Archivio mensile:gennaio 2021

3737.- La via verso il Conte Ter è ancora in salita. Parla Lina Palmerini

Dopo i nostri ragionamenti, parla una quirinalista.

Di Andrea Picardi, 31/01/2021 Formiche.net

La via verso il Conte Ter è ancora in salita. Parla Lina Palmerini

“Il tentativo del presidente della Camera dovrebbe consentire l’avvicinamento tra le posizioni dei partiti ma ciò non significa che conduca al Conte Ter”. Parola di Lina Palmerini, firma e notista politica del Sole 24 Ore

La strada verso il Conte Ter non è affatto in discesa. Anzi, vista la situazione di stallo che si registra tra le forze politiche dell’ormai quasi ex maggioranza giallorossa, si potrebbe persino dire che appaia ancora in salita. Ne è convinta la firma e notista politica del Sole 24 Ore Lina Palmerini secondo la quale non si può certo ritenere scontato che il mandato esplorativoaffidato a Roberto Fico si concluda con un nuovo incarico a Giuseppe Conte. “Il tentativo del presidente della Camera dovrebbe consentire l’avvicinamento tra le posizioni dei partiti ma ciò non significa che conduca al Conte Ter”, ha affermato Palmerini in questa conversazione con Formiche.net nella quale ha anche sottolineato come “dal punto di vista del metodo la scelta di Sergio Mattarella sia dipesa dalla volontà di non irrigidire le parti su un’unica soluzione ma di favorirla”. Oltre alla procedura però, c’è poi, soprattutto, il piano politico, come ha ricordato la stessa Palmerini.

Quali sono le ragioni che a suo avviso rendono ancora così stretta la via verso un nuovo incarico a Conte?

Sono numerose, a partire da quelle che riguardano Matteo Renzi, per il quale, con Conte di nuovo a Palazzo Chigi, sarebbe molto difficile giustificare questa crisi di governo. Questa è la difficoltà che si trova di fronte il leader di Italia Viva.

E il Partito democratico?

E’ nella condizione di non poter più subire la rotta imposta da Renzi, il quale nel bene e nel male è stato il vero artefice di tutta questa vicenda politica. Sin dall’inizio, dall’agosto del 2019, quando volle l’alleanza con i cinquestelle e addirittura la conferma di Conte alla guida del governo. Lo stesso Renzi che qualche settimana fa ha deciso di aprire la crisi. Il Pd non può più rimanere a guardare, deve trovare un suo ruolo in questi due o tre giorni di mandato esplorativo a Fico, anche e soprattutto nei rapporti con il leader di Italia Viva.

Per non parlare dei cinquestelle, giusto?

A causa di questa crisi il Movimento 5 stelle rischia di perdere l’ala più identitaria e ortodossa. Ormai l’unica bandiera che gli è rimasta è Conte, difficile che possano accettare di ammainarla.

Palmerini, dunque a suo avviso l’accidentato percorso verso il Conte Ter potrebbe passare solo da un incisivo rimescolamento della squadra di governo?

L’ideale per Renzi sarebbe la discontinuità a Palazzo Chigi, che spiegherebbe il motivo della crisi. Ciò detto, credo che comunque chiederebbe quantomeno il cambio di alcuni dei ministri simbolo di questa stagione. Penso ad Alfonso Bonafede, a Lucia Azzolina e anche a Roberto Gualtieri. Un avvicendamento profondo nel quale si inseriscono i cinquestelle, che devono difendere Conte, e il Pd, che deve difendere il suo ruolo.

Davvero un rebus difficile da sciogliere, considerata anche la prospettiva del possibile partito di Conte che, secondo il sondaggio Winpoll citato dal professor Roberto D’Alimonte sul Sole 24 Ore, riuscirebbe addirittura, in caso di urne, a raccogliere più voti di Pd e M5s. Come potrebbe incidere questo scenario sulla crisi in corso?

Iniziamo con il dire che lo stesso professor D’Alimonte ha avvisato di prendere con le pinze questi sondaggi in quanto estremamente volatili e legati al momento, all’emotività di questa fase. In questa situazione Conte potrebbe essere al 16% dei consensi per lo sconcerto delle persone, che non stanno capendo il motivo della crisi. Detto questo, il tema politico evidentemente si pone.

E non è proprio irrilevante, vero?

Se il Conte Ter non si materializzasse, il Pd e i cinquestelle si troverebbero di fronte un nuovo partito, appunto quello dell’attuale premier, in grado di pescare a piene mani nel loro spazio politico. Per questa ragione credo che l’opzione delle elezioni sia da considerare l’ultimissima spiaggia, fossi in loro, anzi, la escluderei del tutto.

E quindi?

E quindi penso che, nel caso in cui fallisse il mandato esplorativo di Fico, sia più probabile che si possa andare verso l’ipotesi di un governo istituzionale magari allargato alle forze di opposizione che hanno già fatto intendere di essere disponibili, ad esempio Forza Italia e i centristi. D’altronde, se Conte si presentasse con il suo nuovo partito alle urne per il Pd e il movimento il colpo sarebbe doppio: non solo perderebbero le elezioni ma pure l’elettorato. Rinuncerebbero al governo e subirebbero contemporaneamente una drastica riduzione dei loro consensi in virtù della presenza della lista del presidente del consiglio.

Palmerini ma in tutto questo l’emergenza sanitaria ed economica, secondo lei, come insistono sulla crisi politica? Siamo in una fase cruciale, basti pensare al piano per il Recovery Fund da presentare a Bruxelles

Siamo tutti ipnotizzati dal gioco politico-tattico di queste settimane, ma poi ci sono i problemi concreti che spingono e che alla fine si imporranno. Appunto, nel momento in cui dovesse fallire questo tentativo, sul tavolo cosa rimarrebbe? Innanzitutto il decreto ristori che è ancora bloccato. Parliamo di 32 miliardi di euro fermi. E poi c’è il Recovery fund da completare.

Appunto, quanto ci possiamo permettere di indugiare nella crisi politica, anche di fronte all’Europa, in un momento così decisivo?

Il termine del 30 aprile non è perentorio, però siamo molto indietro: non dico che siamo all’anno zero ma quasi. Non aver ancora deciso la cabina di regia e la governance del Recovery Fund in qualche modo fa perdere anche senso alla lista di progetti che è stata stilata. Si tratta di un nodo politico di cui sicuramente si parlerà in questi giorni in cui verrà verificata l’ipotesi del Conte Ter.

In questo contesto, Palmerini, c’è un ruolo che Mario Draghi potrebbe essere chiamato a svolgere? Si dice che in queste ore abbia sentito il presidente della Repubblica Mattarella

Non so se la telefonata tra Draghi e Mattarella ci sia stata, mi pare però che sia nelle cose. Non c’è motivo per cui il presidente della Repubblica non dovrebbe confrontarsi con una delle figure di maggior spicco in Italia e in Europa. Al di là di un futuro governo ci sta che si parlino. Però la vera domanda secondo me è un’altra: i partiti lo vorrebbero un governo Draghi? Difficile, perché tutte le forze politiche conterebbero di meno, ci sarebbe l’ex presidente della Banca centrale europea a guidare, con tutta la sua autorevolezza e competenza.

3736.- Crisi di Governo

Giuseppe Palma

Il PD è al governo del Paese dal 2013 senza aver mai vinto le elezioni: dal 2013 al 2018 per effetto di un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale dalla Consulta nel dicembre 2013 (sentenza n. 1/2014)

L’Italia è il Paese in cui la coalizione A, arrivata prima alle elezioni, è all’opposizione, mentre la coalizione B, arrivata terza, è al governo.- Eh, ma le coalizioni non contano, disse qualcuno.In realtà le coalizioni sono una facoltà prevista dalla legge elettorale, fonte di rango primario che disciplina le regole del gioco. Alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 (legge elettorale cosiddetta Rosatellum) la coalizione di centrodestra ottenne il 37%, il M5S il 32,7%, la coalizione di centrosinistra il 22,8%;- Eh, ma abbiamo una forma di governo parlamentare, disse qualcun altro. In realtà la forma di governo parlamentare non si esaurisce con la mera somma algebrica dei voti in Parlamento, essa non può prescindere dal rispetto del principio democratico. Prima dei numeri occorre rispettare la volontà che gli elettori hanno espresso nelle urne, secondo i meccanismi della legge elettorale che ha tradotto quella volontà in seggi.- Eh, ma la Costituzione non parla di coalizioni tra liste.Questa è l’obiezione più stupida. Le Costituzioni non si occupano degli aspetti tecnici del voto, bensì di tracciare i principi generali. I meccanismi elettorali spettano alle leggi. E se le leggi prevedono anche le coalizioni tra liste, del loro risultato non può non tenersi conto. Mattarella ha tenuto conto (sempre) del primo partito, il M5S, tralasciando i risultati delle coalizioni, tanto è vero che il MoVimento è il partito attorno al quale sono nati i due governi Conte e forse anche il terzo che sta per nascere. Di contro, Giorgio Napolitano, pur sempre in presenza di una legge elettorale che prevedeva le coalizioni tra liste (il Porcellum), esattamente come il Rosatellum, non considerò minimamente il primo partito (che ora come allora è sempre il M5S), ma conferì un incarico esplorativo a Bersani, leader della coalizione arrivata prima con appena il 29,55% dei voti (alla Camera era scattato il premio di maggioranza pari al 54% dei seggi). Successivamente, il governo di Enrico Letta nacque con un ampio sostegno parlamentare (coalizioni di centrodestra e centrosinistra), lasciando fuori il primo partito, il M5S. Eppure sia il Porcellum (successivamente dichiarato incostituzionale) che il Rosatellum prevedono la facoltà di formare coalizioni. Ma di tutto questo, ai “ladri di democrazia” non interessa nulla.Il PD è al governo del Paese dal 2013 senza aver mai vinto le elezioni: dal 2013 al 2018 per effetto di un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale dalla Consulta nel dicembre 2013 (sentenza n. 1/2014), dal settembre 2019 ad oggi per effetto di un ribaltone del principio democratico.Tu chiamala ancora democrazia…

3735.- Circola il nome di Mario Draghi per guidare un governo di ricostruzione nazionale

Il mandato esplorativo conferito da Mattarella a Fico, conta tre aspetti critici: Intanto, Fico, Presidente della Camera, è il numero 3 mentre Casellati, Presidente del Senato, è il numero 2 del Palazzo. Poi, esplorare, rectius, cercare i numeri per un Conte ter, quando, fino a ieri, non c’erano, rappresenta uno spreco del tempo prezioso, che non abbiamo e la certezza matematica che avremmo un governo debole, più debole di quello dimissionario. Infine, il Presidente Mattarella non è un re e blindando sei ministri dello scorso governo (Ecco i dicasteri: Economia, Interno, Esteri, Difesa, Affari europei e Sanità), perseverando nell’ conferire l’incarico a rappresentanti dei partiti divenuti minoranza, suoi elettori, sopratutto, non sciogliendo le camere, interpreta esorbitando i suoi poteri. Devo dire che neanche Benito Mussolini ebbe tanto potere, dacché doveva obbedienza al re. Se con queste deviazioni dal principio della rappresentatività parlamentare si intende arrivare all’inevitabilità di un incarico a persona autorevole nei confronti di tutti e dell’Unione europea, massimamente, allora, cambiano i termini del problema. Infatti, con il MES e il Recovery Fund siamo stati legati alla “Troika”, perciò, chi meglio di lui: Mario Draghi?

VOCIFERANO DI MARIO DRAGHI AL GOVERNO

È di tutta evidenza che da questo Parlamento non possa nascere un forte mandato popolare. Giorgia Meloni, senza mezze misure, è drastica: “l’Italia merita un governo solido che lavori unito per gli interessi della Nazione. La parola torni agli italiani.”

Sappiamo, invece, che non saremo chiamati al voto e che nessun leader dei partiti godrebbe del consenso e della necessaria autorevolezza, vieppiù verso l’Unione europea. In particolare, il governo di unità nazionale di cui si parla sarebbe un ulteriore tentativo di mettere insieme partiti che sulle questioni del momento hanno idee completamente diverse, un insieme che solo una personalità come quella di Mario Draghi potrebbe controllare. Ce lo auguriamo, per il bene dell’Italia e dell’Europa, nella speranza che l’Italia torni ad essere quel fattore propulsivo dell’unità europea, che portò ai Trattati di Roma.

Vero o falso?

La notizia se confermata sarebbe una bomba. L’ex numero uno della Bce, Mario Draghi avrebbe dato il suo assenso a guidare un governo della ricostruzione nazionale sostenuto da una foltissima maggioranza parlamentare

Secondo le indiscrezioni, Forza Italia e Lega si sarebbero già dichiarate pronte ad appoggiarlo e ci sarebbe anche l’ok di PdItalia Viva e buona parte del M5S (Di Maio in testa).

Malgrado la scelta sia la più logica, sembra che il Quirinale l’abbia smentita e c’è chi ne fa una notizia originata dai 5 stelle per spaventare i nemici, a chiacchiere, dell’Europa. Resta, comunque, non una, ma la soluzione.

Crisi di governo aperta da Matteo Renzi

A capeggiare i malumori all’interno della maggioranza di governo è stato Matteo Renzi che ha minacciato di togliere l’appoggio di Italia Viva all’esecutivo guidato da Giuseppe Conte con il quale si sta scontrando quotidianamente soprattutto sul piano di investimenti legato ai fondi del Recovery Fund. Proprio Renzi in un’intervista al Corriere della Sera sulla probabilità di nuove elezioni, ha risposto:

“Io non ho paura di niente, meno che mai della democrazia. Quanto ai 18 senatori di Italia Viva, mi faccia dire che sono orgoglioso di loro. E che non hanno paura delle elezioni. Per due motivi. Uno, perché le elezioni non fanno paura a chi è abituato a misurarsi con il consenso. Il secondo motivo è ancora più chiaro, tutti sanno che non ci saranno elezioni. Dobbiamo aprire le scuole, non i seggi.
Dobbiamo aumentare il numero dei vaccinati, non dei candidati. Dobbiamo scrivere il Recovery Plan, non i libri dei sogni elettorali. Le elezioni fanno paura a chi verrebbe politicamente decimato come i 300 parlamentari del Movimento 5 Stelle, non ai 18 senatori di Italia Viva”. Non abbiamo paura delle elezioni. Anche perché tutti sanno che non ci saranno elezioni“.
Le ministre Bellanova e Bonetti e il sottosegretario Scalfarotto sono persone serie. Stanno al governo perché hanno delle idee, non per vanagloria. Se queste idee non piacciono, noi non siamo come gli altri, le poltrone le lasciamo. Oggi tocca al premier decidere se ciò che abbiamo detto su vaccini, Mes, cantieri da sbloccare, scuola e cultura è degno di nota oppure no. Lo aspettiamo al Senato, allora, che posso dire di più? Magari fosse un problema di ministeri. Ci dividono i contenuti e la politica, non i posti”.

Draghi premier, Renzi: «L’ho sentito più volte», le telefonate che “affossano” il Conte Ter

scritto da Cristina La Bella, 31 Gennaio 2021, Urbanpost

Draghi premier? Ipotesi che si fa sempre più spazio – Domenica 31 gennaio 2021.«Serve la Politica con la “P” maiuscola. Ora è finalmente chiaro che la crisi nasce per scegliere come impostare il futuro, non perché qualcuno fa i capricci. La verità prima o poi arriva, la verità non è una velina di Palazzo». Così Matteo Renzi, in un’intervista concessa a “Il Corriere della Sera”, spiegando il motivo per cui non ha aperto immediatamente ad un terzo governo Conte«Questa insistita personalizzazione su Conte tradisce il vero problema. Che non è il nome del premier, ma la direzione del Paese», ha precisato il leader di Italia Viva. Quanto al governo istituzionale, «Io penso che sia preferibile una soluzione politica. Ma nel caso in cui questa dovesse fallire accompagneremmo con rispetto le decisioni del capo dello Stato. Ora una cosa alla volta, prima proviamo a fare il governo politico», ha affermato il toscano.

Che i grillini possano essere vicini alla scissione a Renzi non interessa: «Stento a comprendere quale significativo contributo possa portare Di Battista. Ma fortunatamente fatico anche a considerarlo un problema. Noi ci occupiamo di cose serie e di problemi reali, non degli insulti di Di Battista». Il senatore toscano mira ad un governo diverso, capace di fare un “salto di qualità”: «Noi di Italia viva abbiamo rinunciato alle poltrone per le idee e gli ideali. Proprio nelle stesse ore in cui alcuni colleghi parlamentari cambiavano idee e ideali solo per chiedere delle poltrone. Oggi non accetteremo di uscire da questa crisi senza un impegno solenne, scritto, sui contenuti. (…) Contano le idee, non le aspettative personali», ha detto l’ex premier Renzi.

draghi premier

«Non rinunceremo al nuovo governo, ma al posto di Conte ci sarà Draghi. Ti dispiace?», l’indiscrezione de “La Stampa”

Mentre sulle pagine de “Il Corriere della Sera” usciva l”intervista a il leader di Italia Viva, su “La Stampa” veniva pubblicato un aneddoto. Ad un senatore del suo partito dubbioso sulla frattura con il “professore prestato alla politica” e la possibilità di uscire dalla maggioranza, Renzi avrebbe risposto così: «Non rinunceremo al nuovo governo, ma al posto di Conte ci sarà Draghi. Ti dispiace?».Del resto il rischio delle elezioni anticipate non sfiora affatto l’ex premier, che ha definito l’ipotesi: «Il solito spauracchio per terrorizzare qualche parlamentare preoccupato». Vero o falso che sia il retroscena dimostra che il partito di chi vorrebbe Draghi al posto dell’attuale presidente del Consiglio si ingrandisce sempre di più. Del resto quello dell’ex presidente di Bankitalia e della Banca Centrale Europea è un nome prestigioso. Che avrebbe peso anche in Europa. Un notevole peso. Il Quirinale ha precisato che Draghi non è stato “sondato” come premier. Ma Renzi ai suoi avrebbe fatto capire di aver avuto vari colloqui telefonici«L’ho sentito più volte, lui è pronto». Questo almeno secondo le indiscrezioni rilanciate da “La Stampa”.

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Boschi: «I nomi spettano al presidente della Repubblica, non a noi»

Stamani a “Il Corriere” Renzi ha detto invece: «Eviterei di tirare per la giacchetta Draghi, una personalità di valore assoluto che stimo moltissimo. Stiamo parlando di una delle riserve più importanti della Repubblica che nessuna forza politica può intestarsi. Se il presidente della Repubblica riterrà di voler sondare o incaricare Draghi lo deciderà lui. Ogni tentativo di alimentare oggi una discussione su Draghi è offensivo verso Draghi stesso e soprattutto verso il presidente della Repubblica e verso le sue competenze costituzionali». Dello stesso avviso la Boschi, che a “La Stampa” ha dichiarato: «Non sta a me suggerire nomi. Tanto meno in questa fase in cui tutto è nelle sagge mani del presidente della Repubblica. Tuttavia, penso che nessuno possa dubitare del valore di una figura come quella di Mario Draghi che rappresenta un orgoglio italiano. Ma i nomi spettano al presidente della Repubblica, non a noi».

3734.- Il virus dei ristoratori…. No, è chi governa che continua a mortificarli.

La distruzione di una categoria composta, non soltanto dai gestori, ma da tutto il loro personale, dal mercato, dai locatori che gli fanno capo. Il grottesco è vedere i supermercati pieni, i tabaccai, la telefonia e tanti altri aperti e i bar, le pasticcerie, i ristoranti chiusi o per asporto. Se non è stupidità, è una precisa volontà di rompere il sistema economico e sociale della Nazione, con il contributo delle Forze dell’Ordine che si chiama “senso del dovere e obbedienza”.

Francesco Storace – 31 Gennaio 2021

Virus ristoratori

Fate pace con il cervello e poi con i ristoratori, il virus non è colpa loro. Ma è mai possibile questo accanimento contro una categoria? E anche contro i loro clienti che oggi pensavano finalmente di tornare a pranzare nel loro locale di fiducia…

In uno stupido gioco al massacro li fanno impazzire. Nei giorni scorsi Zingaretti e soci avevano detto che da domenica – oggi – il Lazio sarebbe tornato “zona gialla”.

I ristoratori non portano il virus…

Invece no, nella tarda serata di venerdì si è saputo che la “libertà” arriva di lunedì. Che vergogna. Si nega il diritto a lavorare nel giorno più prolifico. Perché il virus, secondo costoro, si intrufola a pranzo nel giorno della festa. Negli altri giorni no. E a cena sì.

Fanno diventare isterico un popolo. Perché poi tutto si riflette anche su altri settori produttivi. L’indotto. E altre categorie.

La scusa? L’ordinanza del ministro scade il 31. Ed è così difficile fargli firmare un pezzo di carta per anticipare di 24 ore la riapertura?

Ci pensate al sentimento di odio che inoculate in vena, altro che vaccino?

Scrive Maurizio Brugiatelli, dal suo Rugantino ad Anzio: “Sono costretto a disdire tutte le vostre prenotazioni, la spesa ordinata ed il personale”. Tutto questo è semplicemente allucinante, la gente sballottata in attesa di radio Conte. Sparite, che è meglio. Anzitutto per voi.

In autostrada non ci si ammala

E continua il nostro amico ristoratore: “I bar e ristoranti autostradali non hanno restrizioni a colori, sono sempre aperti, forse in autostrada non ci si ammala. Se un ristorante fa un contratto con un’azienda e fa servizio mensa, snaturando il lavoro che amiamo, possiamo far mangiare gli operai, scusate e cosa cambia se invece lavoriamo come abbiamo sempre fatto, mantenendo i protocolli di sicurezza? E perché a pranzo si e la sera no? Perché dovete avvantaggiare le grandi agenzie di “delivery”, sta parola la odio!“.

Tutto questo non mi sembra affatto normale. Basta col virus dei ristoratori…

3733.- Il Recovery Fund in due parole.

“Vi dicono che è un regalo, ma è un’inc***ta! I soldi del Recovery Fund li sborserete voi” . Parla il professor Malvezzi

Radio Radio, di Un Giorno speciale, oggi, 31 gennaio.

 

Sono passate poche settimane da quando il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri. Si tratta del Recovery Plan, ovvero del piano in cui viene indicato come verranno spesi i soldi del Recovery Fund.

Quanta confusione in questi mesi: questi soldi ci sono o non ci sono? A quali condizioni ci giungono dall’Unione Europea? Li dobbiamo restituire?

Il Professore Valerio Malvezzi ha risposto per noi in diretta a tutte queste domande. In questo video spiega chiaramente non soltanto in che cosa consista realmente il Recovery Fund, ma anche, e soprattutto, la lista di motivi per i quali attingervi sarebbe per noi una vera e propria rovina.

Lo ha detto in diretta a ‘Un giorno speciale’. Ecco l’intervista di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.https://www.youtube.com/embed/cDTTU_NZBr4?feature=oembed

“I Recovery Fund sono due cose: o prestiti o contributi a fondo perduto.

Cominciamo dai contributi a fondo perduto: segnalo che dal 2028 Babbo Natale torna e dice ‘senti adesso mi devi pagare i regali’. Cioè è un contributo a fondo perduto per 7 anni. Uno strano concetto di contributo a fondo perduto. E chi lo deve pagare? Ci sono due ipotesi. La prima: contributi degli stati membri all’Unione Europea. Dato che la moneta la fanno le banche centrali e che i contributi sono dell’Unione Europea, pagano gli stati membri con le tasse dei cittadini. Cioè siamo noi che paghiamo. Ipotesi numero due: tasse comunitarie. E chi le paga? Noi. Siamo sempre noi che paghiamo. Non serve spiegare altro: i contributi a fondo perduto sono soldi che noi prendiamo dal nostro portafoglio, li diamo all’Unione Europea perché l’Unione Europea attraverso bandi ce li faccia spendere come decide lei.

Io la chiamo inc**ata. E non capiso perché devo pagare per averlo. Io coi miei soldi voglio farci quello che voglio io, non quello che decidono gli altri dicendomi anche che è un regalo che poi devo pagare.

Per quanto riguarda i prestiti: perché non prenderli? Per la stessa ragione. Lo dobbiamo ripagare e tra l’altro a interesse. È tutta una enorme fregatura ed è tutto un grande inganno. Noi dobbiamo comunque ripagare con i nostri soldi e in più ci vengono a dire che cosa dobbiamo farne.

Non sono regali, né i contributi a fondo perduto né i prestiti. Cambiate la parola riforma, mettete inc**ata e poi ditemi se è veramente un regalo”.

3732.- Schiave, riti voodoo e sottomissione. Viaggio nella ferocia della mafia nigeriana

È un argomento che trovate trattato ai numeri 1390, 1391, 1532, 1784, 2246, 2280, 2360, 2361, 3419.

Ricordate “Pamela? Sono stati ieri tre anni. Fu uccisa con riti voodoo, bevvero il suo sangue, fu fatta a pezzi e ritrovata in due valigie. Oggi si torna a parlare della mafia nigeriana. Torno indietro di tre anni e trovo Meluzzi che spiega, con un nodo alla gola:

Il cuore di Pamela è stato mangiato. Chiunque sia un esperto di criminologia lo sa da tempo. Soltanto che una verità così angosciante non si può rivelare. Il politicamente corretto lo esige. E la magistratura, consapevolmente o meno, nasconde la completa verità per la paura  che Macerata insorga, vi sia un sommovimento popolare che potrebbe travolgere le istituzioni.

Meglio minimizzare, preparare a poco a poco l’opinione pubblica alla tragica verità, se mai verrà rivelata. Vede, mangiare il cuore di una donna è un rito comunissimo tra i bambini soldati della Nigeria e tra i componenti mafiosi dell’Ascia Nera in Nigeria: si beve il sangue del corpo di una giovane donna, come se si succhiasse loro l’anima, si mangia il loro cuore, per impadronirsi della forza della morta.

E’ un rito ancestrale che risale ai tempi dei tempi, dove vigeva il cannibalismo. E probabilmente questo è avvenuto anche con Pamela. Solo che si tace.  

In Nigeria, a Lagos, vi sono dei ristoranti dove si cucina carne umana proveniente dai sacrifici umani.  Sui gommoni arriva gente ferma ai tempi dell’età della pietra. Ecco perché ora le istituzioni tacciono, minimizzano. 

Ma noi criminologhi sappiamo da tempo. Succederà ancora. Solo che esitiamo a dirlo: non vogliamo essere definiti nazisti o razzisti, Ma purtroppo è così: il cuore di Pamela è stato mangiato da un gruppo di africani”.

Parliamo delle donne nigeriane importate come bestie, col favore del governo.

In una intervista di Claudio Bernieri, parla una di queste: «Come gli schiavi liberi dopo aver pagato fino a 30.000 euro. E chi non porta soldi ogni giorno viene picchiata, costretta al digiuno».

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In Nigeria, a Benin city, nell’Edo State, e’ accaduto un fatto storico che potrebbe liberare molte ragazze vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale

Fa paura questa mafia nigeriana. Che nasce nelle università come confraternite e che è dilagante oltre ogni immaginazione. In Italia, in Europa, nel mondo. Il suo collante è l’intimidazione e i riti juju, un misto di rito vodoo impregnato da giuramenti e sottomissioni. I suoi affari sono droga e prostituzione. «Le ragazze destinate alla prostituzione sono moderne schiave, vittime di violenza e di stupri.

Sappiamo che le ragazze che si prostituiscono devono pagare diciamo una rata per l’occupazione del suolo pubblico. A chi e chi sono gli esattori?

Questo racconto nasce a gennaio di tre anni fa, con una ragazza costretta a prostituirsi che decise di raccontare il dramma che aveva vissuto e che stava vivendo. Convinte a partire per avere un futuro di lavoro come cameriere o parrucchiere e invece si ritrovano costrette a prostituirsi dopo un viaggio allucinante che le ha portate in Niger e poi in Libia dove, in veri centri di stoccaggio, di detenzione vengono istruite alla prostituzione. E violentate.

Costrette a dover pagare un riscatto per tornare libere?
«Come gli schiavi liberi dopo aver pagato fino a 30.000 euro. E chi non porta soldi ogni giorno viene picchiata, costretta al digiuno».

Tutto questo accade a Castel Volturno come in Piemonte, in Veneto o in Sicilia. E poi c’è il grande affare dell’accoglienza. Il prefetto di Reggio ha notificato una interdittiva antimafia a una cooperativa che gestiva l’accoglienza di 700 richiedenti asilo.
«Dove ci sono i soldi c’è la Ndrangheta. Nell’inchiesta sul centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto persino il prete ha preteso 180.000 euro da giustificare sotto la voce di assistenza spirituale».

Uno spaccato inquietante. i fermi di Lamezia Terme sono solo l’inizio di una indagine destinata ad allargarsi. Tra le carte c’è la testimonianza di Blessing, che ha deciso di collaborare con la magistratura. Ecco una sintesi delle sue dichiarazioni.
«Appartengo a una famiglia molto povera e ho due figli che vivono attualmente con mia mamma a Oute in Nigeria, dove ci sono anche mio fratello e mia sorella». «Ho lasciato il mio paese e sono venuta in Italia per migliorare la mia condizione di vita e quella dei miei familiari rimasti in Nigeria, dopo aver accettato la proposta di Johnson, che mi aveva promesso un aiuto per raggiungere l’Italia, dove mi avrebbero fatto trovare un lavoro legale, che mi avrebbe consentito di restituire gradualmente la somma di circa l5mila euro, che mi era stata anticipata per affrontare il viaggio, e di guadagnare per aiutare economicamente i miei familiari». «Prima della partenza, avevo dovuto giurare, attraverso un rito wudu praticato da uno stregone, di restituire questa somma economica una volta giunta in Italia e che avrei dovuto rispettare le indicazioni della signora (madame) che avrei trovato qui e che mi avrebbe indicato il lavoro da fare. In quell’occasione erano presenti al rito di giuramento anche mio fratello, mia sorella, Johnson e Ifanyi, un ragazzo di etnia igbo di circa 30 anni, fratello maggiore – a suo dire – della signora (madame) che avrei conosciuto in Italia».

«E’ cosi che sono partita dalla Nigeria per giungere in una macchina guidata da Ifanyi fino in Libia, attraversando il Niger e il deserto. È stato un viaggio completamente diverso rispetto a quello che mi avevano prospettato: nel deserto sono stata violentata da altri nigeriani; durante una sosta in Niger ho saputo casualmente da un’altra ragazza nigeriana che il vero lavoro che avrei dovuto fare, una volta giunta in Italia, sarebbe stato quello della prostituzione; in Libia sono rimasta tre quattro mesi a casa di un signore ghanese, che si faceva chiamare papa, che costringeva me e altre cinque ragazze anche loro nigeriane (Stella, Vivian, Haisse e altre due di cui non ricordo il nome) a fare sesso con lui e con altre persone abitanti la sua casa. Non avevamo altra scelta perché non ci facevano uscire e, se non ci concedevamo a tutto quello che ci chiedevano, non ci davano da mangiare e ci picchiavano. Più volte, dopo aver capito le vere intenzioni delle persone e il vero motivo del viaggio, avevo chiesto spiegazioni e aiuto a Ifanyi. Non sapevo come fare: non avevo soldi, ero senza cellulare e chiusa in casa insieme alle altre 5 ragazze; lo stesso Ifanyi mi ha intimato di finire di chiedergli aiuto, perché dovevo soltanto acconsentire e obbedire a quello che successivamente in Italia mi avrebbe detto di fare la sorella (madame), pena le ripercussioni sulla mia famiglia e sui miei figli in Nigeria».

«Dopo quattro mesi trascorsi a casa di questo signore che si faceva chiamare papa, io e le altre cinque ragazze siamo state accompagnate da un signore arabo in un altro posto. Era una specie di campo in Libia, dove vivevano tante persone, alcune delle quali venivano continuamente a chiedere a me e alle altre cinque ragazze di praticare attività sessuale. Tuttavia, il ragazzo arabo, che ci aveva accompagnato da casa del papa fino in quel campo, si frapponeva ed evitava che fossimo costrette a prostituirci o venissimo violentate. Preciso che mi ero separata da Ifanyi, quando ero stata data a questo signore arabo, che mi aveva portato in questo campo ed era amico di Ifanyi, che quest’ultimo era già arrivato in Italia e mi stava aspettando con la sorella (madame). Tramite Kelvin, Ifanyi mi aveva dato l’indicazione di mettermi immediatamente in contatto con la sorella (madame), una volta che sarei sopraggiunta in Italia, contattandola fingendo a chi mi avrebbe prestato il cellulare o dato una scheda telefonica di voler contattare i miei parenti in Nigeria; sempre secondo queste indicazioni, non avrei dovuto dire niente di quello che mi era successo e non avrei dovuto usare il nome “madame”, con il quale la sorella di Ifanyi veniva chiamata dallo stesso, e soprattutto non mi sarei dovuta fare identificare».

«Da questo campo libico ci hanno trasportato sulle coste e ci hanno fatto salire su una barca che è sbarcata il 13/02/16 in Sicilia. Subito dopo lo sbarco, sono stata identificata e portata prima in un centro di accoglienza in Sicilia e poi in un altro in Calabria. Appena sbarcata, sono riuscita ad avvisare mia madre per dirle che ero viva, ma ho avuto sempre grande vergogna di dirle ciò che mi era successo e il giro in cui ero finita. Avevo vergogna e paura che potesse succedere qualcosa di brutto a tutti noi. Giunta in Calabria, a Olivadi, con l’aiuto di un’altra ragazza accolta nel centro, ho contattato la madame al numero che mi aveva dato Ifanyi. Costei si è presentata come Elisa e mi ha detto che sarebbe venuto un signore di nome Osagie (detto Osas) a prendermi all’indirizzo del centro di Olivadi, che le avevo dato. Dopo due giorni, è venuto Osas a prendermi per portarmi dal campo di Olivadi a casa sua a Lamezia Terme Sant’Eufemia». «Abbiamo viaggiato con un pullman di colore blu fino a Sant’Eufemia e Osas mi ha portato a casa sua. Qui c’erano la moglie e la figlia di due anni di nome Gift; c’erano inoltre due ragazze di nome Favor e Juliet Success, anche loro nigeriane. Era una casa a un piano molto alto: una casa grande con un soggiorno, la cucina vicino al soggiorno e subito dopo un bagno. La stanza di Favor e di Juliet Success era attaccata a quella di Osas e della moglie. Io stavo chiusa a chiave nella stanza di Favor e, una volta che rientravano a casa Favor e Juliet Success, mi facevano trasferire nel soggiorno e anche in tal caso la moglie di Osas mi chiudeva a chiave».

«Ho aspettato così per circa tre giorni, fino a quando è arrivata la madame, che era stata chiamata dalla moglie di Osas, che l’aveva avvisata del mio arrivo. Sopraggiunta la madame, costei ha detto alla moglie di Osas di aggiustarmi i capelli perché avrei dovuto prostituirmi. Mi hanno dato dei vestiti che avrei dovuto indossare per prostituirmi: alcuni li aveva portati la madame nella sua borsa; altri me li ha dati la moglie di Osas. Ho provato a rifiutarmi, ma mi è bastata la sua smorfia e la sua aria minacciosa per capire che non avrei avuto altra scelta. Quella sera stessa sono dovuta uscire con Juliet, per andare nel parcheggio (quello con il trenino al centro) di Sant’Eufemia a prostituirmi. Ricordo che, prima di uscire, la moglie di Osas mi ha dato il cellulare, spiegandomi come avrei dovuto comportarmi: quando si fermavano i clienti avrei dovuto indicare due dita o tre dita, in segno di 20 o 30 euro. E’ stata lei ad andare a comprare i preservativi con i 5,00 euro che le ho dovuto dare. La stessa mi ha dato il cellulare e mi ha detto che sarei dovuta scappare in caso fosse arrivata la Polizia e che, se mi avessero fermata, non avrei dovuto dire nulla».

«La madame, invece, è rimasta per due giorni in quella casa e poi è andata via. La prima sera non sapevo neppure come fermare le macchine. E’ stata Juliet Success a fermare un cliente per me e, dopo la fine del servizio, ho ricevuto la paga di 20,00 euro. Rientrata a casa, ho dovuto dare i soldi guadagnati dall’attività alla moglie di Osas che ne ha preso nota su un foglio. La moglie di Osas ha sgridato me e Juliet Success perché eravamo rientrate troppo presto, e Juliet Success le ha detto che avevamo fatto rientro prima perché c’era la polizia nella zona. Preciso che non distinguendo bene i luoghi, non mi ero neppure accorta dell’accaduto».

«Il giorno dopo siamo andate a prostituirci a domicilio da due ragazzi che ci hanno dato 50,00 euro. Tornate a casa Juliet Success, ha consegnato questi soldi alla moglie di Osas. Sono rimasta a casa anche perché faceva freddo e mi vergognavo. La moglie di Osas mi ha detto che avrei dovuto portare i soldi a casa se volevo mangiare e vivere. Le sere ero costretta a uscire per andare a prostituirmi nel parcheggio. Le prime volte non riuscivo, mi vergognavo e i clienti non si fermavano. Rientrata a casa, lei mi diceva che non avevo lavorato bene e non mi faceva mangiare e mi diceva che se non avessi lavorato, non mi avrebbe fatto rimanere lì e avrei passato grossi problemi».

«Io e Juliet Success andavamo a prostituirci nel parcheggio dietro la stazione; Favor prendeva il treno per andare in un altro posto a prostituirsi.
Una volta ottenuto il permesso di soggiorno, Juliet Success ha iniziato a prostituirsi in un’altra zona, su indicazione della moglie di Osas. Io invece continuavo a prostituirmi nel parcheggio. Così è stato per circa due mesi. In un’occasione sono rimasta per tre giorni a casa perché non volevo più prostituirmi. La moglie di Osas ha chiamato la madame che è sopraggiunta immediatamente con due persone, un ghanese e un nigeriano. Tutti e tre, la madame, il ghanese e il nigeriano, mi hanno picchiato. Tutte le volte che tornavo senza soldi rimanevo senza mangiare».

«Preciso che Juliet Success dava il ricavato della prostituzione a Osas; io e Favor alla moglie. Per un periodo di tempo nell’abitazione di Sant’Eufemia, nella mia stessa stanza, aveva vissuto un’altra ragazza di nome Precious che si prostituiva insieme a Favor. A volte riuscivo a telefonare di nascosto in Nigeria, acquistando una ricarica di euro 5,00: sentivo mamma e mi vergognavo di dire quello che stava accadendo. Una volta ho sentito il marito di mia sorella e gli ho detto che stavo lavorando in un supermercato. Ma era domenica e i supermercati erano chiusi e lui ha capito che non stavo dicendo la verità; mi ha chiesto come mai non fossi andata in chiesa. Lui mi ha detto di pregare e poco dopo mi hanno fermata e sono stata accolta nel progetto».

da Claudio Bernieri

3731.- Guai ai poveri! Non solo Bibbiano!

A proposito, il marciume di Bibbiano e il Forteto sono spariti dalle rubriche e dalle prime pagine.

Arrestata giudice del tribunale dei minori. L’accusa: “corruzione”

Domiciliari per il giudice onorario Rosa Russo: è accusata di aver “violato in modo sistematico e continuativo i doveri del proprio ufficio”. L’inchiesta dei carabinieri a Massa, su alcune strutture di accoglienza per minori disagiati

Redazione 08 dicembre 2020 08:45 

Arrestato il giudice onorario del tribunale dei minori di Firenze Rosa Russo: è accusata di aver “violato in modo sistematico e continuativo i doveri del proprio ufficio”, riferendo ai dirigenti di una cooperativa l’esistenza di indagini nei loro confronti e di “non aver comunicato ipotetiche notizie di reato nei loro confronti, apprese nell’ambito del suo lavoro”.

L’inchiesta che la coinvolge è scoppiata a Massa Carrara e riguarda un presunto giro di corruzione relativo ad alcune case di accoglienza per minori disagiati, strutture considerate non a norma e in sovrannumero ma che i gestori riuscivano comunque a utilizzare.

Politici e controllori istituzionali, infatti, secondo l’accusa avrebbero ricevuto posti di lavoro per amici e parenti nelle stesse case di accoglienze gestite dai vertici delle cooperative.

Agli ospiti delle case di accoglienza, inoltre, secondo gli inquirenti, sarebbe stato somministrato cibo di scarsa qualità e in alcuni casi i minori avrebbero dormito in giacigli di fortuna. Chi tra di loro non si piegava alle condizioni veniva ‘contenuto’.

L’inchiesta e gli altri indagati

L’inchiesta è nata in base ad esposti di ex dipendenti delle strutture stesse. Una decina le persone finite ai domiciliari: tra gli altri, oltre alla giudice, il sindaco di Villafranca Lunigiana Filippo Bellesi (centrodestra) che avrebbe concesso un’autorizzazione in deroga per una struttura con gravi carenze strutturali in cambio di assunzioni.

Domiciliari anche per Paola Giusti, responsabile centro affidi minori del Comune di Massa e per Rosanna Vallelonga, responsabile della commissione multidisciplinare Asl e direttrice della società della Salute della Lunigiana (in cambio di assunzioni di suoi amici non avrebbe programmato i controlli ispettivi nelle case di accoglienza di Aulla e Villafranca).

Stessa sorte per Mauro Marcelli, responsabile dell’ufficio Suap dei Comuni della Lunigiana all’epoca dei fatti, che avrebbe autorizzato tra l’altro l’attività di una casa di accoglienza ad Aulla.

Alessio Zoppi, Tamara Pucciarelli e Enrico Benassi sono invece i tre dirigenti della cooperativa “Serimper” accusati di corruzione e di traffico di influenze.

Indagato anche Stefano Benedetti, presidente del consiglio comunale di Massa e il consigliere comunale di Montignoso Marino Petracci, ex segretario del Pd di Massa: in cambio dell’assunzione di una parente, avrebbe aiutato la cooperativa per alcune contestazioni mosse dalla Regione Toscana.

Indagato infine per favoreggiamento e omessa denuncia anche il sindaco di Montignoso Gianni Lorenzetti che avrebbe ritardato i controlli di un abuso edilizio commesso dai dirigenti della cooperativa.“

Qualche passo indietro, per ricordare:

Forteto, il pm del processo: “Ho pianto per le vittime, per 30 anni in Toscana leggi sospese”

Forteto, il pm del processo: “Ho pianto per le vittime, per 30 anni in Toscana leggi sospese”

Il magistrato in Commissione d’inchiesta a ruota libera sulle responsabilità: “Cose che nemmeno in Calabria. Mi sono sentita sola”

“Ho pianto nella mia stanza quando leggevo gli atti dei bambini mandati al Forteto”, “in Toscana per 30 anni si è assistito alla sospensione di tutte regole e leggi in materia” di affidamento minori.

Sono le parole rese alla Commissione d’inchiesta parlamentare sul Forteto dal sostituto procuratore di Firenze Ornella Galeotti, pubblico ministero che ha indagato sul caso e rappresentato l’accusa nel processo di primo grado che ha avuto il suo epilogo con l’esemplare sentenza di condanna per 16 persone nel 2015.

Dichiarazioni forti di chi ha raccontato in maniera toccante la vicenda degli affidamenti e le sue conseguenze, gli ostacoli incontrati sul percorso, le reticenze, i silenzi. Pronunciate senza peli sulla lingua in diretta web.

Galeotti, interrogata dai parlamentari della commissione, ha parlato a lungo di tutte le difficoltà incontrate anche nel corso del processo, seguito all’apertura delle indagini del 2011 con l’arresto di Rodolfo Fiesoli. “Il processo andò avanti con turbative molto importanti. – ha rivelato – Molti reati erano prescritti già al momento in cui abbiamo iniziato a indagare e dunque non abbiamo potuto procedere”. 

Ci fu la ricusazione del giudice Bouchard: “Mi sono sentita molto sola – ha sottolineato – molti colleghi con cui avevo relazioni cordiali mi hanno tolto il saluto, ho visto cose accadere in questo processo che non ho visto quando lavoravo in Calabria”.

Per fortuna che “ho avuto l’appoggio dalla sua nomina del 2014 del capo del mio ufficio (Creazzo ndr), che ha dato dei segni di presenza nel processo”. “Ci sono stati dei colleghi, pochi, che mi hanno sostenuto sul piano personale. Alcuni mi hanno detto che era tutta una sciocchezza perché gli accusatori erano dei calunniatori che avrebbero gettato la maschera”, ha proseguito. 

Secondo Galeotti, l’accoglienza dei minori nella cooperativa aveva “natura economica”.  Il Forteto aveva interesse a ricevere minori per la sopravvivenza stessa, aveva bisogno di forza lavoro”. Così, “il Forteto ha goduto di una manovalanza gratuita, nessuno ha mai riscosso lo stipendio”.

Una deposizione dettagliata su un sistema complesso (sia il Forteto che il contesto in cui ha proliferato, sia politico ma soprattutto giudiziario) che ha reso l’azione particolarmente dura e provante.

“Mi sono pentita dell’impugnazione che abbiamo fatto in appello per il reato di violenza sessuale di gruppo”, ha rivelato il magistrato. Un fatto che, a causa dei meccanismi della giustizia, “ha determinato una serie di impicci in cui molti reati si sono prescritti”, ha aggiunto. Fatti sui quali adesso la commissione parlamentare ha la possibilità, anzi il dovere, di indagare. 

Molti reati si sono prescritti, ma grazie ai presidenti dei tribunali. Il problema non è la Prescrizione, che risponde a una esigenza del diritto, ma i presidenti dei tribunali che non calendarizzano i procedimenti. Ma sarà solo loro la colpa?

Forteto, una vittima: “Alla mia cena di compleanno Fiesoli e il giudice Trovato”

Lo sostiene il figlio maggiore della donna che si rivolse alla Corte di Strasburgo e nel 2000 ottenne la condanna dello Stato Italiano

Redazione 25 luglio 2020 08:30 

Forteto, nessuno sconto per Fiesoli. I giudici: “Non si è mai pentito”26 giugno 2020

Un momento della deposizione del pm Galeotti davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta

Il presidente del tribunale dei minori di Firenze Luciano Trovato insieme a Rodolfo Fiesoli alla festa di compleanno di un ragazzo affidato al Forteto. 

E’ quanto hanno riferito davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti accaduti al Forteto i giornalisti fiorentini Francesco Pini e Duccio Tronci. I due autori del libro inchiesta “Setta di Stato” hanno infatti riportato nel loro lavoro uscito nel 2015 il racconto di una delle vittime.

La vittima è figlio della donna che si rivolse alla Corte di Strasburgo e nel 2000 ottenne la condanna dello Stato Italiano, ritenuto colpevole di averle impedito senza motivazione di incontare regolarmente i suoi ragazzi affidati al Forteto.

La Corte Europea criticò anche la scelta di collocare i fratelli nella comunità gestita da due pregiudicati, Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi, e, appunto, condannò l’Italia al pagamento di un’ammenda da 200 milioni di lire.

Dopo quella sentenza il tribunale dei minori di Firenze non spostò comunque i due ragazzi dal Forteto. Secondo quanto riferito da Pini e Tronci, Trovato si sarebbe occupato del caso successivamente alla sentenza della Corte europea.

Al Forteto il maggiore dei due fratelli fu convinto, con il metodo del lavaggio del cervello, che la madre lo avesse venduto ad un pedofilo e che questo avesse abusato di lui. Un metodo che, secondo quanto ricostruito nei processi, rappresentò una vera prassi al Forteto: l’obiettivo era tagliare tutti i legami affettivi e rendere impossibile il ritorno dei minori nelle famiglie di origine.

Uscito dalla setta dopo le “attenzioni” di Fiesoli nei suoi confronti, il ragazzo è stato tra gli accusatori del “profeta”.

Nel 2005 il giovane era ancora sotto la completa influenza di Fiesoli e dei suoi complici e così, al compimento dei 18 anni ci furono grandi festeggiamenti: ormai maggiorenne, la madre naturale non poteva più vantare nessun diritto di vederlo, se lui non voleva.

Il giovane ha così raccontato ai due giornalisti come si era svolto il giorno del suo diciottesimo: “Lo festeggiai a casa di Elena Zazzeri”, la presidente della camera minorile di Firenze e all’epoca tutrice del ragazzo.

“C’erano i giudici Luciano Trovato e Andrea Sodi. Mi fecero un regalo”. E poi “c’erano Rodolfo Fiesoli, il Goffredi” e altri storici componenti del Forteto. “Era una festa della liberazione: ormai ci si era liberati di mia madre”.

Il racconto, riportato dai giornalisti nell’audizione davanti alla commissione d’inchiesta, è un elemento importante nella recente polemica che ha visto coinvolto il giudice Trovato e il sostituto procuratore Ornella Galeotti.

Trovato ha infatti pubblicamente criticato le parole che Galeotti – pm del processo Forteto –  aveva reso alcune settimane fa alla commissione d’inchiesta riguardo gli affidamenti al Forteto. “Ho detto in aula e lo direi ancora e lo ripeto in questa sede che in Toscana per 30 anni si è assistito alla sospensione di tutte le regole e leggi in questa materia”, aveva sottolineato la pm.

“Le dichiarazioni della sostituta Galeotti sono tanto generiche quanto gravi e offensive”, la replica di Trovato.“

3730.- E, a proposito di come spendono le tue tasse, ….

Dopo il video stucchevole dell’arruffianata di Renzi a Riyad, ecco:

L’interrogazione di Cabras che mette Fico, Renzi ed i Cinquestelle nei guai

Il deputato Pino Cabras,. Movimento Cinque Stelle, ha presentato un’interrogazione sulla missione di Renzi in Arabia Saudita, alla conferenza del FII, e sui relativi compensi per 80 mila dollari. Questa interrogazione viene al momento sbagliato perchè tira in ballo Renzi nel momento in cui, su invito del Presidente Mattarella, Fico tenta di ricostruire  un rapporto proprio con il politico toscano. Chiaramente per una parte importante dei deputati e dei senatori è più importante restare in parlamento, a qualsiasi costo, piuttosto che rischiare alle elezioni.

Ecco, comunque, l’interrogazione di Pino Cabras:
Al Presidente del Consiglio dei Ministri

– Per sapere

– premesso che:

lo scorso 27 gennaio il quotidiano Domani ha riportato la notizia circa un ruolo del senatore Matteo Renzi nell’Advisory board (Comitato di consulenza) del Future Investment Initiative (FII);

l’FII è stato istituito da Mohammad bin Salman, principe ereditario del Regno dell’Arabia, e risulta una ufficiale emanazione del Public Investment Fund (PIF), il fondo sovrano dell’Arabia saudita controllato direttamente dalla famiglia reale;

per il suo ruolo di consulenza presso l’FII il senatore Renzi riceverebbe un compenso di circa 80mila dollari all’anno, oltre a tutta una serie di benefit, tra cui la disponibilità di jet privati nei suoi viaggi da e per l’Arabia saudita;

secondo una ricostruzione del quotidiano La Verità del 29 gennaio, per rientrare in Italia lo scorso 28 gennaio in occasione delle consultazioni presso il Presidente della Repubblica il senatore Renzi avrebbe usufruito di un volo privato su un lussuoso jet Gulfstream G450 (immatricolato HZ-A23 dalla compagnia privata Alpha star, con sede a Riyad, e operato dalla Aviation Horizon, con sede a Jedda). Il solo costo di mercato del volo Riyad-Roma con tale velivolo sarebbe attorno ai 28.620 dollari (5.300 dollari l’ora per 5 ore e 40 minuti di volo);

secondo il senatore Renzi non ci sarebbe nessuna incompatibilità tra il suo ruolo politico-istituzionale in Italia e il suo ruolo di consulente a pagamento presso un ente controllato dalla famiglia reale saudita;

tuttavia, il senatore Renzi, oltre a essere membro della Commissione Affari esteri del Senato, è il leader del partito Italia Viva che fino a pochi giorni esprimeva alcuni ministri e sottosegretari e il cui ruolo è stato talmente determinante e delicato da provocare una crisi di Governo;

a giudizio degli interroganti, risulta quantomeno meritevole di una forte preoccupazione il fatto che una persona che ricopre un ruolo politico-istituzionale di così alto livello e sensibilità nella Repubblica italiana possa al contempo ricevere compensi da uno Stato straniero;–

se il Governo abbia ulteriori informazioni in merito a quanto esposto in premessa;

quali siano gli intendimenti del Governo per prevenire che in futuro uno o più membri del Governo possano ritrovarsi nella condizione di dover rispondere di conflitti d’interesse con Paesi stranieri.

Una bella domanda fatta al governo sul doppio ruolo di Renzi, membro della commissione esteri e relatore professionista, come riportato ampiamente dalla Stampa. Una bella pietra sul cammino di Crimi, che, come sul MES, vuole cedere ad ogni costo a Renzi nonostante tutti i giuramento opposti fatti da deputati e senatori pentastellati, Toninelli in testa.

L’interrogazione di Cabras quindi si mette di traverso siu un accordo già concluso, l’ennesimo caso in cui il M5s si piega, a 90 gradi, di fronte a Renzi. Perchè è questo che sta facendo Crimi.

Infatti l’anti-renzismo del M5s è durato 15 minuti, ma l’interrogazione di Cabras durerà molti di più…

Almeno sapete chi sono gli uomini e chi le pecore.

3729.- La patrimoniale è sulla casa! Governi nemici degli italiani

Oggi cosa prendo?

La patrimoniale alla vigliacca. Tasse, tasse e, ancora, tasse per sperperare e per spandere ai quattro venti e, come dice la cronaca, per approfittare. Chi lavora viene spremuto, chi non lavora, viene mantenuto, a stecchetto, meglio se straniero. Alla vigliacca perché da lunedì, nel valore catastale entrerà tutto e di più. Basterà un decretino che alzi la percentuale di calcolo del valore catastale, che un impiegato comunale venga a misurarvi quanti metri quadri di cesso avete e la patrimoniale è fatta. Divide et impera, come al solito: Chi la casa non ce l’ha, la patrimoniale non pagherà.

È la stessa dignità del lavoratore che viene colpita dal plotone d’esecuzione del fisco e, senza Dignità, non c’è Libertà. Continuiamo a ripeterlo, ma un detto avverte: “La libertà è quel bene che ti accorgi di quanto vale, quando lo hai perduto.” La mazzata del Catasto comincia con il sistema di calcolo integrato, dicono del territorio, ma, in realtà, dei casi vostri: la pensione della nonna che ospitate, i lavoretti pagati a vostri figlio: tutto finisce nel brodo e sarà il vostro Comune, con tutti i suoi uffici del sociale, che vi farà pelo e contropelo, entrando anche in casa, a sbirciare e constatare. Non sono assolutamente un nostalgico, ma ho occhi per vedere e vedo nelle campagne “le case ai contadini” costruite durante il famigerato ventennio, e ora? Ora via il lavoro a tempo indeterminato, via il padre e la madre, via la famiglia e anche la casa della famiglia. Morirete in una casa per gli anziani, se ci arriverete.

Dal primo febbraio entrerà in vigore SIT, il nuovo software dell’Agenzia delle entrate. SIT (Sistema integrato del territorio) è lo strumento che consente ai dilapidatori di miliardi (vedi gli ultimi 149 miliardi buttati al vento dal Governo Conte) di intervenire sull’IMU anche per la prima casa e su tutte le imposte. Già anche la tassa sui rifiuti viene calcolata in base ai metri quadri.

A differenza degli altri europei, il 60% degli italiani ha costruito, loro o i loro genitori, avi e parenti, una casa di proprietà. La “casa de muro” era l’ambizione di ogni famiglia, quando, ancora nell’800, la maggior parte dei contadini aveva un tetto di paglia. L’oligarchia finanziaria vuole portarcela via, costringerci a svenderla e ha trovato i sicari disposti a mettere in atto questo crimine contro il popolo. Perché, vedete, l’obbiettivo, le politiche di un governo dovrebbero mirare a farci mettere su una casa, non a doverla vendere, anzi svendere alle banche di chi sappiamo. Ma: tranquilli! I morti non pagano.

Non importa come li spendono. Tu paga! … e taci!

L a nostra casa ora è in pericolo Arriva la “mazzata” del catasto.

Stefano Damiano – Giornale.it, il 28/01/2021 ha scritto:

La riforma del catasto inizia a muovere i primi passi e le preoccupazioni che le tasse sulla casa possano aumentare in modo “vertiginoso” diventano sempre più concrete.

Tra pochi giorni – ormai ore – entrerà in vigore il nuovo software dell’Agenzia delle entrate con cui verranno custoditi gli atti e gli elaborati catastali registrati nel sistema informativo del fisco.

Si tratta di un archivio integrato sulla casa, ma dopo che SIT avrà mappato tutti gli immobili si partirà con la riclassificazione del loro valore; ciò vuol dire aumento di ImuIrpef e imposte di registro.

Nel provvedimento n. 20143 del 26 gennaio 2021, l’Agenzia delle entrate oltre a disciplinare le consultazione di atti e elaborati catastali – sia presso gli uffici dell’Agenzia, sia per via telematica – e le modalità di accesso telematico alla base dei dati catastali da parte dei sistemi informatici delle pubbliche amministrazioni, ha disposto anche una nuova disciplina riguardante le modalità di visura, ed è qui che nasce il dubbio che, il secondo step, possa essere rappresentato da una riclassificazione del valore della casa.

È già da qualche mese che le “voci” si rincorrono diventando sempre più insistenti secondo cui una parte del Pd e di Leu starebbero pensando di aumentare le tasse sul patrimonio, tra cui la casa, per aumentare le entrate dell’erario.

Come riportato in un articolo de IlGiornale.It, la camera aveva bloccato (anche con il voto contrario di buona parte della stessa maggioranza) un provvedimento con cui si sarebbe impegnato il governo “a inserire in prossimi provvedimenti legislativi una riforma delle imposte patrimoniali oggi vigenti”; si trattava, in sintesi, di una nuova patrimoniale che avrebbe colpito anche la prima casa se raggiunta, per il nucleo familiare, una determinata soglia di patrimonio.

Sembrava che, soprattutto in questo momento di tribolazioni politiche, l’idea fosse stata ‘messa da parte’ (almeno per il momento) ma, a quanto pare, non è stata del tutto abbandonata, e ciò che è “uscito dalla porta” (patrimoniale de facto) è “rientrato dalla finestra” (intervento sul catasto).

Così che la tassazione sulla casa passi attraverso una riforma del catasto sembra, oramai, una possibilità tutt’altro che remota; difatti, basterebbe un semplice aumento della base imponibile mediante specifici moltiplicatori delle rendite catastali a comportare una sensibile lievitazione di quanto gli italiani si troveranno a dover pagare sulla casa.

Come evidenziato in un articolo de La Veritàda quando nel 2012 sono entrate in vigore le nuove basi imponibili i proprietari degli immobili chiamati al pagamento si trovano a sborsare, in media, 22 miliardi – contro i 9,7 di media pagati ai tempi dell’Ici – che fanno 200 miliardi di tasse in otto anni. La tassazione sul mattone nel nostro Paese vale circa l’1,5% del Pil, quindi una semplice variazione (cioè un aumento) potrebbe rappresentare una “boccata di ossigeno” per le casse dello Stato ma una vera “batosta” per i contribuenti. Basterebbe il raddoppio degli estimi per fare aumentare le imposte di registro e l’Irpef che si applica sulle abitazioni diverse dalla prima casa che si trovano nel Comune di residenza.

E poi Bruxelles da tempo spinge sul nostro Paese per reintrodurre l’Imu sulla prima casa ma politicamente – almeno se fatta ‘pubblicamente’ – potrebbe essere ‘fatale’, ma nulla osta al fatto che si possa tentare di farla rientrare attraverso la patrimoniale di cui scritto sopra: non si tassa direttamente la casa ma il patrimonio complessivo a cui l’immobile di proprietà, però, ne costituisce una parte decisiva e quindi, nei fatti, si tassa la casa.

3728.- Si apra la galera! Palamara rivela: «Napolitano fu regista delle inchieste su Berlusconi»

Abbiamo esiliato il re Umberto II, assassinato e vilipeso Benito Mussolini e i suoi ministri, ma questo emerito Napolitano vi fa paura? No, ma c’è chi dice che faccia paura a Satana.

Avv. Taormina: “Procura di Roma apra subito fascicolo su quello che scrive Palamara”

Carlo Taormina, professore e avvocato, traccia un quadro drammatico della realtà italiana: “Siamo di fronte una situazione gravissima, assistiamo ad un livello di corruzione fin dentro il cuore dello Stato non più tollerabile. Mattarella ha l’obbligo di intervenire quale garante della Costituzione” – di Vox Italia

La intoccabilità di Napolitano dà il senso della ampiezza della sovversione dei valori democratici operata da questo messere.

La parola alle Procure?

La Repubblica è fondata sul Lavoro, volle Aldo Moro che così fosse scritto nell’articolo 1, significando Lavoro che dà Dignità, che significa Libertà. Le politiche di bilancio insufficienti, che hanno accompagnato la moneta unica e il cambio fisso, non hanno controbilanciato la rinuncia all’inflazione, che sosteneva sui mercati la produzione italiana; quindi, la domanda di lavoro è caduta, la debolezza dell’economia ha tramutato in preda la quarta potenza industriale. L’Italia, ricca preda della finanza e dei suoi vicini, ha visto cooptare presidenti della Repubblica e del Consiglio dei ministri e, a caduta, ogni centro nervoso dell’apparato statale e, soprattutto, la politica. La protesta che ha accompagnato questo delitto della democrazia è stata abilmente convogliata su un binario morto da un pifferaio bifronte, perdendo la sua forza. È stato, allora, facile fingere di andare incontro alle istanze dei lavoratori, instaurando l’assistenzialismo con i redditi di cittadinanza, i bonus e la caccia al favore. La Repubblica si fonda, ordinativamente, sulla divisione dei poteri Legislativo, Esecutivo e e sull’autonomia e indipendenza della Magistratura, garantita dal Consiglio Superiore della Magistratura – Sezione disciplinare. Lo scandalo del C.S.M. ha dimostrato, invece, la collusione fra i poteri e la nessuna indipendenza della magistratura, che è accettata dal Presidente del C.S.M. e della Repubblica. Siamo, quindi, alla demolizione dello Stato. Chi vi si oppone viene tacciato di nazionalismo; ma quale nazionalismo? Non vedo nazionalisti, se, per tali, si intendono coloro che rifiutano di partecipare agli organismi internazionali, per esempio, la NATO, l’Unione europea. Quest’ultima viene criticata, ma a ragione dopoché i referendum francese e olandese respinsero la proposta di costituzione europea, che anteponeva la competitività dell’Unione europea sui mercati mondiali, alle politiche a favore dei lavoratori e del welfare. Era il 2005. Tristemente, la Germania – quel popolo nacque sfortunato – riuscì a far costruire l’inganno. L’articolato bocciato fu tradotto in aggiornamenti dei trattati già esistenti, e nacque il Trattato di Lisbona. Fu un tradimento, che porta il nome di Giuliano Amato, oggi, vice presidente della Corte Costituzionale: un socialista! Recita l’adagio: “Il bue dice cornuto all’asino”. È diventata la regola il dire il contrario di tutto. Socialisti, comunistoidi, tutta l’area della sinistra è diventata un turpe mercato, dove è sufficiente entrare per guadagnare la vita agiata, alla faccia dei lavoratori, loro elettori. In realtà, non c’è più sinistra né destra. C’ chi si batte in difesa dei principi portati dalla Rivoluzione cristiana: il rispetto della dignità umana, che ha improntato la Costituzione e c’é, invece, chi si vende al globalismo o, dopo il suo dimostrato fallimento, al multipolarismo, come dice Vladimir Putin. Non v’ha dubbio che , quanti appartengono alla seconda schiera, obbediscano ai poteri della finanza mondiale. Questi, ormai, dettano le regole e, per loro, la legge vale se utile ai loro fini: fini che si realizzano più facilmente laddove regna un’alta percentuale di ignoranti. Attendiamo. Attendiamo e speriamo. La soluzione principe nell’attuale condizione è far tornare al voto gli italiani e ottenere un parlamento forte, all’altezza della situazione, che ne rappresenti la maggioranza e le minoranze, cosa, da anni, preclusa. Voteranno e saranno eletti anche gli ignoranti. É il vulnus del suffragio universale e la cosa che riesce meglio agli ignoranti è vendersi. Comunque si leggano i sondaggi, lo scenario vede una mandria di ignoranti che varia dal 9% al 15-19% e che vota, sempre, per i suoi boia. La nostra nemica è l’ignoranza, la nostra arma è la cultura, dice il nostro motto. Per concludere: “ Ma quali procure!

Mario Donnini

Palamara rivela: «Napolitano fu regista delle inchieste su Berlusconi»

Dal 2011, una serie nefasta di governi del Presidente ha messo in ginocchio un’Italia già sofferente. Maramaldi! Maramaldi loro e chi da Bruxelles li sostenne. Ora? La parola al popolo, alle urne, ma significa “alla divisività che, da sempre ,ci accompagna. Sapremo riconoscere e condividere il bene comune?

di Davide Ventola – – «Voglio essere chiaro, dal 2008 fino al 2011, quando Berlusconi cade sotto i colpi dello spread, come da prassi costante dell’Associazione nazionale magistrati ho sempre condiviso la mia attività seguendo una prassi costante con il presidente Giorgio Napolitano. È impensabile sostenere che negli anni di cui stiamo parlando l’Anm si sia mossa fuori dalla copertura del Quirinale, con il quale io condividevo ogni decisione che comportasse una rilevanza politica”. Lo racconta Luca Palamara, nel libro intervista con Alessandro Sallusti, “Il Sistema” edito da Rizzoli (pagg 205, euro 19)
Palamara tira in ballo Napolitano: “Tutti contro Berlusconi, non poteva esserci linea diversa”

Nel colloquio con il direttore del Giornale, l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, ora radiato, ribadisce l’assoluta sintonia con l’allora presidente, Giorgio Napolitano. «Ho sempre condiviso la mia attività con il capo dello Stato. Non ci potevano essere deviazioni dalla linea. Sul Cavaliere non era ammessa discrezionalità».

Chiede Sallusti: «Mi sta dicendo che il Quirinale approvava, se non qualcosa di più, la linea dello scontro frontale con il governo?». La risposta di Palamara è sconvolgente. «Esattamente, ma mi sento di essere più esplicito e dettagliato. Nella magistratura vige un clima di terrore interno che non lascia spazio a deviazioni dalla linea concordata».

E la linea concordata era far cadere Berlusconi in ogni modo. A questo punto, Palamara cita quanto accaduto nel gennaio 2011. «Partono le perquisizioni nelle abitazioni di numerose ragazze. Berlusconi viene indagato per concussione, lo dico onestamente, siamo tutti un po’ perplessi. Vede, qui scatta la discrezionalità, ma su Berlusconi la discrezionalità non può esistere». L’obiettivo era farlo cadere a tutti i costi. E l’allora inquilino del Quirinale era molto più di un osservatore privilegiato, secondo l’accusa di Palamara.