La Francia si auto esclude e ci danneggia
Ex colonia francese, governata dai Bongo dal 1967, il Gabon è un Paese produttore di petrolio, con la Total in prima fila. Tra le sue ricchezze anche il manganese, estratto dal gruppo parigino Eramet. Nel corso degli anni, la Francia ha sostenuto politicamente sia Omar Bongo che il figlio Ali . Il potere era gestito come un affare di famiglia e il malcontento della popolazione non era un mistero. Bongo avrebbe vinto in tre province su nove, quelle orientali, mentre nelle altre sei ha prevalso lo sfidante Albert Ondo Ossa. Per questo era prevedibile ciò che è successo. Un altra ribellione al sistema di potere neocolonialista di Parigi, che per questi popoli che vivono al di sotto della soglia di povertà si confonde con tutta l’Europa. Chi rivolge le sue preoccupazioni al futuro di Ali Bongo fa un favore a Putin.
Il Gabon è legato alle influenze cinesi nell’Africa Centrale e, infatti – cosa rara -, il governo cinese ha chiesto immediatamente ai golpisti di reintegrare Ali Bongo alla presidenza: “La Cina segue da vicino gli ultimi sviluppi in Gabon, invitiamo tutte le parti in Gabon di agire secondo gli interessi fondamentali del Paese e della gente, di risolvere le differenze attraverso il dialogo e ripristinare l’ordine normale il prima possibile e di garantire la sicurezza personale del presidente Bongo, al fine di sostenere la pace e la stabilità nazionali”.
Dopo il golpe, naturalmente antifrancese, il Gruppo Bollorè e il Gruppo parigino Eramet hanno sospeso le loro attività e decine di cargo, portaconteiner e petroliere sono all’ancora di fronte a Port-Gentil, principale porto del paese perché non possono attraccare. La Francia sta perdendo i suoi contatti, non mostra di voler passare il testimone, ma questo colpo di Stato militare è il quinto in tre anni nella regione. Come quello del Niger, destabilizza ancor più una regione dove gli interessi europei e di altre potenze la fanno da padrone su una popolazione estremamente povera e dove solo pochi detengono la maggioranza della ricchezza nazionale.
Chiunque sia a capo dell’immigrazione, è evidente che agli africani non basta emigrare. I governi e le organizzazioni internazionali hanno di fronte la folla e la sua festa, le sue grida di giubilo per la conquistata libertà da un regime che sembrava inossidabile, anche se a rovesciarlo sono stati la potente guardia presidenziale e l’esercito, quell che di fatto lo sostenevano.
Macron condanna il colpo di Stato, ma l’opposizione francese risponde: «Supporto incondizionato della Francia a un regime insopportabile: gli africani hanno voltato pagina»
francese, la missione in Gabon conta al momento 370 soldati dispiegati in modo permanente. Gli interessi economici, del resto, sono tanti ed evidenti. In Gabon opera, ad esempio, il gruppo minerario francese Eramet, attivo nell’estrazione del manganese (minerale essenziale, ad esempio, per la produzione di acciaio inossidabile). Il gigante, che ha sede a Parigi, ha dovuto annunciare nelle scorse ore uno stop delle operazioni: «In seguito agli ultimi avvenimenti in corso», il gruppo ha «messo fine» alle sue attività in Gabon e «monitora» la situazione per «proteggere la sicurezza del personale e l’integrità delle strutture», ha fatto sapere Eramet, che in Gabon conta 8 mila dipendenti. L’annuncio ha fatto crollare le azioni Eramet alla Borsa di Parigi, con un calo del 18,83% a 61,85 euro intorno alle 9.55.
Ma il Gabon basa la propria economia soprattutto sull’esportazione di prodotti fossili, dal gas naturale al petrolio, passando anche per il carbone. E qui, ancora, la Francia conta ancora diversi investimenti. TotalEnergies, compagnia petrolifera francese con sede a Parigi, è il principale distributore di prodotti petroliferi del Gabon, con 45 impianti e 350 dipendenti. Nelle ore seguenti il golpe, Total ha affermato di aver preso provvedimenti per garantire la sicurezza dei propri dipendenti e delle sue operazioni in Gabon.
Chi è Oligui Nguema, ex aiutante di campo che ha rovesciato Bongo, con proprietà negli USA
Da RAINews del 31 agosto 2023
Già “aiutante di campo” dell’ex presidente Omar Bongo, poi nominato dal figlio Ali capo d’intelligence della Garde républicaine, un corpo militare di elite: questo il curriculum essenziale del generale Brice Oligui Nguema, alla guida della giunta che ha preso il potere in Gabon. Dopo il golpe di ieri, l’ufficiale è stato portato in trionfo dalle truppe nella capitale Libreville.
Il generale era stato molto vicino a Omar Bongo tra il 2004 e il 2009, l’anno della morte del presidente e dell’ascesa al potere del figlio. Secondo una ricostruzione dell’emittente radio France International, in quella fase di transizione Nguema era stato accusato di aver appoggiato un fallito tentativo di golpe contro Ali. Nel corso del processo, però, non era emersa alcuna responsabilità specifica. Nel 2020 il generale era stato invece toccato da un’inchiesta condotta dal gruppo Organized Crime and Corruption Reporting Project: stando all’indagine, l’ufficiale avrebbe diverse proprietà negli Stati Uniti, per un valore totale di un milione di dollari. Nel 2018, sempre secondo l’inchiesta, avrebbe pagato 447mila dollari in contanti per acquistare una proprietà nella città di Silver Spring, nel Maryland. A chi gli aveva chiesto l’origine di quei fondi, il generale aveva risposto: “Credo che anche in Francia o negli Stati Uniti la vita personale sia vita personale e dovrebbe essere rispettata”.
Chi è Oligui Nguema, ex aiutante di campo che ha rovesciato Bongo, con proprietà negli Usa
Già “aiutante di campo” dell’ex presidente Omar Bongo, poi nominato dal figlio ali capo d’intelligence della Garde républicaine, un corpo militare di elite: questo il curriculum essenziale del generale Brice Oligui Nguema, alla guida della giunta che ha preso il potere in Gabon. Dopo il golpe di ieri, l’ufficiale è stato portato in trionfo dalle truppe nella capitale Libreville.
Il generale era stato molto vicino a Omar Bongo tra il 2004 e il 2009, l’anno della morte del presidente e dell’ascesa al potere del figlio. Secondo una ricostruzione dell’emittente radio France International, in quella fase di transizione Nguema era stato accusato di aver appoggiato un fallito tentativo di golpe contro Ali. Nel corso del processo, però, non era emersa alcuna responsabilità specifica. Nel 2020 il generale era stato invece toccato da un’inchiesta condotta dal gruppo Organized Crime and Corruption Reporting Project: stando all’indagine, l’ufficiale avrebbe diverse proprietà negli Stati Uniti, per un valore totale di un milione di dollari. Nel 2018, sempre secondo l’inchiesta, avrebbe pagato 447mila dollari in contanti per acquistare una proprietà nella città di Silver Spring, nel Maryland. A chi gli aveva chiesto l’origine di quei fondi, il generale aveva risposto: “Credo che anche in Francia o negli Stati Uniti la vita personale sia vita personale e dovrebbe essere rispettata”.
L’Unione africana sospende il Gabon
Il Consiglio di pace e sicurezza dell’Unione africana (Ua) si è riunito ieri per “esaminare la situazione in Gabon” e Il presidente della commissione Moussa Faki Mahamat ha annunciato di aver “sospeso immediatamente” il Gabon in seguito al colpo di stato militare. L’organismo (fondato il 9 luglio 2002 da Muammar al-Qaddafi) ha affermato su X che “condanna fermamente la presa del potere militare nella Repubblica del Gabon, che ha deposto il presidente Ali Bongo il 30 agosto 2023, e decide di sospendere immediatamente la partecipazione del Gabon a tutte le attività dell’Ua, dei suoi organi e istituzioni”. L’Unione Africana ha deciso di confermare le sanzioni ai danni di Sudan, Mali, Burkina Faso, Guinea e Niger, sospesi momentaneamente dell’Unione in quanto attanagliati dalle conseguenze dei colpi di stato messi in atto da giunte militari.
Mentre la Russia appoggia la missione militare della compagnia mercenaria Wagner in Mali, le bandiere russe sventolano nel Niger, l’Ue, con Borrell respinge qualsiasi presa di potere con la forza e l’Unione africana sospende il Gabon, come già il Mali, il Burkina Faso, il Sudan e il Niger; ma, in Gabon la folla esulta dopo il colpo di Stato che ha deposto il presidente eletto Ali Bongo
Di fatto, dopo il Niger anche il Gabon “caccia” la Francia dal Paese, ex colonia francese.
Ecowas preoccupata per il golpe: “Contagio autocratico”, ha condannato il golpe in Gabon esprimendo ”profonda preoccupazione per la stabilità sociopolitica del Paese” e per il ”contagio autocratico che sembra diffondersi in diverse regioni del nostro amato continente”. Così il presidente della Nigeria Bola Ahmed Tinubu, attuale leader di Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale.
Bene Tajani: in Africa Ue lavori a diplomazia, no a uso armi
“In Niger a in Gabon c’è una situazione di instabilità con una serie di golpe militari con un effetto domino. Chiediamo sempre una soluzione diplomatica in cui l’Europa sia presente ma mai dia l’idea di essere una nuova colonizzatrice. Abbiamo apprezzato le proposte di mediazione algerina. Un intervento militare creerebbe nuove complicazioni e aumenterebbe i flussi migratori. Sulle sanzioni in niger valuteremo ma serve una soluzione diplomatica che non appaia una scelta anti africana, serve sempre grande prudenza”. Lo afferma il ministro degli esteri, Antonio Tajani, arrivando alla riunione informale dei ministri degli esteri Ue.