Archivio mensile:luglio 2023

5807.- Supercelle, quali fenomeni meteo e quali danni possono provocare

Gli esperimenti ci sono, sono autorizzati e qualcosa conteranno anche loro, ma la parola d’ordine è “Silenzio!”

Da Redazione Adnkronos, 26 luglio 2023

Dopo il maltempo che ha colpito violentemente il Nord Italia, le parole degli esperti

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Fotogramma

Maltempo con temporali violenti e piogge torrenziali, oltre a grandinate e fortissime raffiche di vento. Questi i fenomeni meteo estremi che nelle scorse ore hanno colpito l’Italia, con il clima particolarmente accanito nei confronti del Nord della penisola. Ma cosa li provoca? Stando alle parole degli esperti, le responsabili sarebbero da individuare nelle cosiddette ‘supercelle‘. A spiegare cosa sono e quali danni possono provocare, sono gli esperti de ilmeteo.it.

Come scrivono i meteorologi, nella classificazione dei temporali le supercelle “sono i fenomeni più pericolosi in termini di potenza sprigionata e potenziali danni”. Si tratta quindi di “immensi sistemi temporaleschi alti fino a 10/12 km al cui interno è presente una zona di bassa pressione definita in termine tecnico mesociclone”.

A causa delle temperature in aumento, quindi, a crescere è anche “l’energia potenziale (umidità e calore nei bassi strati dell’atmosfera) in gioco per lo sviluppo, appunto, di celle temporalesche imponenti, in grado di provocare eventi meteo estremi come quello della grandine grossa (oltre i 5-6 cm di diametro)”. Nei casi più rari, spiegano ancora gli esperti, il fenomeno, può innescare anche pericolosi tornado.

In situazioni di questo tipo, continuano gli esperti, “sono elevate le probabilità di grandine di grosse dimensioni (fino a 8-10 cm di diametro) associate a forti raffiche di vento fino a 120-130 km/h, chiamate in gergo downburst. Quest’ultimo, definito anche come raffica discendente, è un fenomeno meteorologico che consiste in forti raffiche di vento discensionali con moto orizzontale in uscita dal fronte avanzante del temporale. Le folate possono raggiungere velocità molto elevate, anche superiori ai 100 km/h”. 

i danni che possono provocare, come del resto si è visto nelle scorse ore, sono ingenti: dagli alberi sradicati – con conseguente pericolo per le persone e forti disagi al traffico – agli allagamenti, passando per gli edifici danneggiati alla distruzione delle coltivazioni a causa delle violente grandinate o delle piogge.

5806.- I repubblicani, i democratici e le elezioni americane. Cosa sta avvenendo negli USA e quali i riflessi sull’Europa.

Il Cristianesimo non è adeguato, se mai lo fu, a farci da guida. Le Costituzioni non tengono e i loro principi cedono al capitalismo. La democrazia e le sue istituzioni sono ormai strumentali a interessi sovranazionali e nulla rappresentano. L’anomalia istituzionale, detta a parole, Unione europea, con i suoi beneficati, emana leggi contro i suoi lavoratori, una dopo l’altra e, con le sue genti dimentiche dei propri valori, sta virando verso un modello sociale subalterno, ispirato allo stato di sorveglianza di modello cinese. Così, non saremo più europei, ma nemmeno siamo cinesi. L’Occidente tiene perché la guerra ha favorito la tenuta del dollaro, ma fino a quando? Non è così che gli Stati Uniti prevarranno sulla Cina.

Di Redazione Blog di Sabino Paciolla|Luglio 27th, 2023

Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Alastair Crooke e pubblicato su Strategic Culture Foundation. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella nostra traduzione. 

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Per essere schietti, sia gli Stati Uniti che l’Europa si sono infilati sfacciatamente in trappole da loro stessi create. Intrappolato nelle menzogne e negli inganni intessuti intorno a una pretesa eredità di un DNA culturale superiore (che garantisce, si dice, una vittoria quasi certa), l’Occidente si sta svegliando di fronte a un disastro che si avvicina rapidamente e per il quale non esistono soluzioni facili. L’eccezionalismo culturale, insieme alla prospettiva di una chiara “vittoria” sulla Russia, si sta esaurendo rapidamente – ma uscire dall’illusione è lento e umiliante.

La devastazione in arrivo non si concentra solo sul fallimento dell’offensiva ucraina e sulla debolezza della NATO. Comprende molteplici vettori che si sono sviluppati nel corso degli anni, ma che stanno raggiungendo il culmine in modo sincrono.

Negli Stati Uniti è in corso la campagna elettorale per le elezioni più importanti. I Democratici sono in difficoltà: Il partito ha da tempo voltato le spalle al suo vecchio elettorato di colletti blu, impegnandosi invece con una “classe creativa” urbana in un progetto di “ingegneria sociale” esaltante e di risanamento morale a livello mondiale, in alleanza con la Silicon Valley e la Nomenklatura permanente. Ma questo esperimento si è arenato, diventando sempre più estremo e assurdo. La reazione è sempre più forte.

Come prevedibile, la campagna democratica non sta guadagnando terreno. Il team Biden ha un indice di gradimento basso, bassissimo. Ma le pressioni della famiglia Biden insistono sul fatto che Biden deve perseverare con la sua candidatura e non cedere ad altri. In ogni caso – che Biden rimanga o che se ne vada – non c’è una soluzione pronta all’enigma di un partito che non funziona e che non ha una piattaforma.

Il panorama elettorale è un disastro. L’artiglieria pesante “lawfare” è destinata a rompere le difese di Trump e ad allontanarlo dal campo, mentre una serie di rivelazioni di illeciti della famiglia Biden è destinata a logorare e a far implodere la bolla Biden. Anche l’establishment democratico è spaventato dalla manovra di affiancamento della candidatura di R. F. Kennedy, che si sta rapidamente sgonfiando.

In parole povere, l’ideologia democratica woke di riparazione storica sta separando gli Stati Uniti in due nazioni che vivono in una sola terra. Divise non tanto da “rosso o blu”, o classe, ma definite da “modi di essere” inconciliabili. Le vecchie categorie: Sinistra, Destra, Democratici o GOP sono state dissolte da una guerra culturale che non rispetta alcuna categoria, superando i confini di classe e di appartenenza partitica. In effetti, anche le minoranze etniche sono state alienate dai fanatici che vogliono sessualizzare i bambini all’età di 5 anni, e dall’imposizione dell’agenda trans ai bambini delle scuole.

L’Ucraina è servita da solvente per il vecchio ordine ed è diventata l’albatros appeso al collo del governo Biden: Come far passare l’incombente debacle ucraina come una “missione compiuta”. Si può fare? Perché la via di fuga di un cessate il fuoco e di una linea di contatto congelata è inaccettabile per Mosca. In breve, la “guerra di Biden” non può continuare così, ma non può nemmeno fare “altro” senza andare incontro a un’umiliazione. Il mito della potenza americana, la competenza della NATO e la reputazione degli armamenti statunitensi sono in bilico.

Anche la narrativa economica (“tutto va bene”) è pronta, per ragioni in parte non collegate, ad inasprirsi. Il debito – finalmente – sta diventando la spada sospesa sul collo dell’economia. Il credito è in fase di contrazione. Il mese prossimo, il blocco BRICS-SCO compirà i primi passi strategici per staccare fino a 40 Paesi dal dollaro. Chi comprerà allora i 1.100 miliardi di dollari di Treasury della Yellen – ora e in futuro – necessari per finanziare la spesa pubblica statunitense?

Questi eventi sono apparentemente scollegati, ma in realtà formano un circolo vizioso che si auto-rinforza. Un ciclo che porta a una “corsa alla banca politica”, cioè alla credibilità stessa degli Stati Uniti.

Di fronte a molte domande – e a nessuna soluzione – lo stato d’animo di settori dell’elettorato sta portando a uno stato d’animo radicale e sempre più iconoclasta. Uno spirito controrivoluzionario, forse. È troppo presto per dire se riuscirà a conquistare la maggioranza, ma potrebbe farlo, perché il radicalismo proviene da due ali: La base del GOP e il “campo” di Kennedy.

Una corrente di elettori del GOP divide i leader conservatori in due campi: quelli che “sanno che ora è” e quelli che non lo sanno. Questo è il tormentone della destra che è diventato sempre più importante per un’ala significativa del partito che vede un Paese indebolito e corrotto dall’ideologia; che ritiene che non ci sia quasi più nulla da “conservare”. Rovesciare l’ordine post-americano esistente e ristabilire nella pratica gli antichi principi dell’America è sostenuto come una sorta di controrivoluzione e come l’unica strada da percorrere.

L’aforisma “sapere che ora è” si riferisce a un emergente senso di urgenza e di appetito per un’azione radicale, non a trascinanti e noiosi dibattiti accademici tra i conservatori di mentalità più populista. “La premessa è che la lotta contro il potere culturale occidentale è esistenziale e che le tattiche estreme che scioccherebbero una vecchia generazione di conservatori devono essere la norma”.

Infatti, se un leader non è scioccante nella sua condotta e nelle sue proposte, probabilmente “non sa che ora è”.

La seconda caratteristica fondamentale di questa mentalità “noi contro loro” è che qualsiasi consenso politico, ipso facto, innesca il sospetto e diventa oggetto di attacco.

“Quando ci si rende conto di questo, ciò che all’inizio sembra un guazzabuglio di idee diverse sembra più unificato. La politica sanitaria del Covid, il disgusto per il 6 gennaio, il bilancio del Pentagono, l’immigrazione, il sostegno all’Ucraina, la promozione della diversità razziale, i diritti dei trans: sono tutti temi che godono di un certo consenso bipartisan dell’élite. Ma per l’ala di Tucker Carlson – i repubblicani che abbracciano queste cose semplicemente – non sanno che ora sia”, spiega Politico.

L’aspetto saliente di questa formulazione è che, proprio come il sostegno incondizionato alle pratiche normative del Covid era un “indicatore” del “pensiero corretto” in tempo di pandemia, così il sostegno all’Ucraina è definito “un indicatore” del corretto pensiero liberale (e dell’essere nel Team) nell’era post-pandemica.

Ciò suggerisce che – già ora e con l’avvicinarsi delle elezioni – l’Ucraina non sarà più bi-partisan in termini di sostegno, ma diventerà piuttosto una spada usata contro l’odiato establishment unipartitico, e ogni accenno a un grave errore diventerà il fulcro di questa contro-guerra rivoluzionaria.

Il GOP ritiene che la cultura statunitense sia uscita dai binari: La legislazione è stata bloccata al Congresso all’inizio di questo mese, quando il disegno di legge sulla difesa del Pentagono, un tempo sacrosanto, è diventato il bersaglio degli emendamenti della guerra culturale sull’aborto, la diversità e il genere, che avrebbero potuto vanificarne l’approvazione. Il presidente della Camera McCarthy è stato costretto ad accettare la ribellione dell’estrema destra contro la legge sul bilancio della Difesa e a farla passare, senza il consueto ampio sostegno bipartisan.

Le misure hanno eliminato i fondi per le iniziative a favore della diversità nelle forze armate e hanno aggiunto restrizioni sull’aborto e sull’assistenza ai transgender per i membri del servizio. I legislatori del GOP hanno dichiarato di aver agito perché l’ideologia liberale stava indebolendo le forze armate. Ma gli emendamenti mettono in pericolo il percorso della legge al Senato, controllato dai Democratici.

I sentimenti più accesi da entrambe le parti si riflettono in un sondaggio secondo il quale circa l’80% dei repubblicani ritiene che il programma democratico “se non viene fermato, distruggerà l’America così come la conosciamo”. Un sondaggio della NBC News dello scorso autunno ha rivelato che circa la stessa percentuale di democratici teme il programma repubblicano, affermando che distruggerà il Paese.

Il presidente della Heritage Foundation, Kevin Roberts, sottolinea il ruolo di Tucker Carlson nel “dire la verità al pubblico americano”. Carlson comprende le “crepe nel consenso economico, le crepe nella politica estera e, cosa più importante per me, come alcuni conservatori amano dire: [sa] ‘che ora è’”.

Carlson rimprovera al GOP, favorevole alle imprese, di essersi accodato alle aziende che hanno esternalizzato i posti di lavoro nel settore manifatturiero. Ha reso mainstream la critica conservatrice agli interventi di transizione di genere per i minori. In materia di politica sociale e fiscale, Carlson è andato dove i conservatori più tradizionali non sarebbero andati. E la sua influenza è stata indiscutibile. “La cosa fondamentale”, ha detto Roberts, “è che Tucker si considera un obbligo morale per conto del conservatore medio”.

I democratici e altri esponenti del campo liberale, tuttavia, sostengono che la guerra culturale del Partito Repubblicano sia un mero contraccolpo contro una maggiore accettazione della crescente diversità della nazione, che a loro avviso è attesa da tempo in America.

“La controrivoluzione ha trasformato la prossima corsa alla Casa Bianca in un momento esistenziale. Pochissimi parlano di riforma fiscale e tutti parlano di questioni culturali”, ha detto un leader repubblicano; “vedono la politica quasi come una situazione di vita o di morte”.

Il candidato presidenziale del GOP Ramaswamy, parlando all’inizio del mese, ha avvertito che il patriottismo, il duro lavoro e altri valori si sono dissipati: “È allora che il veleno inizia a riempire il vuoto: wokeismo, transgenderismo, climatismo, covidismo, depressione, ansia, uso di droghe, suicidio”.

Quindi, “fuochi d’artificio” in vista per gli Stati Uniti In Europa, tuttavia, pochi “sanno che ora è”. La guerra culturale ha indebolito, come previsto, il senso di appartenenza collettiva alle culture europee distintive. E la reazione è stata silenziosa. L’Europa rimane in generale torpida e fiacca (la classe dirigente conta su quest’ultima per la propria sopravvivenza).

Tuttavia, mentre i fuochi d’artificio americani illuminano il cielo della politica, la risonanza in Europa è quasi certa. Gli europei condividono la sfiducia verso le élite e la tecnocrazia di Bruxelles allo stesso modo delle circoscrizioni Carlson-Kennedy.

Le élite europee disprezzano il popolo. Gli europei comuni sanno che i loro governanti li considerano con disprezzo e sanno che anche le loro élite lo sanno.

Il fuoco che forgerà il ferro europeo è l’economia: Una serie di decisioni sbagliate ha ipotecato il futuro economico dell’Europa per gli anni a venire. L’austerità sta arrivando. E l’inflazione sta devastando il tenore di vita dei cittadini, persino la loro capacità di vivere.

I fuochi d’artificio per l’Europa stanno arrivando, ma lentamente. È già iniziato (i governi stanno cadendo); ma gli Stati Uniti sono l’avanguardia di un cambiamento radicale, poiché l’Occidente perde la presa sulla meta-narrazione della sua “visione” che è il paradigma unico attraverso il quale deve essere modellata anche la “visione” del mondo. Un cambiamento che cambia tutto.

Alastair Crooke

5805.- “C’è solo un Paese al mondo che può garantire la pace in Ucraina e la sicurezza dei suoi confini. Quel Paese è la Russia!”

Vale per l’Ucraina e vale per l’Europa.

Di Redazione Blog di Sabino Paciolla|Luglio 28th, 2023

Analisi spietata e lucida, e anche convincente.

Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo pubblicato su Moon of Alabama. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella nostra traduzione. 

Biden e Zelensky febbraio 2023
Biden e Zelensky febbraio 2023. Papa Benedetto XVI, il Papa, non volle che Biden fosse presente al suo funerale.

Uno dei principali interrogativi dell’Ucraina, da quando è diventata uno Stato indipendente, era chi o cosa potesse potenzialmente garantire la sua sicurezza.

Nei primi anni dopo il 1991, il governo ucraino pensava di poter garantire la propria sicurezza. Aveva ereditato alcune armi nucleari sovietiche e aveva cercato di utilizzarle. Ma non riuscì a eludere i blocchi di sicurezza che gli ingegneri russi avevano integrato nelle testate nucleari.

C’erano anche pressioni da parte degli Stati Uniti per sbarazzarsi di quei dispositivi, dato che all’epoca l’Ucraina era prolifica nel vendere le armi di epoca sovietica a vari loschi attori in tutto il mondo.

L’Ucraina, insieme a Bielorussia e Kazakistan, fu spinta ad aderire al Trattato di non proliferazione nucleare. In cambio ottenne il Memorandum di Budapest, una debole promessa di non interferenza:

Il memorandum, firmato nella Sala Patria del Centro Congressi di Budapest con la presenza dell’ambasciatore statunitense Donald M. Blinken, proibiva alla Federazione Russa, al Regno Unito e agli Stati Uniti di minacciare o usare la forza militare o la coercizione economica contro l’Ucraina, la Bielorussia e il Kazakistan, “se non per autodifesa o in altro modo in conformità con la Carta delle Nazioni Unite”. A seguito di altri accordi e del memorandum, tra il 1993 e il 1996, Bielorussia, Kazakistan e Ucraina hanno rinunciato alle loro armi nucleari.


Due note a margine sono interessanti:

1) L’ambasciatore Donald M. Blinken è il padre dell’attuale Segretario di Stato Anthony Blinken.

2) Formalmente la Russia non ha violato il Memorandum di Budapest. Ha riconosciuto le Repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk come Stati indipendenti. Ha firmato con loro accordi di sicurezza e poi è entrata nella guerra in Ucraina, in corso dal 2014, in base all’articolo 51 – autodifesa comune – della Carta delle Nazioni Unite. I giuristi discuteranno per anni su questo argomento, ma non è dissimile dall’argomento usato dalla NATO per giustificare la violenta disgregazione della Jugoslavia.

Dopo la firma del Memorandum di Budapest, le armi nucleari sovietiche che l’Ucraina e altri paesi ancora possedevano furono rispedite in Russia.

A metà del primo decennio del terzo millennio la Russia si era ampiamente ripresa dagli shock che avevano seguito la disgregazione dell’Unione Sovietica. Nel frattempo l’Ucraina si era ulteriormente disgregata. La popolazione era diminuita drasticamente, le sue industrie erano fallite e la corruzione diffusa stava divorando ciò che restava delle sue ricchezze. Il suo esercito, sebbene sulla carta ancora ben armato, non era più in grado di difendere il Paese. A quel tempo andava bene così, perché nessuno era realmente interessato a minacciarlo.

Ma la NATO, violando le promesse fatte alla Russia, si è espansa e si è avvicinata al confine ucraino. Nel 2008, sempre a Budapest, gli Stati Uniti hanno utilizzato un vertice della NATO per fare pressione sugli altri Paesi della NATO affinché offrissero all’Ucraina un Piano d’azione per l’adesione (MAP). A tale promessa, tuttavia, non era associata alcuna data futura.

Nel 2013 l’Unione Europea ha fatto pressione sull’Ucraina affinché firmasse un accordo di libero scambio. La Russia, che era il principale partner commerciale dell’Ucraina, ha fatto una controfferta finanziariamente migliore e con meno restrizioni politiche. Il Presidente ucraino Victor Yanukovych ha quindi dovuto rifiutare l’accordo UE. Gli Stati Uniti, insieme al servizio segreto tedesco BND, avevano legami di lunga data con i gruppi di destra dell’Ucraina occidentale che in precedenza avevano collaborato con la Germania nazista ed erano stati legati alla Germania nazista-Wehrmacht. La CIA ha riattivato questi gruppi e ha istigato una violenta rivoluzione colorata a Kiev.

Questa rivoluzione portò a una guerra civile, poiché gran parte dell’etnia russa nell’Ucraina orientale rifiutò il nuovo regime che era stato installato da una minoranza ucraina occidentale.

Se da un lato l’etnia russa in Ucraina ha perso il controllo della maggior parte delle sue aree originarie, dall’altro ha presto sconfitto ciò che restava dell’esercito ucraino. Lo hanno fatto due volte.

Dal 2015 il conflitto è rimasto in stallo. Gli accordi di Minsk, in base ai quali l’Ucraina avrebbe dovuto federarsi, sono stati firmati, ma l’Ucraina ne ha bloccato l’attuazione. Nel frattempo, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno sfruttato il tempo per reintegrare e riarmare l’esercito ucraino.

Nel 2021 l’Ucraina era pronta ad attaccare le Repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk. La Russia ha attivato il suo esercito e ha avvertito che avrebbe dovuto interferire con tali piani. L’imminente lancio di un attacco ucraino fu annullato. All’inizio del 2022 gli Stati Uniti hanno dato il via libera agli ucraini per lanciare il loro attacco programmato da tempo. La Russia è intervenuta e la guerra attuale è iniziata.

I piani statunitensi dietro la guerra prevedevano che le sanzioni occidentali precoordinate che seguirono immediatamente avrebbero rovinato la Russia, che la Russia sarebbe stata evitata dal resto del mondo e che una sconfitta militare dell’esercito russo avrebbe portato a un cambio di regime a Mosca.

L’Ucraina si aspettava che, dopo aver vinto una guerra contro i suoi separatisti, sarebbe diventata immediatamente membro della NATO.

Nessuna delle due aspettative (totalmente irrealistiche) è stata soddisfatta.

Ora l’Ucraina sta ovviamente perdendo la guerra. Presto dovrà firmare un accordo di capitolazione con la Russia, simile a un cessate il fuoco.

Ma chi o cosa può garantire che un tale accordo sarà mantenuto?

L’adesione alla NATO non è più un’opzione.

L’11 luglio, a Vilnius, un vertice del Consiglio Nord Atlantico ha dichiarato che l’Ucraina non dovrà seguire il piano d’azione formale per l’adesione. Ma ha poi sostituito le condizioni formali del MAP per l’adesione con una formulazione molto più vaga:

Saremo in grado di estendere all’Ucraina l’invito ad aderire all’Alleanza quando gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno soddisfatte”.

Il Segretario generale della NATO è stato ancora più esplicito:

… a meno che l’Ucraina non vinca questa guerra, non ci sarà alcuna questione di adesione da discutere.
Non ci sarà alcuna adesione alla NATO o garanzia di sicurezza della NATO per l’Ucraina, né ora né mai.

Anche una garanzia di sicurezza completa diretta da Washington a Kiev è impossibile. Creerebbe un’alta probabilità di una guerra diretta tra Stati Uniti e Russia che diventerebbe presto nucleare. Gli Stati Uniti non vogliono correre questo rischio.

Così, quando durante i preparativi del vertice di Vilnius è apparso chiaro che gli alleati non avrebbero accettato l’adesione dell’Ucraina, il Presidente americano Biden ha presentato un’alternativa:

Gli Stati Uniti sono disposti a offrire a Kiev una sorta di accordo di sicurezza attualmente offerto a Israele invece dell’adesione alla NATO, ha dichiarato il presidente Joe Biden alla CNN in un’intervista anticipata venerdì.

“Non credo che sia pronta per l’adesione alla NATO”, ha detto Biden dell’Ucraina. “Non credo che ci sia unanimità nella NATO sull’opportunità o meno di portare l’Ucraina nella famiglia NATO ora, in questo momento, nel bel mezzo di una guerra”.

“E una delle cose che ho indicato è che gli Stati Uniti sarebbero pronti a fornire, mentre il processo è in corso, e ci vorrà un po’ di tempo, una sicurezza simile a quella che forniamo a Israele: fornire gli armamenti di cui hanno bisogno, la capacità di difendersi”, ha detto Biden, aggiungendo: “Se ci sarà un accordo, se ci sarà un cessate il fuoco, se ci sarà un accordo di pace”.

Questo però è ancora più irrealistico di un’adesione alla NATO. Come sostiene in modo convincente Geoffrey Aronson:

La pertinenza del modello di Israele abbracciato da Biden per la sicurezza dell’Ucraina è profondamente errata dal punto di vista concettuale e pratico.

In termini operativi, il modello di Israele è a malapena rilevante per la situazione in cui si trova l’Ucraina e non è certo un buon modello su cui costruire l’auspicata relazione di sicurezza tra Stati Uniti, NATO e Ucraina. In termini concettuali, c’è poco al di là di un confronto superficiale tra Gerusalemme e Kiev per raccomandare il concetto.

I legami di sicurezza tra Stati Uniti e Israele sono nati da tre elementi principali: (1) la competizione della Guerra Fredda in Medio Oriente; (2) la schiacciante vittoria di Israele nel giugno 1967; (3) lo sviluppo surrettizio di Israele di una capacità di armamento nucleare a partire dagli anni Cinquanta.

È praticamente impossibile che l’Ucraina possa uscire dalla guerra con la Russia con il tipo di vittoria territoriale totale che ha fornito la base per i legami tra Stati Uniti e Israele dopo il giugno 1967.

In questo contesto, è possibile che in Ucraina (ma si spera non a Washington) ci sia chi vede il modello di Israele – creare un’opzione integrata di armi nucleari mantenendo l’ambiguità nucleare fintanto che la pipeline di armi convenzionali da Washington è aperta – come istruttivo.

Ma anche qui la realtà si intromette. L’accordo degli Stati Uniti con Israele mira esplicitamente a garantire la superiorità di Israele nelle armi convenzionali contro qualsiasi combinazione di nemici arabi/iraniani. A tal fine, fino all’anno fiscale 2020, gli Stati Uniti hanno fornito a Israele 146 miliardi di dollari in finanziamenti militari, economici e per la difesa missilistica – 236 miliardi di dollari nel 2018.

Nel solo primo anno di guerra, l’Ucraina ha ricevuto da Washington 77 miliardi di dollari, circa la metà dell’assistenza militare, economica e umanitaria totale.

Nella migliore delle ipotesi, il sostegno militare degli Stati Uniti agli attuali livelli storici è valso a Kiev uno stallo militare. L’Ucraina, certamente fuori dalla NATO e probabilmente anche come membro, non godrà mai di un Quality Military Edge (QME) in stile israeliano rispetto a Mosca, né potrà comandare l’agenda strategica o di sicurezza della regione come ha fatto Israele in Medio Oriente.

La potenza della Russia rende troppo costoso per gli Stati Uniti, e quindi semplicemente impossibile, anche il tentativo di garantire all’Ucraina una sicurezza simile a quella di Israele.

C’è solo un Paese al mondo che può garantire la pace in Ucraina e la sicurezza dei suoi confini. Quel Paese è la Russia!

Ma qualsiasi garanzia di questo tipo sarà ovviamente accompagnata da condizioni. O l’Ucraina le accetta o non sarà mai al sicuro da interferenze esterne.

Questo è semplicemente un dato di fatto con cui l’Ucraina ha dovuto e dovrà convivere.

Moon of Alabama

5804.- Dalla divisione alla riunione dei poteri. Pace ai morti.

Missione impossibile La lezione costituzionale di Mattarella al governo su Covid e poteri dello Stato


Da Linkiesta del 28 luglio 2023, di Mario Lavia

In un discorso ai cronisti della stampa parlamentare, il presidente della Repubblica ha fatto capire a Meloni di lasciar perdere la commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia, concentrandosi invece sulla attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza

Non è esplicitamente una moral suasion a non andare avanti sulla strada della commissione d’inchiesta sul Covid, ma tutti hanno letto così l’ammonimento di Sergio Mattarella. Il riferimento è chiaro: il Parlamento non è «un contropotere» della magistratura. La quale, com’è noto, sulla vicenda Covid già si è espressa con l’assoluzione di Giuseppe Conte e Roberto Speranza dalle accuse che gli erano state rivolte. La botta del presidente della Repubblica è giunta un po’ a sorpresa durante la tradizionale cerimonia del Ventaglio, dato che la questione della Commissione d’inchiesta sul Covid, approvata dalla Camera ma non ancora dal Senato, è finita un po’ nel dimenticatoio ma è (sarebbe) destinata a tornare d’attualità. 

Ci si chiede adesso se queste parole di Mattarella verranno in qualche modo valutate dalle forze politiche, in primo luogo dalla destra che insieme al Terzo Polo ha insistito per istituire una commissione che fin dalle premesse è evidentemente politicamente di parte giacché esclude dalle indagini le Regioni, quelle guidate appunto dalla destra, che come tutti sanno hanno avuto una responsabilità primaria nella gestione degli interventi contro la pandemia. 

C’è una frase nel discorso di Mattarella che è suonata come particolarmente incisiva: «Iniziative di inchieste con cui si intende sovrapporre l’attività del Parlamento ai giudizi della magistratura si collocano al di fuori del recinto della Costituzione e non possono essere praticate. Non esiste un contropotere giudiziario del Parlamento, usato parallelamente o, peggio, in conflitto con l’azione della magistratura». Sembra quasi (o forse senza “quasi”) il preannuncio di una opposizione giuridica del Quirinale alla legge che istituisce la commissione sul Covid: Mattarella non la firmerebbe? Di certo dopo queste parole per la maggioranza c’è da riflettere.

Questo forte richiamo alla politica, combinazione, è caduto nel giorno in cui la magistratura di Firenze ha preso un cazzotto nell’occhio da parte della Corte Costituzionale sul ricorso circa l’attribuzione tra poteri dello Stato promosso dal Senato nei confronti della Procura fiorentina in relazione agli atti di indagine compiuti in un procedimento penale pendente nei confronti, tra gli altri, di Matteo Renzi: la Consulta ha affermato in particolare la necessità che l’acquisizione, anche presso terzi, di messaggi di conversazioni mail e whatsapp di cui è parte un parlamentare sia preceduta dall’autorizzazione della Camera di appartenenza, dovendo tali messaggi essere ricondotti alla nozione di “corrispondenza” per cui si impone il rispetto dell’articolo 68 della Carta. Quello che sosteneva Renzi. 

Anche per questa inattesa coincidenza il richiamo del Capo dello Stato alla politica combacia perfettamente con il più alto senso istituzionale di cui egli è garante. E conferma una volta di più la necessità di un preciso argine alle smanie di una maggioranza arrembante che pretende di regolare conti con alcuni e non con altri secondo una logica di convenienza politica e non di equilibrato senso di giustizia. Il che tra l’altro non pregiudica affatto, in presenza di atti motivati, che in seguito la magistratura possa intervenire su questo o quell’episodio verificatosi durante la battaglia contro il virus (ancora non si è capito bene per esempio il ruolo dei russi nei giorni più tragici a Bergamo), ma è escluso che il Parlamento possa invadere, appunto, il ruolo del potere giudiziario come vorrebbe la destra, quando gli torna comodo. 

Il rispetto dei ruoli, la cultura dei confini, dei limiti, delle prerogative è stato sempre ed è un assillo di questo presidente della Repubblica dinanzi a scavalcamenti, pressioni, invasioni di campo da tutte le parti. Ecco l’arbitro, dunque. Pronto a richiamare tutti, maggioranza e opposizione, a fare il loro dovere anche e soprattutto sul piano della politica con la “P” maiuscola, che in questo frangente si chiama attuazione del Pnrr mentre sul clima – ha detto mollando un’altra sberla al governo Meloni – «siamo in ritardo». 

Lavorate, pare dica Mattarella ai politici, richiamando ancora una volta la «stanga» di degasperiana memoria. Seppur nel suo stile sempre attento ai toni, è un Mattarella molto politico quello che ha pronunciato parole che inseguono Giorgia Meloni sbarcata negli Stati Uniti. La presidente del Consiglio deve annotare che forse è meglio lasciarla perdere, questa commissione d’inchiesta sugli anni più terribili della nostra storia.

5803.- Un voto contro la bestemmia della maternità.

L’utero in affitto è la bestemmia della maternità. E’ noto da tempo che, dal punto di vista biologico, qualcosa del figlio resti nella madre, e viceversa, anche dopo la recisione del cordone ombelicale, a conferma del fatto che la maternità (concetto che sempre più sta virando nell’ambito della pura percezione emotiva) ha a che fare con vincoli che sono profondamente significativi dal punto di vista biologico.

Utero in affitto reato universale, un buon primo sì

Approvato a Montecitorio il testo che qualifica come reato la maternità surrogata, anche se commesso all’estero. Ora passa al Senato. Il Ddl è raggirabile ma la sua ratio è positiva. E ricorda che gli esseri umani non sono cose.

Da La Nuova Bussola Quotidiana, di Tommaso Scandroglio, 28_07_2023

Il testo che qualifica la pratica della maternità surrogata come reato universale è passato due giorni fa alla Camera. Ora l’attende l’esame da parte del Senato. Già oggi, ex lege 40/2004, la pratica dell’utero in affitto è reato se compiuta sul suolo italiano. Se passasse la legge, qualsiasi cittadino italiano che all’estero affittasse l’utero di una donna, per portarsi a casa un bebè, potrebbe finire dietro le sbarre. Già a suo tempoavevamo commentato il testo di legge. Qui vogliamo aggiungere qualche altra riflessione.

La ratio della bozza è da giudicarsi sicuramente in modo positivo, però, come si dice, fatta la legge trovato l’inganno. Uno dei possibili raggiri al dispositivo della legge si potrebbe realizzare in questo modo. La donna che affitta l’utero potrebbe comparire agli occhi dello Stato italiano come la compagna straniera di chi in realtà e lontano dagli occhi dei giudici italiani ha affittato l’utero, compagna che è rimasta incinta a seguito di fecondazione artificiale e che avrebbe poi deciso di non riconoscere il figlio, una volta nato, perché in rotta con il (falso) compagno. Niente utero in affitto quindi, ma solo una storia di amore da cui è nato un figlio e che poi è naufragata. In tal modo il committente-falso compagno potrebbe tornare in Italia figurando legittimamente come unico genitore. Il quale unico genitore poi potrebbe trovare una “nuova” compagna (o “nuovo” compagno, se gay), la quale non sarebbe altro che la vera partner del committente maschio, pronta ad adottare il bambino. Un giochino che si può fare anche se quest’ultima fosse la moglie (il diritto non vieta di avere amanti ingravidate).

Altro escamotage valido solo per i conviventi, etero o omo che siano. La legge che verrà punisce unicamente i cittadini italiani. Basta quindi che uno dei membri della coppia sia straniero e il gioco è fatto: quest’ultimo/a si reca in un Paese dove è legale la maternità surrogata per i single oppure non è vietata per i single (seppur in quest’ultimo caso le garanzie per diventare padre o madre siano assai più fragili). Il/la finto/a single, avuto il bambino, torna in Italia con il neonato che potrà essere adottato dal vero partner (a patto che non sia il marito o la moglie) rimasto sul suolo patrio. Trucchi forse non esperibili in tutti gli Stati dove è legale o meramente tollerata la maternità surrogata, ma che in qualche nazione un po’ più permissiva possono dare i loro frutti. Insomma, con un po’ di impegno è possibile farla franca.

Nessuna legge è perfetta, soprattutto sul piano dell’efficacia, ossia sul piano della produzione concreta degli effetti previsti dal testo di legge. Ciò detto, questo Ddl da una parte restringe di molto il raggio d’azione di chi voleva diventare genitore affittando la cavità uterina delle donne all’estero e, su altro fronte, lancia un messaggio chiaro di carattere antropologico: le persone non sono cose. Non lo è innanzitutto il nascituro, nemmeno quando – caso più teorico che reale – il bambino fosse donato e non venduto. Perché i bambini non si vendono né si regalano. I bambini non sono pacchi, nemmeno pacchi-dono.

Nella maternità surrogata il bambino è un prodotto che, prima del processo di filiazione per conto terzi, può essere selezionato in base alle caratteristiche somatiche e caratteriali, scegliendo la donna che venderà l’ovocita; può essere eliminato con l’aborto se è difettoso; può essere sostituito entro due anni dalla nascita se muore; può essere ritirato in deposito se i committenti tardano a recuperarlo causa guerre, epidemie o per problemi di lavoro.

Non è una cosa la donna che affitta le sue viscere, spesso spinta dalla disperazione. Perché la donna gestante diviene un oggetto quando le si attacca un transponder per sapere dove si trova, quando le si impone un certo regime alimentare e un certo stile di vita, vietandole addirittura di avere rapporti sessuali durante la gravidanza, quando non le viene permesso di sapere alcunché sul bambino che porta in grembo. È una cosa che, in alcuni contratti, deve essere mantenuta in vita qualora fosse in coma fino a quando il bimbo non vedrà la luce (cosa assai giusta), per poi staccarle la spina perché non più utile (cosa assai ingiusta).

Sono cose anche gli stessi committenti che, scegliendo di pagare per diventare genitori, non potranno mai diventarlo, perché scadranno al rango di acquirenti, degradando la paternità e la maternità, nonché la stessa filiazione, ad un affare economico, con contratti, terze parti gestanti, intermediari e avvocati.

Il Ddl che è passato mercoledì alla Camera ricorda a ciascuno di noi tutto questo. E non è poco.

5802.- Perché i chicchi di grandine sono sempre più grossi

Potrebbero fare 27 cm, ma perché i più grandi non si sciolgono?

Da ohga.it. Roberto Russo • 27 Luglio 2023. URL dell’articolo originale:
https://www.ohga.it/perche-i-chicchi-di-grandine-sono-sempre-piu-grossi/

Le notizie degli ultimi giorni ci parlano di abbondanti grandinate con chicchi veramente grossi: ma cosa è la grandine? Come si forma? E quanto può essere grande un chicco di grandine? Proviamo a capirci di più.

Chicchi di grandine come noci, come palle da tennis e via dicendo. In questi giorni in cui l’Italia è divisa in due (al nord flagellata dal maltempo, al centro sud caldo record e incendi) avrai visto tantissimi video e foto che immortalano la violenza di nubifragi e trombe d’aria. Tra tornado, bufere e nubifragi l’Italia sembra essere sempre più simile all’America, meteorologicamente parlando.

I paragoni per spiegare la grandezza dei chicchi di grandine sono i più vari, ma tutti hanno qualcosa in comune: che le precipitazioni sono sempre più intense e i chicchi sempre più grandiPerché accade questo?

Come si forma la grandine

La grandine si forma quando le gocce d’acqua vengono trasportate verso l’alto durante un temporale. Le correnti d’aria le trasportano in zone dell’atmosfera dove l’aria è sufficientemente fredda da congelare le goccioline. L’umidità presente nell’aria si accumula all’esterno delle gocce di ghiaccio mentre si muove nell’aria, facendo sì che la grandine cresca a strati come una cipolla.

La velocità di crescita di un chicco di grandine dipende dalla quantità di umidità presente nell’aria. Continuerà a crescere fino a quando la corrente ascensionale non sarà più abbastanza forte da tenerla in alto.

Con buona pace di quanti lo negano, anche nel caso dei grandi chicchi di grandine c’entra il cambiamento climatico che, oltre a modificare la temperatura dell’atmosfera terrestre, modifica anche la quantità di umidità nell’aria. L’aria più calda può trattenere una maggiore quantità di vapore acqueo, mentre temperature più elevate comportano anche una maggiore evaporazione di acqua dalla superficie terrestre. Questo mix di fattori porterà a precipitazioni più intense e a tempeste più estreme in alcune parti del mondo.

I tre tipi di grandine

Le tre forme di grandine più comunemente conosciute sono:

  1. Graupel o grandine soffice o neve tonda o ancora gragnola: bianca, opaca, di solito rotonda o occasionalmente conica, di aspetto simile alla neve. Consistenza friabile.
  2. Grandine piccola o small hail: assomiglia alla grandine soffice per dimensioni e forma, ma consiste in una palla di grandine soffice che funge da nucleo, circondata da un sottile strato di ghiaccio vetrificato.
  3. Grandine propriamente detta.

Quanto può essere grande un chicco di grandine?

La temperatura e il livello di umidità dell’aria in cui si forma un chicco di grandine possono influenzarne la densità e, di conseguenza, le sue dimensioni. Più è pesante, più è probabile che cada a causa di una corrente ascensionale. E cadrà anche più velocemente, perché più grande è un chicco di grandine, minore è la resistenza per unità di peso.

Il chicco di grandine più pesante mai registrato è caduto nel distretto di Gopalganj, in Bangladesh, nel 1986, con un peso di 1,02 kg. Secondo i resoconti dell’epoca, la tempesta uccise 40 persone e ne ferì altre 400, ma in seguito è stato riferito che ben 92 persone potrebbero aver perso la vita a causa di questo incidente.

Ma quanto può essere grande un chicco di grandine? Secondo alcune simulazioni, si stima che la grandine più grande potrebbe essere di 27 cm di diametro (la dimensione di una palla da bowling, per intenderci). Un evento che, per fortuna, fino a ora non si è registrato.

5801.- La Bce rialza ancora i tassi di 25 punti base. Quale impatto sui mutui?

bce lagarde

BCE? La BCE, per il 2023, ha previsto una crescita dell’Eurozona inferiore all’1%. La cura di Lagarde è il rialzo dei tassi d’interesse di 25 punti base, con il che, la rata di un mutuo variabile salirà del 63%. Tra settembre e ottobre potrebbe servire almeno un altro rialzo dei tassi per combattere l’inflazione, ma sarà possibile? Ma non eravamo entrati nell’euro per combattere ll’inflazione del sistema lira? Draghi introdusse il quantitative easing, l’acquisto, da parte delle banche centrali, di titoli di Stato, un alleggerimento in grado di assicurare la permanenza dell’inflazione al di sopra di un certo valore-obiettivo.·La BCE creò moneta a debito e fornì liquidità al sistema perché i prestiti concessi a famiglie e imprese calavano pericolosamente in numero e consistenza, ma quanto arrivò a famiglie e imprese? E allora? Allora, l’eurozona è in recessione, la ripresa sarà lenta e, perciò, l’inflazione scenderà. Dopo questo successo di Pirro, il problema sarà allora evitare un’inflazione persistentemente bassa e Lagarde farà dietro front, taglierà per forza i tassi e prolungherà le sue politiche monetarie  accomodanti. Naturalmente, le rate dei mutui tarderanno a scendere. Non so quanto sia stato chiaro. Intanto, pagatevi questo balzo dei mutui … per combattere l’inflazione!

Da WSI, di Valentina Magri, 27 Luglio 2023

Come da attese, la Bce oggi ha alzato i tassi d’interesse di altri 25 punti base. Ciò significa che innalzerà dal 2 agosto 2023 il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali al 4,25%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 4,5% e il tasso sui depositi al 3,75%. Si tratta del nono rialzo dei tassi nell’arco di un anno. Un ritocco al rialzo che segue quello della stessa entità della Fed, che ieri sera ha portato i tassi ai massimi da 22 anni, portandoli tra il 5,25% e il 5,50%. Ecco i dettagli delle mosse della Bce.

La decisione della Bce

“La decisione è stata presa all’unanimità”, ha precisato Lagarde in conferenza stampa. motivazione della decisione della Bce è sempre la stessa: “assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine”, in quanto il Consiglio direttivo “si attende tuttora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato”. La nota della Bce recita che “le decisioni sui tassi di interesse seguiteranno a essere basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione considerati i dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”. Interpellata sulla forward guidance in conferenza stampa, Lagarde ha detto:

“Quello deciso a settembre non è definitivo. Potrebbe variare da un incontro all’altro. Non siamo sotto il dominio della forward guidance, ma siamo fortemente determinati a far scendere l’inflazione al 2%. E per farlo, analizzeremo i dati. […] Sicuramente non taglieremo i tassi”.

Per preservare l’efficacia della politica monetaria, il Consiglio direttivo ha deciso di fissare la remunerazione delle riserve obbligatorie allo 0%.

Per quanto concerne il Pepp (Pandemic emergency purchase programme), la Bce afferma che continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza almeno fino al 2024.

Filippo Diodovich, senior market strategist di IG, nel nostro Speciale Bce di oggi ha precisato:

“La politica monetaria ha 2-3 mesi di ritardo sull’economia reale.Vediamo le banche che aumentano i tassi sui prestiti, ma non sui depositi. E per questo le banche continuano a mostrare degli utili record. La Bce ha cercato di premere sulle banche europee per non alzare troppo i tassi sui prestiti. I governi nazionali dovrebbero fare pressioni sulle loro banche per cercare un equilibrio rispetto all’andamento dei tassi. Vedremo se le banche torneranno alla normalità, come è successo alle banche americane”.

L’impatto sui mutui

Secondo le simulazioni di Facile.it e Mutui.it, la rata di un mutuo variabile salirà del 63%, raggiungendo i 742 euro. La stima è stata effettuata considerando un mutuo a tasso variabile da 126 mila euro con piano di restituzione a 25 anni sottoscritto a gennaio 2022. Tale finanziamento ha visto lievitare il Tan (tasso annuo nominale) dallo 0,67% della stipula (corrispondente a una rata di 456 euro) ai 742 euro attuali, con un aumento di 286 euro al mese rispetto alla rata iniziale.

Le previsioni sui tassi

Althea Spinozzi, senior fioxed income strategist di Saxo Bank, al nostro Speciale Bce di oggi si è detta convinta che la Bce manterrà il suo atteggiamento da falco, poiché l’inflazione è pari al triplo del suo target e si aspetta che il tasso di riferimento raggiungerà il 4%. A quel punto, la Banca centrale europea dovrà scegliere tra inflazione e crescita economica“. Sulla stessa lunghezza d’onda Diodovich, secondo cui i rialzi dei tassi proseguiranno fino a settembre-ottobre 2023, fino a raggiungere il 4%.

In base alle aspettative dei mercati (misurate dai future sull’Euribor a 3 mesi aggiornati al 20 luglio 2023), tale tasso dovrebbe raggiungere il picco a dicembre 2023, superando il 5,20%, con una rata di circa 752 euro, ovvero oltre 295 euro in più rispetto a quella di gennaio 2022. Ci sono però 2 notizie che consolano i sottoscrittori di mutui a tasso variabile:

  1. il rialzo sarà minimo nell’ultimo trimestre 2023;
  2. il trend dovrebbe invertirsi a inizio 2024, con una discesa del tasso del mutuo al 5% a giugno 2024.
Fonte: Facile.it e Mutui.it

5800.- Grandine, Federcarrozzieri: “Danni da 900 a 10mila euro”. Chi paga?

Il Parlamento ha votato lo Stato di emergenza per 4 regioni senza voti contrari.

Auto rovinate da grandine ma anche da alluvioni e tifoni: l’assicurazione copre, ma solo in caso di polizza aggiuntiva stipulata. L’elenco varia da compagnia a compagnia 

Da Rai news, girovagandonews.euGrandine, Federcarrozzieri: "Danni da 900 a 10mila euro". Chi paga?

ansa. Maltempo parabrezza macchine spaccati 

Parabrezza e carrozzeria danneggiati dalla grandine e non solo: una riparazione che può chiedere dai 900 fino ai diecimila euro di riparazione. 

Il dato, che arriva dalla Federcarrozzieri del Friuli Venezia Giulia, regione piagata tra lunedì e martedì da una grandinata senza precedenti, con chicchi delle dimensioni di palline da tennis, è da considerare valido per tutti gli automobilisti dello stivale. 

Con i cambiamenti climatici può nascere l’esigenza di una maggiore tranquillità e di tutela nel caso di accadimento dei cosiddetti “eventi estremi”.

La lista dei danni che possono essere provocati da una grandinata è lunga: ammaccature, bolle, cristalli in frantumi, fino ad arrivare a veri e propri buchi sulla carrozzeria non sempre coperti dall’assicurazione. “L‘Rc auto tradizionale– affermano dalla Federazione – non prevede alcun indennizzo in caso di danni provocati da eventi atmosferici come la grandine. Nemmeno la cosiddetta polizza ‘Kasko’ (in cui la compagnia si assume i rischi derivanti dalla circolazione del veicolo, indipendentemente dalla responsabilità del guidatore) garantisce l’assicurato in caso di grandinate”.

Una tutela può arrivare dalle polizze aggiuntive alla classica Rc auto che coprono i danni provocati da eventi atmosferici naturali (da aggiungere alle classiche “incendio e furto”), ma che possono anche obbligare gli automobilisti, ricorda la Federcarrozzieri, a riparare la propria vettura nei centri indicati dalla compagnia di assicurazione. 

Nel dettaglio l’assicurazione accessoria che protegge in caso di danni da grandine rientra, come riportano i siti di diverse compagnie assicuratrici, nella macro-categoria degli eventi atmosferici. Al loro interno possono figurare anche altri tipi di calamità naturali. Una lista nutrita che può annoverare valanghe, frane o alluvioni, uragani e trombe d’aria, tifoni e mareggiate. Il consiglio è quello di controllare ogni singola voce che viene assicurata e di confrontare le offerte a seconda della compagnia, perché, in poche parole, un’unica prassi non esiste e la stessa può variare a seconda del comune di residenza.

Mediamente, riportano i siti che incrociano i dati di varie assicurazioni, il costo della polizza aggiuntiva per agenti atmosferici si aggira intorno ai 150 euro, da aggiungere al prezzo dell’Rc auto.

Ma è anche bene ricordare che la polizza per agenti atmosferici prevede una franchigia, come tutte le tipologie di assicurazione. Per cui, se l’entità del danno dovesse superare tale soglia, l’automobilista non riceverebbe il rimborso totale, ma soltanto l’importo di risarcimento massimo.

L’eventuale scoperto, che può dipendere dalle clausole previste nel contratto – ricordano in un altro portale  – può in certi casi essere ridotto decidendo di far riparare la vettura in una carrozzeria convenzionata con la propria compagnia assicurativa: spesso le agenzie hanno infatti accordi particolari con carrozzerie in tutto il territorio nazionale e possono proporre condizioni più favorevoli ai propri clienti per la riparazione del veicolo.

Ma in questo caso esistono opinioni divergenti.  Secondo Davide Galli, presidente di Federcarrozzieri, si tratta di “una prassi che danneggia non poco gli automobilisti che hanno subito danni da grandine”, perché si tratta di centri “non in grado di smaltire il lavoro in tempi ragionevoli poiché di fatto sono provider che smistano il lavoro presso imprese artigiane esterne. I prezzi a cui il lavoro viene retribuito non sono remunerativi e questo comporta scelte tecniche riparative non sempre di qualità. Si può riparare a regola d’arte una macchina colpita da grandine sia riverniciandola totalmente, sia mediante il solo uso di leve (tecnica a freddo): l’importante è che la scelta delle modalità riparative avvenga sulla base di ragioni tecniche e non per ragioni economiche poiché la riverniciatura ha costi molto più elevati e mediamente garantisce un migliore risultato”.

Infine, l’operatività della polizza -ricordano su un altro portale – non scatta se viene riscontrata una responsabilità dell’assicurato oppure dei suoi conviventi o delle persone a cui lo stesso ha affidato il bene. Lo stesso vale se le condizioni climatiche non vengono giudicate come straordinarie. Bisogna, insomma, dimostrare sempre l’eccezionalità dell’evento

5799.- Farage insegna: le banche controlleranno le nostre idee…

Lo chiamavamo progresso…

La chiusura del conto bancario di Nigel Farage per le sue idee politiche è un segnale lanciato per colpire un personaggio politicamente esposto. Ma è solo l’inizio: le banche stanno gradatamente includendo le norme effetto dell’Agenda 2030. 

Da la Nuova Bussola Quotidiana, di Mario Iannaccone, 26_07_2023

Non va presa sottogamba la decisione della direzione della banca Coutts di Londra di sospendere il conto del deputato Nigel Farage. Egli ha rivelato di aver avuto il conto chiuso “poco gentilmente” dopo molti anni di rapporto continuativo. L’antica Banca Coutts è parte di un gruppo controllato dalla NatWest, la National Westminster, guidata dalla banchiera Alison Rose, che ieri però si è dimessa ed è stata sostituita. La ragione della chiusura? I comunicati usciti in veloce successione hanno prima affermato che la decisione era stata presa perché Farage non aveva abbastanza soldi sul conto, essendo andato sotto il milione di sterline investite, “limite di ricchezza” richiesto dalla banca di Private Equity, cioè di gestione di patrimoni consistenti.

Quando Farage è rientrato in quei limiti, la decisione di chiudere il conto non è cambiata ed è stata confermata. Nei mesi scorsi, la banca ha stilato un rapporto interno su Farage con «commenti profondamente inappropriati» per punirlo come cliente e cittadino a causa delle sue visioni definite «xenofobe, scioviniste e razziste», giudizi che paiono falsi. Il rapporto del Comitato per la Reputazione della Banca Couttsdichiarava che Farage rappresentava un rischio per l’istituto, accusandolo per i suoi commenti «sgradevoli che sembrano sempre più fuori contatto con la società in generale». La chiusura dunque è dovuta a ragioni ideologiche.

La reputazione della Gran Bretagna come terra di libertà di espressione è stata danneggiata dalla notizia. La presidente del gruppo bancario NatWest, la citata Alison Rose, ha cercato di correre ai ripari  dopo aver udito le dichiarazioni del primo ministro inglese Rishi Sunak e altri membri del gabinetto, che hanno criticato il fatto che un conto venisse chiuso per «opinioni espresse». Sunak ha avvertito che «non sarebbe giusto se i servizi finanziari fossero negati a chi esercita il proprio diritto alla libertà di parola all’interno della legge». Il ministro dell’Interno, invece, Suella Braverman, ha definito la decisione «sinistra». Per questi interventi, evidentemente volti a limitare i danni sul sistema bancario inglese che conta innumerevoli conti aperti da cittadini stranieri, arabi ad esempio, che probabilmente nutrono a loro volta sentimenti poco “inclusivi”, secondo il metro del politicamente corretto, proprio come Farage, Alison Rose si è scusata e ieri si è dimessa.

Giovedì 13 luglio, Farage ha ringraziato per le scuse, aggiungendo di aver ben compreso che queste erano arrivate soltanto per pressioni del governo, imbarazzato che una banca importante come la NatWest scrivesse dossier con osservazioni di tipo politico e ideologico. La Rose, scusandosi in modo poco convincente, ha affermato che i commenti, preparati dagli esperti per il rischio di «reputazione patrimoniale» di Coutts, «non riflettono il punto di vista della banca», cioè non della Coutts ma della controllante NatWest. E ha aggiunto: «Nessun individuo dovrebbe leggere tali commenti e mi scuso con il signor Farage per questo». 

Vere scuse? No, un tattico «controllo del danno». Soltanto chiacchiere, a cui non è seguito alcun fatto, perché la decisione è stata confermata, il conto non è stato riaperto e la presidente ha invitato Farage ad aprire un conto piuttosto presso NatWestaccettando di abbandonare Coutts. Farage ha commentato: «Nella vita è sempre bello ricevere delle scuse, quindi grazie dame Alison per essersi scusata. Quello che però mi è stato effettivamente detto, in privato, è che lei è stata costretta ad agire così perché pressata dal Ministero del Tesoro».

Farage ha inoltre affermato di aver saputo che si stanno valutando le posizioni di migliaia di altre persone. E questo ha gettato allarme ulteriore. A maggior controllo del danno Andrew Griffith, segretario economico al Tesoro, ha detto che le banche devono consentire a «tutti di esprimersi liberamente» senza timore di perdere l’accesso alle attività bancarie e che il governo valuterà di chiedere alle banche di «spiegare e ritardare» qualsiasi decisione di chiudere i conti e di avviare una revisione delle norme che disciplinano il modo in cui le banche trattano le «persone politicamente esposte» (PEP: Politically Exposed Person) come Farage.

Queste sono soltanto promesse, ma il fatto grave resta e il precedente è creato. Il governo inglese avvierà una revisione lunga per esaminare se allentare «le rigide regole ereditate dall’UE sui Pep nazionali» mantenendole sugli stranieri. Da questa frase apprendiamo che le persone politicamente esposte sono valutate allo stesso modo in tutta l’area UE.

Al di là di scuse e promesse, Farage è stato espulso dalla banca con cui aveva un rapporto da anni, pur disponendo di un deposito consistente. In questo modo questa banca – e non è l’unica – fa sapere di tenere sotto controllo le idee e le opinioni dei propri clienti. Si può sospettare che, in un prossimo futuro, rifiutare la realtà del “cambiamento di sesso” o l’indottrinamento gender nelle scuole da parte di drag queen o mettere in dubbio il cambiamento climatico antropico possa bastare per essere considerati “non inclusivi” o “non sufficientemente green” e vedersi chiudere conti o mutui.

Un’esagerazione? Mica tanto. Le banche stanno gradatamente includendo le norme e i cosiddetti principi ESG (Environmental, Social and Governance), effetto dell’Agenda 2030 e degli altri documenti dei Politburo del politicamente corretto. Questo fa temere i principi imposti su ambiente, sessualità, società, possano mettere a rischio finanziario, in un prossimo futuro, i cittadini che non si adegueranno. È chiaro che colpire un personaggio politicamente esposto come Farage è un segnale, così come è stato un segnale in Canada nel febbraio scorso il blocco dei conti dei camionisti che protestavano per l’imposizione di una misura simile al Green Pass italiano.

In quel caso, la Royal Canadian Mounted Police ha congelato in automatico 206 fra conti bancari e aziendali di singoli o società. La misura, resa possibile da una legge canadese, la Emergencies Act, ha avuto – per quanto se ne sa – un tempo limitato. Ma sono segnali che si moltiplicano e il caso di Farage non è l’unico. Tutto ciò ci fa capire quanto sia pericoloso dipendere totalmente da circuiti digitali unificati e, nel futuro prossimo, dalla sola moneta digitale. La pressione esercitata in questo caso su singoli e famiglie può risultare intollerabile soprattutto se prodotta da una non conformità ideologica a temi come gender, sessualità e religione, che dovrebbero attenere, in un mondo normale, alla più intima e libera sfera privata. Anche il congelamento di decine di migliaia di conti di incolpevoli cittadini russi e bielorussi, – persino studenti, studentesse, pianisti, professori – in tutta l’area UE, è un precedente gravissimo. Le ritorsioni possono abbattersi su chiunque in ogni momento a causa delle tensioni internazionali.  

Le banche hanno sempre avuto il diritto di chiudere un conto corrente nel caso emergano possibili reati finanziari ed elevati livelli di rischio, secondo le disposizioni delle Banche centrali. Anche le indagini condotte dalla magistratura possono essere la base per questa decisione. Così era anche in Inghilterra, così è in Italia e nei paesi UE, ma l’adesione di norme ESG che vincolano a comportamenti ed espressione di idee i dipendenti delle banche, ma che evidentemente possono essere estese ai clienti, come dimostra il caso Farage, rende le acque che stiamo navigando estremamente rischiose.

Del resto, il mondo bancario fa chiaramente sapere in tutti i modi che è ormai poco interessato al risparmio privato. Vive di derivati, di speculazioni, di bond future, un mondo completamente staccato dall’industria, dal lavoro e dalla realtà. Per recenti decisioni, in Francia, ad esempio, un correntista straniero con conto aperto per pagare utenze di una sua proprietà in quel paese si vede chiudere il conto stesso a meno che non domicili pensioni o stipendi. Dove sta andando a finire la tanto sbandierata utilità dell’Unione Europea a protezione dei cittadini? E le banche, ormai istituti speculativi-finanziari, si scoprono del tutto disinteressati ai rapporti con singoli clienti e al benessere delle società in cui operano.

5798.- Cieli tempestosi

Di Mario Donnini, 22 luglio 2023, aggiornato il 26 luglio 2023.

Non sarà che quelli che blaterano di scie chimiche hanno ragione? Quelle ragnatele di scie che vediamo nei nostri cieli non corrispondono né ad attività militari né civili né alle aerovie e lasciamo da parte la nota diatriba tra “scie chimiche”(chemtrails) e “scie di condensazione” (contrails), più volte dissertata. Nelle cosiddette missioni di irrorazione si parla di sostanze chimiche, come: solfuro di alluminio e ossido di bario e altri metalli, insieme ad altamente tossici polimeri di nano particelle, silicati, virus e batteri. Tralascio l’analisi delle sostanze, che è stata ben rappresentata dall’Arpav del veneto e la descrizione dei dispositivi di bordo ben descritta da chi li ha installati a Oberpfaffenhofen. La possibilità di manipolazione del clima non è, inoltre, una novità. Sono attività di irrorazione, magari sperimentali, che hanno bisogno di un’autorizzazione che riservi e interdica ad altri traffici quello spazio aereo. Sono molti gli esperimenti che studiano come modificare artificiosamente il clima, causare pioggia o siccità, innescare tornado e nubifragi.

Se il fenomeno reale detto scie chimiche ha sia una serie di caratteristiche prettamente “chimiche”, sia una natura legata alla condensazione del vapore acqueo, anche il fenomeno meteorologico della recente tempesta ha mostrato accanto alla grandine, non esageratamente eccezionale, anche formazioni cristalline con diametri fino a 15 cm. L’immagine mostra un blocco simile a ghiaccio, di quelli che durante la tempesta del 19 luglio hanno colpito il Veneto e, in particolare, ha danneggiato il blindato di casa, sfondato Velux, pannelli solari e molto altro. Dopo tre giorni, questo blocco è tal quale era il 19 luglio e non accenna a sciogliersi. La grandine grande come uova, invece, si è sciolta, ma queste bombe, che gli somigliano, capaci di uccidere sono da analizzare. Cosa ci stanno facendo?

Mi soffermerei sulle autorizzazioni che necessita l’uso dello spazio aereo, tanto civile che militare, per dire che nessuno potrebbe usare lo spazio aereo nel modo che siamo abituati a vedere o vi avrebbe interesse. Senza entrare nella discussione con i pasdaran del cambiamento climatico, ricordo che ci sono anche gli esperimenti climatici dell’USAF (United States Air Force) dell’accordo firmato nel 2001 tra Berlusconi e Bush per far irrorare i nostri cieli. L’accordo era stato preceduto da un bilaterale con gli Stati Uniti per la ricerca climatica, firmato dal prof. Franco Prodi (parente di Romano).

Dicevamo che queste attività sperimentali interferiscono con il traffico aereo e richiedono che le autorità aeronautiche rilascino un’autorizzazione, cosiddetta riserva di spazio aereo. Lle autorizzazioni che necessita l’uso dello spazio aereo, sono rilasciate dalle autorità sia civili che militari, le quali, nel caso specifico, necessitano a loro volta di un’autorizzazione governativa. Siamo andati a cercare questa autorizzazione.

La troviamo nell’Atto di sindacato ispettivo n. 4-01960, pubblicato dal Senato della Repubblica il 27 marzo 2014, seduta 218. Infatti, l’USAF fu autorizzata nel 2003 dall’allora ministro della Difesa Antonio Martino (che ricordiamo, scomparso sabato 5 marzo 2022, come non sappiamo), con atto visibile al Senato al n.ro 0960 del 2014 citato.

Dall’atto 4-01960, citiamo che nel 1999 il Parlamento europeo con delibera n. 4-0005/99 del 14 gennaio 1999 si era espresso contro le sperimentazioni militari HAARP (High Frequency Active Auroral Research Program) condotte dalla base di Gakona, nell’Alaska, a fini di ricerca scientifica sugli strati alti dell’atmosfera e della ionosfera, e sulle comunicazioni radio per uso militare. Che relazione c’è fra le attività di irrorazione dei cieli e l’HAARP?

Le antenne dell’installazione dell’HAARP

In una relazione di iniziativa adottata dalla Commissione per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa del Parlamento europeo il 23 settembre 1998 e contenente una proposta di risoluzione (mai effettivamente adottata dal parlamento) vengono ripresi alcuni dei temi di tali teorie del complotto; nella relazione viene, infatti, affermato che «malgrado le convenzioni esistenti, la ricerca militare si applica attualmente alla manipolazione dell’ambiente come arma, come è il caso ad esempio del sistema HAARP». 

“L’8 agosto 2002, 90 parlamentari della Duma di Mosca firmarono un appello diretto all’ONU in cui chiedevano la messa al bando degli esperimenti elettromagnetici portati avanti dall’HAARP. Un mese più tardi altri 130 deputati russi avevano sottoscritto l’appello. I parlamentari accusarono gli Stati Uniti di stare creando attraverso l’HAARP «nuove armi geofisiche integrali», capaci di influenzare gli elementi naturali con onde radio ad alta frequenza.”

Che male c’è a fare esperimenti? direte. Nessuno, tranne che quando si vede che portano danni, bisogna sospenderli. Errare est humanus, sed perseverare è da bischeri. E a quei bischeri saccenti, arroganti, che intitolano queste anomalie soltanto al cambiamento climatico chiediamo perché non ne intitolano un pò anche agli esperimenti, guarda caso, degli americani in Europa?

Fermiamo i Cambiamenti Climatici, Diciamo basta alle Scie Chimiche!

Leggiamo la petizione lanciata da Sonia Valente il 14 aprile 2023. Petizione diretta a Presidenza del consiglio dei ministri, Governo Italiano

Perché questa petizione è importante

Scie Chimiche: ecco l’accordo firmato nel 2001 tra Berlusconi e Bush per far irrorare i nostri cieli

Ebbene si, fu proprio Berlusconi ad aver dato l’autorizzazione agli Usa ai tempi di Bush,di avvelenare i nostri cieli per le loro sperimentazioni climatiche

Veleni di Stati dal cielo. A rischio l’integrità ambientale, la salute umana e la libertà. Un’altra storia sotterranea, nebulosa, criminale. Sulle scie chimiche, grazie ad un’ inoppugnabile ricostruzione giornalistica, ora non vi è più alcun mistero. Per dirla con Honoré de Balzac (Le illusioni perdute): «Dovete sapere che ci sono due storie: quella ufficiale, piena di menzogne, che insegnano a scuola, la storia “ad usum delphini”; e poi c’è la storia segreta, quella che contiene le vere cause degli avvenimenti, una storia ignominiosa».

I militari hanno trasformato il Belpaese e l’Europa in una gigantesca camera a gas, grazie alle complicità istituzionali e all’omertà dilagante degli scientisti. Ecco quello che combinano ogni giorno, scaricando veleni nell’aria.

Le operazioni clandestine di aerosol sono state realizzate nei primi anni ’60 del XX secolo, ma hanno avuto un incremento decisivo in Europa, a partire dal 2002. I primordi dell’operazione di copertura erano insiti nella mente perversa di Edward Teller, inventore della bomba all’idrogeno, che sulla scorta del Memorandum Groves del 1943, consigliò di usare armi nucleari in regioni abitate per fini economici di spopolamento. Teller è stato direttore emerito del Lawrence Livermore National Laboratory, dove furono elaborati i piani per le armi nucleari, biologiche e ad energia diretta.

Nell’agosto 1997 Teller inviò un progetto in Italia, in un simposio svoltosi ad Erice sotto l’egida di Antonino Zichichi. Vale a dire: il suo proposito di usare l’aviazione civile per diffondere nella stratosfera milioni di tonnellate di metalli elettroconduttivi; ufficialmente per ridurre il riscaldamento globale. Teller ritenne che anche l’aviazione militare potesse essere usata per nebulizzare a bassa quota queste particelle tossiche nell’aria.

Detto e fatto qualche anno più tardi, nel 2001, a seguito dell’accordo Italia-U.S.A. definito “Piano dettaglio accordo Italia U.S.A. sul clima”, correlato all’inganno universale del cosiddetto “riscaldamento globale”. Si tratta di accordi internazionali, indirizzati a costituire un alibi per le inevitabili violente mutazioni climatiche che la diuturna diffusione di metalli e polimeri in atmosfera ha determinato. Tra questi un innaturale “effetto atmosfera” indotto proprio dalle cosiddette “scie chimiche” e dalle emissioni elettromagnetiche. La stessa NASA, pur definendole in modo menzognero “contrails” ovvero “scie di condensazione”, imputa a queste coperture artificiali un riscaldamento anomalo della bassa atmosfera.

Il 19 luglio 2001 nel corso del G8 a Genova, durante la mattanza della pacifica popolazione giunta da gran parte d’Italia e l’omicidio di Carlo Giuliani – con il fascista Fini in cabina di regia – i capi di governo Usa (BushGeorge W. ) & Italia (Berlusconi Silvio) sottoscrivono un accordo segreto sulla sperimentazione climatica in Italia.

Nel Belpaese come al solito non vi è traccia di un evento militare così pericoloso e compromettente per il sistema di potere. La popolazione viene mantenuta all’oscuro di tutto, mentre si mandano in onda disinformatori sgangherati, pennivendoli prezzolati e negazionisti quotati in tivvù.

Attingo le informazioni cruciali dalla White House e dal Dipartimento di Stato USA, anche se il “Clear Skies Iniziative” è top secret. Lo scandalo Watergate – fatto emergere da due giornalisti statunitensi – per fortuna ha aperto una breccia negli States: lì almeno la trasparenza politica è leggermente visibile, mentre nello Stivale è appunto solo apparenza cartacea. Ecco, tra l’altro, cosa è scritto nel sito web della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato a Washington, a differenza di quello che non compare nel portale di Palazzo Chigi e del Quirinale: « On July 19, 2001, President George W. Bush and Prime Minister Silvio Berlusconi pledged that the two countries would pursue joint research programs on climate change and low-emission technology development. On January 22, 2002, the Italian Ministry of the Environment and Territory, the U.S. Department of State and the White Office of Science and Technology Policy agreed to promote scientific and technological cooperation…».

Dunque, cambiamenti climatici indotti e collaborazione, si fa per dire della serie USA l’Italia. Dalla documentazione delle autorità nordamericane emerge che in questa vasta operazione gestita in prima battuta dalPentagono, dalla Nasa e dalla Nato, sono coinvolte addirittura le industrie e le multinazionali più inquinanti al mondo: Exxon Mobil, BP Amoco, Shell, Eni, Solvay, Fiat, Enel, eccetera. Tutti insieme appassionatamente, compreso il settore scientifico: università italo-americane, Enea, Cnr, INGV, Arpa e così via. Insomma, controllori e controllati. L’Enacaddirittura ha partecipato ad un test “chemtrails” in Italia insieme a Ibm, ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Aeronautica e ovviamente Nato.

Nell’allegato 4 (“Cooperazione Italia-USA su scienza e Tecnologia dei Cambiamenti Climatici), oltretutto si legge: «sviluppo di nuovi sistemi per la realizzazione di esperimenti di manipolazione dell’ecosistema che permettano di esporre la vegetazione a condizioni ambientali simili a quelle attese in scenari di cambiamento globale; 2. lo studio, l’analisi e la comprensione dei principali meccanismi di risposta della vegetazione e degli ecosistemi mediterranei ai diversi fattori di cambiamento (temperatura, precipitazioni ed aumento della concentrazione di CO2 atmosferica); 3. la quantificazione degli effetti complessivi del cambiamento sulla produttività e sulla vulnerabilità degli ecosistemi (fertilizzazione da CO2, variazione della disponibilità idrica ed aumento di temperatura). In dettaglio le attività saranno: 1. l’esecuzione di attività di ricerca eco-fisiologica su diversi siti sperimentali italiani dove vengono modificate artificialmente le condizioni ambientali a cui è esposta la vegetazione 2. l’approfondimento e la migliore conoscenza dei meccanismi di risposta delle piante attraverso la misura diretta dello scambio gassoso in condizioni di pieno campo 3. la verifica in campo di ipotesi sviluppate nell’ambito di esperimenti di laboratorio 4. la progettazione di tecnologie per la manipolazione delle condizioni ambientali con particolare riferimento al controllo della temperatura e della concentrazione atmosferica di CO2 Italia e Stati Uniti collaborano già da tempo su queste tematiche e hanno sviluppato insieme progetti di ricerca e metodologie sperimentali. Questo WP si inserisce anch’esso fra gli obiettivi del Progetto CARBIUS nella prospettiva di fornire elementi conoscitivi utili per prevedere le future traiettorie della risposta globale degli ecosistemi terrestri al cambiamento globale. Questa risposta sarà studiata ed analizzata in termino di produttività e di vulnerabilità con esplicito riferimento al futuro ruolo dei sink biosferici e alla loro capacità di sequestrare Carbonio…».

Se non c’è non niente di pericoloso per la salute collettiva, perché nascondere ed occultare? Forse perché la vasta e complessa operazione va ad intaccare i cicli biologici e compromette la qualità della vita. A livello politico l’iniziativa, almeno durante il Governo Berlusconi è stata gestita dal ministro Altero Matteoli, di professione ragioniere, ma anche dal redivivoCorrado Clini. A livello tecnico (CNR), in prima linea c’è soprattuttoFranco Prodi, fratello di Romano Prodi. Lo stesso Franco Prodi che in un’intervista del giornale AAM TERRA NUOVA (numero 229 del 23 maggio 2008) nell’articolo intitolato “Allarme scie chimiche: cosa c’è di vero?” ha sostenuto ovviamente:

«Non mi consta che esistano esperimenti militari con dispersione di aerosol, tanto meno a danno della popolazione. Se ci fossero, sono certo che noi l’avremmo comunque saputo».

Chi è Franco Prodi? Un lancio d’agenzia giornalistica, ai tempi dell’ultimo governo Prodi, informa che «Il consiglio dei ministri di ieri ha confermato il professor Franco Prodi, fratello del premier, alla presidenza dell’Istituto del Cnr che studia la scienza dell’atmosfera e del Clima».

Proprio nel l 2003 il ministro della difesa, Antonio Martino, ha autorizzato le forze aeree USAF a sorvolare lo spazio italiano per provvedere alle irrorazioni chimiche, come da accordo USA l’Italia.

Tutto torna. Non a caso, il primo atto parlamentare (interrogazione a risposta scritta 4-05922) sull’aerosolterapia bellica in Italia risale al 2 aprile 2003. Ed è stato indirizzato da un deputato dell’allora PDS, ovvero da Italo Sandi al ministro della Salute. Dopo 11 anni, quell’atto interrogativo non ha ancora avuto una risposta da ben 6 Governi tricolore (Berlusconi, Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi). Matteo Renzi si è limitato ad annunciare in televisione (al programma Ballarò della Rai) addirittura il trattamento sanitario obbligatorio agli iscritti del Pd che si azzardano a parlare di scie chimiche). Insomma, censura di potere da rispedire al mittente.

Anche una successiva interrogazione a risposta orale a firma degli onorevoli (PDS) Piero Ruzzante e Italo Sandi (interrogazione a risposta orale 3-02792 presentata lunedì 27 ottobre 2003 nella seduta 379 al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute, al Ministro della difesa, attende ancora una spiegazione dal Governo italiano.

Nel 2005 una risposta ambigua, menzognera e contraddittoria è stata fornita dal ministro della Difesa Antonio Martino.

Le leggi della fisica non sono mere opinioni. Le scie di condensa si formano notoriamente al di sopra degli 8 mila metri di altitudine, con meno 40 gradi centigradi e umidità inferiore al 70 per cento.

Anche l’interrogazione a risposta scritta 4-05994 depositata da Katia Belillo giovedì 20 dicembre 2007 nella seduta numero 262, e indirizzata al ministro della Salute, non ha avuto alcuna risposta dal governo di centro sinistra e dai governi di centro destra. Se è tutto a posto, e non c’è alcun problema, allora perché chi governa lo Stato non risponde a simili interrogativi?

A parte il ministro Alfonso Pecoraro Scanio – un verde di facciata – che ha fornito una spiegazione menzognera, al ministro Antonio Di Pietro in una trasmissione televisiva è scappato di bocca quanto segue:

Qui sotto riporto i termini esatti pronunciati da Antonio Di Pietro alla televisione locale Canale Italia. Parole con le quali egli ammette con evidente imbarazzo l’esistenza delle scie chimiche attribuendole, con un incredibile giro di eufemismi, all’attività militare delle basi USA-NATO presenti nel nostro territorio.

Domanda del telespettatore: Mi piacerebbe che lei facesse chiarezza davanti a tutti gli italiani e a tutto il Parlamento su due elementi fondamentali che assillano gli italiani, e poi vorremmo sapere come mai degli aerei della NATO ci sorvolano sopra la testa rilasciando scie chimiche con metalli pesanti e bario?

Di Pietro: «Immediatamente, sul signoraggio bancario questo è uno scandalo davvero, il signoraggio bancario è peggio di un’ estorsione, è peggio di un’estorsione proprio perché legalizzato. Con riferimento invece alla questione degli aerei qui è un problema ancora più complesso; i nostri spazi, ma non solo i nostri spazi, i nostri siti marini e terrestri ancora oggi sono occupati (Soru sta facendo una grande battaglia), sono occupati da realtà militari non italiane. Ora, che ci debba stare dislocato nel territorio mondiale dei luoghi di ammassamento, accumulamento e detenzione, per l’amore di Dio, ma che debba essere tutto questo fatto senza nemmeno il coinvolgimento, noi in Italia non sappiamo neanche se e quante bombe atomiche abbiamo».

Conduttore della trasmissione: Pare che ce ne siano …

Di Pietro: «Ce ne siano …».

Conduttore della trasmissione: Pare, si è parlato di Aviano, insomma …

Di Pietro: «Ma non è possibile che altri decidano per noi, è una limitazione di sovranità, dopo di che tutti noi dovremmo assumerci le nostre responsabilità, ci mancherebbe altro. Tutti quanti vorremmo, io sento dire molte persone, non ci deve stare … ho sentito anche in alcune discussioni di programmi la polizia deve essere disarmata; eh mi piacerebbe pure a me».

Mister Di Pietro non ha negato l’esistenza delle scie chimiche, e ciò nel linguaggio dei politicanti è già fin troppo esplicito, ma ha pure tirato in ballo le basi USA-NATO affermando che lì fanno quello che vogliono. Ha poi giustificato questa triste realtà facendo intendere che purtroppo, come la polizia ha bisogno delle sue armi, così gli eserciti hanno bisogno delle loro.

15 anni fa il Parlamento europeo con delibera A 4-0005/99 del 14 gennaio 1999 si e espresso contro le sperimentazioni HAARP (con base in Alaska-Usa ed impianti fissi e mobili diffusi in gran parte della Terra). Come si evince dal report 2013 dell’Agenzia europea per l’Ambiente “Air Quality in Europe”, il vecchio continente è pesantemente inquinato. La spettrometria e lo spettroscopia ha evidenziato nell’aria che i popoli europei respirano attualmente mistere di veleni tossici, aerosol di dimensioni microniche e submicroniche.

L’aerosolterapia bellica coattiva, infatti, ha pesanti ripercussioni sulla salute e sull’ambiente. Le sostanze tossiche utilizzate per le operazioni di aerosol sono composte da metalli, polimeri, silicati, virus e batteri. L’alluminio, notoriamente (un fattore determinante nell’Alzheimer) è una sostanza neurotossica che danneggia sia il sistema nervoso centrale, che i processi omeostatici cellulari. L’’intossicazione di metalli, soprattutto il bario, produce un abbassamento delle difese immunitarie. Alluminio e bario modificano il ciclo vegetale ed uccidono la flora batterica dei terreni.

La diffusione in atmosfera di metalli pesanti come bario, alluminio, manganese etc. costituisce il colpo finale all’ambiente ed alla salute umana, giacché questi elementi chimici sono neurotossici e perciò inducono patologie neudegenerative come il Parkinson, l’Alzheimer, la Sla, nonché leucemie, tumori, malattie respiratorie gravi come la bronchiolite costrittiva.

L’unico punto ancora determinare è il livello di inquinamento e il grado di compromissione della salute collettiva. Che influenza che le operazioni di scie chimiche dal 2003 ad oggi hanno avuto sulla salute pubblica e sulle singole persone, in particolare a danno dei bambini? Quali malattie infettive dell’apparato respiratorio sono state già provocate dalle scie chimiche? Quali allergie sono state scatenate dall’intossicazione acuta e cronica da metalli pesanti?

La Corte costituzionale con la sentenza del 24 maggio 1977 numero 86 ha sancito che «il segreto può trovare legittimazione solo ove si tratti di agire per la salvaguardia di supremi, imprescindibili interessi dello Stato (quali l’indipendenza nazionale, l’unità e indivisibilità dello Stato, la democraticità dell’ordinamento), la Corte dichiara che mai il segreto potrebbe essere allegato per impedire l’accertamento di fatti eversivi dell’ordine costituzionale».

Naturalmente, non è il caso di questo avvelenamento di massa perpetrato per 12 anni, da chi controlla lo Stato italiano addirittura dall’estero, violando apertamente l’articolo 32 della Costituzione repubblicana, calpestando la Convenzione europea di Aarhus del 1998 (ratificata dalla legge dello Stato italiano 108 dell’anno 2001).

Ebbene si, fu proprio Berlusconi ad aver dato l’autorizzazione agli Usa ai tempi di Bush, di irrorare i nostri cieli per le loro sperimentazioni