Archivio mensile:marzo 2024

6188.- La pista dell’attentato al Teatro Corcus punta decisamente in Ucraina. Troppo.

Un commento

Sul perché gli investigatori non hanno voluto identificare i mandanti con il governo ucraino si possono fare tante ipotesi. La prima è che farebbe scattare il rullo compressore dell’Armata russa, che dobbiamo ancora vedere. Travolgerebbe l’Ucraina e, inevitabilmente, entrerebbe in contatto con la Nato, che, forse, era un obiettivo, sbaragliandola, fino almeno a invadere la Francia. Vedremmo l’impiego delle armi nucleari, prima tattiche e poi… . Putin è tutt’altro che sciocco e non cadrà nel tranello, ma neanche si lascia volare la mosca al naso e ha denunciato chiaro e subito che la matrice è ucraina. Ma ucraina di chi? Vedrei – non so perché – Londra e Washington e la corsa finale del burattino Zelensky per la vendetta santa e inevitabile e per la condizione di un’apertura seria di trattative di pace, necessaria per affrontare ben altri teatri. Tralascio le aspettative di un crollo di consensi intorno a Vladimir Putin. Qui, in Ucraina, l’Europa ha perso, andrei cauto sulla vittoria di Putin, ma la Casa Bianca non ha vinto.

Sposo tutte le considerazioni di Gianluca Napolitano sugli attentatori.

Muhammad, sarebbe la mente o, comunque, uno dei possibili leader della stragedell’attentato a Mosc

Chi c'è dietro Muhammad, la mente dell'attentato a Mosca: gli scritti, i disegni e le incitazioni che lo legano all'Islam

Vi sembra uno capace di battere tutti i livelli di intelligence della Federazione Russa? 

Strage a Mosca, uno dei presunti terroristi seduto in tribunale col volto tumefatto: "Non parla russo"

E questo, con quella faccia innocente? Sarebbero questi i sicari, giunti a Mosca con la cicogna dall’Ucraina, pardon, dal Tagikistan, che, senza destare sospetti, si sono mossi, come fossero nel giardino di casa loro, nel Crocus City Hall, vi hanno depositato armi, bombe, tute e munizioni; che hanno stabilito contatti per la fuga tutti insieme da Mosca in Ucraina, senza saper parlare una parola di russo.

Da nova-project un Post di Gianluca Napolitano. L’articolo.

Più passano le ore più risultano evidenti le tracce che portano univocamente ad esecutori tagiki, ma ingaggiati e pagati da qualcuno in Ucraina.

Qualcuno che però gli investigatori non hanno voluto identificare con il governo ucraino ma con elementi non meglio identificati.

Ci sono intercettazioni telefoniche e il tracciato del percorso dei pagamenti a quelli che dovevano essere dei martiri islamici, ma che in realtà erano killer prezzolati ben intenzionati a salvare la pelle (anche se con le idee poco chiare su come riuscirci).

Sono troppe le cose che non tornano.

Il fatto che gli attentatori si dirigessero verso l’Ucraina – chiaramente verso un punto di estrazione del commando – è il primo indizio che c’è qualcosa che non quadra.

È chiaro che agivano secondo istruzioni precise che qualcuno gli ha dato.

Così come altrettanto chiaro che erano istruzioni destinate a mandarli al massacro, perché se vuoi salvare la pelle dopo una strage del genere, l’ultima cosa che puoi farti venire in mente è di rimanere tutti insieme e tutti insieme – senza neppure cambiarsi d’abito – intrupparsi su una singola vettura (comprata, neppure noleggiata) e dirigersi dritti dritti a massima velocita su una autostrada che porta verso uka frontiera fra due paesi in guerra.

Sono stati indirizzati lì appositamente. E sicuramente qualcuno ha anche avvisato le autorità russe di quale fosse la vettura.

Questo può trovare una giustificazione nel desiderio da parte dei committenti dell’attentato di eliminare gli esecutori in modo che non lasciassero tracce, ma il fatto stesso che si dirigessero verso la frontiera Ucraina è già una traccia di per sé.

Nessuno può essere così ingenuo da non rendersi conto di questa cosa banale.

Quindi i mandanti dell’attentato volevano che la prima traccia portasse verso l’Ucraina. Una volta messi gli investigatori in quella direzione, hanno trovato rapidamente tutta una serie di molliche di pane lasciate dal misterioso Pollicino e che portano tutte sempre più all’interno dell’Ucraina e delle sue ramificazioni sotterranee.

Troppe molliche lasciate sul percorso per non essere un percorso guidato e voluto.

A questo punto dobbiamo fare due considerazioni semplici semplici.

Chi è che viene favorito da questo attentato di risonanza mondiale?

  • Gli americani sicuramente no perché hanno fatto una pessima figura partendo troppo d’anticipo con la attribuzione delle responsabilità. 

6187.- Israele costringerà il Libano a entrare in guerra. L’ONU non ferma l’escalation di Biden e Netanyahu.

Gli attacchi di Israele agli ospedali sono “inaccettabili, violano le leggi e le norme internazionali, in particolare la Convenzione di Ginevra, che sottolinea la neutralità dei centri sanitari e degli operatori sanitari”. Il Libano non vuole la guerra, ma Israele gliela fa. A Gaza si sta celebrando la catastrofe dell’umanità.

Israele attacca centro medico in Libano e uccide 7 persone. La risposta di Hezbollah causa una vittima

Da Pagine Esteri, di Eliana Riva, 27 marzo 2024

Israele attacca centro medico in Libano e uccide 7 persone. La risposta di Hezbollah causa una vittima

di Eliana Riva – 

Il confronto armato tra Israele e Hezbollah, in Libano, subisce una nuova, pericolosa accelerazione. Martedì Israele ha colpito la zona più settentrionale del Libano dall’inizio della guerra. A 100 chilometri dal confine, nella città di Zaboud, nella zona orientale della Valle della Beqaa. L’esercito israeliano afferma di aver colpito un complesso militare contenente diverse piattaforme per il lancio dei droni.

Lo stesso giorno Hezbollah aveva attaccato la base aerea sul monte Meron, poco all’interno del confine israeliano. Si tratta di un presidio utilizzato dall’esercito per monitorare lo spazio aereo che, sempre secondo le forze armate, non ha subito danni significativi.

Durante la notte tra martedì e mercoledì, Israele ha compiuto un raid aereo sul villaggio di al-Habbariyeh, attaccando un centro medico e uccidendo 7 persone. Tel Aviv ha dichiarato che l’operazione militare mirava all’uccisione di un combattente dell’organizzazione Al-Jama’a Al-Islamiyya. Il Centro islamico di Emergenza e Soccorso è stato distrutto nell’attacco, che secondo fonti libanesi ha causato vittime civili: le autorità hanno dichiarato che nell’edificio c’erano paramedici, volontari e studenti universitari. Il Ministero della Salute libanese ha condannato il raid: “Questi attacchi inaccettabili violano le leggi e le norme internazionali, in particolare la Convenzione di Ginevra, che sottolinea la neutralità dei centri sanitari e degli operatori sanitari”.

Hezbollah ha immediatamente dichiarato che avrebbe risposto con forza a quello che ha definito un massacro compiuto da Israele. Alle 8 di mercoledì il gruppo islamico ha lanciato un attacco massiccio contro Kiryat Shmona, la città della punta settentrionale si Israele, vicinissima al confine, tra il Libano e le Alture del Golan occupate da Tel Aviv nel 1967. Almeno 3 dei circa 30 missili esplosi dal Libano hanno raggiunto la città, colpendo un edificio industriale e uccidendo un uomo di 25 anni.

Il Consiglio nazionale libanese per la ricerca scientifica (CNRS) ha denunciato il massiccio utilizzo di Fosforo bianco da parte di Israele nella zona meridionale, quantificato in circa 117 bombe fosforiche lanciate dall’inizio delle ostilità con Hezbollah, l’8 ottobre 2023, fino al 6 marzo 2024.

In Cisgiordania, intanto, sono stati uccisi 3 palestinesi nella zona di Jenin tra i quali due ragazzi di 19 anni. Il primo durante un’incursione dell’esercito israeliano nella città, all’esterno del campo profughi. Poche ora più tardi i militari hanno guidato un drone sull’area che ha ucciso altri 2 giovani palestinesi nelle prime ore dell’alba. L’utilizzo dei droni per uccidere i palestinesi in Cisgiordania è sempre più diffuso. All’inizio dell’anno, il 7 gennaio, proprio a Jenin un drone ha ucciso 7 persone tra le quali 4 fratelli della famiglia Darwish, che aspettavano di cominciare il lavoro quotidiano nei campi.

A Gaza si intensificano gli attacchi israeliani a Rafah, nonostante la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite abbia chiesto un cessate il fuoco immediato. Nella notte sono state uccise almeno 9 persone in un attacco aereo che ha distrutto l’abitazione della famiglia Chahir, nel nord di Rafah, al confine con l’Egitto. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver attaccato altri 5 edifici durante la notte. Sono stati distrutti anche numerosi terreni agricoli. Continua, intanto, l’assedio all’ospedale Shifa, dove gli israeliani hanno dichiarato di aver ucciso decine di persone.

Nella Striscia almeno 27 persone, tra le quali 23 bambini, sono morte di fame. Secondo la United Nations Population Fund, 1 su 3 bambini sotto i due anni a Gaza soffre una grave malnutrizione. Metà della popolazione ha esaurito le proprie scorte di cibo e deve far fronte a una “fame catastrofica”. Martedì almeno 12 palestinesi, tra cui bambini, sono annegati nel tentativo disperato di recuperare gli aiuti umanitari lanciati dagli aerei e finiti in mare. Decine di persone affamate hanno rincorso i paracadute con le scatole di aiuti alimentari fino alla spiaggia di Beit Lahia, dove il forte vento li ha spinti in mare. Pagine Esteri.

Raid nel sud del Libano, colpita auto con osservatori Onu. Idf smentisce: nessun attacco. Come credergli?

Feriti 3 membri Unifil di nazionalità australiana, cilena e norvegese, e un libanese, non in pericolo di vita. Ancora non chiara la dinamica dell’accaduto. Morti sulla distribuzione di aiuti, a Jenin ucciso un 13enne dopo un blitz dell’esercito.

6186.- Gli USA inviano altre armi a Israele: più di 2.000 bombe da sganciare su Gaza

GAZA. Armi dagli Stati uniti per l’attacco più violento

Così Biden & Co. festeggeranno la Pasqua cristiana con i Palestinesi. Come Bernie Sanders ha commentato la notizia criticando l’amministrazione Biden: “Non possiamo dire a Netanyahu di smetterla di bombardare civili e il giorno dopo mandargli migliaia di bombe.

Gli USA inviano altre armi a Israele: più di 2.000 bombe da sganciare su Gaza

Da Pagine Esteri, di Eliana Riva | 30 Mar 2024

Fonti di sicurezza americane hanno rivelato al Washington Post che negli ultimi giorni l’amministrazione Biden ha segretamente autorizzato il trasferimento a Israele di oltre 2.000 bombe e 25 aerei da guerra per miliardi di dollari.

Ipocriti! Chi nasce tondo, non muore quadro.

Nonostante gli Stati Uniti critichino il modo in cui Netanyahu sta gestendo la guerra a Gaza e si dicano preoccupati per un attacco su larga scala a Rafah, dove la maggior parte della popolazione palestinese è rifugiata, il sostegno armato non viene assolutamente messo in discussione. Secondo rivelazioni pubblicate a marzo, dal 7 ottobre gli USA hanno inviato 100 carichi di armi a Tel Aviv.

Su richiesta di Biden, alcuni funzionari di sicurezza israeliani avrebbero dovuto recarsi alla Casa Bianca ad ascoltare le proposte americane per limitare il numero dei morti civili. Ma Netanyahu ha annullato la visita in seguito alla decisione degli Stati Uniti di astenersi e non porre il veto sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che chiede un cessate il fuocotemporaneo a Gaza e il rilascio di ostaggi, senza subordinare la prima istanza alla seconda.

Washington consegnerà 1.800 bombe MK84 da 900 chilogrammi, e 500 bombe MK82 da 225 chilogrammi. Si tratta di armi con una potenza tale da demolire interi isolati e che non vengono più, di norma, utilizzate dagli eserciti su strutture civili o in contesti densamente abitati. Tuttavia, Israele ne ha fatto largo uso sulla Striscia, come nel caso dell’attacco al campo profughi di Jabalya, lo scorso 31 ottobre, che uccise circa 100 persone. Gli Stati Uniti hanno sganciato numerose MK84 durante la guerra del Vietnam e durante l’attacco all’Iraq del 1991, nell’operazione da loro denominata “Desert Storm”. Si tratta di ordigni utilizzati quando gli obiettivi principali richiedono forza e vastità della deflagrazione, piuttosto che precisione, nel colpire il bersaglio. 

Non sanno fare altro. Ecco la foto aerea d’una bomba M84 sganciata in Vietnam nel 1972

Dal 7 ottobre l’esercito israeliano ha sganciato 70.000 tonnellate di esplosivo su Gaza, utilizzando armi fornite principalmente da Stati Uniti e Germania.

25 caccia F-35A che Washington ha trasferito la scorsa settimana a Tel Aviv hanno un valore di 2,5 miliardi di dollari.

Lo scorso ottobre, l’F-35A è stato omologato al trasporto delle bombe nucleari B-61-12.

L’IRAN dovrà guardarsi da questo wing. La cessione potrebbe essere il risultato di un “do ut des”.

La risposta ufficiale dell’amministrazione USA è che l’accordo di fornitura era stato approvato prima della guerra e che per questo non richiedeva notifica pubblica. Lo stesso varrebbe per il nuovo pacchetto di 2.300 bombe.

Ma non sono i democratici, compresi alcuni alleati del presidente Biden, che ritengono che il governo degli Stati Uniti abbia la responsabilità di non consegnare armi fin quando Israele non si impegnerà seriamente a limitare le vittime civili e a far entrare aiuti a Gaza assediata sull’orlo della carestia? Quelli che chiedono maggiore trasparenza e condivisione nelle decisioni sul sostegno militare a Tel Aviv?

Il senatore statunitense Bernie Sanders ha commentato la notizia criticando l’amministrazione Biden: “Non possiamo dire a Netanyahu di smetterla di bombardare civili e il giorno dopo mandargli migliaia di bombe”.

La notizia dell’invio segue una visita a Washington del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, durante la quale ha chiesto all’amministrazione Biden di accelerare la consegna di armi.

In 175 giorni nella Striscia di Gaza sono state uccise 32.600 persone, di cui 8.850 donne e 13.800 bambini.

Questa mattina a Rmeish, nel sud del Libano, è stato colpito un veicolo delle Nazioni Unite appartenente all’UNIFIL, la forza di interposizione ONU. L’esplosione ha causato almeno quattro feriti. Israele nega di aver effettuato il raid. All’inizio del mese, tuttavia, un drone israeliano ha colpito e distrutto un veicolo proprio nell’area di Naqoura, non lontano da Rmeish, uccidendo 3 persone.

Forze di interposizione ONU presenti in Libano

Sempre a Naqoura, alla fine di ottobre un missile aveva colpito la base militare dell’UNIFIL, senza causare vittime, come nel mese di novembre, quando i colpi di Israele hanno raggiunto invece una delle pattuglie ONU. All’inizio di marzo l’UNIFIL ha presentato la relazione finale dell’inchiesta sull’uccisione in Libano, nell’ottobre 2023, del giornalista di Reuters Issa Abdallah. Il report denuncia la volontà israeliana di colpire deliberatamente i civili presenti lungo il confine, chiaramente identificabili come giornalisti. L’Italia è presente in Libano con un contingente di circa 1.000 soldati. L’UNIFIL è composta da circa 10.000 militari provenienti da 49 diversi Paesi. Pagine Esteri

6185.- Il gioco psicologico di Macron per tenere a galla il pallone bucato di una “UE geopolitica”.

E di nuovo mi chiedo cosa andremo a votare

Di Sabino Paciolla, 27 Marzo 2024

Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Alastair Crooke e pubblicato su Strategic Culture Foundation. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella traduzione da me curata. 

Macron-Biden-Sholtz
Macron-Biden-Sholtz

Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ha invitato l’Europa a passare a una “economia di guerra”. Egli giustifica questa richiesta in parte come un urgente sostegno all’Ucraina, ma soprattutto come la necessità di rilanciare l’economia europea (che si è arenata) concentrandosi sull’industria della difesa.

Gli appelli risuonano in tutta Europa: “Siamo in un’epoca prebellica”, afferma il premier polacco Donald Tusk. Macron, dopo aver ventilato più volte l’ipotesi in modo ambiguo, afferma: “Forse a un certo punto – non lo voglio – dovremo avere operazioni [truppe francesi in Ucraina], sul terreno, per contrastare le forze russe”.

Cosa ha spaventato così tanto gli europei? Sappiamo che il briefing dei servizi segreti francesi che ha raggiunto Macron nei giorni scorsi è stato disastroso; sembra che abbia innescato il suo iniziale tentativo di intervento militare diretto della Francia in Ucraina. I servizi segreti francesi hanno avvertito che il crollo della linea di contatto e la disintegrazione dell’AFU come forza militare funzionante potrebbero essere imminenti.

Macron ha giocato d’astuzia: Potrebbe inviare truppe? In un primo momento sembrava “sì”; ma poi, in modo frustrante, la prospettiva era incerta, ma ancora forse sul tavolo. La confusione regnava. Nessuno lo sapeva con certezza, perché il Presidente è una persona volubile e il generale De Gaulle ha lasciato in eredità ai suoi successori poteri quasi regali. Quindi sì, costituzionalmente poteva farlo.

L’opinione generale in Europa era che Macron stesse giocando a complessi giochi mentali, in primo luogo con il popolo francese e in secondo luogo con la Russia. Tuttavia, sembra che la sciabolata di Macron possa avere una certa consistenza: Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito francese ha dichiarato di avere 20.000 truppe pronte per essere inserite in 30 giorni. E il capo dell’agenzia di intelligence russa SVR, Naryshkin, ha valutato più modestamente che la Francia sembra stia preparando un contingente militare da inviare in Ucraina, che nella fase iniziale sarà di circa duemila persone.

Per essere chiari, però, anche una divisione di 20.000 uomini, secondo gli standard della teoria militare classica, dovrebbe essere in grado di tenere al massimo un fronte di 10 km. Un inserimento di due o ventimila soldati francesi non cambierebbe nulla dal punto di vista strategico; non fermerebbe il rullo compressore russo, molto più grande, che avanza verso ovest. A cosa sta giocando Macron?

Si tratta allora di un bluff?

È probabile che si tratti di una parte di “ostentazione” da parte di Macron, preoccupato di presentarsi come “Mr Strongman Europe”, in particolare nei confronti del suo elettorato francese.

Il suo atteggiamento si inserisce tuttavia in una congiunzione di eventi più significativa per la cosiddetta “UE geopolitica”:

La chiarezza: La luce ha attraversato e illuminato uno spazio finora occupato dalle ombre. Dopo la schiacciante vittoria di Putin alle elezioni con un’affluenza record, è ormai chiaro che il Presidente Putin è qui per restare. Tutti i giochi di ombre occidentali sul “cambio di regime” a Mosca si sono semplicemente ridotti a un nulla di fatto alla luce degli eventi.

Da alcune parti in Europa si sentono sbuffi di rabbia. Ma si placheranno. Non c’è scelta. La realtà, come scrive il quotidiano Marianne, citando un alto ufficiale francese, è che la postura di Macron nei confronti dell’Ucraina è stata derisoria: “Non dobbiamo commettere errori, di fronte ai russi; siamo un esercito di cheerleader” e l’invio di truppe francesi sul fronte ucraino sarebbe semplicemente “non ragionevole”.

All’Eliseo, un consigliere senza nome ha sostenuto che Macron “voleva mandare un segnale forte… (con) parole millimetriche e calibrate”.

Ciò che più addolora i “neocon sempre speranzosi” dell’UE è che la chiara vittoria elettorale di Putin coincide, quasi precisamente, con l’umiliazione dell’UE (e della NATO) in Ucraina. Non è solo che l’AFU sembra essere in una implosione a cascata, ma che la ritirata sta accelerando, mentre l’Ucraina cerca di ritirarsi in un terreno impreparato e quasi indifendibile.

In questa cupa prospettiva dell’UE si inserisce il secondo raggio di luce chiarificatore: Gli Stati Uniti stanno lentamente ma inesorabilmente voltando le spalle al finanziamento e all’armamento di Kiev, lasciando l’impotenza dell’Europa esposta a tutto il mondo.

L’UE non può sostituirsi al perno statunitense. Ma la cosa più dolorosa per alcuni è che un ritiro degli Stati Uniti rappresenta un “pugno nello stomaco” per gran parte della leadership di Bruxelles, che si era abbattuta sull’amministrazione Biden con una gioia quasi indecente, al momento dell’abbandono dell’incarico da parte di Trump. Hanno sfruttato il momento per proclamare il consolidamento di un’UE filo-atlantica e filo-NATO.

Ora, come definisce perfettamente l’ex diplomatico indiano MK Bhadrakumar, “la Francia [è] tutta agghindata – senza un posto dove andare”:

Sin dalla sua ignominiosa sconfitta nelle guerre napoleoniche, la Francia è intrappolata nella situazione dei Paesi che si trovano tra le grandi potenze. Dopo la Seconda guerra mondiale, la Francia ha affrontato questa situazione formando un asse con la Germania in Europa.

Incappata in una situazione simile, la Gran Bretagna si è adattata a un ruolo subalterno, attingendo al potere americano a livello globale, ma la Francia non ha mai rinunciato alla sua ricerca di riconquistare la gloria di potenza globale. E continua a essere un lavoro in corso.

L’angoscia nella mente dei francesi è comprensibile, poiché i cinque secoli di dominio occidentale dell’ordine mondiale stanno per finire. Questa situazione condanna la Francia a una diplomazia in costante stato di animazione sospesa, intervallata da improvvisi scatti di attivismo.

I problemi per l’esaltata aspirazione dell’UE come potenza globale sono tre: In primo luogo, l’asse franco-tedesco si è dissolto, in quanto la Germania si è orientata verso gli Stati Uniti come nuovo dogma di politica estera. In secondo luogo, il peso della Francia è ulteriormente diminuito negli affari europei, dal momento che Scholtz ha abbracciato la Polonia (e non la Francia) come suo “migliore amico per sempre”; in terzo luogo, le relazioni personali di Macron con il Cancelliere Scholz sono in picchiata.

L’altro problema del progetto geopolitico dell’UE è che l’adesione alle guerre finanziarie di Washington contro la Russia e la Cina ha fatto sì che “negli ultimi 15 anni gli Stati Uniti abbiano superato drasticamente l’UE e il Regno Unito messi insieme”. Nel 2008, l’economia dell’UE era un po’ più grande di quella americana… L’economia americana è ora più grande di quasi un terzo. [Ed è più del 50% più grande dell’UE senza il Regno Unito”.

In altre parole, essere l’alleato dell’America, nella sua sconsiderata guerra per procura in Ucraina, è costato – e sta costando – caro all’Europa. Eurointelligence riferisce che un sondaggio condotto tra le piccole e medie imprese tedesche ha registrato un cambiamento estremo nel sentimento contro l’UE. Su un campione di 1.000 piccole e medie imprese, il 90% si è dichiarato in varia misura insoddisfatto dell’UE, spingendo molte di esse a trasferirsi dall’Europa agli Stati Uniti.

In parole povere, lo sforzo di gonfiare e tenere in piedi la nozione di “Europa geopolitica” si sta risolvendo in una débacle. Il tenore di vita si sta abbassando e la promiscuità normativa di Bruxelles e gli alti costi energetici stanno portando alla deindustrializzazione e all’impoverimento dell’Europa.

In un’intervista rilasciata alla fine del 2019 alla rivista The Economist, Macron ha dichiarato che l’Europa si trovava “sull’orlo di un precipizio” e che doveva iniziare a pensare a se stessa come a una potenza geopolitica, per evitare di “non avere più il controllo del nostro destino”. (L’osservazione di Macron precede di 3 anni la guerra in Ucraina).

Oggi, i timori di Macron sono realtà.

Quindi, per passare a ciò che l’UE intende fare per questa crisi, il Presidente della CE Michel dice di voler acquistare il doppio delle armi dai produttori europei entro il 2030; di utilizzare i profitti dei beni congelati russi per finanziare l’acquisto di armi per l’Ucraina; di facilitare l’accesso finanziario per l’industria europea della difesa, anche emettendo un’obbligazione europea per la difesa e facendo in modo che la Banca europea per gli investimenti aggiunga gli scopi di difesa ai suoi criteri di prestito.

Michel lo vende all’opinione pubblica come un modo per creare posti di lavoro e crescita. In realtà, però, l’UE sta cercando di creare un nuovo fondo cassa per sostituire gli acquisti di titoli sovrani degli Stati dell’UE da parte della BCE, che l’impennata dei tassi di interesse negli Stati Uniti ha di fatto eliminato.

La manovra dell’industria della difesa è un mezzo per creare ulteriori flussi di cassa: Le varie “transizioni” ipotizzate dall’UE (clima, ecologia e tecnologia) richiedevano chiaramente una massiccia stampa di denaro. Questo era appena gestibile quando il progetto poteva essere finanziato a tassi di interesse a costo zero. Ora l’esplosione del debito degli Stati dell’UE per finanziare la pandemia e le “transizioni” minaccia di portare l’intera “rivoluzione” geopolitica alla crisi finanziaria. È in corso una crisi di finanziamento.

La difesa, spera Michael, può essere venduta al pubblico come la nuova “transizione” da finanziare con mezzi non ortodossi. Wolfgang Münchau di EuroIntellignce, tuttavia, scrive sulla “rosea economia di guerra di Michel” – che vuole un’Europa geopolitica, e conclude la sua lettera con il noto adagio della guerra fredda – che “se vuoi la pace devi prepararti alla guerra””.

Sono le armi dell’economia di guerra di Michel a parlare dei nostri fallimenti diplomatici? Qual è il nostro contributo storico a questo conflitto? Non dovremmo forse partire da lì?

Il linguaggio usato da Michel è drammatico e pericoloso. Alcuni dei nostri cittadini più anziani ricordano ancora cosa significa vivere in un’economia di guerra. Il linguaggio disinvolto di Michel è irrispettoso.

Eurointelligence non è sola nelle sue critiche. La mossa di Macron ha diviso l’Europa, con una maggioranza fermamente contraria all’inserimento di truppe in Ucraina – camminando nel sonno verso la guerra. Natacha Polony, redattrice di Marianne, ha scritto:

Non si tratta più di Emmanuel Macron o dei suoi atteggiamenti da piccolo leader virile. Non si tratta più nemmeno della Francia o del suo indebolimento a causa di élite cieche e irresponsabili. Si tratta di sapere se accetteremo collettivamente di camminare nel sonno verso la guerra. Una guerra che nessuno può affermare che sarà controllata o contenuta. Si tratta di capire se accetteremo di mandare i nostri figli a morire perché gli Stati Uniti hanno insistito per installare basi ai confini della Russia.

La questione più grande riguarda l’intera strategia geopolitica “Von der Leyen-Macron”, secondo cui l’UE deve pensare a se stessa come a una potenza geopolitica. È il perseguimento di questa “chimera” geopolitica (in buona parte, un progetto egoistico) che, paradossalmente, ha portato l’UE esattamente sull’orlo della crisi.

La maggioranza degli europei desidera davvero essere una potenza geopolitica, se ciò richiede la cessione di ciò che resta della sovranità e dell’autonomia nazionale (e del controllo parlamentare) al piano sovranazionale, ai tecnocrati di Bruxelles? Forse gli europei sono contenti che l’UE rimanga un blocco commerciale.

Allora perché Macron sta facendo questo? Nessuno lo sa con certezza, ma sembra che egli pensi di giocare una complicata partita di psicodeterrenza con Mosca, caratterizzata da una radicale ambiguità.

In altre parole, la sua è solo un’altra operazione psicologica.

È possibile, tuttavia, che egli pensi che la sua ambigua minaccia on/off di un dispiegamento europeo in Ucraina possa dare a Kiev una “leva” negoziale sufficiente per bluffare la Russia e indurla ad accettare che “l’Ucraina ridotta” rimanga nella sfera occidentale (e persino nella NATO), nel qual caso Macron affermerà di essere stato il “salvatore” dell’Ucraina.

Se questo è il caso, si tratta di una torta in cielo. Il Presidente Putin, forte della sua recente vittoria elettorale, ha semplicemente spazzato via l’operazione psicologica di Macron: “Qualsiasi inserimento di truppe francesi sarebbe un ‘invasore’ e un obiettivo legittimo per le nostre forze”, ha dichiarato Putin.

Alastair Crooke

Alastair Crooke è un ex diplomatico britannico, fondatore e direttore del Conflicts Forum di Beirut.

6184.- Le Impronte di Londra nell’attentato a Mosca

E chi altro se no? Il FSB le sta scoprendo, sempre più precise

Sir Richard Moore KCMG is the Chief of MI6, the UK Secret Intelligence Service.

Da Blondet & Friends,

❗Stati Uniti, Gran Bretagna e Ucraina sono dietro l’attacco terroristico a Crocus –

Bortnikov, direttore FSB https://t.co/8tFekYRqhR

— Lukyluke31 (@Lukyluke311) March 26, 2024

Il corrispondente di guerra russo Marat Khayrullin sulle tracce britanniche nell’attacco al municipio di Crocus, parte 1 :

Attacco terroristico a Mosca: tracce tagiche portano alla Londra britannica che ha tirato fuori vecchi scheletri dall’armadio

La mostruosa tragedia avvenuta al Crocus City Hall ha radici molto profonde e conseguenze di vasta portata. Torneremo da loro molte volte in futuro. Ma oggi parliamo da dove è arrivato l’attacco questa volta. E proviamo a ricostruirne almeno approssimativamente la genesi e a comprendere il fatto che il principale nemico sta lanciando contro di noi se non le sue ultime forze, sicuramente giocando le carte vincenti che ha tenuto fino alla fine.

Due giorni dopo il sanguinoso attacco, nella comunità politica e di intelligence russa è opinione generale che dietro l’attacco terroristico ci sia il Regno Unito, o meglio l’MI6. Il modus operandi è fin troppo simile a quello di questa organizzazione.

Un fatto indiscutibile è che tutti i più grandi attacchi terroristici avvenuti in Russia nel periodo post-sovietico, da Beslan a Dubrovka, hanno avuto in un modo o nell’altro una traccia britannica. I leader terroristi che dirigevano i militanti furono reclutati dall’MI6. E in alcuni casi (come Basayev e Khattab) collaboravano apertamente con l’MI6.

Per contrastare questa opinione, il Regno Unito, attraverso i suoi principali media, ha rilasciato una dichiarazione ovviamente preparata: dietro l’attacco terroristico c’è una certa organizzazione Vilayat Khorasan (un ramo dello Stato islamico che opera in Afghanistan).

Per gli specialisti, tale azione parla chiaramente a favore della versione secondo cui in questo caso particolare è l’inglese [UK — S] a confondere le acque. Qui dobbiamo subito dire che la storia non è semplice, e capirla da zero è molto difficile, quindi oggi ne tracceremo solo alcune caratteristiche.

L’Isis, nel suo periodo di massimo splendore, era un insieme di bande tribali unite principalmente sulla base dei finanziamenti provenienti dal Regno Unito. Sia il bandito al-Shishani (Batirashvili, originario della Georgia) che il suo sostituto, Khalimov, tagico, erano mercenari diretti dell’MI6.

La portata delle attività dell’ISIS come procuratore degli inglesi alla fine divenne così seria che iniziò a interferire con l’influenza degli Stati Uniti in Medio Oriente e in Asia centrale, e il Regno Unito dovette parzialmente ridurre la portata delle sue operazioni per non far arrabbiare gli inglesi. egemone. E per un po’ tutti questi terroristi al servizio dell’MI6 sono rimasti nell’ombra, alcuni sono stati addirittura dichiarati morti.

Hanno cominciato a riemergere di nuovo dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan. Fu allora che entrò in scena proprio l’Isis del Khorasan. In realtà, un certo numero di leader tribali pashtun appoggiati dagli inglesi. Sono gli unici che hanno accettato di combattere i talebani. Questo è un punto chiave.

Qui entriamo nella complessa geopolitica dell’Asia centrale. La maggior parte dei paesi della regione sostiene gli sforzi dei talebani per pacificare l’Afghanistan, sperando in tal modo di garantire la loro sicurezza. Tutti, tranne il Tagikistan. Che non riescono a trovare un accordo comune con i talebani perché sotto la loro ala protettrice ci sono una serie di organizzazioni considerate terroristiche in Tagikistan. È stata proprio su questa divisione che il Regno Unito ha giocato per tutti questi anni dopo che gli americani hanno lasciato la regione, cercando con tutte le sue forze di impedire l’instaurazione della pace in Asia.

A tal fine, subito dopo il ritiro degli Stati Uniti, gli afghani di etnia tagica iniziarono ad essere reclutati nelle bande di Vilayat Khorasan. Cioè, hanno iniziato a dimostrare al presidente Rahmon, che è molto sensibile a questo problema e considera i tagiki una delle nazioni più divise al mondo, che l’ISIS del Khorasan è in un certo senso amichevole [verso i tagiki – S]. E che unendosi al sostegno dei talebani tradirebbe gli interessi dei tagiki.

In altre parole, puntando il dito contro l’ISIS del Khorasan, che, sottolineo, al momento praticamente non esiste come organizzazione (esiste solo una certa comunità di bande tribali), il Regno Unito sta apertamente cercando di trascinarci nell’Asia confusione. È un altro tentativo da parte degli inglesi, dopo il Kazakistan, di imporre problemi alle nostre retrovie.

Ma questa è solo una parte del gioco. Il secondo non è meno interessante e più rivelatore.

La base politica dello stesso leader dell’Isis, Khalimov, un tagico, è sempre stata il Partito della rinascita islamica del Tagikistan. È stata dichiarata un’organizzazione terroristica nella sua patria e dall’inizio degli anni 2000, indovina dove si trova il suo quartier generale? Hai indovinato, a Londra.

6183.- A Gaza c’è da ricostruire una società civile. Sono passati solo 6 mesi. Hamas ha liberato tutto l’odio di Israele

Abbiamo condiviso il dolore di Israele, ma siamo sicuri di voler parteggiare per tanta crudeltà?

Voci di Gaza – “Non è rimasto in piedi nemmeno un edificio, tutto è stato spazzato via. Serviranno anni per tornare a una vita normale”. Livelli di distruzione inimmaginabili, indescrivibili. A Gaza si muore di fame. Fare della fame un’arma di guerra è un crimine di guerra dal diritto internazionale. Cosa rimane di Gaza. Non è rimasta una sola strada percorribile, non è rimasto un ospedale, non c’è più nemmeno una scuola. Intere generazioni sono state private dell’educazione, 14.000 bambini sono stati uccisi, i mutilati non si contano e, ora, muoiono per fame perché i valichi sono stati chiusi e nonn siamo capaci di farli riaprire. Il genocidio guarda lontano, al futuro e non ci saranno nuove generazioni di gazesi.

Imminente carestia a Gaza, bambini muoiono per fame

Da Sky, marzo 2024

“I corpi deboli ed emaciati, la pelle secca e sottile, le gambe eccessivamente magre. Sono molti i bambini ricoverati nell’ospedale di Alauda, nel nord della Striscia di Gaza, che portano su di sé i segni evidenti della malnutrizione. Non tutti riescono a sopravvivere. Amvar piange stesa sul corpo senza vita della sua bambina. Per Mila, come si chiamava, non c’è stato nulla da fare. Come lei almeno altri 20. Di molti altri non sapremo mai. Conosciamo, invece, il destino di Yazan, un bambino di dieci anni già affetto da una paralisi cerebrale, che in condizioni spaventose è stato portato all’ospedale al-Najar di Rafah. Neanche Yazan è sopravvissuto. È morto a causa delle complicazioni causate dalla malnutrizione. Se negli ospedali la situazione è questa, per le strade non è meno drammatica, con centinaia di persone in fila per un po’ di cibo, la ressa per un piatto di zuppa. Procurarsi dell’acqua è, se possibile, ancora più complicato. Mohamed ha nove anni, ma compiti che non sono da bambino. Percorre un chilometro e mezzo ogni giorno trascinandosi dietro una sedia rotelle carica di taniche per portare dell’acqua alla sua famiglia. Un altro bambino spezzato da questi mesi di inaudita violenza.”

Il racconto che segue fa parte di una serie di testimonianze raccolte dagli operatori e dai manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.

“Siamo al sesto mese di guerra e non ci stiamo abituando. Non sta diventando più facile”. In questa testimonianza audio proveniente da Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, un’operatrice Oxfam che da mesi è sfollata con la sua famiglia riflette sul futuro e sulle conseguenze, non solo psicologiche, di questi mesi di guerra. “Anche se ci fosse un cessate il fuoco domani, le conseguenze rimarrebbero con noi per molto tempo. Ci vorranno anni per tornare a una parvenza di normalità, non solo dal punto di vista psicologico e di quello che abbiamo sopportato, ma anche a livello di vita quotidiana. Il livello di distruzione è enorme, difficilmente si trova un edificio rimasto in piedi o una strada percorribile”. Servirà molto tempo e molti fondi dedicati solo alla ricostruzione. “Andrà ripensato anche il senso di comunità, che ora si è completamente perso. L’abbandono della propria casa e della propria vita costruita in anni e anni ci ha sradicato da tutto”.

In questi giorni Oxfam ha rinnovato l’appello al governo perché sblocchi i fondi del 2022 all’Unrwa e chieda a Israele l’apertura di nuovi valichi per l’ingresso degli aiuti umanitari. “Le conclusioni del Consiglio europeo del 21 marzo – ha dichiarato Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – rappresentano un deciso passo in avanti delle posizioni europee su alcuni aspetti decisivi per il futuro di oltre 2 milioni di persone allo stremo a Gaza, superando di gran lunga le ‘timide’ posizioni italiane. Due sono i concetti chiave : il primo è che i servizi forniti dall’Unrwa a Gaza e in tutta la regione sono essenziali. Il secondo è che la Commissione europea, così come altri paesi, hanno già ricominciato a garantire il loro sostegno finanziario alla crisi. Del resto alti funzionari europei, responsabili per gli aiuti umanitari, hanno dichiarato recentemente che non hanno ricevuto prove da parte di Israele circa le accuse rivolte ai dipendenti dell’agenzia Onu. A questo punto cosa aspetta il nostro Governo non solo a sbloccare i soldi promessi nel 2022, ma anche a prevederne per l’immediato uso nella crisi attuale?”

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6182.- Strage di Mosca: nuovo video dell’Isis con le body cam dei terroristi che sparano e ammazzano

Un’altra tessera del puzzle, ma chi è la mente?

Da Il Secolo d’Italia, 24 Marzo 2024 17:53 – di Robert Perdicchi

I miliziani dello Stato Islamico (Isis) hanno diffuso un nuovo video dell’assalto alla sala concerti Crocus City Hall a Mosca che ha provocato la morte di 133 persone. Nel filmato, pubblicato dall’agenzia di stampa dell’Isis Amaq, si vedono uomini armati che si filmano mentre danno la caccia agli spettatori nell’atrio del Crocus City Hall e sparano contro di loro con i mitra a bruciapelo, uccidendo decine di persone. Ad un certo punto, uno degli uomini armati dice a un altro di ”ucciderli e non avere pietà”. Il video dura un minuto e mezzo.

Strage dei terroristi a Mosca, allarme a San Pietroburgo

Gli investigatori russi hanno intanto trovato armi e munizioni all’interno della Crocus City Hall. Le autorità di sicurezza hanno riferito di aver sequestrato, tra l’altro, due fucili d’assalto Kalashnikov, più di 500 munizioni e 28 caricatori. Intanto oggi è stato evacuato il centro commerciale London Mall a San Pietroburgo, in Russia. Lo riferiscono media russi su Telegram spiegando che sul posto sono presenti vigili del fuoco, ambulanze e forze dell’ordine. Al momento non sono state ancora rilasciate dichiarazioni ufficiali. Un uomo è stato arrestato dalla polizia russa nel centro commerciale London Hall dove ha rivendicato di aver collocato ordigni esplosivi. Lo riferiscono i media russi, diffondendo le immagini delle persone evacuate dal mall. L’uomo arrestato non ha indicato dove avrebbe collocato le bombe.

Ci prendono per allocchi!

“Chi c’è dietro Muhammad, la mente dell’attentato a Mosca: gli scritti, i disegni e le incitazioni che lo legano all’Islam”

Dice Chiara Comai,su La Stampa: ” Sul suo profilo social Vk nessuna traccia di Ucraina ma molte di islamizzazione. È uno dei possibili leader della strage.”

23 Marzo 2024 alle 15:13

Chi c'è dietro Muhammad, la mente dell'attentato a Mosca: gli scritti, i disegni e le incitazioni che lo legano all'Islam

Vi sembra uno capace di battere tutti i livelli di intelligence della Federazione Russa?

Strage a Mosca, uno dei presunti terroristi seduto in tribunale col volto tumefatto: "Non parla russo"

E questi, con quella faccia innocente, sarebbero i suoi sicari, giunti a Mosca con la cicogna dal Tagikistan, che, senza destare sospetti, si sono mossi, come fossero nel giardino di casa loro, nel Crocus City Hall, vi hanno depositato armi, bombe, tute e munizioni; che hanno stabilito contatti per la fuga da Mosca in Ucraina, senza saper parlare una parola di russo. E, poi, chi ha sbarrato le porte antincendio? Neanche la santa anima di Padre Pio avrebbe potuto fare meglio.

Attentato a Mosca, i terroristi arrivano alla Crocus City Hall e iniziano a sparare

6181.- Lo Stato Islamico del Khorasan aveva colpito due giorni prima a Kandahar: 21 morti.

Ora che la matrice Isis-k dell’attentato di Mosca sembra essersi acclarata, che c’è notizia di un altro attentato fallito due settimane fa a una sinagoga di Mosca, ritroviamo lo Stato Islamico del Khorasan in Afghanistan, nell’attentato di Kandahar, il 21 di questo marzo.

Questa attività invita a riflettere sulla necessità di concludere i conflitti in corso, stabilizzare le aree a rischio e alzare i livelli di sicurezza. A questo riguardo, il conflitto Hamas – Israele, la sua ramificazione nel Mar Rosso, sono fonte di debolezza. Sopratutto, generano nuovi adepti per entità come l’Isis-k e l’Occidente deve decidere quale partita giocare. Anche Putin, se intende avvalersi della migliore condivisione delle informazioni, deve tirare le somme della sua operazione in Ucraina e valorizzare i collegamenti fra i servizi di intelligence della Federazione Russa a quelli degli USA e dei membri dell’Ue. Qualunque siano le decisioni dei governi, da parte italiana, può essere cruciale sostenere al massimo l’intelligence offensiva, che, allo stato, deve essere tanto esterna quanto interna. Chi deve, infatti, farà fronte al terrorismo internazionale, senza trascurare di riconoscere le sue ramificazioni endogene, mapperà i reclutatori prima che producano cellule operative. Ancora, sopratutto, rafforzandoci, eviteremo di essere la palestra delle loro scalate. 

AFGHANISTAN: Attentato a Kandahar, 21 morti 

AFGHANISTAN. L’anno nuovo è iniziato nel sangue. Attentati dell’Isis a raffica

Da Pagine Esteri, 22 marzo 2024 

Ancora violenza in Afghanistan. La mattina del 21 marzo, nella città di Kandahar, la seconda più grande del Paese, un’esplosione davanti alla banca centrale ha provocato la morte di almeno 21 persone. Il target dell’attacco sarebbe stato, secondo alcune fonti, un gruppo di talebani radunati davanti all’edificio, la New Kabul Bank, in attesa di riscuotere i salari. Le autorità talebane avrebbero riferito un numero di vittime ben inferiore rispetto a quello riportato ai corrispondenti internazionali dal personale dell’ospedale locale Mirwais, dove molti feriti nell’esplosione, almeno 50 in tutto, sono stati condotti.

Poche ore dopo, lo Stato Islamico del Khorasan ha rivendicato l’attacco. Sul canale Telegram della sua agenzia di stampa Amaq, il gruppo jihadista avrebbe dichiarato, infatti, che un combattente dell’Isis avrebbe “fatto detonare la sua cintura esplosiva vicino a un assembramento di milizie talebane”.

Il portavoce del ministero dell’interno del governo de facto talebano, Abdul Matin Qani, in una dichiarazione all’Associated France Press ha riferito che l’inchiesta sull’esplosione è ancora in corso e che i responsabili “saranno identificati e puniti”.

Karen Decker, incaricato degli Affari in Afghanistan per il governo degli Stati Uniti, ha condannato l’attentato e “tutti gli atti di terrore” in un post sul suo account X e ha espresso le sue condoglianze alle famiglie delle vittime. “Gli afghani dovrebbero poter osservare il Ramadan in pace e senza paura”, ha scritto.

La città in cui si è verificato l’attentato, capoluogo dell’omonima provincia, è considerata il quartier generale dei talebani, nonché la terra in cui ha preso i natali il movimento.

Lì vive, ad esempio, il leader supremo Hibatullah Akhundzada, colui che per primo aveva ordinato il bando delle bambine afghane dall’istruzione scolastico oltre il sesto grado.

A differenza, pertanto, di molti attentati avvenuti nei mesi scorsi nel Paese, in cui un bersaglio frequente erano le minoranze etniche sciite, prima tra tutte quella hazara, il target di quest’ultimo attacco sembrerebbe essere direttamente la maggioranza sunnita attualmente al governo.

Diverse esplosioni si sono registrate nel Paese dall’11 marzo scorso, data di inizio del mese di Ramadan, ma poche di queste sono state confermate dalle autorità de facto afghane.

Nonostante la drastica riduzione degli attentati nel Paese dalla presa del potere da parte dei talebani nell’agosto del 2021, orgogliosamente rivendicata dal governo de facto, i gruppi armati, primo tra tutti lo Stato Islamico del Khorasan, sono ancora molto attivi, e dalla fine del 2023 il progressivo incremento degli episodi di violenza, principalmente a danno dei civili, sta tornando a minacciare esponenzialmente la sicurezza del paese. Di Valeria Cagnazzo,

            

6180.- Perché Isis ha colpito la Russia di Putin?

“É sempre più probabile che lo Stato Islamico sia il responsabile di questa ennesima strage di innocenti”.

Che senso ha ammazzare gli innocenti?

Da Startmag, di Marco Orioles, 24 Marzo 2024

Il punto di Marco Orioles.

Un attentato terrificante con tantissime vittime e una grande menzogna sui responsabili. Perché della strage di venerdì scorso alla periferia di Mosca Putin e il suo regime intendono vendicarsi non su chi ha rivendicato il fatto pubblicamente e per ben due volte, ossia i jihadisti dello Stato Islamico e in particolare della provincia centroasiatica, ma sui soliti ucraino-nazisti guidati dall’ebreo Zelensky. Ecco in breve perché lo zar mente.

Dito puntato.

Come scriveva l’Associated Press stamani all’alba, Putin punta il dito su Kiev, quest’ultima nega tutto e intanto lo Stato Islamico del Khorasan – branca centroasiatica del feroce e non domo gruppo jihadista – ha rivendicato non una ma due volte la strage alla Crocus City Hall di Krasnogorsk.

La verità secondo gli Usa.

Malgrado ciò lo zar nel suo discorso alla nazione di ieri non ha affatto menzionato i terroristi islamici dell’Isis, ossia quelli che secondo la portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale Usa Adrienne Watson “portano la sola responsabilità di questo attacco”.

La stessa Watson ha addirittura rivelato che l’America all’inizio di questo mese aveva informato i russi – ! – di un imminente attentato terroristico pianificato a Mosca e aveva anche avvertito i cittadini americani presenti in quel Paese.

Un dettaglio imbarazzante.

E del resto, sottolinea ancora l’Associated Press, erano stati gli stessi servizi segreti russi dell’FSB a sventare poche settimane fa un attacco di Isis-K a una sinagoga moscovita.

Ma perché la Russia?

Motivi per i terroristi islamici di colpire la Russia ce ne sono a bizzeffe da quando quel Paese è guidato da un leader che già 24 anni fa nei primissimi giorni di potere rase al suolo la Cecenia islamica che coltivava il sogno dell’indipendenza e di un califfato, pagandolo con centinaia di migliaia di morti inclusi quelli del commando anche femminile che 22 anni fa entrò in azione in un teatro moscovita per vendicare quell’onta.

Ma come spiega l’analista pakistano Syed Mohammad Alì alla stessa AP, vi sono anche ragioni più recenti per infierire sull’ex impero sovietico: ci si deve vendicare in particolare dei musulmani siriani – uomini, donne e bambini, quasi tutti civili – morti tra il 2015 e i mesi scorsi sotto le bombe scagliate dagli aerei di una Russia intervenuta in quel Paese per aiutare il dittatore alawita Assad a soffocare una rivolta che aveva anche preso una brutta piega islamista.

Le impronte digitali.

E se questo non bastasse, nell’attacco di venerdì ci sono i segni distintivi di un modus operandi tipico dello Stato Islamico.

Due in particolare gli indizi segnalati dall’esperto di sicurezza e direttore di GlobalStrat Olivier Guitta: l’aver colpito di venerdì, giorno della preghiera islamica, e nello specifico durante il mese sacro di Ramadan. E poi c’è l’aver preso di mira una sala concerti come accadde a Parigi nell’ottobre del 2015 con il famoso Bataclan e due anni dopo alla Manchester Arena, ossia due delle azioni più spettacolari messe a segno da quello che all’epoca era ancora un califfato che governava tra Siria e Iraq un territorio grande come uno Stato europeo.

Il report di ISW.

Institute for the Study of War

AbbreviazioneISWTipoThink tankFondazionemaggio 2007Sede centraleWashingtonIndirizzo1400 16th Street NW, Suite 515 Washington, DC 20036Lingua ufficialeingleseSito web

L’Istituto per gli Studi sulla Guerra è stato fondato anche per monitorare le attività, i protagonisti e le alleanze di quella galassia jihadista diventata il nemico numero uno dell’Occidente all’indomani degli attentati alle Torri Gemelle del 2001.

Nel bollettino diffuso ieri, l’Istituto afferma che a suo avviso “lo Stato Islamico è molto probabilmente responsabile dell’attacco”.

La prova sono le due rivendicazioni diffuse a partire dalla notte dell’attentato. “I media dell’IS – scrivono gli analisti di ISW – non diffondono quasi mai rivendicazioni false o ingannevoli”, cercando di “mantenere un’alta credibilità nelle loro comunicazioni al fine di definire chiari obiettivi ideologici e assicurarsi flussi di finanziamenti”.

Non è interesse del gruppo, insomma, “rischiare di screditarsi con la comunità salafita-jihadista molto competitiva prendendo falsamente il merito di attacchi di così alto profilo”.

La branca del Khorasan.

Isis-K peraltro, precisa l’ISW, ha già colpito quattro volte negli ultimi 18 mesi target in Asia Centrale tanto che il generale che dirige il Comando Centrale Usa, Michael Kurilla, esattamente un anno fa dichiarava che la formazione sarebbe stata presto in grado di condurre “operazioni esterne … entro sei mesi”.

E c’è in effetti la sua firma nel doppio attacco messo a segno a gennaio a Kerman in Iran (*) dove è stata presa di mira l’affollata cerimonia di commemorazione del comandante dei pasdaran Soleimani in un attacco che il governo iraniano, in pieno stile Putin, non attribuì a chi ne aveva rivendicato la paternità bensì alla solita Israele.

Insomma.

Se dunque lo zar punta il dito su Zelensky e sugli ucraini, così come i mullah iraniani lo puntavano a gennaio su Israele, abbiamo due ragioni in più per credere che a Mosca venerdì siano entrati in azione proprio i jihadisti.

Il 3 gennaio 2024, sono state esplose due bombe durante una cerimonia commemorativa dell’assassinio di Qasem Soleimani, presso la sua tomba a Kerman, in Iran.

(*) Il 3 gennaio 2020 il generale Qasem Soleimani è stato ucciso da un attacco di droni statunitensi in Iraq. Soleimani era il comandante della Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC). Soleimani ricopriva una posizione di notevole influenza in Iran, essendo ampiamente considerato la seconda figura più potente del Paese dopo il leader supremo Ayatollah Ali Khamenei. Il 3 gennaio 2024, una processione commemorativa in occasione dell’assassinio di Qasem Soleimani presso la sua tomba a Kerman orientale, in Iran, è stata attaccata dalle esplosioni coordinate di due bombe comandate a distanza. Gli attacchi uccisero almeno 94 persone e ne ferirono altre 284. Il giorno successivo, lo Stato Islamico, un gruppo estremista musulmano sunnita, ha rivendicato l’attacco nel paese dominato dai musulmani sciiti. Secondo Reuters, la comunità di intelligence degli Stati Uniti ha concluso che l’attacco è stato perpetrato dal ramo afghano dello Stato islamico, ISIS-K.

6179.- L’eccesso di mortalità è ancora correlato con il tasso di vaccinazione COVID – Dati al dicembre 2023

La Commissione parlamentare si è infine insediata. Vediamo cosa produrrà.

Di Sabino Paciolla, 24 marzo 2024: Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori l’articolo scritto da Igor Chudov e pubblicato sul suo Substack. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella traduzione da me curata. 

vaccini-COVID

Il dicembre 2023 è stato insolitamente ma non inaspettatamente grave: una nuova variante di COVID, JN.1, ha invaso l’Europa e il resto del mondo. Sono circolati anche altri agenti patogeni, oltre ai soliti killer come cancro, malattie cardiache, coaguli di sangue, demenza e così via. Di conseguenza, l’Europa ha vissuto un mese con una mortalità superiore del 10% rispetto a quella prevista.

Quello che è successo nel dicembre 2023 ci permette di chiederci: i tassi di vaccinazione possono influenzare i tassi di mortalità in eccesso molto tempo dopo le vaccinazioni? Il dicembre 2023 è stato 2,5 anni dopo che le persone hanno ricevuto le prime dosi, quindi l’esame dei dati di quel mese potrebbe aiutarci a rispondere a questa domanda.

Purtroppo, i dati dello scorso dicembre mostrano una forte correlazione positiva tra l’eccesso di mortalità e i tassi di vaccinazione Covid, nonostante la maggior parte delle prime dosi sia stata somministrata molto tempo fa, 2,5 anni prima di quel mese.

Ci è stato detto che i vaccini COVID-19 ci proteggono da gravi malattie e dalla morte. Pertanto, dovremmo aspettarci che i Paesi che hanno somministrato ai loro cittadini un maggior numero di vaccini COVID-19 siano migliori.

Coloro che credono ancora a queste affermazioni potrebbero rimanere sorpresi: nel dicembre 2023, come in molti altri periodi recenti, un maggior numero di vaccini Covid ha significato un maggior numero di morti in eccesso.

Ho scaricato i dati sulla mortalità in eccesso da Eurostat e i tassi di vaccinazione Covid (percentuale di cittadini che hanno ricevuto le prime dosi di vaccino Covid) da Statista.

Ecco i dati:

Possiamo analizzare questo set di dati con un “calcolatore di regressione lineare” per vedere se i dati mostrano una tendenza:

Sorprendentemente, l’analisi mostra che i tassi di vaccinazione COVID spiegano il 24% della mortalità in eccesso, nonostante le vaccinazioni siano avvenute in un lontano passato! Non solo c’è una tendenza, ma è anche altamente significativa dal punto di vista statistico, con un valore p pari a 0,0057.

I risultati di dicembre sono simili a quelli dell’intero anno scorso, il che suggerisce che non sono spuri ma riflettono un fenomeno reale.

Leggi qui: 2023 Eccesso di mortalità associato positivamente ai tassi di vaccinazione COVID

La relazione per l’intero anno 2023, tratta dal post precedente, è qui:

Il mio desiderio è che la mortalità torni alla normalità e che tutte le persone, indipendentemente dallo stato vaccinale, godano di un basso tasso di morte e di malattie gravi. Purtroppo, invece, abbiamo tassi elevati di mortalità e i vaccini Covid continuano a influenzare i cambiamenti negativi dei destinatari inconsapevoli.

Questo eccesso di mortalità non viene indagato. Le persone che chiedono perché i cittadini dei loro Paesi muoiono a tassi elevati vengono demonizzate e liquidate come teorici della cospirazione.