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6111.- Col. Macgregor: le azioni di Israele a Gaza potrebbero causare la sua stessa distruzione, la Terza Guerra Mondiale

Osserviamo che la distruzione del solo Israele non risolverebbe granché, anzi. É il sistema che ci governa e che esso rappresenta che deve invertire la polarità ponendo in vetta l’essere umano e non il denaro.

Di Sabino Paciolla, 5 Febbraio 2024

Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Patrick Delaney e pubblicato su Lifesitenews. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella traduzione da me curata. 

Benjamin Netanyahu
Benjamin Netanyahu

Macgregor, che ha parlato in un’intervista di lunedì con il giudice Andrew Napolitano, ha detto che c’è una disparità tra gli obiettivi dichiarati da Israele di “sradicare Hamas e restituire gli ostaggi” e la sua furia distruttiva su Gaza. L’attacco avrebbe ucciso almeno 26.900 persone dal 7 ottobre, tra cui oltre 11.000 bambini e 7.500 donne, senza contare gli 8.000 dispersi e presunti morti sepolti sotto le macerie. Inoltre, più di 570.000 degli 1,7 milioni di sfollati soffrono di fame e alcuni iniziano a morire.

Le accuse di genocidio sono arrivate da tutto il mondo, anche da molte organizzazioni ebraiche, commentatori esperti e singoli individui. Tuttavia, Macgregor ha affermato che “la popolazione israeliana è dietro” questa operazione. “Non lo mettono affatto in dubbio”.

La maggior parte degli israeliani considera l’allontanamento definitivo di tutti gli arabi che attualmente vivono in quella che considerano la “Grande Israele” – dal mare al fiume Giordano – come una questione di sicurezza e sopravvivenza a lungo termine”.

Per molti decenni i cristiani in Terra Santa hanno chiesto a Israele e alla comunità internazionale di porre fine all’occupazione illegale dello Stato ebraico e alla costruzione di insediamenti sul territorio riconosciuto a livello internazionale del popolo palestinese, come base necessaria per una coesistenza pacifica.

Tuttavia, mentre per gli israeliani “è una proposta da tutto o niente”, Macgregor ha affermato che la questione rilevante “non è ciò che vogliono gli israeliani o ciò in cui credono, ma cosa vuole il popolo americano e come si sente? Si sentono a loro agio con l’eliminazione totale della popolazione araba, musulmana e cristiana, da Gaza?”. Possono sostenere la “morte o l’espulsione di questa popolazione (2,4 milioni) o la sua uccisione diretta o indiretta attraverso malattie e fame o no?”.

“Se non sono a loro agio con questo, devono alzare le chiappe e chiamare i loro rappresentanti a Washington”, perché in questo momento pochi a Washington si oppongono a ciò che Israele sta facendo, ha detto.

Non credo che si possa fermare la distruzione di Israele

Sebbene i leader delle nazioni arabe del Medio Oriente, come Egitto, Giordania, Siria, Arabia Saudita, Libano e Turchia, vogliano evitare una guerra regionale, a causa delle conseguenze per le infrastrutture e la popolazione delle loro nazioni, le loro stesse posizioni sono in pericolo a causa della possibilità di rivolte popolari tra i loro cittadini, ha spiegato il colonnello.

Le popolazioni di queste regioni, in particolare gli arabi musulmani e i turchi, “sono così arrabbiate e infuriate che sono pronte a combattere, a prescindere dai costi, per distruggere Israele”.

“Di conseguenza, sempre più spesso in tutto il Medio Oriente, tutti coloro che detengono il potere o l’autorità stanno dicendo privatamente… non tollereremo più questo Stato israeliano e si stanno muovendo verso uno stato di guerra in tutta la regione, che culminerà, credo, nella distruzione di Israele”, ha avvertito Macgregor. “E non credo che potremo fermarlo”.

I neoconservatori dell’amministrazione Biden avviano la guerra con l’Iran per servire gli interessi di Israele

Eppure, con il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu che ha spinto perché gli Stati Uniti facessero una guerra contro l’Iran per più di tre decenni, e ora con Antony Blinken, membro della Israel Lobby, che dirige il Dipartimento di Stato americano con la collega neoconservatrice Victoria Nuland come sottosegretario, l’Amministrazione Biden sembra determinata a utilizzare la potenza militare americana, mettendo i soldati statunitensi in maggiore pericolo, per promuovere quelli che ritengono essere gli interessi regionali di Israele.

In un articolo del New York Times del 21 gennaio, l’Amministrazione Biden ha lanciato un avvertimento: se le truppe americane dovessero essere uccise da milizie locali nella regione, questa sarebbe una “linea rossa” che potrebbe far precipitare gli Stati Uniti a colpire direttamente l’Iran, il che potrebbe “degenerare in una guerra vera e propria”.

Come molti altri commentatori, Macgregor ha descritto che l’unico scopo della presenza di queste truppe “sul terreno in Iraq o in Siria” è “effettivamente [di essere] calamite per gli attacchi”. E con l’assalto mortale a un avamposto al confine tra Giordania e Siria che ha ucciso tre soldati statunitensi lo scorso fine settimana, il colonnello ha previsto che sarebbe stato usato “come giustificazione per un’ulteriore escalation contro l’Iran”, che è da tempo un obiettivo dei neoconservatori.

L’Iran ha negato con forza qualsiasi coinvolgimento in questo o in altri attacchi, e Macgregor ha detto che le agenzie di intelligence americane confermano che “l’Iran sta dicendo la verità” in questa faccenda, riconoscendo che queste milizie sciite sono effettivamente anti-Israele, ma ha affermato che stanno attaccando le basi americane “perché stiamo sostenendo incondizionatamente la distruzione della popolazione araba a Gaza. Se questo dovesse cessare… gli attacchi contro di noi finirebbero. Non c’è alcun desiderio da parte dell’Iran o di chiunque altro nella regione di entrare in guerra con noi”.

L’”enorme arsenale di missili” dell’Iran ha la capacità di attaccare le basi e le portaerei americane “con grande precisione” e di “ridurre in cenere la maggior parte di Israele”.

Ma se le autorità israeliane e statunitensi dovessero riuscire a iniziare una guerra con l’Iran, il colonnello in pensione prevede che queste forze “pagheranno un prezzo pesante”.

“L’Iran ha un enorme arsenale di missili”, ha detto. Tra questi, “migliaia di missili balistici di teatro molto precisi e molto distruttivi, nonché missili balistici tattici. Hanno una tecnologia per i missili da crociera e un numero infinito di droni”.

Nella regione sono presenti circa 57.000 truppe americane e questi missili possono “attaccare con grande precisione” tutte le loro basi e posizioni. I missili includono quelli che il colonnello chiama “blockbuster”, che possono “distruggere città, installazioni militari, campi d’aviazione [e] porti. Sono tutte testate convenzionali, ma il potere distruttivo è enorme e preciso”.

Questi includono missili ipersonici che possono colpire obiettivi in mare, e non c’è ancora “alcun modo per abbatterli o difendersi da essi”. Le portaerei britanniche e statunitensi nel Mar Rosso e nell’Oceano Indiano “potrebbero essere prese di mira perché ora tutti hanno accesso alla sorveglianza aerea” che non esisteva in queste nazioni 20 anni fa.

Inoltre, “se gli israeliani parteciperanno con noi agli attacchi diretti contro l’Iran, penso che l’arsenale sarà lanciato in grandi quantità da numerosi luoghi diversi, tutti non identificabili con certezza. E ridurranno in cenere la maggior parte di Israele”.

Hezbollah e musulmani sunniti in Messico, frontiera aperta cronica, “alta probabilità” di fronti aggiuntivi sul suolo americano

Negli ultimi decenni, gli Stati Uniti hanno “affrontato avversari senza eserciti, forze aeree, difese aeree. Questo sta per finire”, ha dichiarato Macgregor.

“Iran, Turchia e certamente Hezbollah: sono forze reali con capacità reali, che non abbiamo mai dovuto affrontare. E, per inciso, nemmeno gli israeliani”, ha detto. “E gli israeliani sarebbero i primi a dirvi, in privato, che troppi dei loro soldati e ufficiali hanno passato troppo tempo a sorvegliare le persone in Cisgiordania e a Gaza. Non sono abituati a una guerra totale. Questo è ciò che chiedono e lo otterranno se non si fermano. E lo otterremo anche noi”.

Inoltre, “gli americani non hanno paura della guerra perché avviene sempre sul suolo di qualcun altro. E questo sta per cambiare se attacchiamo l’Iran”, ha previsto Macgregor.

“Ricordate che Hezbollah ha strutture e concentrazioni di persone in Messico. Così come gli islamici sunniti”, ha ricordato. Con tutte le recenti ondate di immigrati clandestini che si sono riversate attraverso il confine messicano negli ultimi anni, “non sappiamo nemmeno chi sia effettivamente entrato negli Stati Uniti”.

“Nessuno sembrava preoccuparsi quando migliaia di uomini in età militare provenienti dalla Cina e da altri Paesi sono entrati negli Stati Uniti. Nessuno sembra essersi preoccupato fino a poco tempo fa, quando si è reso conto che erano entrati anche arabi, iraniani e altri”.

E quali potrebbero essere i risultati? “Che ne sarà dei nostri impianti nucleari? E la nostra rete elettrica? E le armi che esistono e che sono nelle mani dei cartelli”, che potrebbero unirsi a questi attori statali e non statali per una quantità sufficiente di denaro?

“Non dobbiamo escludere l’altissima probabilità che, se questa guerra andrà avanti, ci troveremo di fronte a un secondo fronte lungo il confine messicano e potenzialmente a un terzo fronte all’interno degli Stati Uniti”, ha affermato.

Russia e Cina sosterranno l’Iran, l’uso di armi nucleari da parte di Israele è il “pericolo più grande”.

Allo stesso modo, “la Russia ha detto chiaramente che considera l’Iran un partner strategico di grande importanza”, ha spiegato Macgregor. “La Russia non starà a guardare e non ci permetterà di distruggere l’Iran. Fornirà all’Iran tutto ciò di cui ha bisogno per proteggersi e sarà al suo fianco”.

“Inoltre, i cinesi, che hanno interessi critici nell’accesso al Golfo Persico e nell’accesso all’Africa orientale, dove ottengono grandi quantità di cibo, non staranno a guardare mentre costringiamo l’Iran a sottomettersi o a morire”, ha proseguito. “Dobbiamo fare marcia indietro. Questo diventerà regionale e direi semi-globale molto rapidamente”.

Infine, Macgregor ha parlato della “Opzione Sansone” di Israele, una politica di “ricatto nucleare” in base alla quale, di fronte a una minaccia esistenziale, lo Stato ebraico lancerebbe missili nucleari contro città del Medio Oriente.

Questo avrebbe lo scopo di far crollare con sé i nemici di Israele, come fece Sansone facendo crollare i pilastri del tempio dei Filistei.

Quindi, “il pericolo maggiore”, ha detto il colonnello, “è che gli israeliani rispondano, ma con l’uso di un’arma nucleare, in particolare mentre guardano le loro città, Tel Aviv, Haifa e così via, in gran parte annientate da questi arsenali di missili. E se ciò dovesse accadere, credo che avrebbe conseguenze catastrofiche per Israele e per il mondo, ben peggiori di tutto ciò che abbiamo visto finora”.

5843.- Gianni Alemanno: «Governo Meloni troppo liberista e appiattito sulle politiche Usa»

Tempo quasi scaduto, inutilmente, malgrado anche buone intenzioni di Meloni, come il Nuovo Piano Mattei. Ai primi contatti dovevano e devono seguire fatti, ma Russia, Cina e Turchia stanno occupando gli scranni e vedremo soltanto il loro nuovo colonialismo. Ho visto bandiere russe in Niger, in Senegal. Non ho visto e non vedo nascere nuove aziende africane a partecipazione italiana. Saremmo contenti se riprendessimo l’epopea del lavoro italiano in Etiopia e in Libia. Dal Dolo di Venezia: Siamo in attesa di una politica del fare, più volte annunciata e non di nuovi candidati, che son già troppi. Auguri, intanto. Mario Donnini e tanti veneti.

L’ex sindaco di Roma e ministro Gianni Alemanno spiega le sue critiche al governo Meloni e il suo nuovo progetto politico nell’intervista ai microfoni del DiariodelWeb.it

Da Diariodel Web.it. Pubblicato il 18 Agosto 2023, da Fabrizio Corgnati

Gianni Alemanno (© Fotogramma)

Gianni Alemanno è tornato in campo. A dieci anni esatti dalla conclusione del suo mandato in Campidoglio, l’ex sindaco di Roma e ministro lancia il suo nuovo progetto politico. Per ora è un manifesto, presentato alla convention del Forum dell’indipendenza italiana il mese scorso a Orvieto, ma presto, già in autunno, potrebbe diventare un vero e proprio movimento. Che parte da destra, la sua storica collocazione, ma intende spingersi oltre le politiche dell’attuale governo Meloni, che bolla come deludenti sia sul fronte sociale che su quello geopolitico. Ecco come Alemanno racconta le sue posizioni e le prossime iniziative che ha in programma in quest’intervista che ha rilasciato ai microfoni del DiariodelWeb.it.

5482.- Regionali:

L’astensione è un chiaro messaggio politico

  • Di Stefano Fontana, La Nuova Bussola Quotidiana, 15-02-2023

Al voto in Lombardia e Lazio emerge l’enorme percentuale di astenuti. Un dato di cui i politici non hanno colto fino in fondo la vera portata, che non è occasionale ma chiama in causa l’intero sistema. E la nuova maggioranza non ha dato finora grandi segnali di discontinuità.

Alle elezioni regionali di domenica e lunedì scorsi hanno votato in pochi. In Lazio due aventi diritto su tre non si sono recati alle urne, in Lombardia tre su cinque. Ambedue i candidati hanno superato il 50 per cento dei voti, esultando perché non ci sarà ballottaggio, però si tratta del 50 per cento del 40 per cento, ossia il 20 per cento degli elettori. Si potrebbe anche dire che la democrazia, almeno come la si intende genericamente oggi, finisce qui.

Nelle interviste post-elettorali tutti gli esponenti politici hanno espresso motivi di allarme, parlando, come sempre in questi casi, dello scollamento tra politica e cittadini e subito sostenendo, pure come sempre in questi casi, che ci penseranno loro a ripristinare il collegamento e ridare fiato alla democrazia. Nessuno di loro si dice contento dell’astensione, tutti la considerano un pericolo e un fallimento, tutti segnalano l’urgenza di correre ai ripari. Assolutamente nessuno ha riconosciuto all’astensione a queste ultime regionali un significato politico, quanto semmai uno impolitico, un distacco dalla politica, una disaffezione, una stanchezza: gli astensionisti non andrebbero da un’altra parte rispetto alla politica, semplicemente non vorrebbero più andare da nessuna parte.

Inoltre, tutti hanno individuato cause accidentali e momentanee, superabili quindi con nuove metodologie e aggiustamenti, nessuno ha pensato trattarsi di una obiezione di coscienza ben più profonda che investe l’attuale apparato politico nella sua totalità e non solo su aspetti marginali. Certamente i commenti dei politici non hanno attribuito l’astensione a superficialità e a mancanza di senso civico, però nemmeno l’hanno presa sul serio fino in fondo.

Al contrario, l’unico significato veramente politico, oltre lo scontato esito elettorale, di questa ultima tornata di voto è stata proprio l’astensione. Per avere oggi in Italia un vero messaggio politico occorre uscire dalla politica: questa l’autentica e forse unica indicazione veramente politica emersa dalle regionali. Per essere politici bisogna apparire impolitici e ricordare che la politica fatta così come viene fatta non è politica. Ricordare anche che la politica la si può fare in molti modi e in molti ambiti, anche fuori della politica. Visto in questo modo l’astensionismo diventa un serbatoio di risorse e di energie. Diventa motivo di speranza e non di frustrazione. Qualcosa, domani, potrà cambiare, perché abbiamo la prova che molti non ci stanno.

La maggioranza degli italiani non si aspetta cambiamenti sostanziali dalle nuove amministrazioni, piuttosto se le aspetta da una diffusione tra i cittadini della convinzione che il blocco è di sistema. Nessuno conosce le motivazioni personali né di chi vota né di chi non vota, però un giudizio politico è comunque possibile e in questo caso ha un netto significato: è il sistema politico ad essere in crisi, proprio come sistema.

La prima considerazione che con ogni probabilità sta alla base dell’astensionismo è che il sistema del potere ha già stabilito i paletti entro cui stare e le decisioni lasciate alla politica sono ormai marginali. Gli spazi di manovra dei governi sia nazionali che regionali sono limitati perché altri hanno già deciso per noi. Quando un governo nazionale deve farsi approvare la legge finanziaria dalla Commissione europea la sua autonomia politica è fortemente menomata. Se le politiche migratorie le fanno (o non le fanno, anche questo è un modo di farle) altri al nostro posto, se le sorti della moneta non sono nelle nostre mani, se organismi internazionali decidono cosa insegnare nelle nostre scuole, se le nostre leggi vengono sconfessate dalle Corti internazionali è logico che l’uomo qualunque, senza con ciò essere qualunquista, non dia alla politica alcuna importanza. L’astensione in atto, date le sue proporzioni, non è occasionale ma sistemica e vale quindi come risposta ad una crisi sistemica.

Ma non è tutto qui. La politica deve avere “lo sguardo del tutto” e nello stesso tempo sapere che “non tutto è politica”. La politica attuale tende invece a non avere lo sguardo del tutto e a pretendere di essere tutto. In questo modo essa rimane vittima di visioni e di interessi di parte e nello stesso tempo rifiuta di essere a servizio di un ordine valoriale superiore e indisponibile. Le visioni di parte diventano così assolute, m di una assolutezza vuota di senso. Il sistema politico che abbiamo visto all’opera negli ultimi decenni, compresi i governi Conte e Draghi, era assolutamente di parte sia dal punto di vista ideologico che di interessi materiali, ma si presentava come un blocco unitario e non scalfibile e quindi come un tutto assoluto, bene inserito in un più vasto tutto di ordine globale. Al cittadino mancava il respiro.

Rispetto a questo sistema la nuova maggioranza, nei suoi primi cento giorni di vita, non ha dato segni evidenti, nemmeno simbolici, di discontinuità. Su immigrazione e ordine pubblico qualcosa (di timido) è stato detto, ma su vita, famiglia e pace no. Anzi. Il bisogno di respiro continua.

5379.- Leggiamo l’invito a votare di Beniamino. Aggiungo il mio di valorizzare la nostra partecipazione alla politica, qualunque sia il partito.

 Buonasera MARIO
Ti invio, ad una settimana dalle elezioni, l’appello per convincere gli amici ad andare a votare.
Perchè lo faccio?
Perchè non possiamo fare finta che la vita reale e concreta non ci interessi: la famiglia, i figli, la scuola, il lavoro, la casa, l’associazionismo, ecc… tutte cose che ci riguardano e che riguardano la politica, proprio quella politica che sta attraversando un momento difficile di instabilità nazionale e internazionale.
La Politica è la risposta a tutto?
Non possiamo pensare che la Politica abbia la risposta a tutto, ed è proprio per questo che non possiamo abdicare al nostro ruolo di cittadini attivi nella vita, cedendo al sentimento di disaffezione, sfiducia e astensione, magari a causa di una legge elettorale mal digerita, o a causa del cambio di casacche di molti politici oppure per gli scandali del passato.
Ne siamo consapevoli?
Con senso critico di consapevolezza dobbiamo apprezzare la democrazia e la bellezza e concretezza della libertà in cui viviamo. E aggiungo che dobbiamo pensare anche a quei valori e a quei principi non negoziabili che ci devono permettere di schierarci in questa campagna elettorale. Li abbiamo tutti, ma forse un po’ li abbiamo messi da parte per fare spazio agli slogan, ai social e a quella politica che va più di moda (es. Berlusconi-PDL nel 2008, Renzi-PD nel 2014, Grillo-M5S nel 2018, Salvini-Lega nel 2019, Meloni-FDI nel 2022)
Per me è questione di amicizia politica…
Per quanto mi riguarda è chiaro, oggi, per chi voto, e se apprezzate la mia coerenza, il mio senso critico, i miei punti di riferimento, i miei valori e i miei principi, vi invito a votare con me per Forza Italia, finchè Forza Italia rappresenterà quanto descritto sopra. Sono a disposizione a coltivare questa “amicizia politica” anche con chi non la pensa sempre come me, o con giudizio critico mi aiuta a crescere con contenuti condivisibili, con chi, ancora, è disposto al confronto… insomma con persone che ci tengono alla vita reale. Beniamino Boscolo Capon
Queste elezioni, tanto attese, giungono in un frangente periglioso. Non c’è segno di apertura a una trattativa di pace con i fratelli russi e l’unico che si è proposto è Silvio Berlusconi. È stato respinto perché chi regge il destino dell’Occidente e dell’Europa non vuole la pace. La guerra sta distruggendo l’Ucraina e non importa più da chi fu cominciata, ma chi scriverà la parola Fine. Viviamo l’ansia che precede una guerra. Beniamino ci ha chiamato a raccolta intorno alla famiglia, ai figli, alla scuola, alla casa, al lavoro e ricordiamoci che lavoro significa dignità e questa significa Libertà! L’associazionismo deve tornare a essere ragione di vita, restituire vigore incontrandoci alla fine di una giornata e ha bisogno di energie. Il momento politico ci chiama a raccolta tutti, ciascuno con la sua fede. La prima questione che porrò è se i partiti sono consapevoli del ruolo che la Costituzione gli ha assegnato e se le leadership soddisfano il nostro bisogno di dialogo, di arricchirci l’uno con l’altro. È questa che Beniamino chiama “amicizia politica”.

Mario Donnini, amico

4675.- La corte d’appello autorizza l’entrata in vigore dell’obbligo per il vaccino COVID-19 dell’azienda privata di Biden.

Non bastavano gli affari della Pfizer-Biontech con il dottor Heyko von der Leyen e sua moglie Ursula, del “politico italiano” procacciatore di mascherine, anche il Presidente degli Stati Uniti si da agli affari e vende vaccini. Pure lui! È assolutamente incostituzionale, oltre che immorale. Non solo, ma ‘obbligo, promulgato come standard temporaneo di emergenza (ETS) , dovrebbe essere annullato perché supera l’autorità dell’OSHA (Amministrazione per la sicurezza e la salute sul lavoro del Dipartimento del lavoro). Si sapeva che la finanza indirizza la politica e che, da anni, è entrata a gamba tesa nella sanità. In realtà, domina, ormai ovunque. Ora, la pandemia ha fatto traboccare il vaso. La facilità con cui la finanza riesce a cooptare politici, giudici e media, quelli cioè che dovrebbero rappresentare un argine, ci pone il problema di quanto potere possa essere consentito ai giudici e ai governanti. Dove ci ha portato la patria della democrazia!

Da The Epoch Times, 18 dicembre 2021. Di Mimi Nguyen Ly. Traduzione libera. di Mario Donnini.

President Joe Biden in Detroit, Mich., on Nov. 17, 2021. (Jonathan Ernst/Reuters)

Il Presidente Joe Biden a Detroit, Michigan., il 17 Novembre 2021. (Jonathan Ernst/Reuters).

Una corte d’appello federale, venerdì scorso, in una decisione poco condivisa ha stabilito che l’obbligo vaccinale dell’amministrazione Biden per i datori di lavoro privati ​​di aziende che superano le 100 persone può avere applicazione.

La decisione 2-1 della giuria della Corte d’Appello del 6° Circuito degli Stati Uniti, con sede a Cincinnati, ha annullato la sospensione inscritta dalla Corte d’Appello del 5° Circuito degli Stati Uniti il ​​mese scorso sull’obbligo vaccinale nazionale.

La regola emessa dall’OSHA significava che circa 84 milioni di lavoratori statunitensi dovevano farsi vaccinare prima della scadenza del 4 gennaio per non essere sospesi. Non è chiaro, dopo l’ultima sentenza di venerdì, quando il requisito entrerà in vigore.

Il caso è stato avviato da più aziende, tra cui l’American Family Association; più individui; e da diversi stati, tra cui Texas, Utah e Mississippi.
I firmatari hanno affermato che l’obbligo, promulgato come standard temporaneo di emergenza (ETS) dall’amministrazione per la sicurezza e la salute sul lavoro (OSHA) del Dipartimento del lavoro, dovrebbe essere annullato perché supera l’autorità dell’OSHA ai sensi della legge sulla sicurezza e la salute sul lavoro.

Giurisprudenza divisa

Il giudice Julia Smith Gibbons ha scritto nella motivazione approvata a maggioranza (pdf) venerdì: “Data l’autorità chiara ed esercitata dell’OSHA per regolamentare i virus, l’OSHA ha necessariamente l’autorità per regolamentare le malattie infettive che non sono uniche per il posto di lavoro”.

Ha aggiunto: “In effetti, nessun virus (HIV, HBV, COVID-19) è l’unico sul posto di lavoro e colpisce solo i lavoratori. E i tribunali hanno confermato l’autorità dell’OSHA di regolamentare i rischi che coesistono sul posto di lavoro e nella società, ma che sono a maggior rischio proprio sul posto di lavoro. “

È stato fatto notare che Gibbons è stato nominato dal presidente Ronald Reagan, un repubblicano. L’altro giudice che si è pronunciato a favore dell’obbligo dell’OSHA, Jane Branstetter Stranch, è stato nominato dal presidente Barack Obama, un democratico. Voto -8, ha riferito l’Associated Press.

Il giudice dissenziente, Joan Louise Larsen, è stato nominato dal presidente Donald Trump, repubblicano. Nella sua opinione dissenziente, ha notato che il Congresso non ha autorizzato l’OSHA a creare una tale regola; inoltre, per poter aggirare il voto del Congresso, la norma avrebbe dovuto soddisfare lo standard della necessità di emergenza, senza questo il segretario del lavoro non poteva attuarla. “Il segretario non ha accertato l’appropriatezza della necessità di emergenza”, ha osservato. “Uno standard di emergenza diventa ‘necessario se è indispensabile per proteggere i dipendenti da un pericolo [grave]’“. Ha scritto: “Lo scopo dell’obbligo è proteggere le persone non vaccinate. Naturalmente, la premessa della regola è che i vaccini funzionano. E così, l’OSHA ha spiegato che la regola non riguarda la protezione dei vaccinati; costoro non affrontano “gravi pericoli” lavorando con coloro che non sono vaccinati”.

Ha anche aggiunto: “[Una] moltitudine di firmatari – individui, aziende, sindacati e governi statali – hanno mosso diverse accuse fondate contro la legalità dell’obbligo. Dicono, per esempio, che l’obbligo viola la dottrina della non delega, la clausola di commercio e il giusto processo sostanziale; alcuni dicono che viola le loro libertà religiose, costituzionalmente protette e il Religious Freedom Restoration Act del 1993. Perché venga revocata del tutto la sospensione [dal quinto circuito], dovremmo concludere che nessuna di queste accuse avrà successo.

Un compito arduo.” Secondo la regola, i dipendenti che non sono completamente vaccinati dovrebbero indossare maschere ed essere testati settimanalmente per il virus del PCC (Partito Comunista Cinese), che causa la malattia COVID-19. Eccezioni si applicano a coloro che lavorano all’aperto o da casa.

La regola OSHA minaccia multe fino a $ 13.600 per la violazione. Minaccia anche di multare ulteriori $ 13,600 al giorno se un datore di lavoro non si mette in regola. Per una violazione intenzionale o grave, l’OSHA può emettere una multa fino a $ 136.000.

Il procuratore generale dell’Arkansas Leslie Rutledge ha ricorso contro la sentenza. In una dichiarazione, ha indicato che si sarebbe mossa per chiedere alla Corte Suprema degli Stati Uniti di sospenderla.

“La decisione del sesto circuito è estremamente deludente per i lavoratori dell’Arkansas perché li costringerà a farsi iniettare il vaccino o a perdere il lavoro”, ha detto. Il procuratore generale della Carolina del Sud Alan Wilson, che presiede la Republican Attorneys General Association, ha espresso delusione per la decisione.

“Siamo fiduciosi che i’obbligo possa essere sospeso”, ha scritto su Twitter, aggiungendo: “Andremo immediatamente davanti alla Corte Suprema, la più alta corte del paese, per combattere questo obbligo incostituzionale e illegale. La legge deve essere rispettata e l’abuso di potere federale deve essere fermato”.

Zachary Stieber and Nick Ciolino hanno contribuito a questo report.

4656.- Omicron, l’esperta sudafricana insiste: “Lo studio da un mese, dà sintomi lievi”

Senza dar conto alle intenzioni della Commissione europea, sembrerebbe che l’Occidente abbia reagito in maniera spropositata all’insorgere della mutazione. Non tutti sono contenti di questa benignità.

L’emergenza sanitaria é finita da un bel pezzo! É sufficiente andare a leggere i
numeri dei ricoveri in T.I. (solo quelli con il Covid!), i numeri dei ricoveri ordinari con il Covid, per capire che siamo in una fase di emergenza politica, addirittura, costituzionale e, comunque, non sanitaria!

A proposito di Costituzione, che fine ha fatto il garante?

ANGELIQUE COETZEE PREDICA CALMA: “PUOI ANCHE AVERE 1 MILIONE DI CASI, MA È UNA MALATTIE LIEVE”

di Redazione Zuppa di Porro, 13 Dicembre 2021

Angelique Coetzee

Ci vuole calma e sangue freddo. Soprattutto con Omicron, di cui conosciamo l’incredibile mutazione ma non ancora i suoi effetti reali su quello che ci interessa di più: la capacità, o meno, di provocare la malattia Covid. Alla Lbc è intervenuto il capo della South African Medical Association, quella dottoressa  Angelique Coetzee che ha “scoperto” la variante”, la quale dopo aver passato un mese a trattare pazienti infettati da Omicron ha ribadito che si tratta di una variante “lieve”. Precisando che l’Occidente ha reagito in maniera spropositata all’insorgere della mutazione.

Ricorderete i fatti: il Sudafrica scova Omicron, informa il mondo di questa nuova variante e gli Stati di mezzo mondo, come ringraziamento, chiudono i voli isolano Johannesburg. Il tutto, ovviamente, senza conoscere ancora bene gli effetti della mutazione che sembra più trasmissibile, ma con tassi di ospedalizzazione inferiori rispetto alla Delta. Il resto è storia nota: prende il via un’ansia collettiva, che porta anche Boris Johnson, finora restio a nuove restrizioni, a parlare di “un’onda di Omicron in arrivo”.

La Gran Bretagna ieri ha alzato il livello di allerta Covid da 3 a 4 proprio a causa della variante sudafricana. “Temo che ora stiamo affrontando un’emergenza nella nostra battaglia con la nuova variante Omicron”, ha spiegato Johnson. “Ora è chiaro che due dosi di vaccino semplicemente non sono sufficienti per dare il livello di protezione di cui tutti abbiamo bisogno. Ma la buona notizia è che i nostri scienziati sono fiduciosi che con una terza dose, una dose di richiamo, possiamo tutti innalzare il nostro livello di protezione”. E poco importa se la dottoressa Coetzee, che da un mese lavora con infetti di Omicron, continua a ribadire che gli effetti sono “lievi”.

Quando il conduttore di Lbc ha provato a difendere le misure “precauzionali” adottate da Londra, la dottoressa ha replicato seccamente: “Questa è la nostra quarta settimana, non c’è motivo per cui non vi potete fidare di noi quando diciamo che ‘è una malattia lieve!’”. Quindi perché richiudere tutto? “Puoi avere un milione di casi, puoi averne anche di più, ma la gravità della malattia è lieve”, ribadito. E ciò che davvero conta è che le persone non si ammalino e non muoiano. Non che la circolazione dell’infezione si fermi. “È una malattia lieve – ha concluso Coetzee – Parlate con i nostri specialisti nei nostri ospedali, nel settore privato e nel settore pubblico, ascolterete la stessa storia”.

4427.- Draghi (non) sarà la nuova Merkel. Stoccata di Bloomberg.

Supponiamo che le scelte di Mario Draghi siano le migliori per gli italiani. Una figura di primo piano come Draghi potrebbe stare in sella col favore popolare costante, prima ancora che dei partiti, se non mancasse del rapporto di ascolto, del saper guadagnare l’empatia del popolo. È un leader, ma essere convinti delle proprie scelte non basta, se non c’è il tempo di farle accettare.

Di Mattia Soldi | 18/10/2021 – Formiche, Politica

Draghi (non) sarà la nuova Merkel. Stoccata di Bloomberg

Un editoriale sul noto quotidiano finanziario americano spiega perché Mario Draghi non sarà per l’Europa una nuova Angela Merkel. Troppo filo-atlantico per questa Ue e manca di una legittimità politica. La strada verso una leadership europea è piena di ostacoli. Ecco quali

Mario Draghi sarà la nuova Angela Merkel? “Non così in fretta”. Dalle colonne di Bloomberg arriva una doccia fredda per “Super Mario”. Il premier italiano ha sì l’autorevolezza e l’esperienza per aspirare a un ruolo da leader in Ue. Ma non è affatto detto che sia lui “il nuovo volto” dell’Europa.

A firmare l’editoriale è l’esperta cronista Rachel Sanderson. “Gli europei commetterebbero un errore a riporre le loro speranze nell’idea che Draghi sia interscambiabile con Merkel o Macron”, scrive. Sono due gli ostacoli che rischiano di intralciare il percorso di Draghi verso la guida politica dell’Europa. Il primo, si legge su Bloomberg, è “la legittimità”. “Draghi è un tecnocrate non eletto che guida l’Italia su richiesta del suo Presidente (della Repubblica, ndr) e sulla base di un sostegno trasversale ai partiti da parte di politici irrequieti”.

Nulla a che vedere con la cancelliera tedesca uscente. “Merkel era influente per i suoi attributi personali, ma in Europa il suo potere si basava sulla capacità di restare per 16 anni al potere”. “Per quanto talentuoso ed eccezionale possa essere – chiosa l’articolo su Bloomberg – Draghi deriva la sua influenza dal supporto nazionale dell’Italia, che è nei migliori casi è fluido”.

Il secondo ostacolo invece riguarda la politica estera. Draghi è un convinto atlantista. Forse troppo, scrive Sanderson, per un’Europa alla ricerca di una maggiore autonomia da Washington DC, “Draghi potrebbe non essere la persona giusta per difendere con entusiasmo la separazione”.

Rispetto a Merkel e Macron, Draghi “sarebbe probabilmente un alleato più stretto degli Stati Uniti – con un trascorso all’Mit, la Banca Mondiale e Goldman Sachs”. Anche in casa ha fatto capire l’antifona. “Da quando è diventato primo ministro, Draghi ha guidato una controffensiva contro l’appeasement cinese che ha caratterizzato la politica estera europea recente, fino a bloccare quest’anno la vendita alla Cina di un’azienda italiana di semiconduttori (la Lpe di Baranzate, ndr)”. Di più: “Nello scontro Aukus vs Francia, è rimasto in silenzio”.

La stoccata non passa inosservata tanto più perché appare sull’homepage di un quotidiano finanziario – Bloomberg – che con l’ex presidente della Bce è notoriamente simpatetico, tanto che una sua firma di punta, Ferdinando Giugliano, è stato chiamato a Palazzo Chigi come responsabile per i media stranieri.

Sanderson riconosce anche i pregi del premier italiano che, sulla carta, grazie anche al “suo standing internazionale”, sarebbe “il candidato ideale” per una leadership europea. E lo stile “austero e grave” che ha portato a Roma ha avuto un ruolo nel “calo” del “populismo” di destra. Ma la strada per prendere il testimone politico di Merkel è ancora tutta in salita. “L’Europa deve solo essere consapevole di cosa sta cercando”.

4222.- Non siamo tutti in vendita

DIECI ANNI FA MARIA LUISA BUSI RINUNCIAVA ALLA CONDUZIONE DEL TG1

In disaccordo col direttore dell´epoca, lo schieratissimo Minzolini che aveva allontanato Tiziana Ferrario e altri giornalisti, scrisse una bellissima lettera di denuncia e un libro: “Brutte notizie”. Come è cambiato il rapporto tra politica e stampa in dieci anni? Dopo l’opera dei pupi di Conte-Casalino, nessuno dei 1.900 giornalisti RAI è autore delle immagini di Mario Draghi, tutte prodotte da Palazzo Chigi. Le notizie più schiette le forniscono i social.

Il testo della lettera di Maria Luisa Busi

“Caro direttore ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell’edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori.Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. E’ stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l’informazione del Tg1 è un’informazione parziale e di parte. Dov’è il Paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d’Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c’è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l’onore di un nostro titolo.E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell’Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov’è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell’Italia esiste. Ma il tg1 l’ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale.L’Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un’informazione di parte – un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull’inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo – e l’infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale”.Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell’affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E’ lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori.Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità.Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere.

3872.- Ma quale Costituzione! quali partiti! Dal foro delle idee, al mercato delle vacche!

Dagli schermi, con il bombardamento mediatico, sono nate le verità dei falsi profeti; ma profeti di che? Dei loro turpi interessi, diciamo, per non offendere le vacche. Il falso ripetuto dai tribuni eletti dalla plebe e dai mercanti si afferma per vero e la verità, intimorita e offesa si nasconde dietro il sipario. La monarchia aveva un sovrano, la dittatura aveva una idea, la democrazia dei partiti ha chiamato sovrano il popolo, ma non ha sovrano, non ha più idee, ma solo centri di potere, dove i golosi mercanteggiano la professione, dell’onorevole, in un turpe scambio fra golosi, che ha fatto carne di porco della giustizia, delle cose sacrosante: da ultimo, hanno bestemmiato le madri. È madre anche chi può partorire solo dal sedere. L’amore? Il sesso ha sostituito l’amore e non è più sesso e non sa cos’è l’amore: “Silvia, rimembri ancor quel tempo della tua vita…” Dall’era dei poeti a quella del sedere, il passaggio è stato breve, troppo breve, per dire ancora un popolo di .. poeti. Sugli schermi, stantii luoghi comuni e grida di scalatori e di boiardi di Stato e, quando la verità si fa coraggio e il palco tentenna, scatta l’accusa, l’ostracismo: “Fascisti!” Ma fascisti di che? Di un tempo che fu, che nacque dal desiderio di progresso dei reduci del Piave e dalla paura di un re di fronte all’affermarsi della cultura del gulag. Un’idea sepolta dal tempo e una storia finita e male, che tutto ha azzerato fra le macerie di una guerra idiota, impossibile, contro i grandi della terra. Ho visto quelle macerie, le valige di cartone legate con lo spago, l’abnegazione amorosa di donne nate grandi, mai stanche, mai dome, le braccia e i volti bianchi di polvere e gli occhi brillanti di un “Voglio” inarrestabile. Il sudore, la fede e l’amore che ci lega a questa terra hanno ricostruito l’Italia materiale, anche quella militare, ma, mai, abbiamo messo mano alla ricostruzione dell’Italia morale. Non c’è etica in questa repubblica e non c’è etica in questa Unione europea, dove pochi, in mala fede o irriducibili speranzosi, vorrebbero la nostra fuga; ma cosa porteremmo in quella fuga e cosa troveremmo? Ma, guardandoci intorno, chi ci guiderebbe? Ho negli occhi una scena datata di una torma di topi contro una gatta e i suoi piccoli, presi uno alla volta. Ricordo il suo terrore e vi guardo. Impauriti dal virus, storditi dal mantra “vaccini!”, prigionieri nelle nostre case, prigionieri di mezze verità e mezze falsità. Era tutto scritto! e dal 2006! C’è, ma guai a nominarlo, al Ministero della Salute, un “Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale”, sottoscritto dall’allora ministro Storace e aggiornato fino al 2010. Perché non se n’è fatto uso? Basterebbe poco per aggiornarlo, ma la sostanza è lì, tutta. Chi doveva, però, ci rappresenta all’Organizzazione Mondiale della Sanità. è un numero uno e, perciò, ha tentato di farlo retrodatare al 2016. È vero? Giudicheranno i magistrati? Da quando il dott. Palamara ha ufficializzato la corruzione politica del Consiglio Superiore della Magistratura, quindi e conferma, dei suoi presidenti Napolitano e Mattarella, non credo più nemmeno ai magistrati e, allora, ho voluto leggere quel Piano. Fu chiesto dall’O.M.S. a tutti gli stati ed è ben fatto. Al Capo 7.2.3. parla della Vaccinazione e detta le linee guida. Leggiamole e vedrete che non c’è altro da inventare e che ci stanno menando per il … naso.

Parla di Logistica dell’offerta vaccinale, nei Coperture vaccinali per categorie di rischio, di Monitoraggio di eventi avversi al vaccino. §identifica 6 categorie prioritarie da vaccinare, di Garantire la prelazione delle dosi di vaccino e delle modalità di approvvigionamento.

Non parla di nessi di temporalità anziché di causalità fra vaccinazioni e eventi avversi, di varianti dei virus che si difendono così dal vaccino, di banchi a rotelle, di gazebi primula, di scandali di mascherine, aghi, siringhe ecc.. A proposito, nel Codice Penale è stata introdotta, ma non si legge, una nuova causa di assoluzione del delinquente. Si chiama “Scandalo”. Una volta gridato, è fatta e non se ne parlerà più. E, ora, da Scenari economici, un esempio:

Lo Ius Soli non altro che un mercimonio sulla pelle degli italiani

La politica è diventata un mercimonio.  Non si convince con la politica, ma si danno dei regali per avere i voti. Il professor Michetti lo spiega molto bene a Radio Radio.

Quando  settimana fa  il nuovo segretario del Partito Democratico Enrico Letta​ ha ricevuto il via libera da parte della sua assemblea, ciò che sembrava calare nell’attenzione mediatica ha ripreso di colpo quotazioni. Temi come lo #ussoli​, il voto ai sedicenni e il processo di integrazione europea, ripresi da Letta nel suo discorso al Nazareno hanno acceso e alimentato le polemiche di questi giorni.

 Tanto spazio è stato destinato alla legge per l’estensione del diritto alla cittadinanza, criticata sin da subito da una parte dello schieramento politico ma anche da esperti e addetti ai lavori. Il momento che sta attraversando il Paese può conciliarsi con l’approvazione di un progetto simile?

Enrico Michetti lo dice chiaramente:  “adesso facciamo pure il mercimonio della cittadinanza italiana. Ma perché questo? Perché la cittadinanza, parliamoci chiaro, non è un processo di integrazione“.. “Leggendo i giornali vedo che ormai l’idea dominante è quella dello ius soli. Adesso, a prescindere dallo ius soli, noi ormai siamo entrati in una visione della politica che è voto di scambio: gli 80 euro, la pensione a 50 anni, il reddito di cittadinanza​. E adesso facciamo pure il mercimonio della cittadinanza italiana. Ma perché questo? Perché la cittadinanza, parliamoci chiaro, non è un processo di integrazione. Significa pensione di anzianità, reddito di cittadinanza, accesso a tutti i sussidi. E’ un mercimonio. Io dico a questi signori che i voti, in un Paese che si vuole rimettere in piedi, non si prendono con il mercimonio o facendo la solidarietà con i soldi dello Stato. 

Il Paese sta cadendo a pezzi, andrebbe tutto ricostruito. Invece cosa si fa? Incamerano nuovi voti imbarcando altri sei milioni di persone. Tutto contro il lavoro. Hanno stravolto la Costituzione​. Questo è diventato il Paese delle regalie, del mercimonio, della solidarietà con i soldi dello Stato e dei buffi, dei debiti. Noi quelli li sappiamo fare benissimo”.

Praticamente Letta ed un PD alla disperazione non fanno altro che vendere’ultima cosa rimasta, la cittadinanza, che poi vuole dire soldi. Perchè ormai questo è l’unico modo in cui il PD può prendere più voti. Un partito alla disperazione non fa che gesti disperati.

Buon Ascolto!


Radio Radio TV

Avevamo riposto in un cassetto certi temi per fare spazio alle notizie su #covid​ e #emergenza​. Ma circa una settimana fa, quando il nuovo segretario del Partito Democratico Enrico #Letta​ ha ricevuto il via libera da parte della sua assemblea, ciò che sembrava calare nell’attenzione mediatica ha ripreso di colpo quotazioni. Temi come lo Ius soli​, il voto ai sedicenni e il processo di integrazione europea, ripresi da Letta nel suo discorso al Nazareno hanno acceso e alimentato le polemiche di questi giorni.

Tanto spazio è stato destinato alla legge per l’estensione del diritto alla cittadinanza, criticata sin da subito da una parte dello schieramento politico ma anche da esperti e addetti ai lavori. Il momento che sta attraversando il Paese può conciliarsi con l’approvazione di un progetto simile? In diretta con Mimmo Politanò e Ileana Linari, il professor Enrico Michetti​ ha espresso un’idea chiara sulla vera natura della proposta di Enrico Letta​: “adesso facciamo pure il mercimonio della cittadinanza italiana. Ma perché questo? Perché la cittadinanza, parliamoci chiaro, non è un processo di integrazione”. Ecco l’intervento del Prof. EnricoMichetti​ a “Accarezzami l’anima”. “Leggendo i giornali vedo che ormai l’idea dominante è quella dello ius soli. Adesso, a prescindere dallo ius soli, noi ormai siamo entrati in una visione della politica che è voto di scambio: gli 80 euro, la pensione a 50 anni, il reddito di cittadinanza (oggi, la Guardia di Finanza ne ha trovati altri 150 abusivi)​. E adesso facciamo pure il mercimonio della cittadinanza italiana. Ma perché questo? Perché la cittadinanza, parliamoci chiaro, non è un processo di integrazione. Significa pensione di anzianità, reddito di cittadinanza, accesso a tutti i sussidi. E’ un mercimonio. Io dico a questi signori che i voti, in un Paese che si vuole rimettere in piedi, non si prendono con il mercimonio o facendo la solidarietà con i soldi dello Stato. Il Paese sta cadendo a pezzi, andrebbe tutto ricostruito. Invece cosa si fa? Incamerano nuovi voti imbarcando altri sei milioni di persone. Tutto contro il lavoro. Hanno stravolto la Costituzione​. Questo è diventato il Paese delle regalie, del mercimonio, della solidarietà con i soldi dello Stato e dei buffi, dei debiti. Noi quelli li sappiamo fare benissimo”

3871.- Se Draghi delude i fanatici dell’europeismo e dice che la salute degli italiani viene prima della Ue… una giusta rivoluzione culturale che bisogna comprendere

Cambia il vento! «Capi coffa – capi gabbieri – gabbieri centro – pronti a montare a riva! A riva !… Destinati ai velacci e contro! In coffa!…» e, anche voi, che vi sentite in politica: è ora di cambiare!

Lo Straniero – Il blog di Antonio Socci

.Posted: 21 Mar 2021
Nella nota intervista in cui ha attaccato Putin, Biden si è rivolto ai tanti migranti che stanno affluendo al confine fra Messico e Usa invitandoli a tornare a casa: “Non venite. Non lasciate le vostre città”.Se lo avesse fatto Trump sarebbe scattato il “coro umanitario” che sempre accusa di oltraggio ai diritti umani chi non spalanca le frontiere. Per Biden (che fu salutato come il presidente che avrebbe aperto le porte ai migranti) nessun coro ostile. Evidentemente perché è Dem: due pesi e due misure. Nel Regno della Faziosità non conta ciò che si dice, conta “chi” lo dice e da che parte sta.Un cortocircuito peggiore, per i guardiani del “pensiero unico”, è stato causato dalla Cancelliera tedesca Merkel, la quale ha dichiarato che è favorevole a usare tutti i vaccini approvati e – per quanto riguarda quello russo, Sputnik – se non si faranno ordini a livello europeo, la Germania si muoverà da sola.E’ una dichiarazione clamorosa, anche perché “consente” ad ogni paese di fare da sé con i vaccini, ma una coltre di imbarazzo l’ha sepolta. Perché?Il Giornalista Collettivo finora ha bollato come “sovranista”, “anti-UE” e “antioccidentale” chi osava dire che – se la UE non si muove – si deve fare da soli, anche ricorrendo a Sputnik.Per esempio, Matteo Salvini, il 1° marzo, dichiarava: “Se i vaccini non arrivano dall’Europa è giusto che l’Italia si muova per conto suo altrimenti non ne usciamo più”. Su Sputnik aveva aggiunto: “L’obiettivo è mettere in sicurezza i cittadini. Se funziona ed è usato in molti Paesi, per esempio l’Ungheria che è in Ue, perché no?”.Le reazioni erano state le solite. Il radicale Marco Taradash, sull’Huffington Post, prendendosela con Salvini e la Meloni, aveva scritto che, per capire come si organizza “la spinta” verso la “democrazia illiberale”, bastava seguire il vaccino Sputnik: “Non c’è nessuna onestà in chi lo reclama, lo pretende, sbeffeggia le regole, mette a disposizione le nostre aziende per produrlo. Sputnik V è di per sé un programma politico, è il preludio di una alleanza contro l’Unione Europea e la democrazia liberale”.Dunque, per certi europeisti, Sputnik è un “siluro” per abbattere la Ue e la democrazia. Ecco perché la Merkel ha creato fra loro enorme imbarazzo: chi può accusare la Cancelliera di essere “contro l’Unione Europea e la democrazia liberale”?Ma il botto è arrivato venerdì sera, quando, nella sua conferenza stampa, il nostro premier Draghi si è detto totalmente d’accordo con lei su Sputnik e la Ue: “Se il coordinamento europeo non funziona bisogna essere pronti a fare da soli. Questo ha detto la Merkel e questo ripeto anch’io”.Così il “ciclone Draghi”, che già ha sconquassato i partiti di Sinistra (Pd, M5S, Leu e +Europa), ha mandato in confusione anche i media mainstream, che ovviamente non potevano accusare pure lui di essere “antieuropeo”, “antioccidentale” e “filoPutin”. Né potevano ricordare che le stesse cose erano già state dette da Salvini il quale per questo si era preso tante accuse. Quindi che fare?Di colpo sembrano tacitamente diventati “sovranisti”favorevoli al “fai da te” nazionale e al russo Sputnik. Perfino “Repubblica” – occhiuta guardiana dell’ortodossia europeista e antirussa – ieri ha titolato la prima pagina col virgolettato di Draghi: “Vaccini, pronti a fare da soli”.La parola d’ordine per far digerire questo spiazzante Draghi ora è “Europeista pragmatico”. Così ieri era titolato l’editoriale di “Repubblica”, affidato a Francesco Bei, dove si diceva che “chi si aspettava una difesa di maniera dell’Europa, a prescindere, sarà forse rimasto deluso”.Significa che è cambiato il vento e “Repubblica” cerca di adeguarsi. Lo fa confermando che non conta cosa si dice, ma solo chi lo dice. Dunque ora – si leggeva nell’editoriale di ieri – “se l’Ue cincischia… Roma si sente in coscienza di poter andare avanti da sola”, persino per Sputnik, e – scriveva Bei, senza imbarazzo – “possiamo farlo perché, a differenza del filo-Putin Salvini, nessuno può mettere in dubbio l’atlantismo del presidente del Consiglio”.Quindi, a sentire Repubblica, la cosa importante non è l’urgenza di procurarsi vaccini per gli italiani (o per i tedeschi, come dice la Merkel), ma da che parte sta colui che la esprime.Faziosità e sofismi che servono a camuffare la “conversione” di Repubblicache ora – per elogiare il premier – arriva perfino a scrivere che il suo approccio non ha “inutili condiscendenze verso la Ue” e che Draghi non ha “bisogno di baciare ogni volta la pantofola”. Sembra quasi di sentire Salvini. Stanno diventando euroscettici?Del resto Draghi, nella conferenza stampa, ha di nuovo bocciato il Mes (il no al Mes è la posizione storica di Lega e FdI) e ha perfino affermato: “C’è in gioco la salute, non è il momento di pensare al ‘Patto di stabilità’, e comunque le regole cambieranno”.Ieri scherzosamente Claudio Borghi ha scritto a Matteo Renzi: “Grande Matteo, è un bel passo vedervi applaudire il ‘No MES’ e il ‘Se l’UE non va bene facciamo da soli’. Dai che alla fine ce la si fa tutti insieme a scoprire che il sovranismo altro non era che l’interesse nazionale”..Antonio Socci.Da “Libero”, 21 marzo 2021