Archivio mensile:aprile 2022

5088.- Guerra in Ucraina, ultime notizie: Lavrov detta le condizioni per la pace

…ma Biden vuole la guerra!.. in Europa, fra le case degli europei. Sta  facendo di tutto per impedire l’accordo fra Mosca e Kiev. Quanto ci deve costare la riconquista del ruolo di prima potenza mondiale degli Stati Uniti? Se, poi, ci riusciranno, perché a pagare deve essere l’Europa? Bruxelles tace e Roma tace.

Il responsabile Esteri di Mosca cita la revoca delle sanzioni. Ma poi torna ad attaccare l’Occidente: sta  facendo di tutto per impedire un accordo con Kiev.

Da Quotidiano Nazionale, 30 aprile 2022

Guerra in Ucraina, il giorno 66. L’esercito di Putin aumenta la sua pressione ad est, nella regione di Kharkiv, rallentando l’avanzata nel Donbass, mentre continua la resistenza ucraina nell’acciaieria Azovstal di Mariupol, dove è in corso un tentativo di evacuazione dei civili, tra cui 600 feriti.  E il ministro degli Esteri, Lavrov, detta le condizioni per la pace. Citando la revoca delle sanzioni.

Diplomazia ko

Sulla diplomazia è stallo, anzi le dichiarazioni sono incendiarie. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov torna ad attaccare i paesi della Nato. “Stanno facendo di tutto per impedire il completamento dell’operazione speciale russa in Ucraina mediante accordi politici”, ha dichiarato Lavrov in una intervista all’agenzia di stampa Xinhua, ripresa dalla Tass. “Stiamo assistendo alla manifestazione del classico doppio standard e dell’ipocrisia dell’establishment occidentale in questo momento. Esprimendo pubblicamente sostegno al regime di Kiev, i paesi della Nato stanno facendo di tutto per impedire il completamento dell’operazione attraverso il raggiungimento di accordi politici”, ha insistito. Lavrov ha poi dichiarato che circa 16.000 cittadini di Paesi terzi, compreso il personale delle missioni Onu e Osce, hanno chiesto aiuto alla Russia per l’evacuazione dall’inizio dell’operazione militare. 
Mentre l’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov, bolla come  “offensive e inaccettabili” le dichiarazioni del portavoce del Pentagono, John Kirby, che ieri ha parlato di “brutalità più depravata” a proposito delle azioni russe in Ucraina. 

La distruzione nella città martire di Mariupol
La distruzione nella città martire di Mariupol

“Revoca delle sanzioni”

La revoca delle sanzioni imposte alla Russia fa parte dei negoziati di pace tra Mosca e Ucraina, che “non stanno andando bene” ma continuano in videoconferenza su base giornaliera, ha poi aggiunto Lavrov. Kiev ha avvertito venerdì che i colloqui per porre fine all’invasione russa, giunta al terzo mese, sono a rischio fallimento. “Attualmente, le delegazioni russa e ucraina stanno discutendo quotidianamente in videoconferenza una bozza di un eventuale trattato”, ha spiegato Lavrov. “Questo documento dovrebbe fissare elementi dello stato di cose postbellico come la neutralità permanente, lo status non nucleare, smilitarizzato e non Nato dell’
Ucraina , nonché le garanzie della sua sicurezza”, ha aggiunto. Secondo Lavrov, “l’agenda dei colloqui comprende anche le questioni della denazificazione, il riconoscimento di nuove realtà geopolitiche, la revoca delle sanzioni, lo status della lingua russa e altro”.

Dal campo di battaglia

A Kharkiv l’esercito ucraino annuncia alcune vittorie “tattiche” tra cui la liberazione di un villaggio dei dintorni, mentre non esita a definire la situazione all’acciaieria “peggio di una catastrofe umanitaria”. Violente esplosioni sono state udite durante la notte nella seconda città più grande del Paese, martellata da settimane dall’artiglieria russa. Ieri, secondo l’amministrazione militare regionale, i bombardamenti a Kharkiv hanno provocato almeno un morto e diversi feriti. Zelensky ammette che qui la situazione al momento è “difficile”. Zelensky si dice ancora pronto a parlare con Vladimir Putin nonostante le atrocità compiute dai russi a Bucha, Mariupol e in altre città. Parlando ai media polacchi precisa, però, che il rischio che i negoziati con Mosca falliscano è “alto”.  

Caso G20

Si è aperto intanto un caso G20: l’Indonesia, che lo ospiterà a novembre, ha ufficializzato l’invito alla Russia e all’Ucraina, suscitando la reazione della Casa Bianca, nonostante lo stesso Cremlino non abbia ancora deciso se Putin parteciperà all’appuntamento e se in presenza. Gli Usa accusano il presidente russo di “depravazione” e chiedono all’Indonesia che sia escluso dall’incontro. 

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Putin porge la mano, ma non disarma

Giorno 65 della guerra in Ucraina. Per la prima volta l’esercito russo ha utilizzato un sottomarino per lanciare missili verso obiettivi militari ucraini. Lo ha affermato il ministero della Difesa russo. “L’equipaggio di un sottomarino della flotta del Mar Nero ha sparato una salva con missili da crociera Kalibr su obiettivi di terra precedentemente identificati dal Mar Nero”, riferisce il ministero. Finora aveva riferito solo di operazioni condotte con fregate, aerei e sistemi missilistici, compresi quelli a terra. 

Il missile russo lanciato da un sottomarino (Ansa)
Il missile russo lanciato da un sottomarino (Ansa)

Di ieri l’avvertimento dell’intelligence britannica: “Nonostante le imbarazzanti perdite della nave da sbarco Saratov e dell’incrociatore lanciamissili Moskva, la flotta russa sul Mar Nero mantiene la capacità di colpire obiettivi in Ucraina e sulla costa“. Attualmente nel nella zona operativa del Mar Nero – evidenziavano gli 007 – ci sono circa 20 imbarcazioni della Marina russa, compresi sottomarini. Lo Stretto del Bosforo – veniva aggiunto – resta chiuso a tutte le navi da guerra non turche, rendendo alla Russia impossibile rimpiazzare la perdita dell’incrociatore Moskva nel Mar Nero.

5087.- L’art. 49 e la crisi della partecipazione alla politica

Art. 49. Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

I requisiti che deve avere il cd. metodo democratico dell’art.49, visto, però, dal profilo“interno”

Di Mario Donnini, 28 aprile 2022, aggiornato 30 aprile 2022.

I Padri Costituenti provenienti dai sei partiti che si attribuirono la liberazione dell’Italia ebbero ad affrontare una contraddizione: da una parte il divieto di ricostituzione del partito unico, violento e, dall’altra, la coesistenza con il partito comunista, sicuramente violento e tendente nuovamente all’unicum. Quest’ultimo fu contrario a costituzionalizzare una disciplina del partito politico che mirasse a controllarne l’autonomia e la trasparenza. Così, sommariamente, abbiamo introdotto il motivo per cui l’Art. 49 della Costituzione, nel disciplinare le associazioni partitiche, come espressione distinta da quelle in generale dell’Art. 18 (Libertà di associazione), non sia stato sorretto da una serie di principi come già in Aristotele erano configurati, anzitutto, l’Alternanza.  Infatti, Aristotele non avrebbe accettato le attuali leadership e anteponeva il principio della rotazione delle cariche contro il principio della qualità dei governanti; ma quale qualità? Nella Prima Repubblica c’era qualità, ma in questa Seconda… L’unica regola citata nell’Art. 49 è che i partiti, attraverso i quali i cittadini possono partecipare alla formazione della politica nazionale, è che si strutturino e agiscano “ con metodo democratico.

Ecco che:

Il modello dell’Art. 49 potrebbe essere ripensato, sopratutto se abbiamo riguardo agli aspetti del finanziamento dei partiti, aspetti che hanno monopolizzato ogni tentativo di riforma. Il modello dell’Art. 49 deve essere ripensato perché non ha tenuto in debito conto i costi della partecipazione alla politica, che gravano sui partiti e sui movimenti politici, più che su ogni associazione ex Art. 18. Ma, non si restringa il problema ad un controllo meramente contabile. Apparentemente, l’espressione “con metodo democratico” ha di mira la garanzia della democrazia interna, quindi dell’organizzazione della partecipazione, fino alla formazione delle candidature. Ecco che, tra i vincoli della democrazia interna e le forme di finanziamento è difficile, se non impossibile, trovare un equilibrio. L’evoluzione o l’involuzione del modello partitico nasce da qui e ha permeato di sé il modello democratico, sovrapponendosi fino a lasciare in disparte il Parlamento e producendo i partiti leadership di oggi, nei quali il partito segue le alterne fortune del leader e questo ne sovrasta l’idea. Sappiamo anche che l’idea alla base di un partito è difficilmente corruttibile, mentre una leadership lo è.

In realtà, l’Art. 49 ha assegnato ai partiti una ben precisa funzione costituzionale, seconda solo a quella del principio lavoristico, ma non ha disciplinato a sufficienza i requisiti e i principi di democrazia interna. Avreste mai pensato che i partiti e le istituzioni che giurano sulla Costituzione avrebbero tollerato un governo che violasse il sacramento del Lavoro? Il lavoro come ascensore sociale “era” il principio cardine, non riconducibile a una cessione di sovranità ex Art. 11, ma, qui, l’ignoranza degli eletti in materia costituzionale ha avuto la sua vittima. Citiamo, come esempio, l’introduzione del ‘pareggio’ di bilancio nella Costituzione con la legge costituzionale n. 1/2012 (votata quasi all’unanimità) e, in particolare, con il novellato Art. 81, il quale stabilisce che lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle diverse fasi – avverse o favorevoli – del ciclo economico; un vincolo, quindi (sollecitato da Mario Draghi, allora Governatore della Banca d’Italia), con il quale le politiche di investimento e fiscali devono fare i conti e che non è stato accompagnato da politiche finanziarie adeguate. Era uno dei parametri fissati all’interno del Patto di bilancio europeo e qualunque rivisitazione della Costituzione deve fare i conti con il diritto dell’Unione e, almeno riguardo ai princìpi fondamentali, anche, viceversa. Citiamo anche, come violazione del principio lavoristico, l’inadempienza per i lavoratori all’obbligo vaccinale che comporta la sospensione dal posto di lavoro  senza retribuzione, malgrado i vaccini non abbiano superato le fasi sperimentali e comportino rischi non indifferenti. 

Ripensare il modello dell’Art. 49 significa decidere se la regolamentazione da adottare debba essere oggetto di una riforma costituzionale o possa essere introdotta con una legge ordinaria. L’altezza della funzione cui sono chiamati i partiti, vorrebbe che la riforma godesse di stabilità, quindi, che si attuasse attraverso il procedimento dell’Art. 138; ma c’è di più. La società sta cambiando, la politica sta cambiando. Non si parla più di mondo libero, l’Unione europea, cui, ancora giovani, affidavamo il futuro, ha rifiutato le radici cristiane. Il Trattato di Lisbona tutela i lavoratori, ma prima di loro, la competitività dell’Unione sui mercati mondiali. Vediamo gli Stati Uniti, avviati verso il crepuscolo, favorire una ennesima guerra europea, forse, anche mondiale. In politica è stata superata la contrapposizione fra destra e sinistra e la militanza non è più considerata partecipazione attiva alla definizione del bene comune, proprio della nostra comunità politica, che si diparte dalla famiglia; ma è una mobilitazione dell’individuo che si propone in un sistema valoriale di matrice finanziaria. I mutamenti in atto non trovano corrispondenza nella politica, meno che mai in quella che si appella di sinistra e i cittadini, quando chiamati al voto, non sanno per cosa voteranno. Vacillano, perciò, i pilastri della società, la famiglia, la dignità della persona umana, la libertà, addirittura il diritto alla vita. Per qualcuno, il liberismo economico rappresenta una forma di governabilità molto meno normativa, ma più autoritaria rispetto alla sinistra socialista e comunista. Abbiamo visto le nostre certezze, i principi della Costituzione violati con il favore delle istituzioni. Tanti i principi, ma poche le tutele. Quale che sia il sistema che prevarrà fra il mercato e la cristianità, la competizione richiede un modello di legge elettorale che si coniughi con l’impianto costituzionale, lasciando o costringendo gli italiani a decidere quale sarà il loro futuro e questo non può aversi con i voti dei fantasmi del maggioritario; può aversi, invece, con il metodo proporzionale, costituzionalizzato perché non cambi ad ogni legislatura. La serie dei Mattarellum, Rosatellum, Porcellum non deve ripetersi.

Nella regolamentazione che scaturirà dalla riforma devono trovare campo, certamente, le forme di finanziamento; ma deve esserci spazio che basti per le forme di partecipazione politica individuale degli iscritti, per le forme di organizzazione interna e di governo dei vari livelli. Non è sufficiente guardare alla selezione delle candidature all’interno delle formazioni politiche. Questa è una questione fra le più delicate, perché chiama in causa i profili essenziali che l’art.49 non indica, ma presuppone. Parliamo del concorso esterno dei partiti, della effettiva possibilità di partecipazione degli iscritti e della trasparenza interna. Qui, non ci aiuta il modello delle leadership, che tende a riproporsi e si ripropone ad ogni livello. Le modalità di scelta delle candidature e le eventuali elezioni primarie devono, certo, tenere in conto le esperienze politiche ma la meritorietà, prima che la disponibilità e favorire la propositività, prima che la soggezione alle leadership il dibattito deve coinvolgere perché il partito sia vivo. La forza delle idee non teme il dibattito e questo attrae. L’imponenza dell’assenteismo ci dice che si deve fare di più e meglio. Dovremmo parlare anche del mercato dei voti, ma, qui, è necessario incentivare la formazione politica dei cittadini e i partiti hanno le risorse per farlo e già lo fanno, poco, ma lo fanno.

Le forme di controllo di tutto questo, non possono essere solamente di natura contabile. Per esempio, i controlli sulla trasparenza nelle nomine, sono importanti quanto la garanzia della necessaria autonomia e bene sarebbe che ad occuparsi dei controlli fossero apposite sezioni, istituende, dei tribunali. Ma tribunali di una novella magistratura autonoma e indipendente, estranea alla politica. E viene a mente la figura del Capo dello Stato e presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, che non l’ha sciolto e, invece, doveva*. È importante che, specificato questo “metodo democratico”, i partiti obbediscano a modelli che favoriscono il raggiungimento dei fini associativi, ma è molto più importante il come. Dai partiti, al Parlamento, al potere legislativo: Ora che l’82% delle leggi proviene dall’Unione europea, fatta la riforma, sarà opportuna una maggiore colleganza fra partiti nazionali ed europei.

Mario Donnini

  • art. 31, LEGGE 24 marzo 1958, n. 195 (in Gazz. Uff., 27 marzo, n. 75). – Norme sulla Costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della Magistratura. 

5086.- Ucraina, è già tardi

Questa guerra è contro di noi!

La torretta del Leopard 1A5 ha una corazza composita piuttosto impressionante all’esterno. Li avessimo dati a Haftar, avremmo petrolio a sufficienza e la Libia sarebbe in pace.

I governi europei e, per l’Italia, anche quelli solo aspiranti, tutti a rimorchio di Washington per il suicidio dell’Europa. Ogni arma che prende la via dell’Ucraina allontana la pace: e, pazienza, ma avvicina la guerra mondiale. Questo risultato è stato possibile perché la cosca del Delaware ha piazzato uomini suoi a capo di ogni stato e chiunque voglia governare al posto loro deve adeguarsi. Certamente, uomini come Alcide De Gasperi, Aldo Moro, Jean Monnet, Robert Schuman, Joseph Bech, Paul-Henri Spaak e non dimentico Bettino Craxi, non avrebbero consentito agli americani e ai russi di azzuffarsi fra le case degli europei. L’ipocrisia di Washington fa il resto e vediamo i droni Global Hawk di Sigonella che osservano e dirigono le operazioni del Mar Nero, missili Javelin e Stinger passare a migliaia la frontiera fra la Polonia e l’Ucraina. Zelensky ha più carri armati oggi di quanti ne avesse il 24 febbraio. Per lui, hanno rastrellato i “T-72” delle nazioni NATO ex Unione Sovietica; i canadesi stanno trasferendogli i loro “Leopard 2A6M” (scatole di ferro soffocanti con un grande motore dentro. Ricordo che uno, con un ciccione roseo in torretta, mi superò a 80 all’ora, su una strada del kosovo) e la Germania  ha dichiarato che finanzierà gli acquisti di armi dell’Ucraina presso l’industria bellica tedesca. Intanto, si prepara a consegnargli 30 carri armati antiaerei Gepard e si prevede anche la consegna di altri 88 Leopard 1A5”, di cannoni semoventi e di Marder (*). Il governo tedesco sa che le sue pianure saranno campi di battaglia e ondeggia fra il no alle sanzioni sull’energia e la fornitura di armi, con gaudio della Krauss-Maffei Wegmann (KMW). Per ogni arma che prende la via dell’Ucraina, vedo una casa distrutta, corpi squarciati, sangue e schifo per questa umanità. Se la germania ondeggia, l’Italia, tira dritto, muso a culo con gli Stati Uniti. Mario Draghi vuole il segretariato della NATO e la pulzella che, sembra, lo sostituirà – ha avuto luce verde a Washington – e non sarà da meno. Tutto quel poco che abbiamo è al fronte, o ai fronti e manca solo e mancherà, la dichiarazione di guerra; ma, in fatto di “cerchiobottismo” non ci frega nessuno.

Di Mario Donnini

(*) Svizzera permettendo la vendita delle munizioni del Marder 1A5. La notizia è arrivata dall’agenzia di stampa tedesca dpa, mentre, tra i quotidiani, il primo è stato il “Süddeutsche Zeitung”.

Ucraina, fermarsi prima che sia troppo tardi

  • Da La Nuova Bussola Quotidiana, di Riccardo Cascioli, 27-04-2022

Ancora più armi all’Ucraina, ancora benzina sul fuoco della guerra, mentre la Russia avverte del rischio di Terza guerra mondiale. Tutti sono esaltati per la guerra, parlare di negoziati e di pace è diventato tabù. Un’alternativa è possibile, ma ci deve essere la volontà, e anche il governo ucraino deve fare la sua parte.

Più armi e in tempi più rapidi per l’Ucraina. Questo è in sintesi quanto emerso dall’incontro dei rappresentanti di 40 paesi che ieri si sono ritrovati nella base americana di Ramstein, nel sud ovest della Germania. E proprio la Germania ha segnato per l’occasione una svolta nella sua politica, annunciando l’invio di 50 carrarmati anti-aereo all’Ucraina. Il tutto mentre il governo britannico afferma sia lecito per le forze ucraine colpire sul territorio russo con le armi fornite dal Regno Unito, dopo che il ministro degli Esteri russo Lavrov aveva avvertito di un rischio Terza guerra mondiale. E poi, come risposta al governo britannico, quello russo ha detto che allora, con lo stesso ragionamento la Russia è legittimata a colpire i paesi Nato.

Dunque, tutto parla di guerra, di ancora più guerra, si continua a gettare benzina sul fuoco, nessuno sembra veramente intenzionato a trovare a questo conflitto una soluzione che non sia militare. Le immagini della popolazione ucraina che soffre e paga per questa guerra sembrano funzionali soltanto a far crescere il consenso attorno alla decisione dei governi europei di fiancheggiare il governo ucraino contro quello russo. La sensazione molto concreta è che in realtà della popolazione ucraina non importi veramente nulla né a Bruxelles né a Washington e neanche a Kiev, oltre che a Mosca.

Lo dimostra l’atteggiamento verso i profughi usciti dall’Ucraina che, secondo l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, sono arrivati alla cifra di 5 milioni e 200mila (il 13% dell’intera popolazione ucraina, e potrebbero diventare oltre 8 milioni). Ebbene, il carico di questa massa umana pesa quasi esclusivamente sui paesi confinanti dell’Ucraina, Polonia in testa, che ne sta ospitando circa 3 milioni. Altro mezzo milione sono in Ungheria, 800mila in Romania, e così via. Ebbene, il presidente ucraino Zelensky non fa mai appelli per loro o ringrazia i paesi che si stanno prodigando per aiutarli; e da Bruxelles non solo non arrivano aiuti a questi paesi ma addirittura si fa di tutto per bastonare economicamente Polonia e Ungheria, per i ben noti motivi ideologici (peraltro il patriottismo esaltato per l’Ucraina, diventa invece una minaccia se accostato a Polonia e Ungheria).

In ogni caso l’aspetto più grave e preoccupante, come abbiamo già avuto modo di scrivere, è proprio nella mancanza di soggetti che abbiano la volontà e la capacità di trovare una strada che porti alla fine immediata del conflitto. Sia tra le parti direttamente coinvolte, sia tra i Paesi che in un modo o nell’altro sono interessati. Sono già due mesi di combattimenti, di distruzione, di morte, di violenze e la prospettiva è che continui ancora a lungo, con il rischio di un allargamento anche del campo di battaglia. Infatti dovrebbe essere ormai evidente che la guerra non è una questione tra Russia e Ucraina, ma piuttosto tra Russia e Nato (USA in testa) che si giocano la partita geopolitica sul terreno dell’Ucraina (per il momento).

È necessario invertire decisamente la rotta prima che sia troppo tardi. Per arrivare a un negoziato ci sono dei passi preliminari che vanno fatti, posizioni che vanno espresse pubblicamente. Intanto dare cittadinanza alle ragioni dell’avversario, che non significa giustificare, ma semplicemente capire cosa voglia e quindi individuare dove ci si possa venire incontro, il punto di composizione dei diversi interessi. Negare che l’Ucraina sia una nazione e abbia diritto a uno Stato sovrano, da una parte, e la censura di qualsiasi posizione che non sia “Putin criminale” dall’altra, significa volere che il dialogo non abbia neanche inizio.

Poi devono essere anche chiari gli obiettivi che ci si prefigge. Come si può trovare un punto d’incontro se non è chiaro verso quale obiettivo mi muovo? Alcune sere fa, intervenendo alla trasmissione Otto e mezzo su La7, il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, diceva giustamente che non sappiamo ancora l’obiettivo del governo ucraino, cosa veramente voglia. Le intenzioni della Russia sono dichiarate fin dall’inizio: l’obiettivo politico, il cambio di governo a Kiev, sembra ormai tramontato; così pure sarà problematico rompere il legame dell’Ucraina – o di quel che ne resterà – con gli Stati Uniti; ma l’obiettivo militare è chiaramente quello di prendere il controllo del Donbass e della striscia di terreno che lo legherebbe alla Crimea, anche se non è escluso un ulteriore interesse a occupare la striscia a sud dell’Ucraina per congiungersi alla Transnistria, area russofona della Moldavia dove già in queste ore è salito l’allarme.

Ma Kiev? Cosa si prefigge a questo punto? Si parla tanto di possibile sconfitta della Russia, ma come si dovrebbe tradurre concretamente? La risposta è importante, diceva giustamente Caracciolo, perché l’Unione Europea e la Nato sostengono Kiev ed è importante sapere quale sia l’obiettivo, abbiamo il diritto di sapere almeno per cosa si combatte e per cosa si inviano armi. Gli Stati Uniti in qualche modo hanno già detto la loro: far durare la guerra più a lungo possibile per indebolire Putin (anche per la Russia l’idea di un regime change immediato sembra fuori dalla realtà). Obiettivo discutibile visto che a pagare gli interessi di Washington è la popolazione ucraina e anche l’Europa.

Ma a un certo punto, che sia domani o tra un anno, si dovrà mettere la parola fine, si dovrà sedersi a un tavolo. E quindi, qual è il reale obiettivo di Kiev? Riprendere il controllo della Crimea e del Donbass? Impensabile guardando alle forze in campo, a meno che non si voglia scatenare davvero la Terza guerra mondiale, uno scontro diretto tra Russia e Nato.
Accettare che Crimea e Donbass passino definitivamente sotto il controllo russo, una partizione che crei due Ucraine? Ma allora, sorge la domanda, non si poteva e doveva evitare questo disastro? In ogni caso una risposta è necessaria, questo continuo ritornello urlato a destra e a manca “Armi, armi, armi”, è irritante oltre che fortemente sospetto.

5085.- Miocarditi in aumento su giovani e maschi vaccinati mRNA

Da La Nuova Bussola Quotidiana, 26-04-2022

Lo studio nordeuropeo pubblicato su JAMA Cardiology riporta un incremento significativo delle miocarditi post vaccino mRNA soprattutto nei giovani di sesso maschile di età compresa fra 16 e 24 anni. Nel vaccino Moderna più casi rispetto a Pfizer perché l’mRNA messaggero è maggiormente concentrato. Questi dati confermano i casi di miocardite giovanile negli atleti e impongono la somministrazione dei vaccini conoscendo la storia del paziente e sottoponendolo prima ad alcune valutazioni cliniche.

Pochi giorni fa è uscito un importante lavoro nordeuropeo pubblicato sulla prestigiosa rivista JAMA Cardiology che ha studiato 23 milioni di persone sottoposte a vaccinazione mRNA (Pfizer e Moderna) con lo scopo di verificare l’incidenza di ricoveri in ospedale a seguito di miocarditi e pericarditi nei 28 giorni successivi alla prima o alla seconda dose vaccinale (Karlstad O et al SARS-CoV-2 vaccination and myocarditis in a Nordic Cohort study of 23 million residents JAMA Cardiology, 2022;april 20:E1-E13).

I risultati di questo studio, che riteniamo importante per i grandi numeri considerati, confermano quanto riportato in precedenza (Mevorach D et al, Myocarditis after BNT162b2 vaccine against Covid-19 in Israel N Engl J Med published on line Oct 6,2021. Doi:10.1056/NEJMoa2110737.Montgomery J et al, Myocarditis following immunization with mRNA COVID-19 vaccines in members of the US military. JAMA Cardiol ,2021; 6(10):1202-1206) e cioè un incremento significativo delle miocarditi post vaccino mRNA rispetto ai controlli.

Tale incremento si verifica soprattutto nel sesso maschile già dalla prima dose (1.4 volte), ma ancora maggiormente dopo la seconda dose (da 2.04 con il vaccino Pfizer fino a 8.55 volte con il Moderna).Se si valutano i giovani maschi di età compresa fra 16 e 24 anni le percentuali salgono a 5.31 volte con la seconda dose di Pfizer e addirittura 13.83 volte con Moderna, dove l’mRNA messaggero è maggiormente concentrato.

Per quanto riguarda i dati di mortalità a 28 giorni per miocardite, accertata in ospedale, questa è stata del 0.8% per le persone non vaccinate, arrivando allo 0.2% post vaccinazione Pfizer e al 4.5% dopo la seconda dose di Moderna. Nessun caso di decesso è stato visto in persone sotto i 40 anni di età. Ricordiamo come i dati qui riportati si riferiscano solo a persone ospedalizzate per la patologia in oggetto per cui possano sottostimare il reale numero di miocardio-pericarditi per i casi con ridotti sintomi che magari non accedono all’ospedale.

Questi dati confermano quanto segnalato in un recente articolo dove nel 2021 è stato riportato di fatto un incremento dei casi di miocardite giovanile e negli atleti (Chouchana L et al, Features of Inflammatory Heart Reactions Following mRNA COVID-19 Vaccination at a Global Level. Clin Pharmacol Ther. 2022 Mar;111(3):605-613. doi: 10.1002/cpt.2499).

Ricordiamo che le miocarditi sono malattie infiammatorie del muscolo cardiaco che possono procurare danni acuti anche mortali che vanno dalle aritmie ventricolari severe con morte improvvisa, fino allo scompenso cardiaco e shock cardiogeno. Possono altresì accompagnarsi a danni persistenti ed evolutivi della funzione cardiaca nel lungo tempo. Coloro che praticano uno sport agonistico che sono quindi sottoposti ad un maggiore stress della funzione cardiaca possono essere a maggior rischio di tali complicanze, come segnalato recentemente (Cadegiani FA,Catecholamines are the key trigger of mRNA SARS-CoV-2 and mRNA COVID-19 vaccine-induced myocarditis and sudden deaths: a compelling hypothesis supported by epidemiological, anatomopathological, molecular and physiological findings,ResearchGate ,Feb 22- pre print).

Questi ulteriori importanti dati qui riportati indicano come i vaccini mRNA siano sostanze che si possono accompagnare ad effetti collaterali significativi a livello cardiaco e pertanto devono essere somministrati con attenzione, conoscendo la storia del paziente, sottoponendolo prima ad alcune valutazioni cliniche, controllandone il follow-up post inoculazione, tenendo conto dell’età e quindi del rapporto rischio beneficio e della dose del mRNA somministrato. Infatti, i vaccini Moderna, più ricchi di mRNA hanno avuto la maggiore quantità di miocarditi rispetto al Pfizer.

Un appello quindi ai colleghi medici a riappropriarsi della professione che vuol dire essenzialmente “agire in scienza e coscienza nel solo interesse del paziente”.

*professore di Cardiologia

5084.- Come viene attuato il “metodo democratico” che informa l’articolo 49.

Di Mario Donnini 25 aprile 2022, aggiornato 25 aprile 2022.

L’articolo 49 Costituzione.

“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.”

Lo stato della democrazia in Italia fa dubitare che questa possa esistere e che non si tratti di una utopica maniera di illudere i popoli. Lo diciamo dopo che la seconda repubblica si è rivelata inferiore in tutti i sensi alla prima, dopo che i Capi dello Stato e presidenti del Consiglio Superiore della Magistratura hanno tollerato, se non peggio, che un organo super partes di tale livello e importanza venisse politicizzato e hanno omesso di scioglierlo, come è previsto dall’art. 31 della Legge 24 marzo 1958, n. 195, Norme sulla Costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della Magistratura, in caso di impossibilità di funzionare . Certo che non può funzionare se è politicizzato e tale si è dichiarato e nemmeno può più garantire Autonomia e Indipendenza alla Magistratura con la sua Sezione Disciplinare. i Capi dello Stato hanno lasciato, così, venir meno la divisione dei poteri, fondamento della democrazia. Trovo ridicolo che si parli di Riforma della Giustizia, ma non la si purghi dalle correnti che fanno politica ex se. Ancora più ridicolo che lo Stato non esista più, ma esista e come se esiste, un Capo dello Stato. Dopo queste considerazioni, tutte consequenziali, è illogico parlare di violazioni della Costituzione, dei principi e delle leggi da parte dei governi. Si marcia, dunque, per obiettivi; ma chi li fissa?

Siamo, praticamente, in guerra. Le tre Forze Armate sono state schierate in armi ai confini della Federazione Russa. Una guerra sicuramente non difensiva, ma attuata e preparata negli anni da un’alleanza difensiva, in un paese non membro, ai confini e contro un partner commerciale, perciò, fuori dei casi previsti dall’art. 5 del Trattato Nord Atlantico. Il popolo, bombardato dai media, partecipa come una tifoseria, ignaro! Ignaro di essere uno dei primi obiettivi di una possibile azione preventiva russa, con le, almeno e forse più, 135 testate nucleari e le 110 basi statunitensi sul nostro territorio. Da Sigonella, decollano a catena i drone Global Hawk che controllano il Mar Nero. Sicuramente, chi altrimenti? hanno fornito i dati per lanciare i missili (Harpoon) contro il Moskwa. Sigonella non è come Aviano. È una base soltanto americana dell’US.NAVY. Ma non eravamo stati liberati? Vorrei fingere di fare squadra; ma il nostro alleato libico è stato assassinato, la Libia distrutta e fuori controllo, la Saipem, con tanto di concessione, è stata scacciata dalle acque di Cipro da un membro della NATO. E taccio delle condizioni del Corno d’Africa, dove abbiamo lasciato il cuore. Cosa ci ha dato la combelligeranza e, poi, l’Alleanza? Ci ha difeso dal Patto di Varsavia, ma, dopo la fine dell’U.R.S.S., vidi quanta povertà c’era dall’altra parte della Cortina di Ferro. L’italiano è un grande popolo e, perciò, un grande scemo. Con la stessa imbecillità con cui, ieri, dichiarò guerra all’Impero britannico e agli Stati Uniti d’America, oggi, è in armi contro la Federazione Russa e accetta di porre sanzioni, anzitutto, contro l’Europa. Sempre con la stessa imbecillità tifa per Macron, il miglior garante di che? Che ci contrasta in Libia, che vuole la cima del Monte Bianco e i banchi di pesca del mare sardo. C’è di più e si chiama corruzione, come fanno pensare le liste della Legion d’honneur, anche segrete.

L’attuale “stato di emergenza di guerra” disposto dal Governo, non previsto dalla Costituzione, non discusso dai partiti e non contestato dal Capo dello Stato è stato seguito dalla partecipazione, non dichiarata, né belligerata, alla ennesima guerra europea orchestrata dagli Stati Uniti d’America. I partiti politici italiani, tutti e l’opposizione di facciata compresa, si sono schierati con il governo, a fianco dei poco santi ucraini, maestri tagliagole ben noti e contro l’invasore russo. In nome della pace e senza timore di vedersi ridicoli, hanno approvato l’invio di armi e denari al contendente favorito. La guerra deve durare, anche se non c’è dubbio che la pace fra i due contendenti possa raggiungersi anche con la morte di uno dei due.

Non si è capito a quale livello politico nei partiti sia stata presa questa decisione, ma è molto probabile che si sia trattato di una decisione unilaterale dei leader, in coerenza con il modello della leadership autoritaria e plaudita con cui si è data “attuazione” a una delle norme costituzionali cardine del nostro ordinamento: l’art. 49 della Costituzione. In coerenza, ma anche in obbedienza, perché non dobbiamo dimenticare e proprio oggi che taluni festeggiano la Liberazione dall’occupazione straniera, che per andare al governo in Italia occorre il placet del Liberatore, il gradimento del Capo dello Stato e … e, poi, il voto degli italiani; ma bastano, a sufficienza, le prime due condizioni.

Per essere coerenti con il metodo democratico e come viene inteso dal Capo dello Stato, dal Capo del Governo, dai presidenti dei partiti e.. ah già, dal Parlamento, esaminiamo prima lo stato di emergenza di guerra alla luce dell’impalcatura costituzionale.

La Costituzione

Articolo 11. L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie …

Articolo 78.- Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari.

Articolo 87.- Le Camere deliberano lo stato di guerra [cfr. art.87 c. 9] e conferiscono al Governo i poteri necessari.

Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale.… omissis …Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.

Una nota per meglio comprendere la confusione e la diffusione dell’autoritarismo a tutti i livelli:

L’INPS

È necessaria una nota. I Benefici Combattentistici (Legge n. 1746 dell’ 11.12.1962) si applicano soltanto ai militari impiegati in guerra e l’ultima ad essere stata dichiarata è la Seconda Guerra Mondiale. Per esempio, il lagunare Matteo Vanzan, 12 volte ferito, 2 volte resuscitato e morto in Iraq era lì come volontario, quindi …

Conclusione: Un ristretto numero di persone, chi capo di questo, chi di quello, chi presidente o presidentessa, obbedienti a qualcuno, certamente, ma non al popolo, hanno creato uno stato di guerra che guerra non è e non sarà, solo, se il presidente della Federazione Russa lo vorrà. Domanda: L’hanno creato con metodo democratico?

 Lo stato di emergenza di fatto sottoscritto dal Consiglio dei ministri prevede lo stanziamento di 10 milioni di euro destinato al Fondo per le emergenze nazionali e il decreto con misure urgenti per la crisi in Ucraina contiene anche i primi provvedimenti per far fronte alle esigenze di accoglienza dei profughi ucraini. Vengono incrementate le risorse del ministero dell’Interno per poter usufruire di ulteriori 5 mila posti cui si aggiungono 3 mila posti nel Sistema di accoglienza e integrazione (SAI), gestito dagli enti locali e dedicato a famiglie e persone fragili. Sopratutto, è collegato alla decisione del governo Draghi di autorizzare fino al 31 dicembre 2022 la vendita di armi alle autorità ucraine, in deroga alle disposizioni della legge 9 luglio 1990 che vieta «l’esportazione e il transito di materiali di armamento verso i paesi in stato di conflitto armato».

Ecco che, sempre con metodo democratico, i partiti consentono a che questo superuomo, naturalmente non votato, come preferiscono da qualche tempo i Capi dello Stato, dopo aver tramutato la Costituzione in inutile carta, per affrontare una pandemia, deroga a (meglio sarebbe dire, straccia) una legge che fa capo direttamente all’art. 11. Quindi, un superuomo e non per i risultati o per la considerazione in cui è tenuto nelle capitali europee, ma perché governa ponendosi al di sopra della legge. Non è facile governare rispettando leggi e principi, ma, nel sistema costituzionale italiano, i partiti cosa ci stanno a fare? E, poiché gli italiani sono per natura contrari alla guerra, è legittimo dubitare che quel “metodo democratico” si rinvenga nell’associazionismo politico al servizio delle leadership, in cui sono mutati i partiti. Potremmo chiamarli associazioni paramilitari, in cui il capo, o i loro capi insieme, concordano un regolamento d’interessi, lo comandano agli iscritti attraverso le rispettive catene gerarchiche e chi dissente o domanda è fuori. Abbiamo superato l’illusione dell’autoregolamentazione con metodo democratico e i partito sono divenuti i monopolisti in ogni settore della vita pubblica; hanno assorbito, di fatto, i processi di funzionalità del Parlamento, mentre, nei rapporti con i cittadini, si è venuta a creare una situazione di controllo stretto delle candidature ad opera degli apparati di partito, esautorando i cittadini dalla possibilità di partecipazione attiva. Addirittura e malgrado vi difettino persone di cultura, gli apparati sono attenti a precludere la partecipazione a chi può rivelarsi un concorrente. La partecipazione, ormai, è quella alle ricchezze dei bilanci pubblici. Un’amico, un senatore disse “Basta entrare!”

Meglio, mille volte meglio la dittatura democratica fascista come sarebbe evoluta dalla proposta di costituzione della Repubblica Sociale Italiana; meglio la monarchia costituzionale, magari non dei Savoia Carignano. Per concludere questa presentazione sofferta della situazione, ci troviamo ad affrontare situazioni drammatiche in un contesto dove la crisi della rappresentanza politica ha assunto toni molto gravi, come è apparso chiaro nell’ultimo appuntamento elettorale a Roma, in cui ha votato l’11% degli aventi diritto. Sommate questo risultato alla Legislatura in atto, con maggioranze non più e da tempo, assolutamente non veritiere, alla rielezione dei capi dello Stato, praticamente, per 14 anni (Il Duce governò 21 anni, ma soggetto al re), alla messa fuori causa del principio cardine, lavoristico e capirete che di democratico non c’è rimasto non solo il metodo, ma proprio nulla e vano è parlare di partecipazione alla politica nazionale; a meno che, per per politica non s’intenda la partecipazione alla gestione del bene, un tempo comune.

5083.- Uno studio Pfizer suggerisce che il vaccino Covid-19 sia responsabile dell’enorme aumento dell’epatite tra i bambini mentre il governo del Regno Unito avvia un’indagine urgente.

Tradotto in parole povere questo articolo, certamente scientifico, dice che case farmaceutiche multinazionali, autorità sanitarie, politici, trafficanti e traffichini, cosiddetti esperti e media di qualunque livello ci hanno consigliato e, di fatto, obbligato ad assumere medicinali pericolosi, ancora da sperimentare e, dall’alto delle istituzioni hanno fatto avvelenare i bambini. Chi ha detto che i benefici per i bambini non superavano i rischi? Quale prezzo orribile abbiamo, stiamo pagando e pagheremo per quei dieci miliardi di dollari di utili della sola Pfizer? Che diritto hanno i responsabili di questa macelleria umana di sedere ancora sugli scranni? Siamo sicuri che la pena di morte non debba essere ripristinata?

C’è una notizia, da confermare, che i Ceo Albert Bourla, di Pfizer e Stéphane Bancel, di Moderna, si siano dimessi. Se saranno solo voci, queste sono alcune fra le loro ultime dichiarazioni. Bancel: “Se vuoi dati scientifici perfetti sulla sicurezza su 10 anni, devi aspettare 10 anni”, sono chiare le parole del miliardario francese Stéphane Bancel, Ceo della statunitense Moderna. Avere un vaccino modificato per contrastare le ultime varianti del virus del Covid ” è una possibilità, anche se ancora non posso dare la certezza”, ha detto Albert Bourla pochi giorni fa, parlando a un seminario dell’Associazione internazionale dei produttori di medicinali 

Ursula von der Leyen e Albert Bourla sanno ciò che fanno.

BY THE EXPOSÉ ON  


L’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito ha annunciato di aver recentemente rilevato tassi di infiammazione del fegato (epatite) più elevati del solito tra i bambini, ma ha escluso i virus comuni che causano l’epatite, quindi ha avviato un’indagine urgente.

Il primo posto in assoluto dove dovrebbero guardare è l’iniezione sperimentale Pfizer Covid-19 che è stata offerta in modo oltraggioso e inutilmente a bambini di appena cinque anni. Come mai? Perché lo studio di Pfizer dimostra che il jab di mRNA si accumula nel fegato causando l’epatite.

L’aumento dei casi di infiammazione del fegato, cioè, di epatite nei bambini è sotto osservazione! Capite? È sotto osservazione!!!

Nel Regno Unito, era stato annullato il Comitato congiunto per la vaccinazione e l’immunizzazione che aveva precedentemente concluso che i benefici per i bambini non superano i rischi. Quale prezzo orribile abbiamo, stiamo pagando e pagheremo per quei dieci miliardi di dollari di utili della sola Pfizer? Siamo sicuri che la pena di morte non debba essere ripristinata? ndr

Source

L’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA) ha recentemente rilevato tassi di infiammazione del fegato (epatite) nei bambini più elevati del solito. Casi simili vengono valutati anche in Scozia. L’epatite è una condizione che colpisce il fegato e può verificarsi per una serie di motivi, tra cui diverse infezioni virali comuni nei bambini. Tuttavia, nei casi in esame non sono stati rilevati i virus comuni che causano l’epatite.

I sintomi dell’Epatite includono:

  • urine scure
  • cacca pallida, di colore grigio
  • pelle che prude
  • ingiallimento degli occhi e della pelle (ittero)
  • muscoli e articolazioni doloranti
  • temperatura alta
  • sentirsi e stare male
  • sentirsi insolitamente stanchi per tutto il tempo
  • perdita di appetito
  • mal di pancia

L’UKHSA starebbe lavorando rapidamente con il SSN e i colleghi della salute pubblica in tutto il Regno Unito per indagare sulla potenziale causa. Ma sembrerebbe che non debbano guardare oltre l’iniezione sperimentale Pfizer Covid-19 che hanno scandalosamente somministrato ai bambini. Perché lo studio di Pfizer conferma che il jab di mRNA si accumula nel fegato causando l’epatite.

Si presumeva che la proteina spike del vaccino Covid-19 sarebbe rimasta nel sito di iniezione e sarebbe durata fino a diverse settimane come altre proteine ​​prodotte nel corpo.

Ma come tutti sappiamo, le ipotesi fanno un culo a te e me, e lo stesso studio di Pfizer mostra che non è così e che le proteine spike circolano nel corpo dopo la vaccinazione con mRNA Covid-19 e la concentrazione più alta finisce nel fegato.

“La massima concentrazione media al di fuori del sito di iniezione è stata osservata nel fegato, con valori di 27,916 μg di lipidi equivalenti/g (equivalenti al 21,5 % della dose) nei maschi e 30,411 μg di lipidi equivalenti/g (equivalenti al 18,4 % della dose) nelle femmine”

Source – Page 23

Lo studio sulla bio distribuzione del vaccino Pfizer dell’agenzia di regolamentazione giapponese mostra che il contenuto dell’iniezione di Covid-19 viaggia dal sito dell’iniezione, attraverso il flusso sanguigno, e finisce in vari organi come fegato, milza, ghiandole surrenali e ovaie per almeno 48 ore dopo l’iniezione.

Source – Page 23

Negli animali che hanno ricevuto l’iniezione di BNT162b2, sono stati osservati effetti epatici reversibili, tra cui ingrossamento del fegato, vacuolazione, aumento dei livelli di gamma-glutamil transferasi (γGT) e aumento dei livelli di aspartato transaminasi (AST) e fosfatasi alcalina (ALP) [fonte]. Altri effetti epatici transitori dei ricercatori indotti dai sistemi di rilascio di LNP sono stati riportati in precedenza [fonti 1,2,3,4]

Fonte – Pag. 49

Questo è stato il motivo per cui Aldén, e altri del Dipartimento di Scienze Cliniche dell’Università di Lund, hanno esaminato l’effetto di BNT162b2 su una linea cellulare di fegato umano in vitro e indagato se BNT162b2 può essere trascritto inversamente nel DNA attraverso meccanismi endogeni. Hanno pubblicato il loro articolo su Current Issues of Molecular Biology.

Trascrizione inversa intracellulare di Pfizer BioNTech COVID -19 mRNA Vaccine BNT162b2 in vitro nella linea CFell del fegato umano

Source

Gli autori dell’articolo hanno scoperto che quando il vaccino mRNA Pfizer entra nelle cellule del fegato umano, innesca il DNA della cellula che si trova all’interno del nucleo, per aumentare la produzione dell’espressione genica LINE-1 per produrre mRNA.

L’mRNA lascia quindi il nucleo ed entra nel citoplasma della cellula, dove si traduce nella proteina LINE-1. Un segmento della proteina chiamato open reading frame-1, o ORF-1, torna quindi nel nucleo, dove si attacca all’mRNA del vaccino e si trascrive inversa in spike di DNA.

Conducendo lo studio hanno anche trovato proteine ​​spike espresse sulla superficie delle cellule del fegato che secondo i ricercatori potrebbero essere prese di mira dal sistema immunitario e possibilmente causare epatite autoimmune, poiché “ci sono stati casi clinici su individui che hanno sviluppato epatite autoimmune dopo BNT162b2 vaccinazione.”

Gli autori si riferivano al primo caso riportato di una donna sana di 35 anni che ha sviluppato un’epatite autoimmune una settimana dopo la sua prima dose del vaccino Pfizer COVID-19. Ciò ha portato alla realizzazione di uno studio in cui gli autori hanno concluso che esiste la possibilità che “gli anticorpi diretti contro i picchi indotti dalla vaccinazione possano anche innescare condizioni autoimmuni in individui predisposti”.

(A) Il basso ingrandimento (40x) mostra l’epatite pan-lobulare (frecce nere: infiammazione portale e frecce gialle: infiammazione lobulare).

I ricercatori Bril et al (2021) hanno scoperto che “i casi gravi di infezione da SARS-CoV-2 sono caratterizzati da una disregolazione autoinfiammatoria che contribuisce al danno tissutale”, di cui sembra essere responsabile la proteina spike del virus. Hanno anche riferito che l’istologia ha rivelato la presenza di eosinofili, che sono più comunemente osservati con danno epatico indotto da farmaci o tossine, sebbene possano essere trovati anche nei casi di epatite autoimmune.

Hanno affermato che “È anche possibile che potremmo essere in presenza di un danno epatico indotto da farmaci correlato al vaccino con caratteristiche di epatite autoimmune [….] sintomi sviluppati 6 giorni dopo la vaccinazione, che istintivamente appare come un breve periodo di tempo . Tuttavia, nei rapporti precedenti sono stati osservati periodi di latenza, dopo la vaccinazione, di pochi giorni”.

Ci chiediamo se Chris Whitty sarà in grado di dormire la notte una volta che l’UKHSA dimostrerà che l’iniezione di Covid-19 è la causa di questo improvviso aumento dell’epatite tra i bambini? Dopotutto, a nessun bambino sarebbe stata somministrata l’iniezione di Covid-19 se non fosse stato per il Chief Medical Officer per l’Inghilterra che ha annullato il Comitato congiunto per la vaccinazione e l’immunizzazione che aveva precedentemente concluso che i benefici non superano i rischi.

5082.- Otto von Bismarck: “Conosco cento modi per fare uscire l’orso russo dalla tana, ma non ne conosco neanche uno per farcelo rientrare.”

Documentario sulla storia dell’Ucraina, e su come siamo arrivati alla situazione attuale. (ATTENZIONE: La mappa mostrata al minuto 20 non è accurata). PER L’INDICE CON MINUTAGGIO vedi il primo post qui sotto. Fonti video: “Ukraine on fire” (Oliver Stone) – “Truth about Ukraine” (Nikita Mikhalkov) – “8 months in Ukraine” – “Roses have thorns”.

Di Massimo Mazzucco, Luogo comune.net

La politica dei Neocon anglo americani:

Primo, staccare la Russia dall’Europa;

Secondo, circondare la Russia con la NATO;

Terzo, affamare Ue e Russia con le sanzioni;

Quarto, impedire alla Cina di prendere il controllo del mondo.

L’unica alternativa possibile significa la guerra nucleare e per l’Europa la desertificazione per mille anni.

Non possiamo contare su nessuna istituzione, su nessun – e su nessuna – leader politico.

5081.- Due mesi di guerra in Ucraina visti dalla Russia

Punti di vista perché Vladimir Putin sta giocando su più tavoli e perché l’asserita vittoria di Biden parte dal presupposto, indiscutibile, che chi controlla gli Stati Uniti, controlla l’Occidente, o, meglio, controlla la finanza, i governi, l’informazione e le Forze Armate dell’Occidente, ma non controlla né, tantomeno, domina il resto del mondo. Guardando all’indo pacifico, alle Isole Salomone e, nell’ASIA Centrale, all’ISLAM, preferiamo parlare di passi importanti verso una vittoria della Cina, in questo primo round con gli Stati Uniti, ma, con più certezza e con tristezza, di totale sconfitta dell’Unione europea, inadeguata sotto ogni punto di vista. A proposito di certezza, il destino di questa umanità si deciderà ancora per molto tempo ai piani alti della finanza mondiale.

Di Emanuel Pietrobon, da Insideover, 24 aprile 2022. Premessa e le didascalie delle immagini di Mario Donnini.

Può darsi che Putin e i suoi generali abbiano sottovalutato l’asservimento pressoché totale delle marionette europee alla politica di Washington e la quantità e qualità delle armi cedute a Zelensky.

Emanuel Pietrobon 
24 APRILE 2022

Oggi, 24 aprile, la guerra in Ucraina compie esattamente due mesi. Un conflitto pensato in termini di operazione lampo, ricalcante Georgia 2008, e in alternativa come catalizzatore di un cambio di regime e/o di una guerra civile interetnica, perciò gli appelli di Vladimir Putinal golpe militare e all’insurrezione dei russofoni, è entrata nel suo sessantesimo giorno. Il blitzkrieg è divenuto una guerra di logoramento simil-afghana. Un’amara sorpresa per il Cremlino. Un copione divenuto realtà per la Casa Bianca. Una tragedia per il mondo intero.

Molto si è scritto e (molto) poco si è capito delle origini e delle ragioni di questa guerra, frutto avvelenato di un mix letale di miopia, revanscismo e discalculia da parte russa e di intelligenza machiavellica da parte statunitense. L’Ucraina come bocca di lupo nella quale ferire gravemente la Russia, l’Unione Europea a guida francotedesca e il movimento per il multipolarismo – nella visione di Biden. L’Ucraina come rivolta contro l’Occidente in perenne espansione e monito ai satelliti dello spazio postsovietico – nella visione di Putin.

Dalla ricalibratura al ribasso degli obiettivi di guerra ai micidiali colpi subiti dalle tenaci forze armate ucraine, passando per la guerra economica totale lanciata dal blocco occidentale, la domanda è lecita: il nuovo mondo di cui Putin ha accelerato la costruzione la notte del 24.2.22 risponde ai bisogni, ai dilemmi e agli imperativi strategici della Russia? E domani, a guerra finita, che forma assumeranno i semi piantati dal Cremlino in Ucraina?

Vittoria tattica, sconfitta strategica (per ora)

Putin avrebbe potuto essere il vero epilogatore del capitolo ucraino della terza guerra mondiale a pezzi soltanto se non avesse invaso. Perché preferendo la via delle armi alla diplomazia, in quanto accecato dal livore di una diplomazia delle cannoniere controproducente dinanzi all’intransigenza tattica del duo Biden-Blinken, è stato battuto al suo stesso gioco. E, così facendo, ha traghettato la Russia e il mondo intero verso nuove, ignote e inesplorate mete di cui già si può intravedere qualche prodromo.

A sessanta giorni dall’inizio della guerra geopoliticamente più importante di questa parte di XXI secolo, pare ormai piuttosto chiaro, la visione di Biden ha prevalso (in parte) su quella di Putin. In parte, ma non totalmente, perché non va commesso l’errore di pensare che l’Occidente rappresenti il mondo intero. E se si vuole capire la Russia, cosa che fino ad oggi soltanto in pochi hanno voluto e sono riusciti a fare, è necessario abbandonare e superare ogni prospettiva occidentalo-centrica.

Il destino di questa umanità si deciderà ancora per molto tempo ai piani alti. ndr

La Russia, nei primi sessanta giorni di conflitto, è stata testimone di una duplice sconfitta: strategica e politica. Strategica perché è fallito il piano A – Kiev non è caduta, la presidenza Zelenskij non è stata detronizzata dagli apparati securitari e l’Ucraina ha dimostrato di (r)esistere – e questo ha obbligato il Cremlino a ripiegare su un infelicemente ridimensionato piano B: la prevedibile continuità territoriale tra Crimea e Donbas, altresì nota come Novorossija. Politica perché nello sfacelo sono definitivamente nati gli ucraini, sono stati consegnati gli europei agli Stati Uniti e sono stati piantati i semi della zizzanianelle stanze dei bottoni e nel resto dello spazio postsovietico.

In questi sessanta giorni, in breve, è accaduto che si avverasse il pronostico esposto sulle nostre colonnne all’alba della guerra: Putin invadendo, e dunque cadendo nella tagliola della presidenza Biden, avrebbe conseguito una vittoria tattica accompagnata e seguita da una sconfitta strategica. Una vittoria tattica nella maniera in cui è stato paralizzato a tempo indefinito ogni dibattito riguardante la cooperazione Ucraina-NATO e in cui è stato esteso il controllo su un territorio, la Novorossija, estremamente ricco di risorse naturali. Una sconfitta strategica, perlomeno in questo primo tempo, per una varietà di motivi:

  • Il conflitto non ha sfaldato il legame degradato tra i due fratelli coltelli d’Occidente, Europa e America, ma lo ha fortificato oltre ogni immaginazione (della Russia) e come previsto (dagli Stati Uniti): possibile allargamento dell’Alleanza Atlanticacrescita del partito dell’atlantismo radicale a scapito del partito della distensione e dell’autonomia strategica, maggiore integrazione euroatlantica nei campi economico, energetico e finanziario costruita sul “grande disaccoppiamento” tra Ue e Russia.
  • La comparsa di crepe nella cerchia del potere ruotante attorno a Putin, palesata dalla caduta di piccoli-ma-influenti re, come Vladislav Surkovdall’inquietante moria di alti funzionari e oligarchi, ultimo in ordine di tempo Sergei Protosenya, e dal repulisti in corso tra servizi segreti e forze armate;
  • Il ritorno in auge della sempreverde russofobia nello spazio postsovietico e nelle sue immediate vicinanze, come l’insospettabile Mongolia, dove sono esplose proteste popolari a macchia d’olio, talvolta ampiamente partecipate – come in Georgia –, e dove, nonostante il silenzio delle classi dirigenti, il conflitto è stato accolto con freddezza, inquietudine, e verrà ricordato come l’equivalente contemporaneo di Ungheria 1956. Materiale al quale gli Stati Uniti potranno attingere in futuro per effettuare operazioni di disturbo, da rivoluzioni colorate a breve-ma-intense insurrezioni – Kazakistan docet.
  • La polarizzazione dell’opinione pubblica domestica, che, contrariamente a quanto vorrebbero i sondaggi, ha vissuto il conflitto parimenti a un trauma identitario. Come (di)mostrato dalle piazze in fermento sin dalla prima serata della guerra. E come (di)mostrato dai risultati dell’analisi di quegli stessi sondaggi impiegati maldestramente per dipingere un presunto picco di iper-popolarità sperimentato da Putin, che è genuino soltanto per un terzo, in quanto per una parte frutto dell’effetto “raduno attorno alla bandiera” e per l’altra è influenzato dall’età: esteso tra adulti e anziani, risibile e basso tra i giovani.

Nell’attesa del secondo tempo

Biden verrà ricordato come colui che ha immaginato e dettato questo nuovo capitolo della terza guerra mondiale a pezzi. Putin come colui che l’ha scritto sotto l’inconsapevole dettatura di Biden. Volodymyr Zelenskij come la variabile impazzita che ha trasformato un blitzkrieg in un mini-Afghanistan, contribuendo in maniera determinante a far saltare il piano A del Cremlino, e come il pioniere di un nuovo modo di fare comunicazione politica, destinato a fare scuola, che ha trascinato una esitante e divisa Ue nel pantano ucraino in qualità di co-belligerante informale.

La Russia è stata testimone con l’amaro in bocca di un primo tempo giocato seguendo il ritmo degli Stati Uniti. Impreparata in termini di fantasia, fiato e resistenza. Otterrà la tanto agognata continuità territoriale tra Crimea e Donbas, e qualcosa di più, ma ad un prezzo tanto elevato che risulterà una vittoria pirrica in assenza di rimedi: l’espansione della NATO e il rafforzamento del suo fianco orientale, l’espulsione dal vasto e succoso euromercato – punto di riferimento dei prodotti energetici russi e primo partner commerciale –, l’aumento del malcontento interno e la diffusione di diffidenza, quando non odio, nel vicinato postsovietico.

Un esempio effimero di combelligerante informale di Joe Biden in Italia, dove la poltrona poco conta e l’occupante molto poco. Di diverso valore sono i passi compiuti dalla Repubblica Popolare Cinese grazie a Xi Jinping.

Il quadro è cupo, per certi versi drammatico – miliardi di rubli spesi, migliaia di vite sacrificate e una molteplicità di perniciose variabili da monitorare sull’altare del “Donbas allargato” –, ma per la Russia non tutto è perduto. L’operazione militare è fallita, sì, ma il Cremlino confida in quel moto di eventi che, innescato la notte del 24.2.22, dispiegherà effetti e conseguenze nel medio e lungo termine

Putin dovrà fare attenzione alle congiure di palazzo, agli accadimenti genuini e/o telecomandati che potrebbero scuotere un estero vicino popolato da persone che si percepiscono lontane alla Russia – e che aborrano ogni scenario di sovranità limitata –, alle condizioni di salute dell’economia nazionale, ma nel suo orizzonte spaziotemporale esiste ancora spazio per un’eclatante vittoria nel futuro inoltrato. Non in Ucraina, che è perduta, quanto nel resto del mondo. E potrebbe non avere torto.

La guerra economica totale nella quale gli Stati Uniti avrebbero voluto in qualche modo coinvolgere anche i partner non occidentali, dai latinoamericani agli indiani, ha rivelato che al di fuori dell’Occidente il consenso per la Russia è esteso, radicato e a prova di pressioni diplomatiche. Eloquenti, a questo proposito, i rifiuti alla chiamata alle armi di Biden del Brasile, dell’Arabia Saudita e dell’India. La dimostrazione che il patto sino-russo per il multipolarismo gode, oramai, di sostenitori pronti a correre il rischio, ad assumersi delle responsabilità. 

Similmente, per quanto possa sembrare irrilevante – anche se non lo è –, indagini basate sull’intelligence delle fonti aperte hanno appurato che la macchina propagandistica ucraina ha attecchito soltanto in Occidente e in parte dello spazio postsovietico. Perché dalla Latinoamerica all’Africa nera, passando per l’Asia meridionale, la narrativa russa ha prevalso su quella ucraino-occidentale. Quando l’antiamericanismo (e l’antioccidentalismo) è più forte di ogni solidarietà tra gli ultimi e gli oppressi. E sulle narrazioni si costruiscono politiche e si forgiano generazioni.

La Russia prenderà appunti e proverà ad alzare il tiro laddove ha intravisto, in questi sessanta giorni di guerra, dei margini di manovra. Un do ut des con gli attori-chiave e le periferie strategiche del Sud globale avente la Pax americana nel mirino e la transizione multipolare e una globalizzazione ad arcipelago come capolinea.

Biden ha vinto una battaglia fondamentale, in estrema sintesi, ma non la guerra. Guerra che, a scanso di equivoci, non è quella che sta venendo combattuta in Ucraina, ma quella in corso dai primi anni Dieci del Duemila per la riscrittura della globalizzazione e la ridistribuzione del potere tra blocchi e continenti: la terza guerra mondiale a pezzi.

5080.- La Turchia lancia una nuova offensiva militare nel Nord dell’Iraq

Mentre gli occhi del mondo guardano all’Ucraina; mentre Washington trama contro Europa e Russia, la Cina si installa nelle Isole Salomone e controlla il Pacifico e il Kurdistan iracheno è di nuovo sotto attacco da parte dei turchi. E, se i turchi sono parte della NATO, sta nascendo un asse Cina – Islam e Erdogan vuole esserne parte. Biden fa acqua da tutte le parti e l’Unione europea non conta nulla! Draghi, da casa, con l’influenza, butta soldi sull’Ucraina, ma Zelensky, al Fondo Monetario Internazionale ha detto che per sostenere l’Ucraina dobbiamo dargli 7 miliardi al mese.

By Joshua Askew  with AP  •  18/04/2022

Turkish Defense Minister Hulusi Akar, fright wearing a face mask to protect against coronavirus, visits Turkish troops at the border with Iraq, in Hakkari province, Turkey.

Il ministro della Difesa turco Hulusi Akar, appare spaventato con una maschera per proteggersi dal coronavirus, visita le truppe turche al confine con l’Iraq, nella provincia di Hakkari, in Turchia. – Copyright AP/Ministero della Difesa Turco

La Turchia ha lanciato una nuova offensiva terrestre e aerea contro i militanti curdi in Iraq, ha annunciato lunedì il ministro della Difesa turco.
Aerei da guerra, artiglieria e truppe turche hanno attaccato obiettivi appartenenti al Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) nel nord dell’Iraq, dai campi ai depositi di munizioni.

L’operazione militare – denominata “Operazione Claw Lock” – faceva parte di una lunga campagna turca in Iraq e Siria contro i militanti del PKK e le YPG curde siriane, che Ankara considera gruppi terroristici.
Jet e artiglieria hanno colpito rifugi, bunker, grotte, tunnel, depositi di munizioni e quartier generali del PKK, ha affermato il ministro della Difesa turco Hulusi Akar in un video pubblicato lunedì sul sito web del ministero.

I commando turchi – con il supporto di elicotteri e droni – hanno poi attraversato l’area via terra o sono stati trasportati in aereo da elicotteri.

“La nostra operazione sta proseguendo con successo come previsto”, ha affermato l’agenzia di stampa statale Anadolu, citando Akar. “Gli obiettivi identificati nella prima fase sono stati raggiunti”.
Non sono state fornite informazioni sulle vittime o sul numero di truppe e aerei da guerra che hanno partecipato all’azione.

La Turchia ha condotto numerose operazioni aeree e di terra transfrontaliere contro il PKK negli ultimi decenni, con l’ultima offensiva avvenuta nelle regioni di Metina, Zap e Avashin-Basyan.

La Turchia afferma che le basi del PKK nel nord dell’Iraq sono utilizzate per inscenare attacchi sul suolo turco e ha lanciato l’operazione lunedì a seguito di una valutazione secondo cui il PKK stava pianificando un attacco su larga scala, ha aggiunto il ministero.

Il PKK, che è stato anche designato organizzazione terroristica da Stati Uniti e Unione Europea, ha preso le armi contro lo Stato turco nel 1984. Più di 40.000 persone sono state uccise nel conflitto, che in passato si è concentrato principalmente nel sud-est della Turchia “Siamo determinati a salvare la nostra nobile nazione dalla sfortuna del terrore che ha afflitto il nostro paese per 40 anni”, ha detto Akar. “

La nostra lotta continuerà fino a quando l’ultimo terrorista non sarà neutralizzato”. Non ci sono state dichiarazioni immediate da parte del gruppo curdo.

5079.- La Cina o gli Stati Uniti?

Risponderei, molto convinto, oggi, la Cina! e, domani, la Cina, le Coree e l’India, almeno, fino a quando Washington non cesserà di demolire l’Eurasia e accetterà di avere un ruolo di primo piano, ma non il dominio assoluto, nell’Occidente.

Vedo, sopratutto, due motivi che sfavoriscono Washington nel suo tentativo di riproporsi a prima potenza globale. Il primo, che non si può cambiare l’indirizzo della politica estera ogni quattro o otto anni; il secondo, che la governance finanziaria degli Stati Uniti non sarà mai in grado di controllare e sottomettere le potenze asiatiche e sta trascinando i popoli europei verso la fine della società costruita sui valori della cristianità.

Ma, peggio, con la corruzione dei sistemi di governo, Washington sta spingendo i paesi che non riesce a dominare verso un fallimento, ottenuto a qualunque costo, anche dell’olocausto nucleare. Il popolo americano e i popoli europei meritano di meglio.

Di Pete Hoekstra, Gatestone institute, 22

  • Il nuovo accordo con l’Iran, dunque, si basa su un’assistenza reciproca immaginaria di Russia e Cina, mentre tutti e tre i paesi sino impegnati a spodestare l’America come prima superpotenza mondiale e ad eludere le sanzioni statunitensi alla Russia per la sua invasione dell’Ucraina.
  • In estrema sintesi, gli Stati Uniti stanno sacrificando i progressi significativi ottenuti in Medio Oriente per aiutare le tre maggiori minacce alla sicurezza internazionale dell’America: questi regimi, definiti brutali e autoritari, sono la Cina, la Russia e l’Iran.
  • Le azioni degli ultimi 18 mesi mettono in luce le sfide chiave della politica estera americana: politiche che oscillano avanti e indietro, da un’amministrazione all’altra, creando una totale mancanza di coerenza. In secondo luogo, sottolineano il fatto che un’amministrazione sembra riluttante ad accettare o ad imparare dall’amministrazione precedente.
  • L’America continuerà a vedere restringersi il suo ruolo internazionale se la politica estera continuerà ad assomigliare a montagne russe, cambiando direzione ogni quattro-otto anni, basata più su capricci politici e partigiani, che su un vero approccio orientato ai risultati. È esattamente così che la Cina conduce la sua politica estera: un passo alla volta, sulla scia di questa inaffidabilità americana.
  • Dobbiamo, invece, rimanere fedeli ai nostri alleati, come gli Emirati Arabi Uniti a lungo termine affinché vedano gli Stati Uniti come un alleato affidabile, in modo che loro e altri paesi possano rischiare di intraprendere i passi coraggiosi e rivoluzionari che hanno implementato negli ultimi anni.

Proprio la fedeltà agli alleati è difficile da apprezzare nella politica estera degli Stati Uniti verso l’Europa. Non parliamo di NATO perché somiglia sempre più al braccio di una politica espansiva, ma è sotto gli occhi di tutti che questa ennesima guerra europea, fra le case degli europei, è stata concepita ed è nata per volontà degli Stati Uniti, prima che dell’Orso russo. La finanza mondiale, all’occorrenza, tradisce qualunque alleato. Parlano i Kurdi! ndr

Nella foto: il ministro degli Esteri cinese Wang Yi parla durante la 48a sessione del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Organizzazione per la cooperazione islamica, a Islamabad il 22 marzo 2022. (Foto di Farooq Naeem/AFP tramite Getty Images)
  • Due recenti rapporti evidenziano una tendenza inquietante nella dinamica del potere globale. Non stanno ricevendo molta attenzione a causa della guerra in corso in Ucraina, ma la Cina sta sfruttando questo momento fuori dai riflettori per lavorare in modo intelligente per aumentare la sua influenza nel mondo musulmano (e nel Pacifico. ndr). Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno sprecando questo momento cercando di negoziare un rinnovato accordo nucleare con l’Iran con l’assistenza della Russia.
  • In una recente riunione del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Organizzazione per la cooperazione islamica, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi è stato un invitato speciale. Era la prima volta che un funzionario del governo cinese veniva invitato a partecipare a una riunione dell’OIC. L’OIC conta 57 paesi membri, il che la rende la seconda organizzazione internazionale più grande del mondo.
  • Secondo i rapporti, “la Cina sta investendo oltre 400 miliardi di dollari in quasi 600 progetti nel mondo musulmano nell’ambito della Belt and Road Initiative”. Queste mosse hanno aiutato la Cina a fare progressi significativi nell’aumentare la sua influenza sia sul fronte politico che economico con l’OIC.

Consideriamo ciò che la Cina ha realizzato:

  • L’OIC sembra aver completamente ignorato la persecuzione dei musulmani uiguri da parte del governo cinese e la morte nel 2021 di oltre 100.000 americani per fentanil e altre droghe pesanti, in gran parte esportate dalla Cina. Secondo quanto riferito, il Dipartimento per la sicurezza interna sta considerando di etichettare il fentanil come arma di distruzione di massa.
  • L’OIC ha tenuto colloqui con la Cina su come de-dollarizzare il commercio e il commercio, con l’Arabia Saudita che avrebbe discusso il commercio con la Cina utilizzando lo yuan cinese.
  • Si è discusso anche del ruolo avuto dalla Cina nell’assistenza ai talebani in Afghanistan, valutando in termini favorevoli il ruolo della Cina.
    È stato riferito che molti membri dell’OIC hanno condiviso la rappresentazione cinese della crisi ucraina come il presunto risultato dei tentativi della NATO di militarizzare parti dell’Ucraina.

I bombardamenti delle basi addestrative di Yavoriv e Leopoli, con i caduti della NATO, le esercitazioni tenute da reparti della NATO in Ucraina lo confermano. ndr

  • Sebbene questo articolo provenga da un quotidiano pakistano che è, probabilmente, di parte, fornisce un’idea di ciò che il Pakistan, la Cina e altri nel mondo musulmano vedono come un potenziale percorso da seguire per un partenariato più forte con la Cina e un ruolo ridotto per gli Stati Uniti e per l’Unione Europea. Ricorda, nel mondo dell’intelligence, parte della tua migliore intelligenza si nasconde alla bella vista; questo può essere un ottimo esempio.
  • Allo stesso tempo, un discorso del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale degli Emirati Arabi Uniti, Sua Altezza lo sceicco Abdullah bin Zayed Al Nahyan, ha mostrato la forte opportunità che si è creata per le relazioni USA-EAU. Parlando al vertice del Negev in Israele, ha detto:

“Abbiamo perso il frutto di questi 43 anni in cui ci siamo conosciuti meglio, abbiamo lavorato insieme e abbiamo cambiato la narrativa che molte generazioni di israeliani e arabi hanno vissuto. Penso che quello che stiamo cercando di ottenere qui, oggi, sia cambiare la narrativa, creare una futuro e costruire su una migliore speranza per noi e per i nostri figli e nipoti”.

  • Il suo discorso sottolinea lo sforzo impegnato e continuo degli Emirati Arabi Uniti per essere una voce costruttiva e positiva in Medio Oriente per il progresso e per sostenere un dialogo utile e l’inclusione di Israele.
  • L’amministrazione Trump e gli Emirati Arabi Uniti hanno lavorato insieme per stabilire e attuare gli Accordi di Abraham, che hanno facilitato il riconoscimento di Israele da parte degli Emirati Arabi Uniti e di altri quattro paesi, Bahrain, Sudan, Marocco e Kosovo. Continua ad essere un movimento importante e storico.
  • Il contrasto tra le strategie internazionali del Partito Comunista Cinese (PCC) e l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden purtroppo non potrebbe essere più chiaro. Il PCC continua a costruire aprendo nuove porte, ottenendo una più ampia influenza globale. Rivolgendosi all’OIC e ai suoi 1,8 miliardi di persone, il PCC fa una dichiarazione forte e accogliente. Gli investimenti economici che sta facendo in questi paesi dimostrano uno sforzo strategico a lungo termine per rafforzare la propria posizione.
  • Confrontalo con la strategia degli Stati Uniti in Medio Oriente. Dal 2009 al 2017, l’amministrazione Obama ha perseguito un nuovo piano per il Medio Oriente per impegnarsi con i Fratelli Musulmani e l’Iran. Le vecchie alleanze furono lasciate andare, compromesse e respinte.
  • Il piano, purtroppo, non ha avuto successo. Ha provocato il caos in Egitto e in altri paesi del Medio Oriente. Il presidente egiziano Hosni Mubarak, un alleato imperfetto degli Stati Uniti, è stato deposto. Il suo successore dei Fratelli Musulmani, Mohamed Morsi, non durò a lungo. La credibilità degli Stati Uniti è stata ridotta. Il sovrano libico Muammar Gheddafi è stato rovesciato dal suo popolo (?) in un atto che da allora ha provocato instabilità in questo vitale paese dell’Africa settentrionale. La Siria è stata trascinata in un’interminabile guerra civile, che ha visto l’ascesa e il crollo del califfato ISIS.
  • Nel 2015 è stato raggiunto un accordo nucleare che ha permesso all’Iran, uno stato sponsor ufficiale e dichiarato del terrore, di acquisire capacità di potenza nucleare in pochi anni. L’Iran ha continuato a costruire la sua bomba nucleare, sviluppando missili balistici e fomentando il terrorismo in tutta la regione. .
  • La conclusione era che la politica dell’era Obama in Medio Oriente aveva bisogno di un completo ripristino e l’amministrazione Trump lo ha fornito. Il contatto degli Stati Uniti con gli ex alleati e l’avvio di una lunga conversazione ha portato agli Accordi di Abraham – una nuova direzione positiva con risultati tangibili e identificabili. C’era una base per un ritrovato ottimismo in Medio Oriente, guidato da Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti e Israele.
  • Questa opportunità è stata ora sprecata dall’amministrazione Biden poiché ha minimizzato i progressi sorprendenti creati dagli accordi di Abraham e ancora una volta ha abbracciato un accordo nucleare ancora più pericoloso con l’Iran come sua priorità assoluta in Medio Oriente. “Gli Stati Uniti”, osserva l’editorialista Bret Stephens, “non stanno nemmeno negoziando direttamente con Teheran – gli iraniani non permetterebbero agli americani di entrare nella stanza, e l’amministrazione, incredibilmente, è d’accordo – ma si affidano invece ai suoi intermediari. ” E chi sono questi intermediari? Cina e Russia!
  • Il nuovo accordo con l’Iran, quindi, si basa su un’assistenza immaginaria di Russia e Cina, quando tutti e tre i paesi si impegnano a spodestare l’America come prima superpotenza mondiale e ad eludere le sanzioni statunitensi alla Russia per la sua invasione dell’Ucraina.
  • Gli Stati Uniti, in breve, stanno sacrificando progressi significativi in Medio Oriente per aiutare le tre maggiori minacce alla sicurezza e alla sicurezza internazionale dell’America: questi regimi brutali e autoritari, Cina, Russia e Iran.
  • Le azioni degli ultimi 18 mesi dimostrano le sfide chiave della politica estera americana: politiche che oscillano avanti e indietro da un’amministrazione all’altra, creando una totale mancanza di coerenza. In secondo luogo, sottolineano il fatto che un’amministrazione sembra riluttante ad accettare o imparare dall’amministrazione precedente.
  • L’amministrazione Biden rifiuta di riconoscere i problemi con le politiche fallite dell’era Obama, come l’accordo nucleare con l’Iran, e rifiuta di basarsi sui successi delle politiche dell’era Trump, compresi gli accordi di Abraham.
  • L’America continuerà a vedere il suo ruolo internazionale diminuire se la politica estera continua ad assomigliare alle montagne russe, cambiando direzione ogni quattro-otto anni, basata più su capricci politici e partigiani che su un vero approccio orientato ai risultati. È così che la Cina conduce la sua politica estera: sulla scia di tale inaffidabilità americana.
  • È tempo di concentrarsi sui risultati piuttosto che sulle vittorie politiche economiche a breve termine in patria se l’America vuole davvero essere efficace nell’affrontare le sfide attuali sul fronte internazionale . Dobbiamo rimanere fedeli ai nostri alleati come gli Emirati Arabi Uniti a lungo termine affinché vedano gli Stati Uniti come un alleato affidabile, in modo che loro e altri paesi possano rischiare di intraprendere i passi coraggiosi e rivoluzionari che hanno implementato negli ultimi anni.

Peter Hoekstra è stato ambasciatore degli Stati Uniti nei Paesi Bassi durante l’amministrazione Trump. Ha servito 18 anni nella Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti in rappresentanza del secondo distretto del Michigan e ha servito come presidente e membro della classifica della House Intelligence Committee. Attualmente è presidente del Center for Security Policy Board of Advisors e Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute.