Archivio mensile:ottobre 2022

5464.- Meloni, nel solco tracciato da Enrico Mattei. Verso un passaporto per il Mediterraneo?

Parlavo e scrivevo al vento di un “Passaporto per il Mediterraneo”, unico rimedio contro l’immigrazione incontrollata, contro i trafficanti di esseri umani che spopolano l’Africa e contro il sovvertimento dell’ordine sociale in Italia.   Un piano strategico per il Mediterraneo è l’unica risposta ai flussi migratori e alla prossima apertura delle rotte artiche. La proposta di un passaporto per il Mediterraneo va a vantaggio delle economie della nostra società e di quelle africane, rivierasche del Mediterraneo allargato. La legalità deve caratterizzare l’ingresso dei migranti economici, deve accompagnarli, consentendo loro di entrare in Italia, uscirne e rientrarvi legalmente… in aeroplano, non in gommone. 

Ma il passaporto per il Mediterraneo deve servire sopratutto a imprenditori e istituti finanziari di entrambe le sponde, per costruire una cooperazione bipartisan fra i due continenti, in tutta evidenza complementari. La ricerca dell’indipendenza energetica dell’Italia rappresenta l’occasione unica per l’Italia, per gli Stati Uniti e per l’Europa. Questa volta Royal Dutch Shell e British Petroleum non avranno motivo di opporsi.

Europa e Africa: Sarà questa la base sulla quale gli Stati Uniti d’America potranno impostare la politica dell’Occidente nei confronti delle potenze asiatiche, e sarà la Federazione Russa a ricercare la nostra cooperazione. L’Italia è l’alleato al centro di questo progetto. Su questa rotta, siamo e saremo sicuramente atlantisti.

Enrico Mattei, Medaglia d’oro della Resistenza e della Bronze Star dell’esercito americano.

Meloni, il piano per l’Africa e la fascinazione della destra per Enrico Mattei

Da Valigiablu.it, 27 ottobre 2022, di Andrea Turco.

“Di sicuro c’è solo che è morto” è uno dei più celebri titoli della storia del giornalismo italiano, scelto da Tommaso Besozzi in una bellissima inchiesta, pubblicata dalla rivista L’Europeo nel 1950, che rovesciava la verità ufficiale sulla morte del bandito siciliano Salvatore Giuliano. E potrebbe essere anche il tragico epitaffio su Enrico Mattei, il fondatore di ENI, di cui il 27 ottobre ricorre il 60esimo anniversario della morte. Uno di quei misteri d’Italia, per usare una formula abusata ma tuttora valida, che hanno fatto appassionare schiere di lettori e lettrici, giornali, procure, intellettuali, perfino gli stessi funzionari di ENI. 

In realtà qualcosa di più sulla morte di Mattei si sa. Grazie a un’inchiesta della procura di Pavia negli anni ‘90, di cui si può trovare una sintesi e un approfondimento nel libro Il caso Mattei (Chiarelettere), si dà ormai per assodato il suo assassinio, attraverso un esplosivo piazzato nel velivolo Morante-Saulnier, in cui Mattei viaggiava insieme al pilota professionista Irnerio Bertuzzi e al giornalista statunitense William McHale, che esplose nel cielo di Bascapè durante la fase di atterraggio verso l’aeroporto di Linate. Va comunque ricordato che fu lo stesso procuratore Vincenzo Calia a chiedere l’archiviazione, dopo dieci anni di indagini, perché le prove raccolte non furono ritenute sufficienti per sostenere un dibattimento. Ad esempio Calia (e tutti coloro che hanno indagato dopo di lui) non ha mai saputo indicare né gli autori né i mandanti dell’attentato. Anche per questo motivo i dubbi sulla morte del più famoso e potente manager di Stato, indicato  dalla BBC come “l’italiano più famoso dopo Giulio Cesare”, hanno finito per alimentare dietrologie e teorie del complotto, raccolte in una pubblicistica copiosa e in continuo aggiornamento

Se è vero che Mattei è stato assassinato, chi ne ha voluto la morte? L’ex numero due nonché suo successore Eugenio Cefis, che un appunto dei servizi segreti ritiene essere il fondatore della P2 (per chi volesse saperne di più su uno degli uomini più misteriosi e chiacchierati della Repubblica si consiglia il libro Eugenio Cefis – Una storia italiana di potere e misteri)? Le “sette sorelle”, un’espressione coniata dallo stesso Mattei che indicava le grandi compagnie petrolifere di quel periodo che ostacolavano gli sforzi di ENI per ingrandirsi e sfruttare nuovi giacimenti in giro per il mondo? La CIA, con gli Stati Uniti che non vedevano di buon occhio né l’accordo commerciale firmato da Mattei con l’Unione Sovietica né il ruolo di “Stato nello Stato” esercitato dall’Ente Nazionale Idrocarburi? L’Oas, l’organizzazione paramilitare francese che era a conoscenza dell’enorme mole di denaro versata da Mattei ai gruppi indipendentisti algerini (una tesi recentemente riproposta dal libro Enrico Mattei e l’intelligence)?

Sono vicende solo apparentemente lontane nel tempo. Il nome di Enrico Mattei infatti torna spesso nella cronaca quotidiana. A lui ad esempio è intitolato il gasdotto Transmed che porta il gas dall’Algeria alla Sicilia, vale a dire il principale sostituito del gas russo, come confermano gli ultimi dati del bilancio nazionale di gas che viene pubblicato dal Ministero della Transizione Ecologica:

Non sorprende perciò che nella giornata di commemorazione di Enrico Mattei, che si tiene a Matelica (nelle Marche), oltre al neoministro dell’Ambiente e della Sicurezza Gilberto Pichetto Fratin sarà presente anche il ministro della Repubblica Algerina Democratica e Popolare Laid Rebigua. E non ha sorpreso neppure la citazione della premier Giorgia Meloni, che nel discorso di insediamento alla Camera ha parlato di “un piano Mattei per l’Africa”. 

Un riconoscimento, l’ennesimo, per l’uomo forse più influente del Dopoguerra italiano. Torna alla mente l’auspicio che la nipote Rosangela Mattei mi consegnò in un’intervista di alcuni anni fa:

Fare conoscere tutto ciò ai giovani e rendere note storie significative, come il fatto che per dieci anni Mattei, pur alla guida prima di Agip e poi di ENI, non ha preso uno stipendio. Può insegnare molto ai cosiddetti grandi manager attuali, che intascano 10 milioni l’anno a scapito dei propri dipendenti. Mattei è l’esempio migliore di come lo Stato possa gestire bene la cosa pubblica. E mentre in Nord Africa e in Medio Oriente ancora lo idolatrano, qui si parla solo della sua morte. Che sia stato ucciso ormai lo sanno tutti, non vorremmo che si parlasse sempre delle stesse cose

L’ossessione del ruolo nel Mediterraneo e il legame tra energia e migrazioni

Le coordinate geografiche indicate da Rosangela Mattei sono in fondo le stesse alle quali fa riferimento Giorgia Meloni:

Credo che l’Italia debba farsi promotrice di un ‘piano Mattei’ per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo

Quella del Mediterraneo è un’ossessione italiana sulla quale l’influenza e il ruolo di ENI è innegabile. Che va dalle strategie di Mattei, il quale consolidò la presenza dell’azienda in Egitto, Algeria e Libia, a quelle di Claudio Descalzi, attuale amministratore delegato di ENI che dal 2002 al 2005 è stato “direttore dell’area geografica Italia, Africa e Medio Oriente”. Proprio a lui e alle sue relazioni il governo Draghi si è affidato per diversificare gli approvvigionamenti di gas. Nella mappa realizzata dalla stessa ENI il disegno è lampante:

Lo stesso, a quanto pare, intende fare il governo Meloni. D’altra parte la presenzadi ENI nel continente africano è notevole:

Rispetto all’era Mattei, le attività attuali di ENI non riguardano però solo le fonti fossili:

In Africa trovano spazio i capisaldi del nostro business: il percorso di decarbonizzazione, il modello di cooperazione e il modello operativo (…) Nell’ambito dell’economia circolare, il continente africano è al centro della nostra strategia di approvvigionamento sostenibile di feedstock per le bioraffinerie, la quale coinvolge numerosi paesi (tra i quali Congo, Costa d’Avorio, Kenya, Angola, Mozambico, Benin e Ruanda) in nuove forme di partenariati  di lungo termine con il mondo agricolo locale, che prevedono lo sviluppo di una rete di agri-hub volti alla raccolta e al trattamento di culture a basso rischio di Indirect Land-Use Change (ILUC) e alla valorizzazione di scarti e residui agricoli non in competizione con la filiera alimentare. Grazie a questi innovativi progetti è possibile dare nuovo valore ai terreni marginali, contribuendo nel contempo allo sviluppo economico delle comunità coinvolte. L’Africa è anche destinazione di iniziative relative alle nuove tecnologie pulite e proprio nel corso del 2021 abbiamo siglato accordi con paesi di presenza storica come l’Algeria o l’Egitto per valutare progetti congiunti per la produzione di idrogeno e per la cattura, utilizzo e stoccaggio di CO2. Inoltre, continuiamo a collaborare con diversi paesi dell’area per assicurare all’Italia e all’Europa l’approvvigionamento sicuro e stabile del gas naturale in eccesso rispetto alla domanda locale

Anche se Meloni non ha dato ulteriori indicazioni su questo “piano Mattei”, appare evidente che il riferimento è alla cosiddetta “formula Mattei”, con la quale il presidente dell’ENI tra la fine degli anni ‘50 e gli inizi degli anni ‘60 offrì condizioni molto vantaggiose ai paesi africani che detenevano petrolio e gas, in modo da sottrarli allo sfruttamento delle sette sorelle che, nelle parole dello stesso Mattei, “erano abituate a considerare i mercati di consumo come riserve di caccia per la loro politica monopolistica”. II presidente dell’azienda di Stato garantiva agli Stati africani la maggior parte degli introiti, superando la regola in vigore da più di un secolo del 50 e 50 tra compagnie petrolifere e paesi produttori. Un dato che, a detta dell’azienda e dei governi italiani che si sono succeduti in questi decenni, renderebbe la presenza di ENI meno “coloniale” rispetto alle altri grandi multinazionali energetiche. In un mito che punta a garantire in questo modo sviluppo locale, allo scopo di evitare il fenomeno migratorio così come lo conosciamo. Sarà banale farlo notare, ma fino ad ora di questo presunto benessere garantito dalle attività di ENI non è che si siano viste grandi tracce nei paesi africani in cui l’azienda opera.

Inoltre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha allargato il suo desiderio di “collaborazione e crescita” all’Unione Europea, che già di suo guarda da tempo all’Africa come il più grande fornitore energetico. Nel sito del Consiglio d’Europa si riporta che:

Nel febbraio 2022 i leader africani ed europei hanno concordato una visione comune per un partenariato rinnovato. L’obiettivo del partenariato è conseguire la solidarietà, la sicurezza, la pace e uno sviluppo economico e una prosperità sostenibili e sostenuti per i cittadini dell’Unione africana e dell’Unione europea ora e in futuro, riunendo persone, regioni e organizzazioni. Tale partenariato rinnovato comporta:

  • Un pacchetto di investimenti Africa-Europa da 150 miliardi di EUR
  • La fornitura di 450 milioni di dosi di vaccino all’Africa entro la metà del 2022
  • Una cooperazione rafforzata per la pace e la sicurezza
  • Un partenariato rafforzato per la migrazione e la mobilità
  • In impegno a favore del multilateralismo

Di abissi tra annunci e azioni, lo sappiamo, è zeppa la politica a ogni latitudine. Avviene anche nel settore energetico, secondo il racconto riportato da Il Giornalein un’intervista ad Antonio Gozzi, presidente di Federacciai. All’Energy Business Forum Algeria-Unione Europea, tenutosi ad Algeri l’11 e il 12 ottobre, Gozzi era l’unico imprenditore italiano invitato:

L’Algeria ha presentato un piano da 50 miliardi nei prossimi 5 anni che dovrebbe portare la produzione di gas algerino da 120 miliardi attuali a 160 di metri cubi annui, da dare all’Europa. Chiedono un sostegno del 10 per cento a partner stranieri, europei se saranno capaci, ma soprattutto chiedono un trasferimento di tecnologie per rinnovabili e idrogeno. E lì purtroppo l’Europa è stata una delusione perché aveva chiesto questo forum per chiedere aiuto sul gas, ma senza un piano

Difficile garantire sviluppo se si intende solo prendere senza dare. 

Se il partigiano diventa un patriota nel nome dell’interesse nazionale

L’omaggio di Giorgia Meloni a Enrico Mattei, lo abbiamo sostenuto prima, non ha sorpreso chi studia la storia di ENI. A destra l’apprezzamento arriva all’esaltazione. Particolarmente significativo è l’intervento di Andrea Muratore su Il Giornale, arrivato a caldo della citazione:

Enrico Mattei, il prototipo dei patrioti; Mattei, il principale ricostruttore del Paese; Mattei, il “corsaro” che alla guida dell’Eni proiettava, con originalità, il Paese all’estero sul piano politico, economico, diplomatico. Mattei, anche se non soprattutto, la vittima del suo amore per l’Italia, come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone (…) la lezione di Mattei è soprattutto strategica e politica. E si può riassumere in un concetto: pensare originalmente, ma pensare in grande. Pensare a un rinnovato ruolo dell’Italia nel sistema del Mediterraneo e giocare tutte le carte a propria disposizione per proiettare l’interesse nazionale nel quadro del terreno di gioco delineato dalle alleanze di riferimento del Paese. In passato, Mattei portò l’Eni e la diplomazia italiana a giocare da protagonisti nell’agone di riferimento. Il fine primario della sua azione, ereditato dallo spirito di lotta partigiana, era per l’imprenditore marchigiano, il bene comune dello Stato italiano nella sua interezza, precisamente l’interesse nazionale.

In poche righe ci sono tutti i valori del conservatorismo, insieme alla nostalgia di un’Italia forte che sapeva farsi rispettare. Per una destra che rinnega il fascismo, come ha fatto la stessa Meloni, di fronte all’interesse nazionale si può anche reinterpretare il passato da partigiano di Enrico Mattei in chiave nazionalista. Una storia che viene invece ricordata da Repubblica:

Nella sua prima vita era stato un partigiano di primissimo piano oltre che esponente di punta del Comitato di Liberazione Nazionale. Nome di battaglia “Marconi”, arrestato nel 1944 dai repubblichini della Guardia Nazionale di Salò guidati dal capomanipolo (si chiamavano proprio così) Giorgio Almirante, poi liberato in modo rocambolesco, Mattei fu a capo di una formazione pluripremiata dell’Oltrepò Pavese che al 25 aprile 1945 aveva 40mila effettivi

Da Almirante, fondatore del partito del Movimento Sociale Italiano da cui è cominciata la storia politica di Fratelli d’Italia, si passa ora all’uomo d’industria e di ingegno, il self-made man dalle umili origini, le stesse ricordate da Giorgia Meloni nel discorso alla Camera. 

D’altra parte era stato  un altro partigiano come Giorgio Bocca a usare per Mattei la parola “patriota”, tanto cara alla destra italiana:

Che cosa era Enrico Mattei? Un avventuriero? Un grande patriota? Uno di quegli italiani imprendibili, indefinibili, che sanno entrare in tutte le parti, capaci di grandissimo charme come di grandissimo furore, generosi ma con una memoria di elefante per le offese subite, abili nell’usare il denaro ma quasi senza toccarlo, sopra le parti ma capaci di usarle, cinici ma per un grande disegno

È un ritratto generoso, quello di Bocca, così come ne sono arrivati tanti altri. Si sa che la morte improvvisa dona una certa indulgenza alla memoria. Di charmel’Ingegnere, come era soprannominato, in realtà non ne aveva granché, basta guardare i video raccolti su di lui nel canale YouTube di ENI. Tuttavia Mattei morì al culmine della sua influenza – secondo Benito Li Vigni, un suo stretto collaboratore che al fondatore dell’ENI ha dedicato più di un libro, era imminente una visita al presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy. E allora al rammarico sul futuro, su ciò che sarebbe potuta diventare l’Italia con Mattei ancora vivo, si accompagna anche uno sguardo romantico al passato, quando tutto era più semplice e più autentico. Ne è un esempio la nota morigeratezza dell’ex partigiano. In un documento del 1957, l’ambasciatore a Roma, Ashley Clarke annota che Enrico Mattei, “a differenza di molti esponenti democristiani non sembra corrotto a livello personale. Vive in modo tutto sommato modesto. Il suo unico svago è la pesca: non ci pensa due volte a volare in Alaska per una battuta di pesca di una settimana”.

Ovviamente l’aspetto più ammirato di Mattei a destra è lo sforzo per garantire all’Italia un’indipendenza energetica che, in questi tempi di crisi e di rincaro delle bollette, è ancora più centrale nei desiderata del governo. Da Presidente del Consiglio, gli unici riferimenti di Meloni sulle fonti di energia vanno in questa direzione: all’assenza del gas russo Meloni intende sopperire anche attraverso un aumento della produzione nazionale di gas, perché “i nostri mari sono ricchi di giacimenti di gas che abbiamo il dovere di sfruttare appieno”. In realtà le stime più ottimistiche, provenienti dall’ormai ex ministero della Transizione Ecologica con il PiTESAI, indicano che nel sottosuolo italiano ci sarebbero 350 miliardi di metri cubi di gas naturale, tra riserve già confermate che potenziali, che basterebbero a garantire l’attuale consumo di gas per appena 5 anni.

L’altra priorità è quella delle energie rinnovabili, incensate non per il minore impatto ambientale ma unicamente come risorse energetiche alternative. “La nostra Nazione, in particolare il Mezzogiorno – ha ricordato ancora Meloni – è il paradiso delle rinnovabili, con il suo sole, il vento, il calore della terra, le maree e i fiumi. Un patrimonio di energia verde troppo spesso bloccato da burocrazia e veti incomprensibili

Insomma, ancora una volta si insegue il mito dell’autosufficienza energetica. In più, rispetto agli intenti passati, la presidente del Consiglio rispolvera il principio liberale del lassez-faire. Quando alla Camera Giorgia Meloni afferma che “il motto del governo sarà non disturbare chi vuole fare” l’eco dei precedenti governi Berlusconi è fortissima. Con un richiamo ulteriore, questa volta implicito, a Enrico Mattei. Fu proprio il fondatore dell’ENI a capire che, in assenza di petrolio, l’Italia dovesse puntare sul metano. Tanto che persino lo storico logo del cane a sei zampe venne ideato nel 1952 per promuovere i due punti di forza dell’allora Agip: la benzina Supercortemaggiore e il metano Agipgas. Per questo motivo l’azienda energetica costruì nel giro di pochi anni una rete di gasdotti lunga 2000 chilometri che è l’ossatura di quella esistente. Perché questo aneddoto dovrebbe essere caro alla destra? Per le modalità con cui ciò venne realizzato. Come ha raccontato Il Post in occasione del 50esimo anniversario della morte di Enrico Mattei:

Ci sono parecchi racconti di piccoli paesi che si svegliarono una mattina trovando i campi sventrati dagli operai ENI che avevano scavato i canali dove impiantare i metanodotti. All’epoca non c’era nemmeno il tempo di organizzare un comitato civico per fermare i lavori. Mattei collegò tutta l’Italia con i suoi gasdotti, distribuì quasi ovunque i benzinai AGIP e impiantò i primi grandi poli petrolchimici, come quello di Ravenna

Magari il paragone tra l’industrializzazione del boom economico e la crisi energetica attuale è fuorviante. Ma è la destra italiana che, nel tentativo di appropriazione della figura di Enrico Mattei, dimentica o mette da parte gli enormi cambiamenti storici che nel frattempo sono avvenuti: dalla quotazione in borsa delle aziende di Stato alla globalizzazione che rende le economie sempre più interconnesse fino ai mercati finanziari che dettano i prezzi di una risorsa fisica come il gas. Apprezzare dal punto di vista storico un personaggio assolutamente centrale per l’Italia come Enrico Mattei è un conto, farne il vessillo per i propri piani di governo è un altro. Anche perché per una destra che a fatica prova a convincere l’establishment del proprio posizionamento europeo e filoatlantico, rifarsi a figure complesse e lontane nel tempo come il fondatore dell’ENI potrebbe risultare uno scivolone. Secondo una circolare dell’intelligence inglese, pubblicata da WikiLeaks e risalente ad agosto 1962, appena due mesi prima della morte, Enrico Mattei avrebbe dichiarato: “Ci ho messo 7 anni per condurre il governo italiano verso una apertura a sinistra. E posso dirle che mi ci vorranno meno di 7 anni per far uscire l’Italia dalla Nato e metterla alla testa dei paesi neutrali”. Sarebbe interessante scoprire cosa ne pensa la destra italiana di questa (presunta) versione del piano Mattei.

5463.- Le bufale di chi nasconde la realtà dell’embrione

  • Da La Nuova Bussola Quotidiana, 28-10-2022. Vedi anche 5449.

Un gruppo abortista pubblica foto di sacche gestazionali ben “ripulite” per nascondere la realtà dell’embrione a 5-9 settimane. Il britannico Guardian e, in Italia, The Vision rilanciano le immagini, con titoloni che ingannano i lettori. Una mistificazione smentita da biologia ed ecografie, che mostrano tutta l’umanità del nascituro fin dalle prime settimane nel grembo materno.

sacca gestazionale "svuotata" (foto Mya Network)

I sostenitori dell’aborto hanno sempre dovuto far uso di un bel cumulo di menzogne – dalle iperboliche cifre sugli aborti clandestini al terrorismo di certi medici su presunte malformazioni dei nascituri (vedi lo sciacallaggio sul disastro di Seveso) – per creare consenso attorno alla pratica e giungere alla sua legalizzazione. Ma la madre delle menzogne è sempre stata quella di cercare di ridimensionare e perfino cancellare l’umanità del bambino in grembo, dipinto come mero «grumo di cellule».

Lo sa benissimo un gruppo abortista statunitense, Mya Network, di recente formazione, che ha tra i suoi obiettivi dichiarati quello di «aiutare a normalizzare culturalmente l’aborto». E per normalizzarlo serve mentire o al più mostrare mezze verità, per giunta presentate in modo da confondere chi non conosce le basi della biologia e non ha mai visto – cosa incredibile a dirsi oggi – un’ecografia. È così che Mya Network ha pubblicato una serie di fotografie raffiguranti una parte della realtà osservabile tra 5 e 9 settimane di gravidanza: la sacca gestazionale, cioè la “casa” che si sviluppa, a quello stadio, attorno all’embrione. Il gruppo abortista da un lato è costretto ad ammettere che le foto rappresentano la sacca “ripulita” dal sangue e dalla decidua mestruale, ma dall’altro – con un cocktail di immagini e parole – fa passare il suo messaggio ingannevole, affermando che «in questa fase [appunto fino a 9 settimane, ndr] non è visibile un embrione». Ma la realtà è che l’embrione non è visibile per i maneggi dei sanitari di Mya Network, che oltre al sangue hanno verosimilmente rimosso tutti i resti dei bambini abortiti.

In un mondo normale la bufala sarebbe rimasta confinata alle pagine online del suddetto gruppo abortista, ma purtroppo l’ideologia contro la vita nascente si accompagna sempre a una grancassa mediatica ben collaudata. Alcuni organi della stampa mainstream hanno infatti pensato che le foto sensazionali di Mya Network fossero un’occasione troppo ghiotta per accusare di falsità il mondo pro vita (che ricorda come l’embrione sia un nostro fratellino in miniatura). Se poi si accompagnano quelle foto a titoli altrettanto sensazionali, la mistificazione si diffonde alla velocità della luce… Come infatti è avvenuto. Il primo a cogliere la palla al balzo è stato, a quanto pare, il britannico Guardian. Foto della sacca gestazionale in bella mostra e titolo: «What a pregnancy actually looks like before 10 weeks – in pictures» («Che aspetto ha davvero una gravidanza prima delle 10 settimane – nelle foto»).

In Italia, il 21 ottobre, a due giorni dall’articolo del Guardianci ha pensato la testata The Vision, seguitissima sui social network, a rilanciare la bufala. Il titolo, in questo caso, è ancora più netto: «Ecco cosa viene realmente espulso in un aborto entro le prime 10 settimane. Non manine e piedini come mostrano gli anti-abortisti» (vedi foto). Nella prima versione del post di Vision si affermava che «negli scatti è visibile come durante le prime nove settimane di gravidanza non vi sia alcun embrione» (vedi qui per una ricostruzione). Il contenuto del post, pur sempre viziato dalla stessa approssimazione ideologica, è stato poi in parte modificato, aggiungendo il particolare dei tessuti «ripuliti dal sangue». Ma il titolo e la relativa foto – gli elementi di maggior rilievo – sono rimasti gli stessi. Risultato: solo su Instagram, oltre 112 mila “mi piace”, tra cui quello dell’influencer Chiara Ferragni.

Tra le tante possibilità oggi esistenti, basta prendere un libro di embriologia o consultare qualunque seria fonte su Internet dedicata alla materia per constatare come, a 8-9 settimane, l’embrione – già ben visibile e grande circa quanto un acino d’uva – vada assumendo forme sempre più definite (vedi qui i 23 stadi di Carnegie in alta definizione) e siano distinguibili occhi, naso, bocca, mani, piedi, eccetera. «Ma com’è possibile arrivare a negare cose del genere?», ci dice al telefono il professore e ginecologo Giuseppe Noia, luminare nel campo della medicina fetale e delle cure prenatali. «A 6 settimane è già iniziato lo sviluppo di olfatto, gusto, udito e vista. Una settimana dopo – aggiunge il professor Noia – inizia anche il tatto e all’ottava la sensibilità cutanea nel volto. Tra 6 e 12 settimane si sviluppano i movimenti del tronco e degli arti, e così via. Con le ecografie tutto questo si può vedere. Contra factum non valet argumentum», conclude il ginecologo.

I fatti sullo sviluppo dell’embrione sono talmente evidenti che anche non pochi utenti dichiaratamente pro aborto – ma più informati della media, in mezzo alle decine di migliaia di like a sostegno del post – si sono sentiti in dovere di prendere le distanze dalla disinformazione diffusa, nel panorama italiano, da The Vision, nonché poi da altri media (come il Post). Rimane tuttavia la gravità di quanto avvenuto. La notizia” – con il suo titolo che raggira i lettori – è appunto ancora lì, a una settimana di distanza. E, comunque, molti di coloro che l’hanno vista (senza darsi la pena di fare un minimo di verifica) saranno rimasti convinti che sono i pro life a raccontare frottole.

Del resto, per arrivare alla normalizzazione dell’aborto, auspicata dall’ideologia abortista ed esplicitata da Mya Network, non si può sottilizzare sui mezzi: bisogna anestetizzare le menti e nascondere la realtà del bambino nel grembo materno. Nei decenni lo si è fatto, come accennato, in tanti modi, spostando il discorso attorno all’aborto verso tutti quei temi che potessero distrarre la popolazione e farle perdere di vista che il “diritto” che viene rivendicato riguarda il corpo, la vita di un altro essere umano (nella foto, un embrione a circa 7 settimane). Da decenni gli abortisti senza se e senza ma dicono che bisogna rendere le donne “libere” di scegliere, mentre nascondono loro gli aiuti e le informazioni più basilari, facendo la guerra alle ecografie, che hanno il torto di mostrarci bambini innocenti in tutta la loro umanità. Da decenni tentano di far sparire il nascituro dal dibattito pubblico sull’aborto. Ora cercano di farlo sparire anche dalle foto.

5462.- La politica di Washington fra Kiev, Cremlino, Pechino e Pyongyang, con l’ulivo in una mano e le bombe nell’altra.

Gli Stati Uniti controllano l’Europa: ora hanno piegato la Germania e vogliono piegare la Russia senza sparare un colpo. E, poi? Poi la Cina. Resta da capire quanto contino le Coree nei rapporti fra Stati Uniti e Cina e fra Cina e Federazione Russa.

I lanci di missili coreani di questo ottobre sono stati una risposta allo spostamento della portaerei nucleare statunitense “USS Ronald Reagan” nel Mare Orientale per un’esercitazione con la Marina sudcoreana

Secondo talune analisi, infatti, la supremazia cinese in Asia sarebbe messa in forse da una riunificazione delle due Coree, con il che assumerebbero un diverso significato la politica USA verso Pyongyang e quella guerresca di ‎Kim Jong-un. Abbiamo vari segnali che questa riunificazione possa essere perseguita. Ad esempio, la sorella di Kim Jong-un, Kim Yo-jong, ha detto che è “necessario accelerare l’unificazione delle due Coree”. Gli stessi inviti che Pyongyang rivolse al presidente Donald Trump indicano un cambiamento di passo della politica nordcoreana, sufficiente a frenare Pechino sulle possibilità di sostenere Mosca nei confronti di Washington. E, allora, quanto contano i lanci di missili balistici, dichiaratamente “Misure di contrasto giustificate”, che Kim Jong-un dirige attraverso il Mar del Giappone, reagendo alle esercitazioni congiunte fra Stati Uniti e Corea del Sud? E, i lanci di risposta di Seul? Sopratutto, esistono patti segreti fra Washington e Pechino e fra Washington e Pyongyang per tenere separate le Coree? Intanto, il Dipartimento di Stato gioca su più tavoli; denuncia la violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu e fa sapere a Pyongyang che intende proseguire la via diplomatica e, perciò, aprire un dialogo.

Washington va al Cremlino con l’ulivo in una mano e le bombe nell’altra.

5461.- A New York un giudice della Corte Suprema boccia l’obbligo vaccinale: è incostituzionale

Sempre più evidente che nell’Occidente ci sono due livelli di governo e che quello istituzionale non detiene il potere.

Dal blog di Sabino Paciolla. Di Wanda Massa|Ottobre 26th, 2022

Giudice, forum, corte, giustizia

di Wanda Massa

La sentenza del giudice della Corte Suprema di New York, Ralph Porzio, è davvero un’ottima notizia, non solo perché riguarda uno stato che da sempre è all’avanguardia nell’imporre il peggio dell’agenda 2030, ma anche perché rappresenta un forte segnale di speranza anche per noi italiani.

Merita quindi di essere condivisa nell’auspicio che possa giungere alle orecchie dei membri della Consulta che a fine novembre saranno chiamati ad esprimersi sulla costituzionalità dell’obbligo vaccinale, per il quale ancora oggi a numerosi nostri connazionali è negato il diritto al lavoro.

La sentenza riguarda la causa Garvey e altri contro la Città di New York e altri, intentata da dipendenti del DSNY (Dipartimento di Sanità della città di New York) licenziati per non aver rispettato l’obbligo vaccinale. Nell’udienza del 24 ottobre alle 14:30 presso la Corte Suprema della Contea di Richmond, il giudice Porzio ha condannato la città, elogiando i lavoratori e dichiarando l’obbligo vaccinale arbitrario e capriccioso (rif. qui).

Porzio ha aggiunto che i firmatari – tutti tranne uno – hanno richiesto esenzioni dall’obbligo. “Hanno ricevuto dinieghi generici e vaghi. Durante il periodo in cui le loro esenzioni sono state elaborate, sono rimasti non vaccinati. Non c’era alcun motivo per cui non potessero proseguire a sottoporsi ai test e continuare a svolgere i loro compiti di dipendenti pubblici. Non c’era alcun motivo per cui la città di New York non potesse continuare a seguire una politica di vaccini o test, come l’ordine esecutivo del sindaco emesso nell’agosto del 2021“.

Il giudice ha pertanto disposto che migliaia di lavoratori del DSNY riprendessero servizio il giorno successivo, 25 ottobre alle 6.

Contro questa decisione la città di New York nella persona del sindaco, il democratico Eric Adams e gli altri imputati hanno presentato ricorso in appello.

Una scelta impopolare e decisamente imprudente, stante la prossimità delle elezioni di medio termine.

La sentenza del 24 ottobre è come al solito ignorata dalla stampa mainstream. Sono quindi particolarmente significativi i post degli avvocati che hanno rilanciato la notizia sui social, come quello di Chad J. Laveglia, che ha commentato su twitter: “Mi chiamo Chad Laveglia. Sono un avvocato che rappresenta questi bravi uomini e donne. Il giudice ha stabilito che l’obbligo vaccinale della città è incostituzionale, viola la separazione dei poteri ed è arbitrario e capriccioso. Ha ritenuto che l’ordine del commissario, che obbliga i dipendenti pubblici e privati a vaccinarsi, fosse arbitrario e capriccioso. E ora, in sostanza, è nullo. Quindi abbiamo appena sconfitto l’obbligo di vaccinazione per ogni singolo dipendente della città, non solo per i servizi sanitari, ma anche per i Vigili del Fuoco, la Polizia di New York e il Dipartimento di Polizia Penitenziaria. Per tutti gli uomini e le donne coraggiosi che sono stati i nostri primi soccorritori e che hanno affrontato con coraggio tutto questo, ora sono liberi e dovrebbero poter tornare al lavoro”.

Il filmato con la relativa traduzione è visionabile anche dal sito associato al canale telegram Eventi Avversi News, che commenta ottimisticamente: Sentenze come questa convalidano la libertà medica e sottolineano il fatto che questo comportamento eccessivo non dovrà mai più accadere. E dato che il COVID non fa più paura, probabilmente altri giudici con le idee chiare si pronunceranno contro i vaccini COVID fino all’estinzione.

Riporto le conclusioni della sentenza del giudice Ralph Porzio, che si adattano benissimo anche alla situazione nel nostro paese, dove è stato scelto di discriminare alcune categorie di persone obbligandole a sottoporsi ad un trattamento sanitario dall’efficacia mai provata e dagli effetti avversi molto gravi.

È chiaro che il Commissario alla Sanità ha l’autorità di emanare mandati di salute pubblica.

Nessuno sta negando questo, tuttavia il Commissario alla Sanità non può creare una nuova condizione di impiego per i dipendenti della città di NY.

Il Commissario alla Sanità non può proibire che un impiegato si presenti al lavoro.

Il Commissario alla Sanità non può licenziare i dipendenti.

Il Sindaco non può certamente esonerare alcuni impiegati da queste Ordini [L’ordine esecutivo di Adams del 24 marzo ha esentato gli atleti e gli artisti dall’obbligo vaccinale, ndt].

L’Ordine esecutivo n.62 rende tutti questi obblighi vaccinali arbitrari e capricciosi.

Essere vaccinati non preserva un individuo dal contrarre o trasmettere il Covid 19.

Al momento di questa sentenza, le linee guida del CDC riguardanti la quarantena e l’isolamento sono le stesse per i vaccinati e i non vaccinati.

I Ricorrenti non possono essere licenziati per aver scelto di proteggere sé stessi.

Abbiamo imparato nel corso della pandemia che il vaccino contro il Covid 19 non è assoluto.

Si verificano recidive anche tra chi è vaccinato e ha ricevuto il booster.

Il presidente J. Biden ha detto che la pandemia è terminata.

Lo stato di NY ha posto fine allo stato di emergenza per Covid 19 oltre un mese fa.

Come questa Corte ha affermato nella sua decisione riguardo alla questione Rivicci questo non è un giudizio sull’efficacia del vaccino, ma riguarda come stiamo trattando i primi soccorritori, quelli che hanno lavorato giorno dopo giorno nel pieno della pandemia. Hanno operato senza equipaggiamento protettivo. Sono stati infettati col Covid 19 creando immunità naturale.

Hanno continuato a lavorare a pieno servizio, mentre le loro richieste di esenzione erano in elaborazione.

Sono stati licenziati e desiderano tornare a lavorare per la Città che li ha scartati.

L’obbligo della vaccinazione per gli impiegati della città non riguardava solo la sicurezza e la salute pubblica, ma una questione di compliance.

Se si fosse trattato di una questione di sicurezza e salute pubblica, i lavoratori non vaccinati sarebbero stati messi in congedo nel momento stesso in cui è stato emesso l’ordine.

Se si fosse trattato di una questione di sicurezza e salute pubblica, il Commissario alla Sanità avrebbe emesso obblighi per tutti i residenti. In una città col tasso di vaccinazione di quasi l’80% non dovremmo penalizzare le persone che hanno dimostrato di lavorare con grande rischio per sé stessi e le loro famiglie, mentre noi eravamo in lockdown.

Se si fosse trattato di una questione di sicurezza e di salute pubblica, nessuno sarebbe stato esentato.

È ora per la città di NY di fare quello che è giusto e doveroso.

5460.- La protezione indotta dall’immunità naturale dopo la COVID-19 sembra paragonabile o superiore a quella indotta dalla vaccinazione anti-SARS-CoV-25460.-

Di Sabino Paciolla|Ottobre 26th, 2022

Studio condotto da vari autori tra cui il dott. Alberto Donzelli. La ricerca è stata pubblicata su Journal of Clinical Medicine. Ecco il Sommario nella mia traduzione. 

immunità naturale corpo uomo virus

Scenario: Sia l’immunità naturale che quella indotta dal vaccino contro la COVID-19 possono essere utili per ridurre la mortalità/morbidità di questa malattia, ma esistono ancora molte controversie.

Obiettivi: questa revisione narrativa analizza la letteratura riguardante questi due processi immunitari e più specificamente: (a) la durata dell’immunità naturale; (b) l’immunità cellulare; (c) la reattività crociata; (d) la durata della protezione immunitaria post-vaccinazione; (e) la probabilità di reinfezione e le sue manifestazioni cliniche nei pazienti guariti; (f) il confronto tra vaccinati e non vaccinati per quanto riguarda le possibili reinfezioni; (g) il ruolo dell’immunità ibrida; (h) l’efficacia dell’immunità naturale e di quella indotta dal vaccino contro la variante Omicron; (i) l’incidenza comparativa degli effetti avversi dopo la vaccinazione nei soggetti guariti rispetto a quelli che non sono stati vaccinati. COVID-19-naïve.

Materiali e metodi: attraverso diversi motori di ricerca abbiamo esaminato la letteratura COVID-19 relativa agli obiettivi della revisione, pubblicata da aprile 2020 a luglio 2022, includendo anche gli articoli precedenti pertinenti agli argomenti indagati.

Risultati: sono stati raccolti quasi 900 studi e sono stati inclusi 246 articoli pertinenti. È stato evidenziato che la stragrande maggioranza degli individui colpiti da COVID-19 sviluppa un’immunità naturale sia di tipo cellulo-mediato che umorale, che è efficace nel tempo e fornisce protezione sia contro la reinfezione che contro la malattia grave. È stato dimostrato che l’immunità indotta dal vaccino decade più rapidamente di quella naturale. In generale, la gravità dei sintomi della reinfezione è significativamente inferiore a quella dell’infezione primaria, con un grado di ospedalizzazione inferiore (0,06%) e una mortalità estremamente bassa.

Conclusioni: questa ampia revisione narrativa relativa a un vasto numero di articoli ha evidenziato la valida protezione indotta dall’immunità naturale dopo la COVID-19, che sembra paragonabile o superiore a quella indotta dalla vaccinazione anti-SARS-CoV-2. Di conseguenza, la vaccinazione dei soggetti non vaccinati guariti dalla COVID-19 potrebbe non essere indicata. Sono necessarie ulteriori ricerche per: (a) misurare la durata dell’immunità nel tempo; (b) valutare sia l’impatto di Omicron BA.5 sui soggetti vaccinati e guariti sia il ruolo dell’immunità ibrida.

5459.- I vaccinati con tripla iniezione hanno più probabilità di contrarre la COVID-19 sintomatica rispetto ai non vaccinati: Studio

Antibody immune system and Immunoglobulin concept as antibodies attacking contagious virus cells and pathogens as a 3D illustration.

Di Sabino Paciolla|Ottobre 26th, 2022

Di seguito un articolo scritto da Zachary Stieber e pubblicato su The Epoch Times. Lo rilancio nella mia traduzione. https://www.youtube-nocookie.com/embed/Jyh7fPHpC3E

Secondo un nuovo studio, le persone che hanno ricevuto due o tre dosi di vaccino COVID-19 a RNA messaggero hanno maggiori probabilità di contrarre la COVID-19 con sintomi.

I ricercatori hanno scoperto che i vaccinati avevano maggiori probabilità di contrarre la COVID-19 sintomatica rispetto ai non vaccinati, anche se avevano ricevuto un richiamo oltre alla serie primaria.

I ricercatori dell’Università dello Utah e di altre istituzioni hanno esaminato il personale sanitario, i primi soccorritori e altri cosiddetti lavoratori in prima linea dal 14 dicembre 2020 al 19 aprile 2022. I partecipanti hanno presentato dei tamponi nasali prelevati da soli e raccolti su base settimanale, oltre che quando i partecipanti manifestavano segni di malattia.

Tra le persone infettate da COVID-19 da quando Omicron è diventato il ceppo virale dominante alla fine del 2021, 109 non erano vaccinate e 634 erano vaccinate. Di questi, 85 non vaccinati erano sintomatici, rispetto a 216 persone che hanno ricevuto una serie primaria di vaccinazione con RNA messaggero (mRNA) – due dosi di vaccino Pfizer o Moderna – e 327 persone che hanno ricevuto un richiamo in aggiunta alle dosi iniziali.

I ricercatori hanno calcolato gli odds ratio per la COVID-19 sintomatica e altri esiti e hanno scoperto che le persone non vaccinate avevano la minore probabilità di manifestare la COVID-19 sintomatica.

Le persone che hanno ricevuto una serie primaria avevano maggiori probabilità di manifestare febbre o brividi nei primi mesi dopo la vaccinazione, ma in seguito le probabilità sono diminuite, anche dopo aver ricevuto un richiamo. Le persone vaccinate hanno anche avuto inizialmente una durata maggiore dei sintomi. Le persone non vaccinate hanno avuto più sintomi, hanno avuto più probabilità di ricevere cure mediche e hanno perso più tempo al lavoro.

I risultati differiscono da quelli ottenuti durante l’era Delta, quando le persone non vaccinate avevano maggiori probabilità di avere una COVID-19 sintomatica, di avere febbre o brividi e di avere una durata maggiore dei sintomi.

Lo studio è stato pubblicato dal Journal of the American Medical Association.

Ha utilizzato la rete HEROES-RECOVER, che comprende i cosiddetti lavoratori in prima linea, come gli autisti dei camion della spazzatura e gli operatori degli asili nido. La rete è finanziata dai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie.

Sono stati arruolati circa 7.223 partecipanti, ma 1.710 sono stati esclusi perché erano stati infettati da COVID-19 prima della data di inizio dello studio, se erano stati infettati entro 13 giorni dal ricevimento di una seconda dose di vaccino o se erano stati infettati entro 13 giorni o oltre 149 giorni dal ricevimento di una terza dose di vaccino. La maggior parte dei restanti partecipanti non è stata infettata durante il periodo dello studio.

I ricercatori hanno detto che le limitazioni dello studio possono aver portato a scoprire che le persone non vaccinate avevano meno probabilità di manifestare la COVID-19 sintomatica.

“Le limitazioni nelle dimensioni del campione e nella capacità di aggiustare i modelli per i potenziali confondenti hanno reso particolarmente difficile l’interpretazione di risultati inaspettati, come una percentuale più alta di individui con malattia sintomatica tra coloro che sono stati vaccinati con la terza dose di vaccino da 14 a 149 giorni prima dell’infezione da Omicron rispetto a coloro che non sono stati vaccinati”, hanno detto.

Sarang Yoon, professore assistente presso il Dipartimento di Medicina di Famiglia e Preventiva dell’Università dello Utah e uno degli autori, si è soffermato sul fatto che i vaccinati stavano meglio in alcune categorie.

“È incoraggiante che i vaccini a base di mRNA resistano piuttosto bene a queste varianti”, ha dichiarato Yoon in un comunicato. “Sappiamo che i casi di infezione sono più probabili con Delta e Omicron rispetto al ceppo iniziale, ma i vaccini fanno comunque un buon lavoro nel limitare la gravità dell’infezione”.

5458.- Il presidente del Paese o della Nazione? due volte voluto da un partito nemico della Nazione.

I sinistri, ma solo di nome, non si danno pace della pedata ricevuta dagli elettori e, anzichè fare ammenda del disastro che hanno lasciato, fanno chiasso con argomenti tra il sacrilego e il bischero. Starnazzano Boldrini e le sue fan, ma il presidente ci ha messo del suo. L’argomento dei sinistri, compreso l’Usigrai, verte sul genere dell’incarico a Presidente di una donna, ma il sostantivo è linguisticamente ambigenere, oppure, sul significato del sostantivo femminile Nazione, con l’intenzione di sostituirgli “Paese”, con il che la questione varca i confini perché anche l’ONU dovrebbe diventare OPU, Organizzazione dei Paesi Uniti.

Ma l’abiura dei sinistri verso il sostantivo Nazione riguarda in realtà il nazionalismo – cito Treccani – inteso come tendenza politico-culturale o movimento politico mirante ad affermare il prestigio e la superiorità della propria nazione sul piano internazionale e che iniziò a configurarsi come ideologia della politica di potenza da parte di uno Stato. Il Fascismo ne fece l’esaltazione dello Stato; la Germania lo legò al concetto di razza, quindi all’ideologia nazista. Pensate, ora, con quanti legami potremmo giustificare l’abiura del sostantivo democrazia.

Boldrini e Mattarella (e Grasso) hanno lasciato un orribile segno alla Parata, credo del 2 giugno 2017, quando sfancularono la bandiera della Brigata “Folgore”, trafiggendo con gli occhi il distratto Gentiloni, che l’applaudiva. Andiamo indietro al discorso di fine d’anno 2019 di questo – lungo, 14 anni – Presidente della Repubblica Sergio Mattarella:

Signor presidente l’Italia nella nostra Costituzione non è un “paese” ed il suo popolo non è una “comunità”

Avv. Alfredo Lonoce

Nel suo discorso di fine anno 2019, trasmesso a reti unificate, il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha affermato: “arriva in un momento particolarmente delicato per la vita politica e istituzionale del nostro PAESE ed ha così concluso: SIAMO UNA COMUNITÀ, come tale dobbiamo agire”.

Il presidente del Consiglio nella sua recente esternazione nel corso della quale ha preannunciato, prima della sottoscrizione del relativo decreto, il contenuto delle nuove misure previste nel Dpcm 10 marzo 2020 ha detto: “So che state cambiando le abitudini di vita e non è facile.  Ma le rinunce stanno offrendo grande contributo al PAESE …. L’Italia sta dando prova di essere una grande COMUNITÀ….”.

Ormai da tempo, dopo aver cancellato il termine di PATRIA dal vocabolario ad uso dei media e dei politici, è invalso l’uso ed il malvezzo di utilizzare impropriamente il termine di “paese” per indicare lo STATO e/o la NAZIONE ITALIANA e quello di “comunità” per indicare il POPOLO ITALIANO.

Con il termine Paese (pagus, cioè villaggio) si indica un largo tratto di territorio, per lo più coltivato e abitato, individuato in base a particolari caratteri fisici, meteorologici, economici, antropici, sito all’interno di una certa entità geografica.

Se riferito a territorio sottoposto ad uno stesso ordinamento giuridico e ordinato in un organismo politico completo, il termine paese viene anche usato quale sinonimo di nazione e di stato, ma anche di città capoluoghi di provincia o di comuni periferici.

La parola Comunità nel linguaggio comune indica una struttura socialmente organizzata come un quartiere, un paese, una città, una provincia, o una regione, comunque di estensione geografica limitata, in cui gli abitanti abbiano delle caratteristiche comuni, come lingua, tradizioni, costumi, storia e ideali condivisi.

O ancora per comunità si intende un insieme di persone aventi in comune origini, tradizioni, lingua e rapporti sociali in modo da perseguire fini comuni, come ad esempio la comunità linguistica italiana negli Stati Uniti.
Ed ancora con il termine di Comunità locale si intende un piccolo gruppo di persone che vivono nello stesso territorio, con quello di Comunità familiare, un nucleo di persone organizzate come un organismo unico sulla base di rapporti familiari, sociali o economici. Esistono inoltre comunità religiose, di volontariato, quelle per il recupero e la riabilitazione degli ex tossicodipendenti.

Sono infine delle comunità anche quelle sorte per effetto di accordi economico-finanziario, come la Comunità Economica Europea e la stessa Unione europea.

Altra cosa sono lo STATO, LA NAZIONE, LA PATRIA ED IL POPOLO.

I termini Nazione, Patria e Popolo, come si dirà in appresso, esprimono concetti e valori costituzionali.

Esaminiamo separatamente le quattro entità:

LO STATO è un Ente dotato di potestà territoriale, che esercita a titolo originario, in modo stabile ed effettivo e in piena indipendenza da altri enti.

Per Stato si intende più una entità amministrativa che nel caso di un impero, come era quello britannico, può essere una entità sovranazionale, composta da più nazioni.

Se l’Unione europea avesse portato a compimento il suo progetto iniziale e, dopo gli accordi economici tra Stati, avesse fondato un unico stato, unificando politicamente ed istituzionalmente quelli europei, sarebbe nato un unico Stato-Nazione, ma questo non è avvenuto.

La NAZIONE, come si legge nella Treccani è:

“ 1. a. In senso giuridico-costituzionale la Nazione è “Il territorio abitato da un popolo e al quale ciascuno dei suoi componenti sente di appartenere per nascita, lingua, cultura, storia e tradizioni:

  1. In senso più ristretto, la città o il paese natale, soprattutto con riferimento a personaggi storici, ma in passato anche con uso più generico:
  2. In senso figurativo la Nazione è il luogo in cui determinate cose nascono, vivono, si formano, o in cui abbiano trovato terreno particolarmente adatto per il loro sviluppo.”

La Nazione è costituita da persone che occupano lo stesso territorio ed appartengono ad uno stesso Stato.

Tuttavia, come diceva Alessandro Manzoni a fare di un territorio una Nazione non sono i confini geografici o le scelte politiche ma l’esistenza di un Popolo che si riconosce in un patrimonio comune di tradizioni militari, culturali, linguistiche, religiose (una d’arme, di lingua, d’altare,/ di memorie, di sangue e di cor).

Senza questa consapevolezza di avere una vita civile e morale comune, senza questo sentirsi un unico popolo (una gente) non c’è Patria, non c’è Nazione ma solo un volgo disperso che pace non ha.

Il termine Nazione emerge nel testo della vigente Costituzione italiana e precisamente:

art.9, 2°co: La Repubblica “Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione“;

Art. 16. “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale”;  Art. 49. “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”;

art. 67 “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”;

Art. 87. “Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale”.

art. 98, I co. ”I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione“.

PATRIA – Per Patria si intendono un territorio ed un popolo che vi risiede, unito da una lingua e dall’uniformità di cultura e di tradizioni.

Il termine Patria è presente in due disposizioni normative della nostra Costituzione:
art. 52, I co: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino“;

art. 59, 2° co: “Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario“.

Il Popolo

In generale è Popolo il complesso degli individui che, avendo origine, lingua, tradizioni religiose e culturali, istituti, leggi e ordinamenti comuni, sono costituiti in collettività etnica e nazionale, o formano comunque una Nazione, indipendentemente dal fatto che l’unità e l’indipendenza politica siano state realizzate.

In diritto pubblico Il Popolo è un insieme individui che sono cittadini di uno stato di cui detengono la sovranità.

Secondo la Costituzione italiana (art. 1), la sovranità appartiene al Popolo, inteso questo come l’insieme di tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali; essa però non è esercitata dal Popolo direttamente, ad eccezione dell’ipotesi del referendum, ma solo indirettamente attraverso gli organi cui la Costituzione stessa attribuisce la rappresentanza.

Se questa è la chiave di lettura lessicale e logica-giuridica delle parole e delle locuzioni, è evidente che chi cancella e rinnega i concetti di Patria o quello di Nazione, di Stato e di Popolo, sostituendoli con quelli, pur in uso nel linguaggio comune, di “paese” e di “comunità” manifesta una ingenerosa e surrettizia volontà di  pervenire di fatto al superamento delle previsioni costituzionali ancora vigenti e tale comportamento non è condivisibile.

5457.- Da Kiev: La lettera di 30 democratici USA è un segnale “incoraggiante” dagli Stati Uniti per Putin

Traduzione dall’Agenzia Lenta Ru

WP: Kiev ha considerato la lettera dei Democratici a Biden che chiedeva negoziati come un segnale per Putin

Le autorità ucraine hanno visto una lettera dei membri del Congresso democratico al presidente degli Stati Uniti Joe Biden che chiedeva di usare la diplomazia con la Russia per porre fine al conflitto, interpretandola come un segnale “incoraggiante” per il presidente russo Vladimir Putin. Il Washington Post scrive di questo, citando un funzionario ucraino senza nome.

Secondo un altro interlocutore del quotidiano, Kiev è preoccupata di essere coinvolta negli affari interni degli Stati Uniti dopo lo scandalo con l’impeachment dell’ex presidente Donald Trump.

Non ci troviamo tra repubblicani e democratici. Questa è la politica interna di un altro stato. Si prevede che le posizioni sul conflitto saranno diverse.

La pubblicazione ha sottolineato che la lettera esacerba le crescenti preoccupazioni dell’Ucraina sul mantenimento del sostegno finanziario e militare da parte di Washington tra le dichiarazioni secondo cui gli Stati Uniti ridurranno l’assistenza se i repubblicani vinceranno le imminenti elezioni del Congresso di novembre.

Lettera Democratica

Lunedì 24 ottobre sono apparse informazioni su una lettera in cui un gruppo di 30 deputati democratici statunitensi invitava Biden a cambiare radicalmente l’approccio al conflitto in Ucraina e ad avviare negoziati diretti con la Russia.

Chiediamo sforzi diplomatici attivi per una soluzione negoziata e il cessate il fuoco, per avviare negoziati diretti con la Russia, per esplorare le prospettive di un nuovo accordo di sicurezza europeo accettabile per tutte le parti, che contribuirà a creare un’Ucraina sovrana e indipendente. L’alternativa alla diplomazia è una guerra prolungata con inevitabili conseguenze e rischi catastrofici e incomprensibili.

Tuttavia, dopo solo un giorno, i legislatori hanno ritirato la loro lettera. La deputata democratica di Washington Pramila Jayapal ha affermato che il messaggio è stato redatto mesi fa ma era stato inviato senza l’approvazione o le approvazioni necessarie.

Ciò può dare la falsa impressione che una parte dei Democratici che ha sostenuto e votato con forza e all’unanimità per ogni pacchetto di assistenza militare, strategica ed economica al popolo ucraino stia cercando di porre fine al sostegno americano al presidente Zelensky e alle forze ucraine.

Pramila Jayapal (Chennai, 21 settembre 1965), politica e attivista statunitense del Partito Democratico, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato di Washington.

Il vicepresidente del Consiglio della Federazione Konstantin Kosachev ha osservato che è improbabile che la lettera dei membri del Congresso abbia conseguenze pratiche per risolvere la situazione in Ucraina.

Nella mente dei legislatori americani, sta chiaramente prendendo forma la comprensione del fatto ovvio che il prolungamento del conflitto in Ucraina non è collegato alla posizione di Kiev. È connesso con la posizione di Washington. E se il conflitto viene in qualche modo interrotto, dovrai ballare dai fornelli. Già buono

L’appello dei membri del Congresso ha avuto risposta anche alla Casa Bianca. Hanno affermato di apprezzare le opinioni dei membri del Congresso, sottolineando che gli Stati Uniti non negozieranno con Mosca senza la partecipazione di Kiev.

Inviti a negoziare

I negoziati tra Russia e Ucraina si sono bloccati in primavera. L’ultimo faccia a faccia delle delegazioni dei due Paesi si è svolto a fine marzo presso il Palazzo Dolmabahce di Istanbul. Allo stesso tempo, la parte russa invita regolarmente a sedersi al tavolo dei negoziati, mentre le autorità ucraine si rifiutano di dialogare.

Nonostante ciò, un certo numero di figure politiche ed economiche mondiali, così come altri esperti, offrono le loro idee per una soluzione pacifica e una risoluzione dei conflitti.

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Il 4 ottobre, il fondatore di Tesla, il miliardario Elon Musk, ha delineato quattro condizioni, il cui adempimento contribuirà a una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina. Ha sottolineato la necessità di ripetere i referendum nelle regioni DPR, LPR, Kherson e Zaporozhye sotto la supervisione delle Nazioni Unite. Inoltre, ha proposto di riconoscere la Crimea come territorio russo, “come lo era dal 1783 prima dell’errore di Krusciov”, per fornire alla penisola l’approvvigionamento idrico e anche per garantire uno status neutrale per l’Ucraina.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e papa Francesco hanno offerto la loro mediazione per i negoziati – Il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto al pontefice di chiamare il presidente russo Vladimir Putin e il patriarca Kirill, nonché il presidente americano Joe Biden. Il pontefice, a sua volta, si è offerto di tenere colloqui in Vaticano.

Inoltre, i residenti della città tedesca di Stralsund, nella Germania settentrionale, volevano aiutare a organizzare i negoziati tra Russia e Ucraina. I cittadini si sono rivolti al sindaco della città, Alexander Badrov, con la proposta di informare il governo tedesco di questa iniziativa. Il municipio locale si propone come piattaforma per le trattative.

L’editorialista di Huanqiu Shibao Zheng ha affermato che l’UE dovrà affrontare una vera prova in autunno

Shibao Zheng

Foto: Fabian Bi

mmer / Reuters

Zheng Tao, editorialista del quotidiano cinese Huanqiu Shibao, ha previsto prospettive negative per l’Unione Europea (UE) dopo ottobre. Crede che l’Europa affronterà “una vera prova” con l’inizio della stagione di riscaldamento.

Le prospettive economiche per l’eurozona si fanno più fosche, ma il vero banco di prova sarà la stagione del riscaldamento dopo ottobre. In questo momento, sia l’industria che la popolazione dovranno affrontare grossi problemi nel campo del consumo di gas ed elettricità.

Zheng Tao

Editorialista per Huanqiu Shibao

Secondo il giornalista, “ballare sulle note dell’America” ​​non corrisponde agli interessi nazionali dei paesi europei e le sanzioni anti-russe si sono rivolte contro di loro.

Zheng ha spiegato che la crisi energetica ha causato all’Europa la perdita di competitività industriale, la riduzione della produzione, l’inflazione e un significativo rallentamento economico.

Di conseguenza, il blocco è costretto ad acquistare GNL dagli Stati Uniti a un prezzo quattro volte superiore a quello nazionale, che può essere definito un “atto suicida”

La Cina prevede un “vero test” per l’UE dopo ottobre

Con l’inizio della stagione di riscaldamento, i paesi europei dovranno affrontare una seria prova, affermano i giornalisti cinesi. Sia l’industria che i comuni cittadini europei dovranno affrontare problemi.

Da Zheng Tao, Editorialista per Huanqiu Shibao

In questo contesto, sottolinea l’osservatore, in Europa si sta verificando una spaccatura dovuta alla riluttanza di molti Paesi a “sacrificarsi”, e tra gli europei si diffonde sempre di più il sentimento di “stanco dell’Ucraina”.

meccanismo UE

Allo stato attuale, sullo sfondo della crisi energetica, i paesi dell’UE stanno predisponendo un meccanismo per controllare i prezzi di tutto il gas importato, il che implica l’istituzione di un costo dinamico massimo del carburante.

Il piano prevede la fissazione del costo dinamico massimo del carburante al quale i paesi europei potranno acquistarlo. Si prevede che tali misure elimineranno gli aumenti di prezzo speculativi e non interferiranno con le misure di risparmio di carburante precedentemente approvate.

Tuttavia, il 18 ottobre, l’UE ha abbandonato i piani per l’introduzione di un tetto massimo per il prezzo del gas a causa di disaccordi interni e possibili problemi di approvvigionamento. Come appreso da La Repubblica, i Paesi dell’Ue rinviano la decisione al prossimo vertice Ue, previsto per novembre.

Austria, Ungheria, Germania e Paesi Bassi impediscono l’introduzione di un tetto massimo per il prezzo del gas. Ad esempio, il cancelliere tedesco Olaf Scholz teme che il tetto massimo del prezzo del gas possa avere un impatto negativo sulle sue forniture. Il premier italiano Mario Draghi, al contrario, era sicuro che il rifiuto di limitare i prezzi provoca “danni incredibili” perché “aiuta la Russia a finanziare la guerra in Ucraina e provoca una recessione”.

Il capo di Gazprom, Alexei Miller, ha affermato che la Russia interromperà le forniture di gas all’Europa quando sarà introdotto un tetto massimo di prezzo. Secondo lui, una tale decisione sarebbe una violazione dei contratti. A loro volta, le autorità europee sottolineano che la quota della compagnia russa nelle forniture è scesa dal 30-40 al 10 per cento, di modo che le possibilità di pressione si riducono.

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7 ottobre 2022

Non ci sono percorsi a volte. Il primo ministro britannico si è dimesso sei settimane dopo la sua nomina. Qualcosa è andato storto?

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20 ottobre 2022

L’Europa avrà abbastanza benzina?

Sullo sfondo del confronto delle sanzioni con la Russia, il costo del gas naturale è aumentato più volte rispetto allo scorso anno, mentre le forniture dalla Russia sono notevolmente diminuite.

Tuttavia, il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia (AIE) Fatih Birol ritiene che l’Europa sopravviverà senza problemi al prossimo inverno. Attraverso un programma di risparmio energetico, l’uso di combustibili alternativi e contratti con altri fornitori, la regione potrà fare a meno del gas russo.

Birol ha sottolineato che i depositi di gas sotterranei (UGS) sono pieni al 90%, il che significa che i paesi dell’UE avranno problemi solo a febbraio o addirittura a marzo, quando dovranno riempire i depositi di gas per prepararsi al nuovo inverno. Per quanto riguarda l’attuale stagione di riscaldamento, i paesi europei “se la cavano con qualche graffio”, ritiene.

Secondo l’Association of Gas Infrastructure Operators in Europe (Gas Infrastructure Europe, GIE), il tasso di occupazione ha raggiunto il 91,56%, che corrisponde a 99 miliardi di metri cubi.

Allo stesso tempo, il servizio climatico Copernicus ha previsto un clima anormalmente caldo da dicembre a febbraio nel Regno Unito e in parti d’Europa. Gli scienziati hanno notato che la temperatura sarà molto più alta del normale durante il picco della stagione di riscaldamento in inverno. Ciò ridurrà il fabbisogno di gas naturale in Europa.

5456.- WUHAN-GATES – 61. NEL SARS-Cov-2 “IMPRONTE DIGITALI” DI VIRUS DA LABORATORIO. Origine Artificiale confermata da Studio di Scienziato Tedesco e due Americani

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

Si allunga l’elenco dei ricercatori che sostengono l’origine artificiale del SARs-Cov-2!

Ora anche la ricerca di uno scienziato tedesco e di due americani si aggiunge all’ormai lunghissimo elenco che conferma che l’agente patogeno del Covid-19, molto letale soprattutto nel primo genotipo di Wuhan, è un organismo geneticamente modificato, che ha provocato un allarmante pandemia aggravata da risposte sanitarie scorrette e dalla disinformazione imposta dai governi, anche per nascondere la provenienza di laboratorio del virus.

https://www.gospanews.net/en/2022/10/23/judge-orders-fauci-psaki-top-officials-be-deposed-in-big-tech-censorship-case/embed/#?secret=VWmWCA9BXx#?secret=ewWXdFZHKW

I primi a sostenerlo furono i biologi indiani, evidenziando anche tracce inspiegabili di HIV all’interno del SARS-Cov-2, poi confermate da una ricerca del compianto virologo Luc Montagnier, premio Nobel per la Medicina proprio per la scoperta del virus dell’immunodeficienza umana. La sua pubblicazione è stata ulteriormente accreditata da quella del bioingegnere Pierre Bricage.

Gospa News fu tra i primi media al mondo ad analizzare nel dettaglio la ricerca dei nove scienziati della Kusuma School Of Biological Sciences di New Delhi in quanto era stata ritirata 24 dopo la sua presentazione e, pertanto, risultava difficile da reperire sulle riviste scientifiche internazionali. Il nostro sito online fu anche l’unico a scoprire e analizzare quella di Bricace, esperto di bio-armi ed ex consulente NATO.

Quindi arrivò il documento di una ricercatrice cinese, whistleblower protetta dall’FBI, e poi lo studio di un americano.

https://www.gospanews.net/2021/08/28/wuhan-gates-41-sars-2-e-bio-arma-denuncia-alla-corte-dellaja-con-perizia-di-montagnier-lintelligence-usa-smentisce-ma-non-troppo/embed/#?secret=aZ788MEYpL#?secret=v0y4fdYueE

Successivamente si scoprì che anche un altro scienziato USA aveva segnalato l’origine articiale al direttore del NIAID Anthony Fauci che aveva però occultato le e-mail, portate poi alla luce da alcuni legislatori americani del Congresso.

L’ex colonnello dell’Esercito USA Lawrence Sellin, specializzato in armi batteriologiche durante il suo lavoro nel centro biologico militare di Fort Detrick, ne spiegò poi i dettagli esattamente come il bio-ingegnere francese Bricage.

https://www.gospanews.net/2022/01/13/wuhan-gates-45-fauci-occulto-studio-su-sars-2-da-laboratorio-microbiologo-usa-alterazioni-artificiali-nelle-spike-gia-scoperte-da-9-indiani-e-montagnier/embed/#?secret=r2wmaQP3qJ#?secret=XdQlFSwctU

In ultimo una ricerca internazionale firmata anche dal virologo italiano Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) svelò l’identità genetica di alcune parti del SARS-Cov-2 con un gene umano costruito in laboratorio nel 2016 da Moderna, accusata da vari medici di aver brevettato il vaccino antiCovid 9 mesi prima della scoperta della pandemia.

Inoltre anche alcuni esperti di genomica russi hanno segnalato l’origine artificiale non solo del SARS-cov-2 del 2019 ma anche del suo antenato SARS del 2003.

https://www.gospanews.net/2022/08/12/wuhan-gates-55-sars-del-2003-e-del-2019-bioarmi-esperti-russi-di-genomica-e-biologia-accusano-gli-usa/embed/#?secret=ZFE54hPmAe#?secret=7wTB0tDTBJ

IL SOMMARIO DELLA RICERCA PUBBLICATA SU BIORXIV IN PREPRINT

«Per prevenire future pandemie, è importante capire se SARS-CoV-2 si è riversato direttamente dagli animali alle persone o indirettamente in un incidente di laboratorio. Il genoma di SARS-COV-2 contiene un modello peculiare di siti di riconoscimento dell’endonucleasi di restrizione unici che consentono un disassemblaggio e un riassemblaggio efficienti del genoma virale caratteristico dei virus sintetici».

Si legge nell’Abstract della ricerca pubblicata su Biorxiv in preprint (ancora soggetta a revisione) col titolo inequivocabile “L’impronta digitale dell’endonucleasi indica un’origine sintetica di SARS-CoV-2” (Endonuclease fingerprint indicates a synthetic origin of SARS-CoV-2).

https://www.gospanews.net/2022/02/07/wuhan-gates-46-colonnello-usa-sars-2-bioarma-spike-costruita-tossica-puo-replicarsi-nei-vaccini/embed/#?secret=UavR2Y7ruL#?secret=nyzmvvgBIn

«Qui, riportiamo la probabilità di osservare un tale schema nei coronavirus senza storia di bioingegneria. Scopriamo che SARS-CoV-2 è un’anomalia, più probabilmente un prodotto dell’assemblaggio del genoma sintetico che dell’evoluzione naturale. La mappa di restrizione di SARS-CoV-2 è coerente con molti genomi di coronavirus sintetici precedentemente riportati, soddisfa tutti i criteri richiesti per un sistema genetico inverso efficiente, differisce dai parenti più stretti per un tasso significativamente più alto di mutazioni sinonimi in questi siti di riconoscimento dall’aspetto sintetico , e ha un’impronta digitale sintetica che è improbabile che si sia evoluta dai suoi parenti stretti. Riportiamo un’alta probabilità che SARS-CoV-2 possa aver avuto origine come un clone infettivo assemblato in vitro»

E’ quanto scrivono gli scienziati Valentin Bruttel dell’Università tedesca di Wuerzburg, Alex Washburne del centro di ricerca Selva Analytics con sede negli Stati Uniti e Antonius VanDongen della Duke University, sempre negli USA. 

Il ciclo Wuhan-Gates, avviato da Gospa News per fare luce non solo sugli aspetti scientifici ma anche sugli intrighi politici dietro questa folle e criminale cospirazione sanitaria, è giunto oggi all’inchiesta n. 61, ma nonostante questa pandemia abbia sconvolto il pianeta, soprattutto nelle democrazie occidentali trasformate in dittature, ancora non sembra essere spuntato un magistrato temerario intenzionato a svelare le trame del complotto che inizia negli Usa, passa per la Cina con l’aiuto dell’Unione Europea, coinvolgendo anche l’Australia, il Canada e il Regno Unito. Seguendo la rete dei paesi anglosassoni dell’Intelligence Five-Eyes, dove fanno la parte dei leoni il controspionaggio americano della CIA e quello britannico dell’MI6.

5455.- La proteina Spike compromette il sistema immunitario in milioni di persone dopo l’infezione o la vaccinazione COVID: Ecco come trattarla

Il ministero della salute tace.

Di Sabino Paciolla|Ottobre 25th, 2022

Le proteine spike causano infiammazione, disattivano la risposta dell’interferone di tipo 1 e riducono l’autofagia, tra le altre cose, il che porta a una squilibrio del sistema immunitario. Di seguito rilancio un interessante articolo scritto da Marina Zhang e pubblicato su The Epoch Times, una rivista che merita l’abbonamento. Ecco l’articolo nella mia traduzione. 

dottor Paul Marik, cofondatore e responsabile scientifico della FLCCC
dottor Paul Marik, cofondatore e responsabile scientifico della FLCCC


Numerosi studi hanno dimostrato che la proteina spike del SARS-CoV-2 è una proteina altamente tossica e infiammatoria, in grado di causare patologie nei suoi ospiti.

La presenza della proteina spike è stata fortemente correlata al long COVID e a sintomi post-vaccinali. Gli studi hanno dimostrato che le proteine spike sono spesso presenti in pazienti sintomatici, a volte anche mesi dopo le infezioni o le vaccinazioni.

Il numero di casi di long COVID e di sintomi post-vaccinali è in aumento negli Stati Uniti, rappresentando sempre più un problema sanitario.

dati dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) stimano che circa il 7% degli americani stia attualmente sperimentando i sintomi del long COVID, ovvero oltre 15 milioni di persone. Alcune persone affette da long COVID sono state così debilitate da non poter andare al lavoro, e lo stesso è stato riportato nelle persone che hanno manifestato sintomi post-vaccinali.

Oltre 880.000 eventi avversi sono stati segnalati al database del Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS) per possibili sintomi post-COVID.

Tuttavia, gli statistici sostengono che il numero di persone che soffrono di sindromi post-vaccino è molto più alto.

La biologa molecolare canadese Jessica Rose ha stimato un fattore di sotto-segnalazione pari a 31, che porta a stimare che più di 27 milioni di americani potrebbero aver sofferto di eventi avversi in seguito alla vaccinazione.

“I danneggiati da vaccino sono tantissimi”, ha dichiarato il dottor Pierre Kory il 15 ottobre alla conferenza della Front Line COVID-19 Critical Care Alliance (FLCCC).

“I numeri sono enormi… sono sottoserviti e le loro esigenze non vengono soddisfatte”.

Tuttavia, molti medici stanno cercando di cambiare questa situazione. La FLCCC è stata all’avanguardia nel trattamento della COVID-19, della long COVID e dei sintomi post-vaccinali.

Non sono stati condotti studi su larga scala sul trattamento dei sintomi post-vaccinali. Sulla base di osservazioni cliniche, feedback dei pazienti e ricerche approfondite, la FLCCC ha pubblicato le sue raccomandazioni aggiornate sul trattamento.

Il cofondatore e responsabile scientifico della FLCCC, il dottor Paul Marik, ha dichiarato a The Epoch Times che le raccomandazioni sono sempre soggette a modifiche in base al feedback dei pazienti e alla ricerca su una nuova opzione terapeutica.

Tuttavia, per comprendere le opzioni terapeutiche, è necessario innanzitutto capire come la proteina spike stia causando il danno.

Patologia delle proteine spike

La long COVID e la sindrome post-vaccinale condividono un elevato grado di sovrapposizione, poiché le due patologie sono state entrambe collegate alla presenza a lungo termine di proteine spike, e anche i sintomi sono spesso simili.

“Il problema principale della sindrome post-vaccino è la ‘disregolazione immunitaria’ cronica”, ha detto Marik alla conferenza FLCCC.

Le proteine spike possono causare un’infiammazione cronica. Gli studi hanno dimostrato che l’infiammazione può portare a stress, danni e persino alla morte delle cellule. Le cellule costituiscono i tessuti, i diversi tessuti formano gli organi e gli organi fanno parte dei nostri sistemi fisiologici. Pertanto, le lesioni da proteine spike sono una sindrome sistemica.

Le proteine spike innescano l’infiammazione cronica causando una disregolazione immunitaria. Le proteine spike entrano nelle cellule immunitarie, disattivano le normali risposte immunitarie e innescano invece percorsi pro-infiammatori.

La normale risposta immunitaria delle cellule immunitarie infette consiste nel rilascio di interferoni di tipo 1, che forniscono segnali alle altre cellule immunitarie per migliorare la difesa contro le particelle virali. Ma la proteina spike riduce questa segnalazione nelle cellule infette, e anche le cellule non infette assorbono e vengono danneggiate dalla proteina spike quando l’infezione va fuori controllo.

Marik ha detto che un aspetto critico del danno a lungo termine della proteina spike è che inibisce l’autofagia, il modo in cui l’organismo ricicla le cellule danneggiate. Di solito, quando le cellule sono state infettate da particelle virali, cercano di scomporre queste particelle e di eliminarle come rifiuti.

Tuttavia, gli studi sui virus della SARS-CoV-2 hanno dimostrato che i processi di autofagia sono ridotti nei pazienti infetti e le proteine spike sono presenti molti mesi dopo l’esposizione iniziale.

“La proteina spike è una proteina davvero malvagia”, ha detto Marik. “Disattiva l’autofagia, ecco perché la spike può rimanere nelle cellule per un tempo così lungo”.

Disfunzione delle cellule immunitarie

La disfunzione immunitaria causata dalle proteine spike non solo provoca infiammazione, ma può anche contribuire alla proliferazione del cancro e all’autoimmunità.

Gli studi hanno dimostrato che le proteine spike possono ridurre ed esaurire l’azione delle cellule T e natural killer. Questi due tipi di cellule sono responsabili dell’uccisione di cellule infette e cancerose. Pertanto, una riduzione dell’immunità cellulare da parte delle cellule T e natural killer può contribuire a un’eliminazione intempestiva delle cellule infette da spike.

I danni causati dalle proteine spike possono portare al danneggiamento del DNA e gli studi hanno dimostrato che le proteine spike possono anche ridurre la riparazione del DNA. Lo stress psicologico e ambientale, come la luce ultravioletta, gli inquinanti, gli ossidanti e molti altri fattori, possono danneggiare abitualmente il DNA, richiedendo una riparazione costante.

Il DNA danneggiato espone le cellule al rischio di diventare cancerose, e queste cellule dovrebbero essere uccise per prevenire la formazione del cancro. Tuttavia, con una riduzione dell’attività delle cellule T e natural killer, ciò può portare a una proliferazione incontrollata di cellule potenzialmente cancerose.

Altre disfunzioni segnalate in seguito alle vaccinazioni sono le malattie autoimmuni.

Queste malattie possono essere legate al fatto che le proteine spike hanno un alto livello di mimetismo molecolare, cioè le proteine spike hanno molte regioni simili ad altre proteine del corpo umano.

Quando il sistema immunitario attacca la proteina spike, a causa delle somiglianze strutturali, gli anticorpi prodotti contro le regioni della proteina spike possono reagire anche contro le proteine e i tessuti dell’organismo. Alcuni studi hanno dimostrato che gli anticorpi prodotti contro la proteina spike possono anche legarsi ai tessuti dell’organismo e attaccarli.

La proteina spike causa stanchezza

La proteina spike è anche collegata alla disfunzione dei mitocondri. Conosciuti come la centrale elettrica della cellula, i mitocondri hanno il compito di ricavare energia dagli zuccheri che ingeriamo.

È stato dimostrato che le cellule neurali umane trattate con la proteina spike producono più specie reattive dell’ossigeno, il che è indice di disfunzione mitocondriale e suggerisce una possibile riduzione della produzione di energia.

Le persone affette da sindromi di long COVID e post-vaccino spesso accusano stanchezza cronica, nebbia cerebrale, intolleranza all’esercizio fisico e debolezza muscolare. Questi sintomi si riscontrano spesso anche nelle persone con disfunzione mitocondriale, il che indica un possibile collegamento.

Danno delle proteine spike ai vasi sanguigni e agli organi

Le proteine spike hanno dimostrato di essere particolarmente dannose per le cellule che rivestono i vasi sanguigni. Le proteine spike possono legarsi ai recettori ACE2 e CD147 e innescare percorsi infiammatori.

Questi recettori sono particolarmente abbondanti nelle cellule dei vasi sanguigni, del cuore, del sistema immunitario, delle ovaie e di molte altre aree. Le proteine spike possono quindi innescare l’infiammazione e il danno nei vasi sanguigni e negli organi correlati, portando a un danno sistemico.

Marik ha affermato che la lesione da proteina spike è più vicina a una sindrome sistemica che a una malattia.

“Non è una malattia. Non rientra nel modello tradizionale di malattia. Si tratta di una sindrome che colpisce ogni singolo organo… la spike va dappertutto… quindi si tratta di una malattia multisistemica e non segue il paradigma tradizionale di una malattia che è un sintomo, una diagnosi”.

Trattamenti di prima linea della FLCCC

Poiché la long COVID e i sintomi post-vaccinali sono entrambi associati alla presenza della proteina spike, i trattamenti di prima linea raccomandati dalla FLCCC si concentrano su due fasi principali.

La prima fase consiste nel rimuovere la proteina spike, la seconda nel ridurne la tossicità.

L’organismo guarirà poi da solo, e questo è “l’obiettivo primario del trattamento”, ha detto Marik.

La maggior parte dei trattamenti di prima linea si è concentrata sull’eliminazione della proteina spike riattivando l’autofagia, un processo che viene downregolato dalla proteina spike.

Lo stile di vita può stimolare l’autofagia attraverso il digiuno intermittente e la fotobiomodulazione. La fotobiomodulazione può essere effettuata esponendosi al sole, poiché la luce solare contiene raggi infrarossi che stimolano l’autofagia nelle cellule.

Il digiuno intermittente può portare a molteplici benefici per la salute, tra cui il miglioramento della sensibilità all’insulina, la perdita di peso, la riduzione dell’infiammazione e dell’autoimmunità e molto altro.

Tuttavia, va notato che il digiuno intermittente non è raccomandato per le persone di età inferiore ai 18 anni, in quanto può impedire la crescita. Anche alle donne in gravidanza e in allattamento è sconsigliato il digiuno intermittente. Si raccomanda inoltre alle persone affette da diabete e malattie renali di consultare il proprio medico di base prima di prendere in considerazione il digiuno intermittente.

Sebbene il digiuno intermittente non sia adatto a tutti, esistono altre opzioni terapeutiche in grado di stimolare l’autofagia e ridurre la tossicità delle proteine spike.

Ivermectina

L’ivermectina è stata altamente raccomandata dalla FLCCC e da molti medici che trattano la COVID, la long COVID e la sindrome post-vaccinale, sulla base del fatto che è poco costosa, altamente accessibile, ha un elevato profilo di sicurezza e un alto tasso di risposta.

Il farmaco è altamente dinamico ed è stato anche documentato con una varietà di funzioni: antivirale, antiparassitaria, antinfiammatoria, e aumenta anche l’autofagia.

L’ivermectina può contribuire alla rimozione delle proteine spike. Gli studi hanno dimostrato che l’ivermectina ha una maggiore affinità per la proteina spike e si lega alle sue regioni, neutralizzandola e immobilizzandola in modo efficace per la distruzione.

Inoltre, l’ivermectina si oppone direttamente alle vie pro-infiammatorie innescate dalla proteina spike, tra cui la via NF-KB che attiva le citochine infiammatorie e il recettore 4 toll-like.

I medici della FLCCC ritengono che l’ivermectina e il digiuno intermittente possano agire “sinergicamente” per eliminare la proteina spike dall’organismo e raccomandano di assumere l’ivermectina con o subito dopo un pasto.

L’ivermectina è anche in grado di legarsi all’ACE2 e al CD147, bloccando così l’ingresso della proteina spike e scatenando l’infiammazione nelle cellule che presentano questi recettori. Gli studi hanno anche dimostrato che l’ivermectina può mantenere l’energia prodotta dai mitocondri anche in condizioni di scarso ossigeno.

Kory ha dichiarato che circa il 70-90% dei suoi pazienti affetti da sindrome post-vaccino risponde al farmaco, generalmente entro 10 giorni.

“I pazienti possono essere classificati come rispondenti o non rispondenti all’ivermectina… i non rispondenti sono in realtà un gruppo di pazienti più difficili da trattare”, ha detto Marik.

Ai pazienti che non rispondono, tipicamente dopo quattro-sei settimane di trattamento, viene raccomandato un trattamento più aggressivo.

In caso di sovradosaggio, l’ivermectina può causare confusione, disorientamento e forse anche la morte. Tuttavia, il farmaco ha un elevato profilo di sicurezza se usato in dosi ragionevoli. La letteratura sull’uso del farmaco nelle donne in gravidanza è scarsa, pertanto la FLCCC ne sconsiglia l’uso durante la gravidanza.

“L’ivermectina si è sempre dimostrata sorprendentemente sicura per l’uso umano”, ha scritto il dottor Satoshi Ohmura, lo scopritore dell’ivermectina, nello studio di cui è coautore.

“In effetti, è un farmaco talmente sicuro, con effetti collaterali minimi, che può essere somministrato da personale non medico e persino da individui analfabeti in comunità rurali remote, a condizione che abbiano ricevuto una formazione di base adeguata”.

Naltrexone a basso dosaggio

Il naltrexone a basso dosaggio (LDN) ha fatto recentemente notizia come opzione per il trattamento COVID a lungo termine.

“Lo stiamo usando da molti, molti mesi”, ha detto Marik. “Il naltrexone a basso dosaggio è un farmaco antinfiammatorio molto potente. È stato utilizzato in molte malattie infiammatorie croniche”.

Dal punto di vista clinico, i medici della FLCCC hanno riscontrato un miglioramento dei sintomi di molti pazienti in seguito al trattamento con LDN, anche se possono essere necessari mesi prima che i benefici siano chiaramente visibili.

Il naltrexone normale è comunemente usato per prevenire l’overdose nei consumatori di stupefacenti. Tuttavia, quando viene ridotto a circa un decimo della sua concentrazione normale, da 1 mg a 4,5 mg nell’LDN, il meccanismo del farmaco cambia radicalmente.

L’LDN ha un effetto antinfiammatorio; gli studi dimostrano che è in grado di bloccare i recettori infiammatori toll-like, ridurre la produzione di citochine pro-infiammatorie e bloccare le cascate infiammatorie.

La LDN agisce bilanciando l’attività delle citochine di tipo Th1 e Th2.

Le citochine di tipo Th1 tendono a produrre una risposta pro-infiammatoria per uccidere i parassiti intracellulari e favorire le attività autoimmuni. Le citochine di tipo Th2 hanno in genere un’attività antinfiammatoria e possono contrastare l’attività delle citochine Th1.

La LDN modula selettivamente questo equilibrio, riducendo l’attività dei Th1 e aumentando quella delle citochine Th2.

Clinicamente, la LDN ha dimostrato di essere efficace contro i sintomi neurologici post-COVID e post-vaccino. La FLCCC ha stabilito che è efficace contro il dolore neuropatico, la nebbia cerebrale, l’affaticamento, la paralisi di Bell e la parestesia facciale.

Questo perché la LDN riduce anche la neuroinfiammazione. È neuroprotettiva ed è in grado di attraversare la barriera emato-encefalica e di ridurre le azioni infiammatorie della microglia, che funge da cellula immunitaria nel cervello.

Il resveratrolo

Il resveratrolo è un nutraceutico comunemente presente nella frutta. Si trova nelle arachidi, nei pistacchi, nell’uva, nel vino rosso e bianco, nei mirtilli, nei mirtilli rossi e persino nel cacao e nel cioccolato fondente.

Può essere ottenuto anche attraverso le vitamine, anche se la biodisponibilità del resveratrolo è generalmente bassa, per cui la FLCCC ne raccomanda l’assunzione insieme alla quercetina.

Il resveratrolo è antinfiammatorio e antiossidante. Gli studi hanno dimostrato che è selettivo nell’uccidere le cellule tumorali. Attiva le vie di riparazione del DNA e quindi può ridurre lo stress cellulare e prevenire la formazione di cellule cancerose.

Nelle cellule stressate, il resveratrolo può ridurre le specie reattive dell’ossigeno prodotte dai mitocondri e promuovere l’autofagia. Negli studi condotti sugli animali, sui moscerini della frutta e sui nematodi, l’uso del resveratrolo ha aumentato la loro durata di vita, indicando le proprietà anti-invecchiamento e di prolungamento della vita di questa molecola.

Aspirina a basso dosaggio

Come l’ivermectina, anche l’aspirina è un altro farmaco che ha dimostrato di avere molteplici effetti sulla salute.

L’aspirina è un antinfiammatorio e un anticoagulante. Il farmaco riduce quindi la possibilità di formazione di microcoaguli nei vasi sanguigni. Gli studi hanno dimostrato che può anche ridurre le vie pro-infiammatorie, lo stress ossidativo ed è anche neuroprotettiva.

La compromissione neurocognitiva è stata una delle principali lamentele di molte persone affette da sindromi post vaccino COVID. Ciò include nebbia cerebrale e dolore neuropatico periferico.

Studi su pazienti affetti da malattia di Alzheimer hanno dimostrato che l’assunzione di aspirina è associata a un rallentamento del declino cognitivo, anche se i risultati sono stati contrastanti tra i diversi studi.

Gli studi sugli animali hanno dimostrato che i ratti a cui è stata somministrata l’aspirina hanno avuto un declino cognitivo inferiore. Studi condotti su ratti con nervi danneggiati hanno suggerito che l’aspirina potrebbe anche essere neuroprotettiva grazie alla sua natura antinfiammatoria.

L’uso dell’aspirina può causare effetti collaterali in gravidanza, come emorragie.

La melatonina

La melatonina è un ormone prodotto dalla ghiandola pineale per favorire un sonno ristoratore. Ha proprietà antinfiammatorie e antiossidanti.

Nelle cellule, la melatonina promuove la salute dei mitocondri riducendo le specie attive dell’ossigeno. Poiché i mitocondri utilizzano molto ossigeno, quando sono stressati da tossine ambientali come le radiazioni o l’esposizione alle proteine spike, possono produrre specie reattive dell’ossigeno.

La melatonina, un antiossidante, può quindi prevenire i danni ossidativi. Gli studi dimostrano che impedisce anche la perdita di elettroni dai mitocondri e quindi massimizza la produzione di energia.

Promuove inoltre l’autofagia sbloccando la via dell’autofagia, aiutando la cellula a scomporre le proteine di punta e ad aumentare la rimozione di queste proteine tossiche.

Grazie alla sua proprietà antiossidante, la melatonina ripara il DNA danneggiato dai radicali liberi. La melatonina e i suoi metaboliti attivano anche i geni che promuovono la riparazione del DNA e sopprimono l’attività dei geni che possono causare danni al DNA.

La melatonina ha anche proprietà anticancerogene. Gli studi sulla melatonina condotti sugli animali hanno dimostrato che gli animali a cui è stata somministrata avevano un tasso inferiore di generazione di tumori.

La melatonina è stata anche raccomandata dalla FLCCC per il trattamento dell’acufene, un sintomo del post-vaccino e della COVID lunga. Il sintomo è un ronzio nelle orecchie che, se grave, può disturbare il sonno. La melatonina può contribuire a ridurre il ronzio e ad aiutare le persone a dormire bene.

Differenze tra long COVID e sindrome post-vaccinale

Sia la long COVID che la sindrome post-vaccino sono causate dal carico di proteine spike e dai danni derivanti dall’esposizione alle spike, e pertanto condividono un elevato grado di sovrapposizione nel trattamento.

Tuttavia, i medici notano lievi differenze in alcune presentazioni cliniche tra le due condizioni, e pertanto la FLCCC ha dato priorità a trattamenti diversi.

Sembra che con le lesioni da vaccino il sintomo predominante e l’organo predominante sia quello neurologico“, ha detto Marik. Secondo le sue osservazioni, “più dell’80% dei pazienti con lesioni da vaccino presenta un certo grado di compromissione neurologica”.

Marik ha affermato che i sintomi post-vaccinali possono essere più difficili da trattare rispetto al long COVID e sono più persistenti, con alcuni pazienti che presentano sintomi debilitanti per quasi due anni.

Pertanto, i trattamenti per le persone con sintomi post-vaccinali sono “più aggressivi e più mirati al cervello”, ha detto Marik.

“Sembra che il long COVID migliori con il tempo. Anche se alcuni pazienti persistono, sembra che in un certo senso si risolva da sola”, ha detto Marik. “Il problema dei pazienti danneggiati da vaccino è che può persistere. Abbiamo pazienti che sono stati vaccinati nel dicembre del 2020… [che] sono ancora gravemente, gravemente danneggiati”.

“Le due cose sono simili, ma abbiamo posto molta più enfasi sulla lesione da vaccino perché è una malattia molto più difficile da trattare”.

Marina Zhang vive a New York e si occupa di salute e scienza. Contattatela all’indirizzo marina.zhang@epochtimes.com.