Si vuole far passare l’esistenza di una situazione politica dell’Italia in tumulto. Tale e tanta è stata l’eversione rossa che ha inquinato la vita democratica e le istituzioni degli italiani che ogni occasione è sfruttata dall’opposizione e dai media per chiedere le dimissioni di qualche ministro e per scatenare l’opinione pubblica contro i tutori dell’Ordine Pubblico. Ciò viene facilitato dall’ignoranza, in questo caso, dalle modalità con cui si possono e devono esercitare le c.d. libertà collettive. Avremmo preferito che il messaggio del Capo dello Stato mirasse a chiarire queste modalità. Proviamo a fare chiarezza, quello che il servizio pubblico dell’informazione non fa.
La Costituzione – Articolo 17
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Articolo 17.
I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi.
Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.
Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.
Commento all’articolo
La libertà di riunione rappresenta una manifestazione della libertà personale dei singoli (13 Cost.) attraverso la quale essi realizzano la propria personalità (2 Cost.). In una nuova ottica democratica i costituenti scelgono di garantirla e tutelarla per i cittadini, ma nel rispetto della sicurezza ed incolumità altrui. Vale anche per gli stranieri riuniti in associazioni, purché soggiornino regolarmente sul territorio in quanto possono “partecipare alla vita pubblica locale”.
Le c.d. libertà collettive si sostanziano nella libertà di associazione e di riunione (art. 18), cioè, nel diritto di darsi convegno, volontariamente e temporaneamente, in un luogo determinato e, in seguito a preventivo accordo con i promotori o su loro invito, soddisfare un proprio interesse politico, sociale, culturale, religioso, sportivo ecc., p. es., scambiandosi opinioni. Altra cosa sono l’assembramento per un evento fortuito, le dimostrazioni per motivi politici e, quando in movimento, i cortei. A livello comunitario la “libertà di riunione pacifica” e la “libertà di associazione” sono garantite dall’art. 12 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Per le riunioni pubbliche, cioè accessibili da parte di chiunque, è obbligatorio avvisare il questore almeno tre giorni prima, affinché l’autorità giudiziaria possa adottare eventuali provvedimenti, o comunque controllare lo svolgimento della riunione. Per i luoghi privati o aperti al pubblico non serve preavviso.
Nello specifico, la disciplina normativa di riferimento è contenuta nel testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (R.D. 18 giugno 1931, n. 773), che regola, tra l’altro, le modalità ed i tempi del preavviso ed i presupposti che legittimano il divieto delle riunioni stesse, individuati dall’art. 18 nella tutela dell’ordine e la sanità pubblici e della moralità. In ogni caso, il riferimento ai “comprovati” motivi implica la necessità che le limitazioni siano espressamente motivate.
Va comunque precisato che il preavviso non rappresenta un presupposto necessario per potersi riunire in pubblico. L’omissione non può infatti determinare l’illegittimità della riunione, e l’autorità può infatti intervenire solamente per motivi di sicurezza ed ordine pubblico.
Commento ai fatti
Nel caso di specie sarebbe stato sufficiente che i caporioni del corteo non autorizzato avessero risposto alla legittima richiesta della Questura di indicare il percorso pianificato e che questo non mirasse a indirizzi sensibili. Così, signor Presidente, non è stato e non basta nascondere gli intenti destabilizzatori di una parte politica, appellandosi all’età giovanile di molti dimostranti, certo, non di tutti. Le squadracce dei centri sociali – Lei sa perché esistono – non differiscono, quanto ai metodi e agli obiettivi dalle squadracce comuniste e da quelle fasciste. Vorremmo che la democrazia fosse lasciata indenne da questi metodi per non dover gridare, Noi, al fallimento del Suo Stato.
Leggo dalla “Verità”; “È partita la caccia allo sbirro. Al G7 si rischia il bis di Genova”
Caro Sergio Mattarella, il vero fallimento è lo Stato che non difende le forze dell’ordine che fanno il loro dovere: sbarrare la strada a cortei non autorizzati e ostili. E che crea intorno a loro un clima infame alla vigilia di appuntamenti delicati.
Cortei: Piantedosi alla Camera spiega cos’è successo davvero
Mentre sinistra e 5stelle continuano la loro vergognosa campagna di delegittimazione delle Forze dell’Ordine, il Ministro Piantedosi chiarisce cos’è successo alle manifestazioni di Pisa e Firenze
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel corso della sua informativa alla Camera dei Deputati ha spiegato cosa è successo davvero nel corso delle manifestazioni, non autorizzate, che si sono svolte a Pisa e Firenze. La sinistra e i 5stelle continuano la loro campagna di delegittimazione verso le Forze dell’Ordine, arrivando addirittura a sostenere che i poliziotti si sarebbero meritati gli sputi. Tale clima d’odio ha portato anche a conseguenze sfociate in atti gravissimi, come l’assalto ad una voltante della Polizia da parte dei centri sociali a Torino. Noi, invece, non lasceremo sole le Forze dell’Ordine: le donne e gli uomini che con la divisa difendono e rappresentano tutti i giorni gli italiani non resteranno senza il pieno sostegno delle Istituzioni.
La carica a Pisa è stata fatta per garantire l’incolumità degli Agenti
Nella sua audizione il Ministro Piantedosi ha spiegato che a Pisa la carica è stata fatta per garantire incolumità agenti che erano compressi contro un automezzo. Alla manifestazione di Pisa di venerdì scorso, “per garantire l’incolumità degli operatori di polizia, compressi contro l’automezzo collocato alle loro spalle, veniva effettuata una carica di alleggerimento, consentendo al personale di avanzare di qualche metro e di allentare così la pressione dei manifestanti”. Così la ricostruzione del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella sua informativa alla Camera.
In precedenza gli agenti avevano tenuto la posizione “utilizzando i soli scudi, nonostante i manifestanti continuassero a mettere in atto una pressione con spinte, calci, insulti, sputi e tentativi di sottrarre gli scudi”. In occasione della manifestazione, il ministro ha ricordato che “personale della questura ha preso contatti con esponenti del Collettivo universitario e di Spazio Antagonista “Newroz”, lì presenti, ai quali, senza alcun esito, venivano chieste indicazioni sulle modalità dell’iniziativa per consentirne un regolare svolgimento in condizioni di piena sicurezza.
I manifestanti hanno rifiutato ogni tentativo di interlocuzione con le Forze dell’Ordine
Personale della Digos, una volta partito il corteo, invitava più volte i manifestanti a dare indicazioni sul percorso e a non procedere verso Piazza dei Cavalieri, dove non sarebbe stato consentito il transito per evitare il possibile prosieguo verso obiettivi sensibili tra cui Piazza dei Miracoli, per la quale in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica era stata valutata l’interdizione alle manifestazioni. I manifestanti, nonostante ogni tentativo di interlocuzione, hanno rifiutato di fornire indicazioni e si sono mossi in corteo per poi raggiungere uno degli accessi a Piazza dei Cavalieri, dove era stato schierato, a scopo dissuasivo, un contingente del Reparto Mobile della Polizia di Stato”.
“Le Forze di polizia – prosegue il titolare del Viminale – hanno intimato ai manifestanti di fermarsi, ribadendo ancora una volta, senza alcun risultato, la richiesta di fornire indicazioni sul percorso. Il corteo continuava, invece, ad avanzare, costringendo il cordone delle Forze di polizia, in un primo momento, a indietreggiare di diversi metri per evitare scontri, fino ad arrivare a contatto con un mezzo posizionato per impedire l’accesso a Piazza dei Cavalieri”.
I manifestanti hanno superato la barriera di sicurezza
In questa fase, rileva, “una decina di manifestanti superava la barriera, raggiungendo le spalle dello schieramento degli operatori in servizio. Venivano, pertanto, bloccati dal personale delle Forze di polizia e condotti nell’adiacente Piazza dei Cavalieri. Tra questi, una nota esponente antagonista. Atteso il perdurare della forte pressione, sopraggiungeva un secondo contingente dei reparti”. C’è stata a questo punto la carica di alleggerimento.
Negli scontri sono rimasti contusi 17 manifestanti, di cui 11 minorenni, e 2 funzionari della Polizia di Stato. L’attività investigativa avviata nell’immediatezza ha consentito di deferire in stato di libertà 4 persone per il reato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e per violazione dell’articolo 18 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Si tratta di maggiorenni, tutti con precedenti per reati attinenti all’ordine pubblico”.
Città a ferro e fuoco e calci e pugni alla Polizia: per la sinistra va tutto bene
Per la sinistra va bene che chiunque possa mettere a ferro e fuoco le città e picchiare la polizia, perchè come ha anche dichiarato una consigliera del Movimento cinque stelle le Forze dell’ordine meritano gli sputi?
E’ un dato di fatto quello che pensa la sinistra delle forze dell’ordine e lo hanno dimostrato anche oggi in aula a Montecitorio: la Polizia, secondo loro, dovrebbe far manifestare chiunque, anche i violenti, secondo noi no. La libertà di qualcuno si ferma quando limita la libertà di una altra persona, noi manifestiamo da una vita ma vorrei ben vedere se è mai esistita una manifestazione dei giovani di destra che abbiano messo a ferro e fuoco le citta.