Archivio mensile:giugno 2021

4115.- Conte, altri guai: il Tribunale di Pisa dichiara illegali i suoi Dpcm

Da Affari italiani.it, Mercoledì, 30 giugno 2021

L’opinione di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

Conte, altri guai: il Tribunale di Pisa dichiara illegali i suoi Dpcm

Siamo stati i primi a dirlo e a scriverlo già a marzo dello scorso anno, poi lo abbiamo argomentato anche in Democrazia in quarantena. Ora un giudice ci dà ragione. I Dpcm di Conte erano illegali.  

 Con sentenza n. 419 del 17 marzo 2021, il Tribunale di Pisa in composizione monocratica (nella persona della dott.ssa Lina Manuali) ha assolto un imputato dal reato di cui all’art. 650 del codice penale (inosservanza dei provvedimenti dell’autorità), “perché violava l’ordine imposto con Dpcm dell’8/3/2020 per ragioni di igiene e sicurezza pubblica, di non uscire se non per ragioni di lavoro, salute o necessità”. L’assoluzione pronunciata dal Tribunale è con formula piena, cioè quella prevista dal primo comma dell’art. 530 del codice di procedura penale (perché il fatto non sussiste).

Interessanti le motivazioni offerte dal giudice ordinario, che scrive: “solo un atto avente forza di legge e non un atto amministrativo, come è il Dpcm, può porre limitazioni a diritti e libertà costituzionalmente garantiti”. Oltre ad elencare le libertà fondamentali illegittimamente compresse (tra le quali quella personale, di circolazione, di riunione, di associazione, religiosa etc), il Tribunale pone a fondamento della propria sentenza di assoluzione il mancato rispetto della riserva di legge assoluta, di quella giurisdizionale e dell’obbligo di motivazione di cui all’art. 13 della Costituzione in materia di libertà personale.

Nello specifico, in relazione al Dpcm dell’8 marzo 2020 e a quelli successivi, il giudice rileva l’importanza della inviolabilità della libertà personale sancita dal primo comma dell’art. 13 della Costituzione, evidenziando che la sua limitazione può essere consentita nei soli casi tassativamente previsti dalla legge (dunque da un atto avente forza di legge e non da un atto amministrativo, peraltro sottratto al controllo della Consulta) e solo per atto motivato dell’autorità giudiziaria.

Scrive nello specifico il giudice: “Orbene, nel nostro ordinamento giuridico, l’obbligo di permanenza domiciliare configura una fattispecie restrittiva della libertà personale e, in quanto tale, può essere irrogata solo dal Giudice con atto motivato nei confronti di uno specifico soggetto, sempre in forza di una legge che preveda casi e modi”. A tal riguardo, al fine di suffragare la propria decisione, il Tribunale cita la sentenza della Corte costituzionale n. 11 del 19 giugno 1956: “In nessun caso l’uomo potrà essere privato o limitato nella sua libertà se questa privazione o restrizione non risulti astrattamente prevista dalla legge, se un regolare giudizio non sia a tal fine instaurato, se non vi sia provvedimento dell’autorità giudiziaria che ne dia le ragioni”.

In altre parole Conte ci ha reclusi in casa, la prima volta per quasi due mesi (8 marzo – 4 maggio 2020), la seconda a macchia di leopardo (6 novembre – 11 dicembre 2020), violando palesemente il dettato costituzionale. 

L’uso degli atti amministrativi denominati Dpcm – coi quali furono solo sommariamente individuati i casi, i termini e i modi di restrizione delle libertà fondamentali – non solo è da considerarsi illegittimo per via del mancato rispetto della riserva di legge assoluta, ma addirittura illegale per espressa violazione della riserva di giurisdizione e dell’obbligo di motivazione da parte dell’Autorità Giudiziaria. Neppure durante il fascismo si era arrivato a tanto: coprifuoco e limitazioni alle libertà fondamentali furono imposte soltanto in tempo di guerra e solo dopo l’occupazione tedesca. 

Ma c’è di più. Il Tribunale di Pisa rileva altresì il mancato rispetto dell’obbligo di motivazione cui è soggetto l’atto amministrativo ai sensi dell’art. 3 della Legge n. 241/1990: “La motivazione deve indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione dell’amministrazione, in relazione alle risultanze dell’istruttoria”.

Pur riconoscendo la validità della motivazione per relationem offerta nell’ambito degli atti amministrativi (in pratica il semplice richiamo ad altri atti), il Tribunale ha rilevato che il Dpcm dell’8 e quello del 9 marzo 2020 mancano di idonea motivazione in quanto essi facevano generico riferimento ai verbali del Comitato tecnico-scientifico (Cts), verbali che il governo stesso ha classificato come “riservati” o “secretati”. Scrive il Tribunale: “In sostanza, è stata posta in essere tutta una situazione che di fatto non ha consentito la disponibilità stessa degli atti di riferimento, posti a base del provvedimento, con consequenziale invalidità dello stesso provvedimento”, richiamando a tal proposito l’art. 21 septies della Legge n. 241/1990: “E’ nullo il provvedimento amministrativo che manca degli elementi essenziali”, in questo caso la motivazione.

L’imputato, assolto per il reato di cui all’art. 650 c.p., è stato invece condannato a quattro mesi di reclusione – con sospensione condizionale della pena – per il reato di cui all’art. 337 c.p. (per non essersi fermato all’intimazione dell’Alt dei Carabinieri). Il Tribunale ha indicato in giorni 90 il termine per il deposito delle motivazioni (già depositate), quindi il termine per l’impugnazione scade il 30 luglio 2021. Il Pm, da parte sua, non potrà impugnare l’assoluzione per il reato di cui all’art. 650 c.p. in quanto egli stesso aveva chiesto l’assoluzione perché il fatto non è più punibile a norma di quell’articolo, ma potrà invece impugnare la pena dei 4 mesi di reclusione in quanto lui ne aveva chiesti 6 (circostanza altamente improbabile). È invece molto probabile che sia la difesa ad impugnare la condanna ai 4 mesi di reclusione per il reato di cui all’art. 337 c.p., in modo tale che sull’assoluzione per il reato di cui all’art. 650 c.p. cada il giudicato penale già il 31 luglio 2021, mentre sull’altro reato si applichi il principio generale del divieto di reformatio in peius.

Nel nostro ordinamento giuridico, che è di civil law e non di common law, non esiste il criterio di giudizio sulla base del “precedente”, salvo che non si tratti di sentenze emanate dalla Corte di Cassazione a sezioni unite (e anche qui il giudice può sempre regolarsi secondo il suo libero convincimento). Tuttavia, una volta caduto il giudicato penale sull’assoluzione di cui all’art. 650 c.p., tutti coloro che si trovassero imputati del medesimo reato e con capi di imputazione similari, potranno chiedere all’autorità giudiziaria di pronunciare sentenza di assoluzione al fine di evitare difformità tra giudicati penali per casi analoghi. Poca roba rispetto a quello che Conte & Company ci hanno fatto, ma quantomeno possiamo dire “che c’è un giudice a Berlino”.

E non è tutto: L’autocertificazione falsa non è reato: un giudice ha dichiarato illegittimi i Dpcm

ROMA – Nel pieno della prima ondata della pandemia, a dispetto dei rigidi divieti governativi, un uomo e una donna di Correggio (Reggio Emilia) escono di casa. E’ il 13 marzo del 2020. E quando i Carabinieri li fermano, i due presentano una autocertificazione fasulla. C’è scritto che sono usciti perché la donna deve fare delle analisi e vuole essere accompagnata, ma non è così.

I Carabinieri accertano che la donna non ha fatto tappa in ospedale, quel giorno, come ha giurato ai militari. A quel punto la coppia viene denunciata e finisce sotto processo. Pochi giorni fa, a gennaio del 2021, il Tribunale di Reggio Emilia li ha assolti entrambi “perché il fatto non costituisce reato”.

Non solo. Il giudice di Reggio Emilia sancisce anche l’illegittimità del DPCM dell’8 marzo del 2020 che autorizzava le persone a uscire di casa solo “per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, spostamenti per motivi di salute”. Ne scrive oggi il sito Cassazione.net.

Spiega il giudice di Reggio Emilia che il DPCM non può imporre l’obbligo di permanenza domiciliare, neanche in presenza di un’emergenza sanitaria. L’obbligo di permanenza domiciliare è – viceversa – una sanzione penale che può essere decisa dal magistrato per singole persone “per alcuni reati, e soltanto all’esito del giudizio”.

Sempre il giudice di Reggio Emilia ricorda che la Corte Costituzionale stabilisce delle garanzie molto forti, a protezione del nostro diritto a uscire di casa quando vogliamo e di andare dove crediamo.

Quando ad esempio le forze dell’ordine chiedono il Daspo per un tifoso violento – che dunque resterà in casa durante le partite – deve subito intervenire un giudice per vautare se la richiesta è proporzionata alla condotta dell’ultrà. Solo se le sue azioni sono state davvero violente e illegittime, allora il giudice gli impedirà di andare allo stadio.

Ancora il giudice chiarisce che un DPCM, un decreto del Presidente del Consiglio, è un semplice atto “regolamentare”, che dunque manca della forza normativa per costringere qualcuno a restare in casa.

Certo, un DPCM probabilmente può imporre a qualcuno di non andare in zone infette, dove sono esplosi dei focolai mentre un divieto generalizzato – per tutti e in ogni luogo – è inaccettabile.

La sentenza del Tribunale di Reggio Emilia ritiene nullo l’obbligo delle persone di compilare la autocertificazione per giustificare la loro uscita di casa. Dunque decade anche il presunto reato di falso ideologico che commettiamo quando autocertifichiamo il falso.

4114.- La legittimità diplomatica della nota verbale della Santa Sede sul Ddl Zan

30 Giugno 2021 – 10:30

Print Friendly, PDF & Email

(Luca Della Torre) Che il Ddl Zan, promosso dal blocco delle sinistre al Parlamento italiano, sul tema del perseguimento penale dell’omotransfobia, sia un pessimo disegno di legge risulta evidente a qualunque cittadino di buon senso, sia sotto il profilo del merito che sotto quello procedurale giudiziario. Definizioni dei titoli del disegno di legge troppo vaghi, aleatori, discrezionali, che pongono in discussione il principio fondamentale della certezza del diritto; pericolosissime invasioni di campo in principii costituzionali quali la libertà di pensiero, di stampa, di insegnamento, e più ancora di pratica della fede religiosa, dal culto liturgico alle organizzazioni culturali, scolastiche, assistenziali.

L’ispirazione culturale che anima il Ddl Zan è peraltro ben nota: quel complesso intreccio di pensiero postmoderno di impronta laicista, libertaria, intimamente totalitaria che rimanda alla mente il pensiero unico di orwelliana memoria, in cui individualismo liberalista e centralismo postmarxista ritrovano le medesime radici anticristiane.

A riprova della inadeguatezza giuridica del Ddl Zan è molto utile evidenziare che in questa occasione non un solo autorevole giurista di area progressista, laicista abbia sollevato la propria voce per contestare con articolata argomentazione la piena efficace legittimità dell’intervento diplomatico della Santa Sede attraverso la nota verbale formale consegnata al governo italiano attraverso Mons. Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati (de facto l’equivalente del Ministro degli Affari Esteri).

E’ utile fare un poco di chiarezza riguardo alla dimensione “internazionale” dei rapporti tra governo italiano e Santa Sede, che ha il suo fulcro proprio nel Concordato, o meglio, nei Patti Lateranensi del 1929 che stabilirono il mutuo riconoscimento tra Regno d’Italia e lo Stato della Città del Vaticano.
Sostieni CR

I Patti Lateranensi, un trattato di Diritto internazionale a tutti gli effetti, furono composti da due parti: il Trattato, con cui l’Italia riconosce la piena sovranità ed indipendenza della Santa Sede e la fondazione dello Stato della Città del Vaticano, ed il Concordato, ovvero lo strumento giuridico che disciplina le condizioni civili e religiose per la garanzia e tutela dell’esercizio della libertà di fede cattolica tra i due soggetti di Diritto internazionale, Italia e Santa Sede.

Ancor oggi il modello del Concordato è lo strumento giuridico pattizio utilizzato e privilegiato dalla Santa Sede nelle relazioni internazionali per garantire la tutela di quella delicatissima sfera della libertà della persona umana che è la libertà religiosa.

I Patti Lateranensi erano e sono dunque un trattato internazionale in tutto e per tutto, garantiti come tali dalla sfera del Diritto internazionale (in particolare la Convenzione di Vienna sul diritto dei Trattati) a cui l’Italia si conforma, come afferma espressamente l’art.10 della Costituzione, assicurandone il rispetto. Ma il Concordato non solo è garantito e tutelato contro ogni violazione dall’art.10 citato, bensì anche dall’art.7 della Costituzione: al termine della Seconda guerra mondiale, infatti, l’Assemblea Costituente deliberò di “blindare” ulteriormente gli accordi tra Santa Sede e Italia inserendo i Patti Lateranensi nella Costituzione.
Sostieni CR

I giuristi parlano, al riguardo, di “costituzionalizzazione de facto” del Concordato, in quanto ogni eventuale modifica o revisione del Concordato può avvenire solamente previo pieno consenso di entrambe le parti, governo italiano e Santa Sede: in caso contrario si rende necessario addirittura un procedimento di revisione costituzionale, ovvero la promulgazione di una legge costituzionale che impone l’assenso e la convergenza di maggioranza e minoranza al Parlamento.

Ora, nel solco della rodata prassi di Diritto internazionale, la Santa Sede ha fatto ricorso allo strumento giuridico unanimemente riconosciuto nella relazioni internazionali tra le parti in un trattato pattizio: la cosiddetta “nota diplomatica verbale”, null’altro che una comunicazione formale, in forma scritta, con cui una dei due Stati presenta con chiarezza la propria posizione laddove ritenga che possano sussistere condotte giuridiche della controparte che rischino di violare il trattato sottoscritto. Tutto nella norma del Diritto internazionale pattizio dunque, e nessun presunto attentato alla sovranità esterna ed interna dello Stato italiano, come la vulgata dei mass-media progressisti vorrebbero far intendere.

Ma quali sono, nello specifico, i punti che hanno legittimato ad agire la diplomazia della Santa Sede a causa del Ddl Zan, in quanto potenzialmente in violazione degli accordi del Concordato e anche dei principii costituzionali in materia di libertà di fede religiosa?
Sostieni CR

Gli articoli 7 e 9 delle norma del Concordato prevedono una specifica dettagliata tutela del diritto di credo religioso: proprio in quanto la fede è una delle manifestazioni più profonde ed intime della libertà di pensiero della persona, lo Stato italiano si impegna testualmente a riconoscere che il carattere ecclesiastico e il fine religioso o di culto di una associazione o istituzione cattolica non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, mentre all’art.9 lo Stato italiano, nel rispetto del principio della libertà della scuola e dell’insegnamento e nei termini previsti dalla propria Costituzione, garantisce alla Chiesa cattolica il diritto di istituire liberamente scuole e istituti di educazione, ed a tali scuole è assicurata piena libertà.

La Chiesa cattolica ha in buona sostanza la piena libertà di svolgere la sua missione di evangelizzazione, educativa e caritativa. Per tali ragioni il trattato internazionale in cui è contenuto il Concordato assicura alla Chiesa cattolica la libertà di organizzazione, di esercizio del magistero, del ministero spirituale, la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Contro questi pilastri normativi di libertà riconosciuti in sede internazionale dal trattato del Concordato, e ovviamente anche dalla Costituzione italiana in materia di diritto interno nazionale, il Ddl Zan si scaglia con subdola tattica di avvolgimento: con la scusa dell’inflazionato richiamo generalista e confuso ai diritti umani, in realtà introduce parecchi elementi di persecuzione delle libertà personali, nello specifico della libertà di credo, di opinione, di insegnamento. 

Molto concretamente, gli articoli 4 e 7 del Ddl Zan introducono di fatto, con subdola intenzione ideologica, la perseguibilità delle più semplici forme di credo religioso, manifestazioni di pensiero, opinioni, insegnamenti scolastici che non condividano l’impostazione ideologica in materia sessuale che impone il pieno riconoscimento della presunta teoria scientifica transessualista, della mai dimostrata teoria dell’identità di genere; che sostengano la dottrina bioetica che esclude la procreazione tramite utero in affitto o l’adozione di bimbi da parte di coppie omosessuali ; addirittura, all’art.7 si introduce una norma che istituisce una giornata appositamente dedicata alla ideologia del gender da celebrarsi in ogni scuola.

Lo scopo palese del Ddl Zan è quello di “obbligare” a una didattica ideologica a favore della teoria del gender che imbavaglia di fatto ogni libera manifestazione di credo religioso e pensiero contrario, anche se questi ultimi non integrano assolutamente manifestazioni di odio, incitazione alla violenza o peggio.

Un varco di violenza enorme contro la libertà di credo religioso viene aperto dal Ddl Zan, che prefigura l’incarnazione delle pericolose ipotesi dei reati di opinione contro chi manifesti fedeltà agli insegnamenti della fede cattolica: doveroso e legittimo, dunque, sia sotto il profilo giuridico che etico, l’intervento diplomatico della Santa Sede. (Luca Della Torre)

4113.- 4.115 cittadini USA completamente vaccinati sono stati ricoverati in ospedale o sono morti a causa di infezioni da COVID non previste, afferma il CDC

Perché il Governo, il ministro della Salute, i tromboni delle TV, il Commissario straordinario, non ne parlano e perché non si parla mai delle cure? Negli Stati Uniti d’America, le associazioni Children’s Health Defense e Millions Against Medical Mandates hanno invitato genitori, operatori sanitari, membri dell’esercito e altri a esprimersi sulla loro petizione che chiede alla Food and Drug Administration degli Stati Uniti, FDA, di rimuovere immediatamente i vaccini COVID sperimentali dal mercato. Adesso, qualcuno dirà che gli americani sono 331 milioni.

I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Centers for Disease Control and Prevention), CDC, hanno riportato 3.907 ricoveri e 750 decessi fra le persone completamente vaccinate contro COVID con un vaccino autorizzato a condizione dalla FDA. Dati del 21 giugno.

29 giugno 2021, The Defender, By Megan Redshaw 

More than 4,100 people have been hospitalized or died with COVID in the U.S. despite having been fully vaccinated.
Secondo i nuovi dati dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), più di 4.100 persone sono state ricoverate o sono morte con COVID negli Stati Uniti nonostante fossero state completamente vaccinate.

Al 21 giugno, quasi la metà (49%) dei casi registrati si è verificata in donne e il 76% aveva 65 anni e oltre. Ci sono stati un totale di 3.907 ricoveri e 750 decessi tra coloro che hanno avuto infezioni non previste, anche se non tutti i ricoveri potrebbero essere stati dovuti principalmente a COVID, ha riferito Forbes.

Viene registrato un caso al di fuori delle previsioni se una persona risulta positiva per SARS-Cov-2 due settimane dopo aver ricevuto l’iniezione a dose singola Johnson & Johnson (J&J) o aver completato la vaccinazione a due dosi Moderna o Pfizer.

Secondo il sito Web del CDC, il numero di infezioni da vaccino contro il COVID è probabilmente una sottostima di tutte le infezioni da SARS-CoV-2 tra le persone completamente vaccinate a causa della procedura della segnalazione passiva e volontaria. che è stata adottata.

“Questi dati di sorveglianza sono un’istantanea e aiutano a identificare i modelli e a cercare segnali tra i casi di vaccini che non sono stati previsti”, ha affermato l’agenzia. “Nessun modello inaspettato è stato identificato nelle infezioni non previste segnalate”.

Il 1 maggio, il CDC è passato dal monitoraggio di tutti i casi di eventi vaccinali inattesi segnalati alla segnalazione solo dei casi che hanno comportato il ricovero in ospedale o la morte, una mossa per cui l’agenzia è stata criticata dagli esperti sanitari.

Sebbene il CDC abbia affermato che il cambiamento nel metodo della segnalazione “contribuirà a massimizzare la qualità dei dati raccolti sui casi di maggiore importanza clinica e di salute pubblica”, in realtà, il cambiamento nella segnalazione si traduce in un numero complessivo inferiore di segnalazioni di casi non prevedibili negli Stati Uniti.

Secondo i dati del CDC, al 30 aprile sono state segnalate un totale di 10.262 infezioni da vaccino SARS-CoV-2 da 46 stati e territori degli Stati Uniti, inclusi 995 ricoveri e 160 decessi.

Quasi la metà degli adulti in Israele e nel Regno Unito infettati dalla variante Delta COVID erano completamente vaccinati

Inoltre, secondo il Wall Street Journal, quasi la metà degli adulti infettati in un focolaio della variante Delta di COVID in Israele è stata completamente vaccinata con il vaccino di Pfizer.

Siamo sicuri di parlare di vaccini?

Le persone completamente vaccinate che sono entrate in contatto con la variante Delta dovranno essere messe in quarantena, ha dichiarato Chezy Levy, direttore generale del ministero della salute israeliano in una dichiarazione del 23 giugno.

Levy ha confermato all’emittente statale Kan Bet che circa il 40%-50% dei nuovi casi è apparso in persone che erano state vaccinate, ha riferito Haaretz.

“Anche se i numeri sono bassi, il fatto che questo raggiunga le persone vaccinate significa … che stiamo ancora controllando quante persone vaccinate sono state anche infettate”, ha detto Levy. E questo è veramente importante.

Lunedì, Levy ha affermato che un terzo dei nuovi casi giornalieri riguardava persone che erano state vaccinate. Sebbene siano dati preliminari, le cifre mostrano che la variante Delta può diffondersi anche in luoghi come Israele dove sono state vaccinate ampie porzioni della popolazione.

All’inizio di questo mese, il Daily Mail ha riferito che un nuovo studio nel Regno Unito ha mostrato che 12 (o il 29%) di 42 persone completamente vaccinate sono morte dopo aver preso la variante Delta. Nel briefing tecnico di Public Health England del 25 giugno, quella cifra era salita al 43% (50 su 117), con la maggioranza (60%) che aveva ricevuto almeno una dose.

A questo punto, sarebbe da capire se il vaccino ha tentato di proteggere senza riuscirci, oppure, se ha agevolato il virus. ndt

Casi non prevedibili di alto profilo

Come riportato da The Defender a maggio, Bill Maher è stato completamente vaccinato quando è risultato positivo al COVID, spingendo la HBO a riprogrammare la registrazione di due dei suoi spettacoli.

Nello stesso mese, otto persone della commissione degli Yankees sono risultate positive al COVID, inclusi allenatori, membri dello staff e il due volte interbase All-Star Gleyber Torres. Almeno l’85% del team era stato vaccinato.

Il 10 giugno, due passeggeri completamente vaccinati a bordo di una nave da crociera Celebrity sono risultati positivi al COVID e hanno dovuto essere isolati, secondo il Royal Caribbean Group. Quella della nave era stata presentata come la prima crociera completamente vaccinata in Nord America, secondo il New York Times.

I 650 membri dell’equipaggio e i 600 passeggeri della nave dovevano essere vaccinati prima dell’imbarco e dovevano mostrare la prova di un test COVID negativo effettuato entro 72 ore dalla partenza.

Positivi anche due passeggeri di una crociera nel Mediterraneo operata da MSC Crociere.

4112.- La strage dei deboli. Continua.

Dicono i medici che l’uomo muore dopo la seconda dose di Moderna a seguito di un raro disturbo della coagulazione del sangue legato al vaccino.

29 giugno 2021, The Defender, Big Pharma News. By Megan Redshaw:

I medici della Pennsylvania hanno documentato un caso di trombocitopenia trombotica indotta da vaccino dopo la seconda dose di Moderna, complicando le teorie secondo cui i precedenti casi di coagulazione erano causati esclusivamente da vaccini a base di adenovirus.

Doctors in Pennsylvania reported a case of a U.S. patient who developed blood clots after receiving the Moderna COVID vaccine.

In un caso clinico, pubblicato negli Annals of Internal Medicine il 29 giugno, gli operatori sanitari dell’Allegheny Health Network di Pittsburgh hanno affermato che un uomo di 65 anni è arrivato in ospedale con una grave forma di coagulazione del sangue nota come trombosi con trombocitopenia (TTS ) appena 10 giorni dopo aver ricevuto la sua seconda dose del vaccino Moderna.

Due giorni dopo, il paziente (senza nome) è morto, con i medici che hanno concluso che i suoi sintomi erano coerenti con la coagulazione indotta dal vaccino, nota anche come VITT.

I responsabili delle cure dell’uomo non avevano riconosciuto la VITT in precedenza, quindi l’uomo non ha ricevuto il trattamento specializzato dato alle persone che soffrono di VITT, ma è stato invece trattato con eparina.

“Se avessimo sospettato prima la VITT o la TTS, avremmo trattato il paziente in modo diverso”, hanno scritto i medici.

Che significa anche che se la patologia fosse figurata fra i possibili effetti avversi del vaccino Moderna sarebbe stato possibile salvarlo.

Sebbene l’uomo soffrisse di ipertensione cronica e livelli elevati di colesterolo, i medici non sono stati in grado di identificare altre cause della coagulazione, come l’infezione da SARS-CoV-2, altre infezioni, trombocitopenia immunitaria o porpora trombotica trombocitopenica.

“La distribuzione della trombosi, in particolare la trombosi del seno venoso cerebrale, era caratteristica di VITT o TTS”, hanno detto i medici.

I medici hanno affermato che i loro risultati “soddisfano la definizione di caso provvisorio di VITT o TTS” stabilita dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e dalla Brighton Collaboration e ulteriori esami del sangue hanno rafforzato la probabilità di una condizione legata al vaccino. I medici hanno affermato di ritenere che questo fosse il primo caso segnalato di coaguli di sangue a seguito di un vaccino mRNA, nonostante migliaia di casi segnalati al Vaccine Adverse Events Reporting System (VAERS) del CDC.

Mentre i medici hanno definito “fondate” le loro prove per VITT, hanno avvertito che altre cause di coagulazione non potevano essere escluse.

I medici dell’Allegheny Health hanno affermato che la loro ricerca “complica” le teorie secondo cui i precedenti casi di coagulazione erano causati esclusivamente da vaccini a base di adenovirus, come ipotizzato in precedenza da alcuni esperti.

Gli esperti hanno a lungo avvertito che i vaccini a mRNA possono causare coaguli di sangue

Una ricerca di VAERS, utilizzando criteri di ricerca che includevano segnalazioni di coaguli di sangue associati a disturbi della coagulazione del sangue, ha prodotto un totale di 6.787 segnalazioni per tutti e tre i vaccini dal 14 dicembre 2020 al 18 giugno 2021.

Dei 6.787 casi segnalati, c’erano 2.893 segnalazioni attribuite a Pfizer, 2.394 segnalazioni con Moderna e 1.459 segnalazioni con J&J.

Come riportato da The Defender il 16 aprile, sebbene i vaccini Johnson & Johnson e AstraZeneca COVID siano stati esaminati al microscopio per il loro potenziale di causare coaguli di sangue, gli scienziati hanno avvertito da dicembre che i vaccini Pfizer e Moderna comportano rischi simili.

L’8 dicembre 2020, prima che qualsiasi vaccino COVID ricevesse l’autorizzazione all’uso condizionato di emergenza negli Stati Uniti, J. Patrick Whelan, MD, Ph.D., ha scritto alla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti sul potenziale dei vaccini COVID “causare danno microvascolare e coaguli di sangue in tutto il corpo, inclusi cervello, cuore, fegato e reni, in modi che non sono stati valutati negli studi di sicurezza”.

In uno studio pubblicato dall’Università di Oxford, i ricercatori hanno scoperto che il numero di persone che hanno sviluppato coaguli di sangue di trombosi del seno venoso cerebrale (CVST) dopo i vaccini COVID era più o meno lo stesso per Pfizer, Moderna e AstraZeneca.

Secondo lo studio di Oxford, 4 in 1 milione di persone hanno manifestato CVST durante le due settimane successive alla vaccinazione con il vaccino Pfizer o Moderna, rispetto a 5 su 1 milione di persone che hanno sviluppato la condizione dopo aver ricevuto il vaccino AstraZeneca.

Sebbene i ricercatori abbiano riscontrato un’incidenza significativamente più elevata di coaguli di sangue nelle persone infette da COVID, l’incidenza di coaguli di sangue a seguito dei vaccini era ancora molto superiore all’incidenza di fondo di 0,41 – un forte segnale che i vaccini pongono questo rischio specifico.

Uno studio pubblicato a febbraio sul Journal of Hematology ha esaminato la trombocitopenia a seguito della vaccinazione Pfizer e Moderna in risposta alla morte di un medico della Florida di 56 anni, il primo paziente identificato morto per un’emorragia cerebrale dopo aver ricevuto il vaccino di Pfizer.

Dopo aver esaminato 20 casi clinici di pazienti che hanno sofferto di coaguli di sangue in seguito alla vaccinazione – di cui 17 senza trombocitopenia preesistente – e aver analizzato i dati delle agenzie sanitarie statunitensi, del VAERS e dei fornitori di trattamenti, i ricercatori dietro lo studio del Journal of Hematology non hanno potuto escludere la possibilità che la Pfizer e i vaccini Moderna avevano il potenziale per innescare la PTI. Hanno raccomandato una sorveglianza aggiuntiva.

Ad aprile, l’Associazione dei medici e dei chirurghi americani (AAPS) ha informato la FDA che i prodotti a mRNA, attraverso le proteine spike, possono avere “il potenziale per causare danni microvascolari [infiammazione e piccoli coaguli di sangue chiamati microtrombi] al cervello, cuore, fegato e reni in modi che non sono stati valutati negli studi di sicurezza”. La FDA non ha risposto.

L’AAPS ha identificato almeno 37 persone all’epoca che hanno sviluppato un raro disturbo piastrinico dopo aver ricevuto l’iniezione Pfizer o Moderna.

Come riportato da The Defender lo scorso 23 giugno, un team di ricercatori israeliani ha affermato di aver iniziato a studiare il possibile legame tra il vaccino di Pfizer e la porpora trombotica trombocitopenica – una malattia rara che causa coaguli di sangue nei piccoli vasi sanguigni – dopo le segnalazioni di un improvviso aumento dei casi in Israele. Pfizer, come Moderna, utilizza la tecnologia mRNA.

Le continue segnalazioni di coaguli di sangue con i vaccini AstraZeneca e J&J hanno spinto molti paesi a sospendere le vaccinazioni o a limitarne l’uso a determinati gruppi di età, con la Danimarca che ha deciso di continuare la sospensione il 25 giugno.

Sebbene il vaccino AstraZeneca non sia ancora stato approvato negli Stati Uniti, i funzionari sanitari americani hanno precedentemente sospeso l’iniezione di J&J per le segnalazioni di coaguli di sangue, ma hanno ripreso il suo lancio ad aprile con un avvertimento sui rari coaguli di sangue.

Megan Redshaw's avatar

Megan Redshaw 

Megan Redshaw is a freelance reporter for The Defender. She has a background in political science, a law degree and extensive training in natural health.

4111.-La strage dei deboli

E questo non vi fa paura ? Forse perché non lo dicono in tv ?

dei deboli … o soltanto degli struzzi?

Messina, avvocatessa di 51 anni muore di Aneurisma Cerebrale dopo il vaccino Pfizer: godeva di ottima salute

– 

L’avvocato cassazionista, con un’esperienza di oltre 25 anni, ex candidata alle ultime elezioni amministrative, è morta a seguito di un diagnosticato aneurisma cerebrale. Aveva compiuto 51 anni lo scorso marzo.

Dalle informazioni in nostro possesso, pare che la donna, che godeva di ottima salute, fosse stata vaccinata con il siero Pfizer qualche giorno fa. Mercoledì l’avvocato accusava dei malori ed è stata accompagnata all’ospedale di Patti per accertamenti. I sanitari subito accortisi di un problema celebrale hanno disposto il trasferimento con l’elisoccorso al Policlinico di Palermo, dove la donna è deceduta questa mattina, intorno alle 11.

Il sindaco Gaetano Nanì conferma la notizia del decesso e commenta: “E’ con profondo dolore e immensa costernazione che apprendo della scomparsa dell’avvocato Gisella Pizzo. Pur essendo stati antagonisti nelle ultime elezioni amministrative, ho sempre avuto il massimo rispetto della persona e del professionista che per Naso, ha speso i suoi anni migliori. La nostra città piange oggi una sua figlia, una donna, che ha dimostrato immenso orgoglio e grande valore. Ai familiari ed ai parenti più cari, a nome mio, dell’amministrazione e della cittadinanza tutta, un caro sentimento di vicinanza e sentite condoglianze”.

Fonte: Nebrodinews – Foto: Ansa

Immagine

Prof. Giovanardi: “Alle persone sane sconsiglio il Vaccino: i Rischi superano i Benefici”

  ‘Tanti mi chiedono consiglio (in qualità di medico) su come vaccinarsi o proseguire le vaccinazioni . A Gennaio dissi pubblicamente che mi sembrava una follia il vaccino di Stato somministrato ai cittadini senza una possibilità di scelta.  

Allo stesso modo mi sono sforzato di spiegare che vaccini sperimentali devono essere usati per le persone fragili e con pluripatologie perché al contrario il rischio supera il vantaggio. 

Ora in nome di una presunta scientificità siamo entrati in un delirio vaccinale sperimentale escludendo a priori tutte le terapie domiciliari alternative con la giustificazione che sono appunto sperimentali (anche se efficaci)’.

A parlare, con parole che faranno indubbiamente discutere, è l’ex primario del Pronto soccorso di Modena Daniele Giovanardi in una nota pubblicata anche sui social.’

‘Purtroppo la realtà prima o poi si impone e la scienza (Aifa) suggerisce quello che la scienza (Ema) sconsiglia – continua Giovanardi -. Grandissimo imbarazzo e nuova scelta del governo (qui l’articolo): decida il cittadino e firmi il consenso informato (informato da fonti ufficiali che dicono tutto e il contrario). In sintesi per le persone sane sconsiglio ora sia il vaccino che il richiamo (controllerei invece gli anticorpi) e aspetterei Settembre per capirne qualcosa di più; comunque io mi comporterò così’

Fonte: LaPressa.it

4110.- Bankitalia smaschera gli sciacalli della pandemia

da La Nuova Bussola Quotidiana, 26-06-2021

L’allarme lanciato dall’Uif, l’Unità di informazioni finanziaria presso la Banca d’Italia: ricevute lo scorso anno 2.277 segnalazioni su operazioni sospette legate alla pandemia per 8,3 miliardi di euro. L’80% delle operazioni sospette ha riguardato la compravendita di materiale sanitario e dispositivi di protezione individuale.

Ora che l’emergenza epidemiologica ha allentato la presa e che il ritorno alla normalità non appare più un miraggio, vengono al pettine una serie di nodi che hanno reso ancora più avvilenti alcuni aspetti della gestione della pandemia. L’inchiesta della Procura di Bergamo sulle responsabilità del Ministero della salute, anche nelle sue gestioni precedenti, cioè prima che arrivasse il Ministro attuale, Roberto Speranza, potrebbe riservare sorprese.

Ormai è noto che siamo di fronte a una pagina nebulosa e opaca, quella del Covid, sia rispetto alle cause che alle strategie di contrasto del virus adottate dai governi di tutto il mondo. In Italia, l’approssimazione operativa e la mancanza di trasparenza nella comunicazione istituzionale hanno alimentato il disorientamento e favorito abusi e illeciti.

Ma a lasciare esterrefatti sono alcuni particolari che stanno emergendo rispetto ai cosiddetti sciacalli della pandemia. Hanno speculato sulla pelle degli italiani attraverso la compravendita di mascherine e materiale sanitario e alcuni illeciti sulle misure di sostegno anti-crisi Covid come finanziamenti garantiti o contributi a fondo perduto. Ora puntano ad allungare i tentacoli sulle ingenti risorse in arrivo dall’Europa per il Recovery Plan.

L’allarme lo ha lanciato l’Uif, l’Unità di informazioni finanziaria presso la Banca d’Italia, che ha ricevuto lo scorso anno 2.277 segnalazioni su operazioni sospette legate alla pandemia per 8,3 miliardi di euro. L’incremento rispetto al 2019 è stato del 7%. Nel 2020, sei volte su dieci sono state scoperte operazioni illecite. L’80% delle operazioni sospette ha riguardato la compravendita di materiale sanitario e dispositivi di protezione individuale a cui si sono aggiunti l’erogazione e l’utilizzo incongruo di finanziamenti garantiti o contributi a fondo perduto.

Nel Rapporto annuale presentato due giorni fa, si legge che ai primi posti nella classifica dei luoghi di esecuzione dell’operatività sospetta ci sono il Lazio (18,7%) e la Lombardia (14,4%). Nei primi cinque mesi del 2021 le segnalazioni sono state 1.796, quindi in proporzione un numero superiore a quello dell’anno scorso, a riprova del fatto che gli sciacalli sono sempre più in agguato.

Riciclaggio, truffe e raggiri hanno prodotto danni a milioni di italiani soprattutto durante i mesi difficili del primo lockdown. E ora il rischio è che il Pnrr diventi occasione per ulteriori saccheggi di risorse pubbliche fondamentali per accelerare la ripartenza. Di qui anche la necessità di assecondare le spinte verso la semplificazione della disciplina degli appalti pubblici per accelerare i tempi di aggiudicazione e di realizzazione e per ridurre i costi degli interventi, eliminando quelle zone d’ombra che prestano il fianco alla commissione di reati.

Peraltro non è escluso il coinvolgimento di politici di primo piano nelle situazioni descritte dalla Banca d’Italia. Prezzi gonfiati, dispositivi difettosi e contraffatti, mascherine inadeguate, certificati falsi: sono tutte pratiche scorrette svelate in 16 mesi dalle inchieste della magistratura e dai sequestri della Guardia di finanza. E ancora tanto altro potrebbe venire a galla. Chi non ricorda, solo per fare uno degli esempi più stucchevoli di cattiva gestione della pandemia, l’episodio della spedizione dall’Italia alla Cina di due milioni di tonnellate di mascherine durante la prima ondata del Covid, quando la disponibilità di dispositivi medici nel nostro Paese era davvero scarsa?

Ma non si tratta dell’unico alert lanciato dalla Banca d’Italia. Nel 2020 la Uif ha rilevato un sensibile incremento degli Sos potenzialmente riconducibili alla criminalità organizzata, pari al 18% del totale. È stato inoltre registrato un significativo spostamento dell’azione criminale sulle frodi collegate al trading online, all’e-commerce e all’offerta di criptovalute. 

Hanno fatto registrare un boom le operazioni con criptovalute sospette di riciclaggio o finanziamento del terrorismo. Le segnalazioni sono passate da circa 500 nel 2018 a oltre 1.800 nel 2020. Banca d’Italia ha quindi avviato una stretta sui controlli che verrà rafforzata dal decreto ministeriale sul censimento degli operatori in valuta virtuale.

Pur essendo necessario impegnarsi a fondo e in modo costruttivo per far ripartire l’economia, non si possono non registrare con preoccupazione le situazioni descritte nel Rapporto Uif-Banca d’Italia. La gestione Arcuri evidentemente non ha brillato per efficienza e trasparenza, ed è giusto che le indagini facciano il loro corso. Nel frattempo, però, occorre vigilare affinchè le somme in arrivo dall’Europa non diventino un’altra ghiotta occasione nelle mani di chi è chiamato a operare per il bene comune e non per i soliti interessi di parte.

Il nome di D’Alema nell’inchiesta sulle mascherine.

I pm: “Gli indagati passavano per D’Alema per avvicinare Arcuri”.

Intervistato sul portone di casa, ha detto: “sono soldi guadagnati”.

Il suo nome sarebbe emerso nelle intercettazioni. Ora i pm vorrebbero ascoltare l’ex premier Massimo d’Alema nell’ambito dell’inchiesta per la vendita di 5 milioni di mascherine e 430mila camici che sarebbero stati spacciati come dispositivi di protezione individuale, nonostante non avessero ottenuto nessuna certificazione che ne autorizzasse il possibile impiego. Lo ha scritto venerdì La Repubblica.

La posizione di D’Alema nell’inchiesta sulle mascherine

D’Alema non sarebbe indagato, eppure il suo nome sarebbe stato fatto nelle conversazioni tra gli indagati. Questi ultimi inoltre sarebbero stati pedinati mentre si recavano nella sede della Fondazione Italiani-Europei, fondata e presieduta dall’ex numero uno del COPA SIR e con sede a Roma. L’ipotesi è quella che gli indagati Vittorio Farina e Roberto De Santis avrebbero avvicinato D’Alema per ottenere un incontro con Arcuri (il cui nome è stato fatto in un contesto diverso)

Secondo il quotidiano fondato da Scalfari, i pm sarebbero anche intenzionati a convocare anche Maria Cecilia Guerraattuale sottosegretaria al ministero dell’Economia, anche lei estranea all’inchiesta.

Le altre persone sotto la lente degli inquirenti

Nel mirino dei giudici ci sarebbero anche Andelko Aleksic, portavoce della European Network TLC, la compagnia che ha fornito mascherine e camici. Per i pm un ruolo sarebbe stato svolto anche da Vittorio Farina e Domenico Romeo. Il primo sarebbe il delegato di Aleksic, il secondo presiederebbe un’azienda con base a Londra, il cui contributo sarebbe stato fondamentale per ottenere il superamento della procedura di validazione che avrebbe permesso di utilizzare i dispositivi di protezione.

Strumenti che poi sono arrivati nel Lazio e in Sicilia soprattutto, sulla base di un “desiderio di sfruttare lo stato emergenziale in un momento di gravissima crisi della popolazione italiana”, mettono nero su bianco gli inquirenti. Che avrebbe fruttato alle persone coinvolte nella trattativa i guadagni a sei zeri di una commissione con la pubblica amministrazione alle strette durante la prima ondata di Covid.

Tra i contatti degli indagati figurerebbero anche l’ex ministro dell’Agricoltura del governo Berlusconi, Francesco Saverio Romano, e un imprenditore molto vicino a D’Alema: Roberto De Santis. Questi ultimi due sarebbero finiti nel registro dei giudici.

Per i pm, Farina sarebbe un uomo capace di vantare un ampio spettro di conoscenze: nella sua rubrica sia Arcuri, sia D’Alema, insieme a personalità politiche ed esponenti della pubblica amministrazione.

4109.- L’Occidente si allontana, Putin e Xi si avvicinano

foto di repertorio

Dopo il fallimento del tentativo franco-tedesco di organizzare un vertice Ue-Russia, Mosca si gira verso Oriente. Lunedì la videoconferenza tra i due leader.

Eugenio Buzzetti, 27 giugno 2021

AGI – Dopo il fallimento del tentativo franco-tedesco di organizzare un vertice Ue-Russia, Mosca si gira verso Oriente. Il presidente cinese, Xi Jinping, e il presidente russo, Vladimir Putin, torneranno a parlarsi lunedì prossimo, per la seconda volta in un mese, in un colloquio video che cade una decina di giorni dopo il summit tra lo stesso Putin e il presidente Usa, Joe Biden, a Ginevra.

La videoconferenza si terrà in occasione del ventesimo anniversario del Trattato di buon vicinato, amicizia e cooperazione tra i due Paesi, e sarà l’occasione per discutere dei temi internazionali, in uno scenario che nell’ultimo mese ha visto un’accelerazione nel dibattito tra i Paesi occidentali sui rapporti con la Cina, e l’allontanamento dell’Ue dalle prospettive di una riapertura alla Russia.

L’ultimo incontro tra i due leader risale alla cerimonia di inaugurazione di un progetto di cooperazione sino-russa nel campo dell’energia nucleare, il 19 maggio scorso, prima che la Cina fosse al centro delle discussioni dei vertici del G7 e della Nato per la repressione a Hong Kong, le violazioni dei diritti umani ai danni degli uiguri e per l’aggressività mostrata contro Taiwan e nel Mare Cinese Meridionale, e prima del summit di Ginevra tra Putin e Biden.

Relazioni “al punto più alto della storia”

Le relazioni con Pechino “sono al punto più alto della storia”, aveva dichiarato Putin nell’ultimo incontro con Xi, che ha approfittato dell’evento per ribadire il tema di una più equa governance globale, declinandola al campo dell’energia, tema della scorsa video-conferenza. Cina e Russia avevano già riaffermato il loro allineamento su alcuni punti durante il vertice dei ministri degli Esteri dei due Paesi a Guilin, a marzo scorso, pochi giorni dopo il burrascoso vertice in Alaska tra i capi delle diplomazie di Pechino e Washington.

Durante l’incontro nel Sud della Cina tra il ministro degli Esteri Wang Yi e il suo omologo russo, Sergei Lavrov, erano emerse posizioni comuni sui temi dei diritti umani e della lotta alla pandemia di Covid-19, e soprattutto una comune visione critica rispetto agli Stati Uniti e alla governance globale.

Lavrov aveva anche proposto una riduzione della dipendenza dal dollaro per contrastare le sanzioni imposte dagli Usa: Cina e Russia, si specificava nel comunicato finale, si oppongono al “bullismo unilaterale” degli Stati Uniti, in una sfida all’ordine internazionale che vede Mosca e Pechino attori principali, e che più recentemente, ha visto crescere l’ostilità di Pechino verso i “piccoli gruppi”, come il G7.

Sullo sfondo rimane il complicato rapporto tra la Cina e gli Stati Uniti, che hanno alimentato nuovi dubbi sull’origine del Covid-19 irritando Pechino, e la possibilità di un summit faccia a faccia in futuro tra Biden e Xi. L’occasione potrebbe arrivare a margine del prossimo summit dei leader del G20, a fine ottobre, a Roma: prima di allora potrebbe esserci posto per un incontro separato, o magari solo per un colloquio telefonico, secondo quanto anticipato dal consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan.

Il summit tra Biden e Putin, secondo un funzionario Usa citato dalla Cnn, potrebbe avere fatto da apripista ai meccanismi dell’amministrazione Usa per intavolare il discorso con il leader cinese su tutti i temi che dividono Washington e Pechino, per quello che si prevede come il momento più importante della politica estera della Casa Bianca. 

4108.- Nel confronto in atto con la Cina, Washington usa il Regno Unito e la Russia.

colloquio vertice xi putin cina russia
©  Afp –  Putin e Xi Jinl presidente cinese, Xi Jinping, e il presidente russo, Vladimir Putin, torneranno a parlarsi lunedì prossimo, per la seconda volta in un mese.

Una breve analisi è il nostro commento. Il gioco d’azzardo contro Putin parla di debolezza della politica USA. I messaggi in codice di Biden, tramite Boris Johnson, sembrano indirizzati a Putin, ma non c’è dubbio che debbano giungere anche a Xi Jinping. Infatti, fallito il tentativo franco-tedesco di organizzare un vertice Ue-Russia, Putin avvicina la Russia all’Asia Orientale. L’escalation militare è il peggior modo di fare politica estera e non c’è certezza che l’Occidente sia nelle condizioni di poter condurre il gioco fino alle estreme conseguenze. Si rafforza la nostra ipotesi che Washington voglia la Russia in campo cinese perché funga da freno. Ma le ferme risposte di Putin avvertono che non farà da marionetta. Al di là delle singole partite, ieri in Crimea, domani nelle acque di Taiwan o  e nel Mare Cinese Meridionale, ci si chiede se sia questa la politica giusta dell’Occidente per mantenere la supremazia del suo potere marittimo. Per ora, sembra che sia Xi a tenere il banco, tuttavia, le partite possono avere per teatro anche il Mediterraneo e, qui, l’Unione europea è assolutamente insufficiente.

Clamoroso: i piani inglesi nel Mar Nero dimenticati alla fermata del bus. La rotta dell’HMS Defender era voluta

Da Scenari economici.it e dalla penna di Guido da Landriano, ieri 27 giugno 2021

la HMS Defender fa parte del gruppo di difesa delle portaerei britanniche e per questo si stava recando in Estremo Oriente, ma durante il suo viaggio ha fatto una deviazione nel Mar Nero. Doveva essere un “Passaggio innocente”, in acque teoricamente ucraine, ma controllate dai russi, ma si è quasi rivelato uno scontro armato, con l’intervento di navi ed aerei di Mosca.

Il Ministero della Difesa ha negato le affermazioni di Mosca secondo cui i colpi sono stati sparati da una motovedetta russa verso l’HMS Defender e che un aereo da guerra ha sganciato quattro bombe a frammentazione sul suo percorso, ma un video russo ha poi smentito questa versione. Secondo i giornali, la missione, nota come “Op Ditroite”, è stata discussa già lunedì.

Il documento mostra come i militari avessero previsto tre possibili risposte delle forze armate russe,  che andavano da “sicuro e professionale” a “né sicuro né professionale”. La decisione è stata calcolata ed erano previste diverse rotte per allontanarsi dalla costa russa, a seconda del tipo di reazione di Mosca.

Quindi ora, grazie a questa dimenticanza, i giornali hanno una visione di prima mano su quello che intendeva fare Boris Johnson (e Biden! ndr) con questa mossa, e quale reazione si attendesse da Mosca.

Un documento segreto, che includeva documenti sulla prevista reazione russa dopo l’intrusione del HMS Defender attraverso le acque contese intorno alla Crimea è stato lasciato trovato a una fermata del bus a Londra, lasciato da un funzionario distratto. Cosi sappiamo sia gli ordini precedenti di Whitehall alla nave sia quali erano le previste reazioni russe, il tutto alla faccia della sicurezza e della segretezza.

In risposta alla Crimea, l’aviazione russa conduce esercitazioni nel Mediterraneo con missili ipersonici

Preparando il terreno forse per un altro incidente, venerdì l’esercito russo ha avviato esercitazioni su larga scala nel Mar Mediterraneo, in particolare nelle stesse nell’area orientale del mare dove si dovrebbe trovare un gruppo d’attacco con portaerei britanniche. Il ministero della Difesa russo ha rilasciato venerdì il filmato delle esercitazioni in azione, probabilmente in parte come “avvertimento” alle risorse britanniche nella regione…

Secondo Al Jazeera, “Le esercitazioni russe che sono iniziate venerdì nel Mediterraneo orientale arrivano mentre un gruppo d’attacco delle portaerei britanniche si trova nell’area”. Si dice che entrambi i mezzi militari statunitensi e britannici si trovino nella regione, continua il rapporto: “All’inizio di questa settimana, i caccia F-35 britannici e statunitensi della HMS Queen Elizabeth hanno effettuato sortite di combattimento contro l’ISIS.”

Inoltre, per la prima volta in assoluto la Russia sta schierando jet avanzati attrezzati per trasportare missili ipersonici, come precisa il Moscow Times sulla base delle dichiarazioni del ministero della Difesa russo:

La Russia ha schierato per la prima volta due jet intercettori in grado di trasportare il decantato missile ipersonico Kinzhal per delle esercitazioni in Siria, ma è ovvio che queste armi non sono rivolte contro i ribelli siriani.

“Una coppia di velivoli MiG-31K con la capacità di utilizzare gli ultimi missili ipersonici del complesso Kinzhal è volata dagli aeroporti russi alla base aerea russa Khmeimim in Siria per esercitazioni”, ha affermato il ministero della Difesa russo citato da Interfax.

La base aerea costiera siriana di Hemeimeem della Russia ha visto l’arrivo della coppia di caccia russi MiG-31K Foxhound armati con i missili ipersonici Kinzhal.

Anche i bombardieri Tu-22 con capacità nucleare fanno parte delle operazioni e, come spiega The Drive, hanno lo scopo di segnalare una potenza di fuoco schiacciante a tutti i rivali nell’area:

Messi insieme, i Tu-22M3 e i MiG-31K con le navi da guerra e i sottomarini della flotta del Mar Nero, ora secondo quanto riferito nel Mediterraneo orientale, rappresentano una forza anti-nave molto capace, in grado di lanciare una gamma di armi di superfice ipersoniche, supersoniche e subsoniche. In uno scenario di combattimento, questi sarebbero usati in combinazione nel tentativo di sopraffare le difese aeree di un gruppo di portaerei, ad esempio.

Data questa e l’ultima crisi del Mar Nero e la situazione “ravvicinata”, non c’è dubbio che le navi del Regno Unito e degli Stati Uniti siano in massima allerta mentre la Russia conduce le sue esercitazioni relative alla Siria.

I funzionari della difesa del Regno Unito all’indomani di mercoledì hanno suonato un allarme, secondo The Guardian, “i funzionari britannici hanno riconosciuto di essere stati colti di sorpresa dalla velocità della reazione russa al passaggio di 36 minuti dell’HMS Defender attraverso le acque della Crimea mercoledì, e l’ambasciatore britannico a Mosca è stato convocato al Cremlino”.

È molto probabile che i comandanti britannici siano pronti a cercare un certo livello di “rivincita” per cancellare questa umiliazione, rendendo ancora una volta le attuali manovre mediterranee ancora più rischiose per le parti rivali nella regione.

La Royal Navy torna a contare

Lo Strike Group 21 è attualmente diretto nella regione dell’Indo-Pacifico per il suo primo dispiegamento operativo.

La portaerei HMS Queen Elizabeth è partita da Portsmouth il 22 maggio 2021 per una missione di sette mesi e, insieme al suo Strike Group 21, sta svolgendo una serie di esercitazioni con le marine NATo, in Atlantico e in Mediterraneo, per, poi, fare rotta verso il conteso Mar Cinese Meridionale. L’HMS Queen Elizabeth disloca 64.600 tono, è lunga 280 metri e può imbarcare 40 F-35. Da parte cinese, la portaerei  Shandong (Tipo 001A) è Lunga 305 metri, larga 75, disloca anch’essa circa 65.000 tonnellate, ma l’apparato motore convenzionale non dispone della potenza necessaria a far operare a pieno carico i suoi 26-28 caccia imbarcati J-15 (foto).

Il caccia pesante J-15 è la versione cinese del russo Su-33).Rispetto ai 24 della Liaoning, la Shandong ne imbarca da 26 a 28, oltre sempre agli elicotteri (12).

,Il 21° Carrier Strike Group è composto dalla portaerei HMS Queen Elizabeth, da due fregate della Royal Navy, due cacciatorpediniere, due navi di rifornimento e sotto la superficie da un sottomarino di classe Astute.Il Gruppo interagirà con le principali Marine del mondo, mentre si dirige verso l’Asia attraverso il Mar Mediterraneo e l’Oceano Indiano. Opereranno a fianco del Carrier Strike Group le forze aeree e marittime di Australia, Canada, Danimarca, Grecia, Israele, Nuova Zelanda, Oman, Repubblica di Corea, India, Italia, Giappone, Turchia ed Emirati Arabi Uniti.
La presenza del gruppo d’attacco della portaerei HMS Queen Elizabeth nel Mar Cinese Meridionale è un riflesso della politica britannica volto a far sentire il suo peso militare nel mondo. Occorrerà tempo prima che l’aviazione navale cinese si possa contrapporre a quelle occidentali.

4107.- Vaccini anti Covid sperimentali per i minorenni: quando genitori e figli minori non sono d’accordo

Al di là del dibattito, mai sopito, sulla sicurezza del siero sperimentale per i più piccoli e per le implicazioni di tipo etico e giuridico che comporta, emergono nuovi problemi. In caso di vaccinazione di soggetti minorenni, i Centri vaccinali chiedono infatti il consenso firmato da entrambi i genitori, ma che fare se questi non sono d’accordo? Un’eventualità che si presenta piuttosto di frequente e non è circoscritta ai soli casi di separazione tra coniugi.

Vero è che il vaccino anti-Covid non è obbligatorio, tuttavia sarebbe riduttivo limitarsi ad affermare ciò, concludendo che un eventuale giudice non possa imporne la somministrazione ai minori.

In questa Guida di Altalex non troverete risposta al tema se sia necessaria la vaccinazione Covid di un minore alla luce delle casistiche raccolte durante la fase sperimentale dei vaccini. Queste Guide, infatti, nascono con l’obiettivo di fornire all’avvocato uno strumento utile sul lavoro (con definizioni, aspetti procedurali, prassi, riferimenti normativi e formule dei principali istituti giuridici) e a noi lettori una “bussola” che aiuti ad orientarsi in maniera pratica e semplice e che risponda ai possibili dubbi.

Chi decide se un minorenne deve essere vaccinato? Il minore ha voce in capitolo nella scelta? Che succede in caso di contrasto tra genitori e figli? Qual è l’orientamento dei giudici?

Di Gianni Baldini, Professionista – Avvocato

Pubblicato il 22/06/2021

Covid19, vaccino a bambinoCon l’estensione anche ai giovani minori degli anni 18 della facoltà di vaccinarsi si sono verificati episodi di conflitto familiare tra genitori e figli sulla vaccinazione. Sta capitando che i figli minori si vogliano vaccinare e i genitori non siano d’accordo. Altresì ci sono situazioni in cui i genitori, siano essi sposati o separati/divorziati,  hanno un pensiero discordante sulla vaccinazione. Il dibattito tra pro e contro ai vaccini è oggi più che mai attuale e l’apertura della campagna vaccinale per i più piccoli fa sollevare una serie di domande a cui abbiamo pensato di dare una risposta.

L’Associazione AMI ha chiesto al Presidente dell’Associazione degli Avvocati Matrimonialisti della Toscana Avv. Prof. Gianni Baldini alcune precisazioni:

Chi decide se un minore deve essere vaccinato? se disaccordo tra i genitori decide il Giudice

Innanzitutto occorre preliminarmente precisare che si tratta di una facoltà e non di un obbligo con la conseguenza che la scelta è rimessa all’autonomia individuale e familiare. Di regola la scelta di vaccinare un minore deve avere il consenso di entrambi i genitori. Infatti si tratta di una decisione che attiene la salute del figlio, di natura non ordinaria e come tale deve essere esercitata congiuntamente da coloro che esercitano la responsabilità genitoriale. Questo vale sia per le famiglie nelle quali i genitori sia coniugati, conviventi o legalmente separati o divorziati. In caso di assenza dei genitori dovrà essere nominato un tutore che assumerà nell’interesse del figlio questa decisione.

Ma il minore non ha voce in capitolo nella scelta?

Naturalmente, trattandosi di trattamento sanitario non ci si dovrà limitare a seguire il principio di assecondare ‘le inclinazioni/aspirazioni del figlio’ ma si dovrà assumere un consenso informato vero e proprio in cui il destinatario della prestazione dovrà partecipare, in linea di principio alla decisione.

Il grado di coinvolgimento nella decisione e il valore dell’opinione espressa dal minore varierà in dipendenza dell’età dello stesso e del suo ‘effettivo grado di discernimento’. 

In linea di massima, applicando le regole generali contenute nelle carte internazionali (a partire dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciulli del 1989 della Convenzione di Strasburgo del 1997 sui diritti del fanciullo fino a proseguire con la Costituzione Europea 24 e oggi espressamente il Reg. UE 219/1111) a partire dagli anni 12 il minore dovrà essere comunque ascoltato. Questo diritto spetta anche ai minori di età inferiore che abbiano capacità di discernimento, nelle procedure che li riguardano, al fine di arrivare ad individuare il provvedimento più idoneo in ossequio al principio del “ best interest of the child”.

Detto ciò, sul piano pratico il modulo di consenso informato da consegnare al medico dovrà essere sottoscritto dai genitori auspicabilmente in presenza del figlio che non dovrà opporvisi.

In caso di contrasto tra genitori e figli ovvero tra i due genitori rispetto alla facoltà di vaccinare il figlio che succede?

In tutte le ipotesi di contrasto, sia tra genitori (uno favorevole l’altro contrario) che con il figlio il conflitto se non riesce a comporsi all’interno della famiglia deve essere risolto con Ricorso al Tribunale per i Minorenni. Da valutare altrimenti il ricorso al Tribunale ordinario, anche ex art 709 ter cpc quando i genitori sono separati/divorziati e anche quando è pendente il relativo giudizio (giudice Tutelare o Giudice della separazione).

…e quando è il minore a volersi vaccinare e i genitori non sono d’accordo, che succede?

La questione è complessa perché il nostro ordinamento, a differenza di altri , non dispone di strumenti di tutela giuridica direttamente azionabili dal minore. 

Il tema oltretutto è particolarmente delicato posto che gli adolescenti, sono quelli che hanno patito più di tutti, in questo anno e mezzo di pandemia, le limitazioni connesse alla salvaguardia della salute della collettività. In particolare i ragazzi, difformemente da noi adulti che abbiamo raggiunto maturità e stabilità di vita, hanno saltato un passaggio essenziale della loro crescita perché è stata negata la socialità e la condivisione che sono aspetti fondamentali ed indispensabili per un armonico sviluppo psichico della loro personalità in formazione. Dunque per gli adolescenti la vaccinazione rappresenta non solo la possibilità di recupero della propria normalità (incontrasi con gli altri e socializzare per gioco, studio, svago o viaggio che sia)  ma anche un gesto di responsabilità sociale.

E quindi che cosa deve fare il giovane che vuole vaccinarsi contro la volontà dei genitori? 

In assenza di strumenti diretti direi che la miglior strada sarebbe quella dell’istituto scolastico o altra istituzione vicina al minore che potrebbe attivare il Servizio sociale territoriale affinchè avvii un ricorso innanzi al Tribunale competente. Analogamente la procedura potrebbe essere attivata rivolgendosi al Garante dell’infanzia e dell’adolescenza. Un’altra modalità potrebbe essere quella di recarsi presso l’Ufficio Interventi Civili della Procura minorile che, in un verbale di ascolto, cristallizza la  volontà del minore consentendo alla Procura minorile di chiedere l’apertura di un procedimento presso il Tribunale per i Minorenni che, a sua volta, nominerà un curatore speciale che sosterrà l’istanza del minore contro i genitori. Per quanto il percorso possa sembrare lineare, rivolgersi ad una Procura è sicuramente complesso per un ragazzino.

In tutti i casi solo il giudice potrà dirimere il conflitto.

E quale è l’orientamento dei giudici?

L’orientamento della giurisprudenza in punto di vaccinazione (obbligatorie o non) è nel senso che ove vi sia un concreto pericolo per la vita o la salute del minore (per la gravità e la diffusione del virus) e vi siano dati scientifici univoci e concordati che quel determinato trattamento sanitario risulta efficace il giudice potrà “sospendere” momentaneamente la capacità del genitore contrario al vaccino. E ciò vale a prescindere dal fatto che madre e padre stiano insieme o siano separati/divorziati. In altre parole, il giudice ritiene più corretta la scelta del genitore conforme alla legge e all’opinione scientifica “largamente dominante” (cfr tra le altre Trib Milano 17.10.2018; C Appello Napoli 30.08.17; Trib Roma 16 febbraio 2017).

Se questo orientamento verrà mantenuto anche per la vicenda Covid Sars 19 pare proprio che ci siano pochi spazi per ritenere che una posizione novax del genitore (contro la volontà dell’altro o del figlio) possa risultare accoglibile da parte dei giudici.

4106.- Austerity, Cina e Russia. La Palombara spiega il patto Draghi-Biden

Mettere un freno alle mire egemoniche di Russia e Cina in Mediterraneo, dovrebbe ridurre l’importanza assunta dalla Turchia in Libia. E questo, a nostro avviso, è il miglior risultato che Mario Draghi può ottenere dagli USA di Biden.

Di Joseph La Palombara | 27/06/2021 | Formiche.net

Austerity, Cina e Russia. La Palombara spiega il patto Draghi-Biden

Una grande opportunità, qualche errore da evitare. La visita di Blinken in Italia è un’occasione per scrivere il nuovo manifesto atlantista di Draghi. Con gli Usa di Biden un patto anti-austerity in Europa e un freno alle mire di Russia e Cina, nel Mediterraneo niente velleità. Occhio al Vaticano…L’analisi di Joseph La Palombara, politologo, professore emerito di Yale

Le circostanze internazionali hanno portato il segretario di Stato americano Antony Blinken a trascorrere tre giorni in Italia. Gli incontri in programma, uno dei quali in Vaticano, offrono in teoria all’Italia una chance non comune per cementare le relazioni fra Washington DC e Roma. Come dovrebbe muoversi il governo italiano e quali errori dovrebbe evitare?

Prima di tutto, l’Italia dovrebbe chiarire che il cosiddetto “nuovo atlantismo” implica che le politiche occidentali nel Mediterraneo non si muoveranno al di fuori del perimetro delle democrazie che formano la comunità atlantica. Negli incontri con Blinken il governo Draghi farebbe cosa buona a dimostrare che, a differenza delle buffonate (pesante giudizio. ndr) della precedente amministrazione americana, apprezza il nuovo corso della politica estera americana nei confronti di Roma e del resto dell’Europa.

L’Italia dovrebbe inoltre evitare di suggerire di voler giocare un ruolo da protagonista solitaria nel Mediterraneo. È quello che un tempo, logicamente, cercava di fare Giulio Andreotti. C’erano allora, come ci sono ancora oggi, ragioni convincenti per mettere in campo una politica di questo genere. Ma sappiamo come è finita: la postura della politica estera italiana, e l’amicizia dei governi Andreotti con alcuni leader del mondo arabo, hanno irritato non poco gli alleati a Washington DC.

Draghi potrebbe muoversi diversamente. Assicurando a Blinken che il nuovo atlantismo si giocherà in una dimensione europea, e che l’Ue nel suo complesso prenderà tutte le misure necessarie per disinnescare il disegno di Russia e Turchia per esercitare un’influenza egemonica nel Mediterraneo. È importante far capire agli Stati Uniti che potranno contare sull’Italia qualora questo aspetto dovesse tornare in cima all’agenda.

A questo problema è legato a doppio filo un secondo: la consapevolezza italiana della postura aggressiva cinese e di una avanzata di Pechino che ha scopi tutt’altro che economici. Negli incontri fra Blinken e il governo italiano è bene che sia spazzato ogni residuo dubbio, e che sia chiarito come l’Italia sia a conoscenza delle intenzioni cinesi, e come voglia collaborare con gli Stati Uniti e con la Nato per mantenere la presenza cinese nel Mediterraneo a livelli accettabili e politicamente sostenibili.

Al centro della visita di Blinken ci sono poi le preoccupazioni degli Stati Uniti sui rapporti fra il Vaticano e la Cina. Per Pechino le relazioni con la Santa Sede hanno enormi implicazioni sul fronte politico, economico e religioso. Per questo suscitano tante incomprensioni negli Stati Uniti di Joe Biden che, lo sa bene il governo Draghi, continueranno a manifestare le loro perplessità sull’accordo e il suo impatto sui diritti umani come faceva prima l’amministrazione Trump. L’Italia dovrebbe tenersi pronta a un’ipotesi non remota: criticare, o prendere le distanze, dalle posizioni della Chiesa, o di una sua parte.

Non solo quando si parla di Cina. Blinken rappresenta un’amministrazione guidata da Biden, il secondo presidente cattolico della storia americana dopo John Fitzgerald Kennedy. Sarebbe saggio per l’Italia far trasparire i suoi dubbi sulle recenti dichiarazioni dei vescovi americani, che hanno minacciato di negare la comunione a un presidente americano per aver avallato politiche pro-aborto.

Concludo con un punto finale su cui, credo, i governi italiano e americano possono trovare un’intesa importante. Gli sforzi di Francia e Germania per dettare le regole in Ue iniziano a non sortire gli effetti di un tempo. Complici le elezioni tedesche in programma il prossimo autunno, e ovviamente il progressivo abbandono da parte di Angela Merkel del ruolo di leader che ha sempre ricoperto in Europa.

Non sappiamo ancora quanto il futuro della Germania sarà pro-austerity e contro le politiche di spesa pubblica. Sappiamo però che sia Draghi che Biden sono “grandi spenditori”: in questi incontri con Blinken l’Italia ha l’opportunità di ribadire il suo sostegno alle politiche espansive per fare i conti con la crisi economica. Questa consapevolezza, e una ferma opposizione alle mire egemoniche di Russia e Cina, dovrebbero costituire i pilastri del nuovo atlantismo italiano.