6181.- Lo Stato Islamico del Khorasan aveva colpito due giorni prima a Kandahar: 21 morti.

Ora che la matrice Isis-k dell’attentato di Mosca sembra essersi acclarata, che c’è notizia di un altro attentato fallito due settimane fa a una sinagoga di Mosca, ritroviamo lo Stato Islamico del Khorasan in Afghanistan, nell’attentato di Kandahar, il 21 di questo marzo.

Questa attività invita a riflettere sulla necessità di concludere i conflitti in corso, stabilizzare le aree a rischio e alzare i livelli di sicurezza. A questo riguardo, il conflitto Hamas – Israele, la sua ramificazione nel Mar Rosso, sono fonte di debolezza. Sopratutto, generano nuovi adepti per entità come l’Isis-k e l’Occidente deve decidere quale partita giocare. Anche Putin, se intende avvalersi della migliore condivisione delle informazioni, deve tirare le somme della sua operazione in Ucraina e valorizzare i collegamenti fra i servizi di intelligence della Federazione Russa a quelli degli USA e dei membri dell’Ue. Qualunque siano le decisioni dei governi, da parte italiana, può essere cruciale sostenere al massimo l’intelligence offensiva, che, allo stato, deve essere tanto esterna quanto interna. Chi deve, infatti, farà fronte al terrorismo internazionale, senza trascurare di riconoscere le sue ramificazioni endogene, mapperà i reclutatori prima che producano cellule operative. Ancora, sopratutto, rafforzandoci, eviteremo di essere la palestra delle loro scalate. 

AFGHANISTAN: Attentato a Kandahar, 21 morti 

AFGHANISTAN. L’anno nuovo è iniziato nel sangue. Attentati dell’Isis a raffica

Da Pagine Esteri, 22 marzo 2024 

Ancora violenza in Afghanistan. La mattina del 21 marzo, nella città di Kandahar, la seconda più grande del Paese, un’esplosione davanti alla banca centrale ha provocato la morte di almeno 21 persone. Il target dell’attacco sarebbe stato, secondo alcune fonti, un gruppo di talebani radunati davanti all’edificio, la New Kabul Bank, in attesa di riscuotere i salari. Le autorità talebane avrebbero riferito un numero di vittime ben inferiore rispetto a quello riportato ai corrispondenti internazionali dal personale dell’ospedale locale Mirwais, dove molti feriti nell’esplosione, almeno 50 in tutto, sono stati condotti.

Poche ore dopo, lo Stato Islamico del Khorasan ha rivendicato l’attacco. Sul canale Telegram della sua agenzia di stampa Amaq, il gruppo jihadista avrebbe dichiarato, infatti, che un combattente dell’Isis avrebbe “fatto detonare la sua cintura esplosiva vicino a un assembramento di milizie talebane”.

Il portavoce del ministero dell’interno del governo de facto talebano, Abdul Matin Qani, in una dichiarazione all’Associated France Press ha riferito che l’inchiesta sull’esplosione è ancora in corso e che i responsabili “saranno identificati e puniti”.

Karen Decker, incaricato degli Affari in Afghanistan per il governo degli Stati Uniti, ha condannato l’attentato e “tutti gli atti di terrore” in un post sul suo account X e ha espresso le sue condoglianze alle famiglie delle vittime. “Gli afghani dovrebbero poter osservare il Ramadan in pace e senza paura”, ha scritto.

La città in cui si è verificato l’attentato, capoluogo dell’omonima provincia, è considerata il quartier generale dei talebani, nonché la terra in cui ha preso i natali il movimento.

Lì vive, ad esempio, il leader supremo Hibatullah Akhundzada, colui che per primo aveva ordinato il bando delle bambine afghane dall’istruzione scolastico oltre il sesto grado.

A differenza, pertanto, di molti attentati avvenuti nei mesi scorsi nel Paese, in cui un bersaglio frequente erano le minoranze etniche sciite, prima tra tutte quella hazara, il target di quest’ultimo attacco sembrerebbe essere direttamente la maggioranza sunnita attualmente al governo.

Diverse esplosioni si sono registrate nel Paese dall’11 marzo scorso, data di inizio del mese di Ramadan, ma poche di queste sono state confermate dalle autorità de facto afghane.

Nonostante la drastica riduzione degli attentati nel Paese dalla presa del potere da parte dei talebani nell’agosto del 2021, orgogliosamente rivendicata dal governo de facto, i gruppi armati, primo tra tutti lo Stato Islamico del Khorasan, sono ancora molto attivi, e dalla fine del 2023 il progressivo incremento degli episodi di violenza, principalmente a danno dei civili, sta tornando a minacciare esponenzialmente la sicurezza del paese. Di Valeria Cagnazzo,

            

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