3366.- PALAMARA-GATE 6 – PROCESSO FARSA DEL CSM: 127 Testi rifiutati per Proteggere PD, Toghe Rosse e Quirinale. Sopratutto Quirinale!

Le opposizioni non vogliono prendere atto che il primo responsabile di questo marciume che chiamano democrazia è il presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, nonché della Repubblica. Non vogliono denunciare la mancata applicazione dell’art. 31 della legge 24 marzo 1958, n. 195 su funzionamento del C.S.M. che vuole che il Presidente Mattarella ne decreti lo scioglimento laddove non possa funzionare. È di tutta evidenza che un C.S.M. politicizzato e corrotto non possa funzionare e che debba essere sciolto. È ancora evidente che una magistratura politicizzata non possa più chiamarsi autonoma e indipendente, vale a dire che ogni giudice può essere chiamato in giudizio per il suo operato come un qualunque altro cittadino. Siamo di fronte a un reato, forse il più grave, ma assisteremo sabato al processo farsa a Salvini, che non si appella a quell’articolo 31 e sta al gioco, chissà in cambio di che. Piangeremo lacrime amare!

di Fabio Giuseppe Carlo Carisi

PALAMARA-GATE 6 – PROCESSO FARSA DEL CSM: 127 Testi rifiutati per Proteggere PD, Toghe Rosse e Quirinale
PALAMARA-GATE – 7. ASSOLUZIONE PRONTA PER LE TOGHE RACCOMANDATE. Clamorosa presa di posizione del Procuratore di Cassazione

Ho avuto rapporti con la politica. La frequentazione con la politica, il confronto sulle nomine è sempre esistito. Anch’io sto provando l’esperienza di chi si aspetta di avere un giudizio imparziale e si accorge, invece, di essere solamente in balia di un plotone di esecuzione» ha dichiarato il sostituto procuratore Luca Palamara, sospeso da funzioni e stipendio per l’inchiesta di corruzione in atti giudiziari, ritenuto il Ras delle Toghe Rosse (ma non solo…) in virtù delle presunte nomine pilotate durante i suoi incarichi di potere da presidente ANM e cosnigliere CSM.

Lo ha ammesso durante e dopo l’udienza tenutasi nei giorni scorsi davanti all’Associazione Nazionale Magistrati che ha confermato in assemblea la sospensione dal sindacato delle toghe decretata il 20 giugno e contro cui l’interessato aveva fatto ricorso.

PALAMARA-GATE – 1. CONGIURE, FESTE E VIAGGI DELLE TOGHE ROSSE CON LEGNINI: boss PD e vice di Mattarella al CSM. A seguire.

Finalmente, dopo decenni di accuse vaghe o difficili da documentare, le cospirazioni delle famigerate Toghe Rosse vengono a galla per saziare quella sete di giustizia che arde nelle gole bramose di verità ancor più che in quelle affamate di vendetta politica.
Ecco perché con questo reportage apriamo un nuovo ciclo d’inchieste sullo scandalo PalamaraGate che sta facendo perdere l’esigua credibilità alla magistratura italiana, violentata da una storia di infami depistaggi persino sulle stragi di alcuni giudici come Giovanni Falconi e Paolo Borsellino (meno lontani di quanto possa sembrare dagli scandali attuali come vedremo presto…).

Lo ha raccontato nella parte più delicata del suo intervento, specificando, tra l’altro, che gli incontri avvenuti in un hotel romano con alcuni colleghi, con Cosimo Ferri (deputato PD ed ex magistrato) e l’ex viceministro Luca Lotti per discutere delle nomine ai vertici del Csm “non erano clandestini”. «Dichiarazioni devastanti. Intervenga Mattarella» ha commentato il senatore Francesco Giro di Forza Italia, come riportato da LaPresse. “Palamara ha ammesso che: la magistratura è politicizzata fino al midollo; Ermini voluto da Lotti (e quindi dal Pd. Ma era ovvio. Solo la sinistra ha la faccia di nominare un suo deputato in carica, che peraltro si dimette dal Parlamento con un certo ritardo, vice Presidente del Csm); nomine solo in base alle correnti, alcune vincenti sulle altre. I magistrati non iscritti o non assidui nella vita associativa e correntizia della magistratura erano tagliati fuori a “scartabellare le carte”».

“FALCIATI” DAL CSM I TESTI CHIAVE DI TOGHE E QUIRINALE

Ma le polemiche sono iniziate e finite lì. Mentre proseguono il procedimento penale (è stato chiesto il rinvio a giudizio per Palamara e altri coimputati) e soprattutto quello disciplinare davanti al Consiglio Superiore della Magistratura che si sta trasformando in una farsa: in quanto lo stesso CSM, organo di autogoverno delle toghe, ha “falciato” ben 127 degli importanti testi citati dalla difesa dell’imputato che, in una raffica di udienze lampo, il 16 ottobre rischia la radiazione.

Palamara è accusato di aver tramato per screditare l’allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone ed il suo aggiunto Paolo Ielo, e di aver cercato di influenzare le nomine di alcuni uffici giudiziari, incontrando a maggio del 2019 in un albergo i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti e cinque consiglieri del Csm. Uno scandalo che è costato il prepensionamento all’ex Procuratore Generale di Cassazione, Riccardo Fuzio, indagato per presunte rivelazioni a Palamara sullo stato dell’inchiesta che lo riguardava.

TOGHE SPORCHE: IL PROCURATORE FUZIO LASCIA, MATTARELLA LO ELOGIA

TOGHE SPORCHE: NEI GUAI ANCHE IL PROCURATORE GENERALE, MATTARELLA SI DIMETTA

LO SCANDALO DELL’INCHIESTA SUI MAGISTRATI
CORROTTI PER PILOTARE PROCESSI E NOMINE
ARRIVA SINO AI VERTICI DELLA GIUSTIZIA E DEL CSM.
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA HA VIGILATO
O DORMIVA SONNI TRANQUILLI ALL’OMBRA DEL PD?

«Sulla ‘tagliola’ dei testimoni il difensore di Palamara, Stefano Guizzi, aveva sottolineato di poter rinunciare solo ai cinque ex consiglieri del Csm e non agli altri perché Palamara rischia la “sanzione massima”. L’avvocato aveva rimarcato in particolare lanecessità di ascoltare il vice presidente del Csm Davide Ermini e i consiglieri Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita. Il legale dell’ex presidente dell’Anm ha precisato di non voler fare del processo la “Norimberga della magistratura, né lanciare nessun j’ accuse, ma capire le dinamiche del Csm. Se si accusa Palamara di trame occulte, bisogna capire se le procedure che portano alla nomina del vice presidente passano attraverso interlocuzioni solo tra consiglieri o anche con i cosiddetti capi correnti”». Tra i testi non ammessi anche il sopracitato PG Fuzio.

Lo ha scritto Paolo Comi su Il Riformista, l’unico quotidiano che si è focalizzato su questa grave questione usando parole di fuoco contro la presunta censura esercitata dal CSM per proteggere da domande imbarazzanti sia le Toghe Rosse dell’asse PD-magistratura emerse dalle intercettazioni delle chat di Palamara, sia alti funzionari del Quirinale.

GIUSTIZIA CORROTTA, MATTARELLA CIECO: Dal caso Trani al PalamaraGate pro-PD e contro Salvini. Terremoto tra le toghe rosse

«Il magistrato romano, sospeso dalle funzioni e dallo stipendio da oltre un anno, aveva chiamato a testimoniare ministri, ex presidenti della Corte costituzionale, procuratori, politici, ed anche i due più stretti collaboratori di Sergio Mattarella: il magistrato Stefano Erbani, consigliere per gli affari giuridici, e l’ex deputato del Pd Francesco Saverio Garofoli, consigliere per le questioni istituzionali. Nelle intenzioni di Palamara costoro avrebbero dovuto raccontare il modo in cui le correnti della magistratura si spartiscono a Palazzo dei Marescialli le nomine e gli incarichi. Una prassi risalente nel tempo che “giustificherebbe”, quindi, l’incontro in questione. Testimonianze scomode che il Csm ha preferito non sentire. Troppo alto il rischio che gli italiani venissero a conoscenza del fatto che l’Organo di autogoverno della magistratura, presieduto dal Capo dello Stato, sia in balia di associazioni di carattere privato. Molto meglio continuare a credere che gli incarichi vengano dati ai migliori» ha aggiunto il giornalista.

E’ davvero curioso che nell’Italietta degli intrighi tra giudici e politici emersa proprio dal trojan inocultato dalla Guardia di Finanza nel telefono cellulare di Palamara, anche in riferimento a complotti contro l’ex ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini, Il Riformista sia pressochè l’unico quotidiano ad occuparsi di tali anomalie.

IL CASO DEL VICEPRESIDENTE ERMINI

Soprattutto perché, non va dimenticato, è di proprietà dell’editore Alfredo Romeo, imprenditore napoletano leader nelle forniture alla sanità pubblica finito in manette per presunte tangenti nello scandalo Consip, la centrale del Minsitero dell’economia che gestisce gli appalti miliardari per le amministrazioni pubbliche, nel quale fu coinvoto per alcune spiate “illegali” proprio il già citato Lotti, braccio destro di Matteo Renzi ex segretario del PD.

CONSIP: RIVINCITA DELLE TOGHE CONTRO L’EX MINISTRO LOTTI E RENZI SENIOR

Proprio per questo la battaglia in seno al procedimento disciplinare contro Palamara nel Consiglio Superiore della Magistratura sta diventando sempre più aspra. La sua difesa ha infatti chiesto la questione di costituzionalità contro la “tagliola” abbattutasi sui testi, tra i quali sono stati ammessi solo i militari della Guardia di Finanza che hanno indagato sull’ex presidente dell’ANM.

“Si trasmettano gli atti alle sezioni unite della Corte di Cassazione – sono le parole del difensore Stefano Giaime Guizzi davanti alla sezione disciplinare del Csm presieduta da Fulvio Gigliotti -, affinché sollevino la questione di legittimità costituzionale”.

“Su questa vicenda sono stati espressi interventi in ogni sede”, sottolinea ancora Guizzi, secondo il quale il modo in cui l’affaire Palamara è emerso ed è stato reso pubblico, e il modo in cui se ne è parlato in oltre un anno di inchiesta, “ha turbato la libertà di determinazione dell’intero organo“. L’ex pm di Roma imputato a Perugia per corruzione ha chiesto che sia lo stesso Csm a rivolgersi alla Consulta per rinviare il giudizio disciplinare al futuro Consiglio, che sarà eletto nel 2022.

PALAMARA-GATE – 2. Al PM scelto da MONTI e RENZI l’inchiesta sulle TOGHE ROSSE del “Cerchio Magico” PD. Inciucio M5S, FI e LEGA al CSM

Nella sua memoria inoltre Palamara attacca frontalmente il vicepresidente del Csm, l’ex deputato Pd David Ermini, riportando alla memoria le “dichiarazioni devastanti” menzionate dal senatore di Forza Italia citato nell’incipit di questo articolo.

“Dalla messaggistica estratta dal telefono cellulare dello scrivente, acquisita agli atti dell’inchiesta svolta a carico del sottoscritto dalla Procura di Perugia, è emerso il ruolo che il sottoscritto, e con il medesimo, anche gli onorevoli Cosimo Maria Ferri e Luca Lotti, ha avuto nell’accordo politico che portò all’elezione dell’attuale Vice-Presidente del Csm David Ermini (in particolare, all’esito di una cena presso l’abitazione dell’Avv. Giuseppe Fanfani, ex membro laico del Csm nella consiliatura 2014/2018, circostanza sulla quale la difesa dello scrivente ha articolato prova per testi, chiedendo l’escussione sia dell’On. Ermini che dell’Avv. Fanfani), se ne trae una ragione di più per dubitare dell’effettiva serenità con cui codesta Ill.ma Sezione Disciplinare potrà assumere le proprie ‘libere determinazioni giudicare i fatti per cui oggi è giudizio”.

Proprio a causa di questi intrighi e delle chat imbarazzanti la Sezione disciplinare ha avviato altri procedimenti disciplinari nei confronti di magistrati implicati nella vicenda.

ACCUSE DI CORRUZIONE MA “PROCESSO SEPPELLITO”

Nel frattempo la procura di Perugia (competente per i casi penali di magistrati di Roma ed oggi guidata dall’ex presidente dell’agenzia anti-corruzione Raffaele Cantone, magistrato di fiducia di Renzi) ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex consigliere del Csm Luca Palamara, accusato di diversi episodi di corruzione. La richiesta è stata formalizzata dal procuratore Raffaele Cantone e dai sostituti Gemma Miliani e Mario Formisano anche per l’amica dell’ex pm di Roma Adele Attisani, l’imprenditore Fabrizio Centofanti e Giancarlo Manfredonia.

PALAMARA-GATE – 4. NEL MIRINO 10 TOGHE ROSSE. Intrighi col “Cerchio Magico” Napolitano-Renzi e l’OBAMA-GATE su 007 e vaccini Gates-Soros

«Il Procuratore generale Fuzio aveva aderito all’invito di garantire la continuità delle attribuzioni assegnate all’ufficio della Procura Generale fino alla data del 20 novembre 2019 – spiega un comunicato diffuso dall’avvocato Grazia Volo, che assiste Fuzio nel procedimento che gli è stato intanto aperto a Perugia per rivelazione del segreto d’ufficio – Nella giornata dell’11 luglio 2019, avendo constatato che, nonostante la vicinanza della gran parte dei magistrati dell’Ufficio, non sussistono le condizioni interne per garantire la piena funzionalità dell’Ufficio della Procura Generale nel rispetto dei criteri organizzativi, ha modificato la precedente decorrenza e, con rammarico, ha chiesto di essere collocato a riposo anticipatamente dal 21 luglio 2019».

La richiesta di rinvio a giudizio è per corruzione per i primi due e per favoreggiamento per Manfredonia. Stralciata invece la posizione dell’ex consigliere del Csm Luigi Spina che ha chiesto la sospensione del procedimento e la messa in prova per un unico capo di imputazione per violazione del segreto. Per un altro capo di rivelazione e per il favoreggiamento è stata richiesta l’archiviazione.

«La mia funzione non l’ho venduta né a Lotti, nè a Centofanti nè a nessuno» ha però precisato il magistrato davanti all’assembea dell’ANM che ne ha decretato l’espulsione, anticipando la sua linea difensiva nel procedimento penale. Il ruolo di Centofanti e le sue relazioni pericolose con l’ex pm romano saranno oggetto di una prossima inchiesta che evoca gli spettri dei servizi segreti e della CIA sul PalamaraGate, in parte già emersi in precedenti articoli in relazione all’ObamaGate e alla Link Campus University di Roma.

LINK, UNIVERSITA’ DI ROMA PER “007”: Usata dalla CIA e da Di Maio, fondata dall’ex ministro dei fondi neri SISDE, sotto inchiesta per lauree facili ai poliziotti e affari loschi

DALLE TOGHE ROSSE ALLE TOGHE MARCE
Cercando di nascondere e in qualche modo tutelare le conseguene giudiziarie per le Toghe Marce la nomenklatura della magistratura italiana svela all’Italia ed al mondo due lapalissiane certezze: la legge non è uguale per tutti e l’influenza della sinistra nella politica della giustizia è tale da risultare uno scudo antiatomico capace di resistere ad ogni attacco.

Mentre sotto il profilo disciplinare è stato lo stesso direttore de Il Riformista, Piero Sansonetti, ad esprimere amare considerazioni sulla giustizia in Italia e sul ruolo di capro espiatorio dell’ex consigliere del CSM.

«La Procura generale della Cassazione è intervenuta pesantemente nel processo del Csm a Luca Palamara e ha chiesto che siano tagliati via 127 testimoni della difesa su 133. Comunque che non sia chiamato a testimoniare nemmeno un magistrato. Eppure tutta la difesa di Luca Palamara, si sa, consiste nel far raccontare ai suoi colleghi come funzionavano le nomine e il controllo della magistratura da parte delle correnti e del partito dei Pm» ha aggiunto Sanonetti.

Roma, 27 Settembre 2018 David Ermini e Sergio Mattarella durante le elezioni del nuovo vice-presidente del Consiglio superiore della Magistratura ph. © Luigi Mistrulli (, Roma – 2018-09-27) p.s. la foto e’ utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e’ stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

PALAMARA-GATE – 5. INTERCETTAZIONI VIETATE E 133 TESTI VIP A RISCHIO: Ecco perché nessuno sarà punito…

«La Procura generale ha chiesto al Csm di affermare un principio che resti saldo come il cemento. Il principio che nessuno può processare la magistratura, nemmeno la magistratura. Il Csm ha accolto la tesi del Procuratore generale e ha seppellito il processo a Palamara. Il processo non ci sarà, a nessuno interessa sapere come vanno le cose in magistratura, Palamara deve essere condannato ed espulso dalla magistratura perché solo così si salva il silenzio e l’onore».

Delle Toghe Rosse quanto di eventuali soggetti ben informati del Quirinale.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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Per la seconda volta in pochi anni nella lunga storia del Consiglio Superiore della Magistratura (1906) capita che sia il presidente di diritto, ovvero il Capo dello Stato in carica Sergio Mattarella, che il suo vicepresidente eletto provengano dal medesimo partito: per di più di quel Pd non solo uscito sconfitto dalle elezioni politiche del marzo 2018 ma anche dalle numerose inchieste giudiziarie che hanno decapitato amministrazioni locali Dem.
E siccome nella storia d’Italia ha avuto grandissimo peso la magistratura negli avvenimenti politici nazionali viene da sospettare che la duplice presenza di autorevoli militanti Pd non sia affatto un caso bensì una strategia congenita al progetto di Palmiro Togliatti di occupare i posti chiave del potere giudiziario. Con la nomina del fido renziano avvocato David Ermini, costretto a lasciare l’incarico di deputato del Partito Democratico per assumere la vicepresidenza esattamente come fece il suo collega e compagno Dem Giovanni Legnini nel 2014, ecco che il sogno togliattiano trova compimento nella creazione di una Cortina di Ferro di sovietica memoria a presidio delle toghe rosse che già hanno dato dimostrazione di iperattività ideologica bersagliando nientepocodimeno che un Ministro dell’Interno per i metodi di accoglienza di immigrati irregolari.

Il presidente della Repubblica e del Csm Sergio Mattarella plaude alla nomina di David Ermini quale suo vice. ph. © Luigi Mistrulli

Siccome la legge per tutti si applica anche in modo scrupoloso e per gli amici si interpreta ecco che l’okkupazione della vicepresidenza del Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo che dovrebbe controllare l’operato dei magistrati e ne gestisce le carriere, assume la portata di un gesto non solo politicamente scorretto, per l’incoronazione di un finto laico in un ruolo che fu sempre riservato ad operatori di giustizia mai attivi nelle orbite dei partiti, ma anche faziosamente sfrontato per la scelta di David Ermini, amico di famiglia di Matteo Renzi e da costui promosso a responsabile della Giustizia Pd.

INTRECCI PD E MAGISTRATURA

Il magistrato Cosimo Maria Ferri con il premier Paolo Gentiloni quando fu riconfermato Sottosegretario al Ministero della Giustizia prima di essere eletto deputato Pd

Per comprendere la nomina di David Ermini bisogna sapere che essa è stata premiata da 13 voti a votazione segreta che rappresentano poco più della maggioranza visto che il Csm è composto da 16 togati scelti dai sindacati della magistratura e da 8 laici nominati dal Parlamento (3 M5s, 2 Lega, 2 Forza Italia e 1 Pd) , cui si aggiungono come membri di diritto il Presidente della Repubblica, il primo presidente ed il procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione.
Ebbene Ermini ha avuto il merito non solo di essere il laico di minoranza ma anche colui che ha fatto spaccare il Csm tradizionalmente unanime nella scelta del vicepresidente, visto che 11 voti sono andati ad Alberto Maria Benedetti, avvocato e docente universitario eletto nel Csm in quota M5S (ma estraneo alla politica) e sostenuto dalla corrente del magistrato Piercamillo Davigo. La nomina del deputato Pd è giunta grazie ai voti dei due togati di Cassazione, da quello dello stesso eletto, dai 5 magistrati di Unità per la Costituzione e dagli altrettanti 5 della corrente di Magistratura Indipendente, un’organizzazione, quest’ultima, orientata alla moderazione, che in realtà, pur avendo annoverato illustri giudici superpartes, ha avuto dal 2011 al 2013 come segretario nazionale un togato molto attivo in politica come l’ex componente del Csm Cosimo Maria Ferri (figlio di Enrico Ferri, esponente del Psdi e magistrato, che fu ministro dei Lavori Pubblici nel Governo De Mita ed anch’egli già segretario di MI 1981-1987) già Sottosegretario alla Giustizia nei governi Dem di Letta, Renzi e Gentiloni e guarda caso eletto il 4 marzo scorso in Parlamento quale deputato del Partito Democratico.
Ecco quindi il solito intreccio tra politici di sinistra sostenuti dai magistrati e magistrati che diventano politici con la sinistra. Non guasta ricordare che Mattarella divenne componente della Corte Costituzionale non solo perché avvocato ma perché ex ministro dell’Ulivo (alla Difesa e poi vicepremier con delega ai Servizi Segreti) e deputato  Pd e da lì fu catapultato al Colle dai postumi dello scellerato accordo del Nazareno tra Renzi, espressione del Bilderberg e dei mondialisti sostenitori di Barack Obama, e un Berlusconi stracotto dalle persecuzioni giudiziarie e gli errori politici che firmò un patto col diavolo pur di non finire in galera. E infatti anche nella nomina di Ermini i voti dei laici del Csm in quota Forza Italia hanno avuto il loro peso grazie a due schede bianche. Resta inquietante il fatto che nel supremo organo costituzionale assuma una carica di tale rilievo un avvocato Pd alla luce delle ingerenze potenti esercitate dalla magistratura sulla storia politica dell’Italia che è bene ricordare…

DA MANI PULITE ALL’ASSALTO AL CAVALIERE

La prima operazione fu la cancellazione del Psi e della DC destrorsa (la sinistra democristiana si è salvata per dar vita al Pd con gli ex Ds già Pci) operata da Mani Pulite; la seconda l’epurazione parlamentare di Silvio Berlusconi per un’evasione fiscale di entità ridicola (in relazione al fatturato lo 0,3 %) e del suo braccio destro Massimo Dell’Utri per il quale è stato pure inventato il nuovo ed antigiuridico reato di associazione a delinquere di stampo mafioso (o sei complice della mafia e ne ho le prove, oppure non lo sei o non posso provarlo). Da notare che mentre l’imprenditore azzurro è finito in gattabuia anche per un presunto ruolo nella trattativa Stato-Mafia nella medesima inchiesta l’ex Ministro dell’interno Nicola Mancino ha ottenuto la patente di onestà dai Tribunali e la sua famosa intercettazione sull’argomento con il poi Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fu distrutta perché ritenuta irrilevante e degna dell’eterna segretezza.

IL NEMICO DELL’INCHIESTA CONSIP

L’ex ministro Luca Lotti ad un evento a Valdarno “scortato” dall’onorevole David Ermini

Ancor più grave il fatto che la nomina del componente laico non solo cada su un avvocato penalista guarda caso militante nel Pd ma su un renziano di ferro che nel suo ruolo di parlamentare e responsabile giustizia dei Dem difese a spada tratta l’ex ministro Luca Lotti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e braccio destro di Matteo Renzi, sia il padre di quest’ultimo Tiziano, indagati rispettivamente per rivelazioni di segreti istruttori (intercettazioni con microspie) e traffico di influenza (promesse di favori) nell’inchiesta Consip. L’indagine iniziata nel 2016 dalla Procura di Napoli e poi estesa a quella di Roma aveva preso di mira presunti favoritismi nell’assegnazione delle forniture Consip, la società che seleziona fornitori ed effettua acquisto per l’amministrazione pubblica, ed aveva portato all’arresto per corruzione dell’imprenditore Alberto Romeo: finito a Regina Coeli perché accusato di aver dato 100 mila euro a Marco Gasparri, funzionario della maggiore stazione appaltante del ministero del Tesoro, perché lo facilitasse nel conseguimento degli appalti.

La scelta di premiare con la vicepresidenza del CSM un politico che censura l’autonomia dei magistrati insinuando sospetti di inchiesta manovrata laddove ci sono stati fior di riscontri e prove indiziarie gravi tali da giustificare ordinanze di custodia cautelare fa presagire un destino infausto per la stessa indagine Consip e una strada spianata per tutte le toghe rosse che attaccandosi a qualsivoglia cavillo di legge decideranno di procedere nella battaglia contro politici eletti appena divenuti ministri. Non guasta inoltre ricordare che l’ex segretario generale di Magistratura Indipendente, il neodeputato Pd Cosimo Ferri, fu colui che, in qualità di sottosegretario, collaborò con il Ministro di Giustizia Andrea Orlando per la riforma dell’ordinamento penitenziario e di alcuni articoli del Codice Penale connessi, tra cui la modifica della procedibilità per il reato di appropriazione indebita aggravata, grazie alla quale i parenti di Matteo Renzi ora non sono perseguibili d’ufficio per la distrazione dei fondi Unicef (vedi link in fondo alla pagina). La cosiddetta riforma “svuotacarceri” fu approvata dal Consiglio dei Ministri presieduto da Paolo Gentiloni con un decreto legislativo deliberato in tutta fretta il 16 marzo, sebbene il Governo fosse ormai nel periodo di ordinaria amministrazione perchè in scadenza dopo le elezioni del 4 marzo 2018 che avevano sancito la sconfitta del Pd.

A nulla servono le sperticate prese di posizioni dell’Associazione Nazionale Magistrati (dove Magistratura Indipendente e Unicost che hanno sostenuto Ermini detengono insieme la maggioranza degli eletti) che difendono la scelta interna al Csm e denunciano il rischio di una delegittimazione del Consiglio Superiore della Magistratura: tale organo, agli occhi di segue da anni la cronaca giudiziaria, si è auto-delegittimato varie volte col sostegno a magistrati politicamente schierati e col danno a veri paladini della giustizia e della legalità come Giovanni Falcone, la cui mancata nomina a giudice istruttore di Palermo operata dal Csm lo portò di fatto a dover poi lasciare il capoluogo siciliano per rifugiarsi al Ministero di Grazia e Giustizia quale direttore degli Affari Penali. Prima di essere ammazzato.

LA CENSURA DEL MINISTRO BONAFEDE

Pur I toni pacati e cauti da politico più che con quelli perentori di un Ministro di Grazia e Giustizia ha stigmatizzato la scelta del Csm anche il Guardasigilli:  “Penso che la franchezza sia un valore nelle relazioni istituzionali. I magistrati del Csm hanno deciso di affidare la vice presidenza del loro organo di autonomia ad un esponente di primo piano del Pd, unico politico eletto in questa legislatura tra i laici del Csm. Da deputato mi sono sempre battuto affinché il Parlamento individuasse membri laici non esposti politicamente. Prendo atto che all’interno del Csm, c’è una parte maggioritaria di magistrati che ha deciso di fare politica!”. E’ quanto ha scritto su Facebook il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dopo l’elezione di David Ermini a vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.

Ecco quindi che la nomina del piddino Ermini che si affianca all’ex collega di partito Mattarella non è che l’ennesimo indizio grave, preciso e concordante che rende quantomai necessaria la misura cautelare della riforma della giustizia come annunciato da Salvini. Perché ogni sentenza di Corte o Tribunale deve avvenire in nome del popolo italiano e non, come sovente accaduto, di una casta che crede di poter essere sovrana nell’interpretare non solo la legge penale ma anche quella morale attraverso la quotidiana battaglia ideologica e giudiziaria contro chi sostiene posizioni politiche differenti.

1 pensiero su “3366.- PALAMARA-GATE 6 – PROCESSO FARSA DEL CSM: 127 Testi rifiutati per Proteggere PD, Toghe Rosse e Quirinale. Sopratutto Quirinale!

  1. Roberto Pecchioli
    …” E’ in corso un bizzarro processo, presso l’organo di autogoverno dei giudici, a Luca Palamara, ex uomo forte della magistratura organizzata. Lo si vuole togliere di mezzo come capro espiatorio, per fingere che non esista il sistema di complicità politiche reciproche, il commercio delle carriere che il popolo italiano vede con sgomento e subisce allorché ha la disgrazia di incappare nelle maglie della giustizia, per molti anticamera della rovina, personale, economica e civile.”…

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