2124.- Hans Werner Sinn sulla crisi economica Italiana

Sinn, Hans-Werner, Germany - President ifo institute, May 21, 2015.

 

  • L’Italia non ha capacità competitiva all’interno dell’eurozona. L’Italia, per Sinn, non ha fatto niente per recuperare la sua competitività.
  • Allo stesso tempo nella popolazione gli euroscettici sembrano essere numerosi come in nessun altro Paese europeo.

Sinn, in un articolo sul blog <Voci dalla Germania>, interrogandosi “sulle ragioni dell’ascesa dei partiti populisti in Italia, ne individua la causa negli euro-salvataggi. Secondo Sinn le scelte “interventiste” della BCE si configurano sempre più come scelte politiche keynesiane più che come politiche monetarie; il Quantitative Easing ha di fatto impedito la fondamentale contrazione dei salari italiani per riacquistare competitività”.

Sinn cita, invece, come un caso di successo, l’Irlanda, dove non vi sono stati interventi-tampone e dove l’aggiustamento verso il basso di retribuzioni e prezzi ha favorito la successiva ripresa. La ripresa per chi, chiedo io?

L’ex presidente dell’IFO è ormai in pensione, ma non sembra voler lasciare la scena e ritirarsi definitivamente. In un’intervista con il quotidiano “Welt” spiega quale, secondo lui, sarà il primo Paese a lasciare l’Euro. Non si tratta della Grecia: Sinn ritiene che il Paese che per primo abbandonerà la moneta unica sarà proprio l’Italia. “La probabilità che l’Italia resti in maniera permanente parte dell’eurozona scende di anno in anno”, dice l’economista, “il Paese non sa gestire la moneta unica. L’economia italiana non è competitiva e non ha negli anni scorsi compiuto gli sforzi necessari per tornare a esserlo”.

“Davvero mi chiedo quanto l’Italia riuscirà a rimanere ancora nell’Eurozona”

La situazione economica nel Paese sembra essere così disperata che la fuoriuscita dall’Euro parrebbe solo una questione di tempo. “Davvero mi chiedo quanto l’Italia riuscirà a rimanere ancora nell’Eurozona”, afferma l’ex presidente dell’istituto di Monaco.

Rispetto agli anni precedenti alla crisi la produzione è scesa del 22% e sono sempre di più le imprese che falliscono. La disoccupazione giovanile si attesta poco sotto al 40%. “Nessun Paese sopporta una situazione così catastrofica per molto tempo”, afferma l’economista.

Sinn stesso non vorrebbe che l’Italia uscisse dall’Euro, ma, afferma, nell’establishment italiano non si vedrebbero scelte alternative. “La metà degli italiani vuole uscire dall’Euro. Si tratta della percentuale più alta registrata in tutti i Paesi in cui è stata svolta un’indagine a questo proposito”, dice l’economista.

“Lo scetticismo nei confronti dell’Euro continua ad aumentare”

“Sia considerando la classe dirigente che gli elettori, lo scetticismo nei confronti dell’Euro continua ad aumentare.”

Nonostante la gravissima situazione economica non vengono però, secondo Sinn, implementate le riforme necessarie: “Si dovrebbe lavorare sulla competitività dell’economia, ma non sta cambiando niente. In Italia si parla molto, ma non si fa nulla.”

L’economia italiana continua a produrre a prezzi eccessivi per essere competitiva a livello internazionale, sostiene l’economista. Il livello dei prezzi era eccessivamente alto già prima della crisi finanziaria del 2008, e da allora non è sceso minimamente. Dal 1995 il costo di produrre in Italia è anzi salito del 42% rispetto a quello che si sostiene in Germania (Articolo pubblicato in origine su HuffPost Germania. Tradotto in italiano da Lisa Di Giuseppe).

L’Italia non ha fatto nulla per rilanciare la propria competitività

e “PER I TARGET2 SE USCIAMO DALL’EURO”.

Target2 è un sistema di pagamento di proprietà dell’Eurosistema, che ne cura anche la gestione. È la principale piattaforma europea per il regolamento di pagamenti di importo rilevante; viene utilizzato sia dalle banche centrali sia dalle banche commerciali per trattare pagamenti in euro in tempo reale.

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Cosa sono i sistemi di pagamento?

Le economie moderne devono poter contare su un flusso di operazioni sicuro ed efficiente; i sistemi di pagamento sono la “rete idraulica” che permette alla moneta di fluire nell’economia. Target2 è un sistema di pagamento che consente il trasferimento di moneta tra le banche dell’UE in tempo reale. Questa funzione è definita regolamento lordo in tempo reale (real-time gross settlement, RTGS).

Hans Werner Sinn lo spiega chiaramente: “I crediti Target della Bundesbank rappresentano ormai quasi la metà (49%) delle attività nette sull’estero tedesche”. Al contrario, i debiti Target dei paesi sud-europei, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna (GIPS) alla fine di ottobre avevano raggiunto 811 miliardi di Euro. Per i paesi GIPS queste transazioni sono un affare: possono scambiare titoli con una scadenza, un rendimento da pagare e in mano a investitori privati potenzialmente problematici con un debito puramente contabile, senza interessi, senza scadenza e nei confronti della loro banca centrale – istituzioni che secondo il Trattato di Maastricht avrebbero dovuto avere una responsabilità limitata e senza alcun obbligo di intervenire con pagamenti aggiuntivi.

Se il sistema dovesse saltare e questi paesi dovessero uscire dall’Euro, le banche centrali nazionali sarebbero fallite, in quanto i loro saldi Target sono denominati in Euro e i loro crediti nei confronti dei rispettivi stati e delle banche nazionali sarebbero convertiti nella nuova moneta svalutata. I crediti Target si dissolverebbero nell’aria, la Bundesbank e la banca centrale olandese potrebbero solo sperare che le altre banche centrali rimanenti intendano partecipare alle perdite.

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Chi ci vuole fuori dall’euro? non sono gli euroscettici italiani, ma gli economisti tedeschi

Hans Werner Sinn, anzitutto, considera il nostro saldo negativo Target 2 come un “Debito” della Banca Centrale Italiana nei confronti della controparte tedesca, la BuBa, che al contrario presenta un saldo positivo, quindi, osserva che non esiste nessuna garanzia per il credito della BuBa nei confronti degli altri paesi debitori.

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Come si generano i saldi target 2? Per esser telegrafici:

  • dai pagamenti della bilancia commerciale fra Italia e Germania, in squilibrio a favore di Berlino per alcuni miliairdi di euro, ma nulla di drammatico;
  • dagli investimenti italiani in Germania;
  • dalle operazioni di acquisto titoli presso la borsa di Francoforte o comunque in Germania;
  • dall’apertura di conti correnti di italiani in Germania (cioè da debiti del sistema bancario tedesco verso italiani).

Appare chiaro che l’effetto dei desiderata di Sinn sarebbe:

  • l’azzeramento del saldo commerciale positivo della Germania verso l’Italia , da sostituirsi con produzioni italiane;
  • la limitazione degli investimenti di italiani nel paese teutonico;
  • la limitazione di operzioni di italiani sulla borsa di Francoforte, ed il ritorno all’utilizzo di operatori italiani;
  • la chiusura delle aperture di CC in Germania o , in generale, dell’acquisto di attivi finanziari tedeschi da parte  di italiani.

Si avrebbe, allora, un “Euro tedesco”, che avrà un valore superiore ad un “Euro Italiano” o ad un “Euro greco”; infatti se volessi comprare in Germania dovrei offrire un premio, perchè, ad esempio, dovrei rendere ad un tedesco più conveniente comprare in Italia. Invece, la moneta unica deve valere lo stesso a Helsinki come ad Cipro. La base della moneta unica (non solo europea, ma di qualsiasi parte del mondo), sarebbe rotta ed avremmo più aree con più monete, con valori diversi. Una situazione simile a quella che sussisteva nell’epoca dei comuni, quando esistevano il “Grosso” tortonese ed il “Grosso ” genovese o milanese, ognuno però con valori diversi.

Quindi la strada di Sinn e della superbia germanica, ma, spero, non dell’IFO, è quella di spezzare l’euro creandone uno forte, dei paesi con target 2 positivo, ed uno debole con i paesi del target 2 negativo, e, paradossalmente, il commercio fra le due aree sarebbe più complesso che con l’estero: perchè se esistono cambi ufficiali fra euro e dollaro, yen, yuan, o rublo, chi o cosa fisserebbe il cambio fra un euro forte ed un euro debole ?

 

hw-sinn

A cura di @PaMar

Sinn ha recentemente pubblicato sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, FAZ, un articolo in due parti dal titolo “Italiens regierung will mehr schulden machen als bruessel erlaubt”,  La tragedia Italiana, recuperabile dal suo sito personale. Il Blog <Voci dalla Germania> ne pubblica una traduzione italiana. Lo troviamo su Scenari economici.

Le 4 vie d’uscita dalla situazione attuale per l’ordoliberismo tedesco. I sogni di Hans Werner Sinn (ed il Golpe di Berlusconi)

Come abbiamo detto, Hans Wener Sinn è membro de think tank ufficiale del governo tedesco IFO, quindi le sue parole sono piuttosto pesanti e , per quanto apparentemente non sensate, o basate su presupposti fallaci, sono da prendere con serietà e con peso.

Nella seconda parte, dell‘articolo per la FAZ, dal titolo leggermente drammatico: “La tragedia Italiana” Sinn commenta, in maniera molto realistica, l’ultimo atto della crisi dell’eurozona e indica le  4 vie d’uscita che lui vede alla situazione di stallo attuale.

Prima di tutto descrive la situazione che ha prodotto l’euro, prendendo però un abbaglio, quando considera che l’Italia dei primi anni 90 era fallimentare: lo era , ma perché aveva accettato il “Pre euro” del cambio “peggato“.

Peg

Peg è un termine inglese che letteralmente significa “fissare” e che viene utilizzato in finanza ed economia per indicare la politica monetaria, attuata da un governo o da una banca centrale, che consiste nel fissare il tasso di cambio della valuta nazionale, rispetto ad un’altra valuta.

Il peg può essere regolabile nel tempo e può consentire un range di oscillazione dei prezzi attorno al prezzo stabilito. Esempi possono essere quelli dello Yuan Cinese (CNY), fissato contro il Dollaro USA (USD), o il Franco Svizzero (CHF), fissato contro l’Euro (EUR). È questo il cambio “peggato”.

A cosa serve il Peg?

I peg imposti sulle valute permettono agli esportatori di sapere esattamente quale sarà il valore del tasso di cambio al momento delle loro transazioni, semplificando così il commercio. Contribuisce a tenere sotto controllo l’inflazione.

 

Sciolto quel vincolo, dopo il 1994 il debito era tornato a decrescere ed ha proseguito su quella strada sino al peg con l’euro:

Quindi, semplicemente, l’Italia non è adatta ad una politica ordoliberista. Fatta questa premessa, però, Sinn conferma quello che tutti sappiamo: dopo la crisi del 2008 la produzione industriale del sud Europa non si è ripresa:

Naturalmente, tutta colpa della nostra innata pigrizia mediterranea. Interessante è l’affermazione, o la ripresa della notizia, delle trattative segrete di Berlusconi nel 2011 per sganciarci dall’Euro, contemporanee ad identiche tratative di Papandreou, che costarono a questi due leader la carriera politica. Furono costretti a lasciare dalle Banche, il che mostra come i banchieri siano di corte vedute.

Naturalmente Monti “il Buono ” ha provato a  riformare, peccato che abbia fatto salire di 15 punti il rapporto debito PIL (ma questo dato gli sarà sfuggito, come molte altre cose), comunque, vediamo le 4 soluzioni che vede Sinn per l’impasse attuale:

  • La garanzia congiunta europea del debito pubblico e privato con sostituzione dei titoli nelle banche (pensiamo italiane, ma non solo) con garanzie europee. Naturalmente questa soluzione non piace al nostro ordoliberista austero, perchè trasformerebbe tutta l’Italia in un “Mezzogiorno”. Certo magari in Italia si comprano BMW, come una volta a Palermo si compravano Alfa Romeo, ma non sottilizziamo;
  • Deflazionare violentemente il sistema italiano con un forte  calo (nell’ordine dell’8-12%)  delle remunerazioni, da ottenersi attraverso profonde riforme, disoccupazione etc. Del resto, dice Sinn, la Grecia e la Spagna  ci sono riuscite, ed, infatti, adesso hanno un gradevole tasso di dsoccupazione del 18% la prima e del 15% la seconda, dopo anni a tassi attorno al 20%. Quindi, dopo 5-10 anni di disoccupazione DOPPIA dell’attuale (e con i criteri ISTAT…) FORSE saremmo efficienti e “più tedeschi”. Lo stesso Sinn ritiene la cura poco sopportabile, oltre che foriera dell’esplosione del sistema creditizio;
  • Il terzo è una maggiore inflazione per la Germania e per il Nord Europa, circa il 2%,  una via teoricamente indolore perché basterebbe proseguire con il QE e che incrementerebbe la ricchezza finanziaria nordica. QUINDI non verrà perseguita, perchè, altrimenti, questi popoli potrebbero diventare spendaccioni…
  • Il quarto è l’uscita dell’Italia dalla zona euro seguendo la guida stabilita dell’Ecofin per la Grecia in modo informale (ne parla anche Varoufakis che ne discusse con Schaeuble). In quel caso il problema sarebbe la fuga dei capitali ed i danni per le banche estere dalla svalutazione per ridenominazione del debito italiano. Problemi, quindi, sono per la Francia e per i mercati, come se con le perdite dei  corsi High Tech del 40% e con la crisi politica in atto, a Parigi, non ci fossero già problemi.

Chiaramente Sinn, come Schaeuble a suo tempo, sostiene la quarta opzione, anche se non ha capito nulla, o pochissimo delle posizioni del ministro Savona, che evidentemente non ha mai letto. Invece, Macron punterà sul punto primo, oppure, sul secondo. La nostra opposizione interna, PD e FI puntano decisamente alla numero due, cioè alla forte deflazione salariale pur di restare nell’euro, a cui sono politicamente legati mani e piedi: Ci vedete Tajani riacquistare una qualsiasi funzione politica in Italia? Questo è il campo di battaglia della situazione attuale, dove si affrontano forze non trasparenti ed incontrollabili. L’importante è mantenere la calma ed agire in modo coerente e razionale.

Infine, ma non ultima: sull’immigrazione e lo stato sociale

Dal sito Hookii, traggo un’analisi in cui Hans Werner Sinn (l’articolo pubblicato su Project Syndicate è disponibile sul sito di Hans-Werner Sinn in versione completa) ha analizzato la relazione tra welfare state e libertà di movimento nell’Unione Europea. È datato, ma attuale:

Welfare states are fundamentally incompatible with the free movement of people between countries if newcomers have full access to public benefits as soon as they arrive. If we are to take the free movement of people seriously, we should slaughter the sacred cow of immediate eligibility.

MUNICH – The armed conflict destabilizing some Arab countries has unleashed a huge wave of refugees headed for Europe. About 1.1 million came to Germany alone in 2015. At the same time, the adoption of the principle of freedom of movement within Europe has triggered massive, but largely unnoticed, intra-European migration flows.

Lo traduco perché meditiate:

26 gennaio 2016 HANS-WERNER SINN
Gli stati fondati sul welfare sono fondamentalmente incompatibili con la libera circolazione dei nuovi arrivati, man mano che arrivano. Se vogliamo prendere sul serio la libera circolazione delle persone, dovremmo massacrare la vacca sacra dell’ammissibilità immediata (Faccio notare che, oggi, al Governo, si litiga, o si finge di litigare per la sottoscrizione del Global Compact for Migration. Ndr).
MONACO – Il conflitto armato che destabilizza alcuni paesi arabi ha un’ondata di profughi diretti verso l’Europa. Circa 1,1 milioni sono arrivati solo in Germania nel 2015. Allo stesso tempo, l’adozione del principio della libertà di circolazione in Europa ha innescato massicci flussi migratori intra-europei, ma in gran parte inosservati.

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Aggiungo quanto affermato da un articolo dell’Economist riprendendo un’analisi del Centre for Global Development, think-tank nonprofit americano, da leggere avendo presente le politiche di Visegrad e del presidente Donald Trump, in particolare, nei riguardi del Messico e del suo rifiuto di sottoscrivere il Global Migration Compact, al contrario di Conte e Moavero (il No della Lega cui accennavo è un artifizio a scopi elettorali? Lo vedremo presto perché l’alternativa alla sottoscrizione, per Salvini, senza tirare in ballo la sovranità del Parlamento, è l’uscita e la caduta del Governo):

Se gli abitanti dei paesi poveri del mondo potessero muoversi liberamente nei paesi sviluppati guadagnerebbero molto di più che stando nei loro paesi d’origine.

“Labour is the world’s most valuable commodity—yet thanks to strict immigration regulation, most of it goes to waste,” argue Bryan Caplan and Vipul Naik in “A radical case for open borders”. Mexican labourers who migrate to the United States can expect to earn 150% more. Unskilled Nigerians make 1,000% more

“Bryan Caplan e Vipul Naik sostengono che si tratta della materia prima più importante – eppure quella di una regolamentazione rigorosa sull’immigrazione”, sostiene un caso radicale di apertura delle frontiere “. I lavoratori messicani che emigrano negli Stati Uniti possono aspettarsi di guadagnare il 150% in più. I nigeriani non qualificati guadagnano il 1.000% in più..

Si stima che, in caso di frontiere aperte, circa 630 milioni di persone potrebbero decidere di spostarsi dal loro paese – non importa se questi numeri potrebbero essere sovra o sottostimati a seconda delle circostanze.

Le preoccupazioni dei “nativi” riguardano principalmente la possibilità che gli stranieri minino le basi dello stato – sia a livello di diritti che a livello di stato sociale – portino più crimine, più terrorismo ed abbassino gli stipendi dei lavoratori locali. Queste considerazioni devono essere parallelate al tipo di migrazione e tengo a puntualizzare che in Europa arrivano masse di fannulloni maschi, senza né legge né morale e con una percentuali di malattie varie, anche letali, intorno al 50%.

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