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6169.- Ancora sugli effetti collaterali delle contaminazioni del DNA da vaccino.

Non saremo mai stanchi di sapere, ma, una volta messi i denti nel formaggio, qui, in galera non ci andrà mai nessuno.

Sulla contaminazione da DNA. Trasportiamo nel nostro corpo DNA estraneo, che può provenire da batteri che entrano nei polmoni o attraverso il cibo. Tuttavia, normalmente, questo DNA estraneo viene digerito nell’intestino. La contaminazione del DNA nei vaccini inoculati, invece, può causare gravi effetti collaterali come arresto cardiaco o malattie autoimmuni, ha osservato il dottor Orient. Va sottolineato che, quando in un vaccino viene riscontrata una contaminazione del DNA di livello pari a quello identificato dall’analisi della signora Konig, la legge prevede che il prodotto venga ritirato dal mercato.

Sembra di poter chiedere se anche l’AIFA abbia tenuto un atteggiamento lassista nei confronti della contaminazione del DNA nei vaccini. Non è stata rilevata la differente qualità dei processi utilizzati da Pfizer negli studi clinici e, poi, nella produzione dei vaccini. Inoltre, alcuni test sono stati effettuati soltanto dal produttore e mai verificati. “L’adulterazione dei vaccini potrebbe consentire di perforare lo scudo di immunità legale dalla responsabilità offerta ai produttori di vaccini COVID-19”.

“I risultati di questa ricerca ampliano le preoccupazioni esistenti sulla sicurezza dei vaccini e mettono in discussione la rilevanza delle linee guida concepite prima dell’introduzione di una trasfezione efficiente (introduzione di DNA estraneo nelle cellule) utilizzando LNP (nanoparticelle lipidiche)”

Da EPOCH HEALTH, traduzione di La Nuova Bussola Quotidiana di Sabino Paciolla, scritto da Naveen Athrappully per The Epoch Times.

La contaminazione da DNA estraneo nei vaccini COVID-19 supera i limiti dell’OMS. Lo afferma un Professore di Medicina tedesco.

Foreign DNA Contamination in COVID-19 Vaccines Exceeds WHO Limits: Professor

Micrografia elettronica a scansione colorata di una cellula apoptotica (rossa) fortemente infettata da particelle del virus CCP (giallo), isolata da un campione di un paziente. Immagine catturata presso il NIAID Integrated Research Facility (IRF) a Fort Detrick, Maryland, già pubblicata il 2 aprile 2020. (NIAID)

(sulla contaminazione dei vaccini COVID abbiamo parlato ampiamente su questo blog. Leggete qui)

Un professore tedesco che ha analizzato i lotti del vaccino COVID-19 di Pfizer li ha trovati contaminati dalla presenza di DNA estraneo “ben oltre” il limite approvato.

Brigitte Konig, professore esterno presso la facoltà di medicina dell’Università di Magdeburgo, in Germania, ha condotto un’indagine sui vaccini COVID-19 e ha scoperto che le dosi presentavano una contaminazione da DNA da 83 a 354 volte superiore al limite prescritto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). (neretto mio, ndr)

“Dal mio punto di vista, il risultato allarmante è che tutti e cinque i lotti contenevano una quantità significativa di DNA estraneo, ben al di sopra del limite”, ha dichiarato in un programma trasmesso dall’emittente televisiva tedesca MDR il 12 dicembre.

L’OMS ha stabilito che la contaminazione da DNA nei vaccini non deve superare i 10 nanogrammi per dose. Oltre questo limite, c’è il rischio che il DNA estraneo penetri nelle cellule umane.

I vaccini COVID-19 analizzati sono stati prodotti da Pfizer-BioNTech. Cinque lotti sono stati consegnati al laboratorio di Magdeburgo dal biologo Jurgen Kirchner in seguito a un sospetto di contaminazione.

Kirchner ha sottolineato che quando in un vaccino viene riscontrata una contaminazione del DNA di livello pari a quello identificato dall’analisi della signora Konig, la legge prevede che il prodotto venga ritirato dal mercato.

In un’e-mail inviata ai media, il ricercatore statunitense Philip Buckhaults ha affermato che non è stato confermato se il DNA estraneo causi danni agli esseri umani. Tuttavia, ha affermato che esiste un rischio teorico di danni genetici.

Buckhaults ha riscontrato la presenza di residui di DNA nel vaccino Pfizer e ha spiegato le conseguenze di tale contaminazione al Senato della Carolina del Sud.

La responsabilità della sorveglianza e della sicurezza dei vaccini in Germania ricade sull’Istituto Paul Ehrlich.

Contattato da MDR per sapere se avesse testato i vaccini per verificare la contaminazione da DNA, l’istituto ha risposto che parametri come il DNA residuo nei vaccini sono testati solo dal produttore. L’istituto non conduce tali test.

La signora Konig ha espresso sconcerto per questa rivelazione. “Mi sarei aspettata, o supposto, che le autorità avrebbero almeno controllato a campione il prodotto finale per verificarne la contaminazione e la purezza. A seconda del prodotto, o se c’è qualcos’altro all’interno. Come ho detto, le autorità possono farlo. Soprattutto l’Istituto Paul Ehrlich ha le attrezzature per farlo”.

Il Ministero Federale della Salute tedesco ha messo in discussione l’analisi della signora Konig, notificando al signor Kirchner che alcuni dei lotti di vaccino testati erano già scaduti.

Tuttavia, la dott.ssa Konig ha affermato che la data di scadenza del vaccino è irrilevante, poiché il DNA contenuto nelle particelle lipidiche non si moltiplica ed è destinato a decomporsi nel tempo. Ciò significa che se il vaccino non fosse scaduto, sarebbe stato possibile rilevare una maggiore contaminazione da DNA.

MDR ha osservato che Pfizer ha prodotto i vaccini utilizzati negli studi clinici senza utilizzare microrganismi nel processo di fabbricazione. Solo pochissimi soggetti nello studio di autorizzazione sono stati iniettati con vaccini prodotti utilizzando batteri geneticamente modificati.

In una dichiarazione rilasciata all’emittente televisiva, BioNTech ha insistito sul fatto che il suo vaccino COVID-19 non è contaminato da DNA e che i lotti di vaccino sono soggetti a un controllo di qualità completo. Si è rifiutata di rispondere se il processo di produzione del vaccino sia stato modificato.

Nel frattempo, la signora Konig ha analizzato altri lotti dei vaccini Pfizer e ha identificato DNA estraneo anche in essi.

Vaccini contaminati dal DNA

Gli esseri umani trasportano nel loro corpo DNA estraneo, che può provenire da batteri che entrano nei polmoni o attraverso il cibo. Tuttavia, questo DNA estraneo viene digerito nell’intestino.

Tuttavia, il DNA presente nei vaccini mRNA è diverso. I vaccini contengono nanoparticelle lipidiche utilizzate per introdurre mRNA nelle cellule di un corpo. Queste nanoparticelle non fanno differenza se trasportano DNA o mRNA.

Diverse agenzie sanitarie hanno ammesso la contaminazione del DNA nei vaccini mRNA COVID-19. In un’e-mail inviata a The Epoch Times in ottobre, Health Canada ha confermato la presenza della sequenza di DNA dell’SV40 nel vaccino Pfizer, che l’azienda non aveva rivelato in precedenza.

In un’altra e-mail a The Epoch Times, l’Agenzia europea per i medicinali ha anche confermato che il vaccino Pfizer contiene la sequenza SV40, che BioNTech, partner dell’azienda, non ha evidenziato nella sua domanda.

Un portavoce della Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha dichiarato a Epoch Times che “non è stato identificato alcun problema di sicurezza relativo alla sequenza o alla quantità di DNA residuo” nelle iniezioni del COVID-19.

“Per quanto riguarda i vaccini mRNA approvati dalla FDA, le prove scientifiche disponibili supportano la conclusione che sono sicuri ed efficaci”.

A health-care worker prepares a dose Pfizer/BioNTech COVID-19 vaccine at the Michener Institute in Toronto on Dec.14, 2020. (Carlos Osorio/AFP via Getty Images)

Un operatore sanitario prepara una dose di vaccino Pfizer/BioNTech contro il COVID-19 presso il Michener Institute di Toronto il 14 dicembre 2020. (Carlos Osorio/AFP tramite Getty Images)

In un post di Substack dell’11 novembre, il dottor Robert Malone, l’inventore dei vaccini a mRNA e DNA, ha criticato le agenzie di regolamentazione sanitaria per il loro atteggiamento lassista nei confronti della contaminazione del DNA nei vaccini.

“È anche chiaro a questo punto, salvo prova contraria, che nessuna di queste autorità di regolamentazione ha ottenuto dati da uno o più studi rigorosi e ben controllati progettati per affrontare i rischi di genotossicità e mutagenesi inserzionale”, ha presentato l’mRNA COVID-19 vaccini di Pfizer e Moderna, ha detto.

Fino a quando tali dati non saranno forniti, l’affermazione della FDA secondo cui non ci sono “problemi di sicurezza” relativi al DNA residuo non “riflette accuratamente le conoscenze attuali”, ha affermato il dottor Malone.

“L’unica conclusione oggettiva da trarre riguardo a tali affermazioni è che rappresentano funzionalmente propaganda piuttosto che fatti scientifici e normativi comprovati”.

Uno studio prestampato intitolato “Frammenti di DNA rilevati nei vaccini monovalenti e bivalenti Pfizer/BioNTech e Moderna modRNA COVID-19 dell’Ontario, Canada”, pubblicato in ottobre, ha trovato miliardi di particelle di DNA residuo nelle fiale di mRNA del COVID-19. David Speicher, l’autore dello studio, ha dichiarato a The Epoch Times che il team ha misurato le copie del DNA delle proteine ​​spike, Ori e dei geni potenziatori SV40 presenti in 27 fiale di vaccino: 19 di Moderna e otto di Pfizer.

La proteina “spike” è la sequenza del DNA della proteina “spike” del virus COVID-19. I geni potenziatori Ori e SV40 aiutano la replicazione del DNA del picco. “Il carico di potenziatore-promotore dell’SV40, Ori e picco virale in Pfizer raggiunge i 186 miliardi di copie per dose”, ha affermato Speicher.

David Wiseman, un altro autore dello studio, ha detto in una e-mail a The Epoch Times che era necessaria la documentazione per verificare i numeri dichiarati dalla Konig, ma sembrava “coerente” con il loro studio.

La ricerca ha rilevato che “tutti i vaccini superano di 188-509 volte le linee guida per il DNA residuo stabilite dalla FDA e dall’OMS di 10 ng/dose”.

“I nostri risultati ampliano le preoccupazioni esistenti sulla sicurezza dei vaccini e mettono in discussione la rilevanza delle linee guida concepite prima dell’introduzione di una trasfezione efficiente utilizzando LNP (nanoparticelle lipidiche)”, afferma lo studio. La trasfezione si riferisce all’introduzione di DNA estraneo nelle cellule.

“Con diverse ovvie limitazioni, chiediamo che il nostro lavoro venga replicato in condizioni forensi e che le linee guida vengano riviste per tenere conto di una trasfezione del DNA altamente efficiente e di un dosaggio cumulativo”.

Difetti del vaccino

In un editoriale ospite dell’inverno 2023 sul Journal of American Physicians and Surgeons, la dottoressa Jane Orient ha scritto che se la contaminazione del DNA dei vaccini COVID-19 è così elevata e pericolosa da soddisfare lo standard di “adulterazione” come definito dalla legge statunitense, “il il vaccino può essere soggetto a richiamo, sequestro, divieto, ecc.”.

“Inoltre, dimostrare inequivocabilmente l’adulterazione dei vaccini potrebbe consentire di perforare lo scudo di immunità legale dalla responsabilità offerta ai produttori di vaccini COVID-19”.

Nella testimonianza resa dal signor Buckhaults al Senato della Carolina del Sud, ha affermato che la contaminazione del DNA nei vaccini può causare gravi effetti collaterali come arresto cardiaco o malattie autoimmuni, ha osservato il dottor Orient.

Tuttavia, “non ci sono stati forniti i dettagli, e questo rende le interpretazioni speculative e prive di prove dirette presentabili”, ha scritto.

“Mentre è biologicamente plausibile che il DNA estraneo si integri nel genoma umano, la frequenza e l’efficienza di tali eventi, soprattutto per i piccoli frammenti citati, non sembrano essere state finora ben stabilite nel contesto specifico dei vaccini a mRNA. Tuttavia, tali possibilità non sono state escluse. Chiaramente, siamo all’inizio di un percorso nuovo e inesplorato, non alla fine”.

Il dottor Orient ha sottolineato che le piattaforme di vaccini a mRNA sono “relativamente nuove”, con processi di produzione su larga scala “ancora più innovativi”.

Ha osservato che Pfizer ha utilizzato “un processo più pulito ed elegante” per produrre vaccini per gli studi clinici. Ma per la produzione di massa, l’azienda ha utilizzato “un metodo più rozzo ma più veloce ed economico”.

“La questione del cambiamento del processo di produzione che potrebbe provocare una contaminazione del DNA che non era presente nei materiali degli studi clinici è preoccupante, significativa e merita ulteriori indagini”, ha scritto.

Il dottor Buckhaults ha raccomandato di sequenziare il DNA delle cellule staminali delle persone che soffrono di reazioni avverse ai vaccini COVID-19 per verificare l’integrazione del DNA estraneo. Il dottor Orient ha appoggiato la proposta, affermando che tale ricerca “deve essere incoraggiata”.

Ricorda solo che gli stessi globalisti che hanno spinto la vaccinazione di massa con una terapia sperimentale a RNA modificato senza licenza e l’hanno pubblicizzata come “sicura ed efficace” sono gli stessi globalisti che ti stanno dicendo ora che petrolio e gas devono essere gradualmente eliminati per salvare il nostro pianeta. Questi sono gli psicopatici antiumani, paganisti con cui abbiamo a che fare qui.

6077.- Ex direttore Aifa: Sapevano che infettavano, ma hanno comunque messo il Green pass “sospendendo la democrazia, facendo perdere lavoro e dignità a migliaia di persone”

Un buon motivo perché il due volte presidente Mattarella, instancabile sostenitore dei cosiddetti vaccini, ostacoli la istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta, ex art. 82 Costituzione, sulla pandemia, paventandone l’incostituzionalità. Ma quale?

Articolo 82

Ciascuna Camera può disporre inchieste su materie di pubblico interesse.

A tale scopo nomina fra i propri componenti una Commissione formata in modo da rispecchiare la proporzione dei vari gruppi. La Commissione d’inchiesta procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria.

Finirà che ci teniamo i morti, i vaccini e il presidente, mentre qualcuno si terrà pacchi di soldi.

L’articolo della Redazione del Blog di Sabino Paciolla, 18 novembre 2023: Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo pubblicato su DC NEWS. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. 

Milano no green pass

Il dottor Luca Li Bassi, medico chirurgo specializzato in Salute pubblica, è stato direttore generale dell’Aifa tra il 2018 e il 2019, fino a poco prima, cioè, che scoppiasse l’inferno Covid. Il medico ha rilasciato un’intervista bomba (pubblicata da LaVerità), e di vitale importanza, a Marianna Canè di “Fuori dal Coro“. Dice Li Bassi: “Non può essere considerata una motivazione valida la preoccupazione di mandare la gente nel panico e nascondere i dati”. La trasparenza, dunque, sempre al primo posto. Il suo è un chiaro riferimento alle ultime inchieste, proprio della trasmissione di Rete4, che hanno dimostrato come Aifa nascondesse i dati sui vaccini, per paura – come scrivevano i dirigenti nella mail interne – di “uccidere il vaccino”. Ma lancia anche una vera bordata contro il Green pass.

Spiega infatti a proposito Luca Li Bassi: “Se si fosse valutato a inizio campagna vaccinale che servivano più dati per garantire efficacia e sicurezza in un gruppo specifico, come ad esempio quello dei fragili, non si sarebbe mica provocato un disastro. Per me essere trasparenti significa che all’inizio della campagna vaccinale dovevano essere detti apertamente tutti i punti di forza e di debolezza dello studio di Pfizer, per esempio. Dovevano essere spiegati, e non certo nascosti. Non si può esaltare i primi e far finta che non ci siano i secondi. E anche se questo può portare a qualche preoccupazione iniziale, l’aspetto positivo è che nella gente aumenta la fiducia“. Un netto attacco alla gestione dell’Aifa in era Covid. Poi, il passaggio chiave sul Green pass. Perché si arrivò a metterlo?

Altro punto importante, denuncia Luca Li Bassi, è il modo in cui si è arrivati a imporre il Green pass. “Già nell’estate 2021, quindi non molto tempo dopo la partenza della campagna vaccinale, anche se non si conoscevano le cause, era evidente che i vaccinati potevano trasmettere l’infezione”. Ma il governo impose comunque il lasciapassare verde, sospendendo la democrazia, facendo perdere lavoro e dignità a migliaia di persone. “Quello che posso dire è che nella letteratura scientifica c’era già a distanza di pochi mesi dall’inizio della vaccinazione di massa, se non una certezza, un forte sospetto che il vaccino non prevenisse totalmente la diffusione”.

Seguire attentamente lo svolgimento con la farmacovigilanza “in modo da evidenziare tempestivamente degli eventuali segnali di sicurezza”. Altra cosa che in Italia non è stata fatta per mettere tutto a tacere e tutelare gli interessi di Big Pharma. Poi Li Bassi dà la stoccata sulla gestione italiana del Covid e dei vaccini: “Non mi sarei mai aspettato quello che è successo: non si può rinunciare alla trasparenza perché si teme di mandare la gente nel panico. Non si avvia la macchina e poi si chiudono gli occhi e si vaccinano tutti. Non funziona così”. Ma allora perché nascondere i dati? Perché Aifa ha agito così? Risponde Li Bassi: “Quando vi sono aree di conoscenza poco chiare, allora intervengono influenze di vario tipo, come socio-politico-economiche”.

Luca Li Bassi: “Aifa deve lavorare solo per la gente”

Conclude Luca Li Bassi: “Aifa è un’istituzione pubblica e questo significa che è di proprietà della gente e deve fare solo gli interessi della gente, non di altri. Poi però il fatto che stiamo vivendo un momento che si discosta da questo, io non me lo sarei mai aspettato. Ma il corretto funzionamento è quello basato sulla trasparenza e sull’obiettivo della salute pubblica, senza considerare qualcosa di diverso. Questo è il mio punto di vista sia umano che professionale“.

5848.- Il vaccino è servito a contaminare il DNA se le sue sequenze sono presenti in campioni di tessuto umano.

Prima di addentrarci nella valutazione delle preoccupazioni della comunità scientifica, dobbiamo osservare che se le massime autorità mondiali e i governi hanno fortemente voluto che questo cavallo di Troia colpisse l’integrità genetica, abbassando le difese immunitarie di miliardi di persone. Se questo è stato possibile e lo è tuttora, significa che non cè Costituzione, non c’è diritto o magistratura che tenga. Siamo giunti all’ultimo atto della nostra civiltà.

L’articolo prende le mosse dalla mancata la valutazione critica dei progetti di ricerca che dovrebbe essere effettuata da specialisti del settore aventi competenze analoghe a quelle di chi li ha prodotti per verificarne l’idoneità. Questa valutazione sarebbe stata compiuta da specialisti con interessi acquisiti nell’industria farmaceutica, che hanno, curiosamente, la stessa influenza sia sull’industria della ricerca sia sulle pubblicazioni. Ha detto McKernan:”Il mercato avrebbe convalidato questa scoperta molto prima che la tradizionale revisione paritaria si mettesse gli stivali”.

Per ovviare a questa commistione, i risultati sono stati pubblicati online con un invito agli scienziati del settore a verificare i risultati in modo indipendente. I risultati di McKernan, relativi al prodotto Pfizer (BNT162b2), sono stati perciò verificati in modo indipendente da diversi laboratori riconosciuti a livello internazionale, che hanno confermato la presenza della contaminazione in diverse fiale e lotti del prodotto Pfizer (BNT162b2). I livelli di contaminazione del DNA accertati sono circa 18-70 volte superiori ai limiti stabiliti dalle autorità di regolamentazione. L’articolo tradotto da Paciolla:

I file sul vaccino genetico: Le autorità di regolamentazione hanno approvato un cavallo di Troia?

Dal blog di Sabino Paciolla, 23 Agosto 2023

Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Julie Sladden e pubblicato su Brownstone Institute. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella mia traduzione. 

L’allarmante scoperta, da parte dello scienziato Kevin McKernan, di una contaminazione da DNA in fiale di vaccini Pfizer e Moderna Covid ha suscitato notevole preoccupazione nella comunità scientifica. Nel frattempo, la scoperta ha attirato le critiche di coloro che sono pronti a “demonizzare” chiunque metta in discussione la sicurezza, l’efficacia e la sacralità dei “vaccini”. I detrattori di McKernan – e ce ne sono stati molti – hanno criticato qualsiasi cosa, dalla mancanza di pubblicazioni sottoposte a revisione paritaria alle speculazioni sulla validità delle fiale inviate anonimamente.

Ora, non fraintendetemi. La critica e il dibattito aperto nella ricerca scientifica sono cose positive. Dopo tre anni di censura e dibattito soffocato nella scienza e nella medicina, una cosa è evidente: la libertà di parola è fondamentale per la verità.

Ma è chiaro anche un altro aspetto. Il sistema di peer-review è essenzialmente difettoso. Gli stessi attori con interessi acquisiti nell’industria farmaceutica hanno curiosamente la stessa influenza sull’industria della ricerca e delle pubblicazioni. Come sottolinea giustamente McKernan, “il mercato convaliderà questa scoperta molto prima che la tradizionale revisione paritaria si metta gli stivali. La riproduzione indipendente in laboratorio batte sempre 3 lettori anonimi”. Questa è stata la motivazione che ha spinto a pubblicare i risultati online con un invito agli scienziati del settore a verificare i risultati in modo indipendente.

E l’invito è stato accolto. I risultati di McKernan, relativi al prodotto Pfizer (BNT162b2), sono stati ora verificati in modo indipendente da diversi laboratori riconosciuti a livello internazionale, che hanno confermato la presenza e i livelli di contaminazione del DNA in diverse fiale e lotti.

Quindi, alla domanda “Il risultato è riproducibile?”, la risposta (almeno per il prodotto BNT162b2 di Pfizer) è “Sì”. La contaminazione è reale. Questi risultati ci inducono ora a porci altre domande che rimangono sospese nell’aria.

Domande come: “Quanto è grave la contaminazione?”, “Cosa stanno facendo le autorità di regolamentazione?” e – la domanda sulla bocca di tutti – “Cosa significa questo per i miliardi di persone che hanno ricevuto il vaccino?”.

Queste domande meritano una risposta.

Quanto è grave la contaminazione? Ci sono due cose da considerare. In primo luogo, quali sono i livelli di contaminazione e, in secondo luogo, quali sono i componenti della contaminazione. Come riportato in precedenza, i livelli di contaminazione da DNA nel prodotto BNT162b2 di Pfizer sono risultati circa 18-70 volte superiori ai limiti stabiliti dalle autorità di regolamentazione. Questi livelli di contaminazione sono stati confermati anche in modo indipendente.

Per dare una prospettiva a questi numeri, McKernan spiega in termini di test PCR per Covid.

“Probabilmente vi è stato fatto un tampone nasale per ottenere una PCR per la Covid. Verresti definito positivo con un CT (soglia di ciclo) inferiore a 40. Con la contaminazione del vaccino stiamo ottenendo CT inferiori a 20. Si tratta di una contaminazione milioni di volte superiore a quella che si avrebbe se si fosse positivi al virus. Ora, il virus che stanno tamponando è al di fuori della membrana mucosa del naso. Stiamo parlando di un contaminante che viene iniettato, aggirando le difese della mucosa a concentrazioni milioni di volte superiori… C’è un’enorme differenza in termini di quantità di materiale presente”.

Il processo di produzione, come discusso in un recente articolo del BMJ, indica come possa essersi verificata la contaminazione del DNA. Gli studi clinici sono stati condotti utilizzando il “Processo 1”, che prevedeva la trascrizione in vitro del DNA sintetico – un processo essenzialmente “pulito”. Tuttavia, questo processo non è praticabile per la produzione di massa, quindi i produttori sono passati al “Processo 2” per migliorare la situazione. Il processo 2 prevede l’uso di batteri Escherichia coli per replicare i plasmidi.

Estrarre i plasmidi dall’Escherichia coli può essere un’impresa ardua e può comportare la presenza di plasmidi residui nei vaccini. Ma c’è un’altra preoccupazione. Quando si riscontra una contaminazione da plasmidi, è possibile che sia presente anche un’endotossina batterica. Questa endotossina può produrre gravi effetti collaterali se iniettata, tra cui anafilassi e shock settico. Il professor Geoff Pain, australiano, è stato il più esplicito nel fornire ampi dettagli su queste endotossine.

Il sequenziamento dei plasmidi delle fiale Pfizer ha portato a un’altra scoperta “accidentale”. È stato trovato qualcosa che non era nella mappa di sequenza divulgata da Pfizer all’EMA. Questo qualcosa è chiamato promotore SV40. Il promotore SV40 è una sequenza che attiva l’espressione genica, come un interruttore. È anche un potente segnale di localizzazione nucleare, cioè si dirige verso il nucleo. L’intera sequenza genetica SV40 è salita alla ribalta negli anni ’60, quando si è scoperto che aveva inquinato il vaccino antipolio Salk, causando una successiva impennata dei tumori. Torneremo tra poco sul significato della sequenza promotrice di SV40.

Esperimenti successivi suggeriscono che la maggior parte della contaminazione del DNA è frammentata, il che non è affatto benigno. McKernan afferma: “La maggior parte del DNA è in realtà lineare, perché si passa attraverso una fase di frammentazione e il DNA lineare ha una maggiore propensione all’integrazione rispetto al DNA plasmidico circolare”.

A peggiorare le cose – come se le cose potessero peggiorare – sembra che gran parte del DNA sia impacchettato nelle nano particelle lipidiche (LNP). Se il DNA si trova effettivamente nelle LNP, abbiamo rischi diversi, poiché… questo trasfetterà le cellule dei mammiferi e diventerà un’alterazione genetica. Ora, il fatto che si integri con il genoma è secondario, il fatto che si introduca un DNA estraneo nella cellula è un rischio di per sé, perché potrebbe essere parzialmente espresso, o potrebbe confondersi con altri meccanismi di trascrizione e traduzione presenti”, spiega McKernan.

Ricapitoliamo. Abbiamo il DNA, per lo più impacchettato in LNP, progettato per viaggiare in tutto il corpo ed entrare nelle cellule, consegnando il suo carico genetico come un cavallo di Troia. Una parte di questo DNA può contenere la sequenza del promotore SV40, quella nota per dirigersi verso il nucleo e attivare l’espressione genica. McKernan afferma un’ovvia preoccupazione: “Se (il promotore SV40) si integra nel genoma, attiverà l’espressione genica ovunque si trovi. Se questo è un oncogene (un gene che causa il cancro), ci sono problemi”.

Questo, caro lettore, è solo uno dei molti possibili effetti negativi dell’iniezione di DNA sintetico nell’uomo.

La letteratura scientifica riconosce il potenziale oncogeno (cancerogeno), infettivo e protrombotico del DNA estraneo/sintetico. Inoltre, l’integrazione genomica di un promotore virale come l’SV40 può contribuire al cancro ed è ben noto che provoca la leucemianegli studi di terapia genica.

Si capisce perché gli scienziati sono allarmati. Queste preoccupazioni sono state presentate alla FDA il 16 giugno 2023. Cosa ne hanno fatto di queste informazioni, vi chiederete? Probabilmente l’hanno archiviata in una scatola da qualche parte in un magazzino buio e profondo, tra le parole ” visibile” e “cospirare”, secondo me.

Se consideriamo quanto sopra, è chiaro il motivo per cui esistono regole legali severe nel campo della scienza genetica, soprattutto quando sono coinvolti esseri umani. Regole concepite per tenere (effettivamente) le persone al sicuro dalle potenziali conseguenze, note e sconosciute, di un intervento sull’integrità genetica della vita umana. Il che ci porta alla domanda successiva:

Cosa stanno facendo le autorità di regolamentazione?”. Per quanto ne sappiamo, nulla.

La contaminazione, verificata in modo indipendente, è già di per sé un grave problema di controllo della qualità che merita l’attenzione immediata di autorità come la FDA, la TGA e l’EMA. Insieme ai dati significativi sugli eventi avversi e ai tassi di mortalità in eccesso in tutto il mondo, queste iniezioni avrebbero dovuto essere ritirate più di due anni fa. Anzi, riteniamo che non avrebbero mai dovuto essere approvate.

Questa storia non è affatto finita. Sono stati sollevati seri interrogativi, chiedendo se questi prodotti, che sono stati iniettati a miliardi di persone in tutto il mondo, siano stati approvati illegalmente.

L’inquietante rivelazione è stata sollevata in una recente pubblicazione di riferimento da uno degli autori. Sembra che anche senza la contaminazione del DNA “i cosiddetti “vaccini’, fin dall’inizio, soddisfacevano le definizioni legali per essere classificati come organismi geneticamente modificati”. Pertanto necessitavano di licenze per gli OGM. Sembra che queste licenze non ci siano.

La Corte Federale australiana è chiamata a prendere in considerazione la questione nell’ambito di un procedimento recentemente avviato ai sensi del Gene Technology Act contro Pfizer e Moderna. Il TGA australiano e l’Ufficio del regolatore dell’ingegneria genetica sono stati accuratamente informati della contaminazione da OGM e DNA sintetico dagli avvocati responsabili, ma nessuno dei due uffici si è preoccupato di rispondere o commentare.

In una dichiarazione alla stampa, il legale incaricato Katie Ashby-Koppens afferma: “Abbiamo accettato questo caso perché nessuna delle autorità di regolamentazione competenti stava facendo nulla al riguardo. La Therapeutic Goods Administration e l’Office of the Gene Technology Regulator sono stati avvisati nel 2022 che questi prodotti contengono OGM e non hanno agito. È stato lasciato ai cittadini il compito di fare ciò che il governo australiano non ha voluto fare”.

“Ogni singola persona a cui sono stati iniettati questi prodotti ha ricevuto un OGM che non è stato sottoposto al processo di regolamentazione degli esperti in questo Paese. Il genoma umano potrebbe essere modificato in modo permanente e nessuno è stato informato”.

Se tutto questo è evidente, nella migliore delle ipotesi gli organismi di regolamentazione hanno mancato al loro dovere di proteggere i cittadini. Nel peggiore dei casi sono stati complici di un crimine con conseguenze per la popolazione mondiale e per le generazioni a venire.

Per rispondere all’ultima domanda, la domanda sulla bocca di tutti: Che cosa significa questo per i miliardi di persone che hanno preso il vaccino? Potremmo presto iniziare a rispondere a questa domanda in modo più preciso, con lo sviluppo di kit qPCR per differenziare tra Long Covid e Long Vax e determinare se le sequenze del vaccino sono presenti in campioni di tessuto umano.

Julie Sladden

La dott.ssa Julie Sladden è medico e scrittrice freelance con una passione per la trasparenza nella sanità. I suoi articoli sono stati pubblicati su The Spectator Australia e The Daily Declaration. Nel 2022 è stata eletta consigliere del governo locale di West Tamar in Tasmania.

5817.- Per Mario Draghi, i virus non obbedivano alla Costituzione: “ Se non ti vaccini muori.”

La sanzione da 100 euro, ha riguardato gli ultracinquantenni e anche tutte quelle categorie di lavoratori per cui essere vaccinati era ritenuto particolarmente importante. Precedente pericoloso, la Corte Costituzionale  di Giuliano Amato (leggi Napolitano) ha salvato l’obbligo vaccinale con due sentenze che hanno considerato non irragionevoli e non sproporzionate le misure adottate dal governo Draghi in piena pandemia nei confronti di coloro che si sono rifiutati di vaccinarsi; ma il  governo Meloni, nel decreto omnibus approvato il 4 maggio scorso dal Consiglio dei Ministri, ha nuovamente prorogati i pagamenti delle multe. Per 1,9 milioni circa di cittadini tra over 50, operatori sanitari e forze dell’ordine che non hanno adempiuto all’obbligo, tutto è rimandato al 30 giugno 2024. Il governo, tramite nuove ordinanze e circolari del ministro della Salute Orazio Schillaci ha attenuato le misure anti Covid. Si è proceduto a reintegrare il personale sanitario no vax in ospedale, si è cancellato l’obbligo dei cinque giorni di isolamento per i positivi al tampone e dall’1 maggio è stato tolto l’obbligo di indossare le mascherine nelle strutture sanitarie per personale e visitatori, tranne che nei reparti dove sono ricoverati pazienti fragili e delle residenze sanitarie per anziani. Così stanno le cose, ma, con tutto l’apparato dello Stato che manteniamo, ci voleva un giudice di pace per far rispettare la Costituzione. Non solo, nel frattempo, il garante della Costituzione ha minacciato di incostituzionalità la Commissione d’Inchiesta del Parlamento sulla pandemia e – speriamo – sugli affarucci delle case farmaceutiche.

Ancona: cancellazione delle multe per i non vaccinati. Quando verranno tutte cancellate dal governo anche se emesse?

Da Scenari economici del 5 Agosto 2023. Di Guido da Landriano.

La Giustizia, quando parte dalle basi e non è manovrata dai giochi politici, può funzionare. Vittoria storica per due 65enne fanesi che erano stati multati di 100 euro dall’Agenzia delle entrate per non essersi vaccinati., anzi  Benché fossero over 50 non avevano né iniziato né concluso il ciclo vaccinale anti Covid-19 violando le norme contenute nel decreto del Governo emanato durante la pandemia.

Quando sono arrivate le multe si sono rivolti al loro legale, l’avvocato Alessandro Angeletti, di Senigallia, e hanno fatto ricorso al giudice di Pace di Fano, Pericle Tajariol, che ha accolto il ricorso annullando la sanzione e condannato l’Agenzia delle Entrate riscossione di Pesaro a pagare le spese processuali sostenute dai ricorrenti (250 euro per ciascuno più 43 euro). Le multe, previste per legge, riguardano i cittadini che hanno compiuto 50 anni alla data del 15 giugno 2022 e che non hanno né iniziato e né completato il ciclo vaccinale anti Covid-19 con tre dosi.

Nelle sole Marche dovevano essere inviate 100.000 sanzioni per la cifra di 10 milioni di euro da incassare. Questo primo annullamento apre presumibilmente la strada a una valanga di cancellazioni.

Nelle motivazioni dei ricorrenti sono state pienamente accolte nelle motivazioni della sentenza:

Nelle sole Marche dovevano essere inviate 100.000 sanzioni per la cifra di 10 milioni di euro da incassare. Questo primo annullamento apre presumibilmente la strada a una valanga di cancellazioni.

Nelle motivazioni dei ricorrenti sono state pienamente accolte nelle motivazioni della sentenza:

«È notorio che i vaccini che sono in commercio non sono idonei ad impedire il contagio e di contagiare -motiva il giudice nella sentenza – non appaiono strumenti di prevenzione, rivelandosi percentualmente idonei in misura né pari ne vicina al 100% ma di fatto prossima allo zero. L’efficacia vaccinale non può quindi ritenersi provata quale strumento di prevenzione tenuto conto del fatto notorio che soggetti vaccinati possono contrarre e trasmettere il contagio, quindi sia i vaccinati che i non vaccinati debbono essere trattati come soggetti tra loro equivalenti».

Il giudice di Pace Tajariol ha sottolineato l’importanza dell’art. 32 della Costituzione che tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e soltanto successivamente come interesse della collettività. Per questi motivi un trattamento sanitario può essere imposto solo nella previsione che esso non incida negativamente sullo stato di salute dell’individuo che si è assoggettato, salvo che per le sole conseguenze temporanee e di scarsa entità e per questo tollerabili. In una situazione in cui possono esservi effetti avversi gravi, e talvolta perfino fatali, la valutazione del rapporto fra i rischi viene a ricadere nella sfera delle libertà del paziente, o potenziale tale.

Quando il governo cancellerà anche le multe già emesse, o darà alle Agenzie delle Entrate istruzione? Troppo tardi. Intanto opponetevi davanti ai giudici di pace.

5750.- 3000 morti: Pfizer ammette con freddezza il dramma dei danneggiati

Da La Nuova Bussola Quotidiana, 3 luglio 2023, di Paolo Gulisano

900 casi di cecità, 700 complicazioni in gravidanza. E 3000 decessi. I dati del Report di Pfizer confermano solo ora che era proprio vero: la vaccinazione voleva dire rischiare la vita. E la salute. E per tali motivi non avrebbe dovuto essere coercitivamente obbligatoria.

La casa farmaceutica Pfizer negli scorsi giorni ha pubblicato un report, un corposo documento di circa 400 pagine, in cui ha elencato gli effetti avversi della vaccinazione anti covid-19 registrati sulla base delle segnalazioni spontanee dei danneggiati e dei medici. Si tratta della cosiddetta farmacovigilanza passiva, che si basa sulla spontaneità delle segnalazioni. La segnalazione spontanea dipende interamente dall’iniziativa e motivazione degli operatori sanitari o degli utilizzatori.  

I dati raccolti con questa metodica potrebbero essere dunque sottostimati, o perché gli operatori sanitari potrebbero avere non preso in considerazione i sintomi lamentati dal paziente, o per non aver voluto arbitrariamente messo in correlazione l’evento avverso con il vaccino oppure perché i pazienti stessi potrebbero essersi sentiti scoraggiati dal fare la segnalazione agli enti preposti per scarsa fiducia nel conseguente intervento. Oppure perché convinti da una martellante propaganda che il vaccino era assolutamente sicuro e non aveva alcun effetto collaterale.  

I dati, quindi, di una farmacovigilanza passiva sono anzitutto sottostimati rispetto alla realtà. Inoltre, il successo o il fallimento di qualsiasi attività di farmacovigilanza dipende dalla segnalazione di sospette reazioni avverse. Le metodiche applicate dalla farmacovigilanza sono destinate ad essere generatrici di ipotesi o di verifica delle ipotesi. I metodi, che generano ipotesi, hanno lo scopo ad esempio di rilevare le reazioni avverse inattese o l’aumento di frequenza di reazioni avverse attese, generando nuove informazioni che sono poi confermate dagli studi di verifica delle ipotesi, che servono a provare se i sospetti sollevati sono giustificati.  

Nel caso del Covid, tuttavia, ogni tentativo di formulare ipotesi e di sottoporle a verifica è stato sempre stroncato sul nascere. Eppure, c’erano dati su cui riflettere. Da un analogo report fatto lo scorso anno dall’Aifa, era emerso ad esempio, che l’età mediana delle persone in cui si è verificato un evento avverso è 48 anni. Un dato che rispecchia la preoccupante realtà percepita da molti operatori sanitari dei “malori improvvisi”, degli accessi aumentati al Pronto Soccorso e così via. Prove indiziarie su cui non è stata ancora avviata una seria inchiesta.  

Potrebbe essere la volta buona con questo rapporto che viene dalla casa farmaceutica stessa? Ci sarebbe da augurarselo. Scorrere il Report Pfizer, per chi avesse la pazienza di farlo, è come percorrere una vera e propria Via Dolorosa. Pagina dopo pagina scorrono i numeri con le decine di migliaia di eventi avversi, che riguardano praticamente tutti gli organi e gli apparati del corpo umano. Migliaia di patologie infiammatorie, tra cui le miocarditi e le pericarditi di cui ormai tra gli addetti agli lavori si parla apertamente di “epidemia”, ovviamente di origine misteriosa e inspiegabile.  

Scorri le pagine e dietro ai numeri pensi alle persone, a migliaia di vite compromesse. Che dire della voce “cecità”, che riguarda 970 persone? Uomini e donne che erano andate per proteggersi da un virus respiratorio definito- contro ogni evidenza epidemiologica – assolutamente incurabile e letale, e che ora hanno perso la vista? E che significa poi la voce “complicazioni in gravidanza” che riguarda quasi 700 donne? Che ne sarà stato del loro bambino?  

Le cifre scorrono asettiche e fredde, e ci descrivono un periodo di osservazione di sei mesi, dal 19 dicembre 2021 al 18 giugno 2022. Erano i mesi in cui la propaganda spingeva a tutta forza per la vaccinazione, e dopo le iniziali categorie a rischio (sanitari, forze dell’ordine, insegnanti fragili e anziani) si era arrivati alla vaccinazione universale, utilizzando a scopi persuasivi ogni mezzo.  

L’elenco del report, infine, ci conduce ad una cifra che non può non fermare l’attenzione in modo drammatico: i morti. Il report Pfizer parla di 3000 decessi. Non dai complottisti, non dai negazionisti viene questa cifra terribile, ma dal produttore stesso del vaccino. Tremila persone che erano sane, che facevano la loro vita normale, e che non ci sono più, che hanno lasciato nelle loro famiglie un vuoto doloroso, e come facilmente immaginabile, inspiegabile.  

Si può morire per molti motivi e molte cause, ma è possibile morire di prevenzione? Perdere la vita per aver voluto prevenire una malattia che aveva un tasso di letalità di poco più del 2%, e che avrebbe potuto essere ancora più basso con le cure adeguate? Ma un altro aspetto che fa veramente male, e che in realtà questi eventi avversi e queste morti erano di fatto state previste e messe in conto. Nella massa enorme di comunicazioni, di notizie, di battage propagandistico, ci fu nell’estate del 2021 una dichiarazione televisiva di Fabrizio Pregliasco, uno dei grandi protagonisti della pandemia mediatica. Pregliasco nel programma “Stasera Italia” con Tiziana Panella faceva questa affermazione: “Vedo come elemento favorente la vaccinazione perché la vaccinazione vuol dire rischiare la propria vita, perché la vaccinazione ha degli eventi avversi, molto limitati, però quando la facciamo lo facciamo in un’ottica di solidarietà e di opportunità per i nostri familiari fragili, ma anche per la comunità”.  

I dati del Report di Pfizer confermano ora che era proprio vero: la vaccinazione voleva dire rischiare la vita. E la salute. E per tali motivi non avrebbe dovuto essere obbligatoria, e coercitivamente obbligatoria. Ma colpiscono anche le motivazioni pseudo etiche e solidariste con cui si doveva andare a metterle a rischio: il bene della comunità. Era la versione laica della tristemente nota definizione vaticana: un atto d’amore. In realtà oggi le ricerche ci hanno dimostrato che questo “effetto protettivo” (ricordate l’Immunità di gregge?) non c’è stato. Alle persone accecate, o diventate cardiopatiche o neuropatiche o comunque danneggiate, non resta nemmeno questa consolazione di essere state private della salute per proteggere qualcun altro. Non sono martiri della solidarietà: sono vittime di danni collaterali.    

5469.- Dal Metodo Di Bella a quello Stamina: la chiarezza prima di tutto 

Dall’AIFA Agenzia Italiana del Farmaco

La libertà di scelta della cura presuppone che si tratti di autentica cura e che sia scientificamente testata. L’Agenzia Italiana del Farmaco non solo sostiene con forza ogni iniziativa che abbia realmente e concretamente lo scopo di tutelare i cittadini, ma loda la posizione perfettamente articolata e scientificamente motivata presa dalla Commissione Regionale per il Prontuario Terapeutico della Sicilia in merito al disegno di legge parlamentare della Regione siciliana, secondo cui “sarebbe necessario assicurare il sostegno economico ai pazienti oncologici trattati con il “metodo Di Bella” residenti in Sicilia, che versino in condizioni di disagio economico”.

L’AIFA è infatti convinta che, pur nel rispetto delle autonomie decisionali delle singole Istituzioni, le risorse economiche e culturali che riguardano la salute e le terapie farmacologiche dovrebbero essere investite in modo razionale e giustificato da evidenze mediche.  Lo stanziamento di fondi, che nel caso specifico ammonterebbe a 5 milioni di euro, non può e non deve infatti inseguire pressioni emotive o mediatiche che fanno dei cittadini, in questo caso addirittura di coloro che vivono situazioni di disagio economico, prede di decisioni che provano a sconfessare la scienza a totale discapito del Servizio Sanitario Nazionale o Regionale.

Il parere espresso dalla Commissione Regionale per il Prontuario, oltre a essere meritorio di grande attenzione, deve anche rappresentare lo spunto per riflettere sulla pericolosa tendenza a semplificare temi delicati, come quelli che riguardano la salute, al rango di sfide tra tifoserie. La Commissione ha infatti evidenziato che la rimborsabilità della cura “rappresenta un’inutile spesa per il Sistema Sanitario Siciliano”, che “non esistono ragioni di carattere scientifico per cui un medico in scienza e coscienza possa prescrivere una terapia come il metodo Di Bella, “non solo inefficace ma anche nociva per i pazienti”, ma soprattutto che “prescrivere il MDB è un comportamento ingannevole nei confronti dei pazienti”. 
Parliamo quindi di spese inutili che graverebbero inutilmente sull’SSN senza dare benefici, di assenza di validità scientifica, di raggiro dei pazienti. Se la storia, poi, come pensiamo, ci insegna qualcosa, è allora obbligatorio ricordare che all’epoca, la pressione popolare, l’attenzione mediatica e le proteste portarono il Ministro della Sanità ad autorizzare, attraverso un provvedimento urgente, una sperimentazione “forzata” di fase II del cosiddetto metodo di Bella, a carico del Servizio Sanitario Nazionale che ne decretò l’inefficacia. Situazioni che, tristemente, riecheggiano nelle cronache di questo ultimo anno e mezzo con la vicenda Stamina.

L’AIFA sostiene altresì la Società Italiana di Farmacologia che si è espressa attraverso un proprio Position Paper sull’argomento. La SIF, testualmente, “esprime ferma opposizione ad ogni forma di trattamento che non risponda ai seguenti requisiti:- un forte razionale scientifico preclinico;- una caratterizzazione scrupolosa dei principi attivi o componenti cellulari che vengono somministrati;- una valutazione accurata del rischio/beneficio preliminarmente ad ogni sperimentazione clinica – l’esito positivo di una sperimentazione controllata randomizzata e in cieco che, con il suo valore prospettico, dimostri il valore scientifico dei trattamenti”.
Il Metodo Di Bella riuscì comunque a diventare, nonostante l’unanimità dei pareri negativi espressi da tutte le Autorità competenti, l’emblema della “libertà di cura”, nella sua accezione peggiore ovvero deresponsabilizzata, demagogica e disinformata. 
Pochi giorni fa il giornalista Corrado Formigli, durante la trasmissione “TvTalk” ha affermato: “Io me ne sono occupato personalmente, allora lavoravo con Santoro. Ho intervistato il prof. Di Bella, ho fatto delle inchieste sui malati, sono andato a Modena a raccontare la fila dei malati di cancro che facevano questo viaggio della speranza e aspettavano di essere ricevuti dal prof. Di Bella. Allora noi facemmo diverse puntate chiedendo che ci fosse libertà di sperimentazione. E poi devo dire che mi sono un po’ vergognato, lo confesso, di aver aderito troppo, di essere cascato nella trappola della propaganda dei Di Bella e di essere stato forse un po’ affrettato e superficiale”.
Un mea culpa importante che sottolinea da un lato la difficoltà di raccontare contenuti complessi senza cadere in facili, e troppo spesso comodi, luoghi comuni e dall’altro la necessità di comunicare la scienza con rigore.
Ci piace pensare alla libertà, che sia di espressione, di stampa o di cura, come emancipazione, progresso, avanzamento; pensiamo di dover tutelare i pazienti sul piano scientifico con rigore e disciplina perché la medicina è una scienza empirica che deve tuttavia produrre dei dati e dei risultati efficaci e attendibili. Questa tutela si estende anche al campo morale perché la credibilità delle Istituzioni si misura talvolta attraverso decisioni che, sebbene possano sembrare difficili da capire, sono sempre prese per proteggere tutti i cittadini, senza distinzioni economiche, sociali o geografiche.

5436.- La disciplina professionale applicata dagli Ordini dei medici vale anche per loro?

Responsabilità degli Ordini dei medici

L’Ordine, Ente sussidiario dello Stato, ha competenza disciplinare in tutti i casi in cui vi siano stati abusi o mancanze nell’esercizio professionale e in tutti i casi in cui il professionista, con il suo comportamento, abbia commesso atti disdicevoli al decoro professionale. Si tratta di una formulazione ampia e generale, che risale alla legge istitutiva dell’Ordine del 1910 e che addirittura può comprendere anche comportamenti commessi al di fuori dell’esercizio professionale. L’Ordine potrà determinare la sanzione, ma secondo criteri di adeguatezza e proporzionalità. Il professionista sanzionato e, eventualmente, il Ministro della Salute e il Procuratore della Repubblica e nessun altro potranno ricorrere contro la sanzione irrogata dall’Ordine, presentando ricorso alla Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie che è organo di appello rispetto alle decisioni degli Ordini provinciali. Tale Commissione ha sede presso il Ministero della Salute.
Il ricorso deve essere depositato entro 30 giorni dal ricevimento della notifica della decisione dell’Ordine e ha effetto sospensivo, nel senso che l’applicazione della sanzione rimane sospesa fino alla decisione della Commissione Centrale.
Infine, contro la decisione della Commissione Centrale, sia il professionista che l’Ordine possono ricorrere in Cassazione. Tale ultimo grado di giudizio, però, non ha effetto sospensivo nel senso che nelle more della decisione della Cassazione, la decisione presa dalla Commissione Centrale è esecutiva.

I medici e gli odontoiatri, sono obbligati ad essere iscritti all’Ordine per poter esercitare legittimamente la professione, altrimenti incorrono nel reato di esercizio abusivo della professione. Sono soggetti, oltre che alla Magistratura, al potere disciplinare dell’Ordine, nel senso che l’Ordine può sanzionare i loro comportamenti se risultano non conformi alla deontologia ed etica medica. Se, poi, il medico esercita nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale si troverà a doversi giustificare anche davanti alla Corte dei Conti (per l’eventuale danno causato all’erario) e anche davanti all’Azienda Sanitaria o Ospedaliera di appartenenza (che in qualità di datore di lavoro ha sempre un potere disciplinare nei confronti dei propri lavoratori).

Questo significa che per uno stesso fatto il medico può essere chiamato a risponderne davanti a più organi giudicanti (cinque). L’Ordine conserva intatto il suo potere disciplinare in tutti i casi in cui il professionista non sia stato assolto con formula piena (prescrizione, patteggiamento,  amnistia o indulto o remissione di querela). Inoltre, l’Ordine può innescare un procedimento disciplinare nei confronti del professionista, anche se nel caso segnalato non vi è alcun profilo di responsabilità penale, civile o di altra natura.

Attualmente, le evidenze infine suffragate dalle dichiarazioni dei vertici di Pfizer pongono il problema della responsabilità degli Ordini e del Ministro, anzitutto, nei confronti dei sanitari, sanzionati e non. Come tutti gli atti amministrativi, anche la decisione dell’Ordine di irrogare una sanzione disciplinare può essere revocata se ci si trova in presenza di validi e fondati motivi come, ad esempio, le dichiarazioni dei vertici della società Pfizer inc., perché costituiscono fatti nuovi e dirimenti che impongono la revisione del procedimento disciplinare (oppure perché si scopre che i fatti su cui si fondava la condanna disciplinare in realtà erano falsi o inesistenti).
Si tratta di dichiarazioni giurate rilasciate al Parlamento europeo, di prove inoppugnabili idonee a produrre la revisione eccezionale di procedimenti definitivi, preferibilmente in autotutela.

Consigli di lettura per i presidenti degli ordini dei medici. E per chiunque altro

Il Blog di Sabino Paciolla ha rilanciato un articolo di Silvana De Mari, del 16 ottobre 2022 ripreso dal suo blog. De Mari prende le mosse da un libro che ha affrontato il problema di come comportarsi eticamente e politicamente rispetto ai cosiddetti “vaccini” anti COVID-19. Il libro è Vaccino come atto di amore? Epistemologia della scelta etica in tempi di pandemia, dell’avv. Fulvio Di Blasi e conclude che le informazioni poste a base della campagna vaccinale sono radicalmente distorte rispetto a quelle, evidentemente manipolate, delle approvazioni.

Silvana de Mari, medico

 

Sono sospesa dall’ordine di medici in quanto ho rifiutato l’inoculazione di terapie sperimentali. Ho chiesto risposte precise su queste terapie e non le ho ottenute. In compenso il mio ordine continua a scrivermi missive dove mi chiede conto di aver dato consigli corretti sulla terapia corretta per la Sars 2 covid 19. Se il mio Ordine dei medici invece di sprecare tempo a scrivere missive molto discutibili si prendesse disturbo di rispondere alle mie domande, darebbe una prova di civiltà. Sono molto perplessa da questa sciatteria. Il fatto di essere stata privata il diritto di lavorare per aver rifiutato l’inoculazione di farmaci senza alcuna efficacia provata nell’impedire la trasmissione della malattia, mi lascia ancora più perplessa. In questo momento ci sono innumerevoli lavori medici che attestano la pericolosità dei farmaci che secondo il mio ordine di medici mi sarei dovuta inoculare benché non ci sia efficacia nell’evitare trasmissibilità della malattia. La mia sospensione è stato un gesto di prevenzione medica o la  persecuzione di un dissidente?

C’è un libro imperdibile e mi permetto di consigliare a tutti i Presidenti degli Ordini del Medici e a chiunque sia interessato alla verità, un libro che ha un tratto unico nel panorama italiano e internazionale perché affronta in maniera sistematica e completa il problema di come comportarsi eticamente e politicamente rispetto ai cosiddetti “vaccini” anti COVID-19. Il libro è Vaccino come atto di amore? Epistemologia della scelta etica in tempi di pandemia, di Fulvio Di Blasi, un avvocato filosofo, esperto di etica, che ha insegnato in prestigiose università estere, tra cui la University of Notre Dame (USA) e la John Paul II Catholic University of Lublin (Polonia). Di Blasi lavora sui documenti ufficiali di FDA ed EMA, e conclude che le informazioni poste a base della campagna vaccinale sono radicalmente distorte rispetto a quelle delle approvazioni. La coscienza morale e pubblica deve conoscere i dati veri per prendere decisioni sensate ma le notizie sono state falsate. Il libro entra nel dettaglio del caso AstraZeneca, dell’approvazione di Pfizer, del cambio di definizione di vaccino o della manipolazione di informazioni di enti come l’ISS italiano e il CDC americano, ma anche della logica della valutazione rischi benefici o delle differenze tra le scienze interessate (epidemiologia, biologia, statistica, medicina, diritto, etica, ecc.) e del perché molti “esperti” pubblici parlavano nei media senza essere sul serio competenti. «Vaccino come atto di amore? ripercorre i fondamenti dell’analisi dell’atto morale per riscoprire che cosa significa fare il bene o fare il male sia nella tradizione cristiana che in quella del pensiero occidentale, anche giuridico. Il titolo del lavoro di Di Blasi ha un punto interrogativo particolarmente eloquente. Sotto il profilo etico, è una risposta all’invito del Vaticano a vaccinarsi che contraddice il fondamento stesso dell’etica non solo civile ma cattolica e che, per il modo e il tempo in cui è stato fatto, ha contribuito ad una drammatica persecuzione dei giusti. È scritto nell’introduzione “La goccia che ha fatto traboccare il vaso, e che mi ha condotto a questo libro, è ascoltare la più grande autorità religiosa del mondo dire che vaccinarsi è un atto di amore, dando così l’assist alle autorità politiche per proclamare che vaccinarsi è un dovere civico”. Il libro affronta un’analisi approfondita  delle circostanze più importanti che bisogna comprendere per affrontare ragionevolmente ed eticamente la questione dei ““vaccini”” COVID-19 (almeno di quelli disponibili negli Stati Uniti ed in Europa) e mette a fuoco sulla questione più rilevante per chi rifletta su questi farmaci, la loro sicurezza, analizzando i contratti della case farmaceutiche, la valutazione rischi benefici, l’immunità legale concessa alle case farmaceutiche e ai medici,  Il libro spiega il carattere sperimentale dei “vaccini”, con una critica logico formale alla disinformazione in proposito operata dall’Istituto superiore di sanità. Insisto sulle parole carattere sperimentale. Sono sospesa dall’Ordine dei medici per aver rifiutato farmaci sperimentali. Il libro getta luce sulla natura e sui limiti degli strumenti giuridici con cui sono stati immessi nel mercato i “vaccini” COVID. Usando i documenti autorizzativi ufficiali di FDA ed EMA, Di Blasi dimostra in maniera inconfutabile il carattere sperimentale dei farmaci introdotto nel capitolo precedente perché, ad esempio, al momento della messa in commercio erano identificati come ancora “sconosciuti” quasi tutti gli aspetti rilevanti di essi, come la possibilità di bloccare la diffusione del virus o di impedire la morte da COVID-19. Questo capitolo è sufficiente per bloccare la normativa del Green Pass e per dichiarare incostituzionale l’obbligo vaccinale. Degni di nota sono le spiegazioni del perché aver somministrato il vaccino a miliardi di persone non lo rende sperimentato, dell’entità della questione della rottura del doppio cieco e dell’importanza dell’approccio giuridico alle questioni. Peculiare il caso di AstraZeneca dal momento dell’autorizzazione fino ai dubbi, alle morti e al cambio di indicazioni e raccomandazioni che da farmaco per i giovani lo ha ridefinito come farmaco per anziani e ne ha portato ad una virtuale ritiro dal mercato europeo (e omaggio all’Africa). Le autorità hanno utilizzato male i criteri di valutazione rischi benefici, violato il consenso informato della popolazione, propagato disinformazione sui “vaccini” e causato la morte (inutile ed evitabile) di persone innocenti. L’approvazione definitiva di Pfizer da parte di FDA) è un altro insieme di fatti non raccontati che hanno circondato l’approvazione statunitense del vaccino Pfizer e della terza dose. Non si è trattato de la “scienza” da una parte e i folli “no vax” dall’altra, ma la politica della Presidenza Biden contro i più alti dirigenti e scienziati delle agenzie autorizzative (FDA e CDC). Gli uomini di Biden delle agenzie, dal canto loro, temevano il giudizio della scienza indipendente e per ciò, per la prima volta dall’inizio della pandemia, non convocarono ad agosto il Comitato scientifico indipendente per esprimersi sull’approvazione del “vaccini” Pfizer. La storia che ci racconta qui Di Blasi andrebbe letta da tutti quelli che vogliono disquisire dei “vaccini” o valutare chi e perché ne alimenta la disinformazione. Imperdibile  è la sezione dedicata al cambio di definizione di vaccino, che analizza le fonti primarie del CDC americano e mostra in maniere certosina il modo in cui il cambio di definizione è avvenuto, i motivi che vi hanno condotto, e l’inadeguatezza con cui è stato fatto. Anche alla luce delle definizioni attuali, non c’è dubbio che i “vaccini” anti COVID-19 non sono vaccini. Sulla scia di questa analisi, Di Blasi evidenzia i rischi etici connessi alla questione, che preludono al mondo perfetto delle Big Pharma, in cui tutti i sani diventeranno malati e in cui ogni farmaco sarà definibile come vaccino. Questo dire che un potere infinito è dato ai produttori di farmaci e che è violato completamente ogni principio di scienza, di prudenza, mentre è annullato l’habeas corpus: il corpo non è più del cittadino, ma  dello Stato. Questo non è certo un atto d’amore.

Silvana De Mari

5426.- Il rapporto sulle ammissioni di Pfizer sulla “trasmissibilità”. I commenti negli USA.

Solo ieri, un familiare si confortava per aver ricevuto la quarta dose. In ultima analisi, questo non accadrebbe se i media mettessero il grande pubblico a conoscenza di questa schifezza, con la medesima enfasi con cui hanno accompagnato le campagne vaccinali dei governi, tutte platealmente incostituzionali; per non parlare del Presidente!

Un commento dagli Stati Uniti: “Ciò che mi stupisce è che le persone continuano a farsi iniettare questa schifezza in loro e nei loro figli e continuano a ricevere booster, nonostante emergano continuamente prove sui suoi effetti negativi e sulla sua incapacità di prevenire la trasmissione del Covid. A questo punto, ora sappiamo che è davvero solo veleno. Nessuno è ritenuto responsabile.
E i nostri militari lo richiedono ancora ai nostri uomini e donne in servizio. WTF?”

E un altro:

Gregorio Schuetz
12 minuti fa−Vota su+2Vota giù
Il “vaccino” non funziona perché non c’è nessun virus. È tutta una bugia. Il sistema sanitario ci vuole malati e impauriti, quindi ci mettiamo in fila per i nostri controlli, le nostre vaccinazioni e le nostre pillole. Smetti di andare dai medici che praticano la medicina allopatica. Non vogliono “curarti”. Vogliono i loro clienti. Il sistema deve crollare.

TOPSHOT – Parla il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, affiancato dal consigliere medico capo della Casa Bianca su Covid-19, il dottor Anthony Fauci (R), durante una visita al National Institutes of Health (NIH) a Bethesda, Maryland, 11 febbraio 2021. ( Photo by SAUL LOEB / AFP) (Photo by SAUL LOEB/AFP via Getty Images)

Pfizer Exec ammette che il vaccino COVID-19 non è stato testato sulla prevenzione della trasmissione prima del rilascio dell’autorizzazione.

Da The Epoch Times, di Jack Phillips, 11 ottobre 2022 . Traduzione automatica. Aggiornato con video 12 ottobre 2022


Un dirigente della Pfizer ha dichiarato lunedì che né lei né altri funzionari della Pfizer sapevano se il suo vaccino COVID-19 avrebbe interrotto la trasmissione prima di entrare nel mercato l’anno scorso.

Il membro del Parlamento europeo, Rob Roos, ha chiesto durante una sessione: “Il vaccino Pfizer COVID è stato testato per fermare la trasmissione del virus prima che entrasse nel mercato? Sapevamo di interrompere l’immunizzazione prima che entrasse nel mercato?”

Janine Small di Pfizer, presidente dei mercati sviluppati internazionali, ha risposto: “No… Sai, dovevamo… muoverci davvero alla velocità della scienza per sapere cosa sta succedendo sul mercato”.

Roos, dei Paesi Bassi, ha affermato lunedì in un video su Twitter che, in seguito ai commenti di Small nei suoi confronti, milioni di persone in tutto il mondo sono state ingannate da aziende farmaceutiche e governi.

“Milioni di persone in tutto il mondo si sono sentite obbligate a vaccinarsi a causa del mito che ‘lo fai per gli altri'”, ha detto Roos. “Ora, questa si è rivelata una bugia a buon mercato” e “dovrebbe essere smascherata”, ha aggiunto.

The Epoch Times ha contattato Pfizer per un commento.

Ciò che è stato detto

La Food and Drug Administration ha scritto alla fine del 2020 che non erano disponibili dati per determinare se il vaccino avrebbe impedito la trasmissione e per quanto tempo avrebbe protetto dalla trasmissione del virus SARS-CoV-2 che causa COVID-19.

“Al momento, i dati non sono disponibili per determinare per quanto tempo il vaccino fornirà protezione, né ci sono prove che il vaccino prevenga la trasmissione di SARS-CoV-2 da persona a persona”, ha osservato specificamente l’agenzia.

Nel frattempo, il CEO di Pfizer Albert Bourla, più o meno nello stesso periodo, ha affermato che la sua azienda “non era sicura” se coloro che riceveranno il suo vaccino mRNA saranno in grado di trasmettere COVID-19 ad altre persone.

“Penso che questo sia qualcosa che deve essere esaminato. Non ne siamo sicuri in questo momento”, ha detto Bourla a NBC News nel dicembre 2020 in risposta a una domanda sulla trasmissibilità.

L’ex consulente medico della Casa Bianca, la dott.ssa Deborah Birx, a giugno ha rivelato che nel dicembre 2020 c’erano prove che le persone che avevano ricevuto i vaccini COVID-19, incluso quello di Pfizer, potevano ancora trasmettere il virus.

“Sapevamo all’inizio di gennaio del 2021, alla fine di dicembre del 2020, che la reinfezione si stava verificando dopo un’infezione naturale”, ha detto quest’anno ai membri del Congresso Birx, il coordinatore della risposta al COVID-19 della Casa Bianca durante l’amministrazione Trump.

“Non prenderò il COVID”

Un certo numero di funzionari negli Stati Uniti e in tutto il mondo aveva affermato che i vaccini COVID-19 potrebbero prevenire la trasmissione. Tra questi, il presidente Joe Biden nel luglio 2021 ha osservato che “non avrai il COVID se hai queste vaccinazioni”.

Il consigliere medico capo dell’amministrazione Biden Anthony Fauci nel maggio 2021 ha dichiarato in un’intervista alla CBS che le persone vaccinate sono “vicoli ciechi” per COVID-19, suggerendo che non possono trasmettere il virus. “Quando vieni vaccinato, non solo proteggi la tua salute e quella della famiglia, ma contribuisci anche alla salute della comunità prevenendo la diffusione del virus in tutta la comunità”, ha affermato Fauci.

Due mesi dopo, alla fine di luglio di quell’anno, Fauci disse che le persone vaccinate sono in grado di trasmettere il virus.

Nei prossimi mesi, Fauci, Biden, la dott.ssa Rochelle Walensky, direttrice del CDC, e altri si sono rivolti a dire che il vaccino previene malattie gravi, ospedalizzazione e morte per COVID-19.

Jack Phillips

Non solo USA. Da Bruxelles, Francesca Donato

5425.- Commissione Covid: Parlano i dirigenti di Pfizer

Ieri questi signori parlavano un’altra lingua. Tutte le norme che hanno portato alla discriminazione di milioni di italiani si basavano sul presupposto che la terapia genica sperimentale doveva impedire la trasmissione del virus. Pfizer sapeva fin dall’inizio che era falso, ora c’è la conferma: sono state decisioni politiche, anzi, criminali!.

NEW- IL DIRETTORE EUROPEO DI PFIZER AMMETTE AL PARLAMENTO EUROPEO CHE IL VACCINO ANTI-COVID NON È MAI STATO TESTATO PER BLOCCARE LA TRASMISSIONE. (

https://twitter.com/i/status/1579759795225198593

5422.- Il primo studio che dimostra la presenza della proteina spike nelle lesioni encefalitiche e la attribuisce alla vaccinazione COVID Pfizer

Oggi, 10 ottobre, Albert Bourla avrebbe dovuto essere sentito dal Parlamento Ue, che sta indagando sugli acquisti dei vaccini Covid-19 compiuti da von der Leyen, quindi, dalla Commissione per conto dei 27 paesi Ue, ma lui ha rifiutato e lei ha cancellato i messaggi con cui faceva i contratti. A Bruxelles, con von der Leyen, si fanno affari sulla pelle degli europei. Abbiamo capito che andiamo incontro a un’altra Norimberga. Non possiamo uscire dall’Unione europea, semplicemente perché non esiste.

Di Sabino Paciolla, 10 ottobre 2022

Vi riporto nella mia traduzione uno studio che dimostra per la prima volta la presenza della proteina spike nelle lesioni encefalitiche (Encefalite necrotizzante multifocale) e la attribuisce alla vaccinazione piuttosto che all’infezione. Questi risultati confermano il ruolo causale dei vaccini COVID-19 basati sui geni e questo approccio diagnostico è rilevante per i danni potenzialmente indotti dal vaccino anche ad altri organi.

Dello studio, che potete leggere qui, riporto la mia traduzione del Sommario, della Discussione e delle Conclusioni

Cervello virus

Primo studio che dimostra la presenza della proteina spike nelle lesioni encefalitiche e la attribuisce alla vaccinazione COVID Pfizer

Sommario

Il presente studio presenta il caso di un uomo di 76 anni affetto da malattia di Parkinson (PD) che è deceduto tre settimane dopo aver ricevuto la terza vaccinazione COVID-19. Il paziente era stato vaccinato per la prima volta nel maggio 2021 con il vaccino vettore ChAdOx1 nCov-19 (Astrazeneca, ndr), seguito da due dosi di vaccino BNT162b2 mRNA  (Pfizer, ndr) in luglio e dicembre 2021. La famiglia del deceduto ha richiesto un’autopsia a causa di segni clinici ambigui prima della morte. La malattia di Parkinson è stata confermata dagli esami post-mortem. Inoltre, erano evidenti segni di polmonite da aspirazione e arteriosclerosi sistemica. Tuttavia, le analisi istopatologiche del cervello hanno rivelato reperti precedentemente insospettati, tra cui una vasculite acuta (prevalentemente linfocitaria) e un’encefalite necrotizzante multifocale di eziologia sconosciuta con un’infiammazione pronunciata che comprendeva reazioni gliali e linfocitarie. Nel cuore erano presenti segni di cardiomiopatia cronica, nonché una lieve miocardite e vasculite linfo-istiocitaria acuta. Sebbene non vi fossero precedenti di COVID-19 per questo paziente, è stata eseguita l’immunoistochimica per gli antigeni del SARS-CoV-2 (proteine spike e nucleocapside). Sorprendentemente, solo la proteina spike e non la proteina nucleocapside sono state rilevate all’interno dei focolai di infiammazione sia nel cervello che nel cuore, in particolare nelle cellule endoteliali dei piccoli vasi sanguigni. Poiché non è stata rilevata alcuna proteina nucleocapside, la presenza della proteina spike deve essere attribuita alla vaccinazione piuttosto che all’infezione virale. I risultati confermano le precedenti segnalazioni di encefalite e miocardite causate da vaccini COVID-19 a base di geni.

Discussione

Questo è il caso di un paziente di 76 anni affetto da malattia di Parkinson (PD), deceduto tre settimane dopo la terza vaccinazione COVID-19. La causa del decesso sembra essere un attacco ricorrente di polmonite da aspirazione, in effetti comune nella malattia di Parkinson [14,15]. Tuttavia, lo studio autoptico dettagliato ha rivelato ulteriori patologie, in particolare encefalite necrotizzante e miocardite. Mentre i segni istopatologici della miocardite erano relativamente lievi, l’encefalite aveva provocato una significativa necrosi multifocale e potrebbe aver contribuito all’esito fatale. L’encefalite spesso provoca crisi epilettiche e il morso della lingua riscontrato all’autopsia suggerisce che in questo caso sia stato così. In precedenza sono stati registrati diversi altri casi di encefalite associata al vaccino COVID-19 con stato epilettico [16-18].

La storia clinica del caso attuale ha mostrato alcuni eventi degni di nota in correlazione con le vaccinazioni COVID-19. Già il giorno della prima vaccinazione, nel maggio 2021 (vaccino vettore ChAdOx1 nCov-19, cioè Astrazeneca), ha manifestato sintomi cardiovascolari che hanno richiesto cure mediche e dai quali si è ripreso solo lentamente. Dopo la seconda vaccinazione del luglio 2021 (vaccino con mRNA BNT162b2, cioè Pfizer), la famiglia ha notato notevoli cambiamenti comportamentali e psicologici e l’improvvisa insorgenza di una marcata progressione dei sintomi della malattia di Parkinson, che ha portato a una grave compromissione motoria e alla ricorrente necessità di un supporto su sedia a rotelle. Il paziente non si è mai ripreso del tutto, ma è stato comunque vaccinato nuovamente nel dicembre 2021. Due settimane dopo questa terza vaccinazione (seconda vaccinazione con BNT162b2, cioè Pfizer), ha avuto un improvviso collasso mentre stava cenando. È sorprendente che non abbia mostrato tosse o altri segni di aspirazione di cibo, ma sia semplicemente caduto dalla sedia. Ciò solleva la questione se questo improvviso collasso fosse davvero dovuto a una polmonite da aspirazione. Dopo un’intensa rianimazione, si è ripreso più o meno bene, ma una settimana dopo ha avuto un altro collasso improvviso e silenzioso durante il pasto. Dopo tentativi di rianimazione riusciti ma prolungati, è stato trasferito in ospedale e posto direttamente in coma artificiale, ma è morto poco dopo. La diagnosi clinica è stata di morte per polmonite da aspirazione. A causa dei suoi sintomi ambigui dopo le vaccinazioni COVID, la famiglia ha chiesto un’autopsia.

In base al modello di alterazione nel cervello e nel cuore, sembrava che i piccoli vasi sanguigni fossero particolarmente colpiti, in particolare l’endotelio. È noto che la disfunzione endoteliale è altamente coinvolta nella disfunzione degli organi durante le infezioni virali, in quanto induce uno stato pro-coagulante, perdite microvascolari e ischemia dell’organo [19,20]. Questo è anche il caso delle infezioni gravi da SARS-CoV-2, dove l’esposizione sistemica al virus e alla sua proteina spike suscita una forte reazione immunologica in cui le cellule endoteliali giocano un ruolo cruciale, portando a disfunzione vascolare, immunotrombosi e infiammazione [21].

Sebbene questo paziente non avesse una storia di COVID-19, è stata eseguita l’immunoistochimica per gli antigeni del SARS-CoV-2 (proteine spike e nucleocapside). La proteina spike è stata effettivamente dimostrata nelle aree di infiammazione acuta del cervello (in particolare all’interno dell’endotelio capillare) e nei piccoli vasi sanguigni del cuore. Tuttavia, il nucleocapside era uniformemente assente. Durante un’infezione con il virus, entrambe le proteine dovrebbero essere espresse e rilevate insieme. D’altra parte, i vaccini COVID-19 basati sul gene codificano solo la proteina spike e quindi la presenza della sola proteina spike (ma non della proteina nucleocapside) nel cuore e nel cervello del caso attuale può essere attribuita alla vaccinazione piuttosto che all’infezione. Questo concorda con l’anamnesi del paziente, che comprende tre iniezioni di vaccino, la terza solo 3 settimane prima del decesso, ma nessuna diagnosi clinica o di laboratorio positiva dell’infezione.

La discriminazione della risposta alla vaccinazione dall’infezione naturale è una questione importante ed è stata affrontata già in immunologia clinica, dove l’applicazione combinata di sierologia anti-spike e anti-proteina nucleocapside si è dimostrata uno strumento utile [22]. In istologia, tuttavia, questo approccio immunoistochimico non è ancora stato descritto, ma è semplice e sembra essere molto utile per identificare la potenziale origine della proteina spike del SARS-CoV-2 in campioni autoptici o bioptici. Quando è necessaria un’ulteriore conferma, ad esempio in un contesto forense, si possono usare metodi di rt-PCR per accertare la presenza dell’mRNA del vaccino nei tessuti colpiti [23,24].

Supponendo che, nel caso in esame, la presenza della proteina spike sia stata effettivamente determinata dal vaccino basato sul gene, ci si chiede se questa sia stata anche la causa delle alterazioni tissutali acute e dell’infiammazione che l’hanno accompagnata. Lo scopo dichiarato dei vaccini a base di geni è quello di indurre una risposta immunitaria contro la proteina spike. Tale risposta immunitaria, tuttavia, non solo determina la formazione di anticorpi contro la proteina spike, ma porta anche a una citotossicità diretta mediata da cellule e anticorpi contro le cellule che esprimono questo antigene estraneo. Inoltre, vi sono indicazioni che la proteina spike da sola può provocare una tossicità distinta, in particolare sui periciti e sulle cellule endoteliali dei vasi sanguigni [25,26].

Sebbene sia opinione diffusa che l’espressione della proteina spike e il conseguente danno cellulare e tissutale siano limitati al sito di iniezione, diversi studi hanno trovato l’mRNA del vaccino e/o la proteina spike da esso codificata a notevole distanza dal sito di iniezione fino a tre mesi dopo l’iniezione [23,24,27-29]. Studi di biodistribuzione nei ratti con il vaccino mRNA-COVID-19 BNT162b2 (Pfizer, ndr) hanno anche dimostrato che il vaccino non rimane nel sito di iniezione ma si distribuisce in tutti i tessuti e gli organi, compreso il cervello [30]. Dopo l’introduzione a livello mondiale delle vaccinazioni COVID-19 nell’uomo, la proteina spike è stata rilevata anche nell’uomo in diversi tessuti distanti dal sito di iniezione (muscolo deltoide): ad esempio nelle biopsie del muscolo cardiaco di pazienti affetti da miocardite [28], nel muscolo scheletrico di un paziente con miosite [23] e nella pelle, dove è stata associata a un’improvvisa insorgenza di lesioni da Herpes zoster dopo la vaccinazione mRNA-COVID-19 [29].

La diagnosi di base in questo paziente era la malattia di Parkinson e ci si può chiedere quale ruolo abbia avuto questa patologia nella causazione dell’encefalite e della miocardite rilevata all’esame post-mortem. Nel caso in esame la malattia di Parkinson era di lunga data, mentre l’encefalite era acuta. Al contrario, non esiste un meccanismo plausibile né un caso di PD che abbia causato un’encefalite necrotizzante secondaria. D’altra parte, sono stati riportati numerosi casi di encefalite ed encefalomielite autoimmune dopo la vaccinazione COVID-19 [12,31]. Sono state segnalate anche malattie autoimmuni in organi diversi dal sistema nervoso centrale, come ad esempio il caso eclatante di un paziente che, dopo la vaccinazione con mRNA, ha sofferto di molteplici disturbi autoimmuni tutti insieme: encefalomielite acuta disseminata, miastenia grave e tiroidite [32]. Nel caso qui riportato, si può notare che la proteina spike è stata rilevata principalmente nell’endotelio vascolare e scarsamente nelle cellule gliali, ma non nei neuroni. Tuttavia, la morte delle cellule neuronali era diffusa nei focolai encefalitici, il che suggerisce un certo contributo dell’attivazione immunologica degli astanti, cioè dell’autoimmunità, al danno cellulare e tissutale osservato.

Un ruolo contributivo della malattia di Parkinson nello sviluppo della cardiomiopatia è effettivamente documentato e non può essere escluso con assoluta certezza. Tuttavia, le alterazioni infiammatorie del miocardio con alterazioni patologiche dei piccoli vasi sanguigni, come quelle osservate nel caso attuale, sono poco comuni. Invece, la causa più importante di insufficienza cardiaca nei pazienti affetti da malattia di Parkinson è piuttosto dovuta alla disfunzione dell’autonomia cardiaca [33,34]. La PD sembra essere significativamente associata a un aumento dell’ipertrofia ventricolare sinistra e della disfunzione diastolica [34]. Nel caso attuale, la dilatazione e l’ipertrofia ventricolare erano presenti, ma sembrano piuttosto legate a segni manifesti di ipertensione cronica. Al contrario, reazioni infiammatorie miocardiche sono state ben collegate alle vaccinazioni COVID-19 a base di geni in numerosi casi [9,35-37]. In un caso, la proteina spike del SARS-CoV-2 è stata dimostrata con l’immunoistochimica nel cuore di individui vaccinati [28].

Conclusioni

Numerosi casi di encefalite ed encefalomielite sono stati segnalati in relazione ai vaccini COVID-19 a base di geni, e molti sono stati considerati causalmente correlati alla vaccinazione [31,38,39]. Tuttavia, questo è il primo studio che dimostra la presenza della proteina spike nelle lesioni encefalitiche e la attribuisce alla vaccinazione piuttosto che all’infezione. Questi risultati confermano il ruolo causale dei vaccini COVID-19 basati sui geni e questo approccio diagnostico è rilevante per i danni potenzialmente indotti dal vaccino anche ad altri organi.