Archivio mensile:settembre 2021

4369.- La Difesa europea secondo Mario Draghi. Perché bisogna spendere di più.

Spendere di più non basterà. Bisogna assolutamente dare una spina dorsale alla difesa europea e si chiama Costituzione, ma non saranno qualche battaglione o nave o aereo in più ad aumentare la nostra sicurezza e il nostro peso nella NATO, perché dobbiamo guadagnare in efficienza in tutti i settori e promuovere una maggiore cooperazione tra le amministrazioni finanziarie nazionali, anche fiscali.

Di Stefano Pioppi, Formiche.net. | 29/09/2021 – Difesa

La Difesa europea secondo Mario Draghi. Perché bisogna spendere di più

In conferenza stampa a margine del Consiglio dei ministri, Mario Draghi sgombra il campo da facili illusioni sulla Difesa europea: “è chiarissimo che bisognerà spendere di più”. La questione rientra tra quelle che “solo il settore pubblico” può soddisfare, e che dunque rendono “irrealistico” pensare di poter tornare alle regole fiscali dell’Ue pre-pandemiche

Il presidente del Consiglio Mario Draghi è tornato sul tema della Difesa europea. Lo ha fatto nella conferenza stampa tenuta insieme al ministro Daniele Franco a margine del consiglio dei ministri che ha approvato la nota di aggiornamento al Def e fatto emergere “un quadro di gran lunga migliore di quello che pensavamo” sui trend di ripresa dell’economia nazionale.

L’ultima uscita sul tema da parte di Draghi risaliva a metà settembre, a margine del vertice EuMed di Atene. In quell’occasione il premier notata l’esigenza del “rafforzamento della sovranità europea”, includendo come “uno degli aspetti” anche la “difesa europea”, e spiegando che “su questo fronte non c’è molto tempo da aspettare però”.

Oggi il riferimento alla Difesa comune europea si è inserito in un ragionamento più ampio, partito dalla dibattito sulla revisione delle regole fiscali dell’Ue. Per Draghi è “irrealistico” pensare che possano tornare quelle pre-pandemiche, a prescindere dai risultati dei negoziati che in Germania stanno vedendo impegnati i partiti dopo il voto di domenica scorsa. Perché irrealistico? “Perché in questi mesi si sono rivelati dei bisogni importantissimi, esistenziali per la stessa Europa, che non possono che essere soddisfatti dal settore pubblico”. Gli esempi di tali impegni offerti dal presidente del Consiglio sono molteplici: la lotta al Covid (“le vaccinazioni”), l’aiuto ai Paesi in via di sviluppo e il clima, “per accelerare la transizione ecologica e proteggere le classi più deboli”. Si aggiunge un quarto impegno che rende “irrealistico” immaginare di tornare alla precedente regolazione finanziaria europea: la Difesa.

“Le ultime esperienze hanno mostrato che dobbiamo dotarci di una difesa più significativa”, ha spiegato il premier, riferendosi con ogni probabilità al caso che ha innescato il dibattito sul tema delle ultime settimane: l’esito drammatico dell’impegno in Afghanistan. Più di recente si è poi aggiunta l’intesa Aukus, una conferma dello spostamento dell’attenzione degli Stati Uniti verso l’Indo-Pacifico e il confronto a tutto tondo con la Cina. Il risultato è stata l’emersione di un’evidenza: la necessità per l’Europa di rafforzare il proprio peso sullo scenario internazionale, anche dotandosi di una Difesa comune. “Le coperture internazionali di cui eravamo certi – ha detto Draghi – si sono mostrate meno interessate a svolgere questa funzione nei confronti dell’Europa”.

Qui il tema diventa tecnico, spesso concentrato più sugli strumenti (tra battlegroup e unità di reazione rapida) che non sulla strategia di fondo, col rischio di ripetere gli errori del passato, quando si è palesato il vero problema della Difesa comune: la mancanza di volontà politica. Draghi riconosce l’esigenza di un livello d’ambizione maggiore, ma spiega che “non è chiaro come e se si farà, se in Europa oppure no”. Tra le righe una lettura pragmatica della questione, che comprende i rapporti con la Nato (l’Italia lavora affinché la Difesa europea proceda in sinergia con l’Alleanza Atlantica) e la possibilità di spingere l’integrazione al di fuori del rigido perimetro dell’Ue, magari partendo da una coalizione di volenterosi, temi su cui lavora il ministro Lorenzo Guerini. Ancora più pragmatico il passaggio successivo: “è chiarissimo che bisognerà spendere molto di più in Difesa di quanto fatto finora”.

In altre parole, non è possibile pensare di procedere con l’integrazione europea della Difesa senza aumentare i singoli impegni nazionali, a partire dai bilanci, inevitabile presupposto di missioni, investimenti e programmi di cooperazione. La questione rientra tra le esigenze a cui “solo il settore pubblico” può rispondere.

4368.- La riforma del catasto: Anche Mario Draghi ci odia?

Sinistra”Tassa e spendi”, la casa non si tocca”. Il 70% degli italiani proprietario della casa perché siamo un popolo virtuoso che porta sulle spalle 2.000 anni di sudore e di civiltà. Abbiamo inneggiato all’Europa fin da ragazzi. Tutto questo accanimento contro i nostri principi costituzionali e contro le nostre proprietà mira a sottometterci. Mario Draghi si allinea al Pd e alla sinistra e annuncia che il Governo interverrà per rivedere le rendite catastali. Non ci incanta il giustizialismo di “Nessuno pagherà di più, nessuno pagherà di meno”. Tutti, dico tutti dobbiamo pagare meno per quello che ci dà questo Stato! Guardo il nostro Brenta: “Non tradirci, Mario”.

epa09022612 Italian Prime Minister, Mario Draghi, EPA/ROBERTO MONALDO / POOL

La riforma del catasto: una patrimoniale occulta, eterodiretta, sbagliata. Il momento per vedere chi sta con gli Italiani e chi li odia

Da Scenari economici, 29 settembre 2021, di Guido da Landriano

Il governo intende introdurre la riforma del catasto nella prossima manovra di bilancio, nella delega per la riforma fiscale? Questa è la domanda che attanaglia il 70% circa degli italiani proprietari di un’abitazione. Perché?

Prima di tutto la revisione del catasto, e quindi dei valori immobiliari, è il presupposto per l’applicazione di una patrimoniale sugli immobili. Non è un caso che la revisione più pesante degli ultimi decenni avvenne con il governo Monti, che tout court, aumentò gli stessi del 60%. Anche il cosiddetto “Ricalcolo a somma zero” è un pericolo perché:

  • da un lato è comunque una redistribuzione del carico fiscale fra i cittadini e , non essendo basato sul reddito, potrebbe essere ingiusto;
  • nessuno francamente crede nella volontà del governo, di qualsiasi governo, di operare a somma zero.

Perchè questa sfiducia nel governo? Semplice:

  • sotto spinta della Germania Bruxelles vuole tassare la ricchezza degli italiani per una questione di pura invidia. Dato che le famiglie posseggono il 70% del patrimonio Immobiliare, contro cifre molto più basse in Germania, per loro siamo solo dei ricchi furbi;
  • vi è un pregiudizio ideologico piddini per cui il proprietario di case, anche della prima casa, è sempre comunque uno sporco redditiero.

Proprio ieri c’è stata un’interrogazione al MEF sulla materia e la sottosegretaria Castelli ha risposto che “il 26 gennaio 2021 il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha disposto l’attivazione progressiva su tutto il territorio nazionale del Sistema Integrato del Territorio – SIT, la nuova piattaforma digitale dell’Agenzia delle Entrate nella quale saranno conservati gli atti e gli elaborati catastali”. Bene, ma dobbiamo fidarci?

Evidentemente no. Comunque c’è un lato positivo: nulla come la riforma del catasto darebbe all Lega una motivazine estremamente popolare per uscire dalla maggioranza e lasciare la responsabilità di tosare gli italiani solo a PD, M5s e qualche fuoriuscito di Forza Italia. Sempre che poi riescano a far passare la cosa alle Camere…

In questo Salvini è stato chiarissimo: la riforma per chi ha una casa una fregatura“. “La casa degli italiani, il negozio degli italiani, il capannone, l’azienda agricola degli italiani, è stata tassata, supertassata e ipertassata. Il Pd voleva la tassa patrimoniale e noi diciamo no, voleva la tassa di successione per chi lascia muore e in tempo di Covid mi sembra di pessimo gusto, per chi lascia qualcosa ai figli, noi diciamo no”.

Anche più chiaro l’economista della Lega Antonio Maria Rinaldi, che poi ha parlato anche di un’iniziativa pratica: “Un plauso al Comuni di Pontecorvo , primo in Italia a dare via libera alla nostra mozione contro la riforma del catasto e l’aumento IMU. Da Bruxelles a Roma e sui territori, dalla Lega un secco no a ogni proposta che preveda di mettere ulteriormente le mani in tasca ai cittadini italiani, fra i più vessati d’Europa. Continueremo a lottare contro le proposte della sinistra”Tassa e spendi”, la casa non si tocca

Vedremo anche chi comanda nella Lega. Mario Draghi, Giancarlo Giorgetti Photo Roberto Monaldo / LaPresse 27-04-2021 Rome (Italy)

Vedremo quanto il governo Draghi Intenda rischiare l’impopolarità in un momento così delicato.

4367.- Lo studio dello Spallanzani che fa a pezzi il Green pass. Autogol di Speranza

Premettiamo all’articolo di Gabriele Alberti che l’imposizione per legge del green pass, nemmeno accompagnata dalla gratuità dei tamponi (quelli rapidi, per esempio), va contro alcuni nostri principi. Alla luce delle risultanze che vedono infettarsi i soggetti vaccinati, l’accanimento sul green pass del governo non è realistico. La cosa principale che chiediamo a Mario Draghi è la credibilità.

Il Secolo d’Italia, mercoledì 29 Settembre, di Gabriele Alberti

Green pass spallanzani

La prova provata che il green pass è inutile arriva da uno studio sul campo dell’Istituto Spallanzani. Il paradosso è che la ricerca è stata finanziata dal ministero della Salute. Clamoroso autogol sulle “magnifiche sorti e progressive” della carta verde. E’ la Verità oggi in edicola a infirmarci del contenuto dello stidio pubblicato pochi giorni fa dal titolo:  Caratterizzazione virologica e sierologica delle infezioni da Sars-Cov-2 diagnosticate dopo la vaccinazione con mRna Bnt162b2, ovvero Comirnaty di Pfizer-Biontech. Lo hanno realizzato gli studiosi Francesca Colavita, Silvia Meschi, Cesare Ernesto Maria Gruber e altri 19 tra biologi e virologi dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. Ne è coautore Giuseppe Ippolito, già direttore scientifico dello Spallanzani. Ma che dal primo settembre è il nuovo direttore generale della ricerca e dell’innovazione in sanità del ministero della Salute.

Lo studio dello Spallanzani confuta l’efficacia del green pass

Leggiamo quanto accertato: «I nostri dati mostrano che gli individui vaccinati che si infettano dopo la vaccinazione, sebbene rappresentino una piccola percentuale della popolazione vaccinata (0,3% nel nostro contesto), possono portare elevate cariche virali nel tratto respiratorio superiore, anche se infettati molto tempo dopo la seconda dose; cioè quando avrebbe dovuto essere sviluppata l’immunità correlata al vaccino». Per la prima volta, poi, si legge nell’articolo di Patrizia Floder Retter: «abbiamo dimostrato per la prima volta che il virus infettivo può essere coltivato da Nps (tamponi nasofaringei, ndr) raccolti da individui vaccinati sia asintomatici che sintomatici; suggerendo che potrebbero essere in grado di trasmettere l’infezione a persone suscettibili e potenzialmente far parte delle catene di trasmissione».

Green pass, il paradosso: Speranza contro Speranza

Lo studio è il risultato di una ricerca su 94 infezioni (47,9% sintomatiche, 52,1% asintomatiche), avvenute nel Lazio nel primo trimestre 2021; dopo la prima o la seconda dose di vaccino Pfizer. Insomma, che l’accanimento sul green pass del governo non sia realistico per la sconfitta del virus è evidente. come è evidente anche il paradosso, la contraddizione interna:  è stato il ministero della Salute paladino della certificazione verde a finanziare lo studio dello Spallanzani.

I ricercatori: “Ci vuole una corretta comunicazione”

Lo studio sfata la mitologia che si sta creando. La certificazione verde è uun lasciapassare per vivere, lavorare e studiare, ma non tutela affatto dal rischio di  infettarsi e infettare. Fratelli d’Italia da sempre ne ha sottolioneato le inconguenze. Un certificato che infonde false sicurezze a chi ne è provvisto. Infatti, i ricercatori chiariscono quale sia il fine ultimo  di questo studio. Che dovrebbe portare «a una corretta comunicazione sul fatto che il vaccino non conferisce l’immunità sterilizzante; pertanto, è ancora raccomandata l’adesione continua alle misure di prevenzione della salute pubblica per gli individui vaccinati».

Nel frattempo, concludono gli studiosi, «la valutazione della risposta immunitaria cellulare sarebbe di grande interesse per comprendere meglio lo stato di protezione in caso di infezioni da vaccino». Chissà se il ministro Speranza aveva ventilato l’effetto boomerang di questa ricerca?  eppure le avvisaglie le aveva avute anche a giugno con lo studio del Bambin Gesù. Comunicazione e traqsparenza latitano dalle parti del dicastero della salute.

4366.-  Dicono: “è una pandemia che stiamo imparando a conoscere giorno per giorno”, ma ci impongono farmaci sperimentali e non vaccini.

I vaccini sono una cosa, i farmaci utili a prevenire sono un’altra cosa. La buona notizia è che l’AIFA ha appena approvato ben 3 farmaci anti covid. Facciamo il punto.

Nella riunione del 28 settembre 2021, il CdA di AIFA ha approvato l’inserimento dei tre farmaci: anakinra, baricitinib e sarilumab nell’elenco della L.648/96, che consente la copertura a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Il provvedimento sarà efficace dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

AIFA comunica di fornire informazioni aggiornate sui  farmaci utilizzati al di fuori delle sperimentazioni cliniche, come quelli commercializzati per altre indicazioni che vengono resi disponibili ai pazienti, pur in assenza di indicazione terapeutica specifica per il COVID-19, sulla base di  evidenze scientifiche spesso piuttosto limitate. Proprio in considerazione dell’alto livello di incertezza con cui queste terapie sono messe a disposizione e del particolare stato di emergenza rispetto ad una pandemia che stiamo imparando a conoscere giorno per giorno, si ritiene importante aggiornare continuamente le informazioni relative alle prove di efficacia e sicurezza che si renderanno a mano a mano disponibili.

Non è chiaro se “l’alto livello di incertezza” dichiarato faccia capo alle risultanze obiettive e al senso di responsabilità o se sia strumentale a validare la campagna vaccinale sperimentale in assenza di farmaci sicuri per l’utilizzo terapeutico. Probabilmente a entrambe.

A questo scopo la CTS dell’AIFA ha predisposto delle schede che rendono espliciti gli indirizzi terapeutici entro cui è possibile prevedere un uso controllato e sicuro dei farmaci utilizzati nell’ambito di questa emergenza. Nella predisposizione di tali schede si è tenuto conto delle evidenze più aggiornate disponibili al momento.

Covid, Aifa: “I nuovi farmaci al vaglio di Ema a ottobre”. Quali sono.

  • Anakinra, utilizzabile nella terapia dei pazienti adulti con COVID-19 (CTS, 23 settembre 2021). Il suo utilizzo può essere consentito limitatamente al trattamento di soggetti adulti ospedalizzati con polmonite da COVID-19 moderata/severa. I maggiori rischi in termini di reazioni avverse sono: Neutropenia e infezioni gravi, Eventi epatici.
  • Baricitinib, utilizzabile nella terapia dei pazienti adulti con COVID-19 (CTS, 23 settembre 2021) è un farmaco ospedaliero con prescrizione limitativa. In particolare, si considerano candidabili al trattamento con baricitinib i pazienti recentemente ospedalizzati con fabbisogno di ossigeno in rapido aumento che richiedono ventilazione meccanica non invasiva o ossigeno ad alti flussi in presenza di elevati livelli di indici di flogosi. I maggiori rischi in termini di reazioni avverse sono: Neutropenia e infezioni gravi, Eventi epatici, Diverticolite e di perforazione gastrointestinale, Tromboembolismo venoso.
  • Sarilumab, utilizzabile in alternativa a tocilizumab quando quest’ultimo non fosse disponibile, per il trattamento di soggetti adulti ospedalizzati con COVID-19 grave e/o con livelli elevati degli indici di infiammazione sistemica. In particolare, si considerano candidabili al trattamento con sarilumab i pazienti ospedalizzati con condizioni cliniche rapidamente ingravescenti.

Per l’indicazione ammessa alla rimborsabilità in L648/96 la prescrizione di questi farmaci è limitata ai clinici operanti nei centri indicati dalla Regione per la gestione del COVID-19.

alternate text
Afp

I farmaci anti Covid “che sono stati approvati sono stati sviluppati su bersagli unici di questo virus. Queste molecole, nelle sperimentazione in vitro, hanno dimostrato grande efficacia e sicurezza. Credo che ad ottobre-novembre l’Ema li valuterà” ha annunciato Giorgio Palù, presidente dell’Aifa.

Vaccino Covid, terza dose “non scontata per giovani sani”. Meno di 40 contagi alla settimana per 100 mila abitanti: contagi!

30 settembre 2021, adnkronos

Speranza: “Terza dose verrà un po’ alla volta allargata”. Locatelli: “Bisogna dare copertura nei Paesi dove la campagna vaccinale è più bassa”

alternate text
(Afp)

Dopo anziani, Rsa, sanitari e fragili la terza dose di vaccino contro il Covid verrà estesa ad altre fasce di popolazione. Lo ha affermato il ministro della Salute, Roberto Speranza, nel suo intervento al Festival della città 2021 promosso dalla Lega delle autonomie locali, rispondendo alla domanda su un possibile allargamento del richiamo. Ma secondo il professor Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, per “i soggetti sani e giovani è tutto fuorché scontato che si debba andare verso una terza dose”. Intanto a più del 6% è già stata somministrata una terza inoculazione di richiamo. E nel mese di settembre la ‘quarta ondata’ dell’epidemia ha rallentato, con gli ultimi dati che indicano meno di 40 contagi alla settimana per 100 mila abitanti.

Speranza: “Ci guiderà la nostra la comunità scientifica”

Sull’estensione della terza dose a tutti “ci affideremo come sempre alla nostre autorità scientifiche, io penso che verrà un po’ alla volta allargata in altri ambiti ma ci guiderà la nostra comunità scientifica, come sempre abbiamo fatto. C’è anche una interlocuzione costante con altre autorità scientifiche nel mondo. Valuteremo se sarà indispensabile un allargamento, ma voglio dire che non ci sono problemi di approvvigionamento delle dosi”, ha detto.

Dicendo “comunità scientifica”, allude al Cts, che fu aggiunto all’ISS, più che sufficiente, con Decreto del Capo Dipartimento della Protezione civile n. 371 del 5 febbraio 2020, con finalità anche politiche. Il Cts ha competenza di consulenza e supporto alle attività di coordinamento per il superamento dell’emergenza epidemiologica dovuta alla diffusione del Coronavirus.  Il Comitato è composto da esperti e qualificati rappresentati degli Enti e Amministrazioni dello Stato. Così, abbiamo: Consiglio superiore di sanità del Ministero, Istituto superiore di sanità, Direzione generale Ricerca e Innovazione  in sanità del Ministero della Salute, Agenzia italiana del farmaco, AIFA, Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute, Comitato Tecnico Scientifico e ancora. Visti i risultati … La perdurante incertezza induce alla responsabilità.

Locatelli (Cts): “Terza dose per giovani sani non è scontata

Secondo Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid, la terza dose per i soggetti sani e giovani non è assolutamente scontata”. Prima di estendere il ‘booster’ a tutti, ha spiegato Locatelli, “occorre dare copertura nei Paesi dove la campagna vaccinale è imparagonabilmente più bassa”. “Il covid è diventata la quarta causa di morte in Italia”, mentre “negli Usa è al terzo posto”, ha detto. “Secondo i dati raccolti dall’Oms – ha sottolineato – nel 94% dei Paesi la pandemia ha poi provocato un’alterazione o un’interruzione dei servizi sanitari”.

Nel Lazio richiamo vaccini per 140mila over 80

Nel Lazio è intanto partito il nuovo richiamo di vaccino Covid-19 per gli over 80. “Da oggi a mezzanotte sarà attivo per tutta la regione il servizio di prenotazione online per gli over 80 che hanno ricevuto la seconda dose entro il 31 marzo 2021: una platea di 140mila utenti.

“Gli over 80 autosufficienti che hanno precedentemente ricevuto la vaccinazione Covid a domicilio verranno contattati direttamente dalle Asl e non dovranno fare nulla. Gli ospiti nelle Rsa e nelle altre strutture residenziali non dovranno fare nulla, riceveranno la terza dose direttamente dalle équipe delle Asl, dalle Uscar o dalle strutture che li ospitano”.

4365.- Lo stato di emergenza permanente e i vaccini che non vaccinano.

Un popolo democratico non può affrontare un tempo di grandi cambiamenti con un sistema autoritario, governato con la paura e senza poter partecipare con il dialogo e il voto alla vita politica della Nazione. È appena il caso di notare che questo sistema autoritario pervade gli stessi partiti, a ogni livello.

Lo stato di emergenza, o di eccezione, permanente durerà quanto l’incapacità di questo Parlamento, di questo Governo e di questo Presidente di rappresentare il Popolo Italiano. Lo stesso governo di Mario Draghi, infatti, con la sua maggioranza aritmetica, non politica, che democraticamente maggioranza non è, non potrebbe sopravvivere senza l’autoritarismo antidemocratico in cui siamo scivolati e, non dimentichiamolo, grazie agli scappati da casa innalzati dal grillismo al rango di onorevoli benestanti.

Lo stato di eccezione (che emergenza c’é oggi?) e il mancato, rectius, impedito ricorso al voto hanno consentito al Presidente di formare un governo di unità nazionale, una coalizione d’interessi, con l’abbandono delle categorie di maggioranza e opposizione e il sostegno di tutti o praticamente tutti i partiti politici, ciascuno per la sua frazione di potere. Non ci sfugge che la forma democratica è stata garantita, solo formalmente, lasciando fuori un singolo partito della coalizione di Centro Destra.

Nella realtà, la democrazia era già stata privata della sua condizione di esistenza, garantita dalla divisione dei poteri, venuta meno con il potere unico emerso con lo scandalo C.S.M., di cui il Presidente della Repubblica, garante della Costituzione, è pure il Presidente.

A questo punto, l’autoritarismo e l’autorevolezza di Mario Draghi costituiscono l’unica possibile soluzione all’incapacità di questo Parlamento, di questo Governo e di questo Presidente di rappresentare il Popolo Italiano. Capire come riesca a imporsi con la paura e con i vaccini medicali che non vaccinano chiama allo studio delle teorie del potere. Quasi potremmo dire che non è il virus che crea l’eccezionalità, ma è questa che può sopravvivere solo grazie al virus.

Sullo stato di eccezione permanente

Scritto da Massimo Cacciari – 29/07/2021

Sullo stato di eccezione permanente

Fonte: Massimo Cacciari

Giorgio Agamben ed io abbiamo deciso di pubblicare, in un sito estraneo a ogni fazione politica, e senza alcuna intenzione di farne un«documento» o un «manifesto», un breve testo sulla vicenda del cosiddetto green-pass non solo e non tanto per la gravità della norma in sé, ma per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica democratica sul «segnale di pericolo» che essa esprime.
Viviamo da oltre un ventennio in uno stato di eccezione che, di volta in volta, con motivazioni diverse, che possono apparire anche ciascuna fondata e ragionevole, condiziona, indebolisce, limita libertà e diritti fondamentali. E ciò in un contesto complessivo in cui cresce la crisi dell’idea stessa di rappresentanza e, nel nostro Paese, da un decennio ormai la dialettica politica e parlamentare non è in grado di esprimere da sé la guida del governo.
Soltanto ciechi e sordi, oppure persone che non vedono a un palmo dal naso dei propri «specialismi», possono ritenere oziose tali considerazioni. Così non si fa che inseguire emergenza dopo emergenza le più varie «occasioni», senza coscienza della crisi, senza la precisa volontà di uscirne politicamente e culturalmente. Invece di un’informazione adeguata si procede ad allarmi e diktat, invece di chiedere consapevolezza e partecipazione si produce un’inflazione di norme confuse, contraddittorie e spesso del tutto impotenti.
Che il green-pass sia una di queste è del tutto evidente. Non solo è surreale che la si adotti il giorno dopo che le stesse autorità hanno consentito mega-schermi su tutte le piazze d’Italia per gli Europei e addirittura organizzato una manifestazione di massa per il trionfo degli azzurri( quanto sono costati in contagi e peggio i lieti eventi?), ma come è possibile non chiedersi la ragione della sua estrema urgenza, se la campagna di vaccinazione procede ai ritmi che lo stesso Draghi racconta? In base a questi, tutti gli italiani fuorchè i bambini dovrebbero risultare vaccinati entro settembre. E, dunque, non bastano i vaccini? Si teme che non funzionino?
 Il green-pass diventerebbe, allora, null’altro che un mezzo surrettizio per prolungare all’infinito – magari con vaccinazioni ripetute – una sorta di micro lockdown Suona sgradevole dircelo, ma è la realtà del mondo contemporaneo che ce lo impone: in forme ovattate e quasi indolori la deriva è quella di una società del «sorvegliare e punire».
È la società in cui le forme di controllo e sorveglianza immanenti alle tecnologie che tutti usiamo si stanno sempre più accordando ai regimi politici. La democrazia è fragile, delicata – e quella che noi conosciamo giovanissima, inesistente prima del 1945. Ogni provvedimento che discrimina tra cittadini ne lede i principi – e soprattutto quando suoni immotivato o non sufficientemente motivato. L’idea di democrazia comporta un’opinione pubblica bene informata che partecipa consapevolmente, e cioè criticamente, alle decisioni dei suoi rappresentanti. Sono idee ed esigenze che non avvertiamo neppure più, tutti a caccia di «assicurazioni a prescindere»?
Se così fosse, brutti tempi davvero Premesso che qui non si tratta di no-vax, di ideologie neo-naturiste e altre scemenze, e che è gravissimo invece che sotto tale etichetta la stragrande maggioranza della stampa e dei media facciano un mucchio di qualsiasi opinione critica ( qui, sì, sarebbe necessario «discriminare»), chiediamo con grande umiltà alla Scienza: non dovrebbe un cittadino leggere e sottoscrivere prima della vaccinazione l’informativa dello stesso ministero della Salute?
Che cosa ne pensa la Scienza del documento integrale Pfitzer in cui si dice apertamente che non è possibile prevedere gli effetti del vaccino a lunga distanza, poiché non si sono potute rispettare le procedure previste (solo 12 mesi di sperimentazione a fronte degli anni che sono serviti per quello delle normali influenze)?
Risponde alla realtà o no che i test per stabilire genotossicità e cangerotossicità dei vaccini in uso termineranno solo nell’ottobre del ’22? La fonte è European Medicine – ma potrebbe trattarsi di no-vax mascherati E’ vero o no che mentre lo stesso ministero della Sanità ha dichiarato che la somministrazione del vaccino è subordinata a condizioni e in via provvisoria, nessun protocollo è ancora stabilito per quanto riguarda soggetti immunodepressi o con gravi forme di allergia? Astrazeneca ha detto che su queste questioni pubblicherà una relazione finale nel marzo del ’24.
Vero o falso che sono aumentati in modo estremamente significativo i casi di miocarditi precoci in giovani che hanno ricevuto il vaccino? O mente il Center for disease control? Che in Israele e in Gran Bretagna molti dei decessi nell’ultimo periodo sono di persone che avevano già ricevuto la doppia dose è una fake news? Che significa tutto questo? Che il vaccino è inutile, che non dobbiamo vaccinarci? Assolutamente no; significa che deve essere una scelta libera, e una scelta è libera solo quando è consapevole. Siamo liberi solo quando decidiamo in base a dati precisi e calcolando razionalmente costi e benefici per noi e per gli altri.
Così io ho fatto e mi sono vaccinato, pur ignorando danni eventuali a lunga scadenza e pur sapendo che potevo comunque ammalarmi o contagiare altri non vaccinati (poiché mi risulta che così possa avvenire, o la Scienza lo nega?). Uno scienziato, che passa per essere tra i primi del suo campo, la genetica (ma magari non è vero – non mi pronuncio in attesa di conferma da parte del ministro Speranza), R.W. Malone scrive: «Il governo (si riferiva a quello americano) non è trasparente su quali siano i rischi. E quindi le persone hanno il diritto a decidere se accettare o no i vaccini».
La stessa identica cosa è scritta nella G.U. del Parlamento Europeo in data 15 giugno u.s.: «E’ necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate e anche di quelle che hanno scelto di non esserlo». E qui la questione interessa giuristi e costituzionalisti. Con la stessa modestia con cui mi appello al parere della Scienza (anche se fino ad oggi non ha proprio brillato per unanimismo), ora mi appello a quello dei cultori del Diritto.
È legittima l’imposizione, poiché di imposizione si tratta senza dubbio, di un trattamento sanitario, e nella fattispecie di un trattamento sanitario che presenta le zone d’ombra, i dubbi, i problemi che ho succintamente ricordato? Esistono molte altre malattie infettive – si prevede il green-pass anche per morbillo, scarlattina, tosse cattiva?
E, conseguentemente, la norma che impedisce di salire su un treno con la febbre varrà da qui all’eternità? Dichiareremo fuori legge l’aver febbre, non importa se per aver contratto la peste o per una indigestione? Metteremo nella carta d’identità le nostre condizioni di salute? Che ne pensa la Scienza del Diritto? Quando subiremo qualsiasi provvedimento o norma senza chiederne la ragione e senza considerarne le possibili conseguenze, la democrazia si ridurrà alla più vuota delle forme, a un fantasma ideale.

4364.- Orban: la migrazione di massa fa parte del “piano globale” per creare un “nuovo proletariato.

Che si sia con o contro le tesi di Orban, è un fatto che le imponenti risorse profuse nell’immigrazione di massa devono far parte di un piano.

Blondet&Friends, Maurizio Blondet  28 Settembre 2021 

Parlando alla 4a Conferenza demografica di Budapest, organizzata come un forum sulle politiche a favore della famiglia e altre misure per invertire il declino della popolazione senza ricorrere all’immigrazione di massa, Orbán si è rivolto ai partecipanti – tra cui l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Mike Pence , il presidente della Serbia , il presidente serbo di Bosnia, e i primi ministri della Slovacchia e della Slovenia – osservando che la causa del conservatorismo nazionale ha “sofferto sensibili perdite politiche” negli ultimi anni. “Il presidente Trump non è stato in grado di continuare il suo lavoro” negli Stati Uniti dopo il gennaio 2021, …- “e Dio sa cosa accadrà in Germania questa domenica” quando Angela Merkel è teoricamente il partito di centro-destra potrebbe essere sostituito da un governo di sinistra che includa possibilmente il partito comunista di sinistra marxista  nelle elezioni nazionali.

[…]

“È un problema che la popolazione sia in declino?” chiese.

“L’Occidente… semplicemente non vuole mantenersi. Non giriamoci intorno: certe civiltà sono in grado di riprodursi; la civiltà occidentale non è in grado di riprodursi, al punto che non sono in grado di decidere se questo sia un problema.

“Alcuni [ i miliardari del deep state e Forum di Davos, ndr. ] sono dell’opinione che questo non sia un problema e sostengono che aumentando la produttività e sviluppando la tecnologia meno persone saranno in grado di generare più beni, più beni pubblici. Produzione meccanizzata, intelligenza artificiale, economia automatizzata: il lavoro umano non conta più. Questa è la soluzione tecnocratica della Silicon Valley “, ha spiegato.

“E ci sono altri che avvertono il problema del declino demografico e per questo vogliono la migrazione. Credono che i popoli alieni da terre lontane dovrebbero essere trasferiti e questo fermerà il declino demografico. Ma la migrazione di massa… i milioni di persone che sono state attirate qui, sono fondamentalmente un piano globale di formazione di un nuovo proletariato”, ha accusato, aggiungendo che i promotori di questa visione del mondo “non tengono conto dell’aspetto culturale della democrazia”.

La migrazione, ha spiegato Orbán, “è una questione di identità” – e “un paese sarà vitale solo se i suoi cittadini condividono in gran parte gli stessi valori – in caso contrario, la nazione, il paese, cadrà a pezzi..”

Il piano dell’Ungheria per invertire il declino demografico rifiutando la migrazione di massa per mantenere la sua identità culturale e coesione sociale, ha detto Orbán alla conferenza, è costruito attorno al principio fondamentale che “lo stato deve proteggere la famiglia e lo stato deve eliminare tutte le ostacoli alla costituzione di famiglie” come elementi costitutivi della società.

Come risultato delle politiche, ha affermato Orbán, “abbiamo quasi raddoppiato i matrimoni” e goduto di un “calo del 41% dell’aborto” dal 2010 –

“Devo dirti onestamente, ci stiamo difendendo, l’Ungheria si sta difendendo, contro gli attacchi della sinistra occidentale; stanno attaccando il modello familiare tradizionale” ha avvertito.

Questi attacchi non sono arrivati ​​solo sotto forma di critiche dirette alle politiche economiche volte a consentire alle coppie di creare una famiglia – e salvare il paese in generale da una bomba demografica a orologeria – che sono spesso dipinte in modo piuttosto ingeneroso come un complotto retrogrado per trasformare le donne in “baby machine” – ma attraverso una parte di una più ampia spinta culturale a “relativizzare la nozione di famiglia”.

Lo “strumento” preferito per questo, ha affermato Orbán, è “l’Lgbtq e la lobby di genere”.

Il leader ungherese ha ricevuto dalla Kommissione UE attacchi feroci e autoritari per la legislazione approvata di recente volta ad affrontare questo problema rendendo illegale la promozione di contenuti LGBTQ su cose come il cambio di genere per i minori nelle scuole e nei media, ma crede che la posizione ungherese non sia così lontana da quello del pubblico dell’Europa occidentale, come suggerirebbe la protesta.

“Nell’Europa occidentale e a Bruxelles, nessuno ha mai chiesto alla gente della propaganda LGBTQ o della migrazione”, ha detto.

Di seguito il lucido commento di Cesare Sacchetti

Alla quarta conferenza demografica tenutasi a Budapest, Viktor Orban ha descritto molto chiaramente il vero scopo dell’immigrazione di massa. Le immigrazioni dai Paesi afro-asiatici non sono un fenomeno spontaneo. Sono un fenomeno orchestrato ed eterodiretto dalle ONG finanziate e dalle istituzioni più rappresentative del disegno mondialista, quali le Nazioni Unite. L’idea è quella di creare un ammasso di genti senza alcuna identità. Orban ha parlato a questo proposito della creazione di un “nuovo proprietariato”. È il disegno originario del conte Kalergi, il nobile austriaco che già negli anni’20 venne finanziato dai Rothschild e dai Warburg.

Kalergi auspicava la costruzione degli Stati Uniti d’Europa popolati non dai tradizionali popoli etnici europei ma piuttosto dalla fusione di africani, asiatici ed europei.

È il proletariato senza identità e cultura di cui parla Orban. È un piano di distruzione scientifica della vera Europa e del mondo Occidentale che attraverso la secolarizzazione e la scristianizzione ha accelerato e favorito questo processo di disgregazione etnica e culturale. L’ideologia liberalmarxista ha polverizzato l’idea della famiglia naturale, ovvero il pilastro sul quale ha sempre poggiato tutta l’Europa. Una volta rimosse le sue fondamenta, l’Europa ha iniziato il viaggio verso la sua autodistruzione. Il male dell’Occidente è proprio questo. Non si fanno figli perché la famiglia è stata minata attraverso un’aggressione culturale e un’altra economica che ha privato i popoli europei dei mezzi necessari per sostentare i figli. Per guarire, l’Occidente deve fare soltanto una cosa. Liberarsi di questi falsi valori imposti dal femminismo e dal marxismo. Per guarire, l’Occidente deve tornare ad essere ciò che è sempre stato per oltre duemila anni.

4363.- USA – Russia. Draghi al G20 è sulla strada giusta

Per Washington aprire alla cooperazione con la Russia avrebbe un significato di carattere strategico. Sebbene venga stabilita su un dossier limitato, significherà aprire la strada al Nuovo Occidente e tagliare fuori la Cina.

Correndo avanti: Dagli Urali, agli Urali. Dall’Alaska, all’Alaska! Svegliati Europa!

“Gli Usa non escludono di usare le basi russe per intervenire in Afghanistan”

Da Formiche.net, di Emanuele Rossi | 28/09/2021

Gli Usa non escludono di usare le basi russe per intervenire in Afghanistan

Secondo il Wall Street Journal, russi e americani si parlano per pianificare la gestione condivisa delle attività anti-terrorismo legate al ritorno dei Talebani. L’idea sarebbe partita da Putin nel bilaterale con Biden a Ginevra. È la cooperazione che l’Italia eleva a discussione del G20Washington e Mosca stanno parlando della possibilità di usare in maniera congiunta basi russe in Asia Centrale per monitorare e combattere le forze terroristiche che potrebbero rafforzarsi sotto l’amministrazione talebana in Afghanistan. Lo scoop l’ha fatto il Wall Street Journal, che è venuto a conoscenza di una conversazione aperta dal capo dello Stato maggiore congiunto, il generale Mark Milley, con il capo delle Forze armate russe, Valery Gerasimov.

Usa-Russia: incontro definito “costruttivo” nella località di Vantaa, in Finlandia dei capi di Stato maggiore. Foto © Charles E. Burden

Sarebbe stato l’americano a sondare il terreno su indicazione del Consiglio di sicurezza nazionale, dunque della Casa Bianca, che voleva andare a vedere se non fosse un bluff l’offerta lanciata da Vladimir Putin durante il meeting del 16 giugno con Joe Biden — ai tempi non c’era una contingenza specifica, sebbene la caduta afghana fosse già all’orizzonte, ma il russo aveva messo sul piatto l’idea di ospitare gli americani nelle proprie basi per attività di anti-terrorismo congiunte. Per ora, gli Stati Uniti usano basi nella regione del Golfo, tra cui quelle in Qatar e negli Emirati Arabi Uniti. I droni e gli altri aerei devono volare da diverse centinaia di chilometri di distanza per coprire il teatro afghano, limitando la quantità di tempo in cui possono soffermarsi su potenziali obiettivi e la rapidità di azione. Per questo i funzionari statunitensi hanno anche guardato all’Asia centrale per basare droni e altri aerei. Anche se si è ritirata dal paese, Washington intende mantenere una capacità di azione (veloce, efficace, precisa) contro le forze terroristiche. In gergo tecnico il Pentagono le chiama attività “over-the-horizon”, e sono fondamentali per contrastare la costante (crescente?) minaccia di gruppi come al Qaeda o lo Stato islamico, ancora attivi nell’area.Si tratta di una realtà considerata come prioritaria anche dalla Russia, che teme dinamiche di instabilità securitaria in quella che è una sua sfera di influenza storica, l’Asia Centrale. La destabilizzazione regionale è un problema comune dunque; uno di quelli a riflesso quasi globale che Russia e Stati Uniti individuano come terreno di contatto in cui agire insieme? D’intralcio potrebbero esserci questioni tecniche soprattutto a Washington, che Milley e il segretario alla Difesa Lloyd Austin potrebbero affrontare in questi giorni in audizione al Congresso, visto che dopo l’aggressione all’Ucraina i legislatori hanno votato una legge che impedisce cooperazioni militari russo-americane finché i primi continueranno a occupare la Crimea — ossia per sempre, e per questo il Pentagono si è garantito di prevedere una serie di eccezioni pragmatiche.Al di là della sfera tecnica (burocratico-legislativa o militare) il peso politico di un eventuale accordo è piuttosto importante. L’eventuale cooperazione tra Usa e Russia segue la traiettoria che l’Italia sta cercando di tracciare riguardo alla crisi afghana, ossia quella del multilateralismo globale. Roma intende elevare la questione in sede G20, che presiede, attraverso un meeting speciale che includerebbe molte delle forze più direttamente (o più indirettamente) interessate a quanto succede e succedere attorno all’Afghanistan. Contemporaneamente, per Washington la cooperazione con la Russia, sebbene su un dossier limitato, significherebbe tagliare fuori la Cina; ossia avrebbe un significato di carattere strategico molto più importante del contesto tattico. Con tutti i rischi del caso: si ricorderà che tempo fa erano uscite informazioni su collegamenti tra Talebani e intelligence militare russa per danneggiare le forze americane in Afghanistan, per esempio.

4362.- L’eccezionale “rielezione” del Presidente della Repubblica Napolitano.

Articolo 85

Il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni.

Trenta giorni prima che scada il termine, il Presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.

Se le Camere sono sciolte, o manca meno di tre mesi alla loro cessazione, la elezione ha luogo entro quindici giorni dalla riunione delle Camere nuove. Nel frattempo sono prorogati i poteri del Presidente in carica.

Molto si è scritto di un evento eccezionale, logicamente anti democratico, mai capitato prima nel nostro Ordinamento: la rielezione del Presidente della Repubblica per un secondo mandato settennale, vale a dire per 14 anni. Antidemocratico perché il ruolo di istituzione super partes, garante della Costituzione, rivestito per un ‘sì lungo periodo, inevitabilmente, va ad incidere sulle vicende politiche e ad espandere progressivamente i poteri del Presidente, tanto che, nella realtà pratica costituzionale si è parlato, sbagliando, di Costituzione “vivente”, quando di Costituzione ce n’è una sola e il suo articolato forma un unicum. In realtà, ma anche per il progressivo affermarsi di un potere legislativo europeo su quello del Parlamento nazionale, il cosiddetto, decantato popolo sovrano è divenuto cittadino di una repubblica né parlamentare né presidenziale. Questo perché l’accresciuta forza politica del Presidente non può ricevere la corrispondente legittimazione costituzionale. Infatti, si sarebbe venuta affermando una dicotomia fra i concetti di Costituzione e di Costituzione “vivente”, dove quest’ultima non è il risultato della procedura prevista nell’art. 138. 

Sull’argomento, abbiamo belle opere di Chiara Meoli e di Angela Ida Nicotra “Al riguardo, infatti, l’art. 85 Costituzione si limita a disporre che «Il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni», senza contenere alcun limite alla possibilità che il Capo dello Stato, alla fine del suo mandato, venga rieletto alla carica. E, infatti, l’eventualità è assolutamente antidemocratica giacché è impossibile sia che in così tanti anni un presidente si mantenga super partes sia che la parte politica che lo ha eletto si mantenga maggioranza. 

Troviamo materia anche nei lavori dell’Assemblea Costituente, il cui Presidente senatore Umberto Terracini fu più volte sollecitato. La seconda Sottocommissione, nel 1946, affrontò il problema della rielezione di un Presidente che si fosse mostrato l’unico possibile garante della Costituzione. Si mise ai voti l’ipotesi, ma fu bocciata e si concluse per la non rieleggibilità del Presidente della Repubblica. Il risultato non fu ritenuto meritevole di essere normato e, infatti, nel testo finale approvato dall’Adunanza plenaria nel gennaio 1947 non vi è alcun riferimento espresso al divieto di rieleggibilità. L’assenza del divieto è stata ritenuta sufficiente a giustificare la rielezione di un Presidente della Repubblica che si è dimostrato quantomeno poco garante della Costituzione. Bisogna però dire che, proprio Giorgio Napolitano, ha definito la norma consuetudinaria della non rielezione come “l’alternativa che meglio si conforma al modello costituzionale di Presidente della Repubblica (sta in Paladin , L., voce Presidente della Repubblica, in Enc. dir., Milano, 1985, ad vocem).

In seguito, dal mondo scientifico e anche politico, si sono succedute proposte di introdurre il divieto di rielezione immediata, ma nessuna fu approvata. Tra i disegni di legge di modifica della Costituzione, nel senso di introdurre il divieto della rielezione immediata del Capo dello Stato, ricordiamo la proposta della Commissione Bozzi, della IX Legislatura. Citiamo anche il Presidente della Repubblica Antonio Segni, che, il 17 settembre 1963, sollecitò in un messaggio le Camere perché il Parlamento introducesse in Costituzione il principio della non rieleggibilità immediata del Capo dello Stato. Lo stesso Presidente Carlo Azeglio Ciampi affermò che il rinnovo di un mandato così lungo “mal si confà con le caratteristiche proprie della forma repubblicana”.

In concreto, la rielezione di un Presidente della Repubblica, che, già per sette anni, ha detenuto una quota di poteri ‘sì vasta, non è una proroga, non è opportuna; infatti, la rielezione di Napolitano non fu senza contestazioni, benché legata a circostanze eccezionali: tant’è vero che è stato l’unico caso”. Quella rielezione, se non fu costruita ad arte, rappresentò la panacea alla crisi profonda del sistema politico e dei partiti e, in particolare, alle rivalità interne del PD, diviso su tutto e, di conseguenza, anche sulle candidature al Quirinale. 

L’evoluzione del ruolo del Presidente della Repubblica si è resa manifesta soprattutto nella scelta del Presidente del Consiglio dei Ministri, tanto che si sono ripetuti i cosiddetti governi del Presidente e anche nel potere di scioglimento delle Camere. Potere che, in presenza di obbiettivi mutamenti importanti nelle opinioni dell’elettorato, possiamo chiamare dovere.

Con riferimento al potere di scioglimento delle Camere, le accresciute prerogative del Capo dello Stato hanno accompagnato la trasformazione dei doveri in mere facoltà, impedendo l’adeguamento della rappresentanza del Parlamento ai mutati orientamenti dell’elettorato. Questo confligge con la forma di governo parlamentare e con la ratio della sua figura. Esse sono anche la conseguenza della involuzione del sistema partitico da strumento di partecipazione dei cittadini alla vita politica della Nazione a strumento di raccolta di consensi intorno a una figura affermatasi come leader. Possiamo, ancora, citare l’indubbia influenza del Capo dello Stato nel far nascere i governi di coalizione, addirittura con maggioranze solo aritmetiche, che, democraticamente, maggioranze non sono, e citiamo il caso limite del diniego opposto alla nomina a ministro di Paolo Savona, che ha significato la sottomissione della più alta autorità dello Stato a un’anomalia istituzionale, senza possibilità di incidere su un suo rinnovamento, quanto mai necessario.

Il «no» di Sergio Mattarella a Paolo Savona a ministro dell’Economia non è senza precedenti. Esistono infatti vari episodi nei quali il Quirinale ha rivendicato con forza le sue prerogative, “costringendo” al passo indietro il Presidente del Consiglio incaricato su alcuni ministri. Dal caso Previti dirottato da Ministro di Grazia e Giustizia alla Difesa dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, fino al più recente no a Guardasigilli di Napolitano al giudice Gratteri (motivato in quanto giudice). 

Tutto nasce dall’articolo 92 della Costituzione, secondo cui il capo dello Stato, nella scelta dei ministri, non è un mero esecutore delle volontà dei partiti: «Il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i ministri».

C’è un punto, però, che ha visto e vede la crescente influenza del Capo dello Stato dare luogo a una vera e propria eversione.

Lo scandalo C.S.M., rectius, l’eversione del C.S.M. politicizzato è stata riduttivamente e strumentalmente intitolata a Luca Palamara. In realtà, riguarda, tuttora, l’intero C.S.M., compreso il suo e nostro Presidente, colpevole  di non averlo sciolto, a’ sensi dell’art. 31, Legge n. 195/1958. È eversione perché:

Primo, perché ha fatto venir meno l’Autonomia e l’Indipendenza della Magistratura, tale in quanto deputata a giudicare dell’operato dei magistrati era soltanto la sua Sezione Disciplinare.Allo stato dei fatti, qualunque magistrato può essere portato in Tribunale a rispondere dei suoi atti…”può!”, ma da chi?

Secondo, ha fatto venir meno la divisione fra i poteri Legislativo, Esecutivo e la Funzione giurisdizionale, principio garantista su cui fonda la democrazia. La separazione dei poteri è uno dei principi giuridici fondamentali dello Stato di diritto e della democrazia liberale. In Italia, il principio costituzionale della separazione dei poteri è attuato sul piano procedurale, ma senza una riserva di legge che associ determinate materie legislative alla competenza di singoli organi e ad uno specifico strumento di legislazione (Ad esempio, l’ordinamento non pone alcun limite all’attività legislativa del Parlamento né prevede alcuna riserva di regolamento per il potere esecutivo e per l’amministrazione).

Quanti, invece, propendono per i regimi che denominiamo dittature, si pongono in contrasto con il principio di separazione dei poteri, concentrando gli stessi in un solo organo, monocratico o collegiale. Nei primi anni Duemila, il costituzionalista Cassese scriveva che «è dubbio che la divisione dei poteri sia ancora un principio del diritto italiano.

Il Capo dello Stato non deve assumere i poteri del Monarca.

Rispetto all’assetto costituzionale, l’attuale presidente gode di poteri maggiori di quanti dovrebbe avere come Capo dello Stato di una repubblica parlamentare e vi sono casi in cui sembra venir meno la sua figura super partes e casi in cui non è certa la sua estraneità al potere esecutivo. La rielezione, magari di quell’unico soggetto che durante il suo mandato ha guadagnato la fiducia di alcune fra le principali forze politiche, potrebbe significare il venir meno di quel principio dell’alternanza che già Aristotele poneva alla base della democrazia. Di più, potrebbe significare il venir meno di quel principio di rappresentatività che la Costituzione ha voluto garantire con il suo art. 88.

Vedi anche n. 4300. Il Capo dello Stato, imparziale, garante della Costituzione, nella nazione europea.

4361.- Una carta per pagare e identificarci. Una carta per controllarci

Chi nasce libero non morirà servo, ma chi nasce servo…

La Nuova Bussola Quotidiana, 26-09-2021. Di Stefano Magni

È allo studio del governo Draghi una carta unica che funzionerà sia come carta di identità che come strumento di pagamento elettronico e anche come tessera sanitaria. Sarà tutto molto più comodo. Ma… attenzione al rovescio della medaglia.

La "citizen card" cinese

È allo studio del governo Draghi una carta unica che funzionerà sia come carta di identità che come strumento di pagamento elettronico e anche come tessera sanitaria. “Che bello, quanta comodità”, diranno i più, stanchi di portarsi dietro i contanti, una carta di credito e anche una tessera sanitaria e una carta di identità. Ma… attenzione al rovescio della medaglia.

Alessio Villarosa (M5S, sottosegretario al ministero dell’Economia), ha anticipato al Sole 24 Ore i dettagli della nuova carta unica, come dovrebbe funzionare una volta entrata in circolazione. La nuova tessera unica permetterà di pagare, di farsi riconoscere dalla Pubblica Amministrazione (il ruolo che ora è svolto dallo Spid), di farsi riconoscere dai servizi medici (come l’attuale tessera sanitaria) e in più potrebbe diventare un documento di identità, pari alla carta di identità. I dettagli non si conoscono ancora e si garantisce il rispetto degli standard internazionali e la protezione dei dati sensibili.

Il prodotto viene venduto come la più pratica realizzazione del programma di digitalizzazione, come da Pnrr. La digitalizzazione serve soprattutto alla semplificazione, come sempre. Ma anche come forma di lotta all’evasione, che si attribuisce ancora all’uso dei contanti. Sebbene per ora non sia ancora al vaglio una legge che proibisca banconote e monete, è già in programma l’obbligo per la Pubblica Amministrazione di accettare solo pagamenti elettronici. L’introduzione di uno strumento onnicomprensivo, come questa carta unica, fa pensare ad una prossima proposta per spazzar via i contanti. È strano che, nel 2021, in piena era bitcoin e con strumenti molto più pratici per l’evasione elettronica (e con tutti gli hacker provetti che ci sono in giro) si pensi ancora alla valigetta piena di bigliettoni, quando si parla di evasione. L’intento comunque è chiaro: controllare ogni singolo movimento di denaro.

Qui però inizia il lato oscuro della proposta. Perché, se la nuova tessera contiene anche tutti i nostri dati personali, può registrare anche ogni nostra operazione che riguardi la salute. Compreso l’acquisto di sigarette (nei distributori automatici è richiesta la tessera sanitaria) e di ogni tipo di farmaco, le visite mediche e ospedaliere. La carta di identità, inclusa l’identità digitale per avere rapporti con la Pubblica Amministrazione, registra e permette di tracciare un’infinità di altre nostre azioni personali. Insomma, la nuova carta permette, a chi la potesse controllare di seguirci in qualunque nostro rapporto col pubblico e il privato: cosa compriamo, cosa vendiamo, cosa guadagniamo e da chi, come stiamo, cosa stiamo facendo per curarci, che vizi (fumo, alcol) abbiamo, cosa stiamo chiedendo alla pubblica amministrazione. E probabilmente l’elenco è destinato ad allungarsi ancora.

Ma chi la controlla, questa carta? Se vivessimo in un mondo di persone in perfetta buona fede, diremmo: nessuno vuol vedere cosa facciamo, ma lo Stato ci proteggerebbe dalle truffe e però scoprirebbe subito eventuali nostri crimini (a partire dall’evasione) che noi dovessimo commettere, accertandone immediatamente l’entità, senza dubbi e senza abusi. Purtroppo, però, non viviamo in un mondo di angeli e qualche malintenzionato che dovesse prendere il controllo delle nostre informazioni ci potrebbe anche essere. A questo punto, una o più persone potrebbero controllare tutto di noi. Ed anche spegnerci, nel senso letterale del termine. Senza soldi, senza identità, senza la possibilità di accedere ai servizi medici, saremmo morti viventi, in un limbo in cui non potremmo interagire più con niente e nessuno.

E se il malintenzionato agisse, in perfetta buona fede, per conto del governo? Con le ideologie che sono in circolo, a partire dall’integralismo ecologista, un prossimo governo italiano (non sia mai che pensiamo all’attuale governo Draghi…) potrebbe usare la tessera alla maniera dei cinesi. Chi consuma “troppo” e “male” pesando sull’ecosistema, potrebbe essere spento, o limitato nei movimenti. In Cina, chi è nel mirino, si ritrova con i conti in banca bloccati e non può più effettuare pagamenti elettronici. Basta qualche parola sbagliata di troppo sul proprio profilo dei social network per far scattare il blocco. I nuovi paria cinesi non possono lasciare la loro città, non potendo comprare i biglietti per i mezzi pubblici. Ma non possono neppure vivere nella loro città, non potendo più avere accesso ad alcun tipo di servizio pubblico o privato. Sono dei morti viventi. Ma noi siamo una democrazia e non arriveremo mai a questo punto (o no?).

4360.- Pfizer e Moderna all’ingrasso con la vaccinazione continuata.

lnsomma, i piani di riapertura post pandemia saranno accompagnati da un deciso invito a rivaccinarsi.

Il CEO di Pfizer “alla normalità entro un anno…. con la vaccinazione continua”

Scenari economici.it, 27 settembre 2021. Di Guido da Landriano

L’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla ha dichiarato domenica su  This Week della TV americana ABC, con George Stephanapoulos, che gli Stati Uniti dovrebbero tornare alla normalità entro l’anno, ma con il “Richiamo” del vaccino, come fatto da Moderna.

“Infine, l’amministratore delegato di Moderna ha dichiarato questa settimana che la pandemia sta per finire tra circa un anno. Sei d’accordo con questo?” chiese Stephanapoulos a Bourla.

“Sono d’accordo che, entro un anno, penso che saremo in grado di tornare alla vita normale”, ha concordato Bourla, ma ha aggiunto: “Non credo che ciò significhi che le varianti non continueranno ad arrivare. E non penso che questo significhi che dovremmo essere in grado di vivere le nostre vite senza avere le vaccinazioni, in pratica. Ma questo è… ancora una volta, resta da vedere.’

Bourla ha affermato poi che una vaccinazione annuale sarà l’esito più probabile dell’epidemia, proprio come le persone ottengono un vaccino antinfluenzale annuale per aiutare a combattere quelle varianti della malattia.

“Lo scenario più probabile per me è che, poiché il virus è diffuso in tutto il mondo, continueremo a vedere nuove varianti emergere”, ha affermato. “E, inoltre, avremo vaccini che – dureranno almeno un anno. E penso che lo scenario più probabile siano le rivaccinazioni annuali. Per ora non lo sappiamo ancora, dovremo vedere i dati”.

Pfizer è l’unico produttore di vaccini Covid-19 di cui sia stato approvato il richiamo in diversi paesi. Con queste parole Bourla viene a mettere le mani avanti per la creazione di un nuovo business in modo permanente, non solo temporaneo, come del resto ha fatto anche Moderna. Gli azionisti ringrazieranno