6271.- Messaggi di morte: Federazione Russa e Stati Uniti ‘di chi non si sa’ non sono più in pace

Non è ancora una dichiarazione di guerra ma poco ci manca

Cagoia, ricordate! Corrono 6-7 minuti fra il lancio di un missile intercontinentale dagli Stati Uniti e il suo impatto sul territorio russo e corrono 0 minuti se il lancio avviene da dietro i confini. Sacrificando i nostri popoli, il Pentagono ha potuto bilanciare i missili russi ipersonici, in crociera a 20 volte la velocità del suono. Chi sparerà il primo colpo di questa guerra per il potere mondiale? Alcune delle basi USA in Italia e in Europa, quelle con armamenti nucleari, così vicine ai confini, che non lasciano ai russi il tempo di tracciare e abbattere i missili lanciati dagli americani, devono essere colpite prima dei silos di lancio di oltre Atlantico, quindi, per prime.

L’Ucraina è servita da innesco e, nel frattempo, a capitalizzare e a rinnovare gli arsenali. La denuncia della Corte Penale Internazionale ai generali Shoigu e Gerasimov è un chiaro rifiuto di ogni trattativa di pace; ma, sopratutto, la “demarche” consegnata ieri all’ambasciatore USA a Mosca è l’ultima dichiarazione prima della guerra, che può essere solo preventiva, nucleare e “per la vita o per la morte”. Si dice che Putin ha dovuto cedere ai falchi e che saranno i generali a decidere quando sarà giunto l’ultimo istante, sì, l’ultimo! Sulle ceneri della mia casa voglio sia scritto che ‘l’Italia ripudia la guerra’. Viva l’Alleanza difensiva, viva la democrazia! Mario Donnini

Da nova project, di Gianluca Napolitano, 26 giugno 2024

Ieri il Ministro degli Esteri russo ha convocato l’ambasciatore americano e gli ha consegnato quella che in diplomazia si chiama “demarche”, cioè una “demarcazione”, il tipo di protesta più rigoroso che un governo può indirizzare ad un altro.

Questo tipo di protesta è normalmente il prodromo della rottura delle relazioni diplomatiche e sottintende che le azioni del governo americano hanno superato il limite accettabile.

Ovviamente stiamo parlando dell’attacco missilistico con le bombe a grappolo alla spiaggia di Sebastopoli, effettuato con 8 missili ATACMS di produzione americana, di cui 7 sono stati abbattuti ma uno ha colpito la spiaggia facendo centinaia di feriti e alcuni morti.

L’ufficio stampa di Lavrov ha rilasciato un comunicato stampa in cui riassume l’incontro con queste parole:

Il Ministro degli Esteri della Federazione Russa ha convocato l’ambasciatore americano Lyn Tracy il giorno 24 giugno e gli ha presentato una rimostranza relativa ad un nuovo crimine sanguinoso commesso dal regime di Kiev, sponsorizzato e armato da Washington, che ha lanciato un attacco missilistico premeditato in Sasto e che ha deliberatamente causato numerose vittime fra i civili incluso dei bambini.

Il ministro ha rinfacciato all’ambasciatore che gli Stati Uniti stanno conducendo una guerra ibrida contro la Russia rifornendo le forze armate ucraine con le tecnologie belliche più sofisticate incluso i missili con bombe a grappolo ustilizzati sui bagnanti di Sasto e che questo rende gli Stati Uniti parte del conflitto.

Il ministro degli esteri ha comunicato all’ambasciatore americano che la Russia non si considera più in stato di pace con gli Stati Uniti d’America.

Ora, qui siamo di fronte ad un linguaggio diplomatico che ha ben precise regole e definizioni.

Quando un paese dichiara di non considerarsi più in “stato di pace” , anche se non arriva a dire che ora siamo in “stato di guerra”, questo apre la strada a tutte le possibilità e ad azioni che possono essere intraprese o meno, a discrezione del dichiarante.

Da notare che il ministro , nel suo comunicato completo (questo è solo il riassunto fornito dal suo ufficio stampa) ha accuratamente chiarito che l’attacco missilistico sulla spiaggia è stato effettuato utilizzando bombe a grappolo, e che la presidenza dell’ONU è stata consultata in proposito se si dovesse considerare un crimine di guerra o no.

Di fatto l’ONU ha risposto che le bombe a grappolo sarebbero vietate, ma solo epr quei paesi che hanno sottoscritto l’accordo relativo (fra i quali non figurano nè la Russia, nè l’Ucraina e tantomeno gli Stati Uniti).

Lavrov ha anche ribadito che le coordinate d’attacco e le istruzioni di volo sono stati gestiti da personale militare americano e quindi gli USA condividono in misura uguale la responsabilità di questo attacco con gli ucraini.

In pratica ha detto che sono stati gli Stati Uniti ad uccidere deliberatamente dei civili russi, facendosi scudo degli ucraini, che questi attualmebnte continuano ad essere incoraggiati a portare avanti il conflitto “fino all’ultimo ucrainio”.

Ora, depurato dal linguaggio diplomatico – che anche se rude comunque non è particolarmente esplicito – il messaggio è che la Russia senza dubbio risponderà a questo attacco, a tempo debito e nei modi che deciderà, e che nonostante il parere legale dell’ONU considera questa azione un crimine di guerra che verrà punito.

Riporto pari pari:

“actions that were aimed at encouraging the Kiev authorities to continue hostilities until the last ukiainian would not left unpunished and retaliatory measures are certain to follow”

Per chi conosce la Storia, queste dichioarazioni ricordano molto le mosse politiche del 1939–40 che precedettero lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

E’ chiaro che questo è un messaggio NON destinato agli Stati Uniti – che queste cose le sanno benissimo e che spingono a tutta forza per un conflitto aperto (da far combattere agli alleati europei) – ma al resto del mondo, e in particolare a quelli che alla cosiddetta “conferenza di pace” tenutasi in Svizzera hanno mostrato apertamente di prendere le parti della Russia e non quelle dell’Occiente.

La strana formulazione del comunicato è chiaramente frutto di un “addolcimento” di quello originale, che alcuni analisti attribuiscono ad un intervento diretto di Putin finalizzato a frenare i falchi interni ai quali pare che ormai aderisca anche il ministro degli esteri.

La frattura all’interno del Cremlino non è ancora tale da essere evidente, ma tutti i sintomi sono ben visibili.

Mentre i falchi spingono per una soluzione rapida, Putin si è spinto a dare la data dinale per il completamento della “operazione Speciale”, indicata come “la primavera 2025” (data entro la quale prevede che gli USA provvederanno alla sostituzione di Zelensky e a “trattative di pace”).

Il msessaggio di Putin – anche se diverso da quello di Lavrov – è assolutamente chiaro: le elezioni americane si svolgeranno con la guerra ancora in corso, ed è bene che l’amministrazione Biden si prepari alla situazione. Solo dopo che si saprà chi è il prossimo presidente USA la Russia darà la spallata finale.

Invece quello che vogliono gli americani è uno scontro frontale, lasciando da parte gli ucraini e mettendo in gioco la NATO, e per questo attuano questa strategia finalizzata ad esasperare l’opinione pubblica russa che spinga il governo di Mosca a ritorsioni plateali in grado di fornire il pretesto per un intervento.

D’altronde i paletti all’interno dei quali muoversi sono stati messi. Il terreno di scontro deve essere limitato all’Europa. Far dilagare il conflitto in Russia significa solo una rappresaglia nucleare sugli USA.

Le armi nucleari i russi non le sprecano certo per l’Ucraina.

Quelle sono per noi.

3 pensieri su “6271.- Messaggi di morte: Federazione Russa e Stati Uniti ‘di chi non si sa’ non sono più in pace

  1. Gli italiani non hanno voce, almeno, se non vogliamo considerare l’assenteismo una voce. Nemmeno il Governo può quando è in gioco il potere mondiale; ma una cosa è certa: Non siamo con gli americani e non siamo con i russi, ma siamo certamente contro la guerra. Contro, ma in silenzio. Invece, è certo che la via per il potere mondiale dell’Occidente sia quella portata avanti da Washington e Mosca?

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  2. Gianluca J. Napolitano · 2 ore

    Quello in caso di una “guerra globale” di tipo first-strike, assolutamente improbabile.

    Uno scenario molto più credibile è quello della “decapitazione”, in cui vengono colpiti i palazzi del potere, senza bisogno di usare armi nucleari.

    Tutti trascurate due cose che hanno rivoluzionato la guerra (e quindi la politica) di oggi. I droni e i missili ipersonici a lungo raggio.

    Non c’è bisogno di fare come in Ucraina.

    Un missile ipersonico, una volta lanciato, arriva sul bersaglio intatto con una probabilità del 90% e oltre.

    in precedenza un attacco ICBM aveva un tasso di successo inferiore al 10%.

    Questo cambia tutto (finchè non vengono trovate soluzioni). E siccome il vantaggio, al momento è tutto dalla parte della “nuova triplice intesa” (Russia-Cina-Nord Corea), essere andati a molestarli tutti quanti e tutti insiema, non è esattamente una mossa geniale.

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  3. Sono con te. Voglio sperare e conto sull’improbabilità. Nel contempo osservo e critico le scelte ‘vecchie’ di una dirigenza mondiale ‘vecchia’, incapace di coniugare nell’Occidente la Russia, più europea che asiatica e volta al dominio dell’Europa e al controllo della Russia, come non si sa. E si comprende che sia così, in barba agli accordi di Pratica di Mare, soltanto guardando le figure di un Biden e di un Putin. Le mosse affatto geniali portate avanti dal Vietnam in poi non rafforzano le speranze, ma i dubbi. Per quanto riguarda i sistemi d’arma, abbiamo ancora molto da vedere.

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