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6091.- Americani imbufaliti per lo stop di Meloni e Crosetto alla francese Safran sull’ex Microtecnica?

In Europa, se non ci fossero i francesi, bisognerebbe inventarli per avere un minimo di autonomia rispetto agli americani. La vicenda che presentiamo ricorda il Regno d’Italia di Napoleone, che scrisse e volle che non vi nascessero industrie che avrebbero sottratto mercato, mano d’opera e materie prime all’industria francese e, con tutto il nostro europeismo, siamo ancora lì e, perciò, assieme ai tedeschi.

Caro direttore, amici americani mi dicono che il Pentagono aveva dato il via libera alla vendita dell’italiana Microtecnica del colosso americano Collins Aerospace alla francese Safran. Ma il no del governo Meloni li avrebbe spiazzati, mentre i francesi stanno dando di matto. D’altronde… La lettera di Francis Walsingham

Da Startmag, 24 Novembre 2023

Americani imbufaliti per lo stop di Meloni e Crosetto alla francese Safran sull’ex Microtecnica?

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Caro direttore,

dammi retta, insisto: lascia perdere quella storia della reputazione dei manager e dei finti giornali web creati appositamente per pomparla. C’è una notizia molto più interessante da seguire.

Mi riferisco all’opposizione del governo italiano alla vendita dell’ex-Microtecnica, azienda di meccanica di precisione con sede in Italia ma controllata interamente dagli americani, alla società francese Safran. Vedo che su Startmag avete pubblicato un ottimo articolo di cronaca e approfondimento (i miei complimenti, caro direttore, vanno ovviamente all’autrice del pezzo, Chiara Rossi, non certo a te); permettetemi di aggiungere un po’ di sale e pepe, perché diversi indizi mi suggeriscono che gli americani si sono infastiditi parecchio per la mossa dell’esecutivo con il golden power. Anche se forse un po’ meno dei francesi che stanno dando di matto, con preannuncio di ricorsi e dichiarazioni esagitate: poverini, hanno ricevuto un colpo esiziale per la loro grandeur.

Ma procediamo per gradi anziché saltare subito alle conclusioni. Come avete scritto, l’ex-Microtecnica realizza apparecchiature per l’aeronautica civile e militare, rifornendo clienti di grandissima rilevanza come Airbus e Leonardo: per esempio – leggo stamattina sul Sole 24 Ore – il C-27J utilizza componenti di Microtecnica. Stiamo parlando di un aereo da trasporto tattico utilizzato dalle forze armate italiane, statunitensi e di tanti altri paesi; Leonardo lo costruisce a Caselle.

Se ci sono in ballo gli Stati Uniti e Leonardo, ho pensato, allora è utile leggere Formiche sulla vicenda Microtecnica perché così si possono intuire le posture degli Stati Uniti sulla questione. Formiche, per chi non lo sapesse (e non mi riferisco ovviamente a te che sei stato direttore del sito di Formiche), è stata fondata ed è edita da Paolo Messa, che lavora in Leonardo con la carica di responsabile delle relazioni geo-strategiche con gli Usa. Ho spulciato un po’ sul web e sono incappato in questo pezzo di Starmag di un paio d’anni fa – i miei complimenti vanno ai curatori della Seo, caro direttore: non esaltarti -, che cito:

Messa si occupa di curare le relazioni geostrategiche con gli Stati Uniti d’America”, ha scritto sul Riformista la lobbista Mariella Palazzolo, blogger di Formiche, che ha pubblicato su Youtube nell’ambito della rubrica “Lobby non olet” un video dal titolo: “Paolo Messa di Leonardo per Lobby Non Olet. La lobby non solo “non olet”, addirittura profuma.

Paolo Messa non è solo un raffinato e apprezzato lobbista per Leonardo – con la carica precisa di Executive Vice President di Leonardo, non so se mi spiego -; è stato direttore del Centro studi americani (Csa), che ha robusti agganci con l’ambasciata degli States in Italia, ed è fondatore/editore di Formiche: è anche editore di Airpress, rivista specializzata in aerospazio e difesa.

Sulla vicenda Microtecnica-Safran-golden powerFormiche scrive questo: “Il blocco da parte di Roma di un’acquisizione da parte di una società di un Paese alleato europeo o della Nato è un fatto relativamente raro” perché “se finora la maggior parte degli interventi in questo senso hanno rappresentato il blocco di acquisizioni da parte di aziende cinesi verso realtà italiane in settori strategici, Difesa in primis (ma anche energia e comunicazioni)”.

Mi pare un aspetto interessante, anche perché appunto viene evidenziato dal giornale di Messa, inseritissimo nell’establishment americano. Un conto, infatti – suggerisce Formiche -, è l’utilizzo dei poteri speciali a tutela di quegli asset critici che rischiano di finire sotto il controllo della Cina, o comunque di paesi che non appartengono al nostro sistema di alleanze internazionali. Un altro conto è bloccare un’operazione che coinvolge due soggetti – Collins Aerospace, gruppo statunitense che ha il 100% dell’ex-Microtecnica, e Safran, francese, che vuole comprare l’ex-Microtecnica – pienamente e indubbiamente alleati dell’Italia.

Ma con la Francia, poi, non avevano firmato un Trattato del Quirinale che si prefiggeva proprio di promuovere la cooperazione nella difesa, sia a livello operativo che industriale?

Sul Trattato del Quirinale è tuttavia importante precisare – cito per l’ennesima volta Startmag, caro direttore, ma solo per dare credito ai tuoi giovani redattori – che Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia erano (lo sono ancora?) scettici, se non completamente ostili, all’accordo; e che anche il Copasir – al tempo guidato da Adolfo Urso, oggi ministro delle Imprese – aveva criticato il patto con la Francia invitando a predisporre “un’adeguata tutela degli asset strategici in ambito finanziario e industriale italiani”. Microtecnica è italiana di residenza, certo, ma straniera di proprietà. E non di uno straniero qualsiasi: è statunitense, di un colosso Usa.

Insomma, fatte tutte le necessarie premesse, vengo ad aggiungere i miei granelli di sale e pepe. Microtecnica lavora con il complesso industriale-militare degli Stati Uniti; e quando c’è di mezzo il complesso industriale-militare nulla si muove e nulla accade senza che il Pentagono sia stato consultato e abbia dato il suo assenso. È praticamente certo che il dipartimento della Difesa sapesse dell’operazione con Safran per l’ex-Microtecnica, e dagli indizi che ho raccolto attraverso le mie fonti (come sai, ho bazzicato molto quel mondo e ho ancora agganci di un certo peso) posso dirti che i funzionari americani si sono… inalberati, diciamo così, per l’ostruzione del golden power. O diciamo stupiti, per carità di patria.

Concludo con una cosa marginale (ma nemmeno tanto: magari ci scappa in futuro un pezzo ad hoc). Leggevo dal Financial Times che la Germania aveva espresso all’Italia le sue preoccupazioni per l’operazione con Safran su Microtecnica, parlando di possibili ripercussioni sulla catena di fornitura dei componenti per i programmi dei caccia Eurofighter e Tornado. Aggiungo io che esistono da tempo delle tensioni franco-tedesche sulla condivisione di tecnologie e competenze militari: Berlino accusa Parigi di essere un po’ troppo gelosa del suo know-how e di restringerne l’accesso anche agli alleati europei. Insomma, i tedeschi hanno usato gli italiani per danneggiare i francesi…

Basta così, ché già mi sono dilungato troppo e non vorrei aver involontariamente pompato la reputazione di qualche dirigente da Reputation Manager. Ma esiste anche la classifica dei top lobbyists? Sto scherzando, direttore, resisti all’impulso di cercare su Google. Non vorrei che ti impegolassi in una faccenda come quella che sai bene.

Un caro saluto,

Francis Walsingham

4680.- Gli Stati Uniti approvano la prima richiesta di risarcimento per lesioni o morte durante la pandemia. L’esempio del Giappone.

The Centers for Disease Control and Prevention says that New York is one of two states with the highest spread of the Omicron COVID-19 variant, the other being New Jersey, in New York City, on Dec. 15, 2021. (David Dee Delgado/Getty Images)

I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie affermano che New York è uno dei due stati con la più alta diffusione della variante Omicron COVID-19, l’altro è il New Jersey: a New York City, il 15 dicembre 2021. (David Dee Delgado /Getty Images)INFORMAZIONI SULLA SALUTE PUBBLICA

Richieste di risarcimento per lesioni o morte a causa di una vaccinazione COVID-19. Procedure.

Più di 4.000 altri reclami attendono la decisione del programma di risarcimento del governo degli Stati Uniti.

Di Meiling Lee, The Epoch Times, 18 dicembre 2021

Per la prima volta nel mezzo della pandemia, il programma di risarcimento del governo degli Stati Uniti pagherà una delle 4.751 richieste di risarcimento per lesioni o decesso derivanti dalla somministrazione di una contromisura coperta utilizzata per diagnosticare, trattare o prevenire COVID-19.

Le contromisure possono includere vaccini, farmaci e dispositivi medici autorizzati in caso di emergenza o approvati a livello federale e di cui la Food and Drug Administration consente l’uso durante un’emergenza di salute pubblica.

Breve descrizione del programma di risarcimento

“Una richiesta di risarcimento per COVID-19 è stata riconosciuta ammissibile ed è in attesa di una revisione delle spese consentite”, ha riferito il Programma di risarcimento delle lesioni da contromisure (Countermeasures Injury Compensation Program, CICP).

Non erano disponibili ulteriori informazioni sulla richiesta riconosciuta ammissibile. Tuttavia, David Bowman, specialista in affari pubblici presso l’amministrazione delle risorse e dei servizi sanitari (HRSA) ha dichiarato a The Epoch Times, via e-mail, che il CICP stava “lavorando per elaborare le richieste pervenute il più rapidamente possibile”.

Il programma di risarcimento è gestito dall’HRSA, un’agenzia degli Stati Uniti.

Il Department of Health and Human Services (HHS). è stato istituito nel 2010 attraverso il Public Readiness and Emergency Preparedness Act del 2005, il CICP non solo fornisce benefici alle persone che hanno subito lesioni gravi o morte a causa di una contromisura, ma protegge inoltre da azioni legali le persone e le società coinvolte nella produzione o nell’amministrazione delle contromisure, a meno che non si dimostri l’esistenza di un comportamento doloso.

Tramite il CICP, le persone possono essere risarcite per spese mediche non completamente rimborsate o pagate da assicurazioni o programmi governativi come Medicaid, salari persi per non essere in grado lavorare per più di cinque giorni e un’indennità di morte per qualcuno che è morto. Il CICP, storicamente, ha un basso tasso di richieste di risarcimento e alcuni avvocati di vaccini non sono ottimisti sul fatto che molte delle richieste di COVID-19 possano essere approvate per il pagamento .

Dal 2010 al 1 novembre 2021, sono state presentate al CICP, in totale, 5.242 richieste di risarcimento. Ben 4.751 di queste sono relative a casi di lesioni o di morte dovute a contromisure COVID-19, in particolare, sono state 2.297 richieste di risarcimento per vaccini COVID-19 e 2.454 per altre contromisure .

Per poter essere prese in considerazione per l’assegnazione dei benefici, le persone devono presentare una richiesta entro un anno dalla data in cui hanno ricevuto una terapia, altrimenti la loro richiesta verrà respinta.

Ma nel caso in cui il CICP sviluppi una tabella delle lesioni correlate alle contromisure COVID-19 e il Segretario dell’HHS la pubblichi sul Registro federale, le persone hanno un anno dalla data effettiva della presentazione e di entrata in vigore della tabella o dell’emendamento per presentare una richiesta di benefici, anche se una richiesta precedente è stata respinta”, ha affermato Bowman. “Questa proroga del termine di deposito si applica solo se l’emendamento della tabella consente a un richiedente che non ha potuto documentare una lesione fra quelle elencate nella tabella, prima che l’emendamento stabilisse l’idoneità di tale lesione”.

Il CICP deve ancora sviluppare una tale tabella degli infortuni e indica dati insufficienti per stabilire se un infortunio o la morte sono stati il risultato diretto prodotto da una determinata contromisura.

Bowman ha affermato che una tabella degli infortuni per le contromisure COVID-19 “sarà sviluppata quando ci saranno dati sufficienti per soddisfare lo standard e, cioè, una “evidenza convincente, affidabile, valida, medica e scientifica”, che indichi che la contromisura relativa sia causa diretta di un particolare infortunio.”

“In attesa dell’istituzione della tabella delle lesioni delle contromisure COVID-19, le richieste di risarcimento possono essere presentate come relative a lesioni non da tabella e l’ammissibilità a il compenso sarà determinato caso per caso dal Programma”, ha aggiunto.

La tabella delle lesioni da contromisure

Epoch Times Photo
Uno screenshot della tabella delle contromisure contro il vaiolo. (federalregister.gov/screenshot tramite The Epoch Times)

Una tabella contromisure infortuni elenca le contromisure coperte, le lesioni particolari causate dalla somministrazione di tale contromisura e il verificarsi della lesione entro un periodo di tempo specifico.

Se un individuo che presenta un reclamo può dimostrare che il suo “infortunio è elencato nella tabella ed è stato subito entro l’intervallo di tempo pertinente (e soddisfa qualsiasi altro requisito stabilito nella tabella), il CICP presumerà che il pregiudizio sia stato un risultato diretto del contromisura”, secondo un rapporto (pdf) del Congressional Research Service.

In assenza di una tabella dei possibili danni, l’onere della prova ricade su chi presenta la domanda. Si dovrà dimostrare che una determinata contromisura ha causato una lesione o la morte, in quanto la sola “associazione temporale tra la somministrazione o l’uso della contromisura coperta e l’insorgenza della lesione (cioè se la lesione si verifica un certo tempo dopo la somministrazione o l’uso) non è di per sé sufficiente a dimostrare che un danno è il risultato diretto di una contromisura raccomandata”.

John Howie, un avvocato specializzato in vaccini e lesioni personali, ha dichiarato a The Epoch Times in una precedente intervista che il programma di risarcimento è solo un programma dell’area “benessere”.

Il Programma di risarcimento del Giappone e nessun obbligo vaccinale

A Tokyo fire brigade staff member
Un membro dello staff dei vigili del fuoco di Tokyo (R) mentre somministra una dose del vaccino contro il coronavirus COVID-19 all’Università di Aoyama a Tokyo il 2 agosto 2021. (Stanislav Kogiku/POOL/AFP via Getty Images)

Mentre solamente una richiesta di risarcimento per contromisure COVID-19 è in attesa di essere risarcita negli Stati Uniti, secondo un quotidiano giapponese The Mainichi, ad agosto 2021, il Giappone aveva già liquidato 29 delle sue 41 richieste di risarcimento per lesioni da un vaccino COVID-19.

Il Giappone ha un programma di risarcimento che prescinde da eventuali colpe, chiamato sistema di soccorso per danni alla salute, che fornisce benefici alle persone la cui salute è stata danneggiata dalla ricezione di un vaccino approvato dal governo, come parte dell’Immunization Act.

Tutti e tre i vaccini COVID-19— Pfizer, Takeda/Moderna e AstraZeneca, amministrati in Giappone, sono coperti dal programma di risarcimento.

Il governo giapponese ha deciso di non imporre l’obbligo per i vaccini e ha ricordato alle aziende e alle persone di “non costringere nessuno sul posto di lavoro o chi collabora a essere vaccinato e non discriminare coloro che non sono stati vaccinati”.
È stato inoltre fornito un collegamento web per una consultazione sui diritti umani sulla pagina web del vaccino COVID-19 del Ministero della salute, del lavoro e del benessere.

Il governo ha invece adottato un approccio diverso da altri Paesi: raccomandando ai propri cittadini di vaccinarsi solo dopo aver ricevuto tutte le informazioni sui rischi e sui benefici del vaccino.

“La vaccinazione sarà data solo con il consenso della persona da vaccinare dopo che le [sono state] fornite le informazioni”, ha scritto il Ministero della Salute, del Lavoro e del Benessere giapponese.

“Per favore, fatti vaccinare per tua decisione, comprendendo sia l’efficacia nella prevenzione delle malattie infettive che il rischio di effetti collaterali. Nessuna vaccinazione sarà somministrata senza questo consenso”.

Sebbene il Giappone sia stato lento nel lanciare il suo programma di vaccinazione, ha superato gli Stati Uniti, il Regno Unito e Israele nel numero di persone che sono state completamente vaccinate o hanno ricevuto due dosi di vaccino, con il 77,9% della sua popolazione completamente vaccinata a partire dal 15 dicembre, rispetto al 68,7% nel Regno Unito, al 62,5% in Israele e al 60,7% negli Stati Uniti.

Meiling Lee

4624.- Il ministro della sanità giapponese mette in guardia dagli effetti collaterali del vaccino (ma siamo in Giappone)…

Da Scenari economici, 7 Dicembre 2021, posted by Guido da Landriano

Una rapida informazione presa dal sito della NHK, la Tv di Stato giapponese. Quella per cui in Giappone si paga il canone. A questo link l’originale, in inglese

Il ministero della salute giapponese ha elencato l’infiammazione del muscolo cardiaco e del rivestimento esterno del cuore nei maschi più giovani come possibili gravi effetti collaterali dei vaccini Moderna e Pfizer COVID. Afferma che a partire dal 14 novembre, su ogni milione di maschi che hanno ricevuto il vaccino Moderna, tali effetti collaterali sono stati segnalati in 81,79 maschi di età compresa tra 10 e 19 anni e 48,76 maschi di età compresa tra 20 e 20 anni. Le cifre erano rispettivamente 15,66 e 13,32 per coloro che avevano il vaccino Pfizer.

Il ministero ha tenuto sabato un gruppo di esperti e ha proposto di avvertire del rischio stampando “gravi effetti collaterali” sui documenti allegati ai vaccini. Richiederà inoltre agli ospedali di segnalare in dettaglio gli incidenti che coinvolgono persone che hanno sviluppato i sintomi entro 28 giorni dalla vaccinazione, secondo la legge. Il piano è stato approvato dal panel di controllo ministeriale  e il ministero avviserà i comuni (sui possibili problemi).

Con questo beve articolo toccate con mano la differenza fra Giappone e Italia: in Giappone, dove comunque si è vaccinata una percentuale di popolazione superiore alla nostra, si fa un’informazione completa anche sugli effetti collaterali. in Italia si fa propaganda, e basta.

Fine delle trasmissioni, ed è proprio il caso di dirlo.

4579.- Covid Giappone, scomparsa variante Delta: ipotesi ‘auto-distruzione’

La scoperta di un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Genetica e dell’Università di Niigata:

Il Prof. Itsuro Inoue, ricercatore capo dell’Istituto Nazionale di Genetica e della Niigata University, ha dichiarato: Rispetto ad agosto, con 25mila casi al giorno e decine di morti, questi numeri sono crollati in modo vertiginoso con poche centinaia di contagi in tutto il Paese. In Europa e in Italia, lo scenario è ritenuto “meno probabile” perchè, fino a questo momento, “è stato riscontrato un numero di mutazioni a carico di nsp14 minore di quello osservato in Giappone. L’ipotetico blocco evolutivo verificatosi nel paese asiatico sarebbe auspicabile, ma al momento potrebbero non esserci i presupposti per aspettarsi una replica del fenomeno nipponico”.

Da Adnkronos, 25 novembre 2021

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(Afp)

In Giappone la quinta e più grande ondata di pandemia di covid, guidata dalla variante Delta del coronavirus, si è improvvisamente interrotta a seguito di un aumento apparentemente inarrestabile di nuove infezioni. Ma cosa è successo? Secondo un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Genetica e dell’Università di Niigata, la spiegazione sarebbe nelle continue mutazioni del virus che avrebbero di fatto ucciso il Covid. Una sorta di ‘auto-estinzione’ naturale dovuta ad errori in una proteina, la nsp14

Lo studio condotto dall’Istituto Nazionale di Genetica giapponese e dall’Università di Niigata, afferma che, a furia di mutare velocemente il virus avrebbe registrato un clamoroso “errore” della proteina nsp14, che corregge gli errori del virus durante la fase di replicazione virale. Il fenomeno può verificarsi ed è ben noto. L’errore verificatosi durante tale fase, sta causando forti problemi di replicazione, non riuscendo più il virus ad auto-correggersi e diventando, per così dire, innocuo. Ndr.

Il Giappone ha subito la sua più grande ondata di Covid alla fine dell’estate, con un picco di circa 23.000 casi al giorno ad agosto. Ma l’ondata si è interrotta bruscamente e negli ultimi giorni il governo metropolitano di Tokyo ha segnalato soltanto 5 nuovi casi di positività al coronavirus. 

Secondo una teoria “potenzialmente rivoluzionaria” avanzata dal professor Ituro Inoue, un esperto di genetica, la variante Delta ha semplicemente accumulato troppe mutazioni nella proteina che corregge gli errori del virus chiamata nsp14. Qui i ricercatori hanno trovato molti cambiamenti genetici e poi un arresto improvviso nel processo di evoluzione. Il professor Inoue afferma che il virus ha lottato per riparare gli errori e continuare a replicarsi, ma alla fine ha causato la propria “autodistruzione”. “Siamo rimasti letteralmente scioccati nel vedere i risultati”, ha detto Inoue al Japan Times .

Quando un virus si replica, i suoi geni subiscono “errori di copiatura” casuali che, nel tempo, portano a cambiamenti nella composizione dei virus. Le mutazioni possono renderlo più in grado di diffondersi, schivare l’immunità o causare gravi malattie. Ma in alcune occasioni, queste mutazioni diventano “vicoli ciechi evolutivi”, dicono gli esperti. 

Alcuni esperti hanno attribuito la diminuzione dei casi al tasso di vaccinazione del 76,2% del paese e alla forte aderenza all’uso delle mascherine, ma secondo il professor Inoue le nuove infezioni sarebbero ancora in aumento se il ceppo Delta fosse ancora “vivo e vegeto”. ”Se il virus fosse vivo e vegeto, i casi aumenterebbero sicuramente, poiché in alcuni casi le mascherine e la vaccinazione non prevengono le infezioni”, ha affermato.

4578.- A Tokyo il mistero del Covid scomparso: in 3 mesi i contagi si sono azzerati


Avvenire.it. Di Pio d’Emilia, Tokyo sabato 27 novembre 2021 

In agosto i casi erano schizzati. Oggi quasi non ci sono morti né infettati. Si parla di decessi «nascosti», di «virus suicida» o di immunità di massa. Il Paese senza no-vax accelera sui vaccini.

Ci dica Pio d’Emilia che cosa vuole significare “senza no-vax”?

Le luminarie natalizie a Tokyo

Le luminarie natalizie a Tokyo – Ansa

Ieri, a Tokyo, 8 contagi, 95 in tutto l’arcipelago. «Appena» sei decessi dal 7 novembre, due proprio l’altro ieri, pazienti da lungo tempo ricoverati. In agosto, dopo le Olimpiadi, i contagi erano schizzati ad oltre duemila al giorno, e con un numero irrisorio (meno di 20mila) di tamponi. E se fino a qualche settimana gli ospedali – trovatisi fin dall’inizio inspiegabilmente impreparati a gestire la pandemia – erano ancora in affanno, specie nelle grandi città, ora si stanno “svuotando”. Nessun paziente in terapia intensiva, a Tokyo, 40 in tutto il Giappone. 
E questo proprio mentre la stampa locale si accorge finalmente del dramma dei «jitaku hochi», dei pazienti deceduti in casa perché rifiutati dagli ospedali e di fatto abbandonati a se stessi. Pare siano centinaia, i cui certificati di morte spesso non indicano il Covid-19. E i parenti si stanno organizzando per una “class action”, fenomeno pressoché sconosciuto, finora, in Giappone.
Ma tutto questo fa parte del passato. Perché mentre in Europa è di nuovo emergenza e torna l’incubo – più che giustificato – dei lockdown più o meno selettivi, qui in Giappone il virus sembra davvero sparito. «Johatsu shita», dicono qui, «evaporato». Alcuni, radicalizzando una teoria che per quanto bizzarra sta provocando accessi dibattiti sia sui media che tra “esperti”, parlano di «suicidio». Secondo Ituro Inoue, direttore dell’Istituto di Genetica Nazionale, il virus in Giappone si sarebbe «arreso» di fronte all’esistenza-resistenza di un particolare enzima, l’Apobec3A, di cui i popoli asiatici, e i giapponesi in particolari sarebbero muniti. Teoria tutta da dimostrare, ma che ricorda in effetti quanto successo ai tempi della Sars (2003). Anche in quella occasione, dopo un prima esplosione di contagi, il virus scomparve, più o meno all’improvviso. 
Più attendibile, forse, è invece la teoria che il Giappone – che fin dall’inizio vi aveva puntato senza annunciarlo ufficialmente, basta pensare alla vicenda della Diamond Princess, la nave a suo tempo bloccata a Yokohama ma i cui passeggeri “indigeni” vennero liberati e mandati a casa con i mezzi pubblici – abbia raggiunto l’immunità di comunità. Questo anche e soprattutto grazie all’improvvisa accelerazione della campagna vaccinale. Iniziata con grave e imbarazzante ritardo ( a settembre eravamo ancora attorno al 30% di vaccinati) ora la percentuale di vaccinati con doppia dose ha superato l’80%. Il Giappone, da ultimo che era, ora è al primo posto tra i Paesi del G7, seguito, a poca distanza, da Canada e Italia. E dal primo dicembre inizia la somministrazione della terza dose, aperta a tutti, da subito, senza limiti d’età. E questo in un Paese che tradizionalmente – e con qualche legittimo motivo – diffida da sempre dei vaccini, al punto che è l’unico Stato del mondo industrializzato a non imporre l’obbligatorietà dei vaccini di base ai bambini (polio, trivalente etce-ct). Una piroetta sociale e culturale improvvisa e inaspettata: pensate, qui i no-vax non esistono. O meglio, esistono in privato, ma non sono organizzati e non scendono in piazza. Quando alla Tv fanno vedere le immagini delle nostre manifestazioni lo stupore di conduttori e ospiti è totale: «Ma perché lo fanno» è la domanda che si pongono e alla quale nessuno sa rispondere. Grande interesse e apprezzamento invece per il Green pass, misura considerata giusta ed efficace. Qualcuno, a suo tempo, aveva anche proposto di adottarne una versione locale. Ma giunti a questo punto, con i numeri attuali della pandemia sembra davvero inutile. Il Giappone di fatto, è tornato alla normalità: nessuna restrizione particolare, mezzi pubblici e locali strapieni, distanza sociale, di fatto mai applicata seriamente, sparita. Resta la mascherina, anch’essa «raccomandata», ma non imposta. Ma i giapponesi ci sono abituati da sempre: un segno di civiltà che in certe stagioni (inverno e primavera, soprattutto) protegge da batteri e pollini. E ora arriva anche il “pacchetto” del premier Fumio Kushida. Quasi 500 miliardi di dollari per risarcire gli imprenditori e rilanciare l’economia, ferma da molto prima che arrivasse la pandemia. E perfino un bonus famiglia. L’equivalente di 1.000 euro ad ogni famiglia con figli minori. 
Basta che nessuno dei due genitori guadagni più di 90mila euro l’anno. Non insieme, sia chiaro. Ciascuno di loro. Basta che nessuno dei due superi i 90 mila euro, e avranno diritto al bonus. Praticamente, oltre l’80% delle famiglie. Serviranno a poco, dicono gli “esperti”: nel 2020, quando l’ex premier elargì un primo bonus, il 70% finì in risparmi. Nessun effetto sui consumi. Vedremo questa volta, se i giapponesi ricominceranno a spendere. La ripresa economica dipende solo da loro, perché le frontiere resteranno chiuse ancora a lungo. Troppo rischioso riaprire ai turisti questa isola felice.

4577.- Variante Omicron, perché potrebbe sfuggire ai vaccini. Cosa farà l’Italia.

VACCINI E VACCINI!

Come leggeremo, non si parla d’altro. non si parla di cure.

In Giappone, più del 76% di vaccinati, la variante Delta, negli ultimi tre mesi, mutando, deve aver commesso un errore ed è scomparsa: suicidata!

La variante Omicron presenta 32 varianti della proteina Spike, ma Speranza continua con la terza dose e con le mascherine. dicono che “Speranza è l’ultim* a morire”… L’hanno chiamata Omicron, l’ultima vocale dell’alfabeto; ma per illuderci.

Cosa farà l’Italia? Vaccini a oltranza = mutazioni a oltranza. O sbaglio?

Variante Omicron, perché potrebbe sfuggire ai vaccini.

La variante Omicron fa sempre più paura per l’elevato numero di mutazioni (per la proteina Spike: 32). Gli esperti temono che possa «bucare» i vaccini. Ecco perché.

Da Money.it, Emiliana Costa, 27 Novembre 2021

La variante Omicron fa sempre più paura. Il coronavirus è mutato e lo ha fatto in un modo che potrebbe arrecare gravi danni sanitari ed economici a livello planetario. Costringendoci a compiere molti passi indietro.

Secondo gli esperti, il virus è mutato in una persona immunodepressa, forse per l’Aids che ancora sferza il Sudafrica. O forse per una malattia non curata in Botswana. In entrambi i paesi la percentuale di cittadini vaccinati è molto bassa, rispettivamente 35 e 25 per cento. Ma perché la variante Omicron fa così paura e potrebbe perfino sfuggire ai vaccini? Entriamo nel dettaglio.

Perché Omicron può sfuggire ai vaccini

La variante B.1.1.529 – che l’Oms ha chiamato Omicron, dalla lettera greca progressiva rispetto alle ultime identificate – fa sempre più paura per il numero decisamente alto di mutazioni e per la loro localizzazione e tipologia. Si contano infatti una cinquantina di mutazioni, 32 delle quali sulla proteina spike. Proteina che risulta così molto diversa rispetto al ceppo originario di Wuhan contro il quale è stato formulato il vaccino. La proteina risulta diversa anche dalle varianti conosciute finora.

Per questa ragione, gli scienziati temono che possa compiere la temuta «escape», ovvero la capacità di aggirare gli anticorpi prodotti dai vaccini. Rendendoli in questo modo meno efficaci o addirittura inoffensivi. Le case farmaceutiche, infatti, stanno correndo ai ripari e… 

La storia continua, Pfizer ha annunciato un nuovo siero aggiornato in 100 giorni.

Le mutazioni della variante Omicron

Tra le mutazioni della variante Omicron, ve ne sono quattro collocate nei siti nei quali gli anticorpi (naturali o prodotti dai vaccini) legano la spike. Questo significa che gli anticorpi potrebbero essere inefficaci contro il virus. Non è tutto.

Nella zona della proteina spike che si lega ai recettori ACE2 del corpo umano, la variante Omicron arriva a dieci mutazioni. La delta ne ha solo due.

Su Twitter, il genetista dell’imperial College di Londra impegnato nel sequenziamento della varianti Tom Peackock ha definito la variante omicron «orribile».

Graziano Pesole, ordinario di biologia molecolare dell’Università di Bari (e coordinatore del ramo italiano del progetto internazionale di sequenziamento Elixir, che riunisce 23 centri in tutto il paese) ha commentato sul Sole 24 Ore l’arrivo della nuova variante: «In questi mesi abbiamo incontrato molte varianti. Qualcuna che tendeva a dare una malattia più grave, qualcuna che sembrava assicurare una maggiore insensibilità ai vaccini come la temuta beta, che poi si è persa. Qualcuna che favoriva la circolazione virale. Alla fine ha prevalso la delta, che ha nella maggiore contagiosità la sua qualità principale».

Conclude Pesole: «Ciò che ci preoccupa della nuova variante è che esprime un numero molto elevato di mutazioni, nell’ambito delle quali si trovano tutte queste caratteristiche insieme, un fatto mai emerso prima e che potrebbe renderla veramente ostica e capace di rendere i vaccini attuali molto meno efficaci, anche se è presto per dirlo».

Occorrerà dunque attendere i risultati degli studi che stanno avvenendo in tutto il mondo, per verificare l’efficacia degli anticorpi indotti dai vaccini contro la Omicron.

La variante Omicron è in Germania, a un passo dall’Italia. Il piano del governo Draghi

Money.it, Emiliana Costa, 27 Novembre 2021

La variante sudafricana chiamata Omicron è sempre più vicina all’Italia. Rilevato un caso sospetto in Germania. Il ministro Speranza ha spiegato la strategia del governo.

La variante Omicron è in Germania, a un passo dall'Italia. Il piano del governo Draghi

La variante Omicron è già qui. “Dopo il primo caso accertato ieri in Europa (di una giovane donna tornata in Belgio dall’Egitto positiva alla nuova variante), spuntano nuovi presunti contagi da Omicron nel vecchio continente. In Germania è stato trovato un primo possibile caso di contagio. A comunicarlo con un tweet, Kai Klose, ministro degli affari sociali nello stato occidentale dell’Assia: «La variante Omicron è già arrivata in Germania con grande probabilità».

Non solo. Paura anche in Olanda. Dei 600 passeggeri sbarcati ieri mattina ad Amsterdam da due voli Klm provenienti dal Sudafrica, 61 sono risultati positivi. Ancora da chiarire se si tratti della variante Omicron. Molti passeggeri non avrebbero indossato la mascherina a bordo. La variante, dunque, è sempre più vicina all’Italia. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha illustrato il piano del governo.

Il piano del governo Draghi

Il ministro Speranza rassicura dicendo che la «strategia non cambia». Per difendersi dalla variante sudafricana bisogna «vaccinarsi, vaccinarsi, vaccinarsi . E indossare sempre la mascherina al chiuso e anche all’aperto quando c’è il rischio di assembramento».

Per quanto riguarda i vaccini, Speranza ripete che continuano a essere l’arma fondamentale contro il coronavirus. «Dobbiamo continuare a crederci – ha spiegato il ministro ai microfoni di Zapping su RadioUno – sono l’arma fondamentale. Senza vaccino avremmo numeri terrificanti e dobbiamo insistere, con ogni energia».

La variante Omicron e la terza dose di vaccino

A cosa serve la terza dose di un vaccino che potrebbe essere «bucato» dalla nuova variante Omicron? Il ministro Speranza afferma che «non si hanno ancora informazioni sufficienti». Ma ribadisce l’utilità del richiamo: «La terza dose è essenziale, protegge benissimo da tutte le varianti esistenti e va assolutamente fatta. Questa variante è ancora sotto investigazione. In ogni caso il vaccino è uno scudo. La variante può forse ridurne l’efficacia, ma non certo azzerarla».

Nel mondo ci sono appena un centinaio di sequenziamenti della nuova variante, insufficienti per avere maggiori informazioni. «Numeri minimi, gli scienziati sono molto cauti – spiega il ministro -. Hanno bisogno di tempo per capire e valutare. Intensificheremo il sequenziamento, cercheremo questa variante con maggiore insistenza ancora. Sembrerebbe la più insidiosa perché a differenza di tutte le altre avrebbe 32 mutazioni della proteina spike, la parte su cui lavorano i vaccini».

VACCINI E VACCINI!

COME ABBIAMO LETTO, NON SI PARLA D’ALTRO. NON SI PARLA DI CURE.

IN GIAPPONE, LA VARIANTE DELTA, NEGLI ULTIMI TRE MESI, MUTANDO, DEVE AVER COMMESSO UN ERRORE ED È SCOMPARSA: SUICIDATA!

LA VARIANTE OMICRON PRESENTA 32 VARIANTI DELLA PROTEINA SPIKE, MA SPERANZA CONTINUA CON LA TERZA DOSE E LE MASCHERINE. DICONO CHE “SPERANZA È L’ULTIM* A MORIRE”… L’HANNO CHIAMATA OMICRON, L’ULTIMA VOCALE DELL’ALFABETO; MA PER ILLUDERCI.

4294.- Le magagne dei vaccini Moderna in Giappone, che cosa è successo

Due lotti sequestrati che si aggiungono agli 1,63 milioni di dosi già ritirate dalle autorità giapponesi.

Giappone Moderna

di Marco Dell’Aguzzo, Start Magazine.

In Giappone crescono le segnalazioni di lotti del vaccino Moderna contaminati: due morti sospette e milioni di dosi bloccate, mentre i contagi aumentano e la campagna vaccinale procede con lentezza. Ecco cosa sappiamo

Le prefetture di Gunma e di Okinawa, in Giappone, hanno segnalato ciascuna un lotto contaminato del vaccino contro il coronavirus sviluppato da Moderna.

A Gunma, in una fiala di vaccino è stata rinvenuta una sostanza di colore nero dalle dimensioni ridotte; a Okinawa, invece, sono state trovate sia delle sostanze nere in una fiala e in alcune siringhe, sia del materiale rosato in una siringa diversa.

LE DOSI SEQUESTRATE E LE MORTI SOSPETTE

I due lotti sequestrati si aggiungono agli 1,63 milioni di dosi che le autorità giapponesi hanno già ritirato la settimana scorsa dopo le segnalazioni di agenti contaminanti esterni, sembrerebbe di materiale metallico.

In totale, in Giappone sono state sospese più di 2,6 milioni di dosi del vaccino di Moderna: due persone – una di 38 anni e una di 30 – sono morte dopo la somministrazione di vaccini dai lotti contaminati, ma non è ancora chiaro se ci sia un collegamento tra le due cose.

L’ONDATA DI CONTAGI IN GIAPPONE

Intanto, la situazione dell’epidemia di coronavirus nel paese è grave a causa della diffusione della variante Delta: il Giappone sta affrontando la sua peggiore ondata di contagi, con oltre 25mila nuovi casi registrati al giorno nel mese di agosto; i posti nelle terapie intensive scarseggiano.

La campagna vaccinale procede molto a rilento: solo il 44 per cento della popolazione ha completato il ciclo. Per proseguire, le autorità stanno ora valutando la possibilità di procedere con la vaccinazione eterologa, somministrando cioè una dose del vaccino di AstraZeneca a chi ne aveva ricevuto un tipo diverso in precedenza. Quello di Moderna ha cominciato a essere utilizzato solo dallo scorso maggio.

COSA HA DETTO IL MINISTRO DEL GIAPPONE

Il ministro della Salute del Giappone ha detto che le contaminazioni di agenti esterni in alcune fiale potrebbero essere dovute ad errori nell’inserimento degli aghi, che potrebbero aver causato la rottura di parti dei tappi di gomma. Il governo ha specificato che non sono stati riscontrati problemi di sicurezza o di efficacia del vaccino di Moderna, e che la sospensione è una misura precauzionale. Le autorità stanno indagando sulle cause delle due morti.

LEGAME INCERTO TRA MORTI E DOSI CONTAMINATE

Takahiro Kinoshita, fisico e vicepresidente dell’associazione Cov-Navi, ha detto a Reuters che “è improbabile, a mio parere, che la contaminazione di sostanze esterne sia direttamente legata alle morti improvvise”. E questo perché, ha aggiunto, “se le sostanze contaminanti fossero state così pericolose da causare la morte ad alcune persone, probabilmente molte più persone avrebbero sofferto degli stessi sintomi dopo la vaccinazione”.

500MILA VACCINATI CON I LOTTI SEQUESTRATI

Prima della scoperta dei lotti contaminati a Gunma e a Okinawa, il Giappone aveva già bloccato la somministrazione di 1,63 milioni di dosi del vaccino Moderna che erano state spedite a 863 centri di vaccinazione in tutto il paese. Lo ha fatto dopo che la casa farmaceutica locale che si occupa della loro distribuzione, Takeda Pharmaceutical, aveva ricevuto delle segnalazioni in merito alla presenza di agenti contaminanti in alcune fiale.Taro Kono, il ministro del governo giapponese a capo della campagna vaccinale, ha detto che il vaccino di Moderna proveniente dai lotti sequestrati è stato somministrato a circa 500mila persone.

COSA HA DETTO MODERNA

Moderna e Rovi, l’azienda spagnola che si occupa del confezionamento dei vaccini di Moderna nei mercati esterni agli Stati Uniti, hanno detto che la contaminazione può essere dovuta a un problema in una delle linee di produzione di Rovi in Spagna.

Le autorità della prefettura di Gunma hanno dichiarato che i vaccini contaminati provengono da un lotto diverso da quelli già sospesi. Il vaccino dal lotto sequestrato è già stato somministrato a 4575 abitanti della prefettura, ma finora non ci sono state segnalazioni di reazioni avverse.

4288.- I vaccini Moderna ritirati fanno due morti in Giappone. Perché?

Due o due milioni che differenza fa? È un caffè amaro quello di stamattina. Alla fine, tirando le somme, nel nome della salvezza, ha prevalso il detto “mors tua, vita mea”: non importa quanti moriranno se si salveranno a milioni. “Muori prima tu!” direi.

È una strage, ma più ancora conta il danno procurato da questi colossi finanziari alla società, alla morale delle istituzioni: non solamente della sanità, ma di tutte, dalla politica, alla sicurezza, ai media.

Quando si ragiona su grandi numeri, purché ci sia profitto, vale tutto e il contrario di tutto: si salvano vite e si procura la morte. Semplice, il denaro non ha un’anima, ma tutto corrompe. La finanza non è più uno strumento, ma è un tumore, a suo modo innocente, perché capisce soltanto le leggi del suo profitto e, senza il profitto, muore.

Il progresso, che ha messo tutto a fattor comune, ha fatto di questa umanità un gigante debole, senza morale, che manda messaggi senza amore, neppure per i propri figli. Abbiamo dato enfasi ai principi e trascurato le loro tutele.

Le Big Pharma hanno deviato dalla loro missione. La colpa è nostra, ma devono essere nazionalizzate. È impossibile farsi dominare da simili mostri. Nessuna sanzione sarà abbastanza per i nostri e per i loro vertici. Punto!

IL FATTO. Alcune dosi erano contaminate da particelle metalliche, da cosa e perché?

L’articolo di Scenari economici, postato da Giuseppina Perlasca ieri 28 Agosto 2021

I vaccini Moderna ritirati fanno due morti in Giappone

Due persone sono morte in Giappone dopo aver ricevuto dosi del vaccino Moderna da un lotto che è stato sospeso in via precauzionale dopo che alcune delle fiale sono state contaminate con materiale estraneo sconosciuto.
Le vittime erano uomini sulla trentina, ognuno dei quali ha ricevuto la sua seconda dose di Moderna da uno dei tre lotti di produzione sospesi giovedì, ha detto sabato il ministero della Salute. Sono in corso le indagini sulle cause dei decessi.

Il lancio in Giappone di oltre 1,63 milioni di dosi è stato interrotto dopo che il distributore nazionale del vaccino, Takeda, ha avvisato il governo del materiale estraneo scoperto in 39 fiale inutilizzate. Tutte le dosi contaminate sono state prodotte in uno stabilimento di Madrid gestito da un’azienda spagnola Rovi, che ha affermato che le fiale in questione appartenevano a un lotto spedito esclusivamente in Giappone.

La composizione della sostanza estranea non era immediatamente chiara. Tuttavia, il canale televisivo giapponese NHK ha riferito che alcune dosi erano contaminate da particelle metalliche, citando fonti del Ministero della Salute.

I vaccini dei lotti eventualmente contaminati erano stati inviati a 863 siti di vaccinazione in tutto il Giappone.

1,6 milioni di dosi di vaccino Moderna Covid ritirate in Giappone dopo che materiale estraneo trovato in alcune fiale.  Taro Kono, il ministro responsabile della campagna d’immunizzazione del Paese, ha dichiarato venerdì che sono già state effettuate più di 500.000 vaccinazioni utilizzando le dosi dei lotti in questione. “Non sembra che ci siano seri problemi di sicurezza a questo punto”, ha detto Kono.

Tuttavia, Moderna ha annunciato un’indagine sulla questione e il regolatore dei farmaci dell’UE, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA), ha lanciato una propria indagine per determinare se l’offerta europea è stata influenzata.

2310.- L’incidente dell’F-35 caduto nel Pacifico ha fatto tremare gli Stati Uniti


Ad eccezione degli F-35I israeliani, gli F-35 trasmettono al Pentagono le
informazioni top secret del paese che li utilizza.

È trascorsa una settimana dalla sparizione di uno degli F-35 in forza all’Aeronautica giapponese. Il relitto del jet è stato, infine, ritrovato nel Pacifico, ma ancora non c’è traccia del pilota, e per questo continuano le ricerche, insieme, alle operazioni di recupero di ciò che resta dell’aereo da parte delle Forze di Auto-difesa del Giappone e della Marina degli Stati Uniti, che temono un’azione di spionaggio che potrebbe essere stata lanciata da Cina e Russia , intese ad individuare a loro volta il relitto per recuperalo e trarre informazioni “segrete” sulla nuova arma “stealth” dell’avversario.

Il caso

L’F-35 A era decollato il 9 aprile dalla base diMisawa, nella prefettura di Aomori all’estremo nord dell’isola di Honshu, per simulare l’intercettazione di velivoli nemici insieme ad una formazione di altri 3 velivoli, quando è scomparso dai radar alle 19:27 (ora locale) senza lasciare alcuna traccia in un tratto di mare che si stimava essere a 85 miglia nautiche di distanza dalle coste del Giappone, con un fondale profondo oltre 4.000 metri. A bordo era il maggiore Akinori Hosomi, veterano dell’aeronautica giapponese con oltre 3.200 ore di volo delle quali 60 sugli F-35. Secondo le autorità giapponesi si sarebbe trattato di un guasto tecnico; sempre che non si sia trattato, invece, di un malore del pilota, che, a questo punto, potrebbe trovarsi nel relitto. Ricordiamo l’incidente dell’EFA di Pratica di Mare inabissatosi al Circeo durante una manifestazione aerea.

Le operazione di ricerca e soccorso erano state lanciate immediatamente, e nemmeno gli altri 3 caccia della formazione avevano   avvistato i resti del velivolo, probabilmente inabissatosi poco dopo. Non avendo dato alcun riscontro, gli Stati Uniti, preoccupati dalla possibilità che le informazioni più segrete riguardo il programma Joint Strike Fighter potessero essere compromesse hanno inviato immediatamente sul posto un velivolo spia U-2 “Dragon Lady”, per mappare il tratto di mare interessato dalle ricerca, e un pattugliatore marittimo P-8 “Poseidon”, specializzato nella ricerca sottomarina e dotato di sensori Mad – Magnetic Anomaly Detection. Come unità di superficie sono state inviate un cacciatorpediniere classe Arleigh Burke, la USS Stethem.

“L’F-35A è un aeroplano che contiene una quantità significativa di segreti che devono essere protetti” ha dichiarato il ministro della Difesa giapponese Takeshi Iwaya alla stampa nipponica, e per questo Stati Uniti e Giappone hanno collaborato nelle ricerche senza sosta, 24 ore su 24, del relitto e del pilota disperso. In gioco sono i “segreti” dell’arma più costosa del mondo, e la preoccupazione è stata quella di evitare che altre potenze mondiali potessero aver lanciato delle operazioni di spionaggio per entrare in possesso di questi segreti.

Nonostante il caccia precipitato, sia stato ritrovato, secondo la firma lasciata sui radar al momento della sparizione, in un tratto di mare all’interno della zona economica esclusiva del Giappone, il Pentagono è ugualmente preoccupato dall’interesse che la Russia e la Cina potrebbero avere nel recuperare anche solo “una vite” del velivolo, per trarre qualsiasi tipo di informazione sulla nuova tecnologia di 5ª generazione che sta armando le forze aeree della Nato e dei suoi maggiori alleati. “Non c’è prezzo troppo alto che Cina e Russia pagherebbero per venire in possesso dell’F-35 scomparso in Giappone”, aveva twittato un esponente di spicco della commissione per le relazioni estere del Senato statunitense.

Le forze di Autodifesa giapponesi hanno confermato che non si è registrata alcuna attività insolita intorno all’aerea dell’incidente, ma non si può escludere che la vicinanza con le coste russe possa aver spinto il Cremlino ad interessarsi in qualche modo alla sparizione del velivolo. Lo stesso vale per il destino del pilota, del quale non si hanno tracce da 7 giorni, nonostante le tecnologie di localizzazione gps dei quali sono dotati seggiolini eiettabili e dotazioni personali dei piloti da caccia. 

I “problemi” degli F-35 giapponesi 

Secondo quanto appreso, l’F-35 precipitato farebbe parte dei cinque caccia versione “A” – a decollo convenzionale – assemblati dalla Mitsubishi che avevano già riscontrato dei problemi tecnici durante le ultime sortite. Secondo quanto riferito dal quotidiano giapponese Mainichi Shimbun, cinque jet F-35 della Japan Self-Defence Force avrebbero effettuato sette atterraggi d’emergenza nelle ultime settimane. Il velivolo coinvolto nell’incidente era uno di questi. I velivoli avevano riportato problemi di raffreddamento e di sistema di navigazione già nel 2017 e 2018, e ulteriori problemi con i sistemi di alimentazione all’inizio dell’anno.

La missione di ricerca e il recupero

Lo scorso dicembre gli Stati Uniti avevano perso nei mari del Giappone un aereo-cisterna Kc-130j che era stato vittima di una collezione a mezz’aria con un jet F/A-18. Le ricerche durano cinque giorni ma il caso era nettamente diverso e la probabilità che l’equipaggio del quadrimotore fosse riuscito a lanciarsi estremamente ridotte. Per il caso di un caccia le possibilità che il pilota riesca ad eiettarsi dopo aver perso il controllo del velivolo sono decisamente favorevoli, e nel tratto di mare delle ricerche non sono presenti né atolli né isole, quindi può essere esclusa la possibilità di un tentativo ci atterraggio d’emergenza o di ammaraggio nei pressi delle stesse. Il pilota, scomparso è probabilmente deceduto in seguito allo schianto motivato dalla perdita del controllo del velivolo, che a causa dei guasti tecnici potrebbe non avergli permesso di lanciarsi e mettersi in salvo. Per questo e per salvaguardare i segreti custoditi dall’F-35 le ricerche delle unità di salvataggio marittime, degli aerei e degli elicotteri da ricognizione sono proseguite senza sosta, fino al ritrovamento..

Infine, il ministero della Difesa giapponese ha reso noto che sono stati ritrovati i resti dell’aereo da caccia F-35, scomparso nell’Oceano Pacifico. Le operazioni delle Forze di Autodifesa e della Guardia costiera sono andate avanti durante la notte, ma il pilota dell’aereo risulta ancora disperso. Il caccia, decollato intorno alle 19 del 9 aprile dalla base area di Misawa, a nord-est del Giappone, era in volo assieme a una pattuglia di altri 3 aerei a 135 chilometri dalla base quando è sparito dal radar.

Per obbedire al trattato di pace, le portaerei Izumo e Kaga sono state classificate “cacciatorpediniere” , ma si tratta di navi lunghe 248 metri, larghe 38 e dislocanti 19.500 tonnellate scariche (ben 27.000 a pieno carico) e dotate di un ponte di volo continuo da poppa a prua con una “isola” abbastanza grande posta sul lato dritto della nave.

Il governo giapponese ha acquistato gli F-35AS dagli Stati Uniti nel gennaio dello scorso anno per rimpiazzare i vecchi F-4. Con un prezzo di listino di 10 miliardi di yen per ogni esemplare, l’equivalente di 80 milioni di euro, Tokyo prevede di acquistarne un ulteriore lotto per un totale di 105 F-35As, da aggiungere ai 42 F-35B a decollo verticale, già commissionati per le portaerei Izumo e Kaga.

Search and rescue teams found wreckage from a Japanese F-35 stealth fighter that crashed over the Pacific Ocean close to northern Japan, but the pilot remains missing, Japan’s defence ministry said on Wednesday. The aircraft, less than one-year-old, was the first F-35 to be assembled in Japan and was only in the air for 28 minutes on Tuesday, a defense official said. It is only the second F-35 to crash in the two-decades it has been flying. The advanced, single-seat jet was flying about 135 kilometer east of the Misawa air base in Aomori Prefecture at about 7 27 p m on Tuesday when it disappeared from radar, the Air Self Defense Force said. “We recovered the wreckage and determined it was from the F-35,” a spokesman for the Air Self Defence Force said, adding that the pilot of the aircraft was still missing. The aircraft was at the front of a group of four planes out for training maneuvers when it sent an “aborting practice” signal and then disappeared from the radar, Defence Minister Takeshi Iwaya told reporters. “We’ll need to cooperate with the U S forces and I believe arrangements are being made for this,” Iwaya said, adding the priority was on determining the cause of the accident. The aircraft had been in the air for 28 minutes when contact was lost, the official said. The pilot had 3200 hours of flight time, with 60 hours on the F-35, the official said. The aircraft crashed in waters that reach a depth of around 1500 meters, making recovery difficult, the official said.

Il vero problema degli F-35:
svelano informazioni top secret

Tokyo prevede l’acquisto di 105 velivoli di cui 42 saranno della versione B, quella Stovl impiegabile dalle portaerei “minori”, e attualmente solo in dotazione a Stati Uniti, Regno Unito e Italia. L’acquisizione richiede un aumento netto della spesa militare pari a 3mila miliardi di Yen rispetto al quinquennio precedente e si inquadra nel mutato scenario strategico asiatico che ha visto e sta vedendo un drammatico aumento dell’espansionismo cinese. La Nuova Via della Seta deve essere giocoforza supportata da un’implementazione dello strumento militare ed in particolar modo, per questioni geografiche e strategiche, di quello navale.

L’F-35 è uno dei caccia più discussi dall’inizio del suo progetto e delle prime commesse internazionale. Il programma è considerato il fiore all’occhiello dell’industria bellica americana. E gli Stati Uniti hanno da anni avviato una martellante campagna di vendita ai partner internazionali. Ma perché Washington sta puntando in maniera così vigorosa su questi caccia multiruolo? Semplice economia?

Certo, quella aiuta tantissimo. I miliardi incassati dalla Lockheed Martin entrano nel circuito economico degli Stati Uniti alimentando l’apparato militare-industriale americano e, a loro volta, l’industria nazionale. Gli stabilimenti lavorano, i soci incassano e la politica Usa ottiene un volano per l’economia importantissimo. E non è un caso che Donald Trump abbia spinto, in maniera quasi spasmodica, per vendere il programma e chiedere agli altri alleati di perseguire nell’acquisto si questo caccia e, se possibile, aumentarne le commesse. 

Il fatto però è che pensare agli F-35 solo in ottica di commesse, rischia di non dare la reale percezione dell’importanza di questo programma. Perché dietro a questo nuovo caccia, che è anche un mezzo pronto per il cyberwarfare, c’è di mezzo anche la capacità di registrare i dati da parte dei software inseriti all’interno dell’aereo. E la questone non è affatto secondari,a dal momento che rappresenta un vero e proprio “cavallo di Troia” della Difesa Usa all’interno delle aviazioni militari alleate, come scritto da Giampaolo Cadalanu su Repubblica.

Come spiega il quotidiano, “alla Lockheed è stato attribuito il compito di creare un firewall ‘che dia ai partner internazionali la possibilità di rivedere e bloccare i messaggi per prevenire la perdita di dati sovrani’. In parole povere, le diverse Forze armate vogliono poter scegliere quali dati raccolti dal cacciabombardiere condividere con l’hub di comunicazione centrale (che ovviamente sarà in Usa) e quali invece riservare per la conoscenza ai soli operatori nazionali”.

Questo cosa significa? C he dagli Stati Uniti possono controllare tutti i dati registrati dal caccia mentre esso è operativo nei cieli nazionali e internazionali. E parliamo di un flusso di dati immenso, dal momento che l’aereo è altamente computerizzato e supporta la guerra nei vari domini, non solo quello del cielo ma anche quello cyber. L’F-35 registra tutto. E tutto è inserito all’interno di un software, l’Alis (acronimo di Autonomic Logistics Information System), che ha sede non nei singoli Paesi che utilizzano l’aereo, ma in Texas, precisamente a Fort Worth. Un problema non secondario, dal momento che le Difese dei vari partner del programma vogliono avere garanzie particolarmente chiare sulla sicurezza dei dati di volo di questi aerei.

La questione, che dal punto di vista militare è chiarissima. La guerra si sta trasformando in una sfida cyber e questo implica che i software e i componenti dei singoli mezzi da guerra siano al centro di una sfida di fondamentale importanza fra chi progetta, realizza e vende queste parti. Avere un Paese che possiede “le chiavi di accesso” di un mezzo significa consegnargli una parte della propria sicurezza nazionale. E se per noi il problema è rappresentato dai codici degli F-35 o dal firewall che comunica i dati direttamente nella centrale americana, anche il Pentagono ha i suoi problemi. 

Uno di questi è legato per esempio alla Cina. I vertici militari statunitensi hanno già segnalato che la presenza ormai enorme di componenti cinesi nei missili e nei sistemi di difesa americani genera il rischio che queste parti contengano malware con cui Pechino non solo più monitorare la Difesa statunitense ma anche controllarne, eventualmente, l’utilizzo, per esempio disattivando il software cinese. Il problema è che oggi la Difesa degli Stati Uniti dipende, in larga parte, proprio dall’industria elettronica cinese. E finché non ne avrà una nazionale in grado di soddisfare tutte le richieste interne, sarà costretta a utilizzare il made in China. Con tutti i rischi che esso implica.

Ma c’è poi un profilo di natura politica, che per noi italiani ed europei è fondamentale. Qual è il confine fra alleanza e subordinazione nel momento in cui gli Stati Uniti possono controllare i dati dei nostri caccia? La questione non è secondaria. E non è un caso che il governo americano sia stato da subito molto preoccupatodall’idea di una Difesa comune europea che puntasse a una centrale d’appalto europea e sulle imprese del nostro continente. I rischi non sono solo di natura economica, ma soprattutto strategica. Prova ne è lo scontro con la Turchia sulla vendita degli F-35 contemporanea all’acquisto da parte di Ankara del sistema S-400 russo.

fonti Occhi della Guerra, La Sicilia.