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4741.-  Con l’obbligo vaccinale termina il governo Draghi di unità nazionale?

epa09022612 Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, alla Camera dei Deputati per un voto di fiducia sul suo nuovo governo a Roma, Italia, 18 febbraio 2021. Il nuovo governo ha affrontato un voto di fiducia al Senato il 17 febbraio e poi un altro voto in camera bassa il 18 febbraio. Il 13 febbraio 2021 il premier Mario Draghi e il suo nuovo gabinetto hanno prestato giuramento davanti al presidente Sergio Mattarella. L’esecutivo guidato dall’ex presidente della Banca centrale europea è una sorta di governo di unità nazionale riunito per evitare che il Paese debba tenere elezioni anticipate in nel pieno della pandemia di COVID-19 a seguito del crollo dell’amministrazione dell’ex premier Giuseppe Conte. EPA/ROBERTO MONALDO / PISCINA

Si parla di crisi di Governo, ma qui è in crisi la Repubblica. Con l’obbligo vaccinale non è terminato soltanto il governo Draghi di unità nazionale e ultimo governo del presidente, in ordine di tempo; ma è terminata – si spera – l’opera demolitrice delle fondamenta della Repubblica da parte dei presidenti, paladini dell’anomalia istituzionale Unione europea. La divisione fra i poteri Legislativo, Esecutivo e la funzione giurisdizionale e l’autonomia e l’indipendenza di quest’ultima dalla politica sono le ultime fondamenta venute meno con la presidenza di Sergio Mattarella, segnatamente per il mancato scioglimento del C.S.M. politicizzato e per contrastare – o non contrastare, ma attendiamo il verdetto dei magistrati… – un’epidemia influenzale. Sorprende che una parte della politica parli di un ulteriore presidenza bis, ma quella parte fa i suoi interessi e non fa politica.

La demolizione della Repubblica fondata sul Lavoro era iniziata con una semplice lettera fra Andreatta e Ciampi; con l’annientamento del principio lavoristico, il numero uno della Costituzione, diventato impossibile in mancanza di una politica adeguata di investimenti che bilanciasse l’assenza dell’azione calmieratrice della Banca d’Italia. Aldo Moro volle che il Lavoro fosse il principio numero della Costituzione perché il Lavoro, ci da Dignità e con la Dignità, la Libertà. Le elemosine di Stato, come il reddito di cittadinanza, non danno Dignità e, tantomeno, Libertà.

Il fallimento di Draghi alla guida dei partiti, sancito dai quattro ultimi decreti, era un risultato possibile, non atteso, ma possibile.

È tutta la politica che è in difficoltà. A questo guardavamo già dieci anni or sono, quando indicammo nell’art. 49 della Costituzione, nella assenza di principi guida, il vulnus della capacità rappresentativa dei partiti. E, infatti, i parlamenti che hanno espresso, di volta in volta, il loro consenso a questo progressivo snaturamento della Costituzione, sostanzialmente, non ci hanno rappresentato. I loro partiti e il loro voto hanno fatto sì che la quasi quarta potenza mondiale, frutto di sudore, amore e sangue, si sgretolasse e, spesso, in nome di un disegno impossibile: l’unione senza uno Stato dei popoli europei, fra loro diversi e, di fatto, in nome di un rapporto di cambio.

Al grido “Lo vuole l’Europa” ci siamo spogliati delle nostre ricchezze a favore di … L’ultimo atto è stato l’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: al netto di prestiti e nostri contributi sono 26 miliardi soltanto! Ma sono, evidentemente, altre le cifre che contano. 26 miliardi, quando vantavamo 4.600 miliardi di risparmi e soltanto quello dei privati è di 1.800, remunerato a meno, molto meno dell’1%. Senza infrangere alcuna regola, potevamo offrire ai risparmiatori il 2% e l’avremmo comprata l’Europa. Dovevamo, invece, finire a carità e, ai detrattori del candidato Draghi, dicemmo: “Se deve essere la nostra fine, che l’esecuzione avvenga almeno per mano di uno capace”. Non è stato così. Caro “Mario”, peccato. Per il Suo bene, anziché al Quirinale, vada a casa!

8 Gennaio 2022, di Redazione Wall Street Italia

Con l’obbligo vaccinale termina il governo Draghi di unità nazionale?

di Antonello Barone

A febbraio avremo un nuovo governo? Se un indizio è un indizio e due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno una prova.

Primo indizioGiancarlo Giorgetti, ministro, capo delegazione della Lega al governo e grande sponsor di Mario Draghi come futuro presidente della Repubblica è stato assente al consiglio dei ministri del 5 gennaio scorso che ha imposto l’obbligo vaccinale agli over 50, togliendosi dall’imbarazzo di contrastare, per conto di Matteo Salvini, la linea più rigorista del presidente del consiglio.

Secondo indizio: Beppe Grillo, dopo anni di controdiscorso di fine anno ha deciso di tacere la notte del 31 dicembre, per poi stroncare come “orwelliana” la scelta del governo di introdurre per una parte della popolazione l’obbligo vaccinale.

Terzo indizio: Mario Draghi ha ritenuto di tacere e di non spiegare pubblicamente, mettendoci la faccia, agli italiani i contenuti del decreto legge, probabilmente il più importante e quello che genererà più dibattito nell’opinione pubblica, del suo mandato.

La faglia di frattura fra i partiti e Draghi si è rapidamente divaricata dopo che il presidente del consiglio ha dato per compiuto il suo compito alla guida del governo e implicitamente offerto alle forze politiche la propria disponibilità a trasferirsi da Palazzo Chigi al Quirinale. Per i partiti è stato il richiamo della foresta.

Nonostante la variante Omicron si sia scagliata sull’Europa con un’impatto devastante dal punto di vista della viralità, promettendo un inverno di incertezze sul fronte della tenuta dei sistemi sanitari e produttivi, per alcune forze politiche è arrivato il momento di chiudere la parentesi del governo di unità nazionale.
Con l’obiettivo di riprendere in mano le leve del controllo diretto del governo, sogno inconfessato del PD, o per prepararsi, come pensa Salvini, alla fase pre-elettorale, breve o lunga che sia, da una posizione di opposizione, togliendo questa condizione di presunto vantaggio alla sola Giorgia Meloni.

I partiti nelle prossime settimane giocheranno dunque quattro partite decisive, una dentro l’altra come una matrjoska di potere dove ogni partita racchiude in sé un altro vero obiettivo: l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, la designazione di un eventuale nuovo presidente del consiglio, la chiusura o meno del governo di unità nazionale, la conseguente definizione di un nuovo perimetro di alleanze governative che di fatto darà l’avvio alla nuova campagna elettorale, anche in caso di scadenza naturale della legislatura.

Governo Draghi, la democrazia pretende le sue prerogative

Mario Draghi potrebbe ritrovarsi ad essere usato in questo contesto dai partiti per obiettivi chiaramente di parte e non per lo scopo primario di superare la crisi pandemica ed economica. Spostato al Colle e senza lo spirito di unità nazionale anche la sua reputazione, come mostrano gli ultimi dati in rialzo dello spread che scontano questa ipotesi, potrebbe poco nel proteggere il futuro presidente del consiglio. Chiunque egli sia, sarà certamente meno carismatico e capace di affrontare le sfide dei mercati finanziari, soprattutto se si trovasse di fronte ad un’opposizione ancora più animosa e numericamente rappresentata in Parlamento.

Da febbraio il governo dovrà gestire il picco della variante Omicron con le forze politiche che hanno dimostrato vorranno sempre di più distinguersi sul tema dell’obbligatorietà vaccinale. E su questo specifico punto le maggioranze parlamentari potranno essere anche a geometria variabile. Lo spirito anti-scientifico delle destre e del M5S, dopo l’uscita di Grillo, potrebbe ricompattarsi impedendo al futuro esecutivo di attuare un’azione coerente con le scelte compiute finora dal governo Draghi.

Nei palazzi romani chi vuole proteggere la legislatura, e con essa la pensione e ulteriori dodici mesi di indennità parlamentare, sa bene che l’accordo sul futuro presidente della Repubblica non potrà essere svincolato alle altre tre partite. Tutto si deve tenere insieme. O tutto crollerà insieme.

Quirinale, Palazzo Chigi, conferma dello spirito di unità nazionale e fermezza sulle misure sanitarie. Una nuova fase con un diverso perimetro di alleanze dentro la maggioranza che riproponesse la contrapposizione fra sovranisti e europeisti, fra presunti libertari e fautori dell’obbligo vaccinale sarebbe certo un azzardo per la tenuta del Paese, ma anche un momento di chiarezza politica che forse l’Italia non può più rimandare.

In un cambio di paradigma così netto, dove lo spirito di unità verrebbe spazzato via dall’esigenza della contrapposizione delle diverse visioni politiche in tema di contrasto alla pandemia, di attuazione sul piano energetico del PNRR, ad esempio sul ruolo che gas e nucleare devono avere nella fase di transizione energetica, sui temi fiscali, sulla gestione dei confini e dell’immigrazione, sui diritti civili, chi si farebbe carico di rappresentare la guida di un eventuale “governo Ursula” e di fatto mettersi alla testa della coalizione elettorale che sfiderà le destre alle prossime elezioni politiche?

Se l’idea è chiudere la parentesi dell’unità nazionale spostando Draghi al Colle, Draghi dovrebbe rifiutare la trappola che gli stanno preparando alcuni dei suoi alleati di governo, ma nemici ideologici. Draghi promosso garante e arbitro è un Draghi tolto alla squadra dell’europeismo, dell’atlantismo, della competenza, della solidarietà. L’Italia ha bisogno di una offerta politica basata su questi valori e di leadership finalmente capaci di incarnarla.

Quale sarà l’ultimo pezzo della matrjoska, il cosiddetto “seme” che non contiene null’altro al suo interno e sul quale far nascere senza inganno la nuova pianta della democrazia italiana lo scopriremo a Montecitorio, a partire dal 24 gennaio.

4228.- Reddito di cittadinanza, i numeri non tornano: il 36% non va a famiglie povere

Un esempio di cosa significhi creare nuove strutture burocratiche: Omicidio Willy, la banda aveva il Reddito di cittadinanza: dove stava chi doveva controllare? Inutile interrogare, tanto non pagherà nessuno.

Quanto e come sta funzionando il reddito di cittadinanza? A giudicare dai numeri, le risposte non sono proprio positive, anzi. Un terzo del sussidio in questo momento va, infatti, a delle famiglie che si trovano ben al di sopra della soglia di povertà, e che quindi non sarebbero teoricamente in situazione di bisogno. A beneficiare maggiormente del bonus sono inoltre i single, che arrivano più facilmente a ottenere 780 euro, a scapito invece delle famiglie più numerose.

Uno strumento, quello del reddito di cittadinanza, invocato più volte dall’Europa, che indicava l’Italia come l’unico Paese membro senza ancora uno strumento apposito di contrasto alla povertà. E che però non sembra essere partito con il piede giusto, anzi. Come riportato da un’inchiesta pubblica dal Corriere della Sera, innanzitutto è proprio il tentativo di aiutare gli italiani in difficoltà a non aver funzionato: complice la pandemia, le famiglie considerate “in povertà assolute” dall’Istat sono aumentate da 1 milione e 674 mila a 2 milioni.

Entrando poi nel dettaglio, il reddito di cittadinanza arriva oggi in Italia a 3 milioni di persone, con una spesa di 8 miliardi l’anno per lo Stato. Se è vero che grazie a questo strumento il 57% dei percettori ha superato la soglia di povertà assoluta, criticità emergono nella gestione: solo il 44% delle famiglie povere riceve, infatti, il bonus, mentre un 36% ne beneficia pur non ricadendo nella categoria dei nuclei in forte difficoltà.

Una fetta di veri e propri truffatori? No, semplicemente italiani che, per come è disegnata la norma, riescono lo stesso a ottenere il reddito. Innanzittuto, vengono premiati più facilmente i single, come accennato, a scapito delle famiglie con almeno 3 figli, le più numerose. Inoltre, non si è tenuto conto al momento di scrivere la legge delle differenze tra le Regioni: Campania, Calabria e Sicilia raccolgono così, da sole, oltre la metà dei beneficiari. Infine, a non funzionare sono i controlli: le banche dati non sono incrociate e scoprire eventuali errori o truffe è sempre più difficile per la Guardia di Finanza.

3820.- Reddito di Cittadinanza: I nostri soldi in mano agli scappati da casa.

Si può chiedere il reddito di Cittadinanza con dichiarazioni false, on line.

Prima, a dicembre, 23, poi, oggi, 239 stranieri denunciati dalla Guardia di Finanza di Rovigo.

Nella mattinata di qualche giorno fa, si erano presentate presso l’ufficio postale di Santa Maria Maddalena di Rovigo alcune persone chiedendo l’attivazione della propria card e quindi la riscossione delle somme di cui a loro dire avevano diritto in quanto destinatari del reddito di Cittadinanza. Insospettito da alcuni documenti presentati, il personale dello sportello aveva immediatamente avvisato la Guardia di Finanza di Occhiobello la quale ha subito avviato le indagini necessarie. Le indagini della Guardia di Finanza del comando provinciale di Rovigo hanno permesso di evidenziare che 23 soggetti tutti provenienti dalla Romania non avevano diritto al Reddito di Cittadinanza in quanto carenti del requisito di residenza sul territorio. Denunciati tutti e 23. Visto il metodo utilizzato, è sorto il sospetto che il fenomeno non fosse isolato alla città veneta ma che, invece, potesse rappresentare un sistema diffuso visto che tutta la procedura di richiesta poggiava su un autocertificazioni e su pochi elementi certi

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lapresse

Dalle edizioni di Rovigo Oggi, Juorno.it di oggi 3 marzo 2021.

La guardia di finanza di Rovigo ha denunciato 239 persone per aver percepito illegalmente il Reddito di Cittadinanza. Le indagini, svolte con il supporto dell’Inps, sono iniziate a dicembre, quando i finanzieri di Occhiobello hanno bloccato un tentativo fraudolento di riscuotere il Reddito di Cittadinanza da parte di 23 persone tutte provenienti dalla Romania, attraverso un metodo poi riscontrato e replicato anche in altre parti d’Italia.

Le 23 persone dalla Romania avevano presentato le domande per ottenere il Reddito di Cittadinanza, a seguito delle quali, ricevuto il Pin, si erano recate presso l’ufficio postale per ricevere ed attivare le card elettroniche prepagate e, quindi, poter incassare le somme accreditate. Tutte le persone individuate non avevano titolo a ricevere il beneficio richiesto in quanto risultate prive del requisito di residenza.

Visto il metodo utilizzato, è sorto il sospetto che il fenomeno non fosse isolato ma che, invece, potesse rappresentare un sistema diffuso visto che tutta la procedura di richiesta poggiava su un autocertificazioni e su pochi elementi certi. I finanzieri hanno così scoperto che il comportamento illecito era stato replicato numerose volte i tutta Italia.

E’ stato appurato, infatti, che una vasta platea di persone, tutte straniere, aveva presentato domanda ed aveva potuto accedere illecitamente al Reddito. Delle 673 persone controllate, ben 239 non possedevano il requisito della effettiva residenza in Italia e, per tali ragioni, sono state tutte denunciate alle Procure della Repubblica di Milano, Napoli, Roma, Cosenza, Lodi, Bari, Torino, Pavia, Massa, Agrigento, Foggia, Genova, Vercelli, Pisa, Latina, Imperia e Rovigo.

Con i contributi INPS versati dai cittadini e con il reddito che dovrebbero generare si mantengono molti sfaccendati, molti delinquenti e, in prospettiva, l’Africa intera.

Cos’è il Reddito di Cittadinanza 2021.

Il Reddito di cittadinanza è una misura introdotta dal decreto legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito con modificazioni dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, per contrastare la povertà, la diseguaglianza e l’esclusione sociale, a garanzia del diritto al lavoro, della libera scelta del lavoro e del diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione e alla cultura.

Come? Attraverso politiche volte al sostegno economico e all’inserimento sociale di soggetti esposti al rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro. In sostanza chi beneficia del Reddito di cittadinanza ottiene un importo in denaro mensilmente e una serie di aiuti volti all’inserimento lavorativo.

Per i nuclei familiari composti esclusivamente da uno o più componenti di età pari o superiore a 67 anni, il Reddito di cittadinanza assume la denominazione di Pensione di cittadinanza (PdC).

Requisiti generali per Reddito di Cittadinanza 2021 e Pensione di cittadinanza. Puoi chiederlo se:

  1. sei un cittadino italiano o europeo, o familiare di un cittadino italiano o europeo – ripeto: EUROPEO – titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, o soggiornante di lungo periodo, o titolare di protezione internazionale;
  2. risiedi in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in via continuativa;
  3. hai compiuto 18 anni;
  4. sei disoccupato o inoccupato;
  5. hai un ISEE inferiore a 9.360 euro l’anno;
  6. possiedi un patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa di abitazione, fino ai 30.000 euro annui;
  7. il tuo patrimonio finanziario (mobiliare) non supera 6.000 euro. Questo limite viene accresciuto di 2.000 euro per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, fino ad un massimo di 10.000 euro, incrementabile di ulteriori 1.000 euro per ogni figlio successivo al secondo. Nel caso di famiglie con persone disabili i valori massimi previsti vengono incrementati di 5.000 euro per ogni componente con disabilità media e di 7.500 euro per ogni componente con disabilità grave o non autosufficiente. Per i pensionati che vivono al di sotto della soglia di povertà e che intendono beneficiare della Pensione di cittadinanza, invece, il limite di 6.000 euro per il patrimonio finanziario è esteso ad 8.000 euro per le coppie;
  8. il tuo reddito familiare è inferiore ad una soglia di 6.000 eurol’anno, incrementata a 7.560 euro per la PdC e a 9.360 euro per i nuclei familiari che risiedano in abitazione in locazione, moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza prevista del decreto legge, che è pari ad 1 per il primo componente del nucleo familiare ed è incrementato di 0,4 per ogni altro membro di età maggiore di 18 anni e di 0,2 per ogni componente minorenne, fino ad un massimo di 2,1;
  9. tu e gli altri membri del tuo nucleo familiare (se non vivi da solo) non siete intestatari e non avete piena disponibilità di autoveicoli immatricolati la prima volta nei 6 mesi precedenti la richiesta del RdC, ovvero di autoveicoli di cilindrata superiore a 1.600 cc o motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati la prima nei 2 anni antecedenti alla stessa, esclusi i mezzi per i quali è prevista un’agevolazione fiscale a favore delle persone disabili;
  10. tu e gli altri membri componente del tuo nucleo familiare non siete intestatari e non avete piena disponibilità di navi e imbarcazioni da diportodi cui all’articolo 3, comma 1, del d.lgs. 18 luglio 2005, n. 171;
  11. non sei sottoposto a misura cautelare personale, anche adottata a seguito di convalida dell’arresto o del fermo, e non hai subito condanne definitive, nei dieci anni precedenti la richiesta di RdC, per uno dei delitti indicati negli articoli 270-bis, 280, 289-bis, 416-bis, 416-ter, 422 e 640 bis del codice penale.

Non si può richiedere (ma il tuo nucleo familiare può richiederlo) se si è disoccupato a seguito di dimissioni volontarie, nel limite di 12 mesi successivi alla data delle dimissioni, eccetto che nel caso di dimissioni per giusta causa.

Cumulabilità

Coloro che percepiscono il Reddito di cittadinanza possono beneficiare anche delle agevolazioni relative alle tariffe elettriche e alla compensazione per la fornitura di gas naturale riconosciute alle famiglie economicamente svantaggiate. La misura, inoltre, è cumulabile con la NASpI, con la DIS-COLLe con altre forme di sostegno al reddito per la disoccupazione involontaria.

Quanto dura e qual è l’importo

Il Reddito di cittadinanza viene concesso per un periodo di 18 mesi, a decorrere dal giorno successivo a quello della richiesta. L’importo mensile è pari ad un dodicesimo del valore annuale. Il RdC è rinnovabile, previa sospensione di 1 mese. Nel caso di Pensione di cittadinanza il periodo di sospensione non viene applicato.

Il beneficio è compreso tra 480 e 9.360 euro l’anno, ed è composto da una integrazione al reddito e da un sostegno economico per contribuire alle spese di affitto, fino ad un massimo di 3.360 euro annui (1.800 euro nel caso di Pensione di cittadinanza), o di mutuo, fino al limite di 1.800 euro l’anno. Viene riconosciuto dall’Inps ed è erogato tramite un’apposita carta prepagata, la Carta Reddito di Cittadinanza.

Come si calcola

Per conoscere l’importo del Reddito cittadinanza è necessario applicare la seguente formula: [(soglia massima di reddito familiare x parametro scala equivalenza – reddito familiare) + contributo locazione o mutuo] / 12 mensilità.

In sostanza il beneficio economico totale si compone di due parti:

  • un’importo come integrazione al reddito familiare che si determina moltiplicando la soglia massima (6.000 Euro per il RdC e 7.560 euro per la PdC) per la scala di equivalenza, sottraendo il proprio reddito familiare.
  • un’importo opzionale aggiuntivo solo per chi è in affitto o ha un mutuo. Nel caso di affitto di ottiene un importo annuo pari al canone di locazione fino ad un massimo di 3.360 euro (1.800 euro per la Pensione di cittadinanza). Nel caso di mutuo si ottiene un importo pari al massimo alla rata del mutuo che però non può superare 1.800 euro.

L’importo totale spettante si divide per le 12 mensilità in quanto è prevista un’erogazione mensile del contributo. Bisogna infine tener conto che l’importo complessivo, sommate le due componenti, non può comunque superare i 9.360 euro annui (780 euro mensili).