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1905.- Così Facebook traccia anche chi non è iscritto. E registra cosa facciamo col mouse

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Mark Zuckerberg

Dal Sole 24 Ore. Durante i due giorni in cui Zuckerberg si è sottoposto al fuoco (poco nemico) del congresso statunitense, le questioni rimaste irrisolte erano diverse. In più di una circostanza il Ceo di Facebook aveva promesso ai legislatori di fornire risposte più esaurienti dopo alcune verifiche su certi temi.

Adesso quelle risposte sono arrivate, e sono contenute in un lungo incartamento che da Facebook hanno fatto recapitare a Capitol Hill. 454 pagine nelle quali da Menlo Park risponde a più di duemila domande riguardanti politiche sui dati degli utenti, privacy e sicurezza, alternando argomentazioni più o meno soddisfacenti a repliche del tutto insufficienti.

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La prima impressione, sfogliando il report firmato da Facebook, è che la strategia del social network sia stata quella di attenersi molto ai suoi termini di servizio e agli standard della comunità, fornendo un banale “copia-incolla” delle policy rintracciabili sul sito. In ben 224 casi, inoltre, Facebook ha risposto con un rimando a risposte date in precedenza. Segnali lampanti di quanto, questo incartamento, seppur così consistente, entra poco in profondità. Sui temi riguardanti il modello di business della società, l’eventuale condizionamento delle elezioni americane, la gestione dei dati degli utenti, l’impressione è che si rimanga nello stagno di qualche mese fa.

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I dati dei non utenti
Fra i punti caldi delle 454 pagine inviate da Facebook al Senato Usa, uno dei passaggi più interessanti riguarda il trattamento dei dati dei non utenti. Sì, proprio così: i non utenti, cioè chi naviga su Internet ma non ha un account di Facebook. La società di Menlo Park ha ammesso di raccogliere anche questi dati. E lo fa grazie alla presenza dei suoi tasti (like, commenta ecc.) presenti sui siti di mezzo mondo: «Quando le persone – scrivono da Facebook – visitano app o siti web che dispongono delle nostre tecnologie, ad esempio il pulsante “Mi piace” o “Commenta”, i nostri server registrano automaticamente che un determinato dispositivo e un utente abbia visitato il sito o l’app».

L’ALLEGATO
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E secondo Facebook questa è una «funzione intrinseca della progettazione di Internet». Ma la società di Menlo Park ha fatto sapere che registra anche «qualsiasi informazione aggiuntiva che l’editore dell’app o del sito web scelga di condividere con Facebook sulle attività della persona su quel sito (come ad esempio il fatto che sia stato effettuato un acquisto sul sito)». Una risposta che dice chiaramente una cosa: se avete acquistato un regolabarba su Internet, è molto probabile che Facebook lo sappia. Anche se non siete iscritti a Facebook.

IL MONOPOLIO
Per quanto riguarda lo status di monopolio di Facebook, il senatore Amy Klobuchar era stato particolarmente incalzante. E aveva posto a Zuckerberg una domanda molto articolata: «Con oltre due miliardi di utenti attivi mensilmente, Facebook è di gran lunga la più grande piattaforma di social networking su Internet. Alcuni hanno definito Facebook un monopolio e hanno affermato che Facebook non ha una vera concorrenza: se un utente di Facebook che vive negli Stati Uniti desidera passare a un’altra piattaforma di social networking online, quali sono le prime dieci piattaforme alternative disponibili?».

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L’ufficio legale di Menlo Park ha risposto che «nella Silicon Valley e in tutto il mondo, nuove applicazioni social stanno emergendo in continuazione», tirando in ballo Snapchat, DailyMotion e Pinterest.
Traccia ogni mossa del mouse
Tra le altre risposte fornite, anche quella relativa al tracciamento del comportamento dell’utente. Fra i dati che la piattaforma di Zuckerberg raccoglie, infatti, ci sono anche le operazioni che si fanno on line e i comportamenti che si tengono davanti allo schermo. Facebook ha ammesso di tener traccia di particolari come: «se una finestra è in primo piano o in secondo piano, o movimenti del mouse (che possono aiutare a distinguere gli esseri umani da bot)». Vengono monitorati anche i segnali, le impostazioni e gli “identificatori univoci” del dispositivo.