Archivi categoria: Iraq

4599.- La vera storia del rapimento di Giuliana Sgrena e dell’uccisione di Nicola Calipari

di Alessandro Ambrosini28/11/2021 in Notte Criminale, Servizi segreti

di Marco Gregoretti per News (2005)

“No, le cose non sono andate come vi hanno raccontato. Lo hanno mandato a morire…” Sulla liberazione di Giuliana Sgrena e l’uccisione di Nicola Calipari c’è un’altra verità. Imbarazzante per il nostro governo (siamo nel 2005 Ndr) e, ancor piu’ per gli Americani.

Mister X (un superagente italiano dei servizi antiterrorismo) tormenta un paio di occhialini rotondi in stile Ghandi. E snocciola la sua ricostruzione di quanto è accaduto nella notte di venerdì quattro marzo a Baghdad, con rabbia malcelata. La sequenza è da thriller cinematografico. Un gippone nero blindato con i vetri oscurati percorre Al-Janub Street. A bordo quattro uomini, agenti segreti armati, e una donna bendata e assopita. L’automobile prosegue decisa in un buio che fa paura. Destinazione: aeroporto internazionale di Baghdad. Ma qualcosa o qualcuno cambia il programma. Ilgippone si ferma. La donna, tra voci concitate, viene fatta scendere e consegnata a un altro uomo che la fa salire a bordo di una Toyota senza vetri blindati. Giuliana Sgrena si accomoda dietro, in mezzo a due funzionari, uno dei quali è Nicola Calipari. Davanti ci sono l’autista, maggiore dei carabinieri, e un quarto agente. La Toyota riparte con i cinque passeggeri. Poco dopo, gli spari che uccidono il funzionario del Sismi, colpiscono il carabiniere e feriscono la giornalista del Manifesto, liberata dopo un mese di sequestro.

Sono le ultime fasi di un film vero e tragico. Gli ultimi minuti di vita del poliziotto Nicola Calipari, lo 007 di 52 anni in corsa per diventare capo del Sismi, il servizio segreto militare oggi (2005) diretto dal generale della Guardia di Finanza Nicolò Pollari. Mister X conosceva bene Calipari. E io conosco bene lui. Mister X racconta «la fine di un’ ottima persona» con il solo vincolo di non citare il suo nome. Più per ragioni d ‘ufficio che per paura di essere riconosciuto. E’ uno dei responsabili del servizio antiterrorismo della Nato istituito dopo l’attentato alla stazione Atocha di Madrid che costò la vita a più di duecento persone l’11 marzo 2004. È giovane, vive nel nord Italia anche se a casa ci sta poco. Durante l’operazione Sgrena, ha seguito passo dopo passo i suoi uomini che hanno organizzato operativamente la liberazione della giornalista.

Il nostro incontro avviene in un bar alla periferia di una grande città. «Gli agenti che sono andati a prenderla sono del mio dipartimento e operano da due anni in Iraq»: è molto arrabbiato per come sono andate le cose, per un dramma che forse si poteva evitare e per quello che è stato detto e scritto sui cinque minuti di follia che sono costati la vita a Calipari. La sua versione dei fatti, sottolinea, non è peraltro incompatibile con gran parte di quanto ha riferito la Sgrena in prima persona: il racconto della prigionia e del rilascio scritto sul Manifesto dove, per esempio, descrive il suo passaggio, bendata, da un’auto a un’altra. La storia che ci racconta Mister X comincia da una drammatica riunione romana che contraddice quanto affermato da Berlusconi e ancor più decisamente da Fini …

20050305 – ROMA – CRO – SGRENA: GIORNALISTA SCENDE DA AEREO.
Giuliana Sgrena sorretta da due persone scende dalla scaletta dell’ aereo Falcon della Presidenza della Repubblica sulla pista dell’ aeroporto militare di Ciampino per essere condotta all’ ospedale del Celio. – ETTORE FERRARI ANSA-CD-to

«Cinque milioni di euro. Sono usciti dalle casse riservate della Presidenza della repubblica. Però ai rapitori ne sono arrivati 3,2. Sì, 3,2, anche se nei verbali c’è scritto cinque, glielo dico con certezza. Mi chiederà dove sono finiti gli altri, che strade hanno preso un milione e ottocento mila euro, più di tre miliardi e mezzo delle vecchie lire. Questo non glielo posso dire perché non ho le prove. Ho le prove, invece, del fatto che abbiamo consegnato denaro ai terroristi. Un paradosso no? Fanno gli attentati organizzandosi con i soldi dei servizi segreti dei paesi contro cui mettono le bombe. Mah! Eppure eravamo a un passo dal decidere di fare un blitz. I miei erano in grado di liberare Giuliana Sgrena senza pagare un euro di riscatto. Invece nell’ultima riunione a Roma, una riunione un po’ concitata con il Sismi e altre autorità, è prevalsa la linea di pagare. Qualcuno ha chiesto anche un contributo all’ambasciata americana, che . però questa volta non ha tirato fuori un centesimo. A differenza di quanto è successo con le due Simona». Gli ordini sono ordini.

«Abbiamo studiato il piano. Dopo infinite discussioni siamo arrivati a questo: i miei uomini dovevano prelevare la Sgrena e consegnarla al dottor Nicola Calipari e a un funzionario della Cia all’aeroporto di Baghdad. I sette chilometri di strada dovevano essere percorsi a bordo del nostro fuoristrada. I soldati americani di guardia ai tre check-point ·che dovevamo superare, corrispondenti ad altrettanti anelli di sicurezza antiterrorismo e antiterroristi, erano informati del passaggio della nostra macchina . Invece tra il secondo e il terzo anello, in una delle zone che noi stessi avevamo segnalato come tra le piu’ pericolose, veniamo fermati dal dottor Calipari che ci chiede di consegnargli la giornalista. l ragazzi gli dicono fino a dopo il terzo chek-point è molto pericoloso. Temono un attentato e poi gli americani non avrebbero riconosciuto l’auto. Alla fine, però, obbediscono a quello che era comunque un ordine. Giuliana Sgrena sale a bordo della Toyota dove, come da protocollo militare, ci sono, oltre a Calipari, altri tre agenti. Due davanti e due dietro (in realtà secondo alcune indiscrezioni il quarto uomo dietro sarebbe stato un terrorista ferito). La Sgrena si siede dietro, in mezzo tra Calipari e un altro funzionario dei servizi segreti. Cinque, erano in cinque su quella maledetta macchina. E io parlo solo se ho le prove». Che cosa sia successo esattamente poche centinaia di metri dopo, al check point volante dove avviene la sparatoria, lo stabilirà l’inchiesta congiunta italo-americana (Invece no). Tuttavia, le fonti interne ai servizi accreditano fortemente la tesi dell’incidente.

In quelle ore, spiegano, si attendeva il passaggio del convoglio blindato di John Negroponte, lo “zar” americano in Irak. Lo stato era di massima allerta. È probabile che i marines abbiano aperto il fuoco convinti che quella Toyota solitaria e senza insegne fosse un’autobomba.

Ma il mistero è un altro. Perché le autorità italiane decidono di trasportare la Sgrena all’aeroporto in tutta fretta anziché farle trascorrere la notte in ambasciata per poi viaggiare di giorno, in condizioni di sicurezza? E ancora: perché avviene il trasbordo non programmato dal gippone blindato a una macchina senza alcuna difesa? ·La spiegazione delle gole profonde concorda: da qualche tempo gli americani avevano acceso un riflettore sull’ attività professionale di Giuliana Sgrena. La sua passione pacifista, la sua posizione di ascolto nei confronti della dissidenza irachena, le sue critiche agli “occupanti”, le avevano guadagnato i sospetti delle autorità militari che, su di lei, pare avessero aperto addirittura un dossier. Sospetti che la Cia, ben cosciente delle posizioni assunte dalla sinistra italiana, non condivideva ma che vengono rafforzati presso la polizia militare dalle circostanze del rapimento. La Sgrena, infatti, è sequestrata il venerdì (!!!) all’uscita di una moschea dove si raccolgono i profughi di Falluja e dov’è stata ospite dell’Imam per alcune ore. In più, si sa che gli italiani sono disposti a pagare, una prassi che il comando americano avversa fortemente.

Dopo la liberazione della giornalista- affermano le nostre fonti- i militari Usa avevano tutta l’intenzione di interrogarla e, in caso di rifiuto, erano disposti anche a un fermo. E questo sarebbe stato, ovviamente, un disastro d’immagine per le autorità italiane oltre che un ulteriore calvario per la giornalista. Da qui la decisione di accelerare il ritorno della Sgrena in patria. Calipari è costretto a cambiare velocemente i suoi piani, fidando nella benevola collaborazione del responsabile Cia in aeroporto per raggiungere senza troppi intralci la scaletta dell’aereo dell’aereonautica in attesa. Ma i marines all’ultimo check-point non sono informati di nulla. E comunque non riconoscono l’auto. Il convoglio italiano non raggiungerà mai la sua meta. Un faro, appena un lampo. Nessun avvertimento. Dieci, dodici secondi di raffiche rabbiose (per coprire un solo, unico, colpo molto preciso su Calipari). Poi il buio. Un’altra notte di buio a Baghdad.

2946.- LA RUSSIA HA LA TURCHIA NEL MIRINO

La Russia ha chiesto alla Turchia di “smettere di sostenere i terroristi” in Siria e ha rivelato di aver condotto attacchi nella provincia di Idlib “su richiesta del comando siriano contro gruppi terroristi”. “Questa non e’ la prima volta che le forze armate turche sostengono i miliziani per evitare incidenti”, si legge in una nota diffusa dal Centro russo per la riconciliazione siriana.

Militari russi pubblicano video su come la Turchia aiuta i ribelli in Siria

Militari russi pubblicano video su come la Turchia aiuta i ribelli in Siria

© Sputnik .

Il Centro russo per la riconciliazione delle parti siriane in conflitto ha diffuso un video su come una batteria turca d’artiglieria semovente M-109 da 155 mm fornisce fuoco di copertura all’offensiva dei ribelli nella provincia siriana di Idlib.

La durata del video pubblicato è di 43 secondi.

Secondo il Centro russo, i terroristi hanno condotto massicci attacchi utilizzando un gran numero di mezzi corazzati contro le truppe governative in direzione di Kminas e Nayrab. I ribelli erano sostenuti dal fuoco di copertura dell’artiglieria semovente dell’esercito turco, cosa che ha permesso ai terroristi di sfondare le difese dell’esercito siriano.

Su richiesta della Siria i bombardieri russi Su-24 hanno attaccato i guerriglieri, ribaltando così l’esito della battaglia e permettendo alle truppe governative di respingere l’offensiva dei ribelli filo-turchi. La Turchia ha smesso di fornire il fuoco d’artiglieria di copertura contro le truppe siriane dopo che è stata individuata dalla Russia, che ha notificato la situazione al comando turco.

Il Centro russo ha attirato l’attenzione sul fatto che questo non è la prima dimostrazione di sostegno ai ribelli radicali da parte dell’esercito turco ed ha inoltre esortato Ankara “a smettere di sostenere i terroristi e trasferire loro armi per evitare incidenti”.

Il video

Mondo Ansa.it:

Siria: intensi combattimenti nella zona di Idlib. Merkel e Macron a Putin: fermi la guerra. Due soldati turchi uccisi e 5 feriti 

Bimbi siriani a nord di Idlib © AFPfoto ANSA.it

Intensi combattimenti e bombardamenti di artiglieria nella Siria nord-occidentale tra forze turche e loro alleati locali da una parte, e truppe governative siriane appoggiate dall’aviazione russa dall’altra. Lo riferiscono fonti locali a conferma di quanto riportato dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. Le fonti precisano che si combatte nella cittadina di Nayrab, che si trova ad appena otto chilometri da Idlib, capoluogo dell’omonima regione rimasta per anni fuori dal controllo governativo e ora teatro dell’offensiva delle forze di Damasco.

Almeno 2 soldati turchi sono rimasti uccisi e altri 5 feriti in raid governativi siriani a Idlib. Lo riferisce il ministero della Difesa di Ankara, sostenendo che le forze turche presenti nell’area hanno già risposto al fuoco, uccidendo oltre 50 membri dell’esercito di Bashar al Assad, e che la rappresaglia prosegue.

La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno avuto una conversazione telefonica con il presidente russo Vladimir Putin per chiedere un impegno russo a fermare immediatamente i combattimenti nella provincia siriana di Idlib. Lo riferisce il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert in una nota. Merkel e Macron hanno espresso preoccupazione per la catastrofica situazione umanitaria della popolazione e hanno dichiarato la disponibilità ad incontrare Putin e il presidente turco Erdogan per trovare una soluzione politica alla crisi.

La Russia chiede alla Turchia di smettere di sostenere i terroristi in Siria e di consegnare loro le armi. Lo ha detto il Centro russo per la riconciliazione in Siria. “Stiamo esortando le parti turche a smettere di fornire sostegno alle azioni dei terroristi e di consegnare loro le armi per evitare incidenti”, ha detto il centro. Lo riporta la Tass. I terroristi hanno violato le difese dell’esercito siriano nella zona di Idlib, sostenuti dal fuoco dell’artiglieria turca. Lo ha detto il Centro russo per la riconciliazione in Siria precisando che i terroristi hanno compiuto alcuni attacchi con un gran numero di carri armati contro le unità dell’esercito siriano nelle aree di Kminas e Nayrab. “Le azioni dei miliziani sono state sostenute dal fuoco dell’artiglieria delle forze armate turche, che ha permesso loro di violare le difese dell’esercito siriano”, ha osservato il centro. 

2892.- La competizione negli armamenti fra russi e americani in Iraq.

Dopo l’assassinio di Soleimani, avvenuto sull’aeroporto internazionale di Baghdad, l’Iraq sta considerando di acquistare dalla Russia i sistemi di difesa aerea missilistica a lungo raggio S-400 o S-300 per difendersi dagli attacchi degli USA. L’acquisto dell’S-400 è il costo del protettorato russo. Tuttavia, l’acquisto di sistemi missilistici russi avanzati, come ogni accordo significativo che venga stipulato con la Russia in materia di armi, potrebbe incorrere nelle sanzioni della legge federale degli Stati Uniti nota come Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act (CAATSA). La legge è, però, più un’arma utile nelle trattative diplomatiche e, infatti, anche gli S-400 di Ankara dovrebbero incorrere nelle sanzioni, ma nulla è stato ancora predisposto dall’amministrazione USA. Peraltro, l’esercito iracheno ha già sostituito i carri armati Abrams della 35a brigata della 9a divisione con i nuovi T-90 russi e ha acquistato elicotteri Mi-28 Havoc senza incorrere nella legge. La Russia, intanto, ha già schierato il sistema di difesa aerea S-400 sull’aeroporto di Qamishli nella Siria nord-orientale, al confine tra Siria e Iraq per monitorare gli F-35 degli USA e di Israele. Il sistema di difesa aerea della Russia potrebbe già essere in Iraq: foto

I sistemi S-300 sono entrati in servizio nell’Unione Sovietica nel 1979 e sono stati aggiornati per renderli interoperabili nei sistemi degli S-400, introdotti in Russia nel 2007. 

Considerato che gli Stati Uniti hanno acquistato il sistema Iron Dome, molto più economico del Patriot, sarebbe meglio, per motivi di efficienza dei costi, implementarlo …
Il rappresentante Karim Alaywi sembra dimenticare che la risoluzione del parlamento iracheno è NON VINCOLANTE, quindi, come quelli dell’UNGA, è solo un voto e non un modo per imporre tale voto. Quindi, Alaywi sta dicendo bugie, la presenza degli Stati Uniti non è illegale. Sta cercando di manipolare i media e l’opinione pubblica, punto!
Dubito che il governo prenderà qualsiasi misura per estromettere i militari statunitensi: aprirebbe la strada all’ ISIS e ai delegati iraniani e, di nuovo, seminerebbero il caos in tutto il paese.
Ricordiamo cosa ha portato all’ascesa dell’ISIS: le squadre della morte sciite che si scatenavano contro i sunniti iracheni … La cosa migliore che l’Iraq potrebbe fare sarebbe vietare l’Islam.

Un nuovo grafico fotografico pubblicato – si presume – dal comando di difesa aerea iracheno indica che il paese mediorientale potrebbe aver già ricevuto un sistema di difesa aerea russo a lungo raggio, secondo quanto riportato dalla pubblicazione aeronautica Avia.Pro.

“Una fotografia apparsa qualche giorno fa, apparentemente pubblicata dal comando di difesa aerea irachena, potrebbe indicare che questo paese mediorientale ha già ricevuto sistemi di difesa aerea a lungo raggio russi. Ciò è indicato dalle immagini del radar, nonché da una griglia sulla mappa radar con un raggio di copertura dell’ordine di 300-350 chilometri ”, ha riferito Avia.Pro. 39.243

La foto che mostra l’impiego di un sistema di difesa aerea nell’arsenale delle forze armate irachene, in aggiunta ai 36 caccia F-16.

Russo o cinese?

Mentre il ministero della Difesa iracheno non ha riferito dell’arrivo di alcun sistema di difesa aerea, alcuni funzionari iracheni della difesa avrebbero viaggiato in Russia, Cina e Ucraina per negoziare la possibile acquisizione di questo tipo di arma.

“Al momento, non è stato possibile identificare con precisione il radar mostrato nelle fotografie e, quindi, dire che stiamo parlando di sistemi di difesa aerea S-300 russi è chiaramente impossibile, tuttavia, allo stesso tempo, dato il ampia area di copertura del radar, sorge la domanda: per quali scopi può essere utilizzato, dal momento che la maggior parte dei sistemi di difesa aerea a lungo raggio in Iraq ha una portata fino a 40 chilometri ”, Avia.

Un biposto F-16iq Fighting Falcon Iraqi block 52 della Iraqi Air Force in atterraggio a Tucson International Airport, 16 dicembre 2014. Image: US Air Force/Senior Airman Jordan Castelan
L’esercito iracheno ha sostituito i carri armati americani Abrams della 35a brigata della 9a divisione con i più moderni T-90S russi.

Le varianti irachene del T-90S presentano anche sistemi di difesa aggiuntivi. Questi includono un sistema in grado di rilevare i designatori laser e i telemetri, che si trovano su una serie di moderne armi anticarro e di avvisare l’equipaggio, dando loro almeno la possibilità di manovrare dietro copertura o schierare uno schermo di fumo difensivo.

Esiste anche un’ampia suite di armature reattive esplosive (ERA) per difendersi contro missili guidati anticarro e altre armi di fanteria anti-armatura, come granate a propulsione. Hanno anche schermi di armature a doghe attorno al vano motore sul retro per una protezione aggiuntiva contro quest’ultimo tipo di minacce.

L’ERA coinvolge blocchi di esplosivi posizionati attorno al veicolo che esplodono verso l’esterno all’impatto, assorbendo l’esplosione di un round in arrivo prima che colpisca lo scafo reale del veicolo. L’armatura a stecche pre-fa esplodere il proiettile prima che possa infliggere danni significativi o impedirgli fisicamente di colpire il bersaglio.

Gli Stati Uniti potrebbero dispiegare il sistema di difesa aerea Patriot in Iraq dopo l’attacco iraniano.

2020-01-25

Funzionari militari statunitensi hanno rivelato che il Pentagono potrebbe schierare un sistema di difesa aerea in Iraq dopo gli attacchi missilistici iraniani che hanno preso di mira la base di Ayn Al-Assad ad Al-Anbar e un’altra installazione a Erbil.

Un alto funzionario del Pentagono ha detto a Fox News di ritenere improbabile che l’Iran lanci un attacco missilistico balistico nella notte dell’8 gennaio. Successivamente l’attacco ha rivelato di aver ferito 34 soldati statunitensi.

Anche se hanno sempre rifiutato di fornirlo agli iracheni, Il funzionario del Pentagono ha detto a Fox News che il sistema di difesa aerea Patriot degli Stati Uniti potrebbe essere schierato per proteggere le basi che includono le loro forze in Iraq.

Reazione irachena

Un membro del blocco Al-Fateh nel parlamento iracheno, il rappresentante Karim Alaywi, ha dichiarato a Baghdad Today che lo spiegamento dei sistemi di Patriot americani in Iraq rappresenterebbe una violazione della sovranità del suo paese.

Il parlamento iracheno rappresenta tutti i suoi componenti e fazioni, e la decisione di rimuovere le forze americane è l’opinione di tutti. Pertanto, il tentativo di queste forze di dispiegare i sistemi Patriot nelle loro basi o aumentare le loro capacità di combattimento in qualsiasi modo viene respinto “, sottolineando che è considerata una violazione della sovranità dell’Iraq.
La presenza delle forze americane in Iraq e anche in Siria è illegale e la recente decisione della Camera dei rappresentanti è chiara “, ha aggiunto, aggiungendo che” la palla è ora nel campo del governo per far uscire quelle forze.

Possiamo ragionevolmente prevedere che la diplomazia americana saprà presto trovare una soluzione al problema, senz’altro, previsto da Trump autorizzando lo strike di Bagdad.

2017. La Parata delle Forze Armate irachene per la vittoria annunciata sull’ISIS. Sfilano i sistemi d’arma americani e russi insieme.

2840.- Il Genio Sinistro di Qassem Soleimani

Il comandante iraniano ha sfruttato sia gli estremisti sciiti che i radicali sunniti, anche se ha costruito una “legione straniera” per proiettare il potere dell’Iran.

Di  Karim Sadjadpour, da THE WALL STREET JOURNAL. Traduzione libera di Mario Donnini. Sadjadpour è membro senior del Carnegie Endowment for International Peace di Washington, DC.

Maj. Gen. Qassem Suleimani, commander of Iran’s Quds Force, Tehran, May 11, 2014. PHOTO: SIPA/ASSOCIATED PRESS

Nel 2003, in vista dell’invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti, il regime iraniano è stato cavalcato dall’ansia. Il presidente George W. Bush aveva incluso l’Iran nel suo “asse del male” post 11 settembre in un famoso discorso del 2002. All’epoca ho intervistato molti funzionari iraniani come analista di Teheran con l’International Crisis Group, e ricordo vividamente la loro paura che gli Stati Uniti potessero rivolgersi contro Teheran.

In quei giorni di ansia, il generale Qassem Soleimani, il potente comandante dell’Iran Quds Force, ucciso questa settimana da un attacco aereo statunitense a Baghdad, compì un atto di inquietante genio geopolitico che riecheggia ancora oggi.

Gli iracheni scavano tra le macerie dopo che un’autobomba piazzata da militanti sunniti è esplosa vicino al santuario dell’Imam Ali a Najaf, uccidendone più di 85. 29 agosto 2003. FOTO: DAVID GUTTENFELDER / PRESS ASSOCIATO

Dopo l’inizio della campagna militare degli Stati Uniti per rovesciare i talebani, l’Iran ha arrestato centinaia di combattenti di al Qaeda in fuga dall’Afghanistan, tra cui alcuni membri della famiglia di Osama bin Laden e Abu Musab al-Zarqawi, il futuro leader di al Qaeda in Iraq. Molti iraniani vedevano questi jihadisti come una minaccia: fanatici sunniti che odiavano in modo schiacciante l’Iran sciita. Eppure Soleimani, l’architetto dei piani della Repubblica islamica per il dominio regionale, si rese conto che potevano anche essere un vantaggio.

Nel loro libro “The Exile”, le giornaliste investigative Cathy Scott-Clark e Adrian Levy descrivono il viaggio di molti membri di al Qaeda che hanno trascorso mesi e persino anni come “ospiti” dell’Iran. Soleimani spezzò il pane con i figli di bin Laden, che lo chiamavano affettuosamente Hajji Qassem, scrivono la signora Scott-Clark e il signor Levy. Ha nominato due alti funzionari della Quds Force per “fornire agli ospiti tutto ciò di cui avevano bisogno”, inclusi frigoriferi, televisori widescreen e un “budget illimitato” per arredare una biblioteca religiosa. Saif al-Adel, un noto esperto di esplosivi di al Qaeda, aveva accesso a un complesso sportivo in un elegante quartiere di Teheran, dove nuotava accanto a diplomatici occidentali.

Se la guerra in Iraq guidata dagli Stati Uniti fosse intesa, in parte, a intimidire l’Iran, stabilendo una forte presenza militare americana in Iraq e a creare una democrazia sciita fiorente per minare la legittimità della Repubblica islamica della porta accanto, l’Iran farebbe tutto il possibile per assicurarsi che l’esperimento americano si trasformi in un fallimento senza fiamma. Prima dell’inizio della guerra nel marzo 2003, la Forza Quds di Soleimani aveva liberato molti dei jihadisti sunniti che l’Iran aveva tenuto prigionieri, scatenandoli contro gli Stati Uniti.

La moschea dell’Imām ʿAlī (in arabo: حرم الإمام علي‎, Ḥaram al-Imām ʿAlī), nota anche come  Masjid ʿAlī o moschea di ʿAlī, sita a Najaf (Iraq) è considerata dai circa 200 milioni di sciiti del mondo, il terzo luogo santo dell’islam (dopo i primi due, cioè, al primo posto, l’al-Masjid al-Ḥaramdella Mecca e al secondo la Moschea del Profeta) di Medina. ʿAlī ibn Abī Ṭālib, cugino e genero di Maometto, quarto califfo ortodosso per i sunniti e primo Imam per gli sciiti vi è sepolto. Inumato accanto ad ʿAlī vi sarebbero, per gli stessi sciiti, i resti di Adamo ed Eva, nonché di Noè (per i musulmani Nūḥ)

Quel mese di agosto, Zarqawi e la sua forza hanno condotto tre attentati mortali in Iraq-contro U.N. sede e l’ambasciata giordana a Baghdad e contro un grande santuario sciita a Najaf, la città santa meridionale irachena degli sciiti. Questi colpi hanno devastato la guerra condotta dagli Stati Uniti sin dall’inizio. Prendendo di mira i santuari sciiti e civili, uccidendo migliaia di compagni sciiti iraniani, Zarqawi ha aiutato a radicalizzare la maggioranza della società sciita dell’Iraq e la spinse più vicino all’Iran e a Soleimani, che avrebbero potuto offrire protezione. Pochi mesi dopo l’invasione degli Stati Uniti, il dibattito a Washington è stato spostato acutamente: Invece di chiedere come i trionfali Stati Uniti avrebbero potuto contribuire a modellare l’Iran con l’Iraq, la questione divenne come un americano vincitore potrebbe impedire all’Iran di plasmare l’Iraq.

Sotto il comando di Soleimani, l’Iran divenne l’unico paese nella regione in grado di sfruttare sia l’estremismo sciita che, a volte, anche il radicalismo sunnita. Il suo sinistro genio nel colmare le divisioni settarie ha dato all’Iran un enorme vantaggio asimmetrico rispetto al suo grande rivale arabo sunnita nel Golfo, in Arabia Saudita. Tutti gli estremisti sciiti sono disposti a combattere per l’Iran, mentre la maggior parte degli estremisti sunniti – compresi al Qaeda e lo Stato islamico – vogliono rovesciare l’Arabia Saudita, che vedono come un agente corrotto e empio dell’Occidente.

Soleimani concepì di usare i jihadisti sunniti per combattere gli Stati Uniti più o meno allo stesso modo in cui gli Stati Uniti usarono i jihadisti sunniti per combattere l’Unione Sovietica in Afghanistan negli anni ’80. La teocrazia sciita iraniana è riuscita, a volte, a cooperare tatticamente con micidiali gruppi estremisti sunniti – inclusi i talebani in Afghanistan e i gruppi palestinesi Hamas e la jihad islamica palestinese – contro i loro comuni nemici, gli Stati Uniti e Israele, proprio mentre l’Iran ha combattuto nelle prime linee contro i fanatici sunniti dello Stato islamico.

Durante l’amministrazione Obama, il gen. Stanley McChrystal ha criticato Teheran per aver fornito armi e addestramento all’interno dell’Iran agli insorti talebani che prendono di mira le truppe statunitensi. Nel 2018, il massimo generale di Israele, il tenente gen. Gadi Eizenkot ha dichiarato che l’Iran ha aumentato i suoi finanziamenti nella Striscia di Gaza per Hamas e la Jihad islamica palestinese a $ 100 milioni l’anno.

Soleimani “ha sulle mani il sangue di oltre 600 soldati statunitensi e della coalizione”, ex gen. David Petraeus

Forse nessun comandante militare americano conosceva Soleimani meglio dell’ex gen. David Petraeus, che comandava le truppe statunitensi in Iraq al culmine della furia della guerra, molte delle quali furono inflitte da Soleimani. Gen. Petraeus considerava Soleimani “una combinazione del direttore della CIA, comandante del JSOC [Comando per operazioni speciali congiunte] e inviato regionale”. Soleimani “ha il sangue di ben oltre 600 soldati statunitensi e della coalizione e il sangue di innumerevoli altri Iraq, Siria, Libano, Yemen e Afghanistan – in ognuno dei quali ha sostenuto, finanziato, addestrato, attrezzato e spesso diretto potenti milizie sciite ”, il gen. Petraeus me l’ha detto questa settimana.

Ciò evidenzia un altro dei lasciti estremamente importanti di Soleimani. Coltivò anche una legione straniera sciita di 50.000 – basata sul modello di Hezbollah, la potente milizia sciita che è la procura e la zampa di gatto dell’Iran in Libano – per riempire i vuoti di potere in Siria, Libano, Iraq e Yemen e per minacciare la sentenza stabilimenti in Arabia Saudita, Bahrein e altri paesi del Golfo.

Con Soleimani a capo dell’accusa, queste milizie sciite hanno contribuito a preservare il dominio del brutale dittatore siriano Bashar al-Assad, che rimane il principale alleato arabo dell’Iran. In un momento di grande difficoltà economica in Iran, Teheran ha fornito miliardi di dollari per armare, addestrare e pagare decine di migliaia di militanti sciiti arabi, afgani e pakistani – una forza che ha aiutato Assad a reprimere l’opposizione siriana e i ribelli islamici sunniti che si alzò per sfidare la sua regola.

Questi risultati fecero del Soleimani, un mite parlatore, una figura di spicco a Teheran. Un adagio iraniano sostiene che se osservi attentamente le mani curate dei chierici dominanti del paese – in particolare i sostenitori della linea dura che romanticizzano il martirio e chiedono la distruzione di Israele e Occidente – vedrai che la maggior parte di loro non ha mai conosciuto il lavoro manuale, per non parlare della guerra. Non Soleimani. Non aveva bisogno di respirare il fuoco retorico; tutta la sua carriera era stata inzuppata di sangue e tutti lo sapevano.

Ali Alfoneh, uno studioso danese-iraniano, esperto della Guardia rivoluzionaria iraniana e critico della Repubblica islamica, ha studiato Soleimani per più di un decennio e ha sviluppato una riluttante ammirazione per il suo coraggio personale. Durante la feroce guerra Iran-Iraq del 1980-88, il signor Alfoneh mi disse: “Soleimani era un comandante che andava personalmente in missione di ricognizione dietro le linee nemiche prima di ogni attacco, baciava ogni uomo sotto il suo comando prima dell’attacco e pregava di essere martirizzato “.

Un alto funzionario iracheno che si incontrava spesso con Soleimani aveva di lui una visione meno lusinghiera, paragonando il generale a un boss della folla la cui cospicua civiltà era punteggiata da richieste e minacce sottili ma chiare. “Ricordi quel gruppo radicale che ti abbiamo aiutato a sradicare?” Disse il funzionario iracheno con un sorriso, imitando Soleimani. “Sarebbe un vero peccato se tornassero.”

THE DEATH OF QASSEM SOLEIMANI

I funzionari iraniani ora affermano che la loro vendetta per l’omicidio di Soleimani sarà quella di scacciare gli Stati Uniti dall’Iraq. Scopo leader iracheni non può risultare essere grati. Un ex ufficiale dell’intelligence militare statunitense che ha prestato servizio in Iraq mi ha detto: “Nessuno in Iraq lo dirà pubblicamente, almeno non ancora, ma la maggior parte dei politici iracheni odiava Soleimani. Si risentirono della sua pesantezza, delle sue istruzioni su cosa fare e cosa non fare. Temevano che la sua costante minaccia implicita di farli licenziare o addirittura assassinare se non avessero rispettato la linea “.

L’ex ufficiale americano ha aggiunto: “Quante volte è volato a Baghdad o Najaf o Sulaymaniyah per dire agli iracheni che non gli era permesso fare ciò che era nel loro interesse nazionale, o che non gli era permesso di essere primo ministro o ministro degli interni, o di armare una fazione di iracheni contro un’altra fazione di iracheni? Costoro stanno tutti dicendo fra sé e sé: buon viaggio. “

How the U.S.’s Messaging Has Changed on the Soleimani Intelligence

—Mr. Sadjadpour is a senior fellow at the Carnegie Endowment for International Peace in Washington, D.C.

2816.- L’assassinio di Soleimani è stato un episodio prodromico di una nuova stagione di sangue.

DA BAGDAD 

Viene riferito che il funzionario delle Brigate Hezbollah chiama volontari per attentati suicidi. Tanto tuonò che piovve? Né gli Stati Uniti né l’Iran e, meno che meno, Israele vogliono la guerra, ma qualche attentato qua e là e qualche strike ci possono stare.

Noi europei e noi italiani siamo semplici spettatori, eppure almeno 1.100 militari italiani sono in Iraq. E abbiamo avuto da poco 5 feriti gravi nelle nostre forze di élite. Dall’uccisione di Qassem Soleimani, che capiremo presto quanto avventata oppure no sia da considerare, emerge tutta l’impotenza europea. L’incapacità dei singoli stati membri, che restano sovrani in materia di difesa e politica estera, di essere attori credibili e autorevoli nei teatri del medioriente e del mediterraneo, lascia la sicurezza dei cittadini europei in balia di decisioni rispetto alle quali l’Unione europea non ha voce in capitolo». Lo dichiara il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova. «Altro che sovranismo: la necessità di un’unione diplomatica e di difesa comune europea è ormai una condizione imprescindibile per la rilevanza, la difesa dei valori e degli interessi dei cittadini europei», conclude. Invece, no.Non è così! Più Europa DI CHI? Senza una Costituzione garante della nostra dignità, non possono esserci né un’unione diplomatica né una difesa comune europea. La scriviamo sì o no questa Costituzione?

Il “giubilo” americano per l’assassinio di Soleimani diventerà “lutto”. IRGC.

2020-01-03

Qassem Soleimani . Anadolu Agency/Getty Images

A spokesperson for Iran’s Islamic Revolutionary Guard Corps (IRGC) said the US and Israeli “jubilation” for the killing of Quds Force General Qassem Soleimani would soon turn into “mourning,” while speaking to Iranian State TV in Tehran on Friday.

“Questo giubilo temporaneo di americani e sionisti non ci impiegherà molto tempo per trasformarsi in lutto”, ha detto il portavoce del Generale di brigata Ramezan Sharif.

Sharif ha anche affermato che l’IRGC entrerà in “una nuova stagione” e vendicherà l’omicidio di Soleimani.

Dopo la sua dichiarazione, Sharif è stato visto piangere ed essere confortato da un presentatore televisivo della TV di stato iraniana.

Soleimani è stato ucciso in un attacco aereo all’aeroporto internazionale di Baghdad nelle prime ore di venerdì mattina, insieme a Jamal Jafaar Mohammed Ali Ebrahimi, noto anche come Abu Mahdi al-Muhandis, leader delle forze di mobilitazione popolari irachene (Hashd al-Shaabi), un organizzazione con legami stretti con la Forza Quds.

Il Pentagono ha rilasciato una dichiarazione che conferma che gli Stati Uniti hanno effettuato l’attacco aereo per ordine del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, definendolo una “decisiva azione difensiva per proteggere il personale americano all’estero”. Il leader supremo iraniano Ayatollah Ali Khamenei ha promesso “dura vendetta” contro gli autori della morte di Soleimani.

Credo di capire dove e come colpirà la vendetta. L’avventura di Trump è appena iniziata.

Credito: Ruptly

Cosa sappiamo del successore iraniano di Qassem Soleimani

Esmail Ghaani, un collaboratore stretto e un sostituto di Qassem Soleimani, è stato nominato il nuovo capo della sezione operazioni estere del Corpo dei guardiani della rivoluzione islamica iraniana, la Quds Force, poche ore dopo l’incidente all’aeroporto internazionale di Baghdad, secondo l’agenzia di stampa iraniana Press TV.

Ecco cosa sappiamo finora del nuovo leader di una delle branche militari più potenti dell’Iran:

  • Annunciando la nuova posizione di Ghaani, il supremo leader iraniano Ayatollah Ali Khamenei ha dichiarato che avrebbe continuato la politica del defunto Soleimani.
  • Il fatto che Ghaani abbia ricoperto il ruolo di vice di Soleimani da quando quest’ultimo ha assunto la guida della forza d’élite dell’Iran nel 1997 non fa che accrescere l’opinione secondo cui le tattiche della Forza Quds non cambieranno sotto il suo nuovo capo.
  • Nel suo ruolo precedente, Ghaani sarebbe stato incaricato di supervisionare varie operazioni finanziarie relative alle operazioni della Forza Quds.
  • Il nuovo leader della Quds Force ha anche preso una posizione dura nei confronti degli Stati Uniti in passato, mettendo in guardia il presidente Donald Trump nel 2017 contro “qualsiasi azione militare contro l’Iran”, promettendo che se ne sarebbe pentito.
  • Il 27 marzo 2012 Esmail Ghaani è stato aggiunto all’elenco dei cittadini appositamente designati degli Stati Uniti, utilizzato per imporre sanzioni a coloro che Washington considera terroristi.
  • Ghaani prestò servizio durante gran parte della guerra Iran-Iraq che durò tra settembre 1980 e agosto 1988.

Source: Sputnik

Il leader di Hezbollah promette di completare il percorso di Qassem Soleimani

السيد حسن نصرالله

Il segretario generale del Hezbollah libanese Sayyed Hassan Nasrallah ha affermato che la punizione contro gli assassini del comandante della Forza Quds delle guardie rivoluzionarie iraniane, Qassem Soleimani, “sarà il proposito” di tutti i combattenti della resistenza in tutto il mondo.

Sayyed Nasrallah ha dichiarato in una dichiarazione venerdì, “completeremo il suo percorso e lavoreremo giorno e notte per raggiungere i suoi obiettivi e porteremo la sua bandiera in tutte le piazze e fronti”.

“La giusta punizione di coloro che sono stati uccisi dai criminali che sono i peggiori criminali di questo mondo sarà la responsabilità, l’onestà e l’azione di tutti i combattenti della resistenza e mujahideen in tutto il mondo”, ha continuato.

“Gli assassini americani non saranno in grado, a Dio piacendo, di raggiungere nessuno dei loro obiettivi con questo grande crimine. Piuttosto, tutti gli obiettivi di Hajj Qassem saranno raggiunti dalla grandezza della sua anima e del suo sangue e dai suoi fratelli, figli e studenti che resistono e combattono, da tutti i popoli della nostra nazione “, ha aggiunto.

L’Iran si riserva il diritto all’autodifesa “dura vendetta” per l’assassinio di Soleimani:

2020-01-04

Definendo l’uccisione americana (alla maniera israeliana) del generale Qassem Soleimani “criminale” un atto di terrorismo, l’inviato iraniano alle Nazioni Unite ha dichiarato che il suo paese si riserva il diritto di agire per autodifesa e ha minacciato la vendetta nelle interviste con i media statunitensi.

L’omicidio di Soleimani “in ogni caso, è un evidente esempio di terrorismo di Stato e, in quanto atto criminale, costituisce una grave violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale, compresi, in particolare, quelli stipulati nella Carta delle Nazioni Unite, “L’ambasciatore Majid Takht Ravanchi ha scritto venerdì in una lettera al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e al Consiglio di sicurezza.

Giovedi Soleimani, capo della Forza Quds del Corpo della Guardia Rivoluzionaria Islamica (IRGC) per oltre 20 anni, è stato ucciso in uno strike di droni negli Stati Uniti. Ravanchi ha aggiunto che Teheran si riserva il diritto di autodifesa ai sensi del diritto internazionale – patetico il richiamo al diritto internazionale.

L’inviato lo ha seguito con interviste a NBC e CNN venerdì sera, definendo l’uccisione di Soleimani un “atto di aggressione” e “equivale ad aprire una guerra contro l’Iran”.

issata la bandiera rossa a Qom. È il segno che precede la battaglia avviene ogni volta che il paese vuole comunicare che ci si trova davanti ad una imminente battaglia

Ha confermato che l’Iran e gli Stati Uniti hanno scambiato lettere tramite un intermediario svizzero, ma ha detto alla NBC che pensa che l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump “non crede nel dialogo”.

L’assassinio, ha detto alla NBC, è stato “un atto di aggressione da parte degli Stati Uniti e non possiamo semplicemente chiudere gli occhi su ciò che è accaduto a un caro generale delle nostre forze armate”.

Ci sarà una dura vendetta. Dove? Quando? Come? Non lo so, ma sicuramente ci saranno alcune ritorsioni.

Parlando con la CNN, Ravanchi ha solo elaborato che “la risposta per un’azione militare è un’azione militare”.
La morte di Soleimani è stata programmata per “un po ‘di tempo”, ha affermato Ravanchi, indicando un tweet dell’ex consigliere di Trump John Bolton, un noto sostenitore del cambio di regime a Teheran, come prova.

Venerdì, Trump ha definito Soleimani il “terrorista numero uno” al mondo. L’ambasciatore ha fatto eccezione, sottolineando il ruolo del generale nella lotta contro le affiliate di Al Qaeda e lo Stato islamico (IS, precedentemente ISIS) in Iraq e Siria.

“Gli Stati Uniti non possono affermare che sta combattendo il terrorismo quando allo stesso tempo sta uccidendo il campione della sconfitta dei terroristi nella nostra regione”, ha detto Ravanchi alla NBC.

Fonte: RT

Gli Stati Uniti designano la forza paramilitare irachena come “organizzazione terroristica straniera”. È vero?

Ieri, Venerdì gli Stati Uniti hanno designato la forza paramilitare irachena, Asa’ib Ahl Al-Haq, e i suoi leader, Qays e Laith Al-Khazali, come terroristi stranieri.

“Oggi, il Segretario di Stato ha annunciato l’intenzione di designare Asa’ib Ahl Al-Haq – noto anche come AAH – come Organizzazione terroristica straniera (FTO) ai sensi della sezione 219 dell’Immigration and Nationality Act. Inoltre, il Segretario ha designato AAH e due dei suoi leader, i fratelli Qays e Laith Al-Khazali, come Terroristi globali appositamente designati (SDGT) ai sensi della sezione 1 (a) (ii) (A) dell’Ordine esecutivo (EO) 13224, come modificato da EO 13886 ”, iniziò la dichiarazione del Dipartimento di Stato USA.

“AAH e il suo leader sono “delegati violenti” della Repubblica islamica dell’Iran”, ha dichiarato il segretario di Stato Mike Pompeo, aggiungendo che “agendo per conto dei loro padroni a Teheran, usano la violenza e il terrore per promuovere gli sforzi del regime iraniano per minare la sovranità irachena “.

“Queste designazioni cercano di negare ad AAH e alla sua leadership le risorse per pianificare e realizzare attacchi terroristici. Tra le altre conseguenze delle designazioni, tutte le proprietà e gli interessi di AAH e dei fratelli Al-Khazali che si trovano negli Stati Uniti o che provengono dagli Stati Uniti o che rientrano nel possesso o controllo delle persone statunitensi, sono bloccati e le persone statunitensi è generalmente vietato intraprendere qualsiasi transazione con loro. Inoltre, in quanto FTO designato, è un crimine federale fornire consapevolmente, o tentare o cospirare per fornire supporto materiale o risorse ad AAH ”, ha affermato il Dipartimento di Stato.

AAH è una potente fazione all’interno delle Unità di mobilitazione popolari (Hashd Al-Sha’abi), che hanno avuto un ruolo importante nella sconfitta dello Stato Islamico (ISIS / ISIL / IS / Daesh) in Iraq.

I principali comandanti israeliani si sono incontrati per discutere dell’assassinio di Soleimani

Le fotografie mostrano il Ministro della Difesa israeliano Naftali Bennett e il Capo della Difesa israeliana Forces Aviv Kochavi che si incontrano con alti funzionari della sicurezza per valutare la situazione. Ai membri del gabinetto di sicurezza è stato ordinato dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu di non rilasciare commenti pubblici sull’evento.

Le autorità di difesa israeliane e i leader dell’esercito nazionale hanno tenuto una riunione di sicurezza a Tel Aviv venerdì dopo che il principale generale iraniano Qasss Force Qassem Soleimani è stato ucciso in un attacco aereo americano all’aeroporto internazionale di Bagdad.

All’inizio della giornata, Netanyahu interruppe la sua visita in Grecia e tornò in Israele appena saputo dell’agguato. Il Premier israeliano ha elogiato la mossa militare degli Stati Uniti e ha dichiarato che il suo paese “sta con gli Stati Uniti nella loro giusta lotta”.

Il Pentagono ha rilasciato una dichiarazione in cui si conferma che gli Stati Uniti hanno effettuato l’attacco aereo per ordine del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, definendolo una “decisiva azione difensiva per proteggere il personale degli Stati Uniti all’estero”.

Israele dichiara di avere attaccato 54 obiettivi in Siria durante la campagna del 2019.

Il sito web ufficiale del ministero ha dichiarato che le forze di difesa israeliane hanno attaccato circa 54 bersagli all’interno del territorio siriano durante la campagna del 2019.

I missili che hanno colpito il comando iraniano di Damasco furono lanciati dallo spazio aereo libanese.

Allo stesso tempo, hanno detto di aver salutato il 2019 distruggendo sei tunnel appartenenti a Hezbollah. Questa operazione è stata effettuata lungo il confine libanese-israeliano ed è durata per quasi un mese.

Le statistiche della difesa israeliana hanno mostrato che l’esercito ha attaccato circa 51 obiettivi in Cisgiordania, un numero basso rispetto all’anno precedente 2018.

La dichiarazione diceva che l’esercito israeliano ha attaccato 900 obbiettivi nella Striscia di Gaza e che i suoi aerei da guerra effettuarono 1.800 raid su tutti i fronti, mentre gli elicotteri militari effettuarono 600 raid.

La dichiarazione della difesa israeliana ha aggiunto che l’esercito israeliano ha partecipato a diverse esercitazioni congiunte con altri eserciti durante l’anno passato, una era nello stato dell’Alaska.

2813.- Analisi: l’uccisione di Soleimani porterà a un conflitto più ampio?

  • Mehrzad Boroujerdi, traduzione libera, immagini e didascalie di Mario Donnini. Le immagini dell’orazione funebre, prese in diretta, mostrano una folla in lacrime, ferita nel suo orgoglio.

Qasem Soleimani - Head of IRGC Qods Force - Iran
Qasem Soleimani – Head of IRGC Qods Force – Iran 

Lo scioccante omicidio del generale di brigata Qasem Soleimani (1957-2020), che aveva servito negli ultimi ventidue anni come comandante della potente forza Quds della Guardia rivoluzionaria islamica, avrà un profondo impatto sulla politica americana, irachena e iraniana.

Un uomo che prima della Rivoluzione iraniana del 1979 aveva lavorato come muratore e successivamente come appaltatore in un dipartimento idrico regionale e poi ha dimostrato il suo coraggio nella guerra Iran-Iraq, è diventato il generale iraniano più temuto dell’ultimo mezzo secolo. Nel 2005, il leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Khamenei, si è riferito a lui come un “martire vivente” e a Soleimani è stato attribuito il merito di aver ottenuto importanti vittorie sul campo di battaglia per l’Iran e i suoi alleati in Iraq, Siria e altrove.

Mentre in Iran Soleimani aveva acquisito la statura di un supereroe, era considerato un obiettivo di alto valore per le forze americane in Iraq. Le sue uccisioni complicheranno enormemente la politica irachena. Le milizie sciite metteranno sicuramente in atto ulteriori attacchi alle forze americane per vendicare le sue uccisioni e quella del vice capo delle forze di mobilitazione popolari Abu Mahdi al-Muhandis.

Il canto funebre per Qasem Soleimani è una protesta, ma Trump ha scelto il momento in cui il popolo iraniano è meno favorevole al regime degli Ayatollah.

I cittadini e i politici iracheni faranno pressioni sul parlamento affinché approvi la legge che richiede il ritiro delle forze americane. Perfino l’Ayatollah Sistani e Moqta al-Sadr, due religiosi sciiti non solidali con le ingerenze iraniane in Iraq, saranno ora sotto pressione per denunciare le uccisioni.

Il Primo Ministro ad interim, Adel Abdul Mahdi, molto probabilmente sarà sostituito con qualcuno più amico dell’Iran. La causa dei manifestanti iracheni che chiedono la fine della corruzione e la fornitura di servizi migliori sarà ora messa in ombra dalle ripercussioni che si svolgono in seguito all’assassinio di Soleimani e dalle grandiose dinamiche della rivalità tra Stati Uniti e Iran in Iraq.

Gli Stati Uniti sono certamente riusciti in un’operazione militare ma la ricaduta politica non sembra promettente. Alcune grandi domande ora si profilano: in che modo gli Stati Uniti gestiranno le folle infuriate? Come risponderà all’ondata di attacchi alle sue forze, istituzioni e interessi in tutto il mondo islamico? L’amministrazione Trump sarà costretta a inviare più forze nella regione in un anno elettorale? Riducendo la complessità della politica irachena alle manipolazioni iraniane, gli americani hanno sicuramente commesso un grave errore analitico. Potrebbero aver fisicamente eliminato un certo numero di nemesi mentre consegnavano l’Iran, su un piatto d’argento, una grande vittoria politica in Iraq.

Dicono: Onore all’eroe e al genio militare assassinato dai vili.

L’uccisione di Soleimani avrà anche ripercussioni sull’Iran. Perdere un uomo che aveva una conoscenza così approfondita degli affari militari regionali e un rapporto così stretto con così tanti combattenti in Iran, Iraq e Siria non sarà facile. Lo stato iraniano eleverà il martire Soleimani a un livello non più visto dalla morte dell’Ayatollah Khomeini.

Molti saranno disposti a trascurare il fatto che Soleimani era uno dei ventiquattro comandanti dell’IRGC che nel 1999 scrisse una lettera minacciosa al presidente riformista Khatami chiedendo una repressione più severa sui manifestanti studenteschi. La sua morte porterà anche in secondo piano la notizia della repressione violenta delle manifestazioni del mese scorso. Inoltre, il regime iraniano cercherà ora obiettivi più massimalisti in termini di interessi in Iraq. Seguendo il detto “la vendetta è un piatto da servire freddo”, decideranno anche quando colpire per vendicare la morte di Soleymani.

Tutto ciò significa che ci stiamo dirigendo verso un’inevitabile guerra? Non necessariamente. Una cotta per la crescente guerra in Medio Oriente è l’ultima cosa che l’amministrazione Trump vuole in un anno elettorale. I loro avversari iraniani sono anche abbastanza prudenti da sapere che non possono scatenare una guerra quando le casse dello stato sono vuote e la loro cittadinanza è abbastanza alienata. Inoltre, non vogliono sacrificare la loro vittoria politica in Iraq mentre cerano eloquentemente sul martire Soleimani. In altre parole, la temperatura nel forno che è il Medio Oriente è drammaticamente aumentata, ma non è traiamone la conclusione che stia per verificarsi una massiccia esplosione.

Quanti iraniani piangono questo genio dell’arte militare?

Mehrzad Boroujerdi

Mehrzad Boroujerdi is Professor and Chair of the Political Science Department at Maxwell School of Citizenship and Public Affairs at Syracuse University. He also serves as the Provost Faculty Fellow for Internationalization as well as the O’Hanley Faculty Scholar.

Il leader supremo iraniano condanna gli Stati Uniti sugli attacchi in Iraq: video

2020-01-01

l’Ayatollah Ali Khamenei

Il leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha condannato l’attacco aereo americano alla milizia Kataib Hezbollah sostenuta dall’Iran in Iraq, mentre ha tenuto un discorso a Teheran mercoledì.

“Non siamo solo io, il governo e il popolo a condannare fermamente questo crimine americano”, ha detto Khamenei.

In risposta alle osservazioni fatte dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump che accusa l’Iran di aver orchestrato proteste presso l’ambasciata americana a Baghdad, Khamenei ha affermato che il motivo del malcontento iracheno nei confronti degli Stati Uniti risiede nell’interventismo di Washington nella regione.

La gente di questa regione odia gli Stati Uniti. Perché gli americani non lo capiscono? Voi americani avete commesso crimini in Iraq e in Afghanistan “, ha detto Khamenei. Martedì,

i manifestanti si sono adirati per gli attacchi aerei statunitensi contro la milizia di Kataib Hezbollah sostenuta dall’Iran in Iraq e in Siria. Sono riusciti a prendere d’assalto l’ambasciata americana a Baghdad e hanno dato alle fiamme una parte dei locali.

Lo scorso lunedì il ministero degli Esteri russo ha dichiarato: Mosca ritiene che gli attacchi aerei statunitensi contro le strutture di Hezbollah nell’Iraq occidentale e nella Siria orientale siano inaccettabili e controproducenti.

2812.- Guerra segreta fra Israele e Iran. L’Iran afferma che gli Stati Uniti hanno attraversato le “linee rosse” assassinando Qassem Soleimani.

Hessamoddin Ashena, consigliere del presidente iraniano Hassan Rouhani, ha affermato che Washington “ha superato le linee rosse” con il suo assassinio del generale Qassem Soleimani e, ora, “dovrà affrontare le sue conseguenze”.

Il consigliere presidenziale di Hassan Rouhani, oggi, venerdì ha aggiunto che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, con il suo gioco d’azzardo, ha spinto Washington nelle “circostanze più pericolose per la regione” e dovrà essere pronto ad affrontarne le conseguenze.

L’ex capo del Mossad Meir Dagan dice alla CBS News che gli americani dovrebbero combattere l’Iran per Israele perché Israele ha paura di farlo da solo. Israele non attaccherà l’ Iran perché temono  che l’Iran si vendicherà – Vuole che gli Stati Uniti lo facciano per loro. #lawlessIsrael #IranWar @TruNews

Iran e Israele hanno condotto una “guerra segreta”, secondo i media tedeschi

Nel 2019, una “guerra di parole” in Medio Oriente si è avvicinata a una “guerra di armi” per attacchi contro navi saudite e iraniane, assalti di droni alle strutture della compagnia petrolifera dello stato saudita – di cui il movimento youthi dello Yemen ha rivendicato la responsabilità – e l’abbattimento di un drone di sorveglianza statunitense. Tuttavia, le tensioni non sono presumibilmente limitate alle sole attività visibili.

Gli Stati Uniti e, in particolare, Israele stanno conducendo una battaglia segreta contro l’Iran, secondo quanto riportato dall’emittente tedesca n-tv, citando specialisti della sicurezza. Nel mezzo di questa “guerra ombra”, si dice che gli Stati Uniti stiano agendo di nascosto con l’intelligence israeliana nello svolgimento di operazioni in risposta agli attacchi che si presume siano sponsorizzati dall’Iran.

Il rapporto afferma che Washington e Tel Aviv hanno dichiarato una guerra di “cyberware” a Teheran e ai suoi alleati più di dieci anni fa. Come ha detto all’outlet Roy Barzilay, ex ufficiale dell’Unità di intelligence 8200 delle forze di difesa israeliane, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha reagito agli attacchi di questa estate, che Washington e i suoi alleati hanno incolpato l’Iran, ordinando “di mettere in atto un attacco informatico per chiudere il sistema missilistico iraniano e i computer delle sue agenzie di intelligence ”.

“Questo non segue le solite regole di guerra e può avere effetti di vasta portata”, dice, suggerendo che mentre un attacco aereo viene visto come una dichiarazione di guerra, “un attacco informatico da un worm, virus o Trojan può fare danni significativi senza il pretesto immediato di una vera guerra fisica ”.

N-tv sottolinea che questo attacco è stato preceduto da anni di costruzione di armamenti informatici. Secondo quanto riferito, attacchi di questo tipo sono in atto da più di un decennio, principalmente a fini di spionaggio, ma anche con il potenziale di distruzione fisica. L’emittente cita esperti che credono che la National Security Agency degli Stati Uniti e l’unità israeliana 8200 abbiano lanciato la prima grande offensiva informatica con il worm Stuxnet nel 2010, quando centinaia di centrifughe in un impianto di arricchimento dell’uranio nella città iraniana di Natanz furono disabilitate.

Putin e Netanyahu discutono di una cooperazione Russia-Israele in Syria

“Con i suoi sofisticati strumenti di attacco e difesa, Israele è una delle nazioni leader del mondo nella guerra cibernetica. I suoi soldati sono gli occhi e le orecchie del paese ”, ha concluso Barzilay.
Ha paragonato il nuovo campo di battaglia allo sgancio della bomba atomica su Hiroshima, sottolineando che Stuxnet ha aperto un “vaso di Pandora”, poiché da allora le maggiori potenze, tra cui Stati Uniti e Russia, hanno notevolmente migliorato le loro capacità offensive di guerra informatica e potrebbero paralizzare un intero paese oggi. Si dice anche che gruppi non statali, compresi i terroristi, siano in grado di usare gli attacchi informatici come arma.

“Gli attacchi informatici non rappresentano più una rarità. La guerra con i mezzi digitali è parte del mondo in cui viviamo ora ”, ha detto, indicando gli attacchi alle infrastrutture fisiche.

L’arma cibernetica israeliana

L’unità di ricognizione 8200 di Barzilay è stata fondata nel 1952 e da allora si è trasformata in un organo molto più professionale, afferma il colonnello Omri Hoffmann, incaricato di reclutare personale specializzato. Secondo lui, è diviso in diversi dipartimenti e basi in modo che le squadre non conoscano i compiti degli altri.

Si dice che l’unità 8200 spii gli stati nemici e i terroristi, qualcosa che è considerato un “attacco informatico passivo”. Si dice che i cosiddetti “attacchi informatici attivi” siano realizzati per cambiare o compromettere le risorse di strutture militari opposte o persino interi settori economici. Come osserva n-tv, nel 2017 le informazioni raccolte dall’unità hanno aiutato a prevenire un attacco in un aeroporto in Australia, poiché diversi sostenitori di Daesh * sono stati arrestati prima che l’attacco potesse avvenire.

Tuttavia, la “guerra cibernetica” è diventata una grave minaccia anche per le infrastrutture civili e militari di Israele, ha riferito all’emittente François-Bernard Huyghe dell’Istituto francese per gli affari internazionali e strategici dell’IRIS.

Per rispondere, Gerusalemme ha dovuto rivedere alcuni aspetti del suo concetto di sicurezza per garantire la cyber superiorità come parte inseparabile della sua dottrina militare “, ha spiegato.

Il potere cibernetico dell’Iran

Si dice che Teheran rappresenti già una rappresaglia contro gli sforzi informatici israeliani, secondo l’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale di Tel Aviv, che ha definito l’Iran “una delle principali nazioni di guerra informatica”.

“Teheran tenta di attaccare i computer israeliani – che appartengono sia alla popolazione civile sia alle forze armate o alle agenzie di intelligence – giorno e notte, inviando costantemente trojan”, ha affermato l’esperto di intelligence Jossi Melman, delineando i rischi per le reti di approvvigionamento altamente digitalizzate di Tel Aviv per l’energia, acqua, comunicazione e trasporti, nonché la sua economia.
Ha affermato che la Repubblica islamica ha infrastrutture ben sviluppate con capacità informatiche sia difensive che offensive e mira non solo Israele, ma anche l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti.

“L’Iran aiuta anche i suoi alleati, come l’Hezbollah libanese, con tecnologia e conoscenza. Ma anche Israele è molto sviluppato in questo settore. L’unità 8200 è coinvolta nella maggior parte delle operazioni – come a Gaza o in Siria – con rapporti di intelligence e aiuta a combattere i soldati nell’area tattica, operativa e strategica ”, afferma Melman.

Inasprimento delle tensioni in Medio Oriente

Le relazioni tra gli Stati Uniti, che sostengono Israele e l’Iran, sono andate in discesa dopo il ritiro di Washington dal Piano d’azione globale congiunto del 2015, meglio noto come accordo nucleare iraniano, che prevedeva la revoca delle sanzioni contro Teheran in cambio di garanzie che il suo programma nucleare fosse pacifico.

Le tensioni hanno raggiunto il picco nel 2019, dopo che quattro navi commerciali, tra cui due petroliere dell’Arabia Saudita, sono state attaccate nelle acque al largo della Fujairah degli Emirati Arabi Uniti a maggio. A giugno, due petroliere battenti bandiera straniera sono state attaccate vicino allo stretto di Hormuz. Mentre la causa dell’incidente rimane sconosciuta, gli Stati Uniti ei suoi alleati hanno incolpato l’Iran, che ha negato qualsiasi coinvolgimento.

Un drone di sorveglianza degli Stati Uniti è stato successivamente abbattuto sullo Stretto di Hormuz e poi, a settembre, gli attacchi di droni lanciati sulle strutture della compagnia petrolifera statale dell’Arabia Saudita, Saudi Aramco, hanno ulteriormente alimentato la situazione di stallo. Anche se il movimento houthi dello Yemen rivendicò la responsabilità degli attacchi, gli Stati Uniti ancora una volta incolparono l’Iran, così come la Francia, la Germania e il Regno Unito.

Le tensioni si sono nuovamente intensificate durante l’inverno, mentre gli Stati Uniti hanno portato avanti quelli che chiamavano “attacchi difensivi” contro il paramilitare pro-iraniano Kata’ib Hezbollah in Iraq e Siria.

Gli aerei statunitensi hanno attaccato cinque strutture in risposta all’attacco di venerdì a una base vicino alla città irachena settentrionale di Kirkuk, in cui un soldato americano è stato ucciso e altri quattro feriti. Le forze di mobilitazione popolari hanno affermato che 25 combattenti sono stati uccisi e 51 feriti nell’attacco statunitense.

Successivamente, i manifestanti hanno preso d’assalto l’ambasciata americana a Baghdad. Washington ha accusato la Repubblica islamica di aver orchestrato l’attacco all’ambasciata, sostenendo che Teheran sarebbe stata ritenuta pienamente responsabile per qualsiasi danno causato alla struttura dai manifestanti filo-iraniani. L’Iran ha negato le accuse, esortando gli Stati Uniti ad abbandonare le sue “politiche distruttive” in Medio Oriente.

Fonte: Sputnik

 

2811.- LA LINEA ROSSA

La linea rossa americana è la linea di Trump. Ucciso in un raid a Bagdad il generale iraniano Qassem Soleimani

Trump ha ordinato l’assassinio di Qassem Soleimani: Pentagono

2020-01-03

Il comandante della Qods Force Maggiore generale Qassem Soleimani e Abu Mahdi al Muhandis, leader delle Brigate Hezbollah e vice capo delle forze di mobilitazione popolare irachene (PMF) sono stati uccisi sulla strada per l’aeroporto internazionale di Bagdad da una raffica di missili sparata dai drone statunitensi. Con loro sono morti cinque militari e due ospiti.

Al-Muhandis era il vice comandante delle forze di mobilitazione popolari (PMF), il gruppo di protezione delle milizie sciite integrate nelle forze armate irachene, che è stato accusato dell’assedio all’ambasciata americana a Baghdad, all’inizio di questa settimana.

“Il nemico americano e israeliano è responsabile dell’uccisione dei mujaheddin Abu Mahdi al-Muhandis e Qassem Soleimani”, ha dichiarato Ahmed al-Assadi, portavoce delle forze di mobilitazione popolari irachene, PMF, come citato da Reuters.

Questo raid mi ricorda l’esclamazione del direttore del tiro della supercorazzata giapponese INJ Yamato, colpita 10 volte dagli aerosiluranti : “Questi americani vengono all’attacco come cow boy !”

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ordinato l’assassinio del comandante iraniano Qasss Force, il maggiore generale Qassem Soleimani, annunciato il Dipartimento della Difesa stasera.
“Sotto la direzione del Presidente, le forze armate statunitensi hanno intrapreso azioni difensive decisive per proteggere il personale americano all’estero uccidendo Qasem Soleimani, il capo della Forza rivoluzionaria iraniana Corps-Qods Force, un’organizzazione terroristica straniera designata dagli Stati Uniti”, afferma la dichiarazione .

Maggiore Generale Qassem Soleimani, comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione, della Qods Force.

“Il generale Soleimani stava attivamente sviluppando piani per attaccare diplomatici e membri del servizio americani in Iraq e in tutta la regione. Il generale Soleimani e il suo Quds FOrce furono responsabili della morte di centinaia di membri del servizio di coalizione e americani e del ferimento di altre migliaia. Aveva orchestrato attacchi alle basi della coalizione in Iraq e negli ultimi mesi – incluso l’attacco del 27 dicembre – culminato nella morte e ferimento di ulteriore personale americano e iracheno. Il generale Soleimani ha anche approvato gli attacchi all’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad che hanno avuto luogo questa settimana “, hanno aggiunto.

Prima di questa dichiarazione, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha twittato un’immagine della bandiera americana in risposta alla morte di Soleimani.

Donald J. Trump✔@realDonaldTrump

View image on Twitter
Il messaggio senza parole con cui Trump ha accompagnato su Twitter la notizia è la bandiera degli Stati Uniti.

Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha confermato l’attacco, aggiungendo che Soleimani era proprio l’obiettivo. La dichiarazione del Pentagono afferma anche che Soleimani “ha approvato gli attacchi all’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad”.

Gli Stati Uniti hanno ucciso il comandante iraniano della forza Qods e il vice leader del PMF in Iraq in uno strike a Baghdad

DI BILL ROGGIO E CALEB WEISS. Bill Roggio è Senior Fellow presso la Foundation for Defense of Democracies and the Editor of The Long War Journal. Caleb Weiss è membro della Foundation for Defense of Democracies and a contributor to The Long War Journal.

Il comandante delle forze di Qod Qassem Soleimani (berretto verde) e il comandante operativo delle forze di mobilitazione popolare Abu Mahdi al Muhandis (berretto nero), mentre visitavano le unità PMF in Iraq.

Secondo quanto riferito, uno strike statunitense vicino all’aeroporto internazionale di Baghdad ha ucciso il Corpo della Guardia rivoluzionaria islamica iraniana (IRGC) – Il comandante della Forza Qods Qassem Soleimani e Abu Mahdi al Muhandis, il leader delle Brigate Hezbollah e vice capo delle forze di mobilitazione popolari irachene (PMF).

Soleimani e Muhandis erano le menti del terrore e dell’insurrezione, venerati in Iran, Iraq, Siria e oltre per il loro sostegno alle milizie sciite appoggiate dall’Iran e ai gruppi terroristici che hanno destabilizzato diversi paesi del Medio Oriente.


L’impatto dell’uccisione di Soleimani e Muhandis deve ancora essere pienamente compreso. Entrambi gli uomini erano “selvaggiamente popolari” tra gli anti-statunitensi. Milizie sciite e legami estesi con politici iracheni, capi e unità militari. Gli Stati Uniti hanno attualmente più di 5.000 soldati in diverse basi in tutto il paese e la loro ambasciata a Baghdad è stata attaccata giorni fa per protesta.

Altre fonti, Al Jazeera, Al Arabiya, l’outlet pro-Hezbollah di Al Mayadeen, la televisione di stato dell’Iraq, i media statali iraniani e lo stesso PMF, e molti altri appartenenti all ‘”Asse della resistenza” iraniana hanno riferito che i due personaggi sono morti in una giornata di lutto”. I due avrebbero partecipato a un funerale per i combattenti delle Brigate Hezbollah uccisi.

Questo attacco sta suscitando uno scalpore che avrà un seguito di sangue. La linea rossa è stata attraversata da Trump in risposta alla morte di un appaltatore statunitense per una raffica di razzi su una base americana nella regione di Kirkuk. Più facile vederlo come una dichiarazione , minaccia di guerra che come una risposta,

Un contractor americano e un militare iracheno sono stati uccisi da razzi sparati contro la base militare irachena K1, che ospita truppe americane a Kirkuk. Un veicolo lancia razzi Katyusha era stato trovato abbandonato vicino all’edificio.

Soleimani and Muhandis have had a close relationship that has spanned well over a decade. Over the past five years, the two have played key roles in defeating the Islamic State inside Iraq as well as in Syria.

Principali menti del terrore e dell’insurrezione iraniana

Soleimani e Muhandis sono stati gli organizzatori delle forze di mobilitazione popolare, i gruppi di milizie che sono dominati dai gruppi terroristici sostenuti dall’Iran e hanno diretto le loro offensive attraverso l’Iraq centrale, settentrionale e occidentale. Muhadis è stato vice comandante del PMF. I due sono stati fotografati numerose volte mentre visitavano le milizie.

Prima di unirsi per combattere lo Stato Islamico, i due hanno lavorato a stretto contatto con altri ufficiali dell’IRGC e della Forza di Qods per organizzare le milizie sciite per attaccare le truppe statunitensi durante l’occupazione dell’Iraq dal 2003 al 2011. Si ritiene che siano stati uccisi più di 600 soldati statunitensi dai gruppi terroristici sciiti che erano appoggiati dai due uomini prima che gli Stati uniti si ritirassero dall’Iraq alla fine del 2011.

Come capo della Forza di Qods, Soleimani è stato dietro alcuni degli attacchi e trame più eclatanti contro gli Stati Uniti, Israele, l’Iraq e una miriade di altri paesi occidentali e del Medio Oriente negli ultimi tre decenni. Il marchio di Soleimani è visto sulle insurrezioni in Iraq, Libano e Yemen, e persino in Afghanistan. Le sue milizie appoggiate dall’Iran hanno svolto un ruolo chiave nella sconfitta dello Stato islamico sia in Iraq che in Siria.

Jamal Jafaar Mohammed Ali Ebrahimi, conosciuto dal kunya Abu Mahdi al-Muhandis, è stato un comandante militare iracheno-iraniano che ha diretto il Popular Mobilization Committee, che è attivo contro lo Stato Islamico dell’Iraq e il gruppo militante Levant.

Muhandis è stato nel mirino dei servizi militari e di intelligence degli Stati Uniti per oltre un decennio. Il Dipartimento del Tesoro ha defiinito Muhandis e le Brigate Hezbollah sotto l’ordine esecutivo 13438 (blocco della proprietà di determinate persone che minacciano gli sforzi di stabilizzazione in Iraq) il 2 luglio 2009. Lo stesso giorno, il Dipartimento di Stato ha definito anche le Brigate Hezbollah come entità terroristica sotto l’Ordine esecutivo 13224. Muhandis comanda le Brigate Hezbollah.
Muhandis era un consigliere di Soleimani e un membro della Qods Force. Come agente senior della Qods Force, Muhandis ha creato un gruppo di addestratori per supportare la milizia sciita filo-iraniana, come le brigate Asaib al Haq e Hezbollah. “I gruppi sono stati addestrati nella guerriglia, maneggiando bombe ed esplosivi e impiegando armi – per includere missili, mortai e fucili di precisione”, ha osservato Treasury nel luglio 2009.
Muhandis istituì reti di contrabbando per incanalare le armi a quelli che allora erano noti come i gruppi speciali dell’esercito del Mahdi. Questi gruppi speciali hanno successivamente formato il nucleo del PMF.
Ha fornito a questi gruppi i micidiali proiettili perforanti trasformati in modo esplosivo, un’arma iraniana caratteristica, così come razzi, mortai e fucili da cecchino e d’assalto. Si dice che abbia aiutato direttamente l’Esercito del Mahdi durante la rivolta della primavera 2008 contro le forze irachene e statunitensi a Sadr City a Baghdad, così come nella provincia di Maysan e a Bassora.

2788.- Hashd Al-Shaabi, Hezbollah: alleate dell’Iran in Iraq e in Libano

Il ruolo “essenziale” dell’Iran, Hezbollah in Iraq.

Hashd al-Shaabi rivela il ruolo “essenziale” dell’Iran, Hezbollah in Iraq. Abu Mahdi al-Muhandis, il vice comandante dell’Hashd al-Shaabi appoggiato dall’Iran, noto anche come Popular Mobilization Forces (PMF), ha dichiarato che dalla creazione del PMF, l’Iran aveva aperto il suo tesoro a sostegno del gruppo della milizia.

Il capo del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamico iraniano (IRGC) Qasem Soleimani (a sinistra) visto in questa immagine senza data con due leader delle forze di mobilitazione popolare irachena (PMF) Hadi Ameri (al centro) e Abu Mahdi Mohandes. (Foto: archivio)

Ha detto Abu Mahdi al-Muhandis: “Nell’Hashd al-Shaabi, siamo stati in grado di addestrare migliaia di combattenti su diverse armi e diverse unità militari, creando un sistema militare e di sicurezza integrato che si integra giorno dopo giorno”.

Discutendo dei risultati raggiunti dal PMF durante la guerra contro lo Stato islamico (IS), Muhandis ha osservato che “sono stati in grado di formare un centro di comando generale [per lo Hashd al-Shaabi] che è equivalente a quelli dei ministeri della difesa e degli interni [in Iraq].”
“Il sostegno della Repubblica islamica [dell’Iran] è stato essenziale e la gioventù di Hezbollah ha avuto un ruolo essenziale nella formazione, pianificazione e supporto [delle fazioni del PMF]”, ha aggiunto Muhandis.

La protezione del confine siriano viene svolta dall’Iraq in coordinamento con Hashd Al-Shaabi

Le unità popolari di mobilitazione dell’Iraq (Hashd Al-Sha’abi) stanno svolgendo un ruolo fondamentale nel garantire il vasto confine del paese con la Siria, ha detto il ministero della Difesa iracheno in una nota mercoledì.

Membri delle unità di mobilitazione popolare irachena (Hashd al-Sha’abi) in una strada nella città di Hatra a sud-ovest della città settentrionale di Mosul, Iraq, 28 aprile 2017.

“La protezione del confine siriano viene assicurata in coordinamento con le Unità di mobilitazione popolare”, ha dichiarato il Ministero della Difesa.

Le Unità di mobilitazione popolari hanno dimostrato di essere una delle forze più efficaci contro lo Stato islamico (ISIS / ISIL / IS / Daesh), in quanto hanno aiutato l’esercito iracheno a liberare le aree precedentemente occupate dal gruppo terroristico.

Fin dalla sconfitta dello Stato Islamico, le Unità di mobilitazione popolare hanno continuato a svolgere operazioni in tutto il paese nel tentativo di eliminare le celle dormienti del gruppo terroristico.

In particolare, le Unità di mobilitazione popolari sono state incredibilmente utili lungo il confine siriano, dove le loro forze ostacolano sistematicamente i tentativi di infiltrazione del gruppo terroristico.

Al-Hashd al-Shaabi e Hezbollah: alleate in Iraq e in Libano con il supporto dell’Iran.

Le Forze di mobilitazione popolare sono milizie paramilitari formate dall’Iran al fine di sostenere l’Iraq nella guerra contro lo Stato Islamico. 

Gli alleati regionali dell’Iran hanno attaccato violentemente i manifestanti chiedendo un cambiamento politico nei loro paesi. Ma dove finiscono gli interessi dell’Iran e iniziano le preoccupazioni interne dei loro alleati?
Potrebbero esserci molte cose che uniscono le recenti proteste in Libano e in Iraq – un rifiuto dei sistemi confessionali imposti dal governo, un’insolita unità intersettoriale, rimostranze contro un’élite politica corrotta percepita – ma ora, le influenze regionali condivise minacciano di far deragliare le richieste di manifestanti in entrambi i paesi.
Sia l’Iran che gli Stati Uniti hanno entrambi trascorso importanti energie strategiche nella costruzione di reti di alleati con gruppi politici e fazioni armate in Iraq e in Libano. Mentre alcuni di quelli simpatetici con l’Iran sostengono che le proteste vengono utilizzate dai suoi nemici per minare Teheran, la violenza perpetrata dagli alleati iraniani in entrambi i paesi suggerisce che Teheran teme di perdere la propria influenza di fronte alle richieste dei manifestanti.
Il Libano ha bisogno di qualcosa di più di una semplice protesta e indignazione
Dopo aver inizialmente appoggiato le manifestazioni, i sostenitori degli Hezbollah collegati all’Iran da allora hanno picchiato i manifestanti in Libano. Le Unità di mobilitazione popolare irachena (PMU) o al-Hashd al-Shaabi, le cui principali fazioni sono strettamente associate all’Iran, sono ampiamente sospettate di dispiegare cecchini e percosse per reprimere le proteste in Iraq, in cui sono morte almeno 250 persone.
In che misura questi gruppi operano in base ai propri interessi domestici o come delegati iraniani?
Chi sono gli Hashd al-Shaabi?
Formata in risposta a una fatwa sciita che chiede resistenza contro la minaccia dello “Stato islamico” (IS) nel 2014, al-Hashd al-Shaabi è un gruppo di oltre 40 milizie con varie alleanze.
Gli sciiti iracheni formano la maggior parte dei ranghi di al-Hashd al-Shaabi e i più potenti, tra cui Kataeb Hezbollah (indipendente dal Libano), Asaib Ahl al-Haq e l’Organizzazione Badr, hanno una lunga storia con l’Iran. Mentre l’Iranian Guardary Guard Corps (IRGC) ha armato, finanziato e addestrato questi gruppi mentre combattevano contro gli Stati Uniti dopo l’invasione del 2003, i loro rispettivi leader hanno anche stretti legami con il generale Qassem Soleimani, capo della forza d’élite iraniana Quds.
Con tra i 60.000 e i 150.000 combattenti, il gruppo ha contribuito a sconfiggere l’IS in Iraq nella guerra 2014-2017. Si dice che molte delle milizie si autosostengano attraverso i pagamenti del governo iracheno e le proprie fonti economiche informali.
Il governo iracheno ha tentato di portare al-Hashd al-Shaabi nelle forze regolari ma c’è stata una forte resistenza alla mossa, con molti non disposti a cedere il loro nuovo potere allo stato. Sono rappresentati in parlamento dall’alleanza di Fatah e hanno sostenuto il Primo Ministro Abdel Mahdi, nonostante le richieste dei manifestanti per le sue dimissioni.
Che cos’è Hezbollah?
Hezbollah in Libano è un partito politico con una milizia affiliata che ha goduto del sostegno leale dalla sua base sciita, ma anche da altri quartieri in Libano, in gran parte per il suo ruolo nel forzare il ritiro di Israele dal Libano meridionale nel 2000.
Libanon Beirut Sheik Hassan Nasrallah (picture-alliance / dpa)

Hezbollah, organizzazione paramilitaria sostenuta del libano

Ascesa di Hezbollah


Hezbollah, o Partito di Dio, è stato concepito dai religiosi musulmani negli anni ’80 in risposta all’invasione israeliana del Libano meridionale nel 1982. Il gruppo sciita ha un’ala politica e militare.
Costituito con il sostegno di fondi iraniani e la formazione dell’IRGC durante la guerra civile libanese, il gruppo è ora uno dei principali registi della politica libanese con alleanze con il presidente Michel Aoun e il presidente della Camera Nabih Berri.
Hezbollah è intervenuto nella guerra siriana insieme alle forze dell’IRGC Quds per salvare il regime del presidente siriano Bashar al-Assad mentre allo stesso tempo ha lavorato con l’Iran per costruire una base di potere in Siria parallela allo stato.
A causa delle sanzioni statunitensi, di una relazione apertamente ostile con Israele e del suo status non statale, l’ala militare di Hezbollah è altamente riservata ma stimata più forte dell’esercito libanese ed efficace nella guerra ibrida.
Quali sono i loro programmi nelle proteste?
Mentre l’avvertimento di Nasrallah che il paese rischiava di scivolare nel “caos” era visto da alcuni come un tentativo di minare le proteste, Hezbollah poteva anche trarre vantaggio dal nuovo sistema radicale che molti manifestanti chiedono. In base a un sistema di rappresentanza proporzionale, la crescente base sciita del partito avrebbe abbastanza voti per gli uffici superiori rispetto a quanto consentito dalle norme attuali, che richiedono che il presidente sia cristiano, il primo ministro sunnita e l’oratore sciita di casa.
Ma un tale spostamento ridefinirebbe radicalmente il Libano e sarebbe ferocemente resistito dai gruppi cristiani che stanno per perdere, portando probabilmente a anni di turbolenze politiche. Un potenziale vuoto di potere creerebbe incertezza per Hezbollah e per l’Iran. La guerra per procura di Teheran con Israele si basa fortemente sulla forza strategica di Hezbollah.
La posizione di Hezbollah è stata precaria. Combattuto tra la perdita di sostegno popolare da parte dei manifestanti che chiedono un governo completamente nuovo con lo slogan “tutti significano tutti

Le Forze di mobilitazione popolare sono state formate dall’Iran

Le Forze di mobilitazione popolare sono un’organizzazione para-statale, composta principalmente da musulmani sciiti, anche se sono presenti nel gruppo sunniti, cristiani e yazidi. L’organizzazione, che viene sostenuta e addestrata dall’Iran, si è formata nel giugno 2014, in seguito all’emissione di una fatwa dell’ayatollah iracheno Ali Al-Sistani, che chiedeva la mobilitazione nazionale contro lo Stato Islamico.

Secondo quanto previsto dal decreto, emanato giovedì 8 marzo, i soldati delle Forze di mobilitazione popolare godranno degli stessi diritti dei membri dell’esercito nazionale, che sono sotto il controllo del Ministero della Difesa iracheno, avranno gli stessi salari, hanno accesso agli istituti e ai collegi militari e saranno sottoposti alle leggi che regolano il servizio militare.

Le Forze di mobilitazione popolare sono sempre state oggetto di discussione, soprattutto da parte degli Stati Uniti, dal momento che si tratta di milizie prevalentemente sciite, formate dall’Iran al fine di sostenere l’Iraq nella guerra contro lo Stato Islamico. 

Questi soldati, acerrimi nemici di Daesh, sono in gran parte sciiti iracheni e formano un gruppo di oltre 40 milizie con varie alleanze.. Non appartengono all’esercito iracheno, ma alla Milizia della Mobilitazione Popolare o al-Hashd al-Shaabi.

Secondo l’ala ufficiale dei media di Hashd Al-Sha’abi, le loro forze hanno ingaggiato un contingente terrorista dello Stato Islamico dopo che quest’ultimo era stato catturato e stava cercando di sgattaiolare attraverso il deserto di Al-Khodor a sud di Mosul.

#مباشر

مشاهد من الاشتباكات الجارية حالياً بين قوات #الحشد_الشعبي ومجموعة من عناصر #داعش تحاول التسلل عبر صحراء #الحضر جنوب #الموصل

استمعوا الى نداء الابطال ، ولاتنسوهم من الدعاء #العراق #نينوى

2771.- LA GUERRA FRA ISRAELE E IRAN, FRA USA E RUSSIA, E LA NATO.

La Russia ritiene che la destabilizzazione della regione mediorientale, coinvolgendo l’Iran, sarebbe il peggiore scenario possibile. 

Aerei da guerra non identificati bombardano una base iraniana nella Siria orientale, vicino alla città di confine di Albukamal nel Governatorato di Deir Ezzor.

Alcuni attivisti hanno affermato che gli attacchi aerei sono stati effettuati dall’aeronautica israeliana; tuttavia, ciò non è confermato, né lo sono gli attacchi aerei.

Intanto, l’Iran dispiega un sistema di difesa aerea avanzato all’interno della Siria per proteggersi dagli attacchi di Israele.

I Bavar-373 iraniani, ora, rischiarati in Syria. Il sistema è un buon competitore del russo S-300PM 2.
Di fronte ai ritratti del leader supremo Ayatollah Ali Khamenei, a destra, e il fondatore rivoluzionario a tempo pieno Ayatollah Khomeini, a sinistra, il Sejjil iraniano, un missile balistico a due stadi, a combustibile solido a due stadi, viene mostrato dalla Guardia Rivoluzionaria durante una parata militare in occasione del 36 ° anniversario dell’invasione dell’Iran del 1980 . Il missile sfila di fronte al santuario del defunto fondatore rivoluzionario Ayatollah Khomeini, appena fuori Teheran, Iran, mercoledì 21 settembre 2016. (AP Photo / Ebrahim Noroozi)

Le forze armate iraniane hanno dispiegato uno dei loro sistemi di difesa aerea di fabbricazione nazionale all’interno della Siria, dopo aver subito una serie di attacchi da parte dell’esercito israeliano.

Secondo un nuovo rapporto della pubblicazione aerea russa Avia.Pro, le forze armate iraniane hanno dispiegato il loro sistema di difesa aerea Bavar-373 sulla base aerea T-4 nella campagna orientale del Governatorato di Homs.

“Gli attacchi incontrollati di Israele contro le forze militari iraniane in Siria hanno costretto le forze armate iraniane a consegnare i propri sistemi di difesa aerea al paese, compresa l’installazione, che ricorda uno dei più recenti sistemi di difesa aerea iraniana, Bavar-373, che, secondo risorse analitiche, è un analogo diretto dell’S-300 russo, ma ottimizzato per colpire obiettivi invisibili “, afferma il rapporto Avia.Pro.

Fonte: Last Defender@LastDef

I Bavar-373 iraniani in Syria (T4 Air Base)?

View image on Twitter

“È interessante notare che i sistemi di difesa aerea sono stati individuati nella base aerea T-4, dove sono presenti anche aerei da combattimento russi, il che pone automaticamente fine agli attacchi incontrollati israeliani ai sistemi di difesa aerea iraniani, dal momento che il prossimo precedente con la Russia potrebbe costringere questi ultimi per iniziare a utilizzare i propri sistemi di difesa aerea, incluso l’S-400, contro l’aviazione israeliana in caso di minima minaccia, hanno continuato.

Il Bavar-373 iraniano è stato recentemente migliorato dalle forze armate iraniane; tuttavia, questa è la prima volta che viene pubblicato un rapporto sul suo spiegamento in Siria.

“L’Iran ha droni, così come missili da crociera e balistici che può facilmente lanciare nel territorio di Israele senza dare alcuna possibilità a quest’ultimo. Il loro trasferimento nel territorio della Siria è assolutamente insignificante “, ha detto un esperto ad Avia.Pro, sottolineando che questo rispiegamento non ha lo scopo di minacciare Israele, ma piuttosto di proteggere le truppe iraniane di base in Siria.

Il Bavar-373 è un sistema di difesa antimissile mobile progettato per intercettare e distruggere bersagli ostili in arrivo. Il sistema impiega missili che hanno una portata massima di 300 chilometri (186 miglia). Il sistema è in grado di rilevare fino a 300 bersagli contemporaneamente (شناسايي سيصد پرنده), rintracciare 60 bersagli contemporaneamente (رهگيري شصت هدف) e ingaggiare sei bersagli alla volta (درگيري با شش هدف همزمان), il sistema è in grado di sparare due missili per missili in grado di sparare due ogni singolo bersaglio (دو موشك براي هر هدف). Significa semplicemente 12 missili per sei bersagli contemporaneamente (شليك و هدايت دوازده موشك براي شش هدف). Secondo il capo della difesa iraniana, “Con questo sistema di difesa aerea a lungo raggio, possiamo rilevare … obiettivi o aerei a più di 300 km (186 miglia) رديابي در سيصد كيلومتري, bloccarlo a circa 250 km (155 miglia) قفل روي هدف ها در دويست و پنجاه كيلومتري, e distruggilo a 200 km (124 miglia) نابودي هدف ها در در دويست ييلومتري a Famiglia di missili Sayyad موشك هاي خانواده صياد – è anche dotata di quattro sistemi di lancio verticali (VLS پرتابگر ايستاده عمودي موشك) in grado di lanciare missili a caldo. Bavar 373 ha due radar di ricerca e intercettazione, che possono resistere alla guerra elettronica e alle bombe elettromagnetiche. Inoltre, i radar sono in grado di rilevare missili anti-radiazioni (ARM توانايي رهگيري موشك هاي راداري) che vengono utilizzati per affrontare le difese aeree.

Erdogan chiede il supporto della NATO in Siria e Netanyahu chiede di fare maggiori pressioni sull’Iran.

2019-12-05

Netanyahu evita domande sugli strike dei suoi piloti nella Siria orientale

All’inizio di un incontro con il segretario di Stato americano Mike Pompeo a Lisbona, ieri l’altro, mercoledì, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto una maggiore pressione sull’Iran, affermando che il suo “impero sta vacillando”.

“E dico che facciamolo vacillare ancora di più”, ha sottolineato Netanyahu, aggiungendo che “l’aggressione dell’Iran”, a sua volta, “sta crescendo. È nato prima l’uovo o la gallina?

In assenza di contrasto, Israele sta facendo buon uso degli F-35I

“L’Iran sta aumentando la sua aggressività mentre parliamo, ancora oggi, nella regione. Stanno cercando di mettere in scena motivi contro di noi e la regione dall’Iran stesso, dall’Iraq, dalla Siria, dal Libano, da Gaza e dallo Yemen “, ha affermato il Primo Ministro israeliano.

Netanyahu ha rifiutato di commentare le notizie dei media su un attacco aereo e navale israeliano a un deposito di armi controllato dall’Iran nella Siria orientale.

Fonte: RuptlyAdvertisements

Erdogan baratta il suo sostegno al piano di difesa baltico e chiede alla NATO di sostenere la Turchia nell’operazione nel Nord della Siria

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan (foto di AFP)

Gli alleati della NATO dovrebbero sostenere la Turchia nel suo conflitto con i combattenti curdi siriani dopo che Ankara ha lasciato cadere le sue obiezioni ai piani di difesa dell’alleanza per la Polonia e i Paesi baltici, ha detto giovedì il presidente della Recep Tayyip Erdogan.

Prima del vertice di mercoledì, la Turchia aveva fatto irritare gli altri membri della NATO dicendo che avrebbe bloccato il piano di difesa fino a quando non avrebbero definito come un’organizzazione terroristica la milizia curda YPG, contro la quale Ankara ha intrapreso un’offensiva militare due mesi fa.

Erdogan ha detto ai giornalisti, a Londra, che la Turchia ha abbandonato la sua obiezione al piano baltico dopo che il segretario generale della NATO Stoltenberg e i leader di Germania, Francia e Polonia hanno chiesto il sostegno della Turchia.

“Dopo i colloqui con i miei colleghi, abbiamo detto di sì, ma non devono abbandonarci nella lotta contro il terrorismo”, ha affermato Erdogan.

Dopo il vertice, Stoltenberg, non sapendo che pesci prendere, disse che gli alleati non avevano discusso su come designare l’YPG durante i loro colloqui.

L’Intelligence USA ha affermato che l’Iran sta segretamente immagazzinando missili in Iraq.

2019-12-05

Un possibile arsenale iraniano offshore potrebbe fornire la superiorità a Teheran e alle forze armate della nazione in un possibile scontro con gli Stati Uniti e i suoi alleati regionali, ha detto il New York Times mercoledì, citando funzionari militari e di intelligence degli Stati Uniti.

Secondo i rapporti dei media, le fonti dell’intelligence hanno rifiutato di nominare il tipo esatto di missili presumibilmente introdotti clandestinamente in Iraq, rilevando tuttavia che i missili a corto raggio hanno un raggio di poco più di 600 miglia, il che significa che uno sparato dalla periferia di Baghdad potrebbe raggiungere il territorio di Israele.

Le installazioni petrolifere saudite sono state attaccate con 18 droni e 7 missili da crociera iraniani

Fin da ottobre, l’Iraq è stato attraversato dalle proteste antigovernative a livello nazionale, con centinaia di migliaia di persone che chiedevano le dimissioni del governo, le riforme economiche e la fine della corruzione. Secondo quanto riferito, i disordini hanno visto la morte di oltre 400 persone e altre centinaia di feriti nei violenti scontri con le forze armate.

La USS Forrest Sherman ha sequestrato parti di missili rinvenute a bordo di una nave nel Golfo dell’Oman la scorsa settimana, un ufficiale americano anonimo ha riferito all’Associated Press mercoledì. Il funzionario ha detto che le armi erano collegate all’Iran e credevano di essere legate allo Yemen e al movimento militante sciita di Houthi lì.

L’USS Forrest Sherman (DDG-98) è un cacciatorpediniere missilistico di classe Arleigh Burke della Marina degli Stati Uniti.

Mercoledì scorso, il portavoce del Pentagono, il comandante Sean Robertson, ha dichiarato che gli Stati Uniti stavano indagando su presunte parti di missili iraniani a bordo di una nave senza bandiera nel Mar Arabico, recentemente scoperta dalla Marina statunitense, aggiungendo che una prima informazione indicava che i “componenti missilistici avanzati” sarebbero arrivati dall’Iran. “È in corso un’indagine più approfondita”.

L’AP ha riferito, citando i funzionari statunitensi, che i componenti missilistici sarebbero stati diretti ai ribelli nello Yemen, il che è vietato ai sensi di una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU.

La notizia relativa alla scorta segreta di armi iraniane in Iraq arriva sulla scia di un rapporto dei media che afferma che il Pentagono prevede di dispiegare ulteriori 14.000 truppe statunitensi in Medio Oriente per scoraggiare la minaccia di Teheran.

Il portavoce del Pentagono ha, però, negato il rapporto mercoledì.

Mercoledì il Wall Street Journal ha affermato in precedenza, citando fonti, che il dispiegamento aggiuntivo raddoppierebbe il personale inviato nella regione dall’inizio dell’accumulo militare degli Stati Uniti a maggio – esattamente un anno dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal Piano d’azione congiunto globale del 2015 (JCPOA), noto anche come accordo nucleare iraniano.

Le tensioni nel Golfo Persico sono aumentate da attacchi misteriosi alle petroliere all’inizio di quest’anno, compreso al largo delle coste degli Emirati Arabi Uniti, nonché da attacchi di droni sui giacimenti petroliferi sauditi il 14 settembre. L’amministrazione Trump ha incolpato l’Iran per gli incidenti. Teheran ha negato qualsiasi illecito.

Sconosciuti colpiscono con razzi e mortai la base irachena che ospita truppe statunitensi

Due colpi di mortaio sono “atterrati” all’interno della base aerea di Balad in Iraq, hanno riferito fonti militari irachene giovedì.

Secondo Reuters, le fonti hanno aggiunto che non ci sono notizie di vittime a seguito dell’attacco.
La base aerea di Balad ospita truppe e appaltatori statunitensi; si trova a circa 80 km a nord di Baghdad.

All’inizio di questa settimana, cinque razzi sono atterrati alla base aerea di Al-As’ad, che ospita anche le forze statunitensi nell’Anbar occidentale; inoltre non ha causato vittime.

Le forze statunitensi sono state presenti in diverse basi militari ad Anbar, Salaheddine, Ninive e nella capitale Baghdad, come parte di “una” coalizione internazionale.