Archivi categoria: Vaticano

6162.- Servizi segreti vaticani

di Jason Ventitre Deglianelli

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Periodicamente vengono alla luce tracce di operazioni segrete del Vaticano, che nega le sue attività di intelligence. A cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta, un’ondata di arresti di spie cattoliche di alto rango si diffuse in tutta Europa.

In Bulgaria uno di loro è stato condannato a morte; grandi gruppi furono esposti in Cecoslovacchia e Polonia. I monasteri cattolici fungevano da depositi di armi e rifugi per spie e terroristi. Il denaro della mafia veniva riciclato attraverso il tesoro vaticano (“Istituto per gli affari religiosi”): in collaborazione con la mafia e la loggia massonica P-2, il Vaticano sponsorizzò il traffico di armi e droga, i regimi filoamericani in America Latina e i regimi anti-americani. Forze sovietiche nell’Europa orientale.

È interessante notare che nell’intera storia dell’intelligence, solo l’agente sovietico I. Grigulevich, che lavorava sotto il nome di Theodore Castro, riuscì a penetrare in Vaticano. Per quanto riguarda gli archivi vaticani, si possono solo immaginare le informazioni ivi nascoste; se usciranno probabilmente la storia sarà da riscrivere daccapo

6149.- La dottrina della Fede ha varcato i confini dell’impostura, ma il messaggio di Cristo non gli appartiene.

Dichiarazione della Confraternita del Clero Cattolico (USA) sulla recente Dichiarazione Fiducia Supplicans

Di Sabino Paciolla|Dicembre 24th, 2023Tag: benedizioni coppie omosessualiCongregazione per la Dottrina della FedeFiducia Supplicans

Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog il comunicato della Confraternita del Clero Cattolico (sezione USA) e pubblicato sul suo sito. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella traduzione da me curata. 

22 dicembre 2023

La Confraternita del Clero Cattolico (USA) desidera affrontare la recente agitazione sulla corretta interpretazione e applicazione della Fiducia Supplicans del Dicastero della Dottrina della Fede. Uniamo le nostre preoccupazioni a quelle dei nostri confratelli della Confraternita britannica del clero cattolico, come dichiarato nel loro annuncio pubblico. Il comportamento peccaminoso e le inclinazioni disordinate non possono mai essere benedetti o condonati. Anche l’apparenza di un’approvazione di qualsiasi male morale deve essere evitata a tutti i costi, per evitare che si possa dedurre che colui che dà la “benedizione” sia anche un collaboratore formale del male, cosa che è sempre proibita.

La distinzione che gli individui possono essere benedetti senza approvare il loro stile di vita e la loro attività morale è certamente valida. I detenuti in carcere vengono spesso “benedetti”, ma sempre nel contesto in cui si invoca l’assistenza divina sulle persone stesse, non sul loro comportamento criminale. Allo stesso tempo, però, è necessario prestare molta attenzione affinché non si crei la facciata che non solo la persona, ma anche le sue azioni e le sue convinzioni ricevano una sorta di “imprimatur”. Le coppie conviventi (eterosessuali o omosessuali), se benedette insieme, danno l’impressione che la loro relazione sia accettabile agli occhi della Chiesa, cosa che non è. Mentre un ecclesiastico può “benedire” qualsiasi persona umana, non può benedire un comportamento immorale o disordinato. Amare il peccatore non significa amare il peccato. Gesù comandò alla donna colta in adulterio di “non peccare più”. Non ha “benedetto” il suo stile di vita, ma ha perdonato i suoi peccati.

Allo stesso modo, come non possiamo benedire l’aborto, la pornografia, l’infedeltà coniugale, l’abuso di minori, il terrorismo e tutti i gravi mali (come la fornicazione e l’adulterio), dobbiamo anche evitare di confondere le cose immorali con coloro che le commettono. La prudenza ci impone di evitare di trasmettere un messaggio sbagliato e di evitare di fare un’analisi della verità morale. La verità morale è preziosa quanto la verità dogmatica. Sì, la Chiesa non ha cambiato il suo insegnamento perenne sulla sessualità umana e sulla santità del matrimonio, ma non dobbiamo nemmeno confondere le acque. Ammonire i peccatori è ancora un’opera di misericordia, oscurare la loro visione morale non lo è, anche se viene chiamata “benedizione”.

6067.- L’escalation c’è già: l’Iran è coinvolto nel conflitto contro Israele

La campagna militare di Gaza sarà aeroterrestre e potrebbe durare molto, molto a lungo, con molti altri lutti. La tenuta politica di Netaniahu se ne gioverebbe, ma dipende anche molto da quali opportunità possono crearsi a livello internazionale. C’è, però, una possibilità di pace, senza altri lutti, con un confine eretto fra due stati sovrani, garantito, che non farebbe gli interessi né di Hamas né di Netaniahu e che António Gutérrez non ha la forza di sostenere.

La guerra a Gaza, oggetto della telefonata fra Papa Francesco e Biden, rischia di allungarsi nel tempo. E si sta già allargando ad altre aree calde del Medio Oriente. Milizie sciite pro-Iran entrano in azione in Libano, Siria, Iraq e Yemen anche contro gli Usa.

Da La Nuova Bussola Quotidiana, 10 novembre 2023. Di Stefano Magni.Teheran, manifestazione pro-Palestina (con i ritratti di Soleimani)

Il rischio maggiore, per ora, della guerra a Gaza è che si allunghino i tempi e con essi anche le perdite, militari e civili. Ma il rischio più temuto nel mondo è che si allarghi. In realtà, l’escalation non è definibile semplicemente come “rischio”: è già in corso. L’Iran è indirettamente coinvolto nelle operazioni iniziate su fronti secondari, di cui si parla meno, ma dove i morti si contano già a decine, in Libano, Yemen, Siria e Iraq.

Scongiurare l’ulteriore allargamento del conflitto è stato molto probabilmente al centro del colloquio telefonico riservato fra Papa Francesco e il presidente degli Usa Joe Biden, domenica 22 ottobre. Sappiamo poco dei suoi contenuti, se non che è servita a “individuare percorsi di pace”. Biden, il giorno successivo ha parlato di un pieno accordo con il Santo Padre: “Il Papa ed io siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Era molto, molto interessato a ciò che stiamo facendo per alcune delle crisi che stiamo affrontando, in particolare in Israele questa volta”.

La diplomazia a livello mondiale sembra poter fare ben poco in questa fase del conflitto. Quella locale sta ottenendo qualche risultato. Dopo la liberazione, da parte di Hamas, di due cittadine americane Judith e Natalie Shoshanna Raanan (madre e figlia), altri due ostaggi sono stati scambiati con aiuti umanitari al confine con l’Egitto, altre due donne, israeliane: Nurit Cooper e Yocheved Lifshitz, di 80 e 85 anni rispettivamente. Tuttavia un altro tentativo di scambio, negoziato dal Qatar e riguardante ben 50 ostaggi con doppia nazionalità, pare sia fallito, stando a fonti del Wall Street Journal. Hamas chiedeva in cambio una fornitura di carburante e Israele ha rifiutato perché può essere usato anche per scopi militari (per i razzi, tanto per cominciare).

Lo Stato Maggiore israeliano fa sapere che non vi sia alcun nesso fra la presenza di ostaggi a Gaza e il mancato inizio delle operazioni di terra, che gli osservatori già si attendevano la settimana scorsa. Su questo punto non trapela nulla, né ci sono indizi su quando l’offensiva possa iniziare. L’ora X potrebbe scattare mentre questo articolo va online, così come non scattare affatto. Quel che però pare ormai assodato è che la campagna militare di Gaza (che sia solo aerea o anche terrestre) dovrebbe durare molto a lungo.

Il Segretario alla Difesa degli Usa, Lloyd Austin ha citato ad esempio la riconquista di Mosul nel 2017, che segnò la sconfitta dell’Isis in Iraq: occorsero nove mesi per ripulire la città dai jihadisti. A Gaza i membri di Hamas, della Jihad Islamica e delle sigle terroriste minori presenti sul territorio, sono anche più numerosi di quelli dell’Isis di allora e possono avvalersi di una intricata rete di tunnel per nascondersi e muoversi in un conflitto urbano.

Chiaramente, più lunga è la durata del conflitto, più è facile che si estenda anche territorialmente. Ma, appunto: altri fronti sono già aperti, anche se fanno meno notizia.

Ad esempio, gli Stati Uniti hanno sparato i loro primi colpi, il 19 ottobre, nel Mar Rosso. Lo hanno fatto per reagire a un lancio di missili e droni dallo Yemen. Sono stati tutti intercettati dalla batteria anti-missile del cacciatorpediniere USS Carney. La marina degli Stati Uniti non ha fornito molti dettagli sull’azione, se non che i missili e i droni fossero diretti “verso Nord”, quindi “potenzialmente verso Israele”. I missili sono stati lanciati dalla milizia sciita Houthi, sostenuta dall’Iran.

Sul lato opposto del teatro di conflitto, nel Nord, il Libano è già coinvolto da tre settimane in scontri a fuoco fra Hezbollah (altra emanazione del regime iraniano) e Israele. Per sicurezza, 200mila civili israeliani sono già stati evacuati dall’area. L’aviazione israeliana ha colpito due postazioni della milizia sciita anche ieri, per prevenire un loro lancio di razzi. Inoltre ha lanciato raid in profondità in Siria, colpendo gli aeroporti di Damasco e Aleppo, dove l’Iran sta inviando a Hezbollah armi e rinforzi di miliziani sciiti.  

Altre milizie filo-iraniane in Siria e nel vicino Iraq, invece, hanno aumentato i loro attacchi contro le basi statunitensi nell’ultima settimana. L’ultimo in ordine di tempo è stato il tentativo (fallito) da parte di milizie sciite di colpire l’aeroporto di al Tanf, in Siria.

Per questo motivo, anche ieri, lunedì 23 ottobre, l’amministrazione Biden è tornata ad ammonire Teheran. «Sappiamo che l’obiettivo dell’Iran è quello di mantenere un certo livello di segretezza per negare le sue responsabilità – ha dichiarato John Kirby, del Consiglio di sicurezza nazionale – Ma non glielo permetteremo. Non permetteremo nemmeno che qualsiasi minaccia ai nostri interessi nella regione rimanga incontrastata”.

Secondo fonti del Jerusalem Post, domenica i media iraniani si sono concentrati su altre minacce a Israele e alla regione, criticando il ruolo degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, ventilando la possibilità di nuovi attacchi informatici a Israele ed enfatizzando le divisioni interne allo Stato ebraico sulla futura probabile operazione di terra. Mehdi Hosseini Matin, incaricato d’affari iraniano a Londra, ha affermato che se questa dovesse partire è possibile che gli interessi del Regno Unito vengano colpiti. Lanciando il sasso e nascondendo la mano, ha aggiunto che l’Iran non ha alcun controllo sulle “forze di resistenza” nella regione, che, a suo dire, prenderebbero le proprie decisioni indipendentemente da Teheran. Detto in parole povere: noi vogliamo la pace, ma se qualcuno dei nostri si arrabbia non garantiamo nulla.

In caso di partecipazione diretta o indiretta dell’Iran nel conflitto, comunque, Israele potrebbe rispondere con un attacco alla fonte. Come ha dichiarato Nir Barkat, ministro dell’Economia in un’intervista al britannico Daily Mail: “Taglieremo la testa del serpente a Teheran”.

5936.- Difficile chiamarlo papa.

Marcello Veneziani: “Il cristianesimo ridotto a una Ong”

Di Marcello Veneziani, Redazione Blog di Sabino Paciolla, 30 Settembre 2023

Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Marcello Veneziani e pubblicato sul suo blog. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Il problema non è, ovviamente, Salvini, il quale, a mio parere, stringendo in pubblico quel rosario ha cercato di utilizzare politicamente i valori cristiani. La questione sollevata da Veneziani è però vera e tutta interna alla Chiesa cattolica che vive una crisi tutta sua. Una crisi i cui contorni sono messi ben in evidenza da Marcello Veneziani in questo suo articolo. 

Papa Francesco in un momento di raccoglimento a Marsiglia, davanti al memoriale che ricorda i marinai e i migranti morti in mare - Ansa/Reuters
Papa Francesco in un momento di raccoglimento a Marsiglia, davanti al memoriale che ricorda i marinai e i migranti morti in mare. – Ansa/Reuters

La civiltà cristiana ha oggi tre nemici: l’invasione islamica, il materialismo ateo e la chiesa di Bergoglio. In modi e gradi differenti stanno sradicando dalla nostra vita il seme della cristianità, il legame coi suoi simboli, con la sua fede e la sua tradizione. Detestano ogni tentativo di dare visibilità e centralità al messaggio cristiano, non sopportano il crocifisso nei luoghi pubblici, s’indignano se qualcuno si pone il problema di salvaguardare il suo spazio vitale, le sue città, i suoi riti e le sue liturgie.

I primi vogliono sostituire una religione che avvertono declinante con la loro e sottomettere la cristianità all’Islam. Il secondo vuol cancellare ogni traccia di spiritualità e di presenza religiosa dall’orizzonte pubblico per ridurre l’uomo alle sue voglie e al suo egoismo. La terza vuole ridurre la civiltà cristiana a luogo d’accoglienza, corridoio umanitario, fino a perdere ogni traccia vivente di cristianità. Il primo viene dal basso, dal sud del mondo, dai barconi e dalle ong. Il secondo scende dall’alto, dalle grandi fabbriche d’ateismo e di nichilismo che si annidano nei media, nella società dei consumi, nei santuari della finanza e dell’ideologia. La terza, invece, corrode la cristianità dall’interno, come una serpe in seno, riducendola ad agenzia umanitaria, e trasformandosi in cavallo di Troia nel cuore della civiltà cristiana. Non si preoccupano i preti e gli attivisti del bergoglismo che l’Italia, l’Europa, la cristianità stanno correndo verso la loro estinzione, il loro suicidio, la perdita di tutto quel che è stato per millenni il suo volto, la sua anima, la sua lingua e il suo catechismo elementare. E additano il loro nemico paragonando a Satana, come fa una sciagurata copertina di Famiglia Cristiana, ridotta ormai a setta estremista e fanatica del bergoglismo, chi si appella alla cristianità, alla famiglia, alla religione, ai rosari e ai crocifissi. Con l’ipocrisia aggiunta che dopo aver sbattuto Satana in copertina, con tanto di foto e di nome, dicono che non è un attacco personale ma una difesa del Vangelo da chi lo rinnega. Se davvero avessero voluto denunciare la perversione del Vangelo avrebbero dovuto dedicare quella copertina e il suo Vade Retro a quel prete colto in flagrante mentre abusava di una bambina. E non si tratta, come è noto, di un caso isolato. Lì siamo alla perversione diabolica del Vangelo e del messaggio di Cristo, Lasciate che i bambini vengano a me (Sinite parvulos venire ad me – Marco, 10,14). Lasciate che vengano in canonica per abusare di loro, violarli e sfogare le proprie voglie bestiali. Avendo Satana in casa, preferiscono invece andare a pescare il nemico politico e a demonizzare Salvini e con lui i milioni di italiani che sostengono la sua azione di ministro dell’interno. In una Chiesa che ha accolto e stretto le mani, anche di recente, a fior di Belzebù, dittatori sanguinari, abortiste seriali e infanticidi a catena, persuasori di morte e spacciatori d’inferno, sfruttatori di migranti e pedofili anche in tonaca, oltre che atei e persecutori, corrotti e corruttori, si permette di additare come Satana chi esprime oggi, a torto o a ragione, il disagio prevalente dei popoli, italiano e non solo, sulla necessità di frenare l’immigrazione clandestina e incontrollata e tutelare gli italiani, le loro città, la loro vita, le loro donne, i loro bambini, la loro civiltà. È qualcosa di aberrante a cui mai avremmo voluto assistere. E tutto questo nel silenzio complice delle massime autorità ecclesiastiche. Furono satanici anche quel milione di fedeli polacchi che lo scorso ottobre formarono un immenso cordone umano al confine, nel nome di Dio, della Madonna, stringendo il rosario, per frenare simbolicamente i flussi migratori incontrollati e chiedere che “L’Europa resti Europa”? E furono satanici i martiri e i santi che dettero la vita a Lepanto e a Otranto per salvare la civiltà cristiana?

Qual è il male del bergoglismo? La riduzione del male e del bene a uno solo. Il Male Unico e Assoluto è il nazismo e i suoi derivati; il Bene Unico e Assoluto è l’Accoglienza dello straniero. Sparisce ogni altro male sulla terra, passato e presente: il terrorismo e il comunismo, l’ateismo e le persecuzioni dei cristiani nel mondo, la distruzione della famiglia, le mille negazioni della vita, della nascita, della fertilità, la cancellazione di riti e simboli, tradizioni e liturgie sacre che sono il linguaggio di Dio. Resta solo un Male, il Nazismo, e l’Anticristo oggi ha la faccia di Salvini. Allo stesso modo sparisce ogni altro bene, la salvezza delle anime e della civiltà cristiana, la sopravvivenza della fede e delle comunità cristiane, la salvaguardia della famiglia e la promessa della Resurrezione, il senso dell’eternità e l’amor di Dio. Tutto viene ridotto al pronto soccorso dei poveri, tutta la missione della chiesa è ridotta a salvare vite umane dal mare, alloggiarle e sfamarle – naturalmente coi soldi pubblici, senza il concorso della chiesa – amare il prossimo soprattutto se viene da lontano, è straniero e non è cristiano, e pretendere che un mondo piccolo si carichi sulle spalle un mondo grande, sapendo che crollerà per il peso insostenibile di accogliere l’oceano in un lago. E senza porsi ulteriori problemi, come la crescita demografica vertiginosa o gli effetti pratici dell’invasione massiccia di popolazioni che ci vedono come punto di ristoro ma non come civiltà a cui convertirsi e in cui integrarsi. Dal punto di vista teologico la Trinità viene ridotta a una Persona. Sparisce il Padre, sparisce lo Spirito Santo, resta il Figlio e si occupa solo di salvare non anime ma corpi, non annuncia redenzioni ma ospitalità. Il cristianesimo ridotto a una Ong.

Nessuno pretende che la Chiesa si converta al nazionalismo e alle frontiere, nessuno chiede che la carità si restringa solo ai cristiani e ai connazionali. La misericordia non può avere barriere, la critica è legittima. Si chiede però il rispetto per chi non è allineato a quest’ultima chiesa bergogliana ed è in sintonia con la Chiesa di sempre, in saecula saeculorum. E il rispetto laico per chi ha un’idea diversa dei diritti e dei doveri, della solidarietà e della sicurezza, dei popoli e dell’umanità. Ma quel mondo di mezzo, un tempo cattocomunista e oggi con le mani in pasta nel business dei migranti, nell’imprenditoria del soccorso o nella loro giustificazione a mezzo stampa, sta toccando livelli di fanatismo e di accecamento come nei periodi più bui della cristianità. Più si spegne la luce cristiana nel mondo e più si invoca, come ha fatto Famiglia cristiana, il Papa “elettrico” (come si diceva del magnetismo di Hitler) che rischia di mandare in black out la cristianità.

Marcello Veneziani

5925.- Il papa Francesco e i migranti: una grave forma d’irresponsabilità

Da Boulevard Voltaire, di Sarah-Louise Guille 24 septembre 2023

Visita del papa Francesco a Marseille. Il proscenio.

L’informazione non è sfuggita a nessuno: questo sabato, 23 settembre 2023, Papa Francesco ha presieduto la santa messa all’interno dello stadio Vélodrome. Per l’occasione, il prato, solitamente utilizzato dai giocatori dell’Olympique de Marsiglia, è stato protetto e la tribuna nord è stata condannata e allestita per ospitare il Santo Padre. A parte questo e l’assenza di gol, potevamo pensare che fosse una partita dell’OM.

Per più di due ore, prima dell’inizio della messa, personalità sono intervenute per riscaldare l’ambiente. Una sorta di pre-partita condotto dal comico Mehdi Djaadi, dal musicista Jimmy Sax, dal gruppo Glorious, dal comico Gad Elmaleh e tanti altri. Quanto basta per far attendere il pubblico e alzare l’umore, come la finale di Champions League. Dalla tribuna sud è poi partita un’ola, ben seguita da tutto lo stadio, compresa la piazza dei preti, con grande stupore del resto dell’assemblea.

Pochi secondi prima dell’arrivo del Papa, svettava nuovamente la Tribuna Sud dove erano presenti i Vincitori Sud, uno dei gruppi di tifosi più attivi della squadra locale. È stato schierato un enorme tifo che rappresenta Papa Francesco e Notre-Dame-de-la-Garde. Un tifo che il sovrano pontefice, grande appassionato di calcio, deve aver apprezzato, così come il fervore che ha accompagnato il suo ingresso allo stadio in papamobile. L’arrivo di Lionel Messi con il Mondiale o di Basile Boli con la coppa dalle grandi orecchie non avrebbe certo fatto più rumore.

Riconoscendo la mia appartenenza a questa civiltà giudeo-cristiana che mi ha educato e una certa età, affermo che questo papa gesuita fa politica e si intromette in ciò che non lo riguarda. Penso che le Chiese accentueranno la loro desertificazione con i suoi ammonimenti poco papali.Siamo stati educati alla fede, ma viviamo nell’incertezza. Siamo sicuri che la politica del papa gesuita sia soltanto irresponsabilità?

Il papa Francesco e i migranti: una grave forma d’irresponsabilità

Di Marc Baudriller 23 septembre 2023. Da Boulevard Voltaire. Traduzione libera.

Un breve commento alla visita del papa Francesco a Marsiglia e alla superficialità del suo messaggio. La carità cristiana, com’è promossa da papa Francesco e dalla sinistra anticlericale, per il direttore Laurent Dandrieu e per me, vale ben poco.

Laurent Dandrieu apre così il dossier esplosivo su Chiesa e immigrazione.

“Papa Francesco lascia Marsiglia dopo una messa gigante allo stadio Vélodrome e una denuncia dell'”indifferenza” dei leader europei verso i migranti, Laurent Dandrieu, autore di Chiesa e l’immigrazione, il grande disagio, a Il Rinascimento incalza, vuole decifrare questa posizione del Santo Padre in un Paese colpito da una massiccia immigrazione. “Il Papa è nel suo ruolo quando considera i migranti come le persone, spiega Laurent Dandrieu, ma è problematico quando coltiva un’ostinata cecità verso la dimensione collettiva del fenomeno e si astiene dall’analizzare le sue conseguenze economiche, culturali, sociali e religiose. »

Commento

Osserviamo la faciloneria del discorso del Papa, che parla da questa sponda del Mediterraneo. La nostra difficoltà sta nel responsabilizzare gli Stati e le popolazioni dell’altra sponda del Mediterraneo. L’El Dorado europeo è un’illusione e migranti giovani e vigorosi si ritroveranno in città senza legge che aggiungeranno povertà a noi e – per molti di loro, non tutti – alla loro povertà.

5472.- La scarsa etica di Joe Biden è imbarazzante per la Chiesa e va contro il Vangelo; inoltre, è cognitivamente compromesso.

Il blog di Sabino °Paciolla vi propone un articolo scritto da George Weigel e pubblicato su First ThingEccolo nella sua traduzione.

Il Presidente Biden, l’Arcivescovo Paglia e il cambiamento della Chiesa

Di Sabino Paciolla 9 Novembre 2022

Vincenzo Paglia

 

Chiunque abbia lavorato a Washington per più di quarant’anni, come me, non può immaginare Joseph Robinette Biden Jr. come uno dei coltelli più affilati del cassetto. Anche a distanza di trentuno anni, il suo tentativo di istruire il futuro giudice Clarence Thomas sulla teoria del diritto naturale durante le udienze di conferma di Thomas fa ancora rabbrividire. Si è autodistrutto in diverse campagne presidenziali a causa di gaffe verbali (e plagi). Qualsiasi commento onesto sul suo successo nella conquista della nomination democratica del 2020 ammetterà che è stato più o meno consacrato per il timore che Bernie Sanders, il socialista del Vermont in luna di miele nella Mosca della Guerra Fredda, avrebbe portato il partito verso il precipizio.

Oggi, per chiunque abbia una minima conoscenza della medicina geriatrica, è ovvio che Biden è cognitivamente compromesso. Quindi, gli oneri dell’età sono stati sovrapposti all’incapacità intellettuale, con la solita spacconeria di Biden che è diventata una copertura sottile come un velo per la disfunzione, l’indiscrezione e un’espressione scorretta dopo l’altra. Alla luce di queste realtà, gli esperti di etica possono discutere sul grado di colpevolezza morale di Biden per la sua incessante politica a favore dell’aborto, che si è intensificata da quando, lo scorso giugno, la Corte Suprema ha giustamente consegnato la causa Roe contro Wade al cestino della storia della giurisprudenza. Obiettivamente, però, Biden è diventato non solo un imbarazzo per la Chiesa, ma anche una controtestimonianza del Vangelo che la Chiesa proclama.

Avvertendo, insieme ad altri democratici, che i venti politici stavano soffiando in una direzione sfavorevole mentre le elezioni di midterm del 2022 entravano nell’ultimo giro, l’uomo che sfacciatamente grida che infilerà il suo rosario in gola a chiunque metta in dubbio la sua bona fides cattolica ha annunciato che il suo primo atto, se i democratici dovessero controllare sia la Camera che il Senato a partire dal gennaio 2023, sarebbe quello di “codificare” legislativamente la sentenza Roe contro Wade. In realtà, ciò che Biden e i suoi partigiani propongono è l’assalto più draconiano al diritto alla vita che si possa immaginare: una licenza di aborto a livello nazionale che, in nome di non meglio precisate minacce alla “salute” materna, legalizzerebbe lo smembramento di un bambino non ancora nato fino alla nascita. Il disegno di legge proposto da Biden e dai Democratici lascia la definizione di “salute” così vaga da consentire l’ultimo aborto tardivo, in caso di problemi di “salute mentale” che potrebbero essere praticamente tutto e il contrario di tutto.

Promuovendo una licenza di uccidere praticamente illimitata, Biden si è dichiarato fuori dalla piena comunione della Chiesa. I sacerdoti e gli altri che hanno detto a quest’uomo superficiale e mal catechizzato che la sua posizione sull’aborto può essere conciliata con l’essere in piena comunione con la Chiesa cattolica possono portare il peso maggiore della responsabilità morale – così come i vescovi chiamati a esercitare la cura pastorale per l’anima del signor Biden. Ma non c’è dubbio che, oggettivamente, il presidente Biden si è messo in una posizione di comunione ridotta e difettosa con la Chiesa che ama. Il peccato di tutto questo è che ciò che ama non lo conosce. E l’amore senza conoscenza è solo sentimento.

Poi c’è l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Un tempo eravamo, immagino, amici. A metà degli anni ’90, abbiamo lavorato con il defunto cardinale William Keeler per far erigere un monumento al cardinale di Baltimora James Gibbons nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, di cui l’allora mons. Paglia era rettore. Nel 1887, il cardinale Gibbons tenne un sermone in quella venerabile basilica, che era appena diventata la sua chiesa romana “titolare”, che anticipava l’insegnamento del Concilio Vaticano II su Chiesa e Stato. Keeler e io pensavamo che quel momento dovesse essere commemorato e Paglia non avrebbe potuto essere più utile nel portare avanti il progetto, suggerendo persino di affiancare al monumento a Gibbons, nel santuario della basilica, un monumento a un altro grande difensore della libertà religiosa, il cardinale polacco Stefan Wyszyński, ora beatificato.

Ma questo era il passato e questo è il presente. E l’arcivescovo, che ha presieduto alla decostruzione della Pontificia Accademia della Vita così come l’aveva creata Papa Giovanni Paolo II, non è l’uomo che conoscevo circa tre decenni fa. Così, l’arcivescovo Paglia ha recentemente acconsentito alla nomina della professoressa Mariana Mazzucato, un’economista favorevole all’aborto, come membro della Pontificia Accademia, in nome di un “fruttuoso dialogo interdisciplinare, interculturale e interreligioso”.

Si tratta di un’assurdità molto superficiale, e addirittura ambigua. Vogliamo ora avere eretici che negano la divinità di Cristo nominati membri del Dicastero per la Dottrina della Fede, in nome del “dialogo”? O antisemiti chiamati a ricoprire incarichi ufficiali in Vaticano in nome di un “dialogo” sull’ebraismo?

La mortificazione della Chiesa continua. Alla fine ci rafforzerà nella verità. Ma è comunque una mortificazione.

George Weigel

5286.- Papa Francesco non è Papa? La clamorosa teoria di “Codice Ratzinger”

Francesco si dimetterà? Possiamo avere tre papi? Francesco è salito in carrozzella sull’aereo che pochi giorni fa lo ha portato in Canada. Si continua a parlare delle sue dimissioni. In tutte le interviste rilasciate negli ultimi mesi, ha ribadito: la porta delle dimissioni è aperta, è una opzione normale, ma fino ad oggi non ho bussato a questa porta.  La porta è aperta, questo è vero. Resta il fatto che in caso di dimissioni di Francesco, Benedetto XVI vivente, i papi sarebbero tre, con due emeriti, oppure, è sempre e soltanto Benedetto il vero papa?

Per ora, una traccia dell’identikit del successore che vorrebbe Francesco l’ha lasciata circa un anno fa nel corso di una conversazione con il vescovo di Ragusa, Giuseppe La Placa al cui invito a visitare la diocesi nel 2025, ha risposto dicendo che sarà “Giovanni XXIV” a fare questa visita. Ma, come ha detto nella recente conferenza aerea dal Canada: Questo è “un lavoro dello Spirito Santo”.

Papa Benedetto XVI, in latino: Benedictus PP. XVI, in tedesco: Benedikt XVI; nato Joseph Aloisius Ratzinger (Marktl, 16 aprile 1927), è il papa emerito della Chiesa cattolica.

Il testo è costruito come una perfetta architettura in cui ogni elemento regge e spiega l’altro, in un’impeccabile consequenzialità logica. Certo, è lecito non essere convinti dalla tesi del libro e non credere allo scenario che il piano sconvolgente rivelato in quest’ inchiesta aprirebbe. Ma la cura in forma e sostanza, unita al suo messaggio dirompente, aiuta a spiegare perché Codice Ratzinger (Byoblu, pp. 342, euro 22) di Andrea Cionci sia diventato un successo editoriale, considerando che è pubblicato da una piccola casa editrice: oltre 5mila copie vendute in soli due mesi, per diversi giorni secondo nelle classifiche dei bestseller Mondadori e Rizzoli, tuttora primo tra i libri di inchiesta più venduti.

E un interesse crescente a livello internazionale che lo porterà a essere tradotto in quattro lingue: inglese, francese, tedesco e spagnolo. Nonostante le diverse forme di ostruzionismo che in molte librerie portano gli acquirenti a sentirsi rispondere «Il testo non è disponibile», sebbene sia sempre ordinabile.

Ma è da capire. A essere scomodo è il contenuto stesso del libro, la cui tesi di fondo è riassumibile così: Ratzinger è tuttora l’unico Papa, Bergoglio è invece il pontefice illegittimo, o meglio l’antipapa. E questo concetto non si basa su fumoso complottismo, ma sull’interpretazione (anfibologica, cioè spesso con due significati) di documenti e dichiarazioni di Benedetto XVI, a cominciare dalla Declaratio del 11 febbraio 2013, l’atto con cui Ratzinger avrebbe formalizzato le sue dimissioni. Avrebbe, perché, secondo Cionci – che si avvale della consulenza di autorevoli teologi e giuristi – in quella comunicazione Benedetto XVI non ha mai rinunciato al suo ruolo e titolo, ma solo all’esercizio delle sue funzioni.

MUNUS E MINISTERIUM
Tutto verte intorno alla differenza tra i termini munus e ministerium, presenti nella Decalaratio e tradotti entrambi come «ministero». A leggere bene il testo originale, si scopre che Ratzinger dichiara «di rinunciare al ministerium del Vescovo di Roma», cioè a “fare il Papa,” ma non abdica mai al suo essere Papa (il munus) limitandosi a dire che «le mie forze non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il munus petrino».

Dunque Benedetto XVI resta Papa, pur rinunciando alle sue funzioni. Né diventa Papa emerito, inteso come “papa in pensione” (l’istituto è giuridicamente inesistente), ma emerito nel senso di insigne, “avente diritto” a essere papa.

Ciò, avverte Cionci, viene due chiarito in altri due passaggi della Declaratio se tradotti correttamente. Ratzinger usa il verbo vacet non per parlare di una «sede vacante» che indica la sede pontificia pronta ad accogliere un nuovo pontefice dopo il Conclave, ma di una sede «libera, vuota», tale per cui il suo legittimo titolare non è presente, ma chiunque la occupa ne diventa un usurpatore. Si tratta del concetto di «sede impedita» da fattori interni ed esterni (i nemici di Ratzinger in Vaticano che si ammutinavano contro il suo pontificato, e i poteri a lui ostili fuori dalla Chiesa) che invalida qualsiasi elezione di presunti successori del Papa.

Questo concetto verrebbe esplicitato nel passaggio finale della Declaratio ove Ratzinger parla della convocazione di «un Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice da parte di coloro ai quali compete». Qui Benedetto XVI non userebbe l’espressione generica «cardinali», perché si riferirebbe solo a quei porporati legittimi, nominati prima del 2013, da Ratzinger o Wojtyla, escludendo quelli illegittimi incaricati dal nuovo “presunto” pontefice (Francesco). O, ci spiega Cionci, potrebbe alludere alla possibilità che «a nominare il nuovo Papa sia la comunità dei credenti, la Chiesa catacombale, come accadeva alle origini del cristianesimo». Con quell’atto dunque Ratzinger garantirebbe una vera Chiesa cattolica, ma ormai “fuoriuscita dalla Sinagoga”. A ciò si aggiunge il fatto che la comunicazione di Benedetto XVI aveva un effetto differito (lui lasciò il soglio pontificio 17 giorni più tardi) e non venne confermata da una rinuncia formale scritta il giorno del suo addio, il 28 febbraio: entrambi gli aspetti contribuirebbero a invalidare la sua presunta rinuncia al pontificato.

VERITÀ VELATE
Tesi fanta-religiosa? Lecito pensarlo. Ma Cionci rivendica la bontà dell’idea, attingendo alle comunicazioni di Benedetto XVI, scritte e pronunciate in un linguaggio che lui definisce «Codice Ratzinger», fatto di non detti e verità appena velate, ma mai di menzogne. Benedetto XVI avrebbe architettato un geniale “scherzo”, facendola in barba a tanti che lo avversavano e che poi lo hanno frainteso. Da qui l’uso di alcuni trucchi retorici, più o meno espliciti: ad esempio, il dire che «il Papa è uno solo», senza mai specificare quale, o lo scrivere «nessun papa si è dimesso negli ultimi mille anni e nel primo millennio è stata un’eccezione»: riferimento a quei due papi del I millennio che furono cacciati proprio da antipapi.

Resta il nostro dubbio sull’interpretazione di alcuni messaggi (vedi quello in cui si parla esplicitamente di «fine del pontificato»), sul fatto che nessun cardinale si sia accorto di questo piano papale e sulla sua efficacia. Ponendo il caso che sia vero, quante possibilità ci sono che, alla morte di Benedetto XVI, cardinali a lui fedeli ingrossino una Chiesa “rifondata” che proclami il suo successore? Temiamo scarse. E allora che senso avrebbe avuto il Codice Ratzinger?

Ma è giusto pure chiedersi perché nessuno abbia mai smentito l’autore, neppure Benedetto XVI quando Cionci gli ha scritto una lettera…

5147.- Bergoglio interferisce nel processo elettorale americano per sostenere Biden/Pelosi.

In realtà e a parte la simpatia dimostrata da Francesco per Biden, ampliare la frattura fra i due opposti schieramenti non risolverebbe il problema. “La proposta di escludere dall’Eucaristia i leader politici cattolici pro-aborto è il passo sbagliato. Porterà conseguenze tremendamente distruttive, non per quello che dice sull’aborto, ma per quello che dice sull’Eucaristia”.

 Maurizio Blondet  1 Giugno 2022 

Francesco promuove a Cardinale il Vescovo che da la Comunione a Pelosi e Biden

Papa Francesco ha elevato a cardinale domenica il vescovo Robert McElroy, che si è opposto ai sacerdoti che negano al presidente Joe Biden e alla presidente della Camera Nancy Pelosi di ricevere la Santa Comunione. McElroy sarà insediato il 27 agosto nella Basilica di San Pietro a Roma come uno dei 21 nuovi cardinali, secondo quanto riportato dalla redazione NBC di San Diego. Il vescovo scrisse in un articolo del maggio 2021 per la rivista dei gesuiti America che l’Eucaristia viene “armata” per scopi politici. “La proposta di escludere dall’Eucaristia i leader politici cattolici pro-aborto è il passo sbagliato. Porterà conseguenze tremendamente distruttive, non per quello che dice sull’aborto, ma per quello che dice sull’Eucaristia”, affermò.

McElroy sostenne nel pezzo che la chiesa non può mettere alla prova ogni singolo cattolico per aver rifiutato un insegnamento significativo. “Quanti leader politici cattolici di entrambi i partiti potrebbero superare quella prova? E poiché qualsiasi nozione di indegnità eucaristica nella teologia della Chiesa deve applicarsi non solo ai leader politici ma a tutti i cattolici, quanti fedeli saranno eleggibili all’Eucaristia secondo questo criterio”? La mossa è arrivata dopo che l’arcivescovo dell’arcidiocesi di San Francisco Salvatore Cordileone, in una lettera del 20 maggio, ha ordinato al sacerdote all’interno della sua diocesi il divieto di dare alla Pelosi la comunione a causa del “grave male che sta perpetrando” attraverso il suo sostegno all’aborto.

L’insegnamento cattolico afferma che “coscienti di peccato grave” non è consentito ricevere la comunione o celebrare la messa “senza previa confessione sacramentale”, secondo il codice vaticano di diritto canonico. La Chiesa insegna che “la vita umana inizia al concepimento” e che l’aborto è “gravemente sbagliato” e un “male morale”, secondo la Conferenza episcopale degli Stati Uniti. Secondo quanto riferito, Pelosi ha ricevuto la comunione in una messa del 22 maggio tenutasi presso la Holy Trinity Catholic Church di Georgetown, secondo quanto riportato per la prima volta da Politico Playbook. Il pastore della chiesa, padre Kevin Gillepsie, ha detto nel 2021 che avrebbe permesso a Biden di fare la Santa Comunione poiché è un “uomo di fede”. All’allora vicepresidente Biden è stata negata la comunione nella Carolina del Sud da padre Robert E. Morey per la sua posizione sull’aborto nel 2019. “Tutti sono i benvenuti”, ha detto. “È un uomo di fede e gli darei la Comunione come a qualsiasi altro cattolico che sale per l’Eucaristia”.

4792.- Inchiesta / I rapporti Vaticano-Pfizer e gli incontri tra Francesco e Bourla

Francesco e Bourla. Foto da Byoblu.

Niente di nuovo! La Città del Vaticano è uno Stato, il più piccolo e anche il più ricco.

Dal Blog di Aldo Maria Valli, di Jules Gomes  

Nei giorni scorsi abbiamo riportato la notizia secondo cui papa Francesco ha avuto due incontri segreti in Vaticano con l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. Incontri che la sala stampa della Santa Sede non ha mai confermato e che non sono mai stati inseriti nel Bollettino quotidiano che informa i giornalisti sulle attività papali.

Una fonte ha confermato a Church Militant che gli incontri si sono svolti all’inizio e alla metà del 2020, ma la sala stampa della Santa Sede ha rifiutato di confermare.

Parlando con Church Militant, lo scienziato Alan Moy, fondatore del John Paul II Medical Research Institute, ha osservato che «Pfizer ha una storia inquietante di comportamenti non etici che include il pagamento di multe per corruzione aziendale».

Pfizer è stata multata per 2,3 miliardi di dollari nel 2009 per quello che allora fu il più grande accordo di frode sanitaria di sempre. L’azienda ha speso oltre 21,8 milioni di dollari nel 2019-2020 e 6,7 milioni di dollari da gennaio ad agosto 2021 per fare pressioni sul governo: la più grande spesa di qualsiasi singola azienda farmaceutica durante la crisi Covid-19.

Dal 1999 al 2018 Pfizer ha speso 219 milioni di dollari in lobbying (93% del totale del settore) e 23 milioni di dollari in contributi elettorali (circa il 10% del totale delle donazioni del settore ai politici).

«Penso che tutto questo sollevi preoccupazioni sul fatto che potrebbero esserci potenziali conflitti di interessi finanziari tra Pfizer e il Vaticano», dice Moy, amministratore delegato e co-fondatore della società di biotecnologie Cellular Engineering Technologies.

«Se la Pfizer ha un contratto esclusivo con il Vaticano per il loro vaccino, allora su questo contratto, o su qualsiasi altro rapporto finanziario, ci deve essere piena divulgazione e trasparenza», dichiara Moy, che è cattolico.

Church Militant ha chiesto alla Sala Stampa della Santa Sede se il Vaticano intenda rivelare gli accordi tra Pfizer e la Santa Sede nell’interesse della trasparenza. Colossi del vaccino come Pfizer hanno divulgato solo il 7% dei loro contratti con i governi e pubblicato protocolli di studi clinici che comprendono solo il 12 % di prove.

Un rapporto di Transparency International e dell’Università di Toronto intitolato A beneficio di chi? avverte di pericolosi livelli di segretezza che rivelano «una preoccupante tendenza dei governi a censurare i dettagli chiave dei loro ordini [di vaccini] alle compagnie farmaceutiche».

La politica olandese e membro del Parlamento europeo Sophie in ‘t Veld ha chiesto al Parlamento europeo di divulgare il contenuto delle comunicazioni tra la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen e Bourla, rilevando che la segretezza viola il regolamento 1049/2001, riguardante l’accesso del pubblico ai documenti.

Secondo un rapporto del New York Times, Bourla e von der Leyen avrebbero avuto frequenti contatti telefonici e sms per oltre un mese, mentre negoziavano un accordo segreto per 1,8 miliardi di dosi del vaccino Pfizer.

Non è chiaro se la Città del Vaticano riceva le dosi di vaccino Pfizer come parte di questo accordo. Papa Francesco, tuttavia, gode di stretti legami con la Von der Leyen e l’ha ricevuta in un incontro privato nel maggio 2021, durante il quale i due hanno discusso, tra gli altri argomenti, della distribuzione del vaccino.

La Santa Sede somministra solo il vaccino Pfizer-BioNTech ai residenti e al personale del più piccolo Stato sovrano del mondo. I contratti Pfizer trapelati mostrano che l’azienda è protetta da tutti i danni e le responsabilità in caso di effetti negativi del vaccino.

«Non possiamo confermare o negare poiché, secondo la nostra politica, i movimenti dei nostri dirigenti sono considerati confidenziali», ha detto la Pfizer al vaticanista Edward Pentin, rifiutandosi di rivelare se Francesco ha effettivamente incontrato Bourla in segreto.

Il dottor Moy ha spiegato che l’incontro tra Francis e Bourla «è una questione importante che deve essere chiarita, dal momento che, nonostante la mancanza di efficacia del vaccino e le preoccupazioni per la sicurezza del vaccino Pfizer, Francesco e altri alti dirigenti vaticani stanno sostenendo che i Cattolici hanno l’obbligo morale di essere vaccinati».

Le parole di Moy arrivano sulla scia dell’ammissione di Bourla secondo cui due dosi del vaccino Pfizer potrebbero non essere efficaci nel prevenire la variante Omicron della Covid-19.

La scorsa settimana, in una conferenza su temi sanitari ospitata da JP Morgan, Bourla ha commentato: «Le due dosi non sono sufficienti per l’Omicron. La terza dose dell’attuale vaccino fornisce una protezione abbastanza buona contro i decessi e una protezione decente contro i ricoveri».

Da ricordare che il Segretario di Stato vaticano cardinale Pietro Parolin ha assolto il vaccino Pfizer dall’accusa di essere derivato da linee cellulari di feti abortiti, sostenendo che Pfizer ha utilizzato «linee cellulari da feti abortiti solo nelle fasi preliminari dei test del vaccino in laboratorio, ma nessuna linea cellulare da feti abortiti è usata nella composizione o nella produzione».

Nonostante la denuncia di alti funzionari dell’azienda, con mail trapelate che rivelano che Pfizer utilizza tessuto fetale abortito, Parolin ha rifiutato di concedere esenzioni religiose motivate da obiezione di coscienza alla vaccinazione contaminata dall’aborto.

Pfizer ha riconosciuto di aver utilizzato nella ricerca cellule staminali embrionali umane che «possono fornire un potenziale ancora maggiore grazie alla loro maggiore capacità di auto-rinnovamento e capacità di formare un’ampia varietà di cellule e tessuti».

Tutti i dipendenti vaticani sono attualmente costretti a vaccinarsi o a mostrare prove di guarigione dalla Covid-19. La mancata prova determina la sospensione della retribuzione per la durata dell’assenza.

Dal 31 gennaio, tutti i visitatori e il personale dovranno avere il richiamo come condizione per l’ingresso in Vaticano. Il mandato si estende a tutto il personale della Santa Sede e a tutte le sue istituzioni all’interno delle aree extraterritoriali del Vaticano.

A giudizio del dottor Moy, «la retorica di papa Francesco non è coerente con la dichiarazione del dicembre 2020 della Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo cui l’accettazione del vaccino dovrebbe essere volontaria».

Intanto, i colloqui taciuti tra il papa e la Pfizer riaccendono le speculazioni sul concordato segreto del Vaticano con la Cina, rinnovato dal cardinale Parolin nell’ottobre 2020 nonostante molte voci lo abbiano condannato come un «accordo con il diavolo».

Mesi prima che Parolin rinnovasse l’accordo, il dissidente in esilio Guo Wengui ha accusato il Vaticano di aver ricevuto 1,6 miliardi di dollari ogni anno dal 2014 in tangenti dal Partito comunista cinese perché Pechino «voleva che il Vaticano tacesse sulle politiche religiose della Cina».

Wengui ha anche affermato che il governo cinese stava pagando alla Santa Sede cento milioni di dollari prima del 2014. Il magnate non ha specificato quando sono iniziati i pagamenti. Pechino ha bollato Wengui come un criminale in cerca di attenzione, ma il Vaticano deve ancora negare le accuse.

Dopo il secondo incontro di Bourla con Francesco, l’oligarca del vaccino ha stretto un accordo da 70 milioni di dollari con il colosso biotecnologico di Shanghai LianBio e ha investito 200 milioni di dollari in Cstone Pharmaceuticals, che ha sede a Hong Kong.

Nel dicembre 2021, un database trapelato di membri registrati del Pcc ha rivelato un’infiltrazione comunista di massa in aziende americane, inclusi sessantanove infiltrati in quattro filiali Pfizer a Shanghai. In merito, Pfizer non ha risposto alle richieste della stampa di commentare.

Francesco e Bourla hanno anche stretti legami con il World Economic Forum, il club di globalisti transnazionali che promuove il Great Reset che – come ha scritto monsignor Carlo Maria Viganò – cerca di «rendere schiava tutta l’umanità, imponendo misure coercitive con cui limitare drasticamente le libertà individuali e quelle di intere popolazioni».

Il Wef nel suo sito parla di papa Francesco e Albert Bourla come «collaboratori all’ordine del giorno». Bourla è anche co-presidente della task force del Wef che lavora per «una grande riforma dell’assistenza sanitaria». Il Wef inoltre elogia Francesco per «aver dato la sua impronta agli sforzi per dare forma a quello che è stato definito un ‘grande reset’ dell’economia globale in risposta alla devastazione della Covid-19».

Nel maggio 2021, il Vaticano ha presentato Bourla come relatore chiave alla conferenza sulla salute globale. I fedeli cattolici si sono indignati dopo che si è saputo che l’incontro era stato in parte finanziato dai Mormoni e dal produttore di vaccini Moderna. Il Vaticano non ha elencato Pfizer come co-sponsor, ma ha osservato che alcuni dei suoi benefattori avevano «chiesto di rimanere anonimi».

Molti cattolici hanno espresso preoccupazione per l’abitudine del pontefice di ingraziarsi le élite del mondo, nonostante gli oligarchi mondiali abbiano sfruttato la pandemia per arricchirsi per miliardi di dollari.

Nel novembre 2021 Bourla, che guida Pfizer dall’inizio del 2019, ha venduto 5,6 milioni di dollari in azioni lo stesso giorno in cui il gigante farmaceutico ha annunciato i primi dati positivi sul suo vaccino contro il virus cinese.

L’anno scorso Pfizer ha risarcito Bourla (ebreo sefardita di origine greca), con un pacchetto retributivo totale di 21 milioni di dollari, un aumento del 17% rispetto a prima della pandemia (quando il risarcimento di Bourla nel 2019 era di 17,9 milioni di dollari).

Un rapporto Oxfam appena pubblicato critica i monopoli sui vaccini detenuti da Pfizer, BioNTech e Moderna per aver creato cinque nuovi miliardari durante la pandemia e aver consentito alle loro società di realizzare  profitti di oltre mille dollari al secondo.

Mentre papa Francesco si scaglia spesso contro il capitalismo, è rimasto in silenzio sulla corruzione di Big Pharma e sull’emergere di una plutocrazia a seguito della pandemia.

Fonte: churchmilitant.com

4114.- La legittimità diplomatica della nota verbale della Santa Sede sul Ddl Zan

30 Giugno 2021 – 10:30

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(Luca Della Torre) Che il Ddl Zan, promosso dal blocco delle sinistre al Parlamento italiano, sul tema del perseguimento penale dell’omotransfobia, sia un pessimo disegno di legge risulta evidente a qualunque cittadino di buon senso, sia sotto il profilo del merito che sotto quello procedurale giudiziario. Definizioni dei titoli del disegno di legge troppo vaghi, aleatori, discrezionali, che pongono in discussione il principio fondamentale della certezza del diritto; pericolosissime invasioni di campo in principii costituzionali quali la libertà di pensiero, di stampa, di insegnamento, e più ancora di pratica della fede religiosa, dal culto liturgico alle organizzazioni culturali, scolastiche, assistenziali.

L’ispirazione culturale che anima il Ddl Zan è peraltro ben nota: quel complesso intreccio di pensiero postmoderno di impronta laicista, libertaria, intimamente totalitaria che rimanda alla mente il pensiero unico di orwelliana memoria, in cui individualismo liberalista e centralismo postmarxista ritrovano le medesime radici anticristiane.

A riprova della inadeguatezza giuridica del Ddl Zan è molto utile evidenziare che in questa occasione non un solo autorevole giurista di area progressista, laicista abbia sollevato la propria voce per contestare con articolata argomentazione la piena efficace legittimità dell’intervento diplomatico della Santa Sede attraverso la nota verbale formale consegnata al governo italiano attraverso Mons. Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati (de facto l’equivalente del Ministro degli Affari Esteri).

E’ utile fare un poco di chiarezza riguardo alla dimensione “internazionale” dei rapporti tra governo italiano e Santa Sede, che ha il suo fulcro proprio nel Concordato, o meglio, nei Patti Lateranensi del 1929 che stabilirono il mutuo riconoscimento tra Regno d’Italia e lo Stato della Città del Vaticano.
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I Patti Lateranensi, un trattato di Diritto internazionale a tutti gli effetti, furono composti da due parti: il Trattato, con cui l’Italia riconosce la piena sovranità ed indipendenza della Santa Sede e la fondazione dello Stato della Città del Vaticano, ed il Concordato, ovvero lo strumento giuridico che disciplina le condizioni civili e religiose per la garanzia e tutela dell’esercizio della libertà di fede cattolica tra i due soggetti di Diritto internazionale, Italia e Santa Sede.

Ancor oggi il modello del Concordato è lo strumento giuridico pattizio utilizzato e privilegiato dalla Santa Sede nelle relazioni internazionali per garantire la tutela di quella delicatissima sfera della libertà della persona umana che è la libertà religiosa.

I Patti Lateranensi erano e sono dunque un trattato internazionale in tutto e per tutto, garantiti come tali dalla sfera del Diritto internazionale (in particolare la Convenzione di Vienna sul diritto dei Trattati) a cui l’Italia si conforma, come afferma espressamente l’art.10 della Costituzione, assicurandone il rispetto. Ma il Concordato non solo è garantito e tutelato contro ogni violazione dall’art.10 citato, bensì anche dall’art.7 della Costituzione: al termine della Seconda guerra mondiale, infatti, l’Assemblea Costituente deliberò di “blindare” ulteriormente gli accordi tra Santa Sede e Italia inserendo i Patti Lateranensi nella Costituzione.
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I giuristi parlano, al riguardo, di “costituzionalizzazione de facto” del Concordato, in quanto ogni eventuale modifica o revisione del Concordato può avvenire solamente previo pieno consenso di entrambe le parti, governo italiano e Santa Sede: in caso contrario si rende necessario addirittura un procedimento di revisione costituzionale, ovvero la promulgazione di una legge costituzionale che impone l’assenso e la convergenza di maggioranza e minoranza al Parlamento.

Ora, nel solco della rodata prassi di Diritto internazionale, la Santa Sede ha fatto ricorso allo strumento giuridico unanimemente riconosciuto nella relazioni internazionali tra le parti in un trattato pattizio: la cosiddetta “nota diplomatica verbale”, null’altro che una comunicazione formale, in forma scritta, con cui una dei due Stati presenta con chiarezza la propria posizione laddove ritenga che possano sussistere condotte giuridiche della controparte che rischino di violare il trattato sottoscritto. Tutto nella norma del Diritto internazionale pattizio dunque, e nessun presunto attentato alla sovranità esterna ed interna dello Stato italiano, come la vulgata dei mass-media progressisti vorrebbero far intendere.

Ma quali sono, nello specifico, i punti che hanno legittimato ad agire la diplomazia della Santa Sede a causa del Ddl Zan, in quanto potenzialmente in violazione degli accordi del Concordato e anche dei principii costituzionali in materia di libertà di fede religiosa?
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Gli articoli 7 e 9 delle norma del Concordato prevedono una specifica dettagliata tutela del diritto di credo religioso: proprio in quanto la fede è una delle manifestazioni più profonde ed intime della libertà di pensiero della persona, lo Stato italiano si impegna testualmente a riconoscere che il carattere ecclesiastico e il fine religioso o di culto di una associazione o istituzione cattolica non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, mentre all’art.9 lo Stato italiano, nel rispetto del principio della libertà della scuola e dell’insegnamento e nei termini previsti dalla propria Costituzione, garantisce alla Chiesa cattolica il diritto di istituire liberamente scuole e istituti di educazione, ed a tali scuole è assicurata piena libertà.

La Chiesa cattolica ha in buona sostanza la piena libertà di svolgere la sua missione di evangelizzazione, educativa e caritativa. Per tali ragioni il trattato internazionale in cui è contenuto il Concordato assicura alla Chiesa cattolica la libertà di organizzazione, di esercizio del magistero, del ministero spirituale, la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Contro questi pilastri normativi di libertà riconosciuti in sede internazionale dal trattato del Concordato, e ovviamente anche dalla Costituzione italiana in materia di diritto interno nazionale, il Ddl Zan si scaglia con subdola tattica di avvolgimento: con la scusa dell’inflazionato richiamo generalista e confuso ai diritti umani, in realtà introduce parecchi elementi di persecuzione delle libertà personali, nello specifico della libertà di credo, di opinione, di insegnamento. 

Molto concretamente, gli articoli 4 e 7 del Ddl Zan introducono di fatto, con subdola intenzione ideologica, la perseguibilità delle più semplici forme di credo religioso, manifestazioni di pensiero, opinioni, insegnamenti scolastici che non condividano l’impostazione ideologica in materia sessuale che impone il pieno riconoscimento della presunta teoria scientifica transessualista, della mai dimostrata teoria dell’identità di genere; che sostengano la dottrina bioetica che esclude la procreazione tramite utero in affitto o l’adozione di bimbi da parte di coppie omosessuali ; addirittura, all’art.7 si introduce una norma che istituisce una giornata appositamente dedicata alla ideologia del gender da celebrarsi in ogni scuola.

Lo scopo palese del Ddl Zan è quello di “obbligare” a una didattica ideologica a favore della teoria del gender che imbavaglia di fatto ogni libera manifestazione di credo religioso e pensiero contrario, anche se questi ultimi non integrano assolutamente manifestazioni di odio, incitazione alla violenza o peggio.

Un varco di violenza enorme contro la libertà di credo religioso viene aperto dal Ddl Zan, che prefigura l’incarnazione delle pericolose ipotesi dei reati di opinione contro chi manifesti fedeltà agli insegnamenti della fede cattolica: doveroso e legittimo, dunque, sia sotto il profilo giuridico che etico, l’intervento diplomatico della Santa Sede. (Luca Della Torre)