4190.- Richieste di risarcimento danni causati da vaccino

Reazioni da vaccino: partono le richieste di risarcimento danni, ma il vaccino anti-Covid non è obbligatorio e, allo stato delle cose, eventuali effetti conseguenti alla sua somministrazione non possono portare a un indennizzo da parte dello Stato.

Nei casi di vaccinazioni obbligatorie, infatti, se sono sorte complicanze e si riportano lesioni permanenti, la legge 25 febbraio 1992, n. 210 da diritto a un riconoscimento e a un indennizzo o assegno vitalizio (il risarcimento è, invece, commisurato al danno) di natura economica da parte dello Stato. Vi ha diritto anche chi ha praticato vaccinazioni non obbligatorie, ma necessarie per motivi di lavoro o per incarichi d’ufficio o per poter accedere ad uno stato estero e chi rientra nella categoria dei soggetti a rischio operanti in strutture sanitarie ospedaliere» e, in quanto tale, si è sottoposto a vaccinazioni, anche non obbligatorie.

Qui, in nome dell’epidemia, si sta facendo prevalere l’interesse della collettività sul diritto alla salute del singolo e, con il lasciapassare, in qualche modo, viene anche imposto. “Io, però, devo essere tutelato nella mia salute. Non possono procurarmi un danno. E allora, bisogna essere assolutamente certi e credo, francamente, che, nel dubbio, la sospensione sia indispensabile” e che il risarcimento abbia fondate ragioni.

REDAZIONE NURSE TIMES, 01/08/2021

Coronavirus, vaccini a mRNA altamente efficaci nel prevenire le infezioni: lo studio
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Partono le richieste di danni per le reazioni avverse da vaccino: in Lombardia decine di domande di risarcimenti, tanto che la regione ha dovuto scrivere alle Ats per uniformare le risposte degli enti ai cittadini – Quasi nulle le chance di indennizzo

C’è quello che dopo la puntura ha avuto la febbre alta per due giorni; quello per che 24 ore aveva i giramenti di testa; o, ancora, quello che «non si è sentito più lui» per qualche giorno. Non è cronaca, ma i racconti che ogni giorno sentiamo da amici o parenti che hanno fatto il vaccino contro il Covid. C’è chi è stato poco bene dopo la prima inoculazione, chi dopo la seconda. Chi di più e chi di meno.

Ma qui non si parla dei casi di trombo (rarissimi) che pur si sono verificati in seguito alla somministrazione del vaccino. Ma di chi, dopo aver accusato uno stato di malessere a seguito della inoculazione di Astra Zeneca, Pfizer, Moderna o Johnson che sia, presenta richieste di indennizzo o di risarcimento alle Ats o alle aziende ospedaliere.

In Lombardia, questa situazione ha spinto la Regione (nella fattispecie la Direzione generale Welfare e Prevenzione) a inviare una missiva all’Ats regionale per dare indicazioni su come comportarsi nell’immediato di fronte alle richieste e al ministero della Salute per avere lumi su come, in una fase successiva, i soggetti destinatari di quelle richieste debbano comportarsi.

«Volevamo evitare che gli enti coinvolti, aziende sanitarie o anche singoli ospedali cui fanno capo gli hub vaccinali, si muovessero in ordine sparso, magari anche creando precedenti per la giurisprudenza» spiega un alto funzionario dell’Ats Lombardia.

La parola d’ordine è innanzitutto questa: non pagare. Anche perché, come riporta la lettera di Regione Lombardia, tali richieste (al momento si parla di una trentina di casi, ma in costante aumento) sono «sostanzialmente tutte identiche», come a lasciar intendere una regia comune o una stessa mano.

«Purtroppo, ormai da anni ci sono soggetti che hanno fatto di questo tipo di iniziative una fonte di business e il Covid non poteva che solleticarne i palati» spiegano ancora da Ats Lombardia. La situazione sarebbe peraltro diffusa in molte regioni (nella lettera si fa riferimento alle «aziende sanitarie di tutto il territorio nazionale»), con richieste sia di risarcimento danni sia di indennizzo.

E le indicazioni fornite nei due casi da Regione Lombardia sono sostanzialmente diverse. Per quanto riguarda le richieste di risarcimento danni, l’indicazione è quella di notificarle alle compagnie con cui le aziende ospedaliere sono assicurate incaso di danni subiti dai pazienti conseguentemente a errori dei medici nell’ambito del loro operato o delle terapie messe in atto verso il paziente.

Non essendovi, tuttavia, nel caso della somministrazione dei vaccini anti-Covid, alcun errore da parte del personale medico (salvo che l’infermiere addetto spezzi l’ago nel braccio del paziente o gli inoculi più dosi del vaccino inavvertitamente), è quasi impossibile che le compagnie si trovino ad accordare un risarcimento.

Quella dell‘indennizzo è, se possibile, una strada ancora più impervia. L’ipotesi si applica non in conseguenza di un errore medico, ma di una terapia o di un intervento corretti che tuttavia abbiano arrecato gravi conseguenze nel paziente. E’ il caso di effetti imprevedibili e indesiderati conseguenti all’esecuzione di vaccinazioni obbligatorie.

Per questo tipo di evenienze esiste un fondo che lo Stato mette a disposizione delle regioni e che per il 2021 ammonta a circa 50 milioni. Il punto è che il vaccino anti-Covid non è obbligatorio e eventuali effetti conseguenti alla sua somministrazione non possono portare a un indennizzo da parte dello Stato.

Il dibattito sulla obbligatorietà della terapia anti-Covid non può prescindere da quanto sta già accadendo: la sua eventuale obbligatorietà, caldamente sostenuta da alcuni, spalancherebbe le porte a infinite speculazioni i cui contorni, oggi, non sono così difficili da immaginare.

Fonte: Libero Quotidiano

Regione Lombardia in allarme, boom di richieste indennizzo per danni derivanti dai vaccini

Da Il Paragone

Sta girando sui social e sul web una lettera inviata “alla cortese attenzione dei Direttori Generali ASST e dei Direttori Generali ATS” della Regione Lombardia, con protocollo del 21/07/2021. Oggetto: “Indicazioni per la gestione delle richieste di indennizzi/danni da vaccinazioni anti SARS-CoV2”. Questa lettera è molto significativa perché certifica che se la Regione – in questo caso il documento è relativo alla Lombardia ma da quanto ci risulta anche altre Regioni stanno ricevendo richieste analoghe – si muove per richiedere informazioni sulla gestione di queste istanze, vuol dire che migliaia di cittadini stanno inoltrando alla Regione stessa le richieste di indennizzi per eventi avversi dovuti al vaccino. Cosa c’è scritto infatti nella lettera?

“Stanno giungendo con intensità crescente alle nostre aziende (come alle Aziende Sanitarie di tutto il territorio nazionale) richieste per indennizzo/risarcimento a seguito di somministrazione di vaccino. Tali richieste, sostanzialmente tutte identiche, riferiscono il verificarsi di eventi successivi alla somministrazione del vaccino e sono trasmesse anche al Ministero della Salute. Nella necessita di un uniforme e condiviso comportamento tra le Regioni si intende chiedere al Ministero, tramite il Coordinamento Interregionale della Prevenzione, di farsi carico del riscontro ai cittadini e comunque di condividere il percorso da attuarsi”. È dunque allarme.

Conclude la lettera: “Per quanto concerne le richieste di risarcimento come concordato con il Centro regionale di gestione del rischio in sanità, le richieste di risarcimento per danno da somministrazione del vaccino dovranno essere Comunicate dalle ASST/enti erogatori ai rispettivi assicuratori. Resta in ogni caso convenuto che nessuna azione verrà intrapresa nei confronti dei terzi in attesa che il Ministero fornisca opportune indicazioni nel merito. Referente dell’istruttoria per la pratica Graziella Rago – Lorella Sfondrini”.

L’avvocato Andrea Perillo ha commentato così al nostro giornale la lettera: “È un ottimo segnale, vuol dire che alla Regione Lombardia stanno già arrivando richieste di risarcimento danni. Un chiaro campanello d’allarme per la Regione che si sta cominciando così a muovere. Le richieste di risarcimento danni teoricamente possono essere fatte sia nei confronti della Asl (dello Stato più in generale, quindi) sia nei confronti delle case farmaceutiche, ma anche nei confronti del medico che ha inoculato la dose”.

Quanto alla possibilità che queste richieste vadano in porto, Perillo non si sbilancia, anche perché molto dipende dai contratti tra lo Stato e le case farmaceutiche: “Le aziende produttrici hanno fatto un contratto con lo Stato per le forniture, e si sono tutelate rimandando allo Stato stesso qualsiasi conseguenza derivante dai vaccini. Lo Stato, quindi, se deve pagare gli indennizzi non può rifarsi sulle case. E c’è un altro elemento. Proprio in virtù della struttura di questi contratti, potrebbe addirittura esserci un danno erariale per chi ha firmato il contratto e potrebbe essere quindi chiamato davanti alla Corte dei Conti”. Conclude Perillo: “Se la lettera inizia a girare così tanto, e tutti i cittadini che ne hanno diritto faranno le richieste di risarcimento danni o indennizzo – perché effettivamente colpiti da eventi avversi collegabili al vaccino – si crea davvero un caso. Altra conseguenza? È chiaro che così chi ha ancora dubbi sul vaccino non lo farà”.

Allarme miocarditi e pericarditi tra i giovani con il vaccino, ma si fa finta di nulla

Mentre dagli Stati Uniti, ma non solo, arrivano studi sempre più severi e critici sul vaccino e sulla sua efficacia, ma anche sui danni collaterali, in Italia c’è ancora chi minimizza sulle infiammazioni cardiache a seguito del vaccino anti Covid. In particolar modo questo tipo di reazione si riscontra tra i giovani, quelli per cui ora – con la minaccia di un non-ritorno a scuola o di una didattica a distanza – si ragiona persino di obbligo vaccinale. Intanto, finalmente, le principali autorità regolatorie internazionali hanno iniziato a diffondere informative sulla questione, e le case produttrici stanno integrando i bugiardini. Ulteriore conferma che il problema c’è ed è reale.

Come spiega La Verità, “giovani, di sesso maschile e vaccinati con sieri a mRna: è questo l’identikit dei soggetti più a rischio. Miocarditi e pericarditi sono due tipi diversi di infiammazioni al cuore. La prima riguarda il muscolo cardiaco, in particolare lo strato intermedio denominato miocardio, mentre la seconda interessa il pericardio, cioè lo strato membranoso che avvolge il cuore. Entrambe si possono verificare a seguito di infezioni virali -compresa quella causata dal Sars-Cov-2 – e la gamma di sintomi è piuttosto varia. Si va
infatti da quelli più blandi, come febbre e stanchezza, fino a quelli più gravi, quali aritmia (ritmo alterato del battito cardiaco), palpitazioni, dolore toracico e mancanza di respiro, fino alla perdita di conoscenza (sincope) e, in rarissimi casi, il decesso”.

E con quel “rarissimi casi” vi hanno sistemato.

Secondo l’ultimo aggiornamento comunicato dai Centro di controllo e prevenzione delle malattie degli Stati Uniti (Cdc), “fino al 26 luglio nella piattaforma di sorveglianza delle reazioni avverse al vaccino (Vaers) erano state inserite 1.194 segnalazioni di miocardite e pericardite in soggetti con età minore di 30 anni vaccinati contro il Covid-19. La maggior parte dei casi si è verificato a seguito di somministrazione di vaccini a mRna, cioè Pfizer-Biontech e Moderna. A seguito di follow up, sono stati confermati 699 casi, che a fronte di 328,67 milioni di dosi restituiscono un’incidenza pari a 23 casi su milione di vaccinati. L’ondata di segnalazioni ha convinto la Food and drug administration a rilasciare, lo scorso 25 giugno, una nota ufficiale nella quale si richiede alle case farmaceutiche la modifica delle schede informative relative ai prodotti”.

Nonostante questi gravi effetti collaterali, dunque, avanti tutta con le somministrazioni ai ragazzi. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, senza esprimersi sui potenziali effetti avversi sui giovanissimi, per giustificare la somministrazione dei vaccini ai ragazzi, ha enfatizzato i rischi che possono correre contraendo il Covid.

Da Narbonne, Francia.

Dalla Francia arrivano altri casi e altre testimonianze di reazioni avverse gravi in seguito all’inoculazione del vaccino anti-Covid nei ragazzi. Pochi giorni dopo aver ricevuto una prima dose di vaccino Pfizer, il diciottenne Quentin Caron è stato ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Narbonne. Il giovane Audois è stato invece vittima di miocardite. Sua madre, Céline, testimonia “affinché non accada ad altri bambini”. L’8 luglio, Céline Caron pensava di perdere il figlio di 18 anni. Vaccinato contro il Covid con una prima dose di Pfizer, Quentin lamenta mal di testa e dolori al petto. Dopo quattro giorni di dolore crescente, sua madre decide di portarlo al pronto soccorso. Resterà 8 giorni in ospedale, di cui 3 in terapia intensiva.

“L’opinione dell’intero team di cardiologia dell’ospedale di Narbonne concorda nel consigliare di evitare la seconda dose, poiché la relazione di causa ed effetto sembra molto probabile”.

Preoccupata, Céline Caron spera che la sua testimonianza possa impedire che questa situazione si ripeta. “Ci viene detto che i giovani devono essere vaccinati, ma dovremmo essere sicuri che ci sia meno rischio nel vaccino rispetto al Covid stesso per questa fascia di età. E oggi non è così”, attacca l’insegnante di cui ora si parla in tutta la Francia.

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