Archivio mensile:luglio 2021

4188.-Cordoglio e rabbia per il suicidio, così detto, del dott. Giuseppe De Donno, il medico del plasma iperimmune, un salvatore di vite, oscurato dai vaccinofili.

«La terapia con il plasma costa poco, funziona benissimo, non fa miliardari. E io sono un medico di campagna, non un azionista di Big Pharma.» (Dott. De Donno – La Verità, 15 giugno 2020).

Sono trascorsi 5 giorni dalla morte e non mi do pace. Un credente e uno che non si fa travolgere. Un cristiano animato da vera fede, un uomo lontano da giochi di potere, può ben essere suicidato se il frutto del suo impegno sconvolge i piani finanziari di chi si è assicurato la sperimentazione per il plasma iperimmune, di chi ha fatto della pandemia un business miliardario, di chi deve rinnovare le autorizzazioni condizionate alla commercializzazione dei vaccini sperimentali, che valgono miliardi. Sono illazioni che cercano una spiegazione. Non sono vere? Probabilmente. Per come l’ho conosciuto, non crederò mai al suicidio, e meno che meno all’impiccagione. MAI! Dove stiamo andando?

Ricordiamo Tina Anselmi ministro della salute che cancellò le autorizzazioni di 1000 farmaci inutili o dannosi. Giorni dopo, un uomo delle società colpite gli propose di ritirare il decreto in cambio di 35 miliardi, non milioni. Lo disse pubblicamente e a Castelfranco la sua auto saltò in aria. Salva per miracolo. Ricordiamo Sergio Castellari, direttore delle Partecipazioni Statali, Gabriele Cagliari, Presidente dell’Eni, e Raul Gardini,  il più importante industriale della chimica italiana, suicida – dissero – con la pistola nella mano destra, lui, mancino. E, poi, il caso David Rossi. Il suicidio imperfetto del manager capo della comunicazione di Mps Monte dei Paschi di Siena. Ancora una volta, oggi, i nostri principi, i diritti si perdono tra verità e menzogna e il bene cede di fronte al male.

Non lo hanno suicidato? Qualcuno ha detto che «l’hanno ucciso» ma, non serve trasformare il suicidio in omicidio. È sufficiente il clima di isolamento in cui De Donno era stato confinato da chi, malgrado i confortanti risultati ottenuti, aveva accolto la sua cura, come una soluzione semplice, naturale e di basso costo, ma un ostacolo al business dei vaccini. 

Giuseppe De Donno era fortificato dalla fede. Non si sarebbe mai arreso. Stava raccogliendo finanziamenti per aprire una clinica per curare con il Plasma iperimmune i malati da SARS-Cov-2 ….. Ha dedicato tutta una vita alla Passione della Vita, salvando tante persone… in nome di questa Passione, e in buona fede, in poco tempo ha trovato una soluzione per curare i malati di questo virus, e lo ha dimostrato salvando molte vite quando con le altre ” cure” tutti gli altri sono morti. Ci sono molti dubbi sulla sua morte…lo hanno ammazzato o lo hanno suicidato? Il suicidio non è compatibile con la sua massima rappresentazione della Vita. Questo Grande Uomo, questa Grande Anima deve essere motivo di molte riflessioni e cambio di paradigma. Questa è nostra responsabilità, adesso, affinché la sua Vita possa essere eterna.

Non dimenticheremo

Lei è Beatrice Vittoria, alla nascita pesava 2 chili e 300 grammi: è nata verso le 23 di sabato 25 luglio 2020 la figlia della prima donna che in Occidente ha ricevuto infusioni di plasma iperimmune essendo stata contagiata dal Covid-19. Il primario di Pneumologia del Poma, Giuseppe De Donno piuttosto che somministrarle farmaci che potevano essere dannosi per la nascitura aveva optato per la soluzione plasma. Dopo due trasfusioni Pamela, la madre di Beatrice, si era sentita «rinata», come ha raccontato lei stessa: «Nel giro di un’ora mi è passata la tosse, la febbre si è abbassata e i sintomi sono scomparsi». Nel giro di alcuni giorni era stata dimessa. Questo è l’Uomo. Questo è il Medico non asservito a big pharma. Il dott. De Donno siamo tutti noi che lotteremo fino alla fine perché la Verità sia proclamata ai quattro venti. Avete ucciso il corpo, ma non ucciderete mai lo Spirito. NOI TUTTI SIAMO DE DONNO e non ci fate paura. La Vita vince sempre.

Ciao Giuseppe. Ciao caro.

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4187.- Variante Delta, cosa cambia per vaccinati e non vaccinati. Report Cdc

Variante Delta, la storia infinita. Una volta è solo raffreddore, un’altra è più grave. Siamo arcistufi di questo ping-pong.

Lezioni Covid

di Maria Scopece

Che cosa si legge in uno studio del Center for Disease Control and Prevention sulla variante Delta

La variante Delta è molto più contagiosa, ha maggiori probabilità di dribblare le protezioni offerte dai vaccini e può causare malattie più gravi rispetto a tutte le altre versioni conosciute del virus. A dirlo è lo studio Guidance for Implementing COVID-19 Prevention Strategies in the Context of Varying Community Transmission Levels and Vaccination Coverage del Center for Disease Control and Prevention rileva che la variante Delta causa infezioni più gravi delle precedenti.

Cos’è il CDC

Il Center for Disease Control and Prevention è un’agenzia federale degli Stati Uniti, che fa parte del Dipartimento della salute e dei servizi umaniIl CDC lavora per tutelare la salute dei cittadini statunitensi attraverso il controllo e la prevenzione di malattie, infortuni e disabilità. Il CDC si occupa di malattie infettive, intossicazioni alimentari, benessere ambientale, salute e sicurezza sul lavoro, promozione della salute, prevenzione degli infortuni e di attività educative aventi lo scopo di migliorare il benessere dei cittadini statunitensi. Inoltre il CDC insieme alla FDA monitorano la sicurezza dei vaccini.

Aumento del 300% dei casi

Lo studio rileva che durante il periodo che va “dal 19 giugno al 23 luglio 2021, i casi di COVID-19 sono aumentati di circa il 300% a livello nazionale, seguiti da aumenti di ricoveri e decessi, guidati dalla variante altamente trasmissibile B.1.617.2 (Delta)* di SARS-CoV-2, il virus che causa il COVID-19”. Numeri che fanno preoccupare le agenzie sanitarie statunitensi. Tuttavia “i dati disponibili indicano che i vaccini autorizzati negli Stati Uniti (Pfizer-BioNTech, Moderna e Janssen [Johnson & Johnson]) offrono alti livelli di protezione contro malattie gravi e morte per infezione con la variante Delta e altre varianti del virus attualmente in circolazione”.

Vaccinati infettano come i non vaccinati

Essere vaccinati, però, non mette completamente al sicuro dalla variante Delta. Lo studio, di cui scrive il Washington Post, fa riferimento ad una combinazione di dati non ancora pubblicati, che mostrano che gli individui vaccinati infettati dalla variante Delta possono essere in grado di trasmettere il virus facilmente come quelli che non sono vaccinati. Le persone vaccinate infettate con la variante Delta hanno cariche virali misurabili simili a quelle che sono non vaccinate e infettate con la variante. “Il dott. Rochelle P. Walensky, il direttore dell’agenzia, ha riconosciuto martedì che le persone vaccinate con infezioni della variante Delta trasportano lo stesso virus nel naso e nella gola delle persone non vaccinate e possono diffonderlo altrettanto facilmente , se meno spesso – scrive il New York Times.  Il documento, secondo il NYT che l’ha visionato, delinea una quadro ancora più cupo della variante.“La variante Delta è più trasmissibile dei virus che causano MERS, SARS, Ebola, il comune raffreddore, l’influenza stagionale e il vaiolo, ed è contagiosa come la varicella”, scrive il NYT.

Variante Delta due volte più contagiosa

“La variante Delta sarebbe due volte più trasmissibile dei ceppi originari circolanti all’inizio della pandemia”, si legge nella preview dello studio pubblicato dal CDC. “Sta causando ampi e rapidi aumenti dei contagi, che potrebbero compromettere la capacità di alcuni sistemi sanitari locali e regionali di fornire cure mediche ai comunità che servono”, continua la CDC.

La guerra è cambiata

Il prossimo passo per l’agenzia è “riconoscere che la guerra è cambiata“, scrive il NYT. La campagna vaccinale resta l’ama numero uno per frenare la diffusione del virus. Ma non basta perché i ricercatori del CDC suggeriscono anche ai vaccinati di continuare ad usare la mascherina nei luoghi chiusi. “Tra le strategie per prevenire COVID-19, CDC raccomanda a tutte le persone non vaccinate di indossare maschere in ambienti pubblici al chiuso – si legge sul sito della CDC -. Sulla base di prove emergenti sulla variante Delta (2), CDC raccomanda inoltre che le persone completamente vaccinate indossino maschere in ambienti chiusi pubblici in aree di trasmissione sostanziale o elevata”.

Rischio più alto per anziani a prescindere dalla vaccinazione

Lo studio del CDC evidenzia, inoltre, che con la variante del virus in circolazione il rischio per gli anziani di finire in ospedale o morire rispetto ai più giovani è maggiore indipendentemente se si sia vaccinati o meno. Secondo i dati raccolti dal C.D.C. al 24 luglio ci sono 35.000 infezioni sintomatiche a settimana tra i 162 milioni di americani vaccinati. Ma l’agenzia non tiene traccia di tutte le infezioni lievi o asintomatiche, quindi l’incidenza effettiva potrebbe essere maggiore.

4186.-Obbligo vaccinazione e green pass: per i costituzionalisti Flick e Cassese con legge si può fare; ma dimenticano: “Senza danno!” perché la legge deve tutelare la mia integrità fisica.

Vergogna!

Già il fatto che un giornalista come Alessandro Di Matteo su La Stampa, chiamando in causa la Costituzione – che non basta leggere, ma va studiata – equipari ai No-Vax le posizioni di chi è contrario o dubbioso sul farsi inoculare un vaccino, rectius, un medicamento sperimentale è indice di grave ignoranza dei diritti e di immoralità. Ma Di Matteo si protegge citando gli “illustri”. Eccoli:

Il prof. Giovanni Maria Flick, stranamente, parla di obbligo in modo equivoco. Non dice che l’obbligatorietà vaccinale è, sì, prevista e conforme alla Costituzione, ma subordinatamente alla sicurezza dei singoli da vaccinare: sicurezza che non può esserci nella attuale fase sperimentale. Non vorrei, ma devo chiederle, professore: “In cambio di che?” Cita l’art. 16 e va bene; poi, cita, falsandolo, l’art. 32: “Bisogna poi ricordare che «l’articolo 32 dice che la salute è un diritto fondamentale del singolo – di tutti i singoli! – e un interesse della collettività”.

A un ignorante, mi soffermerei a spiegare che l’ordine progressivo ha un significato gerarchico e, quindi, che ben venga l’interesse collettivo, che, però, non leda il diritto, anche fondamentale, del singolo. Ecco perché, a Lei che ignorante non è, devo chiedere: “Professore, in cambio di che? In cambio di che, dall’alto di una cattedra, tradisce i cittadini?

Anche il prof. Sabino Cassese per il quale “l’articolo 32 della Costituzione è chiarissimo fa finta, però, di dimenticare che la legge non può obbligarmi a subire o a rischiare un danno e, impropriamente, cita: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. E, quindi, con una legge o con altro atto con forza di legge si può disporre un trattamento sanitario obbligatorio”.

Sicuramente, e lo affermo perché alla Scuola di Cultura Costituzionale di Lorenza Carlassare e altrove, ho ascoltato più volte questi costituzionalisti, non mi sento all’altezza della loro scienza; ma delle fesserie, di queste sì. Leggo.

Esperti smontano, leggi alla mano, fronte contrari e no vax

26 Luglio 2021 Condividi su Facebook+

Montano le polemiche dopo che il Premier Draghi ha ufficializzato l’obbligatorietà del green pass, in particolare, per bar e ristoranti che scatterà dal 6 agosto. Una decisione sofferta che non è piaciuta a molti che hanno gridato alla “dittatura”. Prova tangibile le manifestazioni che si sono svolte nelle scorse ore in molte piazze d’Italia, da Torino a Milano passando per Roma.

Tra i più preoccupati, i ristoratori per le ricadute economiche per l’obbligo del green pass che scatterà il 6 agosto: “Non sono contro il vaccino, ma il green pass è un danno per l’economia. In molti rischiamo di fallire”, ha detto il proprietario di un locale che manifestava a Roma. Una galassia composita quella dei “no green pass” che invita a “non scaricare il certificato verde”, che “si batte per la libertà, una galassia alla quale si sono mescolati militanti di CasaPound e Forza Nuova, pronti a cavalcare la protesta.

In generale, fronte no vax, si parla senza mezzi termini di “dittatura sanitaria”. Ma è davvero così? Secondo illustri costituzionalisti sembrerebbe proprio di no. A fare chiarezza sull’argomento decisamente spinoso, l’articolo a firma Alessandro Di Matteo su La Stampa che, Costituzione alla mano , passa in rassegna norme e articoli. “La Costituzione consente sia l’obbligo di vaccinazione che il lasciapassare sanitario e le polemiche non hanno alcun fondamento, almeno dal punto di vista giuridico. Il dibattito sull’obbligo si sta svolgendo in modo “improprio”, dice Giovanni Maria Flick: “È un obbligo presente nel nostro ordinamento da molto tempo, pensiamo alle vaccinazioni per la polio, il morbillo, altre malattie infettive”.

Soprattutto, ricorda, “la Corte costituzionale ha ribadito che l’obbligo vaccinale è conforme alla Costituzione, ai sensi dell’articolo 16 che stabilisce che la libertà di circolazione – e quindi di socializzare – può essere limitata per ragioni di sanità, con la sola garanzia della legge”. Bisogna poi ricordare che «l’articolo 32 dice che la salute è un diritto fondamentale del singolo – di tutti i singoli! – e un interesse della collettività.

Scende in campo anche Sabino Cassese per il quale “l’articolo 32 della Costituzione è chiarissimo: nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. Quindi, con una legge o con altro atto con forza di legge si può disporre un trattamento sanitario obbligatorio”.

Ugo De Siervo cita l’articolo 2087 del codice civile stando al quale l’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro-Insomma, “nessuno può pensare di chiedere la tutela dei diritti se non si pone a disposizione degli interessi collettivi”. Rispedite al mittente anche le critiche al Green Pass che “in fondo è la strada per non obbligare a fare la vaccinazione. E ricordo che molti di noi hanno sul braccio le cicatrici perché obbligo vaccinazione per certe malattie”.

Per esempio, parliamo del più quotato:

“Covid, il vaccino Pfizer può causare reazioni allergiche: chi non può più farlo”.

L’Agenzia inglese regolatrice dei farmaci, la MHRA, ha fatto sapere che il vaccino anti Covid sviluppato da Pfeizer e BioNTech non verrà più iniettato ad alcune tipologie di pazienti in seguito a diversi eventi avversi riscontrati su alcuni operatori sanitari. I pazienti che hanno avuto reazioni allergiche sono stati prontamente sottoposti a cure mediche e si sono ripresi velocemente. In un comunicato della dottoressa June Raine, la direttrice generale dell’ente, viene spiegato cosa è successo e perché è stato imposto lo stop alle iniezioni.

Reazioni allergiche al vaccino Covid Pfizer: il nuovo protocollo inglese

Nessun paziente con una storia clinica di reazioni allergiche gravi a vaccini, farmaci o cibo può sottoporsi all’inoculazione del vaccino Pfizer. Chi ha riscontrato reazioni allergiche dopo la prima dose, non può ricevere la seconda.

Chi si sottopone al vaccino deve essere monitorato per 15 minuti dopo l’iniezione. Può essere indicato dal personale sanitario un periodo di osservazione più lungo.

Vaccino Covid Pfizer: cosa fare in caso di reazione allergica

In caso un paziente sviluppi reazioni allergiche, è previsto un protocollo anti anafilassi. Il trattamento immediato prevede un’iniezione intramuscolare di adrenalina e la chiamata ai numeri di emergenza. Durante l’arrivo dei soccorsi bisogna continuare con le iniezioni di adrenalina ogni 5 minuti.

I professionisti presenti nei centri vaccinali devono essere adeguatamente qualificati per riconoscere reazioni anafilattiche, e devono conoscere le tecniche di rianimazione del paziente.

Vaccino Covid Pfizer: il comunicato dell’Agenzia del farmaco inglese

“Nella serata di mercoledì 9 dicembre abbiamo aggiornato le linee guida per i centri vaccinali che somministrano la profilassi anti Covid, in seguito alla notizia di due casi di anafilassi e una possibile reazione allergica in seguito all’immunizzazione. Confermiamo i consigli dati agli operatori sanitari riguardo le precauzioni da adottare”, ha dichiarato la direttrice della MHRA.

“Abbiamo convocato il gruppo di professionisti della Commissione sui Farmaci Umani, la CHM, con esperti in allergie e immunologia clinica, per esaminare questi casi e capire se è stato sottovalutato il raro rischio di anafilassi”, ha spiegato l’esperta.

“L’anafilassi, ovvero una reazione allergica grave che può portare allo shock anafilattico e alla morte, è un effetto collaterale noto di tutti i vaccini, nonostante sia molto raro. La maggior parte delle persone non lo sperimenta, e i benefici che derivano dal proteggere le persone dal coronavirus superano i rischi. Chiunque sia in attesa di ricevere il vaccino dovrebbe andare avanti, discutendo la propria storia clinica riguardante allergie gravi con gli operatori sanitari prima di procedere con l’inoculazione”, fa sapere la dottoressa June Rain.

“Potete avere la sicurezza che questo vaccino è stato sottoposto ai rigidi controlli della MHRA, rientrando negli standard di sicurezza, qualità ed efficacia. I dati sulla sicurezza sono stati accuratamente valutati dalla Commissione sui Farmaci Umani, ente consultivo indipendente del Governo. Nessun vaccino può essere approvato se non raggiunge i dovuti requisiti, potete starne certi”, ha rassicurato la dottoressa.

4185.-Pfizer punta alla vaccinazione perenne. Vuole sia autorizzata la terza dose, sperimentale.

Figliuolo si dichiara pronto a un eventuale terza dose e Sileri non esclude il terzo richiamo. Ed ecco l’escamotage:

Pfizer: in sei mesi la protezione del vaccino cala dal 96 all’84%

29 Luglio 2021, di Alberto Battaglia

Uno dei grandi interrogativi intorno alla vaccinazione anti-Covid, la durata dell’immunizzazione, ha ricevuto una prima risposta da parte di Pfizer. Secondo la casa farmaceutica produttrice di uno dei più diffusi vaccini contro il Sars Cov-2 la copertura scende dal 96,2% al 84% nel giro di sei mesi dopo la somministrazione della seconda dose. Lo rivela uno studio finanziato dalla stessa Pfizer, i cui risultati sono stati commentati dal ceo della società, Albert Bourla.

“Abbiamo visto anche dai dati da Israele che c’è un declino dell’immunità e che inizia ad avere un impatto su quello che era il 100% contro l’ospedalizzazione. Ora, dopo il periodo di sei mesi, sta diventando fra la parte bassa dei 90 punti e quelle medio alta degli 80”, ha dichiarato Bourla in un’intervista a Cnbc.

Secondo lo studio, che ha coinvolto 44mila persone in diversi Paesi, l’efficacia del vaccino è massima in un periodo compreso fra una settimana e i due mesi successivi alla seconda dose. In seguito l’efficacia cala in modo costante del 6% ogni due mesi. Nel periodo compreso fra il quarto e il sesto mese dopo la vaccinazione, la protezione scende circa all’84%.

Pfizer, per potenziare la protezione per i soggetti che hanno già ricevuto la seconda dose, sta cercando l’approvazione, da parte della Food and Drug Administration statunitense e delle autorità europee, per una terza dose (“booster”) che riporti in alto i livelli di immunizzazione. “Siamo molto fiduciosi del fatto che un booster possa riportare la risposta immunitaria a livelli alti a sufficienza per proteggersi dalla variante delta”, ha dichiarato Bourla.

Il declino della protezione potrebbe complicare le prospettive sanitarie in vista della prossima stagione autunnale, quando i soggetti più esposti al virus, i primi ad essersi vaccinati, potrebbero essere meno coperti rispetto al previsto.
Per l’Fda, tuttavia, le evidenze scientifiche sulla necessità di una terza dose non sarebbero sufficienti, aveva dichiarato congiuntamente con i Cdc lo scorso 8 luglio: “Siamo pronti a dosi di richiamo se e quando la scienza dimostrerà che sono necessarie”.

Domanda scema, ma non tanto: Ma quale scienza? Quella finanziaria?

4184.- Eversione rossa o legittimo esercizio di una facoltà del Presidente?

Sempre vera e attuale. Purtroppo.

Repetita  i̯ùvant

L’eversione portata avanti nel C.S.M. è stata riduttivamente e strumentalmente intitolata Scandalo Palamara e, si vorrebbe che si fosse conclusa con la sua defenestrazione. Invece, ha costituito un grave danno e un attentato alle fondamenta della Repubblica, alterando la separazione dei poteri Legislativo, Esecutivo, esercitati da cittadini “eletti” dal Corpo elettorale e della funzione giurisdizionale, esercitata, invece, da cittadini “reclutati” attraverso un procedimento amministrativo, che non attinge alle fonti della designazione popolare.

Il tema della separazione dei poteri ed, al suo interno, quello dell’autonomia e dell’indipendenza della Magistratura da ogni altro potere trova disciplina costituzionale nel Titolo IV della Costituzione e, soprattutto, nell’art. 104 Costituzione.

Articolo 104

La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. Il Consiglio superiore della magistratura è presieduto dal Presidente della Repubblica. Ne fanno parte di diritto il primo presidente e il procuratore generale della Corte di cassazione.

Tutti i membri del C.S.M. hanno saputo sempre tutto dell’eversione; il suo presidente sapeva tutto e, comunque, per definizione, è responsabile di tutto. L’eversione portata a compimento e portata avanti negli anni ha impedito e impedisce il regolare funzionamento del C.S.M.. È di tutta evidenza che, allo stato, il C.S.M. non dà piena garanzia per le nomine, per l’inamovibilità, per l’assoluta autonomia dei giudici di fronte al potere esecutivo. 

Coerentemente e a’ sensi dell’art. 31 della legge 24 marzo 1958, N. 195 (GU n.75 del 27-3-1958 ), il presidente Mattarella deve, senza discrezionalità alcuna, procedere allo scioglimento del C.S.M. e presentare, quindi, le sue dimissioni. 

Legge 24 marzo 1958, N. 195, Art. 31. Scioglimento del Consiglio superiore

Il Consiglio superiore, qualora ne sia impossibile il funzionamento, è sciolto con decreto del Presidente della Repubblica, sentito il parere dei Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati e del Comitato di presidenza.
Le nuove elezioni sono indette entro un mese dalla data dello scioglimento.

La lettura dell’articolo 31 della legge 24 marzo 1958, n. 195 sul Funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura, pone il profilo di dubbio se il Presidente della Repubblica e del C.S.M. stia tenendo un comportamento inadempiente rispetto ai doveri che su di lui incombono . L’art. 86 della Costituzione recita: “Le funzioni del Presidente della Repubblica, in ogni caso che egli non possa adempierle, sono esercitate dal Presidente del Senato”.

Posto che si tratti di un comportamento inadempiente e non del legittimo esercizio di una facoltà, cosa succede se a quel “non possa” si sostituisce “non voglia”?

Non è una a Repubblica presidenziale, ma nemmeno parlamentare e democratica.

la Costituzione disciplina la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica, articolo 90 della Carta fondamentale, che recita: “Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri”.

il Presidente della Repubblica può infatti essere giudicato solo per i reati di ‘alto tradimento’ (ad esempio la diffusione di segreti di Stato o, in tempi di guerra, l’accordo con Stati esteri nemici) oppure, ed è il caso del documento presentato dai Cinquestelle, per ‘attentato alla Costituzione’ (quando, cioè, si verifichi una violazione delle norme costituzionali tale da stravolgere i caratteri essenziali dell’ordinamento al fine di sovvertirlo con metodi non consentiti dalla Costituzione stessa). L’ammissibilità di questa messa in stato d’accusa è una prerogativa esclusiva del Parlamento. Se la maxi-commissione (20 membri, scelti d’intesa fra i presidenti delle due assemblee e nominati proporzionalmente al ‘peso’ dei gruppi parlamentari) che svolge un primo esame delle accuse, decide di non archiviarle e di sottoporre la questione al Parlamento in seduta comune, qui, per dare corso all’iter serve la maggioranza assoluta dei componenti. Il processo e la sentenza spettano invece alla Corte costituzionale (Costituzione articoli 134 e 135). Dunque, il procedimento è molto articolato e ha l’obiettivo implicito di tutelare il più possibile il capo dello Stato, garante della Costituzione e dell’unità nazionale, da accuse pretestuose e strumentali, riservando un’analisi esauriente solamente a reati davvero gravi.

Qui, da quanto esposto ricapitolando, appare evidente che nella Costituzione sono stati sacramentati principi e diritti, ma poco si è fatto perché fossero tutelati e, addirittura, dal suo stesso sistema. Vale a dire che l’eversione in atto poteva già trovarsi, volutamente o non, ma in nuce, nelle “mancanze” della Costituzione post-fascista.

Palamara, tegola sul Csm: presentato l’esposto contro Davigo e Gigliotti

Da Il Secolo d’Italia di mercoledì 28 Luglio. Di Paolo Lami 

magistratura

Lo avevano già annunciato qualche giorno fa ed ora i legali dell’ex-magistrato Luca Palamara sono passati dalle parole ai fatti ed hanno presentato l’esposto contro i consiglieri del Csm,Piercamillo Davigo e Fulvio Gigliotti.

“Abbiamo presentato un esposto nei confronti dei consiglieri Piercamillo Davigo e Fulvio Gigliotti e ciò anche alla luce delle astensioni nel procedimento disciplinare contro il dottor Paolo Storari – hanno spiegato i difensori di Palamara, gli avvocati Benedetto Buratti, Roberto Rampioni e Mariano Buratti. – Confidiamo in un approfondimento investigativo che faccia piena luce sul procedimento disciplinare nei confronti di Luca Palamara chiuso in tempi record”.

Il Consiglio Superiore della Magistratura si era affrettato a processare Palamara cercando così di limitare il gravissimo danno reputazionale e circoscrivendo lo scandalo addebitandolo unicamente all’ex-consigliere di palazzo dei Marescialli additato al pubblico ludibrio come unico responsabile e sbattuto fuori dalla magistratura con ignominia.

Una strategia che, tuttavia, è riuscita solo a metà. Nessuno davvero crede che il marcio venuto fuori in tutti questi anni dalla magistratura sia circoscrivilbie solo a Palamara, il quale altro mon è chd un ingranaggio dell’intero sistema correntizio e ideologizzato delle toghe italiane.

All’origine dell’esposto le dichiarazioni fatte 4 giorni fa da Davigo al Corriere della Sera su Gigliotti e sui verbali di Pietro Amara, ex-consulente legale dell’Eni.

Una vicenda che ha creato una grandissima frattura all’interno della Procura milanese con la contrapposizione fra il capo della Procura, Francesco Grecoe il sostituto Paolo Storari contro il quale ha avviato un procedimento disciplinare il Procuratore Generale della Cassazione, Giovanni Salvi, travolto a sua volta dalla vicenda Amara.

“Alla luce delle dichiarazioni rese in una intervista dal dottor Davigo – avevano spiegato 4 giorni fa i legali di Palamara anticipando l’intenzione di presentare l’esposto – emerge che i verbali dell’avvocato Amara sulla Loggia Hungariaerano anche nella disponibilità di Fulvio GigliottiPresidente del collegio della sezione disciplinare che ha rimosso il dott. Palamara dalla magistratura. Le nuove e coraggiose dichiarazioni del dottor Davigo impongono ora di comprendere per quale motivo il dott.Gigliotti non si sia astenuto pur conoscendo quei verbali e abbia ugualmente partecipato alla espulsione di Palamara dalla magistratura”.

“Ormai appare chiaro che non solo membri del collegio disciplinare ma il Csm tutto fosse a conoscenza di atti che ne hanno preventivamente influenzato il giudizio.”

4183.- La Tunisia verso il dialogo tra Kais Saied e il partito Ennahda di Ghannouchi . VIVA LA TUNISIA LIBERA E DEMOCRATICA!

Tunisia, che cosa succede fra Saied ed Ennahda

Tunisia Saied

di Redazione Start Magazine

Il punto sulla Tunisia a cura dell’Agi, l’agenzia stampa diretta da Mario Sechi

Ennahda, obiettivo dello scontro istituzionale aperto dal presidente tunisino, Kais Saied, rinuncia a chiamare la piazza e apre al dialogo.

Il partito islamista moderato finisce però nel mirino della magistratura, che lo sta indagando per finanziamenti illeciti.

I tafferugli di lunedì scorso davanti al Parlamento tra simpatizzanti di Saied e sostenitori di Ennahda sono rimasti un episodio isolato. Gli islamisti moderati hanno abbassato i toni e la loro portavoce, Sana Mersni, ha ribadito la disponibilità a considerare la crisi chiusa se verranno convocate elezioni parlamentari e presidenziali anticipate.

LE INTENZIONI DEL PRESIDENTE SAIED

Non sono però ancora chiare le intenzioni di Saied, che domenica scorsa ha assunto il potere esecutivo, sospeso per 30 giorni l’attività del Parlamento ed esautorato il premier Hichem Mechichi e il presidente dell’emiciclo, Rached Ghannouchi, leader di Ennahda.

Ancora un giorno fa Ghannouchi si era detto pronto a mobilitare la sua fazione ma la minaccia di Saied di reagire con una “pioggia di proiettili” a eventuali tumulti sembra essere stata recepita.

NON È STATO NOMINATO IL NUOVO PREMIER

Il presidente non ha ancora nominato il nuovo premier che dovrebbe assisterlo nell’attività di governo ma ha continuato a far fuori i funzionari che considera un ostacolo.

Dopo i ministri di Giustizia e Difesa, Saied ha rimosso per decreto una ventina di alte cariche tra le quali spiccano il procuratore generale Tawfiq al Ayouni, il segretario generale del governo Walid al Dhahabi, il capo di gabinetto Al Muizz e numerosi consiglieri di Mechichi.

ANCORA IN VIGORE IL COPRIFUOCO

A Tunisi la situazione appare tranquilla. Il coprifuoco dalle 19 alle 6, che avrebbe dovuto scadere oggi, non è stato ancora revocato. Mezzi dell’esercito presidiano la centrale Avenue Bourghiba, sulla quale affacciano alcuni dei principali edifici istituzionali, pronti a sedare possibili disordini.

L’INCHIESTA PER FINANZIAMENTI ILLECITI

Saida Ounissi, una parlamentare di Ennahda, ha confermato che la conclusione dell’inchiesta è stata notificata giorni fa ma ha affermato che la notizia è stata diffusa oggi per inscenare un processo mediatico. Per quanto Ennahda abbia formalmente reciso gli antichi legami con i Fratelli Musulmani, Ghannouchi è sempre rimasto molto vicino ai grandi sponsor di questa organizzazione, ovvero la Turchia e il Qatar.

L’evacuazione, lunedì scorso, della sede tunisina della televisione qatariota Al Jazeera appare, da questo punto di vista, come più di un indizio. L’attività degli inquirenti non appare destinata a fermarsi qua. Nabil Karoui, il magnate della televisione a capo di Qalb Tounes, ha diversi procedimenti aperti per reati finanziari, alcuni dei quali gli sono costati più volte detenzioni cautelari. Nelle scorse ore è stata inoltre perquisita l’abitazione di Rached Kiari, un parlamentare membro del movimento islamista Karama che sostiene di essere in possesso di documenti che proverebbero finanziamenti illeciti ricevuti, a sua volta, da Saied.

Con la sospensione dell’immunità parlamentare decisa dal presidente, che si è detto deciso a sradicare la corruzione che affligge la politica tunisina, i giudici hanno un grande spazio di manovra. Saied sembra quindi avere un alleato che gli potrebbe consentire di far piazza pulita dei suoi avversari senza ricorrere alla forza.

L’ATTEGGIAMENTO CONCILIANTE DI EENAHDA

L’atteggiamento conciliante di Ennahda dà la misura di quanto debole si percepisca il partito che è stato il maggiore obiettivo delle manifestazioni che, domenica scorsa, hanno preceduto il colpo di mano del presidente.

Un ritorno alle urne potrebbe riservare brutte sorprese agli islamisti, che al momento controllano circa un quarto dei seggi ma sono additati come i principali colpevoli della paralisi politica che ha impedito al governo di rispondere in maniera adeguata all’epidemia di Covid-19, che ha causato 18 mila morti in un Paese di 11 milioni di abitanti, e alle sue conseguenze economiche, con la chiusura dei flussi turistici che ha fatto esplodere la disoccupazione, in particolare tra i giovani.

CHI APPOGGIA IL PRESIDENTE SAIED

Per questo Saied, oltre all’appoggio dell’esercito, può anche contare sul sostegno dei sindacati, che hanno canalizzato la rabbia delle migliaia di cittadini senza lavoro.

L’INCHIESTA CHE COINVOLGE ENNAHDA, QUALB TOUNES E AYICH TOUNES

Oltre al malcontento popolare, Ennahda deve affrontare ora l’inchiesta per finanziamenti illeciti dall’estero aperta dal tribunale di primo grado di Tunisi, che ha coinvolto anche Qalb Tounes, formazione laica sua alleata in Parlamento, e Ayich Tounes, partito fondato nel 2018 dall’imprenditrice filantropa Olfa Terras.

Il portavoce del tribunale, Mohsen Dali, ha assicurato che le indagini, che riguardano alcuni contratti con “lobby e gruppi di pressione”, erano state aperte lo scorso 14 luglio e ha ribadito l’indipendenza della magistratura.

4182.- Il presidente tunisino Kais Saied a cavallo della situazione eccezionale e nella Costituzione.

La Costituzione tunisina del 2014 è la legge fondamentale dello Stato tunisino e occupa il vertice della gerarchia delle fonti nell’ordinamento giuridico della Repubblica. Questa Costituzione, detta del dopo Ben ‘Alì, ha dato un segno di speranza nella sponda Sud del Mediterraneo, in quanto, per la prima volta, nella storia giuridica del mondo arabo, introduce la parità uomo-donna nelle assemblee elettive. Le donne sono libere di sposare anche un non musulmano ed è caduta la norma che ne richiedeva la conversione, un passo avanti per parità, Ansa, 14 settembre 2017.Come quella italiana, tutela la separazione dei poteri garantendo, all’art. 102, l’indipendenza della magistratura.

Il presidente tunisino #قيس_سعيد Kais Saied ha emesso un’ordinanza presidenziale che revoca il Ministro della Difesa, il Ministro della Giustizia e il Primo Ministro Mexhichi.

Tunisia nel caos: Domenica 25 luglio, dopo un confronto con i responsabili della sicurezza nazionale, il presidente Saied, ha ricorso all’articolo 80 della Costituzione,  che rende possibile il congelamento dell’organo legislativo in caso di “pericolo imminente che minaccia le istituzioni della nazione e il funzionamento regolare dei poteri pubblici”. Ad autorizzare le “misure eccezionali” vedremo che non è stato possibile chiamare il presidente della Corte Costituzionale, che fungerebbe da contropotere ed avrebbe esercitato una forma di controllo.

Dispositivo dell’Articolo 80
In caso di pericolo imminente che minacci le istituzioni della Nazione e la sicurezza e l’indipendenza del Paese e ostacoli il regolare funzionamento dei pubblici poteri, il Presidente della Repubblica può adottare le misure richieste da tale situazione eccezionale, sentita la Capo del Governo e Presidente dell’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo e dopo averne informato il Presidente della Corte Costituzionale. Ad annunciare le misure in un comunicato al popolo.

Tali misure devono mirare a garantire il ritorno quanto prima ad un regolare funzionamento delle autorità pubbliche. Durante questo periodo, l’Assemblea dei rappresentanti del popolo è considerata in uno stato di assemblea permanente. In tal caso, il Presidente della Repubblica non può sciogliere l’Assemblea dei rappresentanti del popolo e non può essere presentata alcuna mozione di censura contro il governo.

In qualsiasi momento, trenta giorni dopo l’entrata in vigore di tali provvedimenti, e su richiesta del Presidente dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo o di trenta membri di detta Assemblea, la Corte Costituzionale è adita al fine di verificare se la situazione eccezionale persiste. La decisione della Corte è pronunciata pubblicamente entro un termine non superiore a quindici giorni.

Tali provvedimenti cessano di avere effetto non appena cessano le circostanze che li hanno originati. Il Presidente della Repubblica invia un messaggio al popolo su questo tema.

Solo la Corte Costituzionale potrebbe pronunciarsi di fronte alle accuse di colpo di Stato espresse dal partito di maggioranza in Parlamento – Ennahda, di Rached Ghannouchi, ma i tunisini attendono la nomina della Corte dal 2014. Proprio per questa situazione c’è chi parla di Colpo di Stato. Saied ha sospeso, con decreto presidenziale, per 30 giorni, l’attività del Parlamento, ha tolto l’immunità a tutti i suoi membri, ha “destituito” per inadempienze i ministri della Difesa Brahim Berteji e della Giustizia Hasna Ben Slimane e deposto il Primo Ministro Hichem Mexhichi. In totale sono sette i ministri destituiti. Il presidente Saied ha assunto la guida del governo temporaneamente.

Il presidente Saied, a notte fonda si è concesso un bagno di folla sulla centrale Avenue Bourguiba, raggiungendo la sede del ministero dell’Interno, alla cui testa ha nominato uno dei suoi fedelissimi.

La folla, sfilando nell’Avenue Bourguiba, suonando i clacson delle automobili in segno di vittoria, ha applaudito il presidente, mentre l’esercito, sfilando nell’Avenue, ha circondato la sede dell’Assemblea nazionale. Anche il principale sindacato tunisino, l’Unione Generale Tunisina dei Lavoratori, ha annunciato di appoggiare la scelta di Saied.

La gestione della situazione Covid passerà probabilmente ai militari, come già annunciato da giorni. Saied aveva già mandato l’esercito a presidiare i centri vaccinali dichiarandoli inefficienti (solo il 7% della popolazione è stato vaccinato).

Alla base della situazione, aggravata dalla pandemia, registriamo: corruzione su vasta scala e legami tra leader politici e organizzazioni terroristiche. Il presidente Saied ha assunto su di sé anche la carica di Procuratore generale della Repubblica e ciò gli conferisce la facoltà di esercitare l’azione penale. Per esempio, gli consentirebbe di arrestare anche i deputati, che sono stati privati della loro l’immunità.

La crisi politica, sociale ed economica, acuita da una pandemia catastrofica, va avanti ormai da mesi; da quando ha visto contrapposti il presidente della Repubblica Saied, il presidente del Parlamento, Rached Ghannouchi, e il primo ministro, Hichem Mechichi.

È stato, perciò, interrotto il normale funzionamento delle istituzioni, nel mezzo di una crisi che richiede la massima collaborazione, per dare risposte rapide e efficaci al popolo tunisino. Nei fatti, dopo le ultime elezioni politiche, visti i problemi del Paese e l’incapacità dei partiti di creare una coalizione di governo, Saied aveva chiamato Hichem Mechichi a formare un governo tecnico. Poco dopo Mechichi, decise un rimpasto del Governo immettendo nuove figure impostegli dai partiti. Saied lo giudicò incostituzionale e rifiutò che i ministri nominati a gennaio 2021 dal premier prestassero giuramento, in quanto sospettati di corruzione. Ben 64 deputati sono sotto giudizio.

La maggior parte dei tunisini sono scontenti di questo regime. Saied non ha avuto possibilità di scelta e ha affrontato, così, efficacemente, le loro lamentele. Si auspica che Saied non userà le prove in suo possesso – In teoria, potrebbe farlo – per perseguire e incarcerare i suoi oppositori in processi che, attualmente, si svolgerebbero senza garanzie. Sarebbe la fine della democrazia e l’instabilità in questo paese. Sarebbe anche un fallimento per l’Unione europea, che ha investito grandi risorse per facilitare la crescita di democrazia in Tunisia. Francia e Italia hanno anch’esse aiutato la Tunisia. L’Italia con materiali sanitari e  rinnovando i finanziamenti alla Guardia costiera di Tunisi per arginare la migrazione subsahariana. Confida nel suo presidente e non crede alla tesi del Colpo di Stato.

Le reazioni

Il Parlamento ha definito «nulle» tutte le decisioni del capo dello Stato, assunte «contro la Costituzione» e, alcuni, le bollano come un vero colpo di stato.

I partiti. A Rached Ghannouchi, presidente dell’Assemblea nonché leader del partito islamico Ennhadha, partito di maggioranza, il presidente Saied, parlando alla tv di Stato, ha risposto: “Chi parla di colpo di Stato dovrebbe leggere la Costituzione o tornare al primo anno di scuola elementare, io sono stato paziente e ho sofferto con il popolo tunisino. Per il partito islamista moderato Ennahda, prima forza del Parlamento, il presidente ha messo in atto un colpo di stato, ma stamane, davanti ai cancelli del parlamento, circondato dai soldati, non c’erano molti militanti di Ennhadha a manifestare.

I media. La situazione è in continua evoluzione. Ieri sera, quando Saied ha mandato i militari a sgomberare la redazione tunisina di Al-Jazeera, giornalisti e impiegati hanno dovuto abbandonare in gran fretta i locali. Al Jazeera, dichiarando di basarsi su “fonti tunisine ben informate”, aveva poco prima diramato la notizia che l’ex primo ministro Hichem Mechichi era a casa sua, non era agli arresti e che vi aveva riunito ugualmente il Governo. Perciò, è stata sgomberata dalla polizia.

Il premier. L’ex primo ministro Hichem Mechichi, destituito, ha accettato le decisioni di Saied e ha pubblicato una dichiarazione sulla sua pagina ufficiale Facebook in cui giustifica il suo operato e dimostra di accettare la destituzione: “Trasmetterò le mie responsabilità alla persona che sarà nominata dal Presidente della Repubblica secondo le tradizioni dello Stato, augurando successo alla nuova squadra di governo”: “Viva la Tunisia, libera  sempre e gloria al suo popolo”.

Tunisia nel caos, il presidente silura governo e Parlamento. L'esercito in strada
L’esercito ha circondato il Parlamento. Manifestanti davanti ai cancelli.
Blindati dell’esercito hanno circondato la sede del Parlamento tunisino al Bardo e quella della tv nazionale, a seguito di un preciso ordine di Saied. (foto EPA)

Il futuro della Tunisia

Fra gli scenari che ora si aprono, preferiamo contare su un’azione decisa del presidente, che dovrà anche trattare il sostegno del Fondo Monetario. Contrari alla decisione del presidente Saied sono il partito islamico Ennhadha, il partito islamico di Al Karama e l’altro partito alleato di governo Qalb Tounes, che, in quanto responsabili della situazione di arbitrio con cui governava Mechichi, hanno, naturalmente, definito la mossa del presidente «una grave violazione della Costituzione». Favorevole invece il sindacato Ugtt, che pone l’accento sulla necessità di garanzie costituzionali che accompagnino le misure eccezionali. Si teme un’escalation degli scontri fra militanti dei partiti e polizia.

4181.- La bugia per prorogare lo stato d’emergenza

Siamo in emergenza dal 31 gennaio 2020 e lo saremo fino al 31 dicembre 2021. A parte che l’emergenza non si vede dove sia, con la proroga della proroga siamo giunti a ben 23 mesi, e non sono 18. Inutile appellarsi al “falso ideologico” dell’art.  479 del codice penale; con un C.S.M. politicizzato anche la Magistratura e la Costituzione si piegano a Draghi. Il potere finanziario, che tutto corrompe, non teme i popoli.

Dalla Redazione di Zuppa di Porro del 26 Luglio 2021, l’articolo di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

draghi emergenza

Non bastava l’odioso green pass, nello stesso decreto abbiamo la proroga della proroga della proroga dello stato di emergenza (art. 1 del decreto-legge del 23 luglio 2021, n. 105). Giusto protestare per il lasciapassare sanitario, come sta avvenendo in diverse città d’Italia, però sta passando in sordina la proroga dello stato di emergenza al 31 dicembre 2021.

Ma di quale emergenza stiamo parlando? Il 31 gennaio 2020 lo stato di emergenza fu dichiarato con delibera del Consiglio dei ministri sulla base dello spauracchio delle notizie che provenivano dalla Cina, ma il governo, all’epoca giallo-rosso, garantiva serenità: “abbraccia un cinese!”. Poi il virus è arrivato e tutto il Paese è stato segregato in lockdown per circa due mesi, causa le insufficienti terapie intensive a disposizione. A luglio Conte e Speranza si dichiararono vincitori e commisero l’errore di realizzare appena 1.200 terapie in più rispetto alle 5.400 iniziali. Il virus sembrava scomparso ma il governo prorogò ugualmente lo stato di emergenza fino al 15 ottobre.

Poi arrivò la seconda ondata e nacquero le zone (rosse, arancioni, gialle e bianche), con le terapie intensive nuovamente sotto stress. Si perché per quella vera emergenza di posti letto in terapia intensiva si fece ben poco. Il primo spavento non era servito a nulla, tanto è vero che di proroga in proroga sono ormai diciotto mesi che siamo in stato di emergenza permanente, con l’ultima proroga ora prevista fino al 31 dicembre 2021. Con Draghi la musica non è cambiata, tranne il fatto che il numero di terapie intensive è ulteriormente aumentato di circa mille posti letto. Insediatosi a Palazzo Chigi a metà febbraio, quella dell’attuale governo è già la seconda proroga in appena cinque mesi. La scusa è la variante Delta del virus, più contagiosa rispetto al ceppo originario. Ma quali sono i dati che giustificherebbero una ulteriore proroga dello stato emergenziale?

Ieri il tasso di positività (percentuale tamponi effettuati-contagi) era all’1,99%, dato lontanissimo dalla forbice 12-19% di novembre scorso, le terapie intensive occupate 172 su 7.781 posti disponibili (il 2,2%) e 5 decessi. Lo stato di emergenza è regolato dal D.Lgs. n. 1/2018, che all’art. 7, primo comma, lettera c) prevede che esso possa essere dichiarato o prorogato solo per “emergenze di rilievo nazionale connesse con eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo che in ragione della loro intensità o estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo…”. Dov’è oggi l’intensità che giustifichi l’immediatezza di intervento con mezzi straordinari? 5 morti, col 2,2% di terapie intensive occupate, questa sarebbe l’intensità? Non muoiono tutti i giorni più anziani per via del caldo estivo? E soprattutto, dove sono i “limitati e predefiniti periodi di tempo” visto che siamo già alla quinta proroga in un anno?

La variante, c’è la variante! Il governo con questa scusa ha introdotto il green passobbligatorio per convincere i refrattari, a vaccinarsi. Siamo del tutto contrari, ma non bastava già questo? Ci voleva anche lo stato di emergenza?  Continuare ad impiegare mezzi e poteri straordinari in deroga allo stato di diritto, per fare cosa? Per consentire all’esercito di entrare finalmente in casa della gente col manganello – Ops! Pardon! – con la siringa?

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Draghi si è spinto ad affermare che “l’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente: non ti vaccini, ti ammali, muori, oppure fai morire; non ti vaccini, ti ammali, contagi, lui lei muore, questo è”. Un’affermazione falsa, priva di qualsiasi riscontro scientifico, giuridicamente si tratta di “un falso ideologico”, un reato previsto all’art.  479 del codice penale.   Una frase detta per colpire politicamente Matteo Salvini, che da sempre invoca la libertà di scelta, pur essendosi personalmente vaccinato.

La questione non è novax o provax, ma è una questione di libertà. E prolungare lo stato di emergenza sulla base di un “falso ideologico” non ci sembra il massimo della correttezza istituzionale. Draghi è sicuro di sé, ma sta tirando troppo la corda, e questa volta il decreto non passerà dal Parlamento senza subire modifiche.

4180.- L’Italia può guidare la soluzione della crisi in Tunisia. L’analisi di Dentice (CeSI)

Ultimo aggiornamento 27 luglio 2021

L’Italia è in Mediterraneo come nessun altro e Africa bianca e Unione europea hanno un futuro in comune. La crisi politico-economica e, poi, sanitaria della Tunisia, le elezioni di dicembre in Libia e l’instabilità del Mediterraneo Orientale chiamano Draghi a rivestire ruoli propositivi per l’Italia e per l’Unione. In questo quadro, assume importanza la necessità di ridimensionare la politica della Turchia, anche offrendole opportunità più attuali.

L’analisi di Fabio Ghia

27 luglio. Cosa penso di quanto in corso in Tunisia? Non è da considerare come un colpo di Stato neanche lontanamente! Bensì solo una sospensione di 30 giorni dell’attività legislativa e la “destituzione” per inadempienze (prima fra tutti la situazione anti pandemia – (solo il 7% della popolazione è stato vaccinato?) del Presidente del consiglio, che a me appare piú che giustificata unitamente all’esautorizzazione in totale di ben sette Ministri. Con tutti i casini che non sono riusciti a controllare: dalla monnezza napoletana e corruzioni relative, al Covid e alle silenziose direttive di non uniformarsi alle norme anticovid di El Mahdha, la sospensione di Ghannuchi (Capo del Parlamento!), già stata annunciata più volte e sollecitata dalle opposizioni proprio perché faceva fare al Governo quello che gli pareva senza il minimo supporto di atti parlamentari! Cioé io me lo aspettavo da tempo! ….. Se poi tra 30 giorni … nulla cambia, allora dovremo aspettaarci che l’esercito scenda in campo. Da quel momento lo spauracchio della guerra civile, DIVENTERÀ REALTÀ. Ma non credo che la comunità internzaionale (Italia e Francia in testa) lo consentirà …. VIVA LA TUNISIA LIBERA E DEMOCRATICA!

L’articolo di Emanuele Rossi | 26/07/2021 – Esteri

L’Italia può guidare la soluzione della crisi in Tunisia. L’analisi di Dentice (CeSI)

Secondo il direttore del Mena Desk del CeSI, la crisi che si è innescata in Tunisia può evolversi in diversi scenari su cui l’Italia ha l’opportunità di giocare un ruolo di mediazione e spingere le politiche dell’Ue sul Mediterraneo

“Quello che succede in Tunisia racconta una crisi istituzionale profonda che si somma a quella della vicina Libia e del Libano segnando un fronte di instabilità all’interno dell’arco di interessi della politica estera italiana nel Mediterraneo”. Lo spiega a Formiche.net Giuseppe Dentice, Head del Mena Desk del CeSI.

Il presidente Kais Saied ha licenziato il primo ministro Hichem Mechichi dal suo incarico, citando l’articolo 80 della costituzione che consente questo tipo di misure in caso di “pericolo imminente”. Il Parlamento è stato messo in una sorta di stand by, il Paese è di nuovo senza un governo.

Per Dentice ci sono diversi scenari, che possono arrivare anche alla “deriva autoritaria in senso puro, ossia portare a un presidenzialismo forte in stile egiziano, con la differenza però che in Egitto i militari sono attori centrali, mentre in Tunisia sono più marginali”. Seppure i militari sono stati protagonisti in queste ore caotiche, intervenuti in difesa del Parlamento, hanno poi compiuto un’operazione di polizia sgomberando la sede di al Jazeera, che è una televisione di proprietà del Qatar e considerata vicina alle istanze degli islamici di Ennahda – ispirati all’Islam politico della Fratellanza – mentre il presidente Saied è più collegabile al mondo dei conservatori dello status quo sunnita. Negli ultimi mesi, il principale interlocutore del presidente di Tunisi è stato l’egiziano Abdel Fattah al Sisi.

Un altro scenario evocato dall’esperto del think tank italiano è quello della cosiddetta “dittatura costituzionale”, dove sotto la spinta di una possibile riforma della costituzione, il presidente avoca a sé i maggiori poteri e governa in maniera incontrastata. Terzo, infine, le parti dopo i trenta giorni della durata prefissata della crisi “si mettono a lavorare con consapevolezza e prendono quanto successo come una pausa. Ma è possibile che tutto questo si porti dietro comunque dei problemi creando un precedente rischioso”.

Quanto sta accadendo (va detto in costante evoluzione) manda un messaggio all’Europa. Per Dentice la responsabilità dell’Occidente sta nel non aver salvaguardato la democratizzazione tunisina del 2011 e nel non aver aiutato il processo nel Paese, dopo i segnali già critici emersi nella stagione 2013-2014, quando la tensione sociale e politica era anche allora fortissima. Le fasi successive, le votazioni e la nuova costituzione erano state comunque un tentativo, tuttavia finito in stallo. E qui ci troviamo adesso, punto da cui occorre realisticamente ripartire”.

I segnali della crisi tunisina erano evidenti da diverso tempo, sia sul quadro economico che su quello sociale e istituzionale. Il tutto è stato peggiorato dal Covid. Cosa serve fare? “La Tunisia ha bisogno dell’Europa, e l’Italia deve essere in testa in questa assistenza. Detto questo, a Tunisi serve supporto politico ed economico. Il condizionamento degli aiuti economici alle riforme rischia per altro di essere debole: spesso il quadro macro-economico non porta benefici alla popolazione media, serve essere consapevoli sul dove si va a intervenire e delle complessità”.

In questo contesto è ineccepibile che ci siano interessi per l’Italia. Basta pensare al tema dell’immigrazione: se i flussi riprendono dalla Tunisia è perché si sono create condizioni all’interno del Paese tali da portare alcuni cittadini a fuggire, a cercare fortuna altrove. “L’immigrazione è in effetti un sintomo finale”, aggiunge Dentice.

“L’Italia – spiega l’analista del CeSI – ha l’opportunità di muovere la politica sul Mediterraneo in modo abbastanza chiaro in questo momento anche prendendo le redini di queste crisi. Roma ha l’opportunità di porsi come attore di mediazione. La mediazione non è uno strumento di debolezza, ma è un elemento in grado di dare forza alla politica. E questo lo dimostra anche la situazione attuale in Libia, dove per dirimere il nodo sulle elezioni di dicembre i libici preferiscono venire a parlare a Roma, piuttosto che andare ad Ankara o in altre capitali coinvolte nel dossier”.

Secondo Dentice, l’Italia deve guardare al Mediterraneo in una cornice europea: “L’economia per esempio è certamente un fattore utile per attenuare la crisi tunisina o libica, ma poi c’è bisogno della politica per evitarne altre, e in questo senso l’Italia ha modo e opportunità per aprire forme di dialogo con cui evitare l’innesco di derive complicate, e guidare con Bruxelles le politiche di vicinato nel Mediterraneo”.

La Farnesina ha diffuso una nota sulla situazione: “L’Italia segue con grande attenzione l’evolvere della situazione in Tunisia. La portata e la natura delle decisioni assunte nelle scorse ore dovrà essere attentamente valutata. L’Italia esprime altresì preoccupazione per la situazione e per le sue potenziali implicazioni e rivolge un appello alle istituzioni tunisine affinché venga garantito il rispetto della Costituzione e dello stato di diritto.
In un momento in cui la crisi politico-economica nel Paese è esacerbata dal recente deterioramento del quadro epidemiologico, l’Italia conferma il proprio sostegno a favore della stabilità politica ed economica della Tunisia e ribadisce la propria sincera vicinanza all’amico popolo tunisino”.

4179.- Mattarella sta mantendo in piedi un sistema malato. Perché lo fa? Parla Meloni, Presidente ECR.

Covid, Meloni: Governo Draghi richiama Arcuri per aiutarlo a spendere meglio fondi? Ma siamo su scherzi a parte?

Tu quoque Mario…? Niente di strano. Quando si cavalca il sistema a certi livelli, o crolla il sistema o “galleggiano” tutti.

Il Governo Draghi richiama in servizio Domenico Arcuri per aiutare Palazzo Chigi a spendere meglio alcuni fondi. Ma siamo su “Scherzi a parte”? Non può essere vero che il Governo abbia affidato un compito così delicato ad uno dei protagonisti nella disastrosa gestione della pandemia. Un signore che ha speso malissimo i soldi degli italiani destinati all’emergenza, che ha perso mesi nella progettazione delle inutili e costosissime primule invece di organizzare una efficiente campagna vaccinale e che ha lasciato dietro di sé una gestione a dir poco opaca.

Non ha speso. Ha dissipato e su certi capitoli attenderemmo che si pronunciasse la Magistratura… se ci fosse ancora una magistratura!

Da “Difendiamo l’Italia”, E, ora, parliamo dell’ECR:

Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (in ingleseEuropean Conservatives and Reformists Group; abbr. ECRG o ECR) è un gruppo politico del Parlamento europeo creato il 22 giugno 2009 da partiti conservatori di destra. Giorgia Meloni è stata eletta presidente dei Conservatori e riformisti il 28 set 2020 — La leader di Fratelli d’Italia è la prima italiana a guidare un partito europeo. 

Il gruppo ECR si propone come difensore della sovranità dei singoli stati contro il federalismo europeo, si dichiara per il rispetto del principio di sussidiarietà (sovranità nazionale fin dove è possibile, UE dove è indispensabile) e a favore del libero mercato grazie ad una minore tassazione e a meno ostacoli burocratici, si oppone all’immigrazione illegale ed esprime forti critiche all’euro-moneta e alla burocrazia europea; il gruppo ECR si riconosce nel Manifesto di Praga (The Prague Declaration) del 2003, cioè nei dieci seguenti principi:

L’Alleanza propone una riforma radicale della Unione europea e condivide i seguenti principi:

  • Libera impresa, commercio libero ed equo e la concorrenza, regolamentazione minima, sgravi fiscali, con la minima presenza dello Stato, a cui è demandata la difesa della libertà individuale e la prosperità personale e nazionale.
  • La libertà della persona ed una maggiore responsabilità democratica.
  • La sostenibilità, l’energia pulita e la sicurezza energetica.
  • L’importanza della famiglia come fondamento della società.
  • L’integrità sovrana dello Stato nazionale, l’opposizione al federalismo europeo e la sussidiarietà.
  • Il valore primario della relazione di sicurezza transatlantico in una rivitalizzata NATO ed il sostegno alle giovani democrazie in tutta Europa.
  • Controllo dell’immigrazione e la fine ad abusi di procedure di asilo.
  • Servizi pubblici efficienti e moderni e la sensibilità ai bisogni delle comunità rurali e urbane.
  • La fine della burocrazia eccessiva ed un impegno per una maggiore trasparenza e correttezza nelle istituzioni dell’UE e l’utilizzo dei fondi comunitari.
  • Il rispetto e un trattamento equo per tutti i paesi dell’UE, vecchi e nuovi, grandi e piccoli.

Giorgia Meloni: Gli stessi che avevano difeso per mesi a spada tratta Arcuri (nonostante scandali e sprechi) hanno plaudito a Draghi quando lo ha rimosso. In un mondo di banderuole al vento, sono sempre più fiera della serietà di Fratelli d’Italia. Sempre dalla parte degli italiani.

Un cittadino: “Abbiamo assistito al fallimento della politica per inettitudine incapacità ed altro. Perché se si e dovuto ricorrere alla nomina di un generale per contrastare l’emergenza covid-19
e vaccini (ancora presto per dirlo), vuol dire che tra le fila di alti dirigenti super pagati, deputati, senatori ecc. Non ci sono persone con adeguate capacità. Una riflessione sarebbe necessaria da parte di chi ha permesso anche la nascita di questo governo”. E un altro: “Rispecchiano i loro progenitori ;sono i discendenti al 100% dei 25.000.000 di camicie nere,che scomparvero come per incanto l’8 settembre 43′. Basti pensare ;Andreotti,vincitore dei littoriali di Latina,Ingrao era nientemeno che il poeta del Fascismo;Napolitano ,presidente giovani fascisti universitari;Fanfani ,podestà di Arezzo, e tutto il resto dei 25.000.000 di … “