: ebraismo, cristianesimo, islamismo possono convivere pacificamente se “nessun credente si opporrà alla religione di un altro credente” (Così, nel nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso, dalla Carta di Medina). La nomina di Luigi Di Maio, Rappresentante Speciale dell’Ue nel Golfo, assolutamente insufficiente per affrontare questo cammino è un’altra dimostrazione di quanto fallimentare sia l’impostazione data all’Unione europea.

Giorgia Meloni e Rishi Sunak fanno entrambi parte della Fabian Society.

La Guerra del Donbass

In questa rapida disamina, abbiamo volutamente soprasseduto a ogni commento verso la cosiddetta “guerra di aggressione” della Federazione Russa verso l’Ucraina, tranne puntualizzare e marcare la fedeltà incondizionata dell’Italia alla Nato e a Washington. La guerra dichiarata da Washington attraverso la Nato alla Federazione Russa è stata imposta dall’emergere delle potenze asiatiche e, anzi tutte, da Pechino a livello globale. Era l’unica via possibile? Può darsi di no, ma la Federazione Russa in campo occidentale avrebbe, prima o poi, richiesto un chiarimento delle rispettive posizioni.

La firma del Memorandum d’intesa (MoU) del 27 aprile, ha sottolineato che Londra e Roma si sono costituite in un polo per quanto concerne le sfide più urgenti: la sicurezza globale e la cooperazione in materia di difesa; il contrasto all’immigrazione clandestina; il rafforzamento della sicurezza energetica; la lotta al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità; la difesa della democrazia; i diritti umani e lo stato di diritto; la realizzazione di una crescita economica in un contesto commerciale aperto; il conferimento di priorità allo sviluppo sostenibile; l’espansione delle frontiere della scienza e dell’innovazione; e la promozione dei rapporti tra società civili. Il documento ha ribadito – e non poteva essere diversamente – la condanna all’invasione russa in Ucraina e l’impegno a sostenere Kiev e conferma il supporto all’Ucraina sia in ambito militare sia verso la popolazione.

The Guardian ha pubblicato un articolo intitolato “Le forze speciali britanniche hanno operato segretamente in 19 paesi dal 2011”

Sebbene il Regno Unito non sia parte del conflitto nel Donbass, non è casuale che almeno 50 unità delle forze speciali britanniche SAS stiano già combattendo in Ucraina da gennaio. È noto che le unità militari d’élite tendono ad operare in segreto, senza l’approvazione pubblica delle loro attività da parte dei loro ministri. Il SAS può essere dispiegato senza l’approvazione della Camera dei Comuni e le sue azioni non sono soggette a indagine da parte di alcuna commissione parlamentare.

Attraverso il memorandum con l’Italia, il governo britannico mantiene una presenza nell’Ue, tuttavia, i poteri ampi che caratterizzano l’impiego delle forze speciali dell’Inghilterra devono essere motivo di attenzione. Infatti, come ha affermato Ian Overton, direttore esecutivo di AOAV“Il diffuso dispiegamento di forze speciali britanniche in molti paesi negli ultimi dieci anni ha sollevato serie preoccupazioni sulla trasparenza e il loro controllo democratico”.

La Gran Bretagna, come gli Stati Uniti, è una potenza marittima e gli inglesi sono noti per essere particolarmente abili nell’organizzare colpi di stato, proteste di massa e altre attività sovversive. I combattenti del SAS hanno un buon record di omicidi a contratto di politici di spicco, reclutamento di agenti, anche nelle alte sfere, e preparazione di attacchi terroristici.

Oltre al Guardian abbiamo visto rapporti di altri media menzionare le forze speciali britanniche coinvolte in Ucraina nei combattimenti a fianco delle forze armate ucraine. Ciò malgrado da parte britannica fosse stato affermato che i militari britannici in Ucraina erano coinvolti solo in compiti di sorveglianza all’ambasciata britannica e addestrativi per i soldati dell’AFU.

La Russia sta pagando col sangue la sua vittoria e la guerra del Donbass non finirà in una nuova Corea né diverrà perenne come in Israele. Possiamo auspicare che la ripresa economica dell’Ucraina condurrà alla stabilizzazione e alla ripresa della crescita di quelle europee. Il Governo italiano ha già posto le basi per la nostra partecipazione alla ricostruzione dell’Ucraina. Sappiamo che, prima dell’Operazione speciale russa, Dupont, Cargill, Monsanto e la Cina hanno acquistato oltre metà dei terreni coltivabili dell’Ucraina e speriamo che il contributo italiano vada oltre lo sminamento, come avvenne nei Balcani. La linea politica del presidente Biden non è condivisa da tutto il popolo degli Stati Uniti e la campagna elettorale in America ne terrà conto. Duole affermarlo, ma decideranno prima le armi sul campo e, poi, la diplomazia, sul come dare all’Occidente quell’assetto che ci consenta di fare fronte all’Asia. 

Il Memorandum d’intesa (MoU) del 27 aprile sulla Cooperazione Bilaterale tra il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana e il Primo Ministro del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord 

1. Noi, il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana e il Primo Ministro del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord (insieme, le “Parti”), 

2. consapevoli della nostra storica amicizia e del nostro comune retaggio europeo,

3. riconoscendo che siamo partner con visioni affini a livello globale che condividono una visione comune su un ampio ventaglio di tematiche internazionali, 

4. richiamando altresì il nostro produttivo dialogo su tutte le questioni di interesse condiviso, sulla base del positivo dialogo bilaterale nella cornice degli annuali Seminario di Venezia e Conferenza di Pontignano, 

5. e constatando il nostro convinto impegno per il mantenimento di un ordine internazionale aperto e stabile, e per la sicurezza e la stabilità dell’Europa, della Comunità euro-atlantica e della più ampia Comunità internazionale, attraverso un approccio multilaterale con al suo centro il sistema delle Nazioni Unite, 

6. consapevoli dei forti legami economici bilaterali e del contributo significativo che i cittadini italiani nel Regno Unito e i cittadini britannici in Italia hanno dato alla prosperità dei Paesi che li ospitano, e riconoscendo come tale contributo continuerà a ricoprire un ruolo significativo, 

7. alla luce delle molteplici, inedite sfide che stiamo affrontando a livello globale, in particolare la guerra di aggressione della Federazione russa contro l’Ucraina, che rappresenta una minaccia concreta alla nostra sicurezza e ai nostri valori comuni, 

8. abbiamo deciso di rafforzare il dialogo e la cooperazione strategica tra i nostri due Paesi, in piena coerenza e complementarietà con l’appartenenza dell’Italia all’UE, con le relazioni che il Regno Unito ha stabilito con l’UE attraverso l’Accordo di Recesso e l’Accordo sugli scambi commerciali e la cooperazione, e con gli altri accordi e strumenti che abbiamo in essere o che potremmo concludere in futuro. 

9. A questo fine, ci impegniamo a rafforzare il nostro fondamentale partenariato strategico attraverso consultazioni strutturate e una più intensa cooperazione nei settori descritti nel presente Memorandum d’Intesa, coinvolgendo attivamente in questo processo tutti i rilevanti attori dei nostri rispettivi Governi e Pubbliche Amministrazioni. 

10. In particolare, ci concentreremo sulle sfide più urgenti che abbiamo dinnanzi: la sicurezza globale e la cooperazione in materia di difesa; il contrasto all’immigrazione clandestina; il rafforzamento della sicurezza energetica; la lotta al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità; la difesa della democrazia; i diritti umani e lo stato di diritto; la realizzazione di una crescita economica in un contesto commerciale aperto; il conferimento di priorità allo sviluppo sostenibile; l’espansione delle frontiere della scienza e dell’innovazione; e la promozione dei rapporti tra società civili. 

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11. Svilupperemo altresì ulteriormente i nostri rapporti economici bilaterali e il dialogo e la collaborazione tra i settori privati dei nostri Paesi, in tutti i settori rilevanti. Le attività focalizzate sul rafforzamento della nostra cooperazione economica incluse nel presente Memorandum d’Intesa sono complementari a quelle previste dal Dialogo sulla Promozione delle Esportazioni e degli Investimenti firmato a Roma l’8 febbraio 2023. 

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1. PoliticaEstera,SicurezzaGlobaleeCooperazionenelSettoredellaDifesa 

1. Sulla base dell’esistente Dialogo Strategico sulla Politica Estera e di Sicurezza e la Cooperazione Bilaterale, stabilito con la Dichiarazione d’Intenti del 13 marzo 2019 e ampliato con l’Annesso del 29 marzo 2021, e dell’aggiornata Dichiarazione d’Intenti tra Italia e Regno Unito sulla Cooperazione Bilaterale nel Settore della Difesa firmata nel febbraio 2023, promuoveremo una più stretta cooperazione bilaterale per rafforzare il nostro fondamentale partenariato strategico attraverso consultazioni, coordinamento, scambio di informazioni e cooperazione a tutti i livelli ritenuti appropriati, al fine di affrontare le comuni sfide globali. 

2. Ribadiamo la nostra ferma condanna della guerra di aggressione della Federazione russa e siamo impegnati nel proseguire a sostenere l’Ucraina, la sua integrità territoriale, sovranità e indipendenza, nel quadro delle organizzazioni e dei partenariati internazionali. Richiamiamo la determinazione del G7 nel prosieguo del sostegno all’Ucraina, anche attraverso la fornitura di assistenza militare e di difesa, nell’esercizio del suo diritto di autodifesa contro l’invasione russa e in vista di scoraggiare futuri atti di aggressione, e siamo impegnati in uno sforzo coordinato nel soddisfare i bisogni dell’Ucraina per tutto il tempo che si renda necessario. Coordineremo i nostri sforzi, incluso nel settore dell’addestramento, per promuovere una pace complessiva, giusta e duratura in Ucraina, basata sul diritto internazionale e in linea con la Carta delle Nazioni Unite. 

3. Nell’accogliere con favore il sostegno che Italia e Regno Unito hanno già fornito all’Ucraina, ivi incluso la fornitura di attrezzature vitali di cui l’Ucraina ha bisogno per l’esercizio del diritto di autodifesa e di assistenza economica, riaffermiamo il nostro impegno a continuare a lavorare insieme per consentire la ripresa economica e la ricostruzione dell’Ucraina. 

4. Focalizzeremo il sostegno alla popolazione ucraina e rafforzeremo il coordinamento nelle iniziative a sostegno della ripresa economica e della ricostruzione per migliorarne l’impatto per l’Ucraina e per il suo popolo – a partire dalla Piattaforma di Coordinamento Multi-Agenzie dei Donatori – e guardiamo con interesse alla Conferenza di Londra sulla Ricostruzione dell’Ucraina di giugno. In particolare, lavoreremo per rafforzare la partecipazione del settore privato agli sforzi per la ricostruzione, sulla base del lavoro svolto dalla Conferenza di Roma. Lo faremo lavorando insieme nell’ambito del G7 su aree che comprendono, tra le altre: la collaborazione tra le istituzioni finanziarie per lo sviluppo, il sostegno alla modernizzazione energetica dell’Ucraina e la collaborazione su iniziative relative all’assicurazione dal rischio di guerra. 

5. Terremo incontri annuali in formato 2 + 2 sulla Politica Estera e di Sicurezza a livello Ministeriale e di Alti funzionari tra il Ministero degli Affari Esteri, del Commonwealth e dello Sviluppo e il Ministero della Difesa britannici da un lato, e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Ministero della Difesa italiani dall’altro, per esplorare le modalità di rafforzamento dell’impegno congiunto volto a promuovere sicurezza e prosperità globali e la risoluzione dei conflitti. Ci impegniamo ad approfondire ulteriormente la nostra cooperazione all’interno del sistema delle Nazioni Unite per affrontare le crescenti sfide alla pace e alla sicurezza globali. 

6. Sulla base del lavoro svolto congiuntamente durante l’Anno delle Presidenze 2021 (G7, G20, COP26), rafforzeremo il coordinamento all’interno dei formati G7 e G20, in modo da aumentare ulteriormente l’efficacia della nostra collaborazione, anche in vista delle nostre rispettive presidenze del G7 (ad esempio, Italia 2024, Regno Unito 2028). 

7. Cercheremo attivamente di ampliare lo spettro delle questioni di interesse strategico oggetto del nostro dialogo. Riaffermiamo il nostro impegno comune per la sicurezza, la stabilità, la prosperità e la sovranità dei Paesi dei Balcani occidentali, e aumenteremo la nostra cooperazione per promuovere questo obiettivo attraverso consultazioni integrate sul Mediterraneo e i Balcani occidentali. 

8. In aggiunta all’Indo-Pacifico, riconosciamo la crescente rilevanza strategica del Continente africano e del Medio Oriente. Rafforzeremo pertanto la nostra collaborazione su Medio Oriente, Nord Africa, Sahel e Golfo di Guinea, nonché sul Corno d’Africa, ivi incluso incrementando la cooperazione e il coordinamento in materia di sicurezza e sviluppo, e nelle iniziative politiche e diplomatiche di sensibilizzazione dei diversi attoriIn particolare, lavoreremo a stretto contatto e scambieremo informazioni sulla Libia, in quanto entrambi membri del formato P3+2 e alla luce del ruolo del Regno Unito di responsabile redazionale per la Libia nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. 

9. Ci coordineremo nell’azione a sostegno di un ordine internazionale basato sul rispetto delle regole, in particolare in merito alle condivise preoccupazioni derivanti dalle sfide poste da attori statali. Invitiamo la Cina ad assolvere alle proprie responsabilità di membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ivi incluso non fornendo supporto alla guerra illegale della Federazione russa in Ucraina. Lavoreremo insieme con i partner per gestire le crescenti rivalità e competizione sistemica e per rafforzare la sicurezza e la resilienza economica comune. 

10. Riaffermiamo l’importanza della pace e della stabilità nell’area dello Stretto di Taiwan e incoraggiamo la risoluzione pacifica delle questioni tra le due sponde dello Stretto senza il ricorso alla minaccia o all’uso della forza o della coercizione. Ribadiamo la nostra comune opposizione a modifiche unilaterali dello status quo. 

11. Continueremo a manifestare preoccupazione nei confronti della Cina per le sue violazioni dei diritti umani e per gli abusi nello Xinjiang e in Tibet, nonché per la continua erosione dei diritti, delle libertà e dell’autonomia di Hong Kong. Rimaniamo disponibili a lavorare con la Cina sulle sfide globali, ivi incluso il cambiamento climatico, la biodiversità, le questioni sanitarie globali e l’uguaglianza di genere. 

12. Promuoveremo, ogniqualvolta sia possibile, l’inclusione dell’altra Parte in formati plurilaterali che trattano tematiche di interesse strategico per l’altra Parte, senza pregiudizio per i differenti formati di consultazione derivanti dalle rispettive appartenenze all’Unione Europea e al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nonché ad altri rilevanti fora internazionali, come la Comunità Politica Europea. Lavoreremo insieme per rafforzare ulteriormente la nostra cooperazione in formati come il G7 o il Quint o in organizzazioni internazionali come il Consiglio d’Europa e l’OSCE. 

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13. In qualità di leader mondiali nella promozione dei diritti umani e dello stato di diritto, l’Italia e il Regno Unito riaffermano il loro fermo sostegno alla lotta contro la violenza sessuale nei conflitti. 

14. L’Italia e il Regno Unito, condividono un comune e profondo rispetto per la libertà di religione o di credo, e intendono rafforzare la loro cooperazione in questo ambito. 

15. Con l’obiettivo della tutela delle nostre rispettive comunità e nell’intento di affrontare le sfide più urgenti per la nostra sicurezza, proseguiremo nella cooperazione a livello di intelligence e tra i canali diplomatici su minacce provenienti da Stati, antiterrorismo, combattenti stranieri, de-radicalizzazione, questioni cibernetiche, minacce ibride e disinformazione da parte di attori statali e non statali, attraverso scambi regolari di informazioni. 

16. Continueremo a sostenere il nostro impegno comune contro la proliferazione delle Armi di Distruzione di Massa e le minacce derivanti dall’intero spettro Chimico, Biologico, Radiologico e Nucleare, promuovendo il dialogo e la condivisione di buone pratiche tra le nostre comunità di esperti. 

17. Sulla base del nostro impegno condiviso in risposta all’illegittima invasione russa dell’Ucraina, continueremo a collaborare strettamente attraverso il G7 in materia di sanzioni, anche per ciò che riguarda la loro applicazione e i rischi di aggiramento. 

18. Sulla base dei recenti sviluppi internazionali e della nostra condivisa esperienza, continueremo a cooperare per rafforzare le nostre rispettive capacità militari, al fine di sostenere la risposta civile alle minacce ambientali, umanitarie, mediche e cibernetiche. 

19. Lavoreremo per preservare e potenziare le basi tecnologiche e industriali nazionali ed europee attraverso una cornice di dialogo e collaborazione, garantendo l’ulteriore sviluppo di un settore industriale della difesa improntato alla collaborazione, solido, e competitivo, in grado di cogliere le potenzialità di sviluppo e di fornire capacità di difesa all’avanguardia, nonché di cogliere potenziali opportunità nel campo dell’esportazione. In qualità di Stato Membro dell’UE, l’Italia faciliterà, per quanto possibile, la cooperazione intereuropea nelle iniziative di difesa UE. 

20. Con l’obiettivo di accrescere le nostre capacità e cooperazione industriale, terremo incontri a cadenza regolare tra SegreDifesa III (Direzione Armamenti) e il UK Defence and Security Exports (UKDSE), volti a identificare obiettivi comuni nel settore dell’industria della difesa e strategie d’esportazione condivise, con il coinvolgimento della base industriale comune e promuovendo sinergie con la base industriale e tecnologica europea. 

21. Continueremo a sviluppare il nostro tradizionale partenariato nel settore dell’aviazione da combattimento attraverso l’impegno condiviso dei nostri Paesi per un Global Combat Air Programme trilaterale. Gestiremo congiuntamente, nello spirito di un partenariato paritario, l’evoluzione industriale, tattica e operativa, nonché gli aspetti di addestramento, richiesti per la transizione al Global Combat Air Program in via di sviluppo, in stretto coordinamento con tutti i partner. 

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22. Con l’obiettivo di migliorare le nostre capacità e la cooperazione industriale, il Gruppo di Alti Funzionari sull’Export di Materiali di Armamento si riunirà a cadenza annuale con lo scopo di costituire stretti e duraturi rapporti in materia di ricerca, di competenze e industriali, anche in collaborazione con terze parti con visioni affini. 

23. Istituiremo un nuovo Dialogo Militare di Alto Livello al fine di sostenere i nostri sforzi comuni per affrontare le sfide del XXI secolo attraverso la contemporanea trasformazione delle nostre Forze armate, sulla base del Dialogo Strutturato annuale sulla Difesa e della conseguente tabella di marcia d’attuazione. 

24. Continueremo a individuare opportunità per condurre operazioni congiunte tra le nostre Forze Armate al fine di migliorarne l’interoperabilità e l’efficacia in tutti i settori operativi. I forti legami interpersonali instauratisi tra le nostre Forze Armate sono un elemento trainante del nostro rapporto. Ci impegniamo a continuare ad approfondire lo scambio di personale e a garantirne la fattibilità. Nel quadro di tale impegno, svilupperemo una più intensa collaborazione nell’ambito del dominio terrestre. 

25.. In qualità di nazioni europee che utilizzano portaerei per velivoli F35B, lavoreremo a stretto contatto per rafforzare la nostra capacità operativa comune. Il Regno Unito intende coinvolgere gli F35B italiani in un futuro dispiegamento di un gruppo incentrato su portaerei. 

26. La NATO è la pietra angolare della sicurezza nella regione euro-atlantica. Ci consulteremo per migliorare la cooperazione e l’allineamento nella NATO, in linea con l’approccio a 360° dell’Alleanza in tema di deterrenza e difesa. Sosterremo gli sforzi per rafforzare e modernizzare la NATO, assicurando che sia in grado di affrontare le minacce presenti e future. Sulla base del Concetto Strategico 2022 della NATO, approfondiremo anche il nostro dialogo con riferimento al Mediterraneo allargato, dove le sfide politiche, securitarie, economiche e demografiche influenzano la sicurezza dei nostri alleati e partner. 

2. Clima,EnergiaeAmbiente 

1. Attingendo dall’esperienza del nostro positivo partenariato in seno alla COP26, promuoveremo un dialogo di ampio respiro sulla lotta al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità, anche attraverso il rafforzamento del dialogo e della cooperazione sugli aspetti geopolitici e di sicurezza del riscaldamento globale, della transizione ecologica e della sicurezza energetica. 

2. Abbiamo svolto passi significativi per contrastare l’utilizzo da parte russa dell’energia come arma e ci adopereremo per porre fine in modo permanente alla nostra dipendenza dai combustibili fossili russi, diversificando le nostre forniture e mitigando i prezzi internazionali dell’energia. 

3. Accelerare la transizione verso fonti energetiche pulite è il modo migliore per garantire la sicurezza energetica e l’accessibilità economica dell’energia, nonché per rispettare i nostri impegni in materia climatica. L’Italia e il Regno Unito sono impegnati nell’attuazione del Patto per il Clima di Glasgow, dell’Accordo di Parigi e del Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal e lavoreranno insieme per dare 

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impulso all’azione per il clima e per in seno al G7, al G20 e alla COP, e per promuovere una transizione verde sostenibile in direzione della neutralità climatica.

4. Rimaniamo impegnati nel mantenere l’obiettivo del 1,5°C, a dimezzare le emissioni globali entro il 2030 attraverso le nostre azioni e a garantire che i Paesi accrescano l’ambizione complessiva e l’azione in materia di mitigazione nel corso del presente decennio, cruciale per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050. 

5. Sottolineiamo il nostro impegno, nel contesto di uno sforz globale, ad accelerare l’eliminazione graduale dei combustibili fossili non abbattuti così da raggiungere le emissioni nette zero nei nostri sistemi energetici al più tardi entro il 2050, e riaffermiamo il nostro impegno all’eliminazione dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili entro il 2025 o prima di tale data. L’Italia e il Regno Unito sono impegnate ad attuare i rispettivi obiettivi prefissati. 

6. Il Regno Unito è impegnato a raggiungere una produzione energetica completamente decarbonizzata entro il 2035 e l’Italia farà la sua parte per raggiungere un settore energetico prevalentemente decarbonizzato a livello europeo entro il 2035. Sulla base dei risultati dell sulla mitigazione, il Regno Unito pubblicherà entro il 2025 il suo prossimo contributo definito sul piano nazionale (NDC) con scadenza 2035, allineato all’obiettivo 1,5C°, mentre l’Italia rispecchierà la sua ambizione contribuendo al processo UE di definizione di nuovi obiettivi, in conformità con la normativa UE sul clima. 

7. Ci prefiggiamo una stretta cooperazione nel rafforzamento delle azioni volte ad arrestare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2030, sulla base del Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal (KMGBF). Ribadiamo il nostro impegno a raggiungere l’obiettivo di conservare e gestire in modo efficiente almeno il 30% delle aree terrestri e delle acque interne e almeno il 30% delle aree marine e costiere entro il 2030 (30 entro il 2030) a livello nazionale e globale. Inoltre, ci impegniamo a raggiungere l’obiettivo globale di ripristinare, entro il 2030, almeno il 30% delle aree degradate degli ecosistemi terrestri, delle acque interne, costieri e marini, al fine di migliorare la funzionalità e i servizi relativi a biodiversità ed ecosistemi, l’integrità ecologica e la connettività. 

8. Alla luce dei nuovi obiettivi di finanza sostenibile del KMGBF, l’Italia e il Regno Unito ribadiscono il loro impegno ad allineare tutti i rilevanti flussi fiscali e finanziari, nel contesto del Quadro, e invitano tutti i Paesi e le istituzioni finanziarie, in particolare le banche multilaterali di sviluppo e, ove opportuno, le istituzioni finanziarie internazionali, a fare lo stesso. 

9. Lavoreremo insieme per accelerare le opportunità offerte dalla transizione verso l’energia pulita. Si tratta della strada più efficace per garantire la sicurezza energetica e per garantire al contempo prosperità a lungo termine. Lavoreremo insieme sull’uso efficiente delle risorse e sull’economia circolare, sulle soluzioni basate sulla natura e su un approccio ecosistemico a sostegno dello sviluppo sostenibile per le generazioni future. Sosterremo la progettazione congiunta e l’attuazione di una campagna di sensibilizzazione al fine di incentivare le aziende italiane e britanniche ad aderire all’impegno della neutralità climatica entro la metà del secolo. 

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10. L’Italia e il Regno Unito sono concordi nel sostenere il principio della neutralità tecnologica sul piano normativo, senza pregiudizi o preferenze tecnologiche, con ciò sostenendo la creazione di condizioni di parità per le aziende e gli imprenditori e promuovendo al contempo l’innovazione e lo sviluppo di soluzioni all’avanguardia. 

11. Assicureremo lo svolgimento di un dialogo costante sulle tematiche della sicurezza energetica, sulla base dei meccanismi di dialogo esistenti in materia di energia, al fine di promuovere un più stretto partenariato bilaterale sulla sicurezza energetica e sul clima. Valuteremo come raggiungere i nostri obiettivi condivisi volti a abbandonare gradualmente i combustibili fossili non abbattuti, ivi incluso la riduzione della dipendenza europea dai combustibili russi, sostenendo la transizione verso fonti energetiche pulite e riducendo la combustione di gas naturale. 

12. Ci concentreremo sull’efficienza energetica, sulle tecnologie pulite (tra cui l’eolico offshore, le energie rinnovabili marine e la ricerca sulla fusione nucleare), sul ripristino degli ecosistemi, sulla finanza verde e sulla tassazione ambientale, nonché sullo sviluppo dell’economia circolare (anche nel quadro dell’Alleanza del G7 sull’Efficienza delle Risorse e del Dialogo del G20 sull’Efficienza delle Risorse). 

13. Ciò includerà un’accresciuta ambizione in materia di definizione del prezzo del carbonio e un’azione di sensibilizzazione in vista dell’individuazione di aggiornati NCD su scala globale, attraverso un’attività di diplomazia climatica congiunta, nonché attraverso il riconoscimento e il rafforzamento del ruolo chiave delle città intelligenti, resilienti e sostenibili. Ci concentreremo inoltre sulla digitalizzazione, in vista di misure concrete in materia di infrastrutture di ricarica pubbliche e di promozione dell’innovazione e di un suo maggiore utilizzo. 

14. Svilupperemo sistemi di trasporto verdi, intelligenti, interoperabili, sicuri e sostenibili, condividendo informazioni sulle buone prassi e promuovendo potenziali iniziative di cooperazione nello sviluppo e nell’implementazione di energie rinnovabili e tecnologie verdi anche per il trasporto stradale, ferroviario, marittimo e aereo. 

15. Istituiremo un gruppo di lavoro sull’agricoltura e la nutrizione per consultarci e scambiare buone pratiche in materia di sicurezza alimentare, con l’obiettivo di rafforzare la sostenibilità del nostro sistema agroalimentare e ridurre gli sprechi di cibo, migliorando la produzione e incoraggiando gli investimenti responsabili. 

3. Migrazione 

1. Riconosciamo l’importanza di affrontare con urgenza la sfida condivisa dell’immigrazione clandestina e concordiamo di ampliare e rafforzare la cooperazione in questo settore, incluso a livello bilaterale attraverso il Dialogo sulla Migrazione tra Italia e Regno Unito, nonché nei fori regionali, ivi incluso la Comunità Politica Europea. Si tratta di una sfida per l’intera Europa e che richiede una risposta a livello europeo. Lavoreremo insieme per proteggere i nostri confini, le vite delle vittime innocenti del traffico di esseri umani e la sicurezza del continente europeo. Rafforzeremo la condivisione di informazioni, di informazioni raccolte dai rispettivi servizi e di competenze, nonché lo sviluppo delle capacità e la collaborazione tra forze di polizia nelle sfide condivise legate alla migrazione irregolare, ivi incluso il nostro impegno

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comune per contrastare il modello di business dei gruppi criminali che facilitano i viaggi illegali e pericolosi verso i nostri Paesi via mare. 

2. Rileviamo la necessità di una più stretta cooperazione per migliorare la gestione della migrazione sia a livello bilaterale che tra Regno Unito e UE lungo le rotte migratorie verso l’Europa, tenendo conto degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea. Ciò include la cooperazione con Frontex ed altri strumenti o agenzie. 

3. È necessario un cambio di passo nel nostro approccio alla politica migratoria. Concordiamo di rendere prioritaria la dimensione esterna delle politiche migratorie come soluzione strutturale per prevenire la migrazione irregolare e stabilizzare i flussi, e ci impegniamo a collaborare a livello internazionale a sostegno di approcci innovativi. Uniremo gli sforzi per rafforzare il nostro impegno con i Paesi terzi di origine e di transito lungo tutte le principali rotte migratorie, concentrandoci in particolare sul controllo del territorio e delle frontiere, sulla lotta al traffico di esseri umani, sulle campagne di sensibilizzazione sui rischi della migrazione irregolare e sulla rimozione di una narrativa fuorviante, sui rimpatri volontari e sulle riammissioni, nonché sull’assistenza ai migranti in difficoltà, ai rifugiati, ai richiedenti asilo e agli sfollati interni. Solo adottando una strategia omnicomprensiva su più fronti saremo in grado di affrontare efficacemente il fenomeno. 

4. Coopereremo in modo prioritario nell’affrontare le cause profonde della migrazione nei Paesi terzi chiave, con un’attenzione specifica all’Africa e ai Balcani occidentali. In Africa, ci concentreremo nel recidere le radici della criminalità organizzata che la alimenta, aumentando la condivisione di intelligence, la cooperazione allo sviluppo, promuovendo gli investimenti, rafforzando l’istruzione e la formazione professionale, creando nuove opportunità commerciali e occupazionali e promuovendo la creazione di posti di lavoro, nell’auspicio di un coinvolgimento attivo delle Banche Multilaterali di sviluppo, delle Istituzioni finanziarie internazionali e del settore privato in questo nostro sforzo. Nei Balcani occidentali, ci concentreremo sull’impiego delle nostre rispettive competenze e relazioni per delineare un più stretto impegno nella regione. 

5. Come seguito concreto, definiremo rapidamente una serie di iniziative specifiche sulla migrazione, attraverso un Partenariato Strategico sulla Migrazione tra Italia e Regno Unito, sulla base dei principi sopramenzionati. 

4. Cooperazionedipoliziaegiudiziaria 

1. Istituiremo un Comitato Strategico Congiunto per la Sicurezza tra il Ministero dell’Interno italiano e il Ministero dell’Interno britannico, (i) per trattare le minacce e le sfide comuni alla nostra sicurezza, comprese quelle legate all’immigrazione irregolare, come il traffico di migranti e la tratta di esseri umani; (ii) per rafforzare le attività di cooperazione di polizia per prevenire e contrastare la criminalità nelle sue varie forme; (iii) per promuovere lo scambio di metodologie, buone prassi e competenze volte a prevenire e combattere le forme più gravi di criminalità; (iv) per approfondire i nostri scambi sulle minacce informatiche e per discutere di meccanismi di cooperazione volti a favorire la condivisione delle informazioni, nonché la collaborazione per migliorare la resilienza, la deterrenza e la lotta al crimine cibernetico. 

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2. Individueremo le opportunità di rafforzare la cooperazione in materia di polizia e giustizia penale, a complemento della cooperazione in corso nell’ambito dell’Accordo sugli scambi commerciali e la cooperazione tra il Regno Unito e l’UE, ove possibile e in linea con le sue disposizioni. Ciò include l’individuazione di migliori e più efficienti modalità per lo scambio reciproco di segnalazioni, incluso lo sviluppo di nuove tecnologie di supporto e il rafforzamento dello scambio di informazioni in materia di polizia attraverso i meccanismi esistenti, come l’INTERPOL. 

3. Rafforzeremo la cooperazione in materia di polizia anche condividendo buone prassi, competenze e scambi regolari di vedute in materia di lotta al terrorismo, corruzione, criminalità organizzata e traffici illeciti (compresi quelli di persone, droga, armi da fuoco e beni culturali), nonché sulle minacce emergenti all’ordine pubblico e alla sicurezza. 

4. Condivideremo buone prassi e ci scambieremo opinioni sulla riforma giudiziaria e dei tribunali e sulle questioni relative all’estremismo nelle carceri e al ruolo della cooperazione giudiziaria nella lotta contro la criminalità transnazionale. 

5. A beneficio dei cittadini e delle famiglie che vivono, si spostano e lavorano tra i nostri due Paesi, promuoveremo la cooperazione giudiziaria e amministrativa in materia civile e familiare e nell’applicazione della legge penale per incoraggiare la riabilitazione attraverso il reinserimento. Più nello specifico, in ambito civile e commerciale, le nostre Parti confermano l’applicazione della Convenzione dell’Aia del 1965 sulla notifica e la comunicazione all’estero di atti giudiziari ed extragiudiziari in materia civile o commerciale e della Convenzione dell’Aia del 1970 sull’assunzione di prove all’estero in materia civile o commerciale. 

6. Per rafforzare la nostra cooperazione in materia di diritto penale, entro la fine dell’anno concluderemo un Accordo bilaterale sul trasferimento dei detenuti, per consentire un’efficace riabilitazione degli autori di reati attraverso il reinserimento nel loro rispettivo Paese. 

5. Democraziaerapportitrasocietàcivili 

1. Riconoscendo il loro ruolo essenziale in termini di rappresentanza democratica dei nostri popoli e nel pieno rispetto della loro autonomia sovrana, incoraggiamo la cooperazione interparlamentare e la creazione di strette relazioni tra i nostri Parlamenti. 

2. Lavoreremo per rafforzare l’analisi delle tematiche internazionali attraverso il coinvolgimento delle risorse delle nostre rispettive unità di analisi e programmazione, nonché degli attori della società civile (Centri di analisi politica, centri di ricerca, organizzazioni no-profit, leader religiosi). Condivideremo inoltre buone prassi di alto livello sulla riforma della pubblica amministrazione, sul miglioramento della regolamentazione e sull’innovazione del settore pubblico, compresa la digitalizzazione dei servizi pubblici. 

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3. Promuoveremo nuovi legami tra i nostri giovani e connessioni tra le nostre città e autorità locali. Prendendo come spunto la nostra partecipazione al Congresso dei poteri locali e regionali, lanceremo un’iniziativa per promuovere il dialogo a livello tecnico tra Comuni ed Enti locali. Condivideremo la nostra esperienza sull’economia circolare, sull’attuazione a livello locale dell’Agenda 2030 e degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, e rafforzeremo la collaborazione per creare realtà urbane accessibili, resilienti e sostenibili per affrontare le sfide che abbiamo di fronte. Questi obiettivi sono in linea con i pilastri della candidatura di Roma all’EXPO 2030 presentata dal governo italiano. 

4. Promuoveremo iniziative che riconoscano pubblicamente il ruolo e il contributo della comunità italiana nel Regno Unito e della comunità britannica in Italia, nonché l’importanza della crescita degli scambi e degli investimenti tra i nostri due Paesi. Riaffermiamo il nostro impegno a continuare a lavorare in stretta collaborazione per proteggere i diritti dei cittadini e affrontare le questioni che riguardano i cittadini italiani nel Regno Unito e i cittadini britannici in Italia rientranti nel quadro dell’Accordo di recesso. Ci impegniamo altresì a tenere consultazioni a livello tecnico per approfondire le questioni specifiche che riguardano i cittadini italiani nel Regno Unito e i cittadini britannici in Italia che non sono beneficiari dell’Accordo di recesso. 

5. Ci impegniamo a rafforzare i rapporti tra società civili esplorando le opportunità di migliorare la mobilità dei giovani e gli scambi culturali, tenendo conto dei diritti delle persone con disabilità. 

6. Sulla base dell’esperienza di successo del Seminario di Venezia e della Conferenza di Pontignano, sosterremo il dialogo, le esperienze formative paritarie e la cooperazione tra i nostri giornalisti, operatori del settore dei beni culturali e dei musei, artisti e rappresentanti del mondo accademico e della comunità scientifica. Approfondiremo i legami tra i giovani professionisti italiani e britannici attraverso l’istituzione di un programma annuale multisettoriale per Giovani Leader, che sarà integrato in un ciclo annuale di eventi di aggregazione sociale. 

7. Coordineremo le nostre iniziative per sottolineare il valore della cultura e delle istituzioni culturali come stabilito nella Convenzione culturale tra la Repubblica Italiana e il Governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord (1953). Promuoveremo il valore delle istituzioni culturali, tra cui il British Council, la British School a Rome e gli Istituti Italiani di Cultura nel Regno Unito, come risorsa per sostenere il benessere sociale, approfondire i rapporti tra società civili e ai fini dello sviluppo sostenibile delle nostre società. 

8. Promuoveremo la cooperazione nel campo dell’istruzione superiore al fine di rafforzare la partecipazione dell’Italia e del Regno Unito alla Convenzione di Lisbona e allo Spazio europeo dell’istruzione superiore (EHEA), nell’ambito del Processo di Bologna. 

9. Condivideremo buone pratiche per promuovere l’innovazione digitale nelle istituzioni educative e culturali e nell’educazione allo sviluppo sostenibile. L’Italia e il Regno Unito riconoscono insieme l’importanza dello sviluppo delle competenze al fine di cogliere le opportunità della migliore innovazione digitale nei nostri settori educativi e culturali e nel mercato del lavoro,

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per affrontare e superare le sfide di un futuro giusto, sicuro, sostenibile e inclusivo. 

10. Continueremo a collaborare all’interno dei fora internazionali sui temi della cultura e dell’istruzione, come il Consiglio d’Europa, l’UNESCO e altre agenzie e fora rilevanti, difendendo i valori condivisi e sostenendo l’istruzione e la cultura sia nei nostri Paesi che a livello globale. 

11. Condivideremo buone pratiche ed esperienze in materia di sport, per promuovere la salute attraverso lo sport di base e l’attività fisica e promuoveremo l’inclusività (sport per disabili e sport femminile). Condivideremo le nostre competenze per la realizzazione di grandi eventi sportivi, tra cui l’organizzazione della Ryder Cup di Roma del 2023 e delle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina del 2026. 

6. Economia,ScienzaeInnovazione 

1. Promuoveremo le consultazioni la cooperazione e la condivisione di esperienze tra le nostre comunità scientifiche, attingendo alle aree di eccellenza di ciascun Paese (ad esempio, la fisica e le scienze di base, lo spazio, compresa l’osservazione della Terra, la sostenibilità e la ricerca inter-accademica, le scienze della vita.) 

2. Sfruttando i risultati del progetto IT-UK BEST SHAPE, svilupperemo la nostra collaborazione esistente in materia di rafforzamento dei nostri sistemi sanitari, con un focus su: scienze della vita (ad esempio, sfruttando le competenze italiane e britanniche nella mappatura del DNA dei virus, e nella sorveglianza e nello spill-over delle malattie zoonotiche), infezioni da resistenza ai farmaci, e sforzi nazionali e globali nella prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie nell’ambito dell’approccio One Health. 

3. Nei primi sei mesi del 2024 terremo un incontro di alto livello sulla scienza e l’innovazione, il primo di una serie di iniziative bilaterali tra le nostre comunità (università, enti pubblici di ricerca, infrastrutture di ricerca, finanziatori della ricerca) per promuovere la cooperazione sulla ricerca scientifica, la mobilità dei ricercatori e la discussione su aspetti decisionali e sostenere lo sviluppo di tecnologie emergenti e di innovazioni per le imprese. 

4. Incoraggeremo il dialogo tra le comunità mediche e di ricerca dell’Italia e del Regno Unito sul trattamento delle malattie non trasmissibili (NCDs), sulla ricerca e l’innovazione, sulla regolamentazione e la valutazione delle tecnologie sanitarie. 

5. Incoraggeremo la collaborazione nel settore pubblico e privato, anche attraverso un dialogo annuale tra governi sulle politiche imprenditoriali, per migliorare l’industria sostenibile, la sicurezza delle catene di approvvigionamento (ivi incluso di minerali critici), sull’innovazione e la produttività delle imprese. Promuoveremo il dialogo tra le imprese, sulla digitalizzazione, sulle tecnologie emergenti e sulla modernizzazione delle pratiche di lavoro, migliorando così la competitività dei mercati nazionali, sottolineando la necessità di facilitare il trasferimento di tecnologie e competenze. 

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6. In quanto partner con visioni affini impegnati a favore di un commercio libero, equo e aperto, continueremo a collaborare nelle sedi multilaterali. Rimaniamo impegnati a sostenere il libero scambio in un sistema economico internazionale basato su regole, anche attraverso un’Organizzazione Mondiale del Commercio riformata e rafforzata, e cercheremo di utilizzare il G7 per consolidare, mantenere e diversificare le catene di approvvigionamento critiche e promuovere la transizione energetica pulita. 

7. Richiamiamo gli impegni del G7 sul mantenimento di un sistema economico internazionale basato sulle regole e sul rafforzamento della sicurezza e della resilienza economica al fine di affrontare le minacce attuali e future alla sicurezza e alla stabilità globali, tra cui la coercizione economica, in vista delle nostre Presidenze di turno del G7 e del G20 nei prossimi anni, anche sulla base dei risultati del Vertice di Hiroshima di quest’anno. 

8. In linea con il Dialogo ministeriale sulla promozione delle esportazioni e degli investimenti, ci concentreremo sul rafforzamento della collaborazione per garantire la promozione delle esportazioni e degli investimenti bilaterali sostenendo la crescita delle imprese, specialmente delle PMI, nei seguenti settori: Economia verde e blu, Tecnologie di frontiera – compresa quella quantistica – Mobilità sostenibile, Scienze della vita, Ingegneria avanzata e Industrie creative. 

9. Sulla base dell’impegno assunto da entrambi i Paesi nell’ambito della dell’Agile Nations network per promuovere la cooperazione tra i governi in materia di pratiche normative innovative, continueremo a lavorare insieme per sostenere una migliore regolamentazione e buone pratiche nella definizione di regole volte ad accrescere l’imprenditorialità, gli investimenti, il commercio e l’innovazione attraverso la cooperazione normativa a livello internazionale. 

10. Riconosciamo l’impatto che le pratiche di distorsione del mercato, come le sovvenzioni industriali scorrette e le pratiche sleali delle imprese statali, possono avere sul commercio internazionale equo e aperto. Continueremo a collaborare nelle sedi internazionali, come il G7, il G20 e l’OCSE, per esplorare le possibilità di sviluppare soluzioni multilaterali a queste pratiche. 

7. Governance 

1. Quanto precede rappresenta l’intesa raggiunta tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Unito sulle tematiche sopraindicate. 

2. Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano e il Foreign, Commonwealth and Development Office del Regno Unito nomineranno alti funzionari che guideranno l’attuazione del presente accordo, fornendone una relazione annuale ai Ministri degli Esteri. 

3. Il presente Memorandum d’Intesa potrà essere aggiornato ogni 5 anni. Su richiesta di una delle Parti, la presente dichiarazione potrà essere aggiornata o modificata di comune accordo. Qualsiasi modifica sarà effettuata per iscritto ed entrerà in vigore in una data decisa di comune accordo. 

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