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6012.- Chi dice che Hamas non rappresenta il popolo Palestinese?

People participate in a 'Bring Them Home' solidarity rally calling for the release of hostages held in Gaza by Hamas on October 22, 2023 in London,...

Rapiti!

PALESTINIAN-ISRAEL-CONFLICT

Vittime dei bombardamenti

Da Gatestone institute, di Bassam Tawil, 23 .

L’affermazione dell’amministrazione Biden secondo cui Hamas è un insignificante gruppo di terroristi che non gode del sostegno di molti palestinesi non solo è falsa; è pericolosamente falsa. Questa affermazione contraddice la realtà che ci dimostra che Hamas rappresenta effettivamente una parte significativa dei palestinesi.

Questa scomoda realtà si basa sui sondaggi di opinione pubblica condotti dal Centro palestinese per la politica e la ricerca sui sondaggi (PSR) e sui risultati delle elezioni per il Consiglio legislativo palestinese, i consigli degli studenti universitari e i sindacati professionali. Si basa anche su manifestazioni e raduni di massa a sostegno di Hamas prima e dopo la carneficina del 7 ottobre in cui i terroristi di Hamas uccisero più di 1.400 israeliani e ne ferirono più di 4.000.

L’ultimo sondaggio del PSR, pubblicato il mese scorso, mostra che se oggi si tenessero nuove elezioni presidenziali, il leader di Hamas Ismail Haniyeh vincerebbe il 58% dei voti, mentre Mahmoud Abbas riceverebbe solo il 37%. La “lotta armata” (terrorismo) di Hamas contro Israele è stata sostenuta dal 58% del pubblico palestinese, secondo il sondaggio…

Palestinian fighters join mourners during the funerals of of two Palestinian men, 29-year-old Jihad Saleh, and 17-year-old Mohammed Abu Zer, killed...

Ciò significa che la maggioranza dei palestinesi condivide il desiderio di Hamas di eliminare Israele, come espresso nella carta del gruppo terroristico del 1988. Il sondaggio ha anche mostrato che il 71% dei palestinesi sostiene la formazione di gruppi armati per uccidere gli israeliani.

Negli ultimi mesi, gli studenti affiliati ad Hamas hanno vinto le elezioni in due delle principali università palestinesi della Cisgiordania.

“Le elezioni [universitarie] sono considerate il punto di riferimento della politica della Cisgiordania… Senza elezioni generali palestinesi all’orizzonte, i sondaggi studenteschi sono visti come un ‘test per misurare l’opinione pubblica’…” — Middle East Eye, 25 maggio , 2023.

  • Nel 2021, Abbas ha annullato le elezioni che aveva indetto per la presidenza e il parlamento dell’Autorità Palestinese dopo aver realizzato che la sua fazione di Fatah era pronta a perdere contro Hamas, come è avvenuto nelle elezioni parlamentari del 2006.
  • Se secondo Biden e Blinken Hamas non rappresenta i palestinesi, come spiegano il fatto che… centinaia di palestinesi residenti nella Striscia di Gaza si sono uniti ai terroristi di Hamas che hanno attaccato le comunità israeliane vicino al confine con la Striscia di Gaza?
  • L’amministrazione Biden presenta una falsa affermazione secondo la quale la maggior parte dei palestinesi si oppone a Hamas e che l’Autorità Palestinese di Abbas, che premia i terroristi che uccidono gli ebrei con stipendi mensili, è un “partner di pace” per Israele. Questa è una completa distorsione della realtà e non rappresenta la verità.
  • Recentemente Abbas ha ricordato a tutti di essere un antisemita e un negazionista dell’Olocausto.
  • Quando capiranno Biden e Blinken che non c’è differenza tra i leader assassini di Hamas e l’antisemita Abbas? Sicuramente Biden e Blinken sono consapevoli che Abbas non ha condannato le atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre. Il silenzio di Abbas è un’approvazione turbolenta del massacro a sangue freddo di centinaia e centinaia di israeliani. Non bisogna sbagliarsi: sia Hamas che Abbas rappresentano la maggioranza dei palestinesi il cui obiettivo è uccidere gli ebrei e distruggere Israele.
Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas non ha condannato le atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre. Il silenzio di Abbas è un’approvazione turbolenta del massacro a sangue freddo di centinaia e centinaia di israeliani. Non bisogna sbagliarsi: sia Hamas che Abbas rappresentano una maggioranza di palestinesi il cui obiettivo è uccidere gli ebrei e distruggere Israele. Nella foto: Abbas (a destra) e il leader di Hamas Khaled Mashaal si incontrano il 24 novembre 2011 al Cairo, in Egitto, in un tentativo di “riconciliazione”. (Foto di Mohammed al-Hams/Ufficio di Khaled Mashaal tramite Getty Images)

In una serie di dichiarazioni successive al massacro di Hamas del 7 ottobre in Israele, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che Hamas non rappresenta tutto il popolo palestinese. “Penso che Israele capisca che una parte significativa del popolo palestinese non condivide le opinioni di Hamas e Hezbollah”, ha detto Biden in un’intervista alla CBS.

L’affermazione di Biden è stata ripetuta dal segretario di Stato americano Antony Blinken, che ha detto al re della Giordania Abdullah e al presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas che Hamas non rappresenta il popolo palestinese. In una telefonata con Abbas, Blinken “ha espresso il continuo sostegno degli Stati Uniti al popolo palestinese, sottolineando che i terroristi di Hamas non rappresentano i palestinesi o le loro legittime aspirazioni all’autodeterminazione e a pari misure di dignità, libertà, sicurezza e giustizia”, secondo quanto riportato da una lettura del Dipartimento di Stato.

L’affermazione dell’amministrazione Biden secondo cui Hamas è un insignificante gruppo di terroristi che non gode del sostegno di molti palestinesi non solo è falsa; è pericolosamente falsa. Questa affermazione contraddice la realtà, il che dimostra che Hamas rappresenta effettivamente una parte significativa dei palestinesi.

Questa scomoda realtà si basa sui sondaggi di opinione pubblica condotti dal Centro palestinese per la politica e la ricerca sui sondaggi (PSR) e sui risultati delle elezioni per il Consiglio legislativo palestinese, i consigli degli studenti universitari e i sindacati professionali. Si basa anche su manifestazioni e manifestazioni di massa a sostegno di Hamas prima e dopo la carneficina del 7 ottobre in cui i terroristi di Hamas uccisero più di 1.400 israeliani e ne ferirono più di 4.000.

Picture taken from the southern Israeli city of Sderot shows rockets fired towards Israel from the Gaza Strip on October 23 amid ongoing battles...

L’ultimo sondaggio del PSR, pubblicato il mese scorso, mostra che se oggi si tenessero nuove elezioni presidenziali, il leader di Hamas Ismail Haniyeh vincerebbe il 58% dei voti, mentre Mahmoud Abbas riceverebbe solo il 37%. Secondo il sondaggio, la “lotta armata” (terrorismo) di Hamas contro Israele è stata sostenuta dal 58% dell’opinione pubblica palestinese. Poco più di un quarto (27%) dei palestinesi ritiene che Hamas sia la persona più meritevole di rappresentare e guidare il popolo palestinese oggi, mentre il 24% ritiene che la fazione Fatah di Abbas (che governa la Cisgiordania) sia più meritevole; Il 44% ritiene che entrambi non siano degni di rappresentanza e leadership.

Un altro sondaggio PSR, pubblicato lo scorso giugno, ha rilevato che il 66% dei palestinesi crede che Israele non celebrerà il suo centenario e il 51% crede che il popolo palestinese sarà in grado di “recuperare la Palestina in futuro” (cioè distruggere Israele). Ciò significa che la maggioranza dei palestinesi condivide il desiderio di Hamas di eliminare Israele, come espresso nella carta del gruppo terroristico del 1988. Il sondaggio ha anche mostrato che il 71% dei palestinesi sostiene la formazione di gruppi armati per uccidere gli israeliani.

Negli ultimi mesi, gli studenti affiliati ad Hamas hanno vinto le elezioni in due delle principali università palestinesi della Cisgiordania. All’Università An-Najah di Nablus, il Blocco islamico di Hamas ha ottenuto la maggioranza di 40 seggi nel consiglio studentesco, mentre i lealisti di Abbas/Fatah si sono assicurati 38 seggi. All’Università di Birzeit, vicino a Ramallah, la capitale de facto dei palestinesi, il blocco islamico Wafa, affiliato ad Hamas, ha ottenuto 25 seggi sui 51 del consiglio studentesco. All’inizio di quest’anno, un blocco studentesco di Hamas ha anche ottenuto la maggioranza dei seggi all’Università Politecnica Palestinese di Hebron. Secondo Middle East Eye:

“Le elezioni di Birzeit e An-Najah sono considerate il punto di riferimento della politica della Cisgiordania. I risultati di queste elezioni sono letti come un riflesso della più ampia società palestinese, della sua posizione sull’Autorità Palestinese e degli orientamenti degli elettori in eventuali elezioni più ampie che potrebbero tenersi. in futuro. Senza elezioni generali palestinesi all’orizzonte, i sondaggi studenteschi sono visti come un ‘test per misurare l’opinione pubblica’…”

Nel 2021, Abbas ha annullato le elezioni che aveva indetto per la presidenza e il parlamento dell’Autorità Palestinese dopo aver realizzato che la sua fazione di Fatah era pronta a perdere contro Hamas, come è avvenuto nelle elezioni parlamentari del 2006. “La decisione di annullare le elezioni deriva dalla preoccupazione sostanziale di tutte le fazioni di Fatah di perdere contro Hamas”, ha affermato il dottor Ido Zelkovitz, capo del dipartimento di studi sul Medio Oriente presso il Jezreel Valley Academic College israeliano.

“Le divisioni all’interno di Fatah e le rivalità personali all’interno delle sue fazioni contrastavano con il fronte unito presentato da Hamas prima delle elezioni previste. Per evitare imbarazzo, Abbas ha scelto di ritardare le elezioni, puntando il dito accusatore contro Israele per aver [presumibilmente] impedito il voto da parte dei suoi sostenitori, rifiutandosi di consentire la partecipazione dei residenti di Gerusalemme Est.”

Nel 2006, Hamas ottenne una vittoria importante quando i suoi rappresentanti vinsero le elezioni parlamentari. Dei 132 seggi nel Consiglio legislativo palestinese, Hamas ha vinto, 76 contro 43 seggi sono andati a Fatah.

A differenza di Biden e Blinken, Abbas sa che Hamas rappresenta effettivamente molti palestinesi e, a differenza di Biden e Blinken, Abbas ha assistito alle manifestazioni pro-Hamas in Cisgiordania, comprese quelle che hanno avuto luogo a poche miglia dal suo ufficio a Ramallah, in all’indomani del massacro del 7 ottobre contro gli israeliani, tra cui donne, bambini e anziani. A differenza di Biden e Blinken, Abbas ha assistito anche ai numerosi gruppi terroristici affiliati ad Hamas emersi in Cisgiordania negli ultimi due anni. Questi gruppi, come Jenin Battalion e Lions’ Den, sono responsabili dell’omicidio e del ferimento di dozzine di israeliani dall’inizio di quest’anno.

Abbas e i suoi funzionari comprendono perfettamente che Hamas non è un gruppo alieno sbarcato da Marte. “Hamas è parte integrante del popolo palestinese”, ha affermato nel 2014. Anche l’ex funzionario dell’OLP Hanan Ashrawi ha riconosciuto l’importanza di Hamas nella società palestinese:

“Hamas è parte integrante del popolo [palestinese] ed è una delle componenti nazionali e sociali del popolo”.

Se, secondo Biden e Blinken, Hamas non rappresenta i palestinesi, come spiegano il fatto che centinaia di migliaia di palestinesi abbiano partecipato l’anno scorso alla manifestazione del gruppo per commemorare il 35° anniversario della sua fondazione? Inoltre, come spiegano il fatto che centinaia di palestinesi residenti nella Striscia di Gaza si siano uniti ai terroristi di Hamas che hanno attaccato le comunità israeliane vicino al confine con la Striscia di Gaza?

Thousand of Palestinian people and their supporters gathered in Rotterdam to keep protesting to condemn the government of Israel and express...

Fan di Hamas ad Amsterdam

Affermando che Hamas non rappresenta i palestinesi, Biden e Blinken lasciano intendere che Abbas e l’Autorità Palestinese sono i rappresentanti genuini e legittimi dei palestinesi. Vale la pena ricordare al Presidente degli Stati Uniti e al suo Segretario di Stato che Abbas è ora al 18° anno del suo mandato quadriennale. Abbas è stato eletto nel 2005 e da allora i palestinesi non hanno più tenuto elezioni presidenziali. In particolare, l’ultimo sondaggio del PSR ha mostrato che il 78% dei palestinesi non ha fiducia in Abbas e vuole che si dimetta.

L’amministrazione Biden presenta una falsa affermazione secondo la quale la maggior parte dei palestinesi si oppone a Hamas e che l’Autorità Palestinese di Abbas, che premia i terroristi che uccidono gli ebrei con stipendi mensili, è un “partner di pace” per Israele. Questa è una completa distorsione della realtà e non rappresenta la verità.

Recentemente Abbas ha ricordato a tutti di essere un antisemita e un negazionista dell’Olocausto. Intervenendo il 24 agosto ad una riunione di Fatah a Ramallah, Abbas ha detto:

“Dicono che Hitler uccise gli ebrei perché erano ebrei e che l’Europa odiava gli ebrei perché erano ebrei. Non è vero. È stato spiegato chiaramente che [gli europei] hanno combattuto [gli ebrei] a causa del loro ruolo sociale, e non della loro religione. . Gli [europei] hanno combattuto contro queste persone a causa del loro ruolo sociale nella società, che aveva a che fare con l’usura, il denaro e così via.”

Quando capiranno Biden e Blinken che non c’è differenza tra i leader assassini di Hamas e l’antisemita Abbas? Sicuramente Biden e Blinken sono consapevoli che Abbas non ha condannato le atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre. Il silenzio di Abbas è un’approvazione turbolenta del massacro a sangue freddo di centinaia e centinaia di israeliani. Non bisogna sbagliarsi: sia Hamas che Abbas rappresentano la maggioranza dei palestinesi il cui obiettivo è uccidere gli ebrei e distruggere Israele.

Bassam Tawil è un arabo musulmano residente in Medio Oriente.

Alcuni commenti dagli US:

Allan Santiago • Oct 23, 2023 at 10:36
Né HAMAS né l’IDF si fermeranno finché l’uno non eliminerà l’altro. Hamas sapeva che quello che aveva fatto era un attacco brutale e che Israele avrebbe contrattaccato. Entrambe sono organizzazioni militari il cui unico scopo è far valere le proprie convinzioni quando vengono attaccate o provocate. Non costituiscono una priorità umanitaria negli eserciti.
Aprite il confine e lasciate che i palestinesi non terroristi raggiungano un campo sicuro controllato dalle forze multinazionali delle Nazioni Unite. né in Egitto né in Israele. Lasciamo che i palestinesi decidano se restare e combattere oppure andarsene finché la guerra non sarà finita e poi tornare nel loro paese. Smettiamo di uccidere i non combattenti a Gaza, Israele, Ucraina, Russia, Cisgiordania, Libano, Siria, Africa… Seguiamo le regole della guerra. Nessuno è al di sopra di questo.

tiki • 23 ottobre 2023 alle 10:10
L’Occidente ama sottolineare questa “differenza” senza sosta.

Perché?
Per scusare la loro sordida abitudine di finanziarli/sostenerli, i PALESTINESI, attraverso l’UNWRA e i finanziamenti nazionali, nell’UE, negli USA, nelle Nazioni Unite, nell’UNESCO, nell’UNHRC e nelle ONG e distogliere lo sguardo dai “tribunali umani” internazionali… e avere la scusa per continuare a farlo. (VERO!)

LA MAGGIOR PARTE degli ebrei sono sionisti e la MAGGIOR PARTE dei palestinesi sono Hamas che, sorpresa, sorpresa, non provengono da Marte.

Nel 2007 la maggioranza di Gaza ha votato per Hamas e nel 2023, il 70% dei palestinesi di Gaza e della Cisgiordania sostiene Hamas, insieme ai loro amici musulmani e ai rappresentanti dei media.

Com’è possibile che in 75 anni l’UNWRA non sia riuscita a trovare un posto per 650.000 rifugiati arabi, risultato della guerra araba contro Israele nel 1948.

Perché “PALESTNE”, con E-Jerusalem come capitale, non è stata ricostruita nei 19 anni di occupazione giordana dell’area (1948-1967).

Perché l’Organizzazione per la Liberazione della “Palestina” è stata fondata nel 1964 (3 anni prima che Israele la riprendesse).

Perché il Corano dice qualcosa di completamente diverso da quello di OLP/ONU/UE/USA/UNESCO e amici?

*** Il Corano afferma che i figli d’Israele “si stabilirono in una terra benedetta (Israele)…” (10:93), identificando così Israele come l’eterna patria ancestrale del popolo ebraico!

***il Corano menziona esplicitamente la costruzione originale del Tempio da parte del re Salomone,

***Il Corano infine promette che gli ebrei torneranno nella terra d’Israele negli “ultimi giorni” (17:104).

In effetti il Corano concorda con gli ebrei, che vivono nell’area dal 1000 a.C

*** Uno studio dell’Università Ebraica mostra che il Regno di GIUDEA iniziò ad espandersi a sud di Gerusalemme già nel X secolo a.C., in conformità con i resoconti biblici. “È un raro caso in cui possiamo presentare prove storiche e archeologiche empiriche in linea con le narrazioni bibliche”.

È ora di buttare via lo scenario della finzione e iniziare a leggere i libri dei fatti.

cammo99 • 23 ottobre 2023 alle 09:19
La domanda è anche: quanta parte del popolo islamico in tutte le nazioni, anche negli Stati Uniti, si rivolge ad Hamas come legittimo rappresentante dello Stato palestinese? Ma ancora una volta nessuna menzione dell’articolo 13 della loro Carta? Accettano chiaramente e solo i musulmani come loro poiché anche gli esseri umani non condividono alcuna percezione di equità in alcun modo e accettano che la sinistra negli Stati Uniti sostenga Hamas come fa sotto la bandiera della “pace” Sic, bavaglio e vomito. Cosa cantavano gli Who: “Se ingoio qualcosa di malvagio, infilami le tue dita in gola..” è pura cacca di cavallo, di cammello o di capra se preferisci contestualizzarla..
Il fatto è che gli stati del Califfato sono impegnati nell’espulsione o nella riduzione in schiavitù di tutti i non musulmani e persino di alcuni musulmani. Proprio come i membri del Partito Democratico a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, sembrano essere inclini allo stalinismo e al materialismo dialettico.

A qualcuno importa che oggi ricorre il 40° anno trascorso da quando 241 marines morirono nel bombardamento della caserma dei marines? Sono passati quasi 20 anni da quando un giudice di un tribunale statunitense si è pronunciato a favore di una causa contro l’Iran e ha assegnato 2 miliardi di dollari a 1.000 familiari colpiti dall’attacco terroristico. Un attacco orchestrato e approvato dall’Ayatollah e dai suoi consiglieri, ma Obama Biden Obama pensa che sia più appropriato inviare altri miliardi all’Iran affinché commetta altri atti terroristici? Soleimani ha fornito 2.000 libbre di esplosivo per l’attacco e per l’attacco contro le forze di pace francesi uccidendo 58 persone lo stesso giorno? Grazie Signore per averci fornito un presidente che ha ordinato la fine di Soleimani e ha mandato la sua anima perversa all’inferno a cui appartiene, invece del “paradiso” dove si aspettava di violentare le bambine come i suoi idolatri di Hamas. Amen e Sempre Fi!

Anche ai miei compagni di combattimento e veterani dell’era di Urgent Furry, gridate! Proprio oggi ricorre anche il 40esimo di quella campagna.

Timothy Linnomme • 23 ottobre 2023 alle 08:39
Ho osservato il footsie geopolitico in questa regione da ca. 1967 e in 55 anni circa non è cambiato molto. Il gruppo musulmano A commette un’atrocità, il gruppo musulmano B afferma di essere moderato e concede aiuti monetari (che pagheranno per la prossima atrocità).

Israele; gli è stato detto di usare moderazione nel 1973, 1982, 1986, 2005 e anche adesso. Cosa ha portato questo a Israele? Israele vuole la pace, ma Hamas, Fatah, la Brigata dei Martiri di Al-Aksa, Hezbollah e la Jihad islamica no. Secondo il Sacro Corano, né il Profeta né i suoi seguaci saranno vincolati da un trattato con un infedele. Cosa implica? Significa che i musulmani firmeranno un trattato finché non sentiranno di poter farla franca infrangendolo (Hudaibiyah ne è un classico esempio).

Questa volta Hamas ha oltrepassato il limite. Non c’è alcuna condanna da parte dei musulmani per le loro azioni e tengono degli ostaggi nella Striscia di Gaza. Hamas ha dimenticato il programma israeliano? Israele darà la caccia a tutti gli autori dell’attacco del 10/7 e li sterminerà.

La moderazione non ha mai funzionato in questa situazione ed è ora che Israele rinunci a questa linea di condotta. Come possiamo determinare le differenze tra le fazioni musulmane se usano lo stesso Corano e praticano lo stesso Islam? Ci sarà qualche musulmano degno di nota che si esprimerà contro Hamas? #SQSIND (Nessuna differenza).

Jagdish N Singh • 23 ottobre 2023 alle 08:38
L’amministrazione Biden è davvero così ingenua da pensare che Hamas sia un gruppo insignificante di terroristi? Non vede come centinaia di palestinesi residenti nella Striscia di Gaza si siano uniti a questo gruppo terroristico e abbiano perpetrato l’11 settembre su Israele il 7 ottobre. Non vede le manifestazioni di massa e le manifestazioni a sostegno di Hamas prima e dopo questa carneficina? L’amministrazione non si rende conto che il gruppo terroristico governa la Striscia di Gaza dal 2007? Non vede la crescente popolarità di Hamas nelle università palestinesi della Cisgiordania?


Salomone • 23 ottobre 2023 alle 06:18
Considerata la furiosa ondata di antisemitismo in tutto il mondo, alimentata dall’intellighenzia di sinistra, Hamas non solo rappresenta ed è sostenuto dai palestinesi. ma anche dalla maggior parte dei musulmani. Non è necessario essere intelligenti per dedurre lo stato attuale delle cose: odio e odio feroce: gli ebrei al gas, Khaybar nei canti, canti di morte dell’Iran. Questo e altro odio si basa su fantasie adottate come parti della storia religiosa in tutte e tre le religioni abramitiche – Prima le persone usavano la scienza per smascherare il Bull**it, era meglio

2483.- Mentre la soluzione dei due stati perde terreno, il progetto di uno stato guadagna popolarità.

How Israel Systematically Hides Evidence of 1948 Expulsion of Arabs. International forces overseeing the evacuation of Iraq al-Manshiyya, near today’s Kiryat Gat, in March, 1949.

Queste note, seguite alla dichiarazione di Trump a favore di Gerusalemme capitale, sono tuttavia ottimistiche, a favore del progetto di uno stato unico. Non lo vedremo mai. Quello favorito da Friedman per i palestinesi non sarà un stato costituzionale, ma l’opportunità di insediare stabilmente le forze armate USA in Palestina e, per Israele, di non fare sconti sulla sua sicurezza, oggi e domani.

Le riflessioni di David M. Halfbinger per il The New York Times, 5 gennaio 2018.

L’insediamento israeliano di Ariel in Cisgiordania. Incoraggiata dalla dichiarazione del presidente Trump su Gerusalemme, la destra israeliana sta apertamente perseguendo il suo scopo di un solo stato dal Giordano al Mediterraneo. Credit Dan Balilty per il New York Times.

La destra israeliana, incoraggiata dal fatto che Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele, non è l’unica corrente politica a sostenere la soluzione di un unico stato tra il fiume Giordano e il Mediterraneo.

Anche l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina ha cominciato a chiedersi se questa possa non essere una idea così cattiva, sebbene abbia una visione radicalmente diversa di come dovrebbe essere questo stato.

Mentre la soluzione dei due stati perde slancio, entrambe le parti stanno riprendendo in considerazione l’idea dello stato unico. Ma questa soluzione è da tempo problematica per entrambe le parti.

Per gli Israeliani, assorbire tre milioni di Palestinesi della Cisgiordania significa o rinunciare alla democrazia o accettare la fine dello stato ebraico. Anche i Palestinesi, che non vogliono vivere in condizioni di sostanziale apartheid o di occupazione militare, vedevano la soluzione dei due stati come la loro migliore speranza.

Ora, per la prima volta da quando, nel 1988, dichiarò il suo appoggio ad uno stato palestinese accanto ad Israele, l’OLP sta seriamente discutendo se abbracciare soluzioni di ripiego, inclusa la realizzazione dell’unico stato.

“Questo sta dominando la discussione”, ha dichiarato Mustafa Barghouti, un medico membro del comitato centrale dell’OLP, che deve farsi carico di possibili mutamenti nella strategia del movimento nazionale nel corso di questo mese.

L’insediamento israeliano di Oranit. La destra israeliana sta facendo pressioni per annettere gli insediamenti ebraici nella Cisgiordania occupata. Credit Dan Balilty per il New York Times.

I sostenitori dei Palestinesi immaginano uno stato con eguali diritti per Palestinesi ed Ebrei. I Palestinesi avrebbero potere politico in proporzione al loro numero e, considerando i trend demografici, sarebbero entro breve tempo la maggioranza, determinando la fine del progetto sionista.

Questo risultato è inaccettabile per la destra israeliana, che sta premendo per annettere i territori della Cisgiordania occupata su cui i coloni israeliani hanno costruito colonie, relegando i Palestinesi nelle aree dove ora vivono.

Gli Israeliani che propongono lo stato unico riconoscono apertamente che le aree palestinesi sarebbero assai meno che uno stato, almeno all’inizio: il primo ministro Benjamin Netanyahu lo ha addirittura chiamato uno “stato minore”. In futuro, dicono, i Palestinesi potrebbero ottenere una statualità in una confederazione con la Giordania o l’Egitto, come parte di Israele, o forse addirittura in modo indipendente, ma non a breve.

Entrambe le parti hanno ufficialmente sostenuto a lungo l’idea dei due stati come soluzione al conflitto, contemporaneamente accusando l’altra parte di covare piani sull’intero territorio. Ma la dichiarazione di Trump su Gerusalemme del mese scorso ha cambiato le carte in tavola.

L’amministrazione Trump non ha sostenuto la soluzione dell’unico stato, e sta lavorando a un suo progetto di pace, insistendo che ogni accordo definitivo, confini inclusi, deve essere negoziato dalle due parti. Ma la decisione presa dal presidente il mese scorso di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, in spregio alla ultradecennale politica statunitense ed al consenso internazionale e senza alcuna menzione delle rivendicazioni palestinesi sulla città, è stata letta come un deliberato spostamento dell’ago della bilancia dalla parte di Israele.

Saeb Erekat, veterano negoziatore palestinese, ha detto che la dichiarazione di Trump ha suonato la campana a morto per la soluzione dei due stati e che i Palestinesi dovrebbero spostare la loro attenzione su “uno stato con uguali diritti”. Da allora la sua posizione ha guadagnato popolarità tra i leader palestinesi.

I Palestinesi si sono scontrati il mese scorso con le forze israeliane in Cisgiordania, durante le proteste contro il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele da parte di Trump. Alcuni leader palestinesi hanno letto l’annuncio come la fine della soluzione dei due stati. Credit Dan Balilty per il New York Times

In questa prospettiva, il movimento palestinese dovrebbe passare ad una battaglia per l’eguaglianza dei diritti civili, incluse le libertà di movimento, assemblea, manifestazione del pensiero, e il diritto di voto alle elezioni politiche. “Il che significa che un Palestinese potrebbe essere primo ministro”, ha detto Barghouti.

Per i suoi sostenitori palestinesi, l’idea dell’unico stato è un’amara consolazione dopo decenni di battaglie per uno stato sulla base degli accordi di pace di Oslo, che molti ritengono abbiano portato a poco se non a dare copertura, e tempo, all’espansione degli insediamenti israeliani.

“Se sostieni la soluzione dei due stati, sostieni Netanyahu”, ha dichiarato As’as Ghanem, docente di scienze politiche all’Università di Haifa che da tempo lavora con un gruppo di Israeliani e Palestinesi a una strategia basata su un unico stato. “È ora che noi Palestinesi proponiamo un’alternativa”.

Vari sforzi sono in corso. Un gruppo che esiste da una decina d’anni, chiamato Movimento Popolare per uno Stato Unico e Democratico, guidato da Radi Jarai, un ex-leader di Fatah che ha passato 12 anni in un carcere israeliano dopo aver partecipato alla guida dell’Intifada del 1987, sta pianificando una campagna sui media per spiegare l’idea agli abitanti della Cisgiordania.

“Pensano che ciò significhi che i Palestinesi avranno la carta d’identità israeliana e vivranno sotto un regime di apartheid”, ha detto. “Ma la nostra idea è di avere uno stato democratico, con nessun privilegio per gli Ebrei o per alcun altro gruppo etnico o religioso”.

Altri stanno parlando di delineare un prototipo di costituzione per un unico stato o di fondare un partito politico che lo sostenga in Israele e nella Cisgiordania.

La polizia di confine israeliana monta la guardia nel quartiere musulmano della città vecchia di Gerusalemme. I sostenitori palestinesi della soluzione di un unico stato immaginano uno stato con uguali diritti per Palestinesi ed Ebrei. Credit Uriel Sinai per il New York Times.

“Almeno il 30% dei Palestinesi sostiene l’idea dell’unico stato sebbene nessuno ne parli”, ha detto Hamada Jaber, organizzatore di un gruppo chiamato Fondazione per un Unico Stato, “se ci sarà almeno un partito politico da ciascuna parte che ne parla e ne adotta la strategia, il sostegno crescerà”.

L’idea ha un sostegno più ampio tra i giovani, ha detto il sondaggista palestinese Khalid Shikaki, in particolare tra gli studenti e i professionisti che reclamano un mutamento di strategia fin dalla primavera araba del 2011.

“Ho 24 anni”, afferma Mariam Barghouti, scrittrice e attivista coinvolta negli sforzi verso un unico stato, e parente alla lontana di [Mustafa] Barghouti, “Tutto ciò che ho conosciuto è Oslo e il processo di negoziazione per i due stati. Sono stata testimone di come le cose siano solo peggiorate per me e la mia generazione”.

Per la destra israeliana, abbandonare l’obiettivo dei due stati è una cosa buona, una minaccia evitata. Molti infatti guardano a ciò che è successo a Gaza, da cui Israele si è unilateralmente ritirata nel 2005, e immaginano una Cisgiordania controllata allo stesso modo dai militanti di Hamas, con la conseguenza di razzi che piovono sull’aeroporto Ben-Gurion da est, anziché sulle fattorie e sulle scuole da sud.

Ma la destra israeliana non ha pienamente chiarito come il suo unico stato supererebbe il dilemma demografico. Assorbire i quasi tre milioni di Palestinesi della Cisgiordania significherebbe la fine dello stato ebraico, oppure distruggerebbe la democrazia israeliana se ai Palestinesi venissero negati uguali diritti. Anche una risicata maggioranza ebraica non sarebbe politicamente in grado di negare ai Palestinesi piena cittadinanza e pari diritti in un singolo stato sovrano.

“Non darei mai la cittadinanza alle masse della popolazione araba in Giudea e Samaria”, ha dichiarato Yoam Kisch, parlamentare del partito di Netanyahu che sta portando avanti un piano per l’autonomia, usando i nomi biblici per la Cisgiordania.

Lo scorso mese le bandiere israeliana e americana sono state proiettate sulle mura della città vecchia di Gerusalemme, subito prima che Trump riconoscesse Gerusalemme come la capitale di Israele. Credit Uriel Sinai per il New York Times.

In futuro, ha detto, ciò che rimane delle aree palestinesi potrebbe diventare parte della Giordania o dell’Egitto, o diventare una qualche forma di “stato minore” con sovranità limitata. Nel frattempo, Kisch ha dichiarato di voler dare la piena cittadinanza israeliana soltanto a circa 30.000 Palestinesi della Cisgiordania che vivono in aree su cui vuole che Israele affermi la sua sovranità.

Una mossa del genere sarebbe inaccettabile per i Palestinesi.

Ciò che queste due visioni completamente diverse dello stato unico condividono è la convinzione che la soluzione dei due stati sia irraggiungibile.

Certamente l’OLP non sta completamente rinunciando all’idea dei due stati. Sta ancora percorrendo altre vie diplomatiche. Venerdì, per esempio, Erekat ha fatto appello agli stati membri della Lega Araba perché diano corso agli impegni presi in passato di interrompere ogni legame con i paesi che riconoscono Gerusalemme come capitale di Israele.

“Sappiamo che dobbiamo stare attenti che il mondo non ci fraintenda”, ha dichiarato Barghouti in un’intervista. “Se la soluzione dei due stati muore, sarà responsabilità di Israele, non dei Palestinesi. Ma se gli Israeliani la uccidono, che è ciò che stanno facendo ora, purtroppo con l’aiuto dell’amministrazione Trump, allora l’unica opzione per noi sarà quella di combattere il regime di apartheid e farlo crollare, il che significa un unico stato con uguali diritti per tutti”.

Sia i Palestinesi che gli Israeliani sono scettici riguardo alla possibilità che leader palestinesi come Erekat e Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, possano mai veramente abbandonare il processo di Oslo, al quale hanno consacrato le loro carriere e al quale devono il loro sostentamento.

Se e quando in Israele verrà eletto un governo più liberale, potrebbe anche resuscitare il processo di pace basato sui due stati.

Ma i costi e la difficoltà politica di ritirare gli Israeliani dalla Cisgiordania crescono con ogni famiglia di coloni che vi si trasferisce.

Daniel C. Kurtzer, un professore di Princeton che è stato ambasciatore in Egitto con l’amministrazione Clinton e in Israele sotto George W. Bush, ha fatto notare che circa 120.000 lavoratori palestinesi fanno i pendolari in Israele, i servizi di sicurezza palestinesi forniscono aiuto ad Israele nella protezione della sua popolazione e l’Autorità Palestinese solleva Israele dall’obbligo che grava sulla potenza occupante di prendersi cura dei rifugiati.

“Tutti noi diciamo ‘non accadrà mai, torneranno in sé’”, ha detto Kurtzer. “Ma quanto si può andare avanti con lo status quo? Ci sveglieremo un giorno e sarà di fatto un solo stato. È come in ‘Thelma e Louise’. Corri lungo l’autostrada e la vita è fantastica. Ma c’è un precipizio”.

David M. Halfbinger

Rami Nazzal ha contribuito con notizie da Ramallah, Cisgiordania, e Myra Noveck ha fornito ricerche da Gerusalemme.

2482.- L’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele rifiuta di approvare lo stato palestinese e dichiara di sostenere “un’autonomia estesa”

Tramonta il progetto dell’ONU dei due Stati, portato avanti, fra gli altri, da Federica Mogherini.  Una breve scansione:

Il nome “Palestina” fu usato da Erodoto nel V° secolo a.c.. Ufficialmente, fu adottato per la prima volta dall’impero romano, per la provincia di Palestina, appartenuta, poi, all’impero bizantino e, ancora, al califfato arabo omayyade e abbaside. Dopo l’Impero Ottomano, il 16 maggio 1916, con la firma dell’Accordo Sykes-Picot, Francia e Gran Bretagna decidono che il territorio della Palestina ottomana venga assegnato alla fine della guerra al Regno Unito, con mandato di tipo A, sotto controllo della Società delle Nazioni. Il 9 dicembre 1917, le truppe britanniche occupano gerusalemme e l’intera Palestina. Il mandato comincia formalmente nel 1920 e terminerà nel 1947, caratterizzato da varie rivolte da parte dei palestinesi contro la politica britannica nei confronti dell’autorizzazione del Regno Unito all’immigrazione ebraica e delle vendite di terreni ai migranti da parte dei latifondisti arabi. Il 29 novembre 1947, l’Assemblea Generale dell’ONU approva il Piano di partizione della Palestina. Agli arabi viene lasciata la minoranza del territorio dell’ex mandato britannico della Palestina e nel rimanente viene costituito lo Stato di Israele. Il diritto di esistenza di uno Stato di Palestina è riconosciuto da 136 paesi, anche se a vario titolo, dalle Nazioni Unite (secondo la risoluzione del 1948) e dall’Unesco, non dall’Italia.

Ci sono differenti progetti riguardanti un possibile stato palestinese

Il progetto “Sicurezza dei due Stati” (Two State Security), che colonizzerebbe la Palestina sotto il dominio di Israele, nonostante essa vi venga definita un territorio “sovrano”, e sotto l’occupazione USA permanente che sorvegli il fiume Giordano. A Gaza richiederebbe per prima cosa una riaffermazione del governo e del controllo della sicurezza di Gaza da parte dell’Autorità Palestinese, vista come una forza alleata che applichi misure di sicurezza interna in Cisgiordania e Gaza per conto di Israele.

La forma dei “due stati per due popoli”, pura e semplice, come premessa di una pace futura, prevede una obbligatoria “separazione dai palestinesi”, ma è, invece e in realtà, un luogo comune, che presuppone una rinuncia solenne e definitiva di entrambi, israeliani e arabi, a tutte le rivendicazioni sul territorio assegnato a ciascun altro dei due. Nelle trattative Israele ha sempre offerto e chiesto questa clausola “finale” fra le condizioni irrinunciabili e ha sempre ricevuto netti rifiuti. Per Israele questa “pace” sarebbe solo un armistizio svantaggioso. 

Qualcuno, nell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e la destra israeliana, incoraggiata dal fatto che Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele, comincia a sostenere la soluzione di un unico stato tra il fiume Giordano e il Mediterraneo.

La soluzione porta con se dei problemi di integrazione, che dovrebbero far riflettere quanti, anche tradendo il proprio mandato, sostengono che l’Europa e, sopratutto, l’Italia debbano assorbire milioni di africani, assolutamente privi di qualunque educazione civica e senza valori da poter offrire in contraccambio a quelli ricevuti. Per gli Israeliani, assorbire tre milioni di Palestinesi della Cisgiordania significa, infatti, o rinunciare alla democrazia o accettare la fine dello stato ebraico e della sua identità. Anche per i Palestinesi, significherebbe vivere in condizioni di sostanziale apartheid o di occupazione militare, perciò essi, vedevano con favore la soluzione dei due stati. Comunque, data la situazione di stallo, l’OLP si sta orientando a discutere se abbracciare soluzioni di ripiego, come anche la realizzazione dell’unico stato, rinunciando ad appoggiare uno stato palestinese accanto ad Israele, per la prima volta dal 1988.

Oggi, chiamando in causa problemi per la sicurezza, l’ambasciatore USA a Gerusalemme, Friedman afferma che uno stato palestinese in questa fase “è una minaccia esistenziale per Israele e per la Giordania”. In pratica, resuscita il progetto “Sicurezza dei due Stati”, cioè, la sicurezza prima di tutto – per Israele

La soluzione porta con se dei problemi di integrazione, che dovrebbero far riflettere quanti, anche tradendo il proprio mandato, sostengono che l’Europa e, sopratutto, l’Italia debbano assorbire milioni di africani, assolutamente privi di qualunque educazione civica e senza valori da poter offrire in contraccambio a quelli ricevuti. Per gli Israeliani, assorbire tre milioni di Palestinesi della Cisgiordania significa, infatti, o rinunciare alla democrazia o accettare la fine dello stato ebraico e della sua identità. Anche per i Palestinesi, significherebbe vivere in condizioni di sostanziale apartheid o di occupazione militare, perciò essi, vedevano con favore la soluzione dei due stati. Comunque, data la situazione di stallo, l’OLP si sta orientando a discutere se abbracciare soluzioni di ripiego, come anche la realizzazione dell’unico stato, rinunciando ad appoggiare uno stato palestinese accanto ad Israele, per la prima volta dal 1988.

Questo progetto è stato elaborato dal Forum sulle Politiche di Israele (IPF), un gruppo di pressione con sede a New York fondato nel 1993 su iniziativa del Primo Ministro Yitzhak Rabin al fine di promuovere il processo di pace di Oslo. Poco dopo l’inizio del suo mandato nel 2009, il Presidente Obama adottò la “Roadmap” per il Medio Oriente dell’IPF. Lo abbiamo definito la definitiva colonizzazione della Palestina, perché, tra le raccomandazioni del piano, leggiamo la completa smilitarizzazione della Palestina nonostante essa venga definita un territorio “sovrano”, un’infrastruttura per la sorveglianza delle frontiere ed una presenza militare statunitense permanente che sorvegli il fiume Giordano, non molto distante dall’Iran, molto simile alla presenza USA fra i Curdi.

Friedman rifiuta di approvare lo stato palestinese e dichiara di sostenere “un’autonomia estesa”.

David Friedman
David FriedmanJIM WATSON / AFP

L’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele David Friedman ha dichiarato in un’intervista della CNN che gli Stati Uniti “non sono pronti a parlare dello stato palestinese” poiché costituirebbero una minaccia alla sicurezza esistenziale per Israele e Giordania.
Alla domanda della giornalista Christiane Amanpour se gli Stati Uniti sono impegnati in una soluzione a due stati, Friedman ha dichiarato: “Crediamo nell’autonomia palestinese, crediamo nell’autogoverno palestinese. Crediamo che l’autonomia dovrebbe essere estesa fino al punto in cui interferisce con la sicurezza israeliana “.
Citando preoccupazioni per la sicurezza, Friedman ha affermato che uno stato palestinese in questa fase “è una minaccia esistenziale per Israele, per la Giordania”, sostenendo che sarebbe diventato un hub per i gruppi terroristici.

Trump non darà a Netanyahu la West Bank come regalo di rielezione. A causa dell’Iran

Friedman ha detto: “L’ultima cosa di cui il mondo ha bisogno è uno stato palestinese fallito. In questo momento il governo palestinese è estremamente debole “, ha aggiunto, che l’amministrazione degli Stati Uniti vuole che i palestinesi abbiano un’economia e si governino da soli.

Friedman ha anche respinto una soluzione a stato unico composto da una unica cittadinanza e con pari diritti per tutti i residenti di Israele, Cisgiordania e Striscia di Gaza. “Non credo che qualcuno responsabile in Israele stia spingendo per una soluzione a uno stato unico… Non penso che ci sia un serio movimento politico in Israele per una soluzione a uno stato, e non credo che nessuno degli atti che Israele ha compiuto o che abbiamo deciso negli ultimi due anni ci sta portando a un tal punto “, ha detto.

 A giugno, l’inviato per il Medio Oriente di Friedman e del presidente Donald Trump Jason Greenblatt ha aperto un tunnel che corre sotto un villaggio palestinese a Gerusalemme est durante una cerimonia che inaugura un progetto archeologico di coloni. 

Sempre a giugno, Friedman ha dichiarato al New York Times che Israele ha il diritto (se lo dice lui! net) di annettere parti della Cisgiordania. Il commento segue la promessa elettorale del primo ministro Benjamin Netanyahu di annettere il territorio, su cui Israele ha mantenuto il controllo da quando è stato conquistato alla Giordania nella guerra del 1967.

1859.- Palestinesi: come ottenere una vita migliore

C’ERA UNA VOLTA LA PALESTINA. La sinistra non si batte più per i palestinesi. Dedita com’è all’assalto del Governo, non usa più le bandiere di riserva, eppure: In questo agone politico italiano che accompagna il Governo Conte e le sacrosante iniziative dei suoi ministri, abbiamo visto passare due video di soldati israeliani in servizio d’ordine: uno, ributtante, dell’assassinio da parte loro di una cittadina palestinese inerme, anche colpita alle spalle e dopo il controllo e un’altro del tentativo di altri due giannizzeri israeliani di sequestrare un bimbo palestinese di tre anni alle mani del padre. In entrambi i casi, l’assenza di qualsivoglia minaccia per i soldati, ha fatto riflettere sul disprezzo di Israele per la vita umana, sulla impossibilità di sostenere il popolo ebraico in nome di un altrettanto olocausto e sulla gravità emergenziale della situazione in Palestina. E’ proprio questo che anima gli spiriti contro il sionismo ed il suo problema: la sua visione egemonica e razzista dell’unica razza e dell’unica religione, che hanno trovato sostegno nella finanza mondiale e nel ripudio della violenza islamica da parte dei suoi vicini. A nulla è valsa l’irritazione di Benjamin Netanyahu per la diffusione virale dei due video, anzi! Un’idea di quale sia la situazione di Gaza ce la dà Bassam Tawil, un corrispondente arabo musulmano dell’Istituto Gatestone, che risiede in Medio Oriente e che ho tradotto per noi.

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Centinaia di manifestanti palestinesi sono scesi nelle strade di Ramallah il 13 giugno per condannare le sanzioni applicate alla Striscia di Gaza dal presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas. Su istruzioni di Abbas, dozzine di poliziotti palestinesi hanno attaccato i manifestanti con forza bruta, usando bastoni e gas lacrimogeni. (Fonte dell’immagine: screenshot del video di Wattan)

“È diventato più sicuro dimostrare contro Israele che contro Abbas o contro le Autorità palestinese: Almeno, Israele è un paese con un’ordine pubblico e lì hanno organizzazioni per i diritti umani e un potente sistema mediatico e giudiziario. Possiamo solo continuare a sognare di avere qualcosa di simile a ciò che hanno gli ebrei “. – Così, un’attivista palestinese.
Alla fine di ogni giornata, i palestinesi sanno che la lotta per il potere tra l’Autorità palestinese e Hamas non è tra buoni e cattivi, ma tra cattivi e cattivi. Questi cattivi non sono diversi dalle altre dittature arabe che schiavizzano e uccidono la loro gente.
Nelle ultime due settimane, i palestinesi hanno ricevuto un altro segnale del fatto che vivono sotto dei regimi non democratici, che non hanno alcun rispetto delle libertà pubbliche o, ancora, meno.

I regimi dell’Autorità Palestinese (AP) in Cisgiordania e di Hamas nella Striscia di Gaza non perdono mai l’occasione per ricordare al loro popolo le terribili conseguenze che attendono chiunque parli contro i leader. Entrambi i due regimi palestinesi hanno costretto il loro popolo a ingoiare il rospo da molti anni.

Tuttavia, alcuni palestinesi appaiono sorpresi ogni qualvolta l’Autorità Palestinese o Hamas mandano i loro poliziotti a “rompere” (o, più precisamente, a rompere le ossa) una manifestazione a Ramallah o nella Striscia di Gaza.

Le strade di Ramallah e di Gaza City mostrano, ancora una volta, che la vera tragedia dei palestinesi negli ultimi cinquant’anni è stata determinata dalla loro leadership fallita e corrotta, che continua a trascinarli da un disastro all’altro; una leadership che non offre mai loro alcuna speranza; che ha radicalizzato e lavato il cervello alla sua gente; che ruba ampie porzioni degli aiuti finanziari forniti dalla comunità internazionale e che non ha portato loro altro che dittatura e repressione.

L’Autorità palestinese ha quasi 25 anni, e continua a comportarsi come una dittatura corrotta. Come la maggior parte dei regimi arabi, la PA ei suoi leader hanno tolleranza zero per qualsiasi forma di critica.

Chiedete ai giornalisti, ai blogger e agli esperti palestinesi in Cisgiordania e vi risponderanno (in privato e in modo anonimo, perché vorrebbero salvare le loro pelli) come l’Autorità Palestinese sta sopra di loro e impone severe restrizioni al loro lavoro. Solo lo scorso anno almeno 11 giornalisti e attivisti politici palestinesi sono stati arrestati o convocati per essere interrogati dalle forze di sicurezza palestinesi in Cisgiordania. L’accusa: esprimere varie forme di critica contro l’Autorità palestinese o uno dei suoi alti funzionari, incluso, ovviamente, il presidente Mahmoud Abbas.

All’inizio di questo mese, l’Autorità palestinese ha compiuto un ulteriore passo avanti nel dimostrare ai suoi elettori quale fosse la natura della dittatura. Centinaia di palestinesi stavano organizzando una manifestazione pacifica nel centro di Ramallah per chiedere ad Abbas di revocare le sanzioni che aveva imposto alla Striscia di Gaza un anno prima. Le sanzioni, che hanno gravemente aggravato la crisi economica nella Striscia di Gaza, includevano licenziare migliaia di dipendenti pubblici della PA e privare dell’assistenza sociale molte famiglie. Abbas ha anche rifiutato di pagare l’elettricità e le cure mediche che Israele (il cattivo) fornisce ai palestinesi nella Striscia di Gaza.

Abbas vuole che la Striscia di Gaza sia il problema di Israele, dell’Egitto e del resto del mondo.

Abbas ha posto le sanzioni sulla striscia di Gaza nella speranza che i palestinesi colpiti si ribellassero contro il suo nemico Hamas. Finora, tuttavia, le sue strategie sembrano essere fallite. Hamas è ancora al potere e non si vede quasi nessuna vera sfida al suo dominio sulla Striscia di Gaza. Inoltre, Abbas non vuole assumersi alcuna responsabilità per il suo popolo nella Striscia di Gaza; vuole che la Striscia di Gaza sia il problema di Israele, dell’Egitto e del resto del mondo. Chiunque pensi che Abbas sia desideroso di tornare nella Striscia di Gaza vive in un mondo di favole. (Hamas ha espulso l’Autorità Palestinese e Abbas dalla striscia di Gaza nel 2007).

A Abbas non piace essere ricordato della sua responsabilità per quello che molti descrivono come una crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, e non vuole che nessun palestinese protesti contro le misure punitive che ha imposto alla Striscia di Gaza.

Innanzitutto, Abbas ha emanato una direttiva che proibiva ai palestinesi di protestare nelle principali città della West Bank.

La sua direttiva, tuttavia, non ha impedito a centinaia di attivisti palestinesi di recarsi nelle strade di Ramallah il 13 giugno per condannare le sanzioni di Abbas. Quello che doveva essere una protesta pacifica si è rivelato uno dei più violenti scontri tra le forze di sicurezza e i dimostranti contrari ad Abbas, il cui unico crimine è stato quello di chiedere al loro leader di revocare le sanzioni che ha imposto alla Striscia di Gaza.

I palestinesi in Cisgiordania stanno anche cercando di mostrare solidarietà con i loro fratelli nella Striscia di Gaza. Sembra che comincino a rendersi conto che Abbas, invece di aiutare la popolazione nella Striscia di Gaza, li sta effettivamente punendo tagliando i loro stipendi e negando loro aiuti medici e umanitari. La protesta di Ramallah è arrivata anche tra le crescenti critiche (principalmente dalla Striscia di Gaza) che attribuiscono ai palestinesi della Cisgiordania l’indifferenza per le sofferenze dei loro fratelli nella Striscia di Gaza.

Su istruzioni di Abbas, dozzine di poliziotti palestinesi, sia in uniforme che in abiti civili, hanno attaccato i manifestanti con forza brutale, usando bastoni e gas lacrimogeni. Più di 44 manifestanti sono stati arrestati e 20 sono stati feriti. La brutalità, tuttavia, non si è conclusa qui. In seguito, i poliziotti palestinesi hanno fatto irruzione negli ospedali e nelle cliniche a Ramallah per arrestare palestinesi feriti, sospettati di aver preso parte alla protesta pacifica. Almeno cinque giornalisti palestinesi e stranieri sono rimasti feriti durante l’assalto della polizia, mentre, a molti altri, hanno sequestrato le loro macchine fotografiche e altri dispositivi.

“L’Autorità palestinese ha attraversato tutte le linee rosse”, ha detto un manifestante palestinese che è stato picchiato dai poliziotti palestinesi durante la manifestazione. “Ci hanno trattato come se fossimo il più grande nemico dei palestinesi, non abbiamo idea del perché hanno usato questa forza contro di noi, questo è un vero crimine e una violazione dei diritti umani palestinesi”.

L’Autorità Palestinese avrebbe giustificato il suo brutale attacco contro i manifestanti pacifici, sostenendo che i manifestanti non avevano ottenuto un permesso per la loro protesta. Ma da quando i palestinesi hanno bisogno di un permesso dai loro leader per dimostrare? Bene, in questo caso hanno bisogno di un permesso perché la protesta era diretta contro l’Autorità Palestinese e contro Abbas.

Dimostrare contro Israele o contro gli Stati Uniti e bruciare bandiere, manifesti di leader israeliani e americani non richiede un permesso da parte della leadership palestinese a Ramallah. In effetti, i leader palestinesi, a Ramallah, hanno avuto un ruolo importante nel suscitare manifestazioni anti-israeliane e anti-americane, specialmente negli ultimi mesi. Ma, una cosa è gridare i canti contro gli Stati Uniti e contro Israele, un’altra storia completamente diversa è quando un palestinese urla contro i suoi leader. Un tale palestinese sarebbe davvero fortunato se finisse in ospedale con solo un arto rotto.

Quindi Abbas, che sta già punendo il suo popolo nella Striscia di Gaza con il pretesto di combattere Hamas, ora sta dicendo al suo popolo in Cisgiordania di tenere per sé le proprie opinioni, oppure, pagare per la trasgressione e l’impudenza con teste rotte e ossa rotte.

L’avvertimento di Abbas è stato echeggiato da uno dei suoi alti funzionari, Akram Rajoub, che funge da “governatore” della città di Nablus in Cisgiordania. In un video pubblicato sui social media, dopo il violento incidente di Ramallah, Rajoub è visto e sentito minacciare qualsiasi palestinese che dimostri contro il presidente Abbas:

“Malediremo il padre di chiunque protesterà … D’ora in avanti, non avremo paura e non ci interessa, risponderemo a chiunque ci maledirà e danneggerà la nostra dignità. Maledetto sia il padre di coloro che dice brutte cose su di noi! ”

Le minacce di Rajoub, che suonano più come il linguaggio di un teppista di strada che un alto funzionario, sono venute in risposta alle diffuse critiche alla brutale violenza dell’Autorità Palestinese contro i manifestanti di Ramallah. La sua minaccia è vista come un tentativo di dissuadere altri palestinesi dal denunciare le sanzioni di Abbas sulla Striscia di Gaza.

Le minacce di Rajoub rappresentano una massiccia presa in giro della verità da parte dell’Autorità palestinese. Da un lato, Abu Mazen e i suoi funzionari continuano a ritenere Israele responsabile della miseria dei palestinesi nella Striscia di Gaza e chiedono alla comunità internazionale di condannare Israele per le sue politiche di difesa dagli attacchi (dalla Striscia di Gaza), mentre è, infatti, lo stesso Abbas che è in gran parte responsabile dell’attuale crisi. È a causa di Abbas, e non di Israele, che i palestinesi nella striscia di Gaza ricevono solo quattro o cinque ore di elettricità ogni giorno. È a causa di Abbas, e non di Israele, che decine di migliaia di impiegati palestinesi non hanno ricevuto salari negli ultimi mesi. È a causa di Abbas, e non di Israele, che gli ospedali nella Striscia di Gaza non hanno medicine e attrezzature mediche.

Queste sono solo alcune delle verità scomode che Abbas e i suoi compari di Ramallah non vogliono che il mondo sappia o che i palestinesi ne parlino. Ecco perché Abbas ha mandato i suoi poliziotti a Ramallah per picchiare i manifestanti, il cui unico crimine era che avevano osato invocare il loro leader per rimuovere le sanzioni nella Striscia di Gaza.

Per ora, Abbas sembra aver raggiunto il suo obiettivo di mettere a tacere e intimidire i suoi critici. Le scene violente per le strade di Ramallah, il 13 giugno, sono state un deterrente sufficiente. Come ha commentato un attivista palestinese:

“È diventato più sicuro dimostrare contro Israele che contro Abbas o l’Autorità Palestinese. Israele è, almeno, un paese con un ordine pubblico e hanno organizzazioni per i diritti umani e un potente sistema mediatico e giudiziario.Possiamo solo continuare a sognare di avere qualcosa di simile a ciò che hanno gli ebrei. “

Il fatto che Abbas stia organizzando un one-man show in Cisgiordania e stia reprimendo le libertà pubbliche non significa che i suoi rivali ad Hamas siano migliori. A volte, infatti, è difficile distinguere tra il regime di Abbas e quello di Hamas. I due usano spesso le stesse tattiche per imporre il terrore e l’intimidazione alla loro gente. Hamas è cattivo, ma chi ha detto che l’Autorità Palestinese è buona?

Le scene che abbiamo visto per le strade di Ramallah a metà giugno sono state replicate a Gaza City pochi giorni dopo, quando Hamas ha usato la stessa tattica per spezzare una protesta pacifica. Il 18 giugno, i poliziotti e i miliziani di Hamas hanno attaccato un gruppo di palestinesi che stavano organizzando una protesta pacifica per chiedere l’unità palestinese. Ancora una volta, diversi palestinesi sono finiti in ospedale, mentre decine di altri sono stati arrestati da Hamas. Anche Hamas ha giustificato l’uso della forza sostenendo che i manifestanti non avevano ottenuto un permesso adeguato.

Sia a Ramallah che a Gaza, l’Autorità Palestinese e Hamas sono riusciti a inviare un messaggio alla loro gente che chiunque parlerà contro il suo leader avrà le sue ossa o il suo cranio rotto. Hamas e l’AP si disprezzano a vicenda e, in senso figurato e letterale, si sono fatti a pezzi a vicenda nell’ultimo decennio. Questi cattivi non sono diversi dalle altre dittature arabe che schiavizzano e uccidono la loro gente.

Chiunque pensi che Mahmoud Abbas sia desideroso di tornare nella Striscia di Gaza, vive in un mondo di favole.
Se i palestinesi volessero, veramente, aspirare a una una vita migliore, la prima cosa che dovrebbero fare è liberarsi dei “leader” che hanno distrutto le loro vite.

di Bassam Tawil

Intanto, il braccio armato di Hamas, le Brigate di Ezzedin al Qassam,scatena la ritorsione di Israele. Paga sempre il popolo palestinese.

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Tensione sempre più alta, ieri, tra israeliani e palestinesi. Una pioggia di razzi, da Gaza a Israele, sono caduti nella notte. L’esercito israeliano ha reagito bombardando 25 obiettivi di Hamas nella Striscia. Durante la notte è stata un’escalation continua anche in risposta al lancio di aquiloni incendiari palestinesi. Secondo l’esercito israeliano, i gruppi armati palestinesi hanno lanciato “più di 45 razzi e proiettili di mortaio contro obiettivi civili israeliani”. Il braccio armato di Hamas, le Brigate di Ezzedin al Qassam, ha rivendicato le azioni. Gli allarmi anti-aerei sono risuonati in diverse zone israeliane vicino a Gaza, i consigli regionali di Eshkol, Shaar HaNegev, Lakhish e Hof Ashkelon e la zona industriale di Ashkelon. Sette razzi sono stati intercettati dal sistema antimissile Iron Dome, e tre, ha fatto sapere un portavoce dell’esercito, sono atterrati all’interno della Striscia di Gaza. Le autorita’ hanno deciso che le scuole rimarranno aperte, ma hanno aumentato le misure di sicurezza. I bombardamenti israeliani invece, secondo fonti sanitarie a Gaza, hanno causato almeno tre feriti.