Archivi categoria: Massoneria

6188.- La pista dell’attentato al Teatro Corcus punta decisamente in Ucraina. Troppo.

Un commento

Sul perché gli investigatori non hanno voluto identificare i mandanti con il governo ucraino si possono fare tante ipotesi. La prima è che farebbe scattare il rullo compressore dell’Armata russa, che dobbiamo ancora vedere. Travolgerebbe l’Ucraina e, inevitabilmente, entrerebbe in contatto con la Nato, che, forse, era un obiettivo, sbaragliandola, fino almeno a invadere la Francia. Vedremmo l’impiego delle armi nucleari, prima tattiche e poi… . Putin è tutt’altro che sciocco e non cadrà nel tranello, ma neanche si lascia volare la mosca al naso e ha denunciato chiaro e subito che la matrice è ucraina. Ma ucraina di chi? Vedrei – non so perché – Londra e Washington e la corsa finale del burattino Zelensky per la vendetta santa e inevitabile e per la condizione di un’apertura seria di trattative di pace, necessaria per affrontare ben altri teatri. Tralascio le aspettative di un crollo di consensi intorno a Vladimir Putin. Qui, in Ucraina, l’Europa ha perso, andrei cauto sulla vittoria di Putin, ma la Casa Bianca non ha vinto.

Sposo tutte le considerazioni di Gianluca Napolitano sugli attentatori.

Muhammad, sarebbe la mente o, comunque, uno dei possibili leader della stragedell’attentato a Mosc

Chi c'è dietro Muhammad, la mente dell'attentato a Mosca: gli scritti, i disegni e le incitazioni che lo legano all'Islam

Vi sembra uno capace di battere tutti i livelli di intelligence della Federazione Russa? 

Strage a Mosca, uno dei presunti terroristi seduto in tribunale col volto tumefatto: "Non parla russo"

E questo, con quella faccia innocente? Sarebbero questi i sicari, giunti a Mosca con la cicogna dall’Ucraina, pardon, dal Tagikistan, che, senza destare sospetti, si sono mossi, come fossero nel giardino di casa loro, nel Crocus City Hall, vi hanno depositato armi, bombe, tute e munizioni; che hanno stabilito contatti per la fuga tutti insieme da Mosca in Ucraina, senza saper parlare una parola di russo.

Da nova-project un Post di Gianluca Napolitano. L’articolo.

Più passano le ore più risultano evidenti le tracce che portano univocamente ad esecutori tagiki, ma ingaggiati e pagati da qualcuno in Ucraina.

Qualcuno che però gli investigatori non hanno voluto identificare con il governo ucraino ma con elementi non meglio identificati.

Ci sono intercettazioni telefoniche e il tracciato del percorso dei pagamenti a quelli che dovevano essere dei martiri islamici, ma che in realtà erano killer prezzolati ben intenzionati a salvare la pelle (anche se con le idee poco chiare su come riuscirci).

Sono troppe le cose che non tornano.

Il fatto che gli attentatori si dirigessero verso l’Ucraina – chiaramente verso un punto di estrazione del commando – è il primo indizio che c’è qualcosa che non quadra.

È chiaro che agivano secondo istruzioni precise che qualcuno gli ha dato.

Così come altrettanto chiaro che erano istruzioni destinate a mandarli al massacro, perché se vuoi salvare la pelle dopo una strage del genere, l’ultima cosa che puoi farti venire in mente è di rimanere tutti insieme e tutti insieme – senza neppure cambiarsi d’abito – intrupparsi su una singola vettura (comprata, neppure noleggiata) e dirigersi dritti dritti a massima velocita su una autostrada che porta verso uka frontiera fra due paesi in guerra.

Sono stati indirizzati lì appositamente. E sicuramente qualcuno ha anche avvisato le autorità russe di quale fosse la vettura.

Questo può trovare una giustificazione nel desiderio da parte dei committenti dell’attentato di eliminare gli esecutori in modo che non lasciassero tracce, ma il fatto stesso che si dirigessero verso la frontiera Ucraina è già una traccia di per sé.

Nessuno può essere così ingenuo da non rendersi conto di questa cosa banale.

Quindi i mandanti dell’attentato volevano che la prima traccia portasse verso l’Ucraina. Una volta messi gli investigatori in quella direzione, hanno trovato rapidamente tutta una serie di molliche di pane lasciate dal misterioso Pollicino e che portano tutte sempre più all’interno dell’Ucraina e delle sue ramificazioni sotterranee.

Troppe molliche lasciate sul percorso per non essere un percorso guidato e voluto.

A questo punto dobbiamo fare due considerazioni semplici semplici.

Chi è che viene favorito da questo attentato di risonanza mondiale?

  • Gli americani sicuramente no perché hanno fatto una pessima figura partendo troppo d’anticipo con la attribuzione delle responsabilità. 

6174.- Da Mosca un messaggio di orrore del nemico che avanza

Dio ci ha lasciato.

Comincerei da qui: La Guerra Fredda non si è mai conclusa. Prima di invadere l’Ucraina, già colonizzata, Putin vietò per decreto l’ingresso in Russia a una famiglia dell’altissima finanza; poi, la Federazione Russa è entrata in guerra ed è in campo contro i potenti che comandano anche a Washington. Putin sta vincendo e ogni ipotesi è possibile. Catturato uno dei terroristi, un AK-47 e presa una loro auto. Pochi altri i segnali da cui partire, a parte gli obiettivi che potrebbero giustificare la bestialità della strage, oppure, la fonte degli allarmi lanciati da Washington, l’ultimo, due settimane fa; si faceva il nome dell’Isis-K, ma perché a Mosca? C’è una rivendicazione poco credibile: Depistaggio? Chissà? Il teatro Crocus City Hall si stava riempiendo, con i suoi 6.200 posti, quando sono apparse 5 bestie e le raffiche dei mitra hanno iniziato a uccidere. Un bilancio provvisorio parla di almeno 60 morti e 145 feriti, anche bambini; ma ancora una volta la vera vittima è l’umanità.

Mario Donnini

Strage al Crocus City Hall di Mosca, chi sono i terroristi dell’Isis della rivendicazione: «Gli Usa avevano avvertito Putin»

Tratto da Open, di Alessandro D’Amato, 23 marzo 2024

Lo Stato Islamico. Le foto dei terroristi in fuga. L’allarme di Washington, l’Isis-K, la Siria, la Russia

Il bilancio della strage al Crocus City Hall di Krasnogorsk vicino a Mosca è salito a 62 morti secondo i media russi. Il ministero delle emergenze russo ha pubblicato un elenco aggiornato di nomi dei feriti, che comprende 99 persone. In totale, secondo fonti ufficiose, sarebbero 145 tra cui cinque bambini. Mentre i servizi segreti degli Stati Uniti hanno confermato le responsabilità dell’Isis-K. Gli Usa sostengono di aver avvertito la Russia del pericolo attentati nelle scorse settimane. Il gruppo jihadista dello Stato Islamico ha rivendicato l’attentato. Il presidente Vladimir Putin ha augurato una pronta guarigione ai feriti, mentre secondo un video pubblicato dall’ufficio stampa del ministero delle emergenze russo i terroristi erano armati con kalashnikov e avevano munizioni in abbondanza.

La rivendicazione dello Stato Islamico

Tra le armi ritrovate dal servizio di sicurezza russo che indaga sulla strage c’è infatti un kalashnikov personalizzato e una cintura piena di caricatori. Lo Stato Islamico ha rivendicato la responsabilità dell’attacco con un comunicato su Telegram dell’agenzia Amaq, collegata al gruppo. Secondo una prima ricostruzione dei fatti almeno cinque uomini armati hanno iniziato a sparare sui civili nella Crocus City Hall poco prima del concerto del gruppo rock Picnic. Il teatro vedeva esauriti tutti i suoi 6.200 posti. Un altro filmato mostra le persone che prendono posto nella sala e poi corrono verso le uscite mentre cominciano i colpi d’arma da fuoco. Altri video mostrano uomini che sparano a gruppi di persone. Un testimone ha detto alla Reuters ha parlato di «raffiche di spari» partite dalle sue spalle all’inizio dell’attacco. «Poi è iniziata una fuga precipitosa, tutti urlavano, tutti correvano», ha proseguito.

Le foto dei terroristi

Dopo l’attentato si è sviluppato un incendio al Crocus City Hall di Mosca. Gli elicotteri hanno cercato di domare le fiamme, mentre l’agenzia di stampa statale Ria ha avvisato del pericolo di crollo dell’edificio. Alcuni media russi hanno pubblicato foto sgranate di due dei presunti attentatori a bordo di un’auto bianca che sembrerebbe una Renault. L’Isis-K ha fatto sapere che i suoi combattenti hanno attaccato alla periferia di Mosca «uccidendo e ferendo centinaia di persone e distruggendo il luogo dell’attentato prima di ritirarsi sani e salvi nei loro covi». Putin ha cambiato il corso della guerra civile siriana intervenendo nel 2015 al fianco del presidente Bashar al-Assad contro l’opposizione e lo Stato Islamico. Due settimane fa l’ambasciata americana in Russia aveva avvertito le autorità che alcuni estremisti stavano valutando piani d’attacco imminenti a Mosca.

L’allarme dell’intelligence Usa

L’ambasciata Usa ha lanciato l’allarme qualche ora dopo che l’Fsb russo aveva annunciato di aver sventato un attacco alla sinagoga della capitale. «Consigliamo vivamente ai cittadini statunitensi che si trovano a Mosca di evitare l’area, seguire le istruzioni dei servizi di sicurezza locali e tenere d’occhio gli aggiornamenti dei media», aveva scritto in un comunicato rivolto ai connazionali l’ambasciata. Dopo l’attacco la Russia ha rafforzato la sicurezza negli aeroporti, negli snodi dei trasporti e in tutta Mosca, una vasta area urbana che comprende oltre 21 milioni di persone. Tutti gli eventi pubblici su larga scala sono stati cancellati in tutto il paese. Secondo alcune fonti di intelligence che hanno parlato alla tv americana Cbs gli avvertimenti degli Usa sull’attentato partono dallo scorso novembre.

Chi sono i terroristi di Krasnogorsk

Il governatore di Mosca Andrei Vorobiov ha detto che l’incendio dell’auditorium di Krasnogorsk è stato praticamente domato, ma il tetto della struttura è crollato. La strage parte da lontano. Il 3 marzo scorso il Fsb aveva annunciato di aver ucciso sei sospetti jihadisti in un’operazione in Inguscezia nel Caucaso settentrionale. Quattro giorni dopo i servizi segreti avevano fermato un attacco alla sinagoga di Mosca da parte di una cellula dell’Isis-K nella provincia di Kaluga. Il giorno dopo era partito l’avvertimento delle ambasciate occidentali, tra cui quella Usa. L’agenzia di stampa Agi dice che il ramo dell’Isis in Russia si chiama Wilayat al Quqaz e l’ha fondato l’estermista Rustam Asildarov nel 2015. Il governo russo l’ha ucciso in Daghestan nel dicembre 2016. Il 5 settembre scorso l’Isis ha rivendicato un attentato vicino all’ambasciata russa di Kabul.

L’Isis-K, la Siria, la Russia

Attualmente i talebani al potere in Afghanistan sono rivali dell’Isis. L’intervento russo è stato fondamentale in Siria per aiutare il governo della Siria contro i ribelli. I jihadisti delle repubbliche russe del Caucaso attivi in Siria sono poi tornati in Russia dopo il conflitto, costituendo una minaccia per Mosca. A questo si aggiungono le tensioni nel Sahel. L’instabilità nell’Africa Occidentale ha dato vita a colpi di stato filo-russi in Niger, Mali e Burkina Faso. In questi paesi i mercenari della Wagner hanno ingaggiato la lotta allo Stato Islamico e anche ai gruppi fedeli ad Al Qaeda, che controllano pezzi di territorio.

Putin e il ricatto

Putin aveva definito un «ricatto» l’avvertimento dell’Occidente su possibili attacchi terroristici nel Paese. Il leader russo aveva ricordato le «recenti dichiarazioni provocatorie di alcune strutture ufficiali occidentali su possibili attacchi terroristici in Russia» e aveva commentato: «Sembra un vero e proprio ricatto e un tentativo di intimidire e destabilizzare la nostra società». Aggiungendo: «L’Occidente ha praticato l’uso di tutti i tipi di gruppi terroristici radicali transfrontalieri nei suoi interessi e ha incoraggiato la loro aggressione contro la Russia».

ISIS claims responsibility for the terror attack in Moscow

Immagine

Secondo quanto segnalato dal canale Telegram russo Baza, il messaggio dell’Isis che rivendica la strage non sarebbe originale: «L’annuncio utilizza un modello che lo Stato Islamico non utilizza da anni. I canali ufficiali del gruppo terroristico non fanno menzione all’attacco».

Secondo l’intelligence militare ucraina, la sparatoria di Mosca sarebbe stata una «provocazione di Putin». L’attacco e l’interrogativo dal Cremlino alla Casa Bianca: «Come fanno a dire che Kiev non c’entra?»

Semplice! gli USA coordinano ogni attività di Kiev.

Da Kiev arriva netta la presa di distanza dalla strage alla Crocus city hall di Mosca, con l’ufficio di presidenza di Volodymyr Zelensky che assicura di «non avere nulla a che fare» con l’attacco alla periferia della capitale russa da parte di un commando di uomini in mimetica che hanno fatto fuoco sulla follo con armi automatiche. A ribadire l’estraneità di Kiev è stato anche il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak: «L’Ucraina non ha mai utilizzato metodi di guerra terroristici». Per Kiev «è importante condurre operazioni di combattimento efficaci, azioni offensive per distruggere l’esercito regolare russo». E lo stesso ha fatto da subito Washington, con il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby che ha dichiarato: «Non c’è alcun segno al momento del coinvolgimento dell’Ucraina o di ucraini nella sparatoria a Mosca».

Le accuse al Cremlino

Negano di essere coinvolti anche i Volontari russi della Rvc, l’unità paramilitare che combatte a sostegno delle forze ucraine al confine tra Russia e Ucraina. E lo stesso ha fatto la Legione russa della Libertà, il gruppo di combattenti che spesso ha messo a segno incursioni lungo il confine con la Russia: «La Legione non combatte i civili russi», ha detto il gruppo di su Telegram puntando il dito contro il Cremlino e il «regime terroristico di Putin» che avrebbe «preparato questa sanguinosa provocazione». Accusa che già era partita dall’intelligence del ministero della Difesa ucraina, con il portavoce Andriy Yusov che a Ukrainska Pravda ha parlato di una «provocazione deliberata da parte dei servizi speciali di Putin, dalla quale la comunità internazionale aveva messo in guardia. Il tiranno del Cremlino ha iniziato la sua carriera con questo e vuole finirla con gli stessi crimini contro i suoi stessi cittadini».

E, come accadde per i gasdotti sabotati, gli opinionisti avranno di che inventare. Ne sentiremo di ogni sorta.

Tra i primi a sollevare il sospetto che ci possano essere gli ucraini dietro la strage di Mosca è stato il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, che ha minacciato Kiev: «La Russia ucciderà i leader ucraini se sono coinvolti nell’attentato a Mosca. Se fosse accertato che dietro ci sono terroristi del regime di Kiev… dovranno essere tutti trovati e uccisi senza pietà. Compresi i leader dello Stato che ha commesso tali atrocità». Sospetti rilanciati anche dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che dopo le dichiarazioni dagli Stati Uniti sull’estraneità di Kiev ha attaccato: «Quali ragioni hanno i funzionari di Washington per dire che qualcuno non è coinvolto nella tragedia? Se gli Stati Uniti hanno o avevano dati affidabili al riguardo, questi dati devono essere immediatamente condivisi con la parte russa. E se non ha informazioni, la Casa Bianca non ha il diritto di pronunciare assoluzioni nei confronti di nessuno».

Strage a Mosca, l’Isis rivendica l’attacco. Caccia agli attentatori alla guida di una Renault bianca.

di Redazione Open, 22 marzo 2024 – 22:30

L’Isis ha rivendicato la strage alla Crocus city hall di Mosca in cui sono state uccise almeno 70 persone e ferite 100. In un comunicato diffuso su Telegram, il gruppo terroristico ha dichiarato di aver «attaccato un grande raduno… alla periferia della capitale russa Mosca». Tuttavia, c’è chi ritiene che il messaggio non sia originale. Intanto le forze speciali russe hanno arrestato uno dei cinque membri del commando che ha attaccato la sala da concerto Crocus city hall. Secondo Baza su Telegram altri quattro sarebbero riusciti a scappare, mentre la Fsb conferma di essere impegnata in operazioni di «ricerca e indagine». Il commando di cinque persone in tuta mimetica ha fatto irruzione e sparato contro la folla, prima dell’inizio del concerto del gruppo rock Picnic. Intanto il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin ha annullato tutti gli eventi pubblici previsti nel weekend.

Le autorità starebbero cercando l’auto nella quale sarebbero scappati gli attentatori, una Renault bianca. La foto dell’auto, così come quella degli uomini alla guida, è stata pubblicata dai canali Telegram Baza e RIA.

Guardateli.

6162.- Servizi segreti vaticani

di Jason Ventitre Deglianelli

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è main-qimg-33711c90eb846fa0b87c947bbc3e5284

Periodicamente vengono alla luce tracce di operazioni segrete del Vaticano, che nega le sue attività di intelligence. A cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta, un’ondata di arresti di spie cattoliche di alto rango si diffuse in tutta Europa.

In Bulgaria uno di loro è stato condannato a morte; grandi gruppi furono esposti in Cecoslovacchia e Polonia. I monasteri cattolici fungevano da depositi di armi e rifugi per spie e terroristi. Il denaro della mafia veniva riciclato attraverso il tesoro vaticano (“Istituto per gli affari religiosi”): in collaborazione con la mafia e la loggia massonica P-2, il Vaticano sponsorizzò il traffico di armi e droga, i regimi filoamericani in America Latina e i regimi anti-americani. Forze sovietiche nell’Europa orientale.

È interessante notare che nell’intera storia dell’intelligence, solo l’agente sovietico I. Grigulevich, che lavorava sotto il nome di Theodore Castro, riuscì a penetrare in Vaticano. Per quanto riguarda gli archivi vaticani, si possono solo immaginare le informazioni ivi nascoste; se usciranno probabilmente la storia sarà da riscrivere daccapo

6125.- Schillaci! Meloni! col trattato pandemico ci rubate la sovranità.

Con Sunak…Fra le 4 donne più potenti! Caxxo!

Macché politici: Politicanti, non direte: “Non sapevo!” Ci parlano di tutti i loro successi internazionali, fingono l’alterco fra destra e sinistra, strumentalizzano qualunque tragedia e, intanto, ci fanno mettere le catene ai piedi !!! Da chi? Dall’OMS, cioè, dall’ONU: un teatrino. E noi? Noi siamo un popolo di fessi, usi a sudare e a morire senza capire per chi.

Trattato pandemico Oms, gruppi pro vita in allerta

16_08_2022, Ermes Dovico

L’Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato la bozza base per un trattato sulle pandemie, che andrebbe a rafforzare i poteri dell’agenzia Onu. Resta il nodo della sovranità degli Stati. E i gruppi pro vita sono in allerta, perché il documento rischia di essere usato per promuovere gender e aborto, in nome della sanità.

Trattato pandemico, resta il nodo sovranità. E non solo

11_03_2023, Ermes Dovico

Un documento che intende essere «legalmente vincolante». È la bozza, l’ultima, del trattato pandemico dell’Oms che comporterebbe giocoforza cessioni di pezzi di sovranità da parte dei Paesi aderenti, profilando un governo sanitario mondiale. E intanto l’Amministrazione Biden spinge per inserirvi l’aborto.

E ora? mentre il presidente del Consiglio sale ai fasti della politica internazionale, succede che:

Nel silenzio generale l’Oms sta pianificando la gestione di prossime pandemie sottraendo sovranità ai singoli Stati. Lockdown, Green pass, vaccini: tutto sarà diretto dall’alto senza possibilità di opporsi. Ecco come. Intervista all’eurodeputata Francesca Donato riportata da La Nuova Bussola Quotidiana: 

«Italia attenta, col trattato pandemico rischi l’esproprio»

Da La Nuova Bussola Quotidiana, di Andrea Zambrano, 9 dicembre 2023

L’ingerenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) nelle politiche dei singoli stati sta diventando qualcosa di pervasivo e oppressivo. Due sono gli strumenti attraverso i quali l’organizzazione sovranazionale detta le condizioni per una gestione centralizzata e globalista della sanità: il trattato pandemico e il Regolamento Internazionale della Sanità, uno strumento scritto nel 2005 ed emendato nel 2022 con un accrescimento esponenziale dei poteri dell’Oms a cui gli Stati dovranno sottostare.

Entrambi gli strumenti devono essere pienamente adottati. 

È questo il motivo per cui da diverso tempo se ne parla con preoccupazione. La gestione globalizzata della pandemia, infatti, ha accresciuto a dismisura il potere dell’Oms, che giova ricordarlo, è finanziata solo per un misero 15% dagli Stati membri che sono 192. La restante parte dei finanziamenti è frutto di ingenti donazioni di privati che vedono ai primi posti la Bill & Melinda Gates Foundation e la Gavi Alliance, nata per la promozione dei vaccini.

In questo quadro di pesante interferenza anche economica nell’indipendenza dell’Oms, si inseriscono i due strumenti che i singoli Stati dovranno accettare e adottare in maniera vincolante.

Con l’aiuto di Francesca Donato, europarlamentare indipendente, vediamo di che cosa si tratta.

«Del Trattato Pandemico si è iniziato a parlare dopo il Covid. Attualmente è in fase di definizione una bozza che viene continuamente aggiornata e modificata in un processo molto opaco che deriva dalla delega che il Consiglio europeo ha dato alla Commissione Europea. Pertanto, e qui sta il primo problema, non arrivano informazioni all’Europarlamento».

La versione finale di questa bozza verrà approvata a maggio 2024 nel corso dell’Assemblea generale annuale dopo di che i paesi membri dovranno dichiarare se lo accettano o no e ratificare in Parlamento. È per questo motivo che è più che mai necessario informare l’opinione pubblica su quanto sta accadendo.

Le prescrizioni che sono indicate, intanto, sono decisamente folli.

«Con questo trattato – prosegue Donato – la sovranità nazionale sarà definitivamente azzerata e tutte le decisioni saranno prese dalla conferenza delle parti senza possibilità di veto. In questo modo la volontà dei popoli sarà tradita».

Vediamo alcuni punti salienti, che l’eurodeputata ha illustrato in un video sul suo 

canale Youtube.

Anzitutto sarà vincolante per gli Stati membri e in esso si riconoscerà il ruolo centrale dell’Oms come direzione e coordinamento sanitario internazionale nelle pandemie e nella generazione di prove scientifiche. Questo significa che le prove scientifiche di una pandemia o di una strategia vaccinale saranno accettate solo se provengono dall’Oms.

In secondo luogo, gli Stati dovranno collaborare alla pari con i finanziatori privati, tra i quali, come abbiamo visto, siedono Ong e lobby, ciascuna con interessi che potrebbero non coincidere con l’interesse pubblico o mascherarlo abilmente.

«Ciò che desta sconcerto – prosegue – è che le ripercussioni delle pandemie coinvolgeranno anche gli impatti socio-economici facendo passare il concetto che la diffusione del virus sia causata dalla mancanza di effetti e restrizioni decise dai governi, quando invece sappiamo che è piuttosto il contrario».

Il documento, inoltre, disegna uno scenario temporale di pandemia e di intra pandemia e gli investimenti degli Stati dovranno essere orientati per mantenere la struttura di controllo anche a livello economico: il 5% della spesa sanitaria degli Stati dovrà essere versata proprio per la preparazione e gestione della future pandemie. Tradotto: vivremo nell’era delle pandemie, o perché l’Oms ne dichiarerà una o in attesa di una prossima, imminente, pandemia.

Si afferma inoltre uno stretto legame tra la scienza e i decisori politici. Ma quale scienza? Dato che le pressioni lobbystiche delle case farmaceutiche nelle politiche dell’Oms sono massicce, la scienza coinciderà con gli esperti allineati alle stesse lobby, chiamati a esercitare un apporto di tipo consultivo sempre più vincolante. «Così gli interessi – insiste l’eurodeputata – saranno calpestati dalle esigenze della cosiddetta scienza».

Nella bozza si parla anche dell’approccio One healt: una sola salute che deve tenere conto di tutte le “emergenze” autoproclamate, dal cambiamento climatico all’uso del suolo, dal commercio della fauna selvatica alla desertificazione.

Questo per quanto riguarda la preparazione alle prossime pandemie che, sembra già dato per scontato, arriveranno.

Ma che cosa succede quando arriverà la pandemia? «Anzitutto è bene rimarcare che nel trattato pandemico spetterà solo al direttore generale Oms il proclamarla, ma nella sua definizione si ignora completamente l’estensione geografica optando per un’estensione globale che rimanda così a interventi su scala mondiale».

Questi sono solo alcuni degli aspetti critici che emergono dal nuovo trattato pandemico. Ma che cosa si può fare di fronte a questa ingerenza sovranazionale che imporrà arbitrariamente lockdown, campagne vaccinali, diffusione di strumenti di controllo come il green pass?

«È bene ricordare che l’Oms non è scesa dal cielo, è un’organizzazione di stati membri dove ognuno di essi ha un rappresentante pro quota, così come per tutte le altre organizzazioni internazionali. Io sono la prima a denunciare le cessioni di sovranità a queste organizzazioni, ma se accade tutto questo è con i singoli governi che dobbiamo prendercela».

Anche il Governo italiano? «Certo e credo che il Ministro della Salute Schillaci dovrebbe dire qualcosa per esercitare una sovranità che ancora c’è, ma se il Paese membro non la esercita e non esprime nessun parere contrario durante i lavori le cose sono due: o la accetta o ha già deciso di rigettare tutto quanto quando sarà il momento dell’approvazione finale. Non possiamo permetterci un esproprio dei cittadini».

Lo stesso esproprio dei diritti dei cittadini potrebbe verificarsi con il Regolamento internazionale della sanità. Le attuali proposte riducono i termini dei paesi membri per rigettare le modifiche e se non vengono rigettate diventano automaticamente valide. Dato che nel trattato del 2005 era previsto che gli emendamenti fossero trattati con questo sistema, ne consegue che accorciare questi termini toglie spazio e tempo ai Paesi per riflettere sugli emendamenti e le modifiche del 2022, che contengono, e questo è il problema, elementi che possono essere penalizzanti per gli stati.

«Neanche stavolta è stato coinvolto il Parlamento, ma neppure la Commissione. Le decisioni sono state prese dall’Oms, dove i rappresentanti degli Stati non hanno detto nulla. Noi come eurodeputati, abbiamo ritenuto necessario sollevare questo tema. Perciò, perché siano validi questi emendamenti, è necessario che l’Oms dimostri che è stata rispettata la procedura e che quindi sia stata decisa con la maggioranza dei voti presenti, ma l’organizzazione non ci ha mandato nessun elemento che comprovasse l’esistenza di questa maggioranza».

In sostanza, mancando le prove di voto la data di cui si è parlato del 30 novembre 2023 come termine perentorio per un suo rigetto, è da ritenersi invalida e pertanto quella revisione, completamente nulla.

4805.- “La mafia nigeriana è sempre più potente per colpa del politicamente corretto”: l’accusa dello zio di Pamela e un commento.

Pamela, scarcerato uno dei nigeriani. La rabbia della mamma: «Sto male, non rimpatriatelo»

Da Il Secolo d’Italia di sabato 22 Gennaio 17:42 – di Davide Ventola

“Mantenere alta l’attenzione” sul fenomeno della mafia nigeriana e “cercare sempre più di comprenderne i meccanismi, altrimenti si rischia di trattare con politica ipocrisia un fenomeno-quello mafioso-che è sempre più transnazionale”. E’ quanto afferma all’Adnkronos l’avvocato Marco Valerio Verni, a pochi giorni da una nuova operazione contro la mafia nigeriana che ha portato, stavolta a Palermo, a quattro arresti.

Verni, che è zio e legale della famiglia di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che si era allontanata da una comunità di Corridonia e i cui resti furono ritrovati chiusi in due trolley a Pollenza (Macerata), fatti per i quali è stato condannato all’ergastolo in primo grado e in appello Innocent Oseghale, da tempo studia il fenomeno della mafia nigeriana e ha sollevato spesso interrogativi anche rispetto alla vicenda della nipote che però, su questo fronte, non hanno, almeno al momento, trovato riscontri in sede giudiziaria.

Parla lo zio di Pamela Mastropietro, uccisa e fatta a pezzi

“Gli arresti effettuati a Palermo lo scorso 18 gennaio, ma non solo (essi sono appena gli ultimi in ordine di tempo) – sottolinea Verni – dimostrano ancora una volta, semmai ce ne fosse ulteriore bisogno, di quanto ormai le organizzazioni criminali nigeriane, anche di tipo mafioso, siano molto radicate anche e soprattutto nel nostro Paese, che costituisce decisamente il porto d’Europaper chi proviene soprattutto dal continente africano e di come esse siano le principali promotrici di alcuni reati gravissimi, tra i quali la tratta di esseri umani, la riduzione in schiavitù, il sequestro di persona, lo sfruttamento della prostituzione nonché il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

“Inutile negare, in nome di un presunto politicamente corretto, che una immigrazione irregolare e mal gestita non possa contribuire, e pure in gran misura, alla crescita di questa, come di altre mafie etniche (sia nello stretto senso giuridico sia nel senso polisemico del termine), le quali, naturalmente, collaborano con quelle nostrane o, comunque, in riferimento ad altri Paesi, con le organizzazioni criminali del luogo, spesso, addirittura, arrivando a soppiantarle”, prosegue.

“Particolare preoccupazione desta la sinergia tra la mafia nigeriana e la criminalità albanese, per trasportare dall’Est Europa tonnellate di sostanze stupefacenti (marijuana in primis) e, attraverso la Puglia e la dorsale adriatica smistarle poi nelle piazze di spaccio italiane. Per tornare agli importanti arresti di Palermo -continua Verni- occorre ribadire, ancora una volta, l’importanza della collaborazione e degli strumenti legislativi che il nostro ordinamento prevede per incentivare la denuncia da parte delle vittime straniere dei summenzionati reati”.

“La mafia nigeriana e quella albanese hanno creato una sinergia”

“Il richiamo è, evidentemente, all’articolo 18 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, rubricato ‘Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero’ che consente al ‘Questore, anche su proposta del procuratore della Repubblica, o con il parere favorevole della stessa autorità, di rilasciare uno speciale permesso di soggiorno per consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti dell’organizzazione criminale e di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale’ – aggiunge l’avvocato Verni – Nel caso di specie, non a caso, il tutto è partito dalla denuncia di una ragazza nigeriana, accompagnata da un pastore pentecostale (un connazionale) a cui la vittima si era rivolta per sottrarsi ai suoi aguzzini”.

“Occorre mantenere alta l’attenzione su questo fenomeno, e cercare sempre più di comprenderne i meccanismi – conclude – altrimenti si rischia di trattare con politica ipocrisia un fenomeno-quello mafioso-che è sempre più transnazionale, con buona pace degli eroi che, per combatterlo, hanno donato la loro vita, tra cui il grande Paolo Borsellino di cui sarebbe ricorso, proprio nei giorni scorsi, l’ottantaduesimo compleanno ed al quale va, naturalmente, il doveroso ricordo ed omaggio. Perché, d’altronde, lui continua a vivere nei cuori di tutta la brava gente”.

Davide Ventola

Il commento di Mario Donnini

Quando si parla di mafie, si parla anche di assenza dello Stato. È la legge del branco, che vuole sempre una guida. Più lo Stato è assente, più vediamo affermarsi fenomeni sociali come le mafie e le massonerie, quando dannose, quando meno, ma sempre con i loro obiettivi in prima fila. Con lo sguardo ai giorni nostri, viene da fare una digressione, benché apparente. Quando un popolo è forte, radicato intorno ai suoi valori, abbiamo uno Stato forte, a prescindere dalla forma di governo, che sia monarchia, dittatura o democrazia. Non è un caso che abbiamo citato la democrazia per ultima, perché, mai come in questa democrazia, lo Stato si è mostrato debole e autoritario a un tempo, ciò che fa il paio con l’ignoranza e l’arroganza della sua gente. Verrebbe da contrapporre la dittatura alla democrazia, se non avessero un denominatore comune, che sono la partecipazione del popolo e il suo consenso, anche negativo. Eravamo uniti nella fede cristiana e il vangelo è ancora un esempio di diritto dell’umanità. Siamo stati uniti come e in un fascio, di cui diamo sempre una lettura parziale, ristretta intorno a un uomo e dimentica del fervore rifondante dei reduci del Piave e del Grappa. Ora, siamo come canne nel vento, sciolte e ciascuna in cerca di un leader cui affiancarsi. E siamo soli. Non abbiamo una forte identità nazionale da mostrare come simbolo a chi è attratto dal nostro benessere e dal nostro lassismo. “Mario” – mi diceva un ministro albanese del Governo Nano, un comunista – “da voi si può fare di tutto, da noi neanche si può cambiare residenza.” Non solo si può fare di tutto – e noi quasi più niente -, ma, da anni, lasciamo che si affermino, in Italia, riti ancestrali che risalgono ai tempi dei tempi, dove vigeva il cannibalismo. Restate a leggere: Mangiare il cuore di una donna è un rito comunissimo tra i bambini soldati della Nigeria e tra i componenti mafiosi dell’Ascia Nera in Nigeria: si beve il sangue del corpo di una giovane donna, come se si succhiasse loro l’anima, si mangia il loro cuore, per impadronirsi della forza della morta. E lo sappiamo, questo è avvenuto anche con Pamela e, probabilmente, avverrà ancora. Solo che si tace. L’anima si ribella, ma non basta riandare al nostro passato per fare un argine con i suoi esempi e i suoi valori. Dobbiamo amarli di più i nostri valori per far rinascere, insieme a noi quanti, stranieri senza legge, ci ha portato questa infelice presidenza. Con il male minore non si governa. La società vuole sempre una guida e non basta che sia tollerata e condivisa. Deve essere autorevolmente rispettosa e gradita dal popolo e, non solo dai leader. Non deve essere autoritaria perché un capo autoritario non è e non sa fare il capo.

3975.- Sempre peggio. La Loggia Ungheria, peggio della P2.

Lo vediamo tutti che non funziona più niente e che lo Stato è stato colonizzato come un corpo divorato dai parassiti. Sono i vermi!

Più 700, anche oggi!

da Scenari economici.it, Maggio 2, 2021 posted by Guido da Landriano

Fedez? Banale “Strumento di distrazione di Massa”. Parliamo di “Ungheria” e di invasione dei migranti

Perderò solo cinque minuti per parlare di quello che ha fatto Fedez, semplicemente perché è solo uno strumento di distrazione di massa. La sua banale e fessa polemica, in cui ha accusate persone che penso provvederanno a querelarlo, è stata creata ad arte per nascondere il tutto dalle tre vere notizie del giorno sull’Italia. Eccovele e, soprattutto, diffondetele:

  • Lo scandalo della Loggia Ungheria:  per dire che è una cosa grave e seria basterebbe dire che il megafono della magistratura militante, travaglio, si è rifiutato di parlarne. Prendendo invece il RIformista, che ha dato ampio spazio alla notizia, Ungheria è “Una loggia super segreta composta da magistrati, alti ufficiali dell’Arma dei carabinieri e della guardia di finanza, professionisti ed imprenditori per condizionare nomine in magistratura e negli incarichi pubblici“. Dopo lo scandalo Palamara, in questo caso sono i verbai dell’avvocato Paolo Amara, noto alla cronaca per i legami con ENI, da cui avrebbe ricevuto 80 milioni per stare zitto, e che negli interrogatori svelerebbe tutto su questa associazione segreta per il controllo esterno della magistratura che ne coinvolgerebbe i vertici. Una cosa non sporca, di più, che se fosse successa negli anni 70 – 80 del secolo scorso avrebbe preso pagine de L’Espresso , ma che oggi non bisogna quasi citare per non disturbare il Conduttore.  Però oggi c’è Fedez;
  • Oggi, su diverse imbarcazioni, sono in arrivo in Italia almeno 700 migranti. Probabilmente saranno anche di più. grazie alla politica el governo a guida PD se continuiamo con questo passo ci troveremo 350 mila immigrati irregolari in più in Italia. Siamo la discarica dell’immigrazione europea, ma questo non lo sentirete nei massmedia, perchè devono parlare di Fedez.
  • Il lockdown ed il coprifuoco costano 500 milioni al giorno per l’economia italiana, ma questa notizia è scomparsa dai media per il discorso di fedez. Eppur questo è lavoro, e quello serio., eprò chi se ne frega del lavoro, altri, il giorno della Festa del lavoro. l’importnte sono i soldi , di Fedez.

La colpa di Fedez non è quella di aver detto stupidaggini: è agato per essere banale e fintamente provocatore. La sua colpa è di aver tolto l’attenzione  dai veri scaldali dell’Italia. La punizione: infischiarsene di Fedez, non guardare i suoi show, non comprare i prodotti della premiata ditta Ferragnez. Vivrete BENISSIMO ed avrete il portafoglio molto più pieno, da spendere meglio.

3586.- Torniamo alle origini di questa nuova arma strategica: La Pandemia.

Covid e la Pandemia pilotata. L’Unione europea sapeva. Ecco i documenti:


Inquietante. Un documento della Commissione Ue del marzo 2019: “Per la produzione di un vaccino contro la pandemia dipende dalla disponibilità di un ceppo di virus. Questo sarà fornito dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS)”, ossia “dai nostri laboratori di riferimento”

L’ipotesi che la pandemia Covid-19 fosse programmata molto tempo prima che scoppiasse nel gennaio 2020 appare sempre più fondata e anche documentata. Sono molte le cose che non quadrano in questo desolante scenario contrassegnato da incredibili coincidenze, contraddizioni, litigi tra scienziati e la spasmodica ricerca di un vaccino. Farmaco “magico” che viene sbandierato ufficialmente per tutelare la salute dei cittadini, ma in realtà si presenta come un colossale affaire per l’industria farmaceutica e l’alta finanza. Sulla sua utilità poi, molti esperti definiscono il vaccino anti-Covid inutile (e dannoso) poiché i virus mutano rapidamente, quindi non può prevenire nulla nel caso si dovesse presentare un altro patogeno tra qualche mese.

Tra i primi a parlarne era stato nel 2009 Jacques Attali, banchiere ed ex consigliere economico del presidente francese Mitterand, il quale spiegava su una rivista (pubblicata quì) che “una piccola pandemia consentirà l’istituzione di un governo mondiale”. Della futura pandemia si parlò anche nel documento di maggio 2010 dal titolo “Scenarios for the Future of Technology and International Development” redatto dalla Rockefeller Foundation. La stessa fondazione ha poi aggiornato e integrato il documento dell’aprile 2020.

Bill Gates, fondatore di Microsoft e tra i più ricchi del globo, nel 2015 tenne una conferenza (video) in cui affermava che la Terza guerra mondiale non si sarebbe combattuta con il nucleare o guerre tradizionali, bensì con batteri e virus, spiegando come difendersi dalla minaccia virus: sperimentando vaccini. Gates, con la sua fondazione, si scoprirà essere il più accanito sostenitore per la ricerca di vaccini anti coronavirus. Non solo: il magnate, dopo gli Stati Uniti è il secondo finanziatore al mondo dell’Organizzazione mondiale della Sanità, organismo dell’Onu che l’11 marzo ha dichiarato lo stato di pandemia nel mondo.

Addirittura l’Unione europea, emerge da un documento della Commissione, fin dal 2019 si preparava ad una pandemia da Coronavirus e allo sviluppo del contestuale vaccino. Dunque, molti mesi prima di Settembre dello stesso anno, quando la Johns Hopkins University di Baltimora pubblicò uno studio dal titolo premonitore: “Preparazione per una pandemia patogena respiratoria ad alto impatto”. Un mese più tardi, siamo ad Ottobre 2019, arriva il momento della grande “simulazione” della Pandemia da Coronavirus. Si chiama Event 201, evento organizzato dalla Johns Hopkins University, dal World Economic Forum e, guarda caso, dalla Bill e Melinda Gates Foundation.

Bruxelles, secondo una “memo” datata marzo 2019, aveva proposto ad alcuni paesi europei la sottoscrizione di Contratti quadro per i vaccini contro l’influenza pandemica.

Ad accettare la proposta, su base volontaria, sono stati Belgio, Croazia, Cipro, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, i Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Gli altri paesi, tra cui l’Italia, non hanno sottoscritto il contratto, appunto perché facoltativo.

Lo scopo dell’accordo, si legge, era quello di “preparare gli Stati membri per la prossima pandemia influenzale“. Un accordo che “garantisce parità di trattamento, garantisce prezzi più equilibrati (del vaccino, ndr) e mostra un alto livello di solidarietà tra gli Stati membri dell’UE che concordano di condividere una disponibilità limitata di vaccini antinfluenzali in caso di pandemia. Permette un maggiore scambio di buone pratiche e la messa in comune di competenza”.

“Le condizioni concordate – si legge ancora nel documento Ue – garantiranno l’accesso a una parte definita della capacità di produzione della società Seqirus (un colosso farmaceutico specializzato in vaccini anti influenzali con sedi in America, Germania e anche in Italia, ndr) per un massimo di 6 anni, la durata totale del contratto. È in preparazione la firma di un secondo contratto con un’altra società farmaceutica al fine di massimizzare la copertura vaccinale, in base alle esigenze specifiche degli Stati membri partecipanti, e migliorerà ulteriormente la preparazione dei membri alla prossima pandemia“, viene ribadito.

Ma il passaggio più curioso, quanto inquietante, è quando il documento, stilato in una sorta di Faq (domande e risposte) tratta la questione della reperibilità del patogeno su cui sperimentare il vaccino. “Sarà fornito dall’Oms”, è scritto nero su bianco.

“Si prevede che i produttori di vaccini disporranno di quantitativi aggiuntivi per i ritardatari (gli stati che non avevano aderito lo scorso anno, ndr), mentre la Commissione europea incoraggerà la Solidarietà degli Stati membri in caso di emergenza sanitaria”.

Quanto tempo ci vuole per produrre il vaccino?, si legge.
“Per la produzione di un vaccino contro la pandemia – è la risposta -, dipende dalla disponibilità di un ceppo virale da pandemia. Questo ceppo di virus sarà fornito dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS)”, ossia dai “laboratori di riferimento”. Qualcosa di terribile a pensarci e che spiega tanti fatti accaduti in questi ultimi mesi.

Quando “i produttori hanno ricevuto questo materiale, il virus deve essere reso adatto al processo di produzione e questo adattamento può richiedere 4-6 settimane a seconda del caratteristiche del ceppo virale. Se l’OMS dichiara una pandemia (effettivamente poi dichiarata a marzo 2020, un anno dopo la stesura del documento, ndr), si può presumere che i produttori avranno già ricevuto il virus necessario“.

Scrive ancora l’Ue: “Il tempo necessario per la produzione del vaccino contro la pandemia è di circa 12-14 settimane. Un elemento critico sarà come si comporta il virus nel processo di produzione e quale rendimento può essere ottenuto. La disponibilità del ceppo virale e la resa ottenuta nel processo di produzione sono i due fattori chiave che influenzano il tempistiche della produzione di vaccini pandemici”.

A supporto di questo memorandum c’è la Roadmap stilata dalla Commissione Ue sulle raccomandazioni del Consiglio europeo finalizzate al “rafforzamento della cooperazione contro le malattie prevenibili con i vaccini”. Una timeline che inizia nel 2018 con scadenza nel 2022 e in cui si legge in sostanza che schedare i cittadini (su documenti e passaporti) che fanno la vaccinazione “è compatibile con sistemi di informazione di immunizzazione elettronica e riconosciuto per l’uso transfrontaliero”.

Secondo il documento, è in programma uno studio di fattibilità per lo sviluppo di una comune Scheda di vaccinazione UE. Mentre entro il 2022 la Commissione potrà proporre la scheda vaccinale elettronica nei nostri documenti, siano essi passaporti o documenti di identità.

Ma non solo. Nell’agenda delle èlite planetarie c’è anche in previsione una “marchiatura” di massa che dovrà avvenire entro dieci anni, nel 2030, mediante microchip inseriti nel proprio corpo funzionali a identificare digitalmente gli esseri umani per controllarli. A tal fine è stata fondata ID 2020 Alliance Partners, che si prefissa questo “obiettivo” spacciandolo come un “diritto fondamentale e universale” degli esseri umani.

Ecco il sito ID2020 come si presenta:

Dal 2016, ID2020 ha sostenuto approcci etici e di protezione della privacy all’ID digitale.

Per una persona su sette a livello globale che non ha i mezzi per dimostrare la propria identità, l’ID digitale offre l’accesso a servizi sociali vitali e consente loro di esercitare i propri diritti di cittadini ed elettori e di partecipare all’economia moderna. Ma fare in modo che l’ID digitale sia corretto significa proteggere le libertà civili e riportare il controllo sui dati personali al suo posto … nelle mani dell’individuo.

Ogni giorno, facciamo affidamento su una varietà di forme di identificazione per le nostre vite: patente di guida, passaporto, badge di lavoro e carte di accesso agli edifici, carte di debito e di credito, abbonamenti e altro ancora.

Ma la tecnologia si sta evolvendo a un ritmo accecante e molte delle transazioni che richiedono l’identificazione vengono oggi condotte digitalmente. Dai passaporti elettronici ai portafogli digitali, dall’online banking agli account sui social media, queste nuove forme di ID digitale ci consentono di viaggiare, condurre affari, accedere a documenti finanziari e sanitari, rimanere in contatto e molto altro ancora.

Sebbene il passaggio all’ID digitale abbia avuto molti effetti positivi, è stato accompagnato da innumerevoli sfide e battute d’arresto, comprese violazioni dei dati su larga scala che hanno colpito milioni di persone. La maggior parte degli strumenti attuali sono arcaici, insicuri, privi di adeguate protezioni per la privacy e rendono i nostri dati più comuni. Ma le cose stanno per cambiare e ID2020 sta guidando la carica.

Siamo aziende, organizzazioni non profit, governi e individui … che lavorano in collaborazione per garantire che il futuro dell’identità digitale sia, davvero, goodID.

3585.- Jacques Attali 11 anni fa: “Una pandemia consentirà l’istituzione di un governo mondiale”

Tanto ignoranti e tanto prone sono le masse educate dai media e dalla pseudo politica che la capacità di analisi delle coincidenze è un vizio o un difetto per chi la possiede.

E noi, che crediamo nella democrazia, siamo qui a forzare il nostro credo affinché non demorda. La coincidenza fra la Pandemia forzata e la predizione, meglio, l’analisi che tracciò Jacques Attali 11 anni fa:

“Una pandemia consentirà l’istituzione di un governo mondiale”

Lo scriveva nel 2009 l’economista e banchiere. “Per la prossima crisi pandemica dovremo creare una forza di polizia globale e un sistema fiscale globale. Verremo allora così a porre le basi di un vero governo mondiale” 

Goccia di verità pubblicata da Secondo Piano News il 30 Settembre 2020. Dove mancò la camicia bruna, giunse la mascherina.

Jacques Attali

I misteri del Covid non finiscono mai, così come, del resto, le incredibili coincidenze su quella che molti osservatori definiscono una pandemia programmata da anni dalle oligarchie globaliste per instaurare un nuovo ordine mondiale e un nuovo modello sociale, in cui i ricchi diventeranno sempre più ricchi e i poveri saranno sempre più poveri, oltreché sudditi e con libertà fortemente limitate.

Nella sua rubrica alla rivista francese “L’Express” pubblicata il 5 Marzo 2009, Jacques Attali, consigliere di François Mitterrand rivelò alcuni obiettivi che si poneva il mondo oligarchico globale. In breve: là dove il crack finanziario è fallito finora (quello del 2008), “una buona piccola pandemia potrebbe costringere i nostri dirigenti ad accettare la realizzazione di un governo mondiale!”, ha scritto undici anni fa. Ecco il testo integrale.

La storia ci insegna che l’umanità evolve significativamente soltanto quando ha realmente paura: allora essa inizialmente sviluppa meccanismi di difesa; a volte intollerabili (dei capri espiatori e dei totalitarismi); a volte inutili (della distrazione); a volte efficaci (delle terapeutiche, che allontanano se necessario tutti i principi morali precedenti). Poi, una volta passata la crisi, trasforma questi meccanismi per renderli compatibili con la libertà individuale ed iscriverli in una politica di salute democratica.”

Per Attali, “La pandemia (si riferiva allora alla suina, ndr) che sta iniziando potrebbe far scatenare una di queste paure strutturanti”, poiché essa farà emergere, “meglio di qualsiasi discorso umanitario o ecologico, la presa di coscienza della necessità di un altruismo, quanto meno interessato.”

“E, anche se, come bisogna ovviamente sperare, questa crisi non sarà molto grave, non bisogna dimenticare, come per la crisi economica, di impararne la lezione, affinché prima della prossima e inevitabile crisi (pandemia) si mettano in atto meccanismi di prevenzione e di controllo, come anche processi logistici di un’equa distribuzione di farmaci e di vaccini.  A tal fine, dovremo creare una forza di polizia globale, un deposito di risorse globale e quindi un sistema fiscale globale. Verremo allora, molto più velocemente di quanto la sola ragione economica avrebbe consentito, a porre le basi di un vero governo mondiale. È anche vicino all’ospedale che iniziò in Francia nel XVII secolo con la creazione di uno stato reale. Nel frattempo, potremmo almeno sperare nell’attuazione di una vera politica europea in materia.  Ma anche qui,  come su tanti altri argomenti, Bruxelles tace”, concluse undici anni fa Jacques Attali.

Chi è Jacques Attali

Nato ad Algeri nel 1943, Jacques Attali è un economista, saggista e banchiere francese, è scritto sulla sua pagina Wiki.

Figlio di un agiato commerciante di religione ebraica, Attali ha vissuto ad Algeri fino al trasferimento della sua famiglia a Parigi nel 1956.

Dopo gli studi, nel 1968, svolge il suo stage dell’École nationale d’administration nel dipartimento della Nièvre, all’epoca presieduto da François Mitterrand. Ma la collaborazione con il futuro presidente della Repubblica incomincerà nel 1973, in prossimità delle elezioni presidenziali del 1974, e si farà più intensa nel 1981. Il compito principale di Attali è di formare Mitterrand sulle materie economiche, che rappresentano il suo punto debole di fronte all’avversario Valéry Giscard d’Estaing […].

[…] Incomincia l’intensa attività pubblicistica (con uno dei suoi primi libri otterrà un premio dell’Accademia delle Scienze), che al 2008 annovera una cinquantina di opere di argomento diverso, compresi dei libri per l’infanzia. È professore di economia all’università di Parigi-Dauphine, all’École polytechnique e all’École des Ponts et Chaussées […]

“Eminenza grigia” di Mitterrand
Una volta eletto presidente della Repubblica, il 10 maggio 1981 Mitterrand nomina Attali suo “consigliere speciale”. Oltre a seguire in prima persona l’attività del presidente della Repubblica, prendendo meticolosamente nota degli eventi, il suo compito principale consiste nella preparazione dei vertici internazionali. Il resoconto di dieci anni di collaborazione è contenuto nei Verbatim pubblicati a partire dal 1994, vero e proprio diario giorno per giorno dell’Eliseo.

Banchiere internazionale
Resta all’Eliseo fino al 1991, quando è nominato presidente della londinese Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, l’istituzione finanziaria istituita su iniziativa dello stesso Attali dai governi occidentali per accompagnare i paesi dell’Europa centrale e dell’ex Unione Sovietica nella transizione verso un sistema economico di libero mercato. Resta in carica fino al 1994. Nel 1994 ha creato lo studio Attali & Associés (A&A), destinato a fornire consulenze in materia di strategia, ingegneria finanziaria e fusione-acquisizione di grossi gruppi economici. Nel 1998 Attali ha fondato l’associazione no profit ‘PlaNet Finance’ presente in 60 paesi che finanzia, consiglia e forma 10.000 società di microfinanza.

La commissione Attali
È presidente della “Commissione per la liberazione della crescita” nominata dal presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy il 30 giugno 2007. Nello steso anno, ottiene la nomina a relatore della commissione per il futuro presidente Emmanuel Macron, del quale Attali è ritenuto essere il primo “scopritore” politico. È probabile che il nome di Attali sia stato suggerito a Sarkozy dal suo ex compagno di corso all’Ena Philippe Séguin, destinato in un primo momento a tale incarico.
La commissione è composta da 42 membri fra loro eterogenei per formazione, esperienza professionale e convinzioni politiche. Fra di essi vi sono economisti, analisti, storici, demografi, politici, imprenditori, dirigenti pubblici, giornalisti, ma anche scrittori e medici. Fra i componenti anche membri stranieri, tra cui gli italiani Franco Bassanini e Mario Monti. La commissione ha concluso i suoi lavori il 23 gennaio 2008 con la presentazione di un Rapporto finale comprendente 316 proposte formulate consensualmente dai componenti il collegio.

3581.- La fregatura del Recovery Fund

La domanda ricorrente è a chi e perché conviene indebitare gli italiani. forse, il simbolo può dircelo. Il simbolo squadra e compasso è uno dei più noti emblemi della massoneria. Insieme con il Libro della legge sacra, la squadra e il compasso compongono le grandi luci della libera muratorìa.

Azienda Sfero , Matteo Brandi, 14 dicembre 2020

“209 miliardi dall’Unione Europea!”

Questo in sintesi il messaggio che sta passando sui grandi media da qualche settimana. Il pubblico a casa deve credere che Bruxelles, dall’alto della sua bontà, stia inondando di soldi noi poveri straccioni ingrati italiani.

Ma qual è la verità?

Il Recovery Fund è una fregatura talmente palese da non poter essere nascosta più di tanto. Persino una testata europeista come l’Huffington Post se n’è accorta, il che è tutto dire.

Partiamo dal presupposto (spesso volutamente nascosto) che l’Italia è un CONTRIBUTORE NETTO della UE. Il che significa che il nostro Paese versa ogni anno a Bruxelles più soldi di quanti gliene tornino indietro.

Qualche cifra?

Parliamo finora di 15 miliardi all’anno. In pratica se la piantassimo di trasferire soldi allo straccio blu europeo per sette anni, risparmieremmo 105 miliardi. Lo ha confermato anche l’economista Daniel Gros al noto giornale sovranista La Stampa.

Anche la Corte dei Conti schiaffa in faccia agli euroinomani la realtà: dal 2012 al 2018 l’Italia ha versato nel bilancio UE 112,85 miliardi. Quanti ce ne sono tornati indietro? 76,49.

A quanto pare, anche il bilancio europeo che partirà dal 2021 vedrà il saldo dell’Italia in negativo, circa 2,9 miliardi in meno all’anno. In sette anni mancheranno nelle nostre tasche 20,3 miliardi.

E i 209 miliardi del Recovery Fund? All’Italia andrebbero 81 miliardi “a fondo perduto” (compresi altri piccoli fondi) e 127,6 miliardi IN PRESTITO (soldi che vanno comunque restituiti, dunque NUOVO DEBITO).

Se poi si fanno i conti della serva, grazie al documento dei servizi della Commissione Europea SWD (2020) 98 FINAL, per capire tra soldi in entrata e soldi in uscita come sarà messo il nostro Paese, la situazione risulta disarmante.

Il saldo dell’Italia è positivo per 56,7 miliardi SOLO GRAZIE AI PRESTITI (che, ripeto, sono altro debito).

Se infatti consideriamo solo gli 81 miliardi a fondo perduto e sottraiamo i 96,3 miliardi che dovremo comunque versare nel bilancio UE proprio per sostenere il Recovery Fund, il risultato è… -15,3 miliardi.

Un affarone, eh?

State ancora sventolando la bandiera europea?

Matteo Brandi

3263.- I CRIMINI DEL CLUB BILDERBERG NEI DOCUMENTI CENSURATI DI DUE MAGISTRATI ITALIANI

La riunione del Gruppo Bilderberg, il meeting a porte chiuse nato nel 1954 rappresenta una delle più ferree tradizioni dell’élite economico-finanziaria spesso al centro di investigazioni e teorie del complotto, si tiene abitualmente fra la fine di maggio e l’inizio di giugno. 

L’allora vicedirettore del Fatto QuotidianoStefano Feltri, ora direttore del nascente giornale Domani. Al termine della sua partecipazione nel 2019 aveva affermato in un suo articolo: “Quella che dall’esterno pare segretezza, da dentro risulta assenza di distrazioni e formalità. Manager, primi ministri e accademici che di norma non hanno cinque minuti per una telefonata, per un intero weekend si dedicano a riflessioni ad ampio spettro e incontri con persone che mai avrebbero incrociato altrove. La ‘selezione all’ingresso’ dovrebbe garantire che non sarà tempo sprecato. Di complotti, io non ne ho visti”.

Questo Gruppo vanta la nomina di ben 4 Presidenti del Consiglio: Monti, Prodi, Letta, Renzi.

La grande verità è sulla agenda rossa scritta dal Magistrato Paolo Borsellino. È sparita, fa paura ai corrotti.

Nei suoi ultimi libri e video il giudice Ferdinando Imposimato, scomparso di recente, esprimeva testuali parole:

Il Club Bilderberg è stato uno dei responsabili della strategia della tensione e delle stragi in Italia“.
Il magistrato dichiara di basare queste sue affermazioni su documenti ufficiali che avrebbe ricevuto dal giudice Alessandrini prima che questi subisse un attentato che gli costò la vita.

E’ bene ricordare che a pronunciare queste parole non è un complottista del web, ma un magistrato che è stato presidente onorario aggiunto della suprema Corte di Cassazione, giudice istruttore del caso Moro e dell’attentato al Papa.

Imposimato ci ha scritto inoltre ben due libri d’inchiesta, premiati dalla critica e apprezzati dagli addetti ai lavori.

Ora mi chiedo, come è possibile che da un parte ci siano magistrati autorevoli che sostengono che il Bilderberg avesse avuto una responsabilità nella strategia della tensione in Italia mentre dall’altra ci siano diversi Presidenti del Consiglio che sono stati addirittura membri del comitato organizzativo del club?

Penso a Monti e a Prodi, che hanno fatto parte del committee (comitato promotore), a Letta che ha sostituito Monti prima nel gruppo, poi come Premier, a Renzi che era presente all’ultima riunione, all’ex presidente della nostra TV di Stato Monica Maggioni, a Lilli Gruber che recentemente è entrata nel committee.

Possibile che i giornalisti che conducono inchieste su di loro mentano?
Possibile che non ci sia mai stata una commissione d’inchiesta su questo Gruppo che recentemente ha vantato ben 4 Presidenti del Consiglio?

Cosa è il Gruppo Bilderberg

Il Gruppo Bilderberg, noto anche come Conferenza Bilderbergclub Bilderberg o Clan Aisna Masne è una conferenza annuale.

A causa dell’emergenza coronavirus la data per l’edizione 2020 non è ancora stata definita.

L’edizione 2019 si è svolta a Montreux, in Svizzera, dal 30 Maggio al 2 Giugno. La formula è sempre quella non ufficiale a inviti, per un totale di circa 130 partecipanti, fra i quali non mancano personalità di spicco del panorama economico, politico e bancario.

L’elenco degli invitati è pubblico, ma la conferenza non è aperta né a pubblico né a stampa e media in generale.

Questa estrema riservatezza, non esistono né registrazioni né archivio, solleva molte critiche nei confronti della Conferenza Bilderberg, alimentando, non di meno, teorie complottiste che individuano nel Gruppo uno dei cardini principali nello spostamento degli equilibri geopolitici mondiali.

Altra particolarità del Gruppo Bilderberg è nell’essere un evento itinerante, gli incontri si svolgono solitamente in Europa e, ogni quattro anni, negli USA o in Canada (Per conoscere i partecipanti al Gruppo Bildeberg 2019 quali gli argomenti di discussione e le indiscrezioni sulle parole dei protagonisti, segui la Conferenza con Wall Street Italia).