La Gran Bretagna ha trasferito due navi cacciamine della classe Sandown, che aveva in disarmo (nella foto sotto), alla Marina Ucraina (AFU), nell’ambito di una nuova fornitura militare. L’Italia non partecipa a questa “ricostruzione”, ma aveva addestrato personale della Marina Ucraina e si ventilava la possibilità di cedere a Kiev alcune nostre navi anch’esse in disarmo, ma che è possibile riarmare, come le fregate classe Maestrale, i pattugliatori classe Cassiopea e, sopratutto, i cacciamine classe Lerici. Le unità della Royal Navy verrebbero impiegate per bonificare i fondali davanti a Odessa dalle mine posizionate dai russi, ma la Turchia sta negando loro l’accesso al Mar Nero in base all’articolo 19 della Convenzione di Montreux sul regime degli Stretti, che vieta il passaggio alle navi da guerra delle parti in conflitto”.
La Turchia chiude gli stretti ai cacciamine britannici donati all’Ucraina
Da Redazione Analisi Difesa, 3 gennaio 2024
Due cacciamine inglesi della classe Sandown, l’HMS Grinsby e l’HMS Shoream, ambedue in riserva, forniranno supporto alle forze navali ucraine che, oggi, dispongono solo di motovedette veloci avute dagli USA. Foto Royal Navy
La Turchia ha fatto sapere che non consentirà il passaggio nelle sue acque, gli stretti del Bosforo e Dardanelli, ai due cacciamine ex Royal Navy che Londra ha ceduto alla Marina Ucraina per aiutarne la ricostituzione dopo che le unità navali di Kiev sono state distrutte dai russi.
La nota del Centro per la lotta alla disinformazione della Direzione delle comunicazioni della presidenza turca precisa che “non sono vere le affermazioni da parte di alcuni media secondo cui a dragamine donati all’Ucraina dal Regno Unito è stato autorizzato il passaggio negli stretti Turchi verso il Mar Nero. La Turchia ha subito classificato l’operazione militare speciale della Russia contro l’Ucraina come una guerra e, in base all’articolo 19 della Convenzione di Montreux riguardo il regime degli Stretti, ha chiuso gli Stretti alle navi da guerra delle parti in conflitto”.
Ankara rivendica di aver attuato “in modo imparziale e diligente dal 1936 la Convenzione di Montreux” e di voler “evitare un’escalation di tensioni nel Mar Nero”. “I nostri alleati sono stati informati che ai dragamine donati all’Ucraina dal Regno Unito non sarà consentito il passaggio dagli Stretti Turchi verso il Mar Nero fin quando continuerà la guerra”, conclude il messaggio.
Come Analisi Difesa aveva segnalato, Il Regno Unito ha annunciato l’11 dicembre il trasferimento di due navi cacciamine della classe Sandown alla Marina Ucraina come parte di una coalizione anglo-norvegese tesa a fornire ulteriore supporto militare a Kiev, incluse unità navali ed equipaggiamenti per ricostituire le forze navali ucraine che oggi dispongono solo di motovedette veloci di fornitura statunitense da quando nel maggio scorso l’ultima unità operativa (un mezzo da sbarco LST) era stata distrutta dai missili russi nel porto di Odessa.
I cacciamine della classe Sandown sono in fase di radiazione dai ranghi della Royal Navy: due sole unità in servizio (HMS Penzance e HMS Bangor) mentre altre 9 unità sono state accantonate (3) o cedute alle Marine di Romania (3) ed Estonia (3). Altri 3 cacciamine vennero costruiti negli amni ’90 per la Marina Saudita. La Marina Ucraina riceverà i cacciamine Chemihiv (ex Grimsby) e Cerkasy (ex Shoream) .
Il trasferimento dei cacciamine avverrà mentre Londra sta lanciando la sua nuova coalizione sulle capacità marittime con Oslo, aveva aggiunto il governo britannico. “La nuova coalizione sulle capacità marittime rafforzerà il sostegno che il Regno Unito, la Norvegia e altri stanno fornendo all’Ucraina. Questo sarà a lungo termine per aiutare l’Ucraina a trasformare la sua Marina, rendendola più compatibile con gli alleati occidentali, più interoperabile con la NATO e rafforzando la sicurezza nel Mar Nero”, si leggeva nella nota.
Le capacità russe di colpire nuove eventuali unità navali ucraine avrebbe potuto scoraggiare l’invio di navi prima delle cessazione delle ostilità ma la decisione resa nota da Ankara di fatto impedisce a Kiev di ricevere unità navali che non siano piccole motovedette trasportabili via terra, finché il conflitto con la Russia sarà in corso.
Foto Marina Ucraina
Nulla da eccepire. Per quanto riguarda il caso dei cacciamine, la legge del potere marittimo non avrebbe lasciato il Bosforo nelle mani di un autocrate e, comunque, di un singolo stato, ma c’è il trattato di Montreux. Più in generale, ai confini della Turchia c’è una potenza globale, la politica di Ankara deve seguire i propri interessi e la sua alleanza è certa fin dove questa non li contrasta. In realtà, per la sua posizione strategica, per la sua sicurezza e per i suoi obiettivi, Erdoĝan non può rinunciare né alla NATO né all’amicizia di Mosca; inoltre, non dimentichiamo la sua partecipazione all’integralismo islamico. Partendo da questi assunti, chiederei a un caro amico eurodeputato se ancora se la sente di contare sulla fedeltà turca alla NATO in caso di guerra e mi risponderebbe di Sì, ma Voi?
Ecco la doppia mossa di Erdogan su Ucraina e Russia
Da Formiche.net, di Francesco De Palo, 03/01/2024
Il presidente turco, sempre più impegnato geopoliticamente in una retorica anti-israeliana, chiude il passaggio attraverso il Bosforo. Ma dietro il Trattato di Montreux c’è il progetto di riposizionamento rispetto ai due conflitti (e al dopo)
C’è l’esigenza tattica di prepararsi ad una serie di possibili cambiamenti dietro la decisione turca di non restare passiva dinanzi a decisioni di altri paesi Nato? Il fil rouge che unisce Mosca ad Ankara, mai sopito, può essere ri-attivato periodicamente in base alle singole esigenze? E come questo comportamento di Recep Tayyip Erdogan potrà inserirsi nelle strategie dell’alleanza atlantica da un lato e dei super players come Russia e Cina dall’altro? La Gran Bretagna vuole sostenere l’Ucraina con due sminatori, ma le navi speciali per il momento non possono raggiungere il Mar Nero per il no della Turchia.
Lo stop
La cronaca racconta della decisione inglese di sostenere le difese di Kyiv tramite la consegna di due due cacciamine della Royal Navy alla Marina ucraina. Si tratta di battelli speciali che verrebbero impiegati per bonificare i fondali dalle mine posizionate dai russi, quindi una mossa che Londra ha inteso attuare nel solco della strategia occidentale di sostegno alla causa ucraina. Ma per il momento non potranno raggiungere il Mar Nero a causa dello stop imposto dalla Turchia: Erdogan ha deciso di rifiutare il passaggio attraverso il Bosforo, invocando il Trattato di Montreux. Il riferimento scelto dal governo turco è agli accordi internazionali sull’attraversamento degli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, che appartengono alla Turchia, in tempo di guerra.
La strategia
Non va dimenticato che la narrazione diffusa dal presidente russo Vladimir Putin riguardo alla guerra tra Israele e Hamas è basata sul fatto che l’Occidente sarebbe il principale responsabile di questo e di altri conflitti regionali, come appunto quello in Ucraina. Mosca insiste nel puntare il dito contro Washington sia per la guerra, sia per il fallimento del processo politico tra Israele e palestinesi: passaggio, questo, che porta in grembo tutta una serie di riflessioni su chi appoggia tali tesi.
La mossa turca sulle due dragamine inglesi rappresenta un ulteriore indizio circa la postura di Erdogan verso il conflitto in corso in Ucraina, mescolate all’altro macro tema che investe la rilevanza del mondo musulmano, unificato, nel far rispettare il nuovo ordine mondiale: tavolo in cui Erdogan è seduto a pieno titolo, come obiettivo dichiarato del suo mandato. Tra l’altro l’elemento che riguarda il ruolo del mondo musulmano a cavallo tra le due guerre è stato spesso utilizzato dal Cremlino per unire idealmente Ucraina e Gaza: il conflitto tra Israele e Hamas come parte della battaglia per il nuovo ordine mondiale, discorso che idealmente potrebbe toccare anche il rapporto tra Taiwan e Cina. E la posizione anti-israeliana assunta dalla Russia dal 7 ottobre si ritrova proprio nelle parole del leader turco.
Altra retorica
Ma non è tutto, perché la retorica turca è tornata a farsi sentire nei primi giorni dell’anno per voce del ministro della Difesa, Yasar Guler, che ha visitato la fregata Gekova in servizio nel Mediterraneo orientale in occasione del nuovo anno. Rivolgendosi all’equipaggio il ministro turco si è congratulato con queste parole: “Le nostre forze navali proteggono con determinazione i nostri diritti e interessi nella nostra Patria Blu, sventolano con onore la nostra gloriosa bandiera dall’Atlantico all’Oceano Indiano e intraprendere missioni internazionali.”
Il riferimento è alla Patria Blu, definizione geografica che aveva dato adito ad una serie di frizioni con i paesi vicini, in primis la Grecia e che invece i leader dei due paesi avevano promesso di stemperare in occasione della firma di uno storico accordo di amicizia tra Ankara e Atene. Il tutto mentre resta in piedi, da un lato, la questione della vendita dei caccia F-16 alla Turchia e, dall’altro, la decisione americana di finalizzare il trasferimento degli F-35 ad Atene: uno sviluppo che potrebbe creare non poche tensioni.
@FDepalo