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4592.- Le ultime cose turche della Turchia in Africa

Altro che Trattato del Quirinale! Altro che esercito europeo! Di Erdogan, ce n’è Uno!

Turchia Africa

di Giuseppe Gagliano. Start Magazine. Aggiornato il 4 dicembre 2021.

Il 17 e il 18 dicembre si svolgerà il terzo vertice Turchia-Africa. Ecco di cosa si parlerà

Tra il 17 e il 18 dicembre si svolgerà il terzo vertice Turchia-Africa, nel quale non solo si discuterà della lotta comune contro il terrorismo, della crisi libica e di quella somala ma anche della situazione di diffusa instabilità politica in Mali, nella Guinea e in Sudan.

È evidente che questo vertice non farà altro che rafforzare la penetrazione turca in Africa.

Infatti nel giro di pochi anni infatti la Turchia ha siglato accordi bilaterali con il Burkina Faso e con il Niger. Ora tocca al Togo.

E mentre i giornali italiani e di oltre Alpe commentano con favore il trattato italo-francese, la Turchia non solo addestra in Somalia – ex zona di influenza italiana – uomini dell’esercito nazionale ma ha stabilito anche una infrastruttura militare a Mogadiscio nel 2017.

È talmente profonda la penetrazione della Turchia in Africa che nel 2018 la Turchia ha dato 5 milioni di dollari alla forze antiterrorismo del G5 del Sahel con profondo e comprensibile disappunto da parte della Francia.

E che dire del fatto che proprio ad ottobre il presidente turco ha ricevuto con tutti gli onori sia il presidente nigeriano Muhammadu Buhari che quello ciadiano Mahamat Idriss Déby Itno?

In poco meno di vent’anni vent’anni, gli scambi tra la Turchia e l’Africa sono arrivati a 25,3 miliardi di dollari. Ecco come e dove.

Il punto di Giuseppe Gagliano

È indiscutibile la proiezione di potenza economica e militare della Turchia in Africa, per quanto non sia certo paragonabile a quella cinese.

In Algeria vi sono 1300 aziende turche attive, tra le altre, nell’industria siderurgica (gruppo Tosyali), tessile (Tayal), nei prodotti per l’igiene (Hayat Kimya), nell’energia (accordo tra Botas e Sonatrach).

Insomma, in poco meno di vent’anni vent’anni, la Turchia ha un volume di scambi con l’Africa che arrivava a 5,4 miliardi di dollari nel 2003, ora ammonta a 25,3 miliardi di dollari. Questo è poco rispetto ai 180 miliardi di scambi cinesi con l’Africa, ma i progressi sono costanti. Nello stesso periodo, le esportazioni di Ankara verso il continente sono aumentate da 2 a 15 miliardi di dollari e le sue importazioni da 3 a 10 miliardi di dollari. Questi dati riguardano principalmente i prodotti grezzi (idrocarburi, prodotti alimentari e minerari).

Insomma, la Turchia, la diciassettesima più grande potenza economica del mondo, intende costruirsi una sfera di influenza sul mercato africano. È indubbio tuttavia tre difficoltà economiche della Turchia sono accentuate ma certamente contribuiranno a rallentare, seppure in modo temporaneo, la politica di proiezione di potenza economica.

Vi sono certo diverse ragioni che hanno consentito alla Turchia un successo rilevante in Africa e cioè le capacità in ambito commerciale, l’alta qualità dei prodotti venduti, il rapporto tra il prezzo e il prodotto che viene venduto e infine la rapidità con la quale i prodotti raggiungono i mercati africani. Proprio grazie a queste capacità la Turchia inizialmente presente in Etiopia, Somalia il Sudan si sta espandendo all’Africa occidentale e all’Africa meridionale. La Turchia si sta accorgendo il ruolo sempre più rilevante che la Nigeria e l’Angola possono svolgere per la sua economia.

Se poi guardiamo i dati con altri paesi dell’Africa vediamo che vi sono degli incrementi notevolissimi. Costa d’Avorio: 630 milioni di dollari nel 2020 (+67% in due anni). Ruanda: 81 milioni di dollari (rispetto ai 35 milioni di dollari nel 2019). Burkina Faso: 72 milioni di dollari per i primi nove mesi del 2021 (+65% rispetto al 2020).

Tuttavia il Sudafrica rimane un caso a sé: è un mercato infatti di difficile accesso per la Turchia, e non a caso la Turchia ha infatti un deficit commerciale di bene 300 milioni di dollari. Questo dipende anche dal fatto che le esportazioni cemento sono limitate e quindi ostacolano la crescita delle imprese edilizie, nonostante il fatto che in questo settore la Turchia abbia una vera e propria leadership. A questo proposito le imprese più note e che si sono consolidate in Africa sono Limak, Rönesans, Mapa, Summa o Yenigün. Pensiamo anche all’edilizia religiosa come le mosche come quelle costruite in Sudan, Gibuti e Bamako o a quella di Accra, dove è stata costruita una replica della Moschea Blu di Istanbul.

Accanto al settore edilizio non possiamo dimenticare quello delle infrastrutture aeroportuali, come la TAV in Tunisia (Monastir e Hammamet), l’ aeroporto di Blaise-Diagne Albayrak o quelle portuali come quella del porto di Mogadiscio e parte di quello di Conakry.

Ma anche le centrali elettriche sono un investimento importante: pensiamo a quelli del Senegal, in Ruanda o in Gabon. Alla Guinea-Bissau fornisce il 100 % di energia elettrica, l’80% alla Sierra Leone e il 15% al Senegal.

Ma non c’è dubbio che uno dei settori emergenti delle esportazioni turche sia quello della difesa: Tunisia, Marocco, Etiopia e presto Niger, sono tra gli acquirenti di droni; il Burkina Faso, che ha già acquisito veicoli Cobra da Otokar, ha ordinato attrezzature di sminamento dalla società pubblica Afsat; il Kenya riceverà carri armati Hizir dalla società privata Katmerciler, nel 2022.

Ma come dimenticare infine la compagnia aerea turca, e cioè la Turkish Airlines, che organizza trentacinque voli settimanali con l’Algeria, sette con la Costa d’Avorio, il Gabon o il Burkina Faso, cinque con il Sudafrica.