Archivi categoria: Politica estera – Finlandia

5250.- Una guerra USA-Russia sarebbe combattuta, prima, in Europa.

18 repubblicani, tra cui Green, Boebert e Gaetz, si sono opposti, in un voto simbolico, all’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato. Ora alcune dichiarazioni d’oltre oceano.

“Se l’Ucraina non fosse stata informalmente, e la Finlandia ora formalmente, integrata nella NATO per minacciare la Russia, gli Stati Uniti avrebbero semplicemente trovato qualche altra strada per fomentare la Terza Guerra Mondiale, come inviare Dementia Joe in Israele per minacciare sia l’Iran che la Russia”.

“Perché fermarsi qui? Perché non minacciare quei deboli cinesi con una guerra nucleare su Taiwan e alcuni sputi di sabbia nel Mar Cinese Meridionale? E quelle teste di cazzo in India, come osano non essere in linea! Meglio intromettersi con il Pakistan per mantenere in ebollizione le relazioni tra queste due nazioni dotate di armi nucleari, il che a sua volta potrebbe complicare i piani dei cinesi e dei russi per contrastare i nostri piani per governare il mondo! Quindi, yee-haw, shazzam e chutzpah-doo! “

“Se Dio era dalla nostra parte per l’assassinio di Soleimani, come ha dichiarato Trump, quanto più deve amarci adesso!”

“ Durante la Guerra Fredda gli Stati Uniti hanno mostrato di rispettare l’Unione Sovietica. Era terminata da poco la Seconda Guerra Mondiale, che abbiamo vinto grazie anche al sacrificio di 53 russi per ogni americano caduto”.

Una guerra USA-Russia sta diventando inevitabile?

Da UNZ, di Pat Buchanan • 15 luglio 2022. Traduzione libera di Mario Donnini.

Al vertice della NATO a Madrid, la Finlandia è stata invitata ad aderire all’alleanza. Cosa significa questo per la Finlandia?

Se il presidente russo Vladimir Putin viola il confine finlandese di 830 miglia, gli Stati Uniti si alzeranno in difesa di Helsinki e combatteranno la Russia a fianco della Finlandia.

Cosa significa per l’America l’appartenenza della Finlandia alla NATO?

Se Putin farà una mossa militare in Finlandia, gli Stati Uniti entreranno in guerra contro la più grande nazione del mondo con un arsenale compreso tra 4.500 e 6.000 armi nucleari tattiche e strategiche.

Nessun presidente della Guerra Fredda si sarebbe mai sognato di prendere un simile impegno: rischiare la sopravvivenza della nostra nazione per difendere il territorio di un paese a migliaia di chilometri di distanza che non è mai stato un interesse vitale degli Stati Uniti.

Entrare in guerra con l’Unione Sovietica per la conservazione del territorio finlandese sarebbe stata vista come una follia durante la Guerra Fredda.

Ricordiamo: Harry Truman ha rifiutato di usare la forza per rompere il blocco di Berlino di Joseph Stalin. Dwight Eisenhower rifiutò di inviare truppe statunitensi per salvare i combattenti per la libertà ungheresi che erano stati investiti dai carri armati sovietici a Budapest nel 1956.

Lyndon B. Johnson non fece nulla per aiutare i patrioti cechi schiacciati dagli eserciti del Patto di Varsavia nel 1968. Quando Solidarity di Lech Walesa fu distrutto per ordine di Mosca in Polonia nel 1981, Ronald Reagan fece dichiarazioni coraggiose e inviò macchine fotocopiatrici.

Mentre gli Stati Uniti hanno rilasciato dichiarazioni annuali di sostegno durante la Guerra Fredda per le “nazioni prigioniere” dell’Europa centrale e orientale, la liberazione di queste nazioni dal controllo sovietico non è mai stata considerata così vitale per l’Occidente da giustificare una guerra con l’URSS.

Infatti, nei 40 anni della Guerra Fredda, la NATO, iniziata nel 1949 con 12 paesi membri, ne aggiunse solo altri quattro: Grecia, Turchia, Spagna e Germania Ovest.

Eppure, con l’invito a Svezia e Finlandia ad unirsi come 31a e 32a nazione per ricevere una garanzia di guerra ai sensi dell’articolo 5, la NATO avrà raddoppiato i suoi membri da quella che era considerata – certamente dai russi – la fine della Guerra Fredda .

Tutte le nazioni che un tempo facevano parte del Patto di Varsavia di Mosca – Germania dell’Est, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria – sono ora membri di una NATO guidata dagli Stati Uniti, diretta contro la Russia.

Tre ex repubbliche dell’URSS – Estonia, Lettonia, Lituania – sono ora anche membri della NATO, un’alleanza militare formata per racchiudere e contenere la nazione a cui appartenevano durante la Guerra Fredda.

La Lituania, con il 2% della popolazione russa, ha appena dichiarato un blocco parziale delle merci che si spostano attraverso il suo territorio fino a Kaliningrad, l’enclave russa sul Mar Baltico.

Alla protesta di Putin, Vilnius ha ricordato a Mosca che la Lituania è membro della NATO.

È un detto della politica geostrategica che una grande potenza non dovrebbe mai cedere a una potenza minore la capacità di trascinarla in una grande guerra.

Nel 1914, la Germania del Kaiser diede al suo alleato austriaco un “assegno in bianco” per punire la Serbia per il suo ruolo nell’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria. Vienna incassò l’assegno del Kaiser e attaccò la Serbia, e la Grande Guerra del 1914-1918 era iniziata.

Nel marzo 1939 Neville Chamberlain emise una garanzia di guerra alla Polonia. Se la Germania attaccasse la Polonia, la Gran Bretagna combatterebbe dalla parte della Polonia.

Fortificati con questa garanzia di guerra dell’Impero britannico, i polacchi bloccarono Hitler, rifiutandosi di parlare con Berlino delle rivendicazioni tedesche sulla città di Danzica, che le erano state sottratte alla Conferenza di pace di Parigi del 1919.

Il 1 settembre 1939 Hitler attaccò e la Gran Bretagna dichiarò guerra, una guerra che durò sei anni e ferì mortalmente l’Impero Britannico. E la Polonia?

A Yalta nel 1945, Winston Churchill concordò che una Polonia occupata dai sovietici dovesse rimanere sotto la custodia di Stalin.

Putin è un nazionalista russo che considera la disgregazione dell’URSS la più grande calamità del XX secolo, ma non è l’unico responsabile delle miserabili relazioni tra i nostri paesi.

Noi americani abbiamo svolto un ruolo di primo piano in quella che si configura come una seconda guerra fredda, più pericolosa della prima.

Nell’ultimo quarto di secolo, dopo che la Russia ha sciolto il Patto di Varsavia e ha lasciato che l’URSS si dividesse in 15 nazioni, abbiamo spinto la NATO, creata per circondare e per contenere la Russia, nell’Europa centrale e orientale.

Nel 2008, i neocon hanno spinto la Georgia ad attaccare l’Ossezia del Sud, provocando l’intervento russo e la disfatta dell’esercito georgiano.

Nel 2014, i neocon hanno spinto gli ucraini a rovesciare il regime eletto filo-russo a Kiev. Quando ci riuscirono, Putin conquistò la Crimea e Sebastopoli, per secoli la base della flotta russa del Mar Nero.

Nel 2022 Mosca ha chiesto agli Stati Uniti di impegnarsi a non incorporare l’Ucraina nella NATO. Abbiamo rifiutato. E Putin ha attaccato. Se i russi credono che il loro paese sia stato spinto contro un muro dall’Occidente, possiamo biasimarli?

Gli americani sembrano sprezzanti nei confronti degli oscuri avvertimenti russi che invece di accettare la sconfitta in Ucraina, l’umiliazione della loro nazione e il loro accerchiamento e isolamento, ricorreranno alle armi nucleari tattiche.

È davvero saggio liquidare questi avvertimenti come “sferragliare di sciabole”?

Patrick J. Buchanan is the author of “Nixon’s White House Wars: The Battles That Made and Broke a President and Divided America Forever.”

5210.- Svezia e Finlandia nella NATO: il via libera turco lo pagano curdi e dissidenti

L’ingresso di Svezia e Finlandia ha un valore strategico prioritario per la NATO perché consente a USA e UK di disporre di nuove basi NATO nel teatro operativo dell’Artico, sempre più conteso. L’Italia, invece, dovrebbe valorizzare la sua politica economica in Mediterraneo e nel Sahel, Erdogan permettendo.

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La Turchia ha infine revocato Il veto posto all’ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia, che domani saranno formalmente invitate ad aderire all’alleanza. L’annuncio, il 28 giugno a Madrid, è giunto al termine di un vertice a quattro durato quasi tre ore e condotto dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha visto riuniti i presidenti turco, Recep Tayyip Erdogan e il finlandese Sauli Niinisto con il premier svedese Magdalena Andersson.

L’intesa soddisfa le condizioni che Erdogan aveva posto per rinunciare al diritto di veto che ogni membro della NATO ha a disposizione per dare IL via libera a Helsinki e Stoccolma. “La Turchia ha ottenuto ciò che voleva, risultati significativi nella lotta contro le organizzazioni terroristiche” ha riferito la presidenza turca.

Il documento di tre pagine (che pubblichiamo qui sotto), firmato dai tre ministri degli Esteri, vede nei punti principali Svezia e Finlandia impegnarsi a:

  • consegnare alla Turchia i militanti curdi ricercati,
  • cessare il sostegno politico, finanziario e umanitario ai movimenti curdi YPG e PYD, braccio militare e braccio politico dei curdi siriani ma anche al Movimento Gulem definito in Turchia “Fethullahist Terrorist Organisation”, accusato di aver tentato il golpe del 2016 contro Erdogan
  • conferma che i due paesi scandinavi condividono la definizione di “gruppo terroristico” per il PKK (Partito Kurdo dei Lavoratori attivo in Turchia e Nord Iraq)
  • revocare l’embargo alle esportazioni di armi in Turchia che era stato imposto nel 2019 proprio in risposta all’occupazione da parte delle truppe turche di una fascia consistente di territorio siriano lungo il confine settentrionale del paese arabo.
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Inoltre, Ankara è riuscita a strappare persino il supporto di Helsinki e Stoccolma a una eventuale cooperazione turca con la Difesa comune europea.

“L’ingresso di Finlandia e Svezia renderà l’alleanza più sicura e potente: dispongono di forze armate ben attrezzate, hanno tecnologia avanzata e istituzioni politiche stabili e ciò rafforzerà la Nato e ovviamente anche Svezia e Finlandia” ha dichiarato Stoltenberg pur senza sbilanciarsi sulle possibili tempistiche dell’adesione che, come recita un tweet del premier britannico Boris Johnson, “renderà la nostra brillante alleanza più forte e sicura”.

Di “potente boccata d’ossigeno” ha parlato un funzionario della Casa Bianca che si è affrettato a chiarire che Ankara non ha chiesto nulla agli Stati Uniti in cambio della rinuncia al veto nei confronti dei due nuovi membri.

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Impossibile però non notare che il via libera ufficiale alla vendita ad Ankara di 40 nuovi velivoli da combattimento F-16 della versione più recente e avanzata Viper (e all’aggiornamento a tale standard di 80 dei circa 200 F-16 più vecchi in dotazione alle forze aeree turche) è avvenuto  proprio nelle ultime ore con la conferma che la Casa Bianca sosterrà la richiesta di Ankara.

Il 29 giugno l’assistente del segretario alla Difesa, Celeste Wallander, ha espresso il sostegno di Washington per dotare Ankara di una forza aerea più moderna: “Le forti capacità di difesa turche contribuiscono a forti capacità di difesa della Nato. Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti sostiene pienamente i piani di modernizzazione della Turchia per la sua flotta di F-16”.

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Gli F-16V rappresentano la richiesta turca “di ripiego” dopo che l’acquisto del sistema di difesa aerea a lungi raggio russo S-400 ha indotto Washingt8n a negare la venduta già contrattualizzata di 100 velivoli da combattimento di 5a generazione F-35A.

La Turchia di Erdogan esce quindi ancora una volta vincitrice su tutta la linea da una complessa crisi internazionale confermando il suo ruolo centrale in tanti scacchieri di estrema rilevanza strategica.

Soprattutto oggi nella crisi determinata dalla guerra in Ucraina in cui la Turchia appare come è l’unico interlocutore in grado di imbastire negoziati tra i belligeranti, trattative sul trasporto di grano dai porti ucraini nel Mar Nero e di condizionare l’ampliamento dell’Alleanza Atlantica nel Nord dell’Europa.

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Erdogan sembrava aver dovuto rinunciare in queste settimane all’ennesima operazione militare contro i curdi in Siria, bloccata da veti incrociati giunti da Stati Uniti e Russia, già sufficientemente coinvolti nella guerra in Ucraina, ma ha incassato una vittoria senza precedenti.

In realtà poche ore dopo la firma dell’intesa a Madrid hanno preso il via intensi bombardamenti e raid turchi sulla Siria settentrionale che ieri sera avevano provocando almeno 11 morti , inclusi 2 civili e 9 miliziani fedeli al governo di Damasco mentre fonti turche riferiscono di 28 combattenti curdi uccisi.

Ieri il governo siriano, amico di Mosca, ha riconosciuto “l’indipendenza e la sovranità” delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk, come ha reso noto l’agenzia stampa nazionale Sana citando una fonte ufficiale del ministero degli Esteri.

Erdogan, che contesta da sempre gli aiuti forniti anche da europei e Stati Uniti ai curdi siriani che combattono l’ISIS all’interno delle Forze Democratiche Siriane, movimento armato, addestrato e sostenuto dagli USA, ottiene quindi un grande successo politico e diplomatico incassando pure i ringraziamenti di tutti gli alleati per aver consentito l’ampliamento del fronte che riunisce le democrazie contro la Russia.

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Niente male per un presidente turco definito circa un anno or sono “un dittatore” da Mario Draghi, che con Mosca ha gestito diverse crisi, dalla Libia alla Siria al Nagorno-Karabakh e che con l’intesa raggiunta ridicolizza le posizioni filo-curde sostenute da molte nazioni europee.

Svezia e Finlandia si sono infatti impegnati a impedire qualsiasi forma di raccolta fondi a sostegno del PKK sul proprio suolo e “prenderanno in considerazione” la richiesta di estradizione presentata da Ankara nei confronti di 33 “terroristi”. Il ministro della giustizi turco Bekir Bozdag ha dichiarato che Ankara sta già preparando le richieste di estradizione per i 33 ricercati ma in realtà si tratta di 17 membri del PKK e di 16 sospetti affiliati alla rete FETO, ritenuta responsabile del tentato golpe in Turchia del 2016. Estradizioni che per venire autorizzate obbligheranno Svezia e Finlandia a cambiare le legislazioni in vigore.

Come spesso accade in queste circostanze, le ipocrisie si sprecano. “Nessun Paese alleato ha subito la brutalità del terrorismo come la Turchia” ha detto il Segretario generale Nato Jens Stoltenberg dimenticando l’ambiguità di Ankara nel consentire alle milizie dello Stato Islamico di assediare città curde come Kobane o di vendere sottocosto a commercianti turchi il petrolio estratto dai pozzi occupati dall’ISIS in Iraq e Siria.

Meglio lasciare da parte facili ma insostenibili moralismi. Diciamo che oggi la priorità per la NATO le dettano come sempre i due maggiori azionisti anglo-americani e l’ingresso di Svezia e Finlandia ha un valore strategico prioritario perché raddoppia la lunghezza della nuova Cortina di Ferro, il confine “caldo” degli stati membri europei e la Russia e consente di disporre di nuove basi NATO nel teatro operativo dell’Artico sempre più conteso.

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Semmai il successo di Ankara dimostra ancora una volta la debolezza politica, strategica e morale delle nazioni europee, incapaci di elaborare una politica autonoma nei confronti della Russia, di sviluppare una linea diplomatica indipendente per cercare di fermare il conflitto ucraino e costretti a umiliarsi rinunciando a principi consolidati e fino a ieri ritenuti inviolabili e intoccabili, come il diritto di asilo e le libertà politiche dei popoli oppressi, particolarmente “sacri” proprio nei paesi scandinavi.

Un imbarazzo evidente nelle parole del ministro degli Esteri svedese, Ann Linde: “Non tutti amano il testo dell’accordo, ma è appropriato e possiamo accettarlo”. Vedremo se sarà davvero così quando i parlamenti di Stoccolma ed Helsinki dovranno ratificare gli impegni presi a Madrid con la Turchia.

Oltre tutto se sui membri di PKK o YPG il termine “terrorista” può venire sdoganato in quanto movimenti dediti alla lotta armata contro Ankara, nel caso dei membri del Movimento Gulem (o FETO per i turchi) si tratterà di estradare dei semplici dissidenti politici che in Turchia rischiano la condanna a morte.

Inoltre i due paesi scandinavi che dei diritti umani hanno fatti finora un bastione della propria società e cultura politica, dovranno oggi violare un bel po’ di articoli delle convenzioni internazionali di cui si sono sempre eretti a paladini, che garantiscono il diritto all’asilo dei perseguitati politici.

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Nazioni che rimproveravano l’Italia o la Grecia per la non sempre puntuale accoglienza di immigrati clandestini che avrebbero potuto chiedere asilo potranno oggi mandare a morte dissidenti turchi estradandoli ad Ankara nel nome del contrasto a Vladimir Putin? E noi tutti in Europa staremo a guardare in silenzio?

L’accordo patrocinato dalla NATO tra Turchia, Finlandia e Svezia umilia tutto l’Occidente tenuto conto del supporto morale, economico e militare fornito da tutto l’Occidente ai combattenti curdi in Iraq e Siria (nella foto a lato) affinché combattessero anche per noi le milizie dello Stato Islamico.

Ci siamo stracciati le vesti per i curdi assediati a Kobane, più o meno come facciamo oggi per i morti ucraini, ma giova ricordare (soprattutto a Kiev) che dai sud vietamiti ai curdi (“traditi” più volte negli ultimi 30 anni) fino agli afghani appena un anno or sono, USA e Occidente confermano l’abitudine di abbandonare gli alleati quando non servono più o appena mutano le priorità strategiche.

Infine non può sfuggire che l’accordo con la Turchia per l’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO è stato celebrato da molti leader dell’alleanza come un successo delle democrazie contro il regime di Mosca. Giusto per aggiungere qualche ulteriore tema di riflessione, su questo tema i paradossi si sprecano: una NATO che vuole ergersi a bastione della democrazia non dovrebbe avere al suo interno la Turchia, oppure potrebbe accogliervi anche la Russia.

Al tempo stesso non risultano esserci molti leader in Europa e in Occidente i cui successi elettorali e di consenso popolare siano paragonabili per rappresentatività a quelli di Putin ed Erdogan.

5208.- La NATO crea nuovi obiettivi in Italia e in Germania. Erdogan: mano libera sul popolo Curdo

Aggiornato 30 giugno 2022.

Insieme ai tedeschi, saremo il primo obiettivo russo della guerra nucleare voluta da Biden. Ripeto: Insieme ai tedeschi, saremo il primo obiettivo russo della guerra nucleare voluta da Biden.

Al summit NATO, Draghi a coperto con una dichiarazione sciocca sui curdi la delicatezza degli argomenti guerreschi di Biden e Stoltenberg!

Lo schieramento di armi nucleari, ipersoniche, a medio raggio americane fa dell’Italia un bersaglio atomico, obbligato e prioritario per la Russia e deve essere approvato con referendum e dal Parlamento.

Turchia, Svezia e Finlandia hanno firmato un memorandum d’intesa sulla pelle del popolo curdo. Lo riferisce l’agenzia turca Anadolu.

Un popolo senza diritti e senza patria. Il suo motto: Non abbiamo altri amici che le nostre montagne.

Questa NATO è orrida. Con Biden, è venuta meno la simpatia fraterna che ci ha legato agli Stati Uniti. La Svezia per entrare nel business NATO rimanda ai turchi i profughi curdi che aveva accolto. La condizione di Erdogan per l’ingresso della Svezia nella Nato era riconoscere che i curdi sono terroristi e estradarli In Turchia, accettando di fatto una persecuzione etnica. I curdi sono quelle persone per loe quali battevano i cuori dell’l’Occidente, a partire dagli Stati Uniti e noi con loro. Ricordate le donne combattenti di Kobane? Ottenuto il prezzo del ricatto, la Turchia ha ritirato il veto all’ ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia. Ora, Erdogan potrà far massacrare o, più probabilmente, gassare, i curdi come ha sempre desiderato. Pur di riuscire a controllare la Federazione Russa i paladini dei diritti umani sbandierati dall’ Occidente rinunciano al loro e al nostro onore. Avanti così Biden e avanti Erdogan! ma l’orrore non finisce qui: Il presidente del Consiglio Draghi appoggia l’ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia, approvando la consegna del popolo curdo (I curdi, sì, che hanno combattuto per la ns LIBERTÀ, non l’Ucraina). Draghi s’inchina al Sultano Erdogan, che lui stesso aveva chiamato dittatore e che, da oggi, è diventato statista; ma, ammettiamolo: L’avessimo noi un Erdogan!

Biden al summit Nato annuncia più truppe anche in Italia, e dove? a Pisa? Cade il veto turco a Svezia e Finlandia.

Ci occupano; ma non ci avevano liberato?

Pisa. 70 ettari di bosco che a breve saranno sacrificati per una base militare pro USA. Non siamo in Corea, ma IN TOSCANA NEL 2022, NEL “PARCO DI SAN ROSSORE”. La base militare sarà realizzata con i fondi del PNRR dopo l’ok del presidente Mario Draghi. E qui che faranno base i sistemi mobili lanciamissili ipersonici della Lockheed Martin?

Un bosco patrimonio della Regione Toscana tra i più belli d’Italia trasformato in base militare del Patto Atlantico o Patto Leonino.

San Rossore. Sarà questa la nuova base dei missili ipersonici nucleari con lancio da piattaforme terrestri mobili, prodotti dalla Lockheed Martin; missili con gittata tra 500 e 5500 km: un vero pericolo per la Russia!

mercoledì 29 Giugno 11:17 – di Vittorio Giovenale

summit Usa, Biden

Gli Stati Uniti dispiegheranno “difese aree aggiuntive e altre capacità in Germania e Italia”. Lo ha annunciato il presidente americano Joe Biden, parlando del rafforzamento della presenza militare statunitense in Europa in un breve incontro con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, prima dell’inizio del summit di Madrid. “Oggi annuncio che gli Stati Uniti miglioreranno la loro postura di difesa in Europa per rafforzare la nostra sicurezza e rispondere alle sfide”, ha detto il presidente americano. Nel concreto, dagli Usa arriveranno altre truppe e mezzi nel continente.

“Qui in Spagna lavoreremo con il nostro alleato per aumentare i cacciatorpediniere che abbiamo nella base navale di Rota, che passeranno da quattro a sei – ha annunciato Biden – In Polonia creeremo una sede per rafforzare la nostra collaborazione con la Nato. Avremo una brigata a rotazione di tremila soldati e altri tremila anche in Romania, manderemo due squadroni nel Regno Unito e difese aree addizionali e altre capacità in Germania e Italia”. Traduciamo il messaggio volutamente ermetico. Per difese aree addizionali possiamo intendere batterie di missili PATRIOT a difesa delle armi nucleari USA, per esempio, delle basi di Ghedi e Aviano, mentre per altre capacità possiamo intendere i nuovi sistemi missilistici ipersonici a raggio intermedio,  guidati dai sistemi satellitari della Forza Spaziale degli Stati Uniti annunciato dal C.S.M. dell’US ARMY generale McConville.

Lo schieramento di queste armi nucleari, ipersoniche, a medio raggio fa dell’Italia un bersaglio atomico obbligato e prioritario per la Russia e deve essere approvato con referendum e dal Parlamento.

Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e l’Agenzia di ricerca del Pentagono avevano già annunciato della decisione degli Stati Uniti (non dell’Italia) di schierare in Europa (si parlava di una probabile prima base in Polonia o Romania) missili ipersonici armati di «vari carichi bellici», ossia di testate nucleari e convenzionali. Si tratta di missili con lancio da piattaforme terrestri mobili, prodotti dalla Lockheed Martin, ossia missili con gittata tra 500 e 5500 km della categoria che era stata proibita dal Trattato sulle forze nucleari intermedie firmato nel 1987 dai presidenti Gorbaciov e Reagan, stracciato dal presidente Trump nel 2019.

Certamente, secondo le specifiche tecniche fornite dalla Darpa, “questo nuovo sistema” permette ad armi ipersoniche plananti, con propulsione a razzo e velocità di 10.000 km/h, di colpire con rapidità e precisione bersagli di importanza critica e prioritaria, penetrando moderne difese aeree nemiche, dove, per nemiche, Biden e Stoltenberg intendono i russi. 

Al summit Nato l’annuncio dell’ingresso di Svezia e Finlandia

“I leader oggi prenderanno anche la storica decisione di invitare Finlandia e Svezia a diventare membri della Nato, sulla base dell’accordo raggiunto ieri tra Finlandia, Svezia e Turchia: si tratta di un accordo positivo per la Finlandia, la Svezia, la Turchia e per tutti noi”. Lo ha detto il segretario della Nato Jens Stoltenberg arrivando al summit organizzato nella periferia di Madrid.

La mediazione in extremis di Stoltenberg ha infatti convinto Erdogan a ritirare il veto all’ingresso di Svezia e Finlandia, dopo settimane d’impasse. I tre Paesi hanno firmato un memorandum d’intesa sulle richieste turche e Ankara può davvero dirsi soddisfatta: “Abbiamo avuto quello che chiedevamo, piena cooperazione” contro i curdi del PKK e i loro alleati, ha fatto sapere la presidenza turca. “Con l’ingresso di Stoccolma e Helsinki nell’Alleanza saremo tutti più sicuri”, ha esultato Stoltenberg. Non solo. Il presidente americano Joe Biden è arrivato nella capitale spagnola annunciando un nuovo sforzo per la sicurezza euroatlantica: un rafforzamento “a lungo termine” dell’impegno militare Usa nel vecchio mondo, in particolare “nei Paesi Baltici, nei Balcani” e in generale “sul fianco orientale dell’Alleanza”.

Gli annunci nel dettaglio arriveranno nel corso del vertice ma appare chiaro che un blocco importante di quei 260mila effettivi in più a disposizione del comando supremo saranno degli Usa. Un inasprimento della tensione con Mosca (e in parte anche con Pechino).

Lo spessore di uno statista:

Non è uno sciocco! Contento di sviare il discorso dai missili in Italia… dite se sbaglio?
Giornalista: “L’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato vale la consegna dei Curdi -che ci hanno aiutato a combattere Isis- al ‘dittatore’ Erdogan, come lei stesso lo aveva definito?” Draghi prima gira sui tacchi poi risponde: “È un argomento importante. Fate questa domanda a Svezia e Finlandia“.

Vertice Nato, Stoltenberg

“Abbiamo appena completato un summit che ha portato a decisioni profonde”, ha detto Stoltenberg

Dal fianco sud rischi per tutti gli alleati “Questa mattina abbiamo affrontato le questioni di sicurezza in Medio Oriente, Nord Africa e Sahel: i rischi che provengono da quest’area hanno un impatto su tutti gli alleati. Abbiamo inoltre ribadito che il terrorismo è una delle minacce principali alla nostra sicurezza. Inoltre per la prima volta abbiamo approvato un pacchetto di aiuti alla Mauritania e alla Tunisia”. Lo ha detto Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato, al termine del summit di Madrid. 

Supporto a lungo termine per l’Ucraina. Altri 800 milioni di armi per la guerra alla Russia.. la guerra in Europa!

A Madrid nasce ufficialmente il fondo per l’innovazione della Nato. Con un miliardo di euro di capitalizzazione, servirà a finanziare start-up e PMI ad alto contenuto tecnologico sul territorio dell’Alleanza. “È il primo fondo di venture capital al mondo di questo tipo”, ha detto il segretario Jens Stoltenberg. “Dobbiamo mantenere la nostra spinta tecnologica, ora che Cina e Russia ci sfidano in questo settore chiave”, ha precisato. Il fondo è sostenuto da 22 Paesi Nato, tra cui l’Italia, che è stata rappresentata alla cerimonia di firma dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

Osserviamo:

Da una parte, il presidente statunitense assicura: “Sosterremo l’Ucraina per tutto il tempo che serve”, cioè, finanzia la guerra; da un’altra, con la sua politica ha favorito la concentrazione dei BRICS contro il dollaro; meglio tardi che mai, denuncia la crescita del terrorismo in Nord Africa e nel Sahel, infine, in un clima di inflazione senza freni e di rallentamento della crescita, che vede a rischio gli utili e i multipli societari, finanzia la crescita di start-up e PMI. C’è un pò di confusione a Washington.

Le basi Nato in Italia

Sarebbero circa 111 le Basi USA o mantenute attive per gli USA e circa 135 le testate nucleari, dopo il trasferimento in Italia di quelle della base di Incirlik, in Turchia, voluto da Erdogan. Può darsi che l’accordo sulla pelle dei curdi abbia rivisto queste posizioni del governo turco.

Gli USA hanno potuto stabilire le loro Basi, in Italia – e continuano indisturbati a mantenerle e ad aumentarle – sulla base di: 1) Le clausole segrete della «Convenzione d’Armistizio» del 3 Settembre 1943; 2) Le clausole segrete del «Trattato di pace» imposto all’Italia, il 10 Febbraio del 1947 (Parigi); 3) Il «Trattato NATO» firmato a Washington il 4 Aprile 1949, entrato in vigore il 1 Agosto 1949; 4) L’«Accordo segreto USA-Italia» del 20 ottobre 1954 (Accordo firmato esclusivamente dai rappresentanti del Governo di allora e mai sottoposto alla verifica, né alla ratifica del Parlamento); 5) Il «Memorandum d’intesa USA-Italia» o «Shell Agreement» del 2 Fe

Le basi militari degli o per gli Stati Uniti d’America in Europa, Mediterraneo e Medioriente, con o senza copertura NATO (elenco indicativo, aggiornato al 2005)

a cura di Alberto B. Mariantoni (**)

Nelle pagine che seguono sono elencati gli stabilimenti e le basi militari operative o a disposizione degli Stati Uniti d’America (1) insediati nel Continente europeo, nel Bacino Mediterraneo e nell’Area mediorientale, con o senza copertura NATO.

Basi USA in Europa (2)

Da Nord a Sud, tra le più importanti:

  • ISLANDA: NAS Keflavik (Reykjanes – US-Navy – US-Air Force).
  • Estonia, LETTONIA, Lituania: attualmente sono in costruzione almeno 22 Basi militari e 6 Basi navali NATO (3), su controllo statunitense (Mare Baltico – US-Air Force; US-Navy; US-Army; NSA (4)).
  • NORVEGIA: Sola Sea Air Base (US-Air Force); Stavanger Air Base (US-Air Force); Flesland Air Base (Bergen – US-Air Force).
  • GRAN BRETAGNA: (all’incirca 30 basi – US-Air-Force, US-Navy, US-Army) – nome della base: Lakenheath (località: Lakenheath; provincia o regione: Suffolk – US-Air Force); Mildenhall (Mildenhall, Suffolk – US-Air Force); Alcombury (Huntingdon, Cambridgeshire – US-Air Force); Molesworth (Huntingdon, Cambridgeshire – US-Air Force); Thrapston (Huntingdon, Cambridgeshire – US-Air Force); Upwood (Ramsey, Cambridgeshire – US-Air Force); Fairford (Fairford, Gloucestershire – US-Air Force); Feltwell (Thetford, Norfolk – US-Air Force); Croughton (Croughton, Northamptonshire – US-Air Force); senza contare le Basi di supporto logistico di: Barford St John (US-Air Force); Bicester (US-Air Force); Chelveston/Rushden (US-Air Force); Eriswell (US-Air Force); Ipswich (US-Air Force);Newbury (US-Air Force); Newmarket (US-Air Force); Stanton (US-Air Force);Thetford (US-Air Force);Yildenhall (US-Air Force); London (US-Navy); St. Mawgan (US-Navy); Hythe (US-Army).
  • OLANDA: Soesterberg Air Base (US-Air Force); Eygelshoven (US-Army); Brunssum (US-Army); Schinnen(US-Army); Vriezenveen (US-Army); Rotterdam (US-Navy – US-Army); più altri 4 insediamenti (5).
  • BELGIO: Bruxelles (Comando Nato); Mons (SHAPE Headquarters – Forze alleate in Europa – US-Army); Chievres (80º Air Support Group – US-Air Force); Brasschaat (Brasschaat – US-Air Force); Gendebien (US-Army); Kleine Brogel Air Base (US-Air Force); Florennes Air Base (US-Air Force); Anversa (US-Navy); più una decina di altri insediamenti.
  • LUSSEMBURGO: Sanem(Esch-Alzette – US-Army); Bettembourg (Luxemburg – US-Army).
  • DANIMARCA: Thule Air Base (Thule, Groenlandia); Karup Air Base (Karup – US-Air Force).
  • GERMANIA: (all’incirca 70 basi – Air-Force, US-Navy, US-Army – con una presenza di all’incirca 60.000 militari) – La maggior parte delle Basi USA sono concentrate nelle regioni di: Baden-Wuerttemberg, Renania-Palatinato, Assia e Baviera. Tra le sedi dei Comandi più importanti figurano:
    • Ramstein (6) (Ramstein, Rheinland-Pfalz – US-Air Force): da questo Comando dipendono i Sub-comandi di: Brasschaat (Mannheim-Sandhofen, Baden-Wuerttemberg); Patton Barracks (7) (Heidelberg, Baden-Wuerttemberg); Stuttgart (Stuttgart-Echterdingen, Baden-Wuerttemberg); Giebelstadt (Giebelstadt-Wuerzburg, Bayern); Grafenwoehr (Grafenwoehr, Bayern); Hohenfels-CMTC (Hohenfels-Regensburg, Bayern); Katterbach Barracks (Ansbach, Bayern); Storck Barracks (Illesheim, Bayern); Schweinfurt-Conn Barracks (Schweinfurt, Bayern); Armstrong Army Heliport (Buedingen, Hessen); Hanau-Fliegerhorst (Hanau, Hessen); Wiesbaden (Wiesbaden-Erbenheim, Hessen); Rhein-Main (Frankfurt/Main, Hessen); Geilenkirchen (Teveren, Nordrhein-Westfalen); Ramstein (Ramstein, Rheinland-Pfalz); Sembach (Kaiserslautern, Rheinland-Pfalz); Einsiedlerhof (Kaiserslautern, Rheinland-Pfalz); nonché le Basi aere di: Ramstein-Landstuhl (Ramstein, Rheinland-Pfalz); Rhein-Main Frankfurt, Spangdahlem (Spangdahlem, Rheinland-Pfalz), Büchel e Siegenburg-Mühlausen;
    • Heidelberg (8) (località: Heidelberg; regione: Baden-Wuerttemberg – US-Army) – Divisioni: 1st Armored Division, Weisbaden; 1st Infantry Division, Wurzburg; 2nd Brigade, 1st Armored Division, Buamholder; 7th Army Reserve Command (ARCOM), Schwetzingen; Corpi d’Armata: Vº Corps, Heidelberg; Comandi: U.S. Army Europe (USAREUR); Combat Maneuver Training CenterLandstuhl Regional Medical Center; nonché le caserme: Hammonds BarracksCampbell BarraksTompkins BarracksStem BarracksHammond Barracks – più 10 altri insediamenti della US-Army;
    • Brasschaat (9) (Mannheim-Sandhofen, Baden-Wuerttemberg), con le seguenti caserme: Coleman BarracksSpinelli BarracksTurley BarracksSullivan BarracksFunari Barracks – più altri 11 insediamenti US-Army nella stessa regione;
    • Stuttgart (Stuttgart-Echterdingen, Baden-Wuerttemberg – US-Army), con le seguenti caserme: Kelley BarracksRobinson BarracksPatch Barracks– più altri 13 insediamenti US-Army;
    • Hanau (Hanau, Hessen – US-Army), con le seguenti caserme: Argonen BarracksFliegerhorst BarracksPionier BarracksUtier BarracksWolfgang BarracksYorkhof Barracks – più altri 6 insediamenti US-Army;
    • Wiesbaden (Wiesbaden-Erbenheim, Hessen), Comando Intelligence Militare – più altri 9 insediamenti US-Army;
    • Rhein-Main (Frankfurt/Main, Hessen) – almeno 2 insediamenti US-Army e 2 US-Air Force;
    • Einsiedlerhof (Kaiserslautern, Rheinland-Pfalz) con le seguenti caserme: la GE-642 Armoured-Forces BarracksDanner BarracksPulaski BarracksRhine BarracksKleber Barracks – più altri 8 insediamenti US-Army e 4 US-Air Force;Inoltre i Distaccamenti: Pendleton Barracks di Giessen (US-Army); Sheridan Barracks di Garmisch (US-Army); Larson Barracks di Kitzingen (US-Army); Johnson Barracks di Nürnberg (US-Army); Rose Barracks di Bad Kreuznach (US-Army); Pond Barracks di Amberg (US-Army); Warner Barracks di Bamberg (US-Army); Storck Barracks di Windsheim (US-Army); Smith Barracks di Baumholder (US-Army); McCully Barracks di Mainz (US-Army); Ledward Barracks di Schweinfurt (US-Army); Amstrong Barracks di Dexheim (US-Army); Anderson Barracks di Büdingen (US-Army); l‘Eliporto di Landstuhl (US-Army), ecc.
  • POLONIA: Krzesiny Air base (regione di Poznan – US-Air Force); Gdansk (facilità portuali – US-Navy).
  • FRANCIA (10): Istres Air Base (Marsiglia – Base logistica e di rifornimento US-Air Force), nonché Marsiglia e Tolone (facilità portuali – US-Navy).
  • UNGHERIA: Taszár Air Base (Pecs/Paych – US-Air Force); Kaposvar Air Field (UH-60 Black Hawk helicopters e 127º Aviation Support Battalion – US-Army).
  • ITALIA: circa 111 Basi USA (11) (US-Air Force, US-Navy, US-Army, NSA) e NATO. Alcune tra le basi USA o italiane a disposizione degli USA, da Nord a Sud della Penisola:
    • Cima Gallina (BZ): Stazione telecomunicazioni e radar dell’US-Air Force (USAF).
    • Aviano Air Base (Pordenone, Friuli – US-Air Force): la 16ma Forza Aerea ed il 31º Gruppo da caccia dell’Aviazione U.S.A. e dei Marines.
    • Roveredo in Piano (PN): Deposito armi e munizioni USA ed istallazione US-Air Force.
    • Monte Paganella (TN): Stazione telecomunicazioni USAF.
    • Maniago (UD): Poligono di tiro a disposizione dell’US-Air-Force (USAF).
    • S. Bernardo (UD): Deposito munizioni dell’US-Army.
    • Ciano(TV): Centro telecomunicazioni e radar USA.
    • Solbiate Olona (MI – Comando NATO Forze di pronto intervento – US-Army).
    • Ghedi (BS): Base dell’US-Air-Force (USAF).
    • Montichiari (BS): Base aerea (USAF).
    • Remondò (nel Pavese): Base US-Army.
    • Vicenza: Comando SETAF, Sud Europe Task Force; Quinta Forza aerea tattica (USAF); Deposito di testate nucleari.
    • Camp Ederle (provincia di Vicenza): Q.G. NATO; Comando SETAF dell’US-Army; un Btg. di obici ed Gruppo tattico di paracadutisti USA.
    • Tormeno (San Giovanni a Monte, Vicenza): depositi di armi e munizioni.
    • Longare (Vicenza): importante deposito d’armamenti.
    • VeronaAir Operations Center (USAF). e Base NATO delle Forze di Terra del Sud Europa; Centro di telecomunicazioni (USAF).
    • Affi(VR): Centro telecomunicazioni USA.
    • Lunghezzano (VR): Centro radar USA.
    • Erbezzo (VR): Antenna radar NSA.
    • Conselve (PD): Base radar USA.
    • San Anna di Alfaedo (VE): Base radar USA.
    • San Gottardo, Boscomantico (VE): Centro telecomunicazioni USA.
    • Candela-Masazza (Vercelli): Base d’addestramento dell’US-Air-Force e dell’US-Army, con copertura NATO.
    • Finale Ligure (SV): Stazione di telecomunicazioni dell’US-Army.
    • Monte Cimone (MO): Stazione telecomunicazioni USA con copertura NATO.
    • Parma: Deposito dell’USAF con copertura NATO.
    • Bologna: Stazione di telecomunicazioni del Dipartimento di Stato Americano.
    • Rimini: Gruppo logistico USA per l’attivazione di bombe nucleari.
    • Rimini-Miramare: Centro telecomunicazioni USA.
    • Potenza Picena (MC): Centro radar USA con copertura NATO.
    • La Spezia: Centro antisommergibili di Saclant.
    • San Bartolomeo (SP): Centro ricerche per la guerra guerra sottomarina.
    • Camp Darby (tra Livorno e Pisa): 8º Gruppo di supporto USA e Base dell’US Army per l’appoggio alle Forze statunitensi al Sud del Po, nel Mediterraneo e nell’Africa del Nord.
    • Coltano (PI): importante base USA/NSA per le telecomunicazioni; Deposito munizioni US-Army; Base NSA.
    • Pisa(aeroporto militare): Base saltuaria dell’USAF.
    • Monte Giogo (MS): Centro di telecomunicazioni USA con copertura NATO.
    • Talamone (GR): Base saltuaria dell’US-Navy.
    • La Maddalena-Santo Stefano (Sassari): Base atomica USA, Base di sommergibili, Squadra navale di supporto alla portaerei americana «Simon Lake».
    • Monte Limbara (tra Oschiri e Tempio, Sassari, in Sardegna): Base missilistica USA.
    • Sinis di Cabras (SS).: Centro elaborazioni dati (NSA).
    • Isola di Tavolara (SS): Stazione radiotelegrafica di supporto ai sommergibili della US Navy.
    • Torre Grande di Oristano: Base radar NSA.
    • Monte Arci (OR): Stazione di telecomunicazioni USA con copertura NATO.
    • Capo Frasca (OR): eliporto ed impianto radar USA.
    • Santulussurgiu (OR): Stazione telecomunicazioni USAF con copertura Nato.
    • Perdas de Fogu (NU): base missilistica sperimentale.
    • Capo Teulada (CA): da Capo Teulada (CA) a Capo Frasca (OR): all’incirca 100 km di costa, 7.200 ettari di terreno e più di 70.000 ettari di zone Off Limits: poligono di tiro per esercitazioni aeree ed aeronavali della US NAVY e della Nato.
    • Decimomannu (CA): aeroporto Usa con copertura Nato.
    • Salto di Quirra (CA): poligoni missilistici.
    • Capo San Loremo (CA): zona di addestramento per la Sesta flotta USA.
    • Monte Urpino (CA): Depositi munizioni USA e NATO.
    • Rocca di Papa (Roma): Stazione telecomunicazioni USA con copertura NATO.
    • Monte Romano (VT): Poligono saltuario di tiro dell’US-Army.
    • Gaeta (LT): Base permanente della Sesta Flotta USA e della Squadra navale di scorta alla portaerei «La Salle».
    • Casale delle Palme (LT): Scuola telecomuncicazioni NATO su controllo USA.
    • Napoli: Comando del Security Force del corpo dei Marines; Base di sommergibili USA; Comando delle Forze Aeree USA per il Mediterraneo.
    • Napoli-Capodichino: Base aerea dell’US-Air-Force.
    • Monte Camaldoli (NA): Stazione di telecomunicazioni USA.
    • Ischia(NA): Antenna di telecomunicazioni USA con copertura Nato.
    • Nisida: Base US-Army.
    • Bagnoli: Centro controllo telecomunicazioni Usa per il Mediterraneo.
    • Agnano (nelle vicinanze del famoso ippodromo): Base dell’US-Army.
    • Cirigliano.(NA): Comando delle Forze Navali USA in Europa.
    • Licola(NA): Antenna di telecomunicazioni USA.
    • Lago Patria (CE): Stazione telecomunicazioni USA.
    • Giugliano (vicinanze del lago Patria, Caserta): Comando STATCOM.
    • Grazzanise (CE): Base utilizzabile dall’USAF.
    • Mondragone (CE): Centro di Comando USA e NATO sotterraneo antiatomico.
    • Montevergine (AV): Stazione di comunicazioni USA.
    • Pietraficcata (MT): Centro telecomunicazioni USA/NATO.
    • Gioia del Colle (BA): Base aerea USA di supporto tecnico.
    • Punta della Contessa (BR): Poligono di tiro USA/NATO.
    • San Vito dei Normanni (BR): Base del 499º Expeditionary Squadron; Base dei Servizi Segreti: Electronics Security Group (NSA).
    • Monte Iacotenente (FG): Base del complesso radar Nadge.
    • Brindisi: Base navale USA.
    • Otranto: Stazione radar USA.
    • Taranto: Base navale USA; Comando COMITMARFOR; Deposito USA/NATO.
    • Martina Franca (TA): Base radar USA.
    • Crotone: Stazione di telecomunicazioni e radar USA/NATO.
    • Monte Mancuso (CZ): Stazione di telecomunicazioni USA.
    • Sellia Marina (CZ): Centro telecomunicazioni USA con copertura NATO.
    • Sigonella (CT): importante Base aeronavale USA (oltre ad unità della US-Navy, ospita diversi squadroni tattici dell’US-Air-Force: droni GlobalHawk, elicotteri del tipo HC-4, caccia F18 e A6 Intruder, nonché alcuni gruppi di F-16 e F-35 equipaggiati con bombe nucleari del tipo B-43, da più di 100 kilotoni l’una!).
    • Motta S. Anastasia (CT): Stazione di telecomunicazioni USA.
    • Caltagirone (CT): Stazione di telecomunicazioni USA.
    • Vizzini (CT): Diversi depositi USA.
    • Isola delle Femmine (PA): Deposito munizioni USA/NATO.
    • Punta Raisi (Aeroporto): Base saltuaria dell’USAF.
    • Comiso (Ragusa – insediamento US-Air Force).
    • Marina di Marza (RG): Stazione di telecomunicazioni USA.
    • Monte Lauro (SR): Stazione di telecomunicazioni USA.
    • Sorico: Antenna NSA.
    • Centuripe (EN): Stazione di telecomunicazioni USA.
    • Niscemi (Sicilia): Base del NavComTelSta (stazione di comunicazione US-Navy).
    • Trapani: Base italiana, USAF/US NAVY con copertura NATO.
    • Pantelleria: Centro telecomunicazioni US-Navy e Base aerea e radar NATO.
    • Lampedusa: Base della Guardia costiera USA; Centro d’ascolto e di comunicazioni NSA.
  • SPAGNA: NAS Rota (Rota, Cadice – US-Navy – US-Army); Moron Air Base (Moron de la Frontiera, Siviglia – US-Air Forces); Torrejon Air Base (US-Air Force); Zaragoza Air Base (US-Air Force); San Vito (US-Air Force); nonché le Basi navali di appoggio e di facilità portuarie di: AlicanteBarcellonaBenidormCartagenaMalagaPalma de Maiorca (US-Navy).
  • PORTOGALLO: Horta (Falai Island, Azores – US-Navy); Lajes Field Air Base (Terceira Island, Azores – US-Air Force); San Miguel (Azores – US-Air Force); Villa Nova (Azores – US-Air Force); Santa Maria (Azores – US-Air Force); Praia Da Victoria (Azores – US-Air Force); San Jorge (US-Navy); più una decina di distaccamenti della US-Navy e della US-Army (Azores).
  • BOSNIA ERZEGOVINA: Camp Comanche (Tuzla – US-Army); Camp Eagle (Tuzla – US-Army); Camp Dobol (US-Army); Camp McGovern (Brcko – US-Army).
  • KOSSOVO: Camp Bondsteel (Urosevac – US-Army).
  • MONTENEGRO: Camp Monteith (Gnjilane – US-Army).
  • MACEDONIA: Camp Able Sentry (Skopje – US-Army).
  • ROMANIA: Costanza (Mar Nero – US-Navy – US-Air Force); Mihail Kogalniceanu Air Base (US-Air Force); Agigea (in costruzione – US-Navy); Babadag (in costruzione – US-Army).
  • BULGARIA: Sarafovo Air Base (Burgas – Gruppo del 49º Expeditionary Corp – US-Air Force); Camp Sarafovo (US-Army); Bezmer e Novo Selo (due basi in costruzione – US-Army).
  • GEORGIA: Base navale (informale) di Supsa (Mar Nero – US-Navy).
  • GRECIA: Iraklion/Eleusis(Atene – US-Navy); Hellenikon Air Base (nei pressi di Atene – US-Air Force); Aktion (Costa ionica – US-Air Force); Souda Bay (Chania, Creta – US-Navy); nonché le Basi appoggio e di facilità portuaria di Corfù e Rodi (US-Navy).
  • CIPRO GRECA: Nicosia (base logistica saltuaria – US-Air Force); Larnaca (facilità portuarie – US-Navy).

Occorre aggiungere le facilitazioni di attraversamento dello spazio aereo, di atterraggio, di rifornimento e di supporto logistico accordate – de iure o de facto – agli aerei ed agli elicotteri militari dell’US-Air Force (com’è accaduto nel corso della guerra di aggressione all’Iraq nel 2003), dalla Svizzera, dall’Irlanda, dall’Austria, dalla Slovacchia, dalla Repubblica Ceca, dalla Slovenia, dalla Croazia, dalla Georgia, ecc. (e le facilità d’ormeggio e di rifornimento permanenti o saltuarie concesse all’US-Navy da Marocco, Tunisia, Gibilterra e Malta).

Basi USA nel Vicino Oriente ed Oceano Indiano

  • TURCHIA: Ankara (Comando US-Air Force); Batman Air Base (US-Air Force); Buyuk-Cigli Air Base (US-Air Force); Incirlick-Adana (39º Air Expeditionary Wing – US-Air Force); nonché le Basi aeree di IzmirCorluKonyaDiyarbakir eMus (US-Air Force) ele Basi di appoggio e di facilità portuaria di IstambulIzmirMersin e Iskenderun (US-Navy) – più una decina di altri insediamenti US-Army.
  • CIPRO TURCA: Famagosta (US-Navy); Rizocarpaso (NSA)
  • EGITTO: Cairo (3º NavMedRschu – US-Navy); Alessandria (US-Navy); Hurgada (Mar Rosso – US-Navy);
  • ISRAELE: Haifa (US-Navy).
  • Inoltre, tra le più importanti:
  • IRAQ: 14 Basi permanenti («enduring» military bases – con la presenza di all’incirca 110.000 uomini – US-Army); Baghdad Air Base (US-Air Force); più le Speciali Basi di: Bashur(Kurdistan – US-Army); Talil (nei pressi dell’Aeroporto di Baghdad – US-Air Force); Base H-1 (deserto occidentale iracheno – US-Army); Nassiriya (Sud del paese – US-Army).
  • GIORDANIA: Muafaq Salti (US-Army);
  • Kuwait: Ahmed al-Jaber Air Base (US-Air Force); Ali Al Salem Air Base (US-Air Force); Camp Doha (US-Air Force); Camp Udairi (Kuwait-City – US-Army); Camp Doha (Ad-Dawhah – Quartier Generale della 3ª Armata – US-Army), Ali al-Salem (US-Army);
  • Arabia Saudita: Prince Sultan Air Base (alla periferia di Riad – US-Air Force); King Abdul Aziz Air Base (Dhahran – US-Air Force); Eskan Village Air Base (US-Air Force); King Fahd (Taif – US-Air Force); King Khaled (Khamis Mushayt – US-Air Force); Al-Kharj (US-Air Force); Exmouth(US-Navy); più 5 istallazioni US-Army.
  • Emirati Arabi Uniti: Al Dhafra/Sharjah (763º Squadrone dell’Expeditionary Air Refueling – US-Air Force); Al Dhafra Air Base (Abu Dhabi – US Air Force).
  • Qatar: Al Udeid (US-Air Force); Al-Sayliyah (US-Air Force);
  • Oman: Thumrait (305º Squadrone dell’Air Expeditionary Force – US-Air Force); Dhuwwah/Masirah Island (US-Air Force); Seeb (US-Air Force); Salalah (US-Air Force);
  • Bahrein: Sheik Isa (Sitrah, Golfo Arabo-Persico – US-Air Force); Muharraq Air Field (US-Air Force); Juffar (Quartier Generale della Vª Flotta americana – US-Navy).
  • YEMEN: B ase navale di Aden (US-Navy).
  • Gibuti: (Corno d’Africa): Le Monier Barracks (US-Air Force); Gibuti/Le Monier (US-Navy).
  • Azerbaigian: KurdamirNasosnayaGuyullah (3 Basi aeree in corso di ammodernamento/realizzazione – US-Air Force).
  • Kirghizistan: Manas/Ganci (regione di Bishkek – US-Air Force); Qarshi Hanabad (86ª Rapid Deployment Unit – US-Army)
  • Uzbekistan: Kandabad Air Base (Karshi – US-Air Force); Karshi Barracks (10ª Divisione di montagna – US-Army).
  • Tagikistan: Tagikistan Air Base (US-Air Force); KhojandKulyabTurgan-Tiube (3 Basi US-Air Force e US-Army, in trattativa per la loro costruzione).
  • Afghanistan; Mazar-e-Sharif Air Base (US-Air Force); Pul-i-Kandahar (Kandahar Air Field – US-Air Force), Shindand Air Base (Heart – US-Air Force); Khost Air Base (Paktia – US-Air Force); Bagram (Charikar, Parvan – BAF – US-Air Force); Kandahar (101ª Airborne Division – US-Army); Asadabad (US-Army); Heart (US-Army); Gardez (Paktia – US-Army); Mazar-e-Sharif (Task Force 121 – US-Army); Nimrouz (US-Army – in costruzione); Helmand (US-Army – in costruzione) – nonché le Basi di OrgunShkin e Sharan (provincia di Paktika – US-Army).
  • Pakistan: Dalbandin Air Base (US-Air Force); Jacobabad Air Base (US-Air Force); Pasni (US-Air Force); Shahbaz Air Base (US-Air Force); Jacobabad Camp (US-Army); Khowst (US-Army).
  • Diego Garcia: (Oceano Indiano): Diego Garcia Air Base (US-Air Force); Diego Garcia (Naval base and support facilities – US-Navy).

Basi «Echélon» in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente

Gestite e coordinate dal Comando generale statunitense della NSA (National Security Agency) di Fort Meade (nel Maryland), organizzate in cooperazione con i servizi segreti britannici GCHQ (Government Communications Head Quarters), canadesi CSE (Communications Security Establishment), australiani DSD (Defence Signals Directorate) e neo-zelandesi GCSB (Government Communications Security Bureau), e spesso mimetizzate sotto le mentite spoglie di banali imprese di telecomunicazioni private, le Basi d’ascolto, di spionaggio elettronico e d’elaborazione dati del programma Echélon (che già dispone – oltre alle usuali “stazioni” di spionaggio che sono integrate nella normale rete diplomatica e consolare statunitense nel mondo – di una ventina di satelliti spia della National Reconaissance Office – del tipo KeyholeMercurySigintParsaeComintOrion/VortexMentorTrompet, ecc. – e di una trentina di Boeing RC-135 che giorno e notte – da centinaia di chilometri, nel cielo – sono in grado di intercettare, registrare e controllare qualsiasi comunicazione radio, telefonica, fax, cellulare ed internet, e persino fotografare e decifrare, con altissima risoluzione – come nel caso dei satelliti «Advanced KH-11» e «KH-12» – persino l’indirizzo di una cartolina postale) coprono praticamente l’intero pianeta, con all’incirca 4.000 ‘antenne’ disseminate nei diversi paesi del mondo. In Europa, le principali Basi del programma Echélon – che agiscono sotto l’egida dei Comandi regionali USA di Morenstow e di Menmith Hill, in Gran Bretagna, e di Bad Aibling, in Germania (Baviera) – sono installate nelle seguenti località (da Nord a Sud): in Islanda: Keflavik; in Lituania: Vilnius; in Estonia: Tallinn; in Lettonia (Latvia): Ventspils; in Finlandia: Santahamina; in Svezia: Karlskrona, Muskö e Lovön; in Norvegia: Borhaug, Jessheim, Fauske/Vetan, Randaberg, Kirkenes, Skage/Namdalen, Vardo e Vadso; in Gran Bretagna: Belfast (Irlanda du Nord), Brora e Hawklaw (Scozia), Chicksands, Culm Head, Cheltenham, Digby, Menwith Hill, Irton Moor, Molesworth, Morwenstow, Londra (Palmer Street); in Danimarca: Aflandshage, Almindingen, Dueodde-Bornholm, Gedser, Hjorring, Logumkloster; in Olanda: Amsterdam e Viksjofellet; in Germania: Frankfurt, Bad Aibling, Ahrweiler, Hof, Achern, Bad Münstereifel, Darmstadt, Braunschweig, Husum, Monschau, Mainz, Rheinhausen, Stockdorf, Pullach, Vogelweh; in Francia: Parigi (GIX: Global Internet Exchange), Strassburgo e Grenoble; in Austria: Neulengbach e Konigswarte; in Svizzera: Merishausen e Rüthi; in Croazia: isola di Brac ed aeroporto di Zagreb-Lucko; in Bosnia-Erzegovina: Tuzla; in Spagna: Playa de Pals, Pico de las Nieves (Grande Canaria), Manzanares e Rota; in Portogallo: Terceira Island (isole Azores); a Gibilterra (Gibraltar); in Albania: Tirana, Durazzo (Durrës) e Shkodër; in Grecia: Iráklion (Creta); nell’isola di Cipro: Ayios Nikolaos; in Turchia: Istanbul, Izmir, Adana, Agri, Antalya, Diyarbakir, Edirne, Belbasi, Sinop, Strait, Samsun; in Israele: Herzliyya (Q.G. dell’Unità 8200), Mitzpah Ramon, Monte Hermon, Golan Heights Monte Meiron; nel Pakistan: Parachinar; nel Kuwait: Kuwait-City e l’isola di Faylaka; in Arabia Saudita: Araz, Khafji; negli Emirati Arabi Uniti: Az-Zarqa, Dalma, Ras al-Khaimah e sull’isola di Sir Abu Nuayr; nell’Oman: Abut, Khasab, isole di Goat e di Masirah, penisola di Musandam; nello Yemen: isola di Socotra.


Note

*. Il testo è ricavato dal saggio “Dal ‘Mare Nostrum’ al ‘Gallinarium Americanum’. Basi USA in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente”, apparso nella rivista di studi geopolitici Eurasia, diretta da Tiberio Graziani, alle pp. 81-94 del fascicolo 3 del 2005.

**. Alberto Bernardino Mariantoni, politologo, scrittore e giornalista, è specialista in economia politica, islamologia e religioni del Medio Oriente. È stato collaboratore di Panorama e corrispondente permanente presso le Nazioni Unite di Ginevra.

1. Elenco aggiornato a giugno 2005.

2. Come riporta il sito web Kelebek in un articolo intitolato Hiroshima, Italia. Le nostre armi di distruzione di massa, Hans Kristensen, uno specialista del Natural Resources Defense Council (NRDC) ed autore di un rapporto sulle armi atomiche in Europa, ha rivelato al quotidiano «L’Unità» (10.02.2005) che sul nostro Continente ci sarebbero attualmente “ben 481 bombe nucleari, dislocate in Germania, Gran Bretagna, Italia, Belgio, Olanda e Turchia. In Italia ve ne sono 50 nella base di Aviano e altre 40 in quella di Ghedi Torre, in provincia di Brescia”.

3North Atlantic Treaty Organization.

4National Security Agency

5. Per «insediamenti», bisogna intendere: medi e piccoli acquartieramenti militari, basi per il lancio di missili, depositi (per carri armati, automezzi, artiglieria, munizioni e pezzi di ricambio), stazioni d’ascolto e/o radio, nonché villaggi, ospedali, centri di riposo e di svago per il personale civile e militare statunitense che è permanentemente basato nel paese.

6. Sede del Quartier Generale della US-Air Force.

7. Caserma o acquartieramento importante (in inglese: «Barracks»).

8. Sede del Quartier Generale dello US-Army.

9. Quando è citato soltanto il nome della città, in neretto, trattasi di sede di Comando regionale.

10. Nonostante che la Francia, dal 7 Agosto 1966, rifiuti ufficialmente di ospitare Basi USA o NATO.

5114.- Il rebus Mario Draghi parla a nome del popolo italiano senza passare dal Parlamento.

“Italia appoggia..”… “Sosteniamo il nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia”… “il voto sulle armi non è nei piani”. Parla di costruire una vera difesa europea, complementare alla NATO, ma non fa cenno a una costituente per l’Europa. In Parlamento: Informative, da parte di Draghi, invece di comunicazioni con successivo voto, certamente più idonee e costruttive in termini di dibattito politico, nonché unico strumento per impegnare il Governo a prendere una posizione politica approvata dal Parlamento”. È, ormai, la prassi di Mario Draghi e ha fatto pensare che non possa o non sia in grado di portare avanti un indirizzo politico in modo democratico. Costituisce anche un’ulteriore riprova della debole rilevanza della Camera dei deputati sia all’interno dell’assetto costituzionale sia all’interno dell’assetto politico italiano”; ma, analizzando la storia di questo governo e della Legislatura, il bandolo della matassa finisce a Mattarella.

Draghi al premier Marin: “Italia appoggia la domanda di adesione alla Nato di Svezia e Finlandia”.

A cura di Tommaso Coluzzi


Il presidente del Consiglio ha incontrato il primo ministro finlandese Sanna Marin, in visita a Roma. Draghi è stato chiaro: “L’Italia appoggia con convinzione la decisione della Finlandia, così come quella della Svezia” di aderire alla Nato.

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha accolto a Palazzo Chigi il primo ministro della Finlandia, Sanna Marin. Durante la visita si è parlato, ovviamente, della richiesta di ingresso nella Nato, su cui oggi è arrivata l’ufficialità: “Il nostro colloquio avviene in un momento storico per l’Europa e per la Finlandia – ha cominciato Draghi – La richiesta di adesione alla Nato è una chiara risposta all’invasione russa dell’Ucraina e alla minaccia che rappresenta per la pace in Europa, per la nostra sicurezza collettiva”. E ha chiarito subito: “L’Italia appoggia con convinzione la decisione della Finlandia, così come quella della Svezia. Sono due Stati membri dell’Unione europea, che già cooperano strettamente con la Nato, della quale condividono i valori fondanti e di cui contribuiranno a rafforzare le capacità”.

Draghi ha spiegato che c’è tutta l’intenzione di “velocizzare le procedure interne per rendere l’adesione effettiva nel più breve tempo possibile” e l’intenzione è di “sostenere la Finlandia e la Svezia in questo periodo di transizione”. Poi il presidente del Consiglio ha fatto un passo indietro: “Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, i nostri Paesi sono compagni di strada. Italia e Finlandia sono stati ammessi alle Nazioni Unite nello stesso anno, nel 1955. I rapporti bilaterali sono eccellenti e negli ultimi anni hanno visto un progressivo rafforzamento, in particolare sul piano economico e commerciale. Auspico possano consolidarsi ulteriormente, soprattutto in settori innovativi come la farmaceutica, le biotecnologie, l’elettronica”.

“Nel 1995 la Finlandia è entrata a far parte dell’Unione europea e da allora collaboriamo in modo molto stretto anche in questa sede – ha continuato Draghi – Nelle scorse settimane abbiamo mostrato grande unità nel condannare la Russia, sostenere l’Ucraina, cercare una soluzione negoziale alla crisi in corso. Intendiamo continuare a farlo, a partire dal Consiglio Europeo straordinario di fine mese”. Allo stesso tempo “dobbiamo muoverci per sostenere le famiglie e le imprese europee in questa fase di rallentamento. Il Next Generation EU è una straordinaria occasione per riformare le nostre economie e mettere in campo gli investimenti necessari a renderle più eque, competitive, sostenibili. L’Italia è consapevole di questa sfida. Vogliamo muoverci con rapidità ed efficienza e utilizzare al meglio le risorse che abbiamo a disposizione”.

“Allo stesso tempo, sappiamo bene che il percorso di integrazione europea, che Italia e Finlandia sostengono, non è completo – ha insistito Draghi – La guerra in Ucraina ci mette davanti a sfide strategiche enormi, che non possiamo affrontare da soli, con i singoli bilanci nazionali. Dobbiamo adottare strumenti aggiuntivi, per contenere l’impatto dei costi dell’energia e investire nella transizione energetica, nella ricostruzione dell’Ucraina. E dobbiamo costruire una vera difesa europea, complementare alla NATO, per contribuire alla protezione dei nostri valori fondanti, delle nostre istituzioni. Questo è il momento delle scelte e vogliamo che l’Unione europea scelga di essere protagonista”.

5113.- L’Unione europea è un suddito e ci tiene al palo, come sudditi, nell’Artico e in Mediterraneo.

Qui, parliamo degli stati bagnati dall’Artico, ma ricordiamo che la Cina è stata presente con le sue navi alle ultime esercitazioni svoltevi dalla marina russa e che fra una dozzina d’anni le rotte dell’Artico prenderanno il posto di quelle mediterranee, per Suez.

La fine della Lega Artica, Svezia e Finlandia nella Nato, le risorse energetiche e minerali, le rotte navali tra i ghiacci che si sciolgono: la guerra oggi è in Ucraina, ma domani sarà lì, perché è lì, nell’estremo nord, che si decide chi comanda il mondo.

Perché l’Artico sarà il teatro della prossima guerra tra Putin e l’Occidente

fanpage.it. Di Fulvio Scaglione

“La Russia non parteciperà alla trasformazione di questa organizzazione in un’altra piattaforma di attività sovversive e di narcisismo occidentale”. Con queste poche e sentite parole il Cremlino ha detto addio al Consiglio degli Stati del Baltico, l’organismo creato all’epoca dello scioglimento dell’Urss per coordinare le politiche dei Paesi che affacciano su quel mare. La Russia, come abbiamo già raccontato, presidia il Baltico con l’exclave di Kaliningrad (la già prussiana Königsberg fino al 4 luglio 1946, “il porto che non ghiaccia”. ndr), nel tempo trasformata in una vera piazzaforte dotata di missili atomici e di modernissime difese anti-nave. Se Svezia e Finlandia, come pare, entreranno a far parte della Nato, il Baltico, di fatto, diventerà un mare dominato dall’Alleanza Atlantica.

La decisione russa di uscire dal Consiglio – che peraltro aveva sospeso la Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina, nonostante che Mosca avesse la presidenza dell’organizzazione fino al 2023 -, per quanto non fondamentale in sé, è una brutta notizia, soprattutto perché conferma che la guerra tra Mosca e Kiev (e, per interposta Ucraina, tra la Russia e l’Occidente) allarga costantemente il cerchio delle sue conseguenze. E sempre più si avvicina a una regione cruciale per gli equilibrii mondiali: l’Artico. Perché questo spazio si appresta a trasformarsi nello stesso senso del Mar Baltico: quando Svezia e Finlandia entreranno nella Nato, tutti i Paesi (Usa, Canada, Danimarca, Islanda, Norvegia e, appunto, Svezia e Finlandia) che affacciano sull’Artico saranno membri dell’Alleanza. Tutti tranne uno, il più artico di tutti: la Russia, che sul mare freddo ha 24 mila chilometri di coste, il 53% del totale. Anche tra i ghiacci, insomma, si preannuncia uno scontro “Russia contro tutti” pieno di incognite e di rischi.

La Russia è conscia da tempo del valore strategico delle sue coste artiche. Non a caso nel 2014 ha costituito la Flotta del Mare del Nord, basata sulla penisola di Kola e dotata di sottomarini con missili nucleari, aerei anti-sottomarino, portaerei e navi porta-missili. E se l’anno 2014 vi dice qualcosa, ebbene sì, avete ragione: la decisione di organizzare una flotta a presidio del Grande Nord fu presa subito dopo la prima crisi ucraina e la riannessione della Crimea, il che fa capire che i due fronti, nella visione globale del Cremlino, sono strettamente collegati. Discorso che vale anche per il suo opposto. L’arrivo in armi della Russia ha spinto la Nato a rafforzare la propria presenza militare, gli uni e gli altri hanno cominciato a svolgere esercitazioni militari sempre più frequenti e massicce, tensione e diffidenza sono cresciute di pari passo.

Tutti sanno che l’Artico è uno scrigno difficile da penetrare ma stracolmo di ricchezze. Secondo i geologi del Governo Usa, sotto i ghiacci e il permafrost riposano riserve enormi di gas e petrolio (qualche anno fa sempre gli americani le valutarono più o meno pari a quelle dell’intera Russia), di materiali preziosi o fondamentali per l’industria (nickel, zinco, ferro), persino di acqua potabile. Già oggi l’Artico è per la Russia è miniera fondamentale di alluminio, materiali ferrosi, fosfati. Qui ci sono riserve altrettanto importanti di acqua potabile. Qui, domani, potrebbero decidersi le sorti dello sviluppo delle energie alternative, soprattutto di quella eolica.

Ma lo sviluppo più recente, quello che ha risvolti politico-militari più importanti, non riguarda ciò che c’è sotto il mare, ma ciò che sta sopra. Ovvero i ghiacci che, a causa del cambiamento climatico, si consumano, si ritirano, diventano più sottili e ormai quasi permettono la navigazione. Anche in questo caso la Russia si è mossa con anticipo, tanto che oggi è l’unico Paese al mondo ad avere una flotta di rompighiaccio a propulsione atomica. E nel febbraio del 2021 ha cominciato a raccogliere i primi frutti: nel febbraio del 2021 la nave gasiera “Christophe de Margerie” (dal nome dell’ex amministratore delegato della Total, morto (ucciso. ndr) a Mosca nel 2014 in un incidente aereo), di proprietà dell’armatore russo Sovkomflot, ha navigato dal porto siberiano di Sabetta a quello cinese di Jiangsu senza essere preceduta da un rompighiaccio, percorrendo da sola 10 mila chilometri in 11 giorni, cioè quasi una settimana in meno della rotta “normale” attraverso il Canale di Suez.

Nave gasiera “Christophe de Margerie” . Ha una capacità di 172,600 metri cubi di LNG. Qui, nel Passaggio a Nord-Est.

Le più pessimistiche previsioni degli scienziati ipotizzano che la rotta artica (che gli esperti chiamano Northern Sea Route) possa diventare pienamente percorribile, causa appunto lo scioglimento dei ghiacci, intorno al 2035. È facile capire quale sconvolgimento ciò potrebbe portare negli equilibri commerciali planetari, e di quale vantaggio potrebbe godere un Paese come la Russia, cui benessere economico tanto dipende dalle esportazioni di gas e petrolio, con i rompighiaccio nucleari, la Flotta del Mare del Nord, le decine di migliaia di chilometri di costa artica e le decine di porti che la punteggiano.

Tanto più che, negli ultimi due decenni, e con la sola esclusione del gas, la tendenza generale, in Russia, è stata di diminuire le relazioni economiche con l’Ovest per aumentarle con l’Est, in particolare con la Cina. Cioè con un Paese che, pur non avendo affacci sull’Artico, dedica sempre più attenzione alla regione, per ragioni appunto legate alla sicurezza e ai commerci, ed è ovviamente in prima fila nel collaborare con la Russia, anche per sfruttare il saldo impianto che il Cremlino ha costruito lungo le sue coste del Nord.

Aveva ragione, dunque, chi diceva che la guerra in Ucraina cambia il mondo. Con un solo, fondamentale problema: nessuno, oggi, può prevedere fin dove il cambiamento arriverà e dove a un certo punto si fermerà.