6264.- Il viaggio di Putin in Corea e Vietnam getta nel panico gli americani

Putin e Kim firmano un patto di difesa reciproca: sostegno militare immediato in caso di guerra.

Ricordo che, dopo l’armistizio del 27 luglio 1953, non è stato mai firmato il trattato di pace fra le due Coree, che sono di fatto ancora in guerra.

Today.it “L’offensiva russa in Ucraina è stata al centro dei colloqui tra Putin e Kim. Durante la firma dell’accordo di partenariato, Putin ha ricordato le dichiarazioni degli Stati Uniti e altri paesi della Nato sulla possibilità per Kiev di colpire il territorio russo con armi di precisione e jet F16. Per questo, il patto di mutua difesa firmato dai due leader potrebbe determinare un cambiamento nella guerra in Ucraina. La Russia potrebbe coinvolgere la Corea del Nord nel conflitto, facendo leva sugli attacchi ucraini contro le città russe come Belgorod o le regioni annesse dell’Ucraina, considerate ormai territorio russo dal leader del Cremlino.

Vladimir Putin e Kim Jong-un a Pyongyang, 19 giugno 2024 (LaPresse)
Vladimir Putin e Kim Jong-un a Pyongyang, 19 giugno 2024 (LaPresse)

L’incontro tra due economie pesantemente militarizzate come quella russa e nordcoreana si traduce una relazione funzionale per entrambi i leader. Putin offre a Kim tecnologia, in particolare sottomarina e satellitare, necessaria a portare avanti il programma nucleare della Corea del Nord, nonché forniture sanitarie e alimentare per aiutare la popolazione del “regno eremita” colpito dalle sanzioni occidentali; in cambio, ottiene armi e missili. La Russia ha compiuto un passo senza precedenti, utilizzando missili balistici di fabbricazione nordcoreana (vietati dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite) per colpire obiettivi in ​​Ucraina, secondo funzionari statunitensi e gli osservatori dell’Onu.”

Da ANSA.it

Il leader nordcoreano allo zar: ‘Voi siete i nostri amici più onesti’

 Russian President Putin visits North Korea © ANSA/EPA

“Il nemico del mio nemico è amico mio”.

 Il nuovo trattato di partenariato strategico globale di Corea del Nord e Russia vincola i due Paesi a usare ogni mezzo possibile per dare supporto militare in caso di guerra.

L’art 4, ha riferito l’agenzia nordcoreana Kcna, stabilisce che se uno dei Paesi è spinto in uno stato di guerra, l’altro deve impiegare “tutti i mezzi a sua disposizione senza indugio” per fornire “assistenza militare e di altro tipo” in linea con l’art.51 della Carta dell’Onu e “le leggi di Dprk e Federazione Russa”. I leader Kim Jong-un e Vladimir Putin si sono impegnati anche a “non partecipare ad atti che possano colpire i rispettivi interessi primari”. 
L’art.51 della Carta delle Nazioni Unite stabilisce che tutti i Paesi membri hanno “il diritto intrinseco di autodifesa individuale e collettiva se viene organizzato un attacco armato” ai loro danni. L’accordo potrebbe segnare il legame più forte tra Pyongyang e Mosca dalla fine della Guerra Fredda: sia Kim sia Putin lo hanno descritto come un importante miglioramento delle loro relazioni, che riguarda la sicurezza, il commercio, gli investimenti, i legami culturali e umanitari. La Kcna, inoltre, ha affermato che il nuovo trattato impone ad entrambe le parti di non firmare trattati con Paesi terzi che “violino gli interessi fondamentali dell’altro o di non partecipare a tali atti”, secondo una formula che potrebbe accantonare in via definitiva i piani di denuclearizzazione del Nord e della penisola coreana. Le opinioni degli osservatori sono ancora divise sulla questione se il trattato possa essere considerato uno di mutua difesa. Il vertice si è svolto mentre gli Usa e i loro alleati hanno espresso crescenti preoccupazioni su un possibile accordo sugli armamenti secondo cui Pyongyang fornisce a Mosca le munizioni necessarie per la sua guerra all’Ucraina, in cambio di assistenza economica e trasferimenti di tecnologia che potrebbero aumentare la minaccia delle armi nucleari e del programma missilistico di Kim. Dopo i colloqui, il leader nordcoreano ha dichiarato che le relazioni dello Stato eremita con la Russia sono state migliorate al “livello di alleanza”, non trovando però un analogo slancio da parte di Putin. Il nuovo trattato di partenariato sostituirà gli accordi bilaterali siglati finora dai due Paesi, compreso quello del 2000 incentrato sulla cooperazione nei settori non militari. La Corea del Nord e l’ex Urss avevano siglato un trattato di amicizia e mutua assistenza nel 1961 che includeva già la disposizione sull’intervento militare automatico a sostegno reciproco “senza esitazione” nel caso in cui una parte si fosse trovata sotto attacco. 

Un patto di assistenza reciproca in caso di aggressione a uno dei due Paesi e l’impegno comune a combattere “le pratiche neocolonialiste” dell’Occidente, a partire dalle sanzioni. La visita di Vladimir Putin a Pyongyang, conclusa da un invito al “caro compagno Kim Jong-un” a recarsi a Mosca, riporta alla memoria il mondo diviso in due dalla Guerra Fredda. Con il 38esimo parallelo che torna ad essere una delle frontiere della sfida tra Mosca, impegnata a sostenere la Corea del Nord, e Washington, alleata del Sud.

   Kim ha ribadito l’appoggio a Mosca nel conflitto in Ucraina, che ha reagito accusando Pyongyang di fornire aiuti militari alla Russia per compiere “assassinii di massa” di civili. Il consigliere della presidenza Mykhailo Podolyak ha quindi chiesto alla comunità internazionale “un approccio più rigoroso per arrivare ad un vero isolamento” della Corea del Nord e della Russia.

     La coreografia della visita di Putin sembrava studiata per sottolineare un ritorno al passato, con guardie a cavallo, bambini con i palloncini, ritratti giganti dei due leader e la folla radunata sulla Piazza Kim Il Sung che saluta la prima visita di Putin a Pyongyang dal 2000. Anche se Kim è arrivato ad affermare che il livello di “prosperità” degli attuali rapporti bilaterali non era stato toccato nemmeno ai tempi delle “relazioni coreano-sovietiche del secolo scorso”.

    Ai tempi di suo nonno Kim Il Sung, appunto. Putin e Kim hanno parlato per ben 11 ore, tra incontro bilaterale con le rispettive delegazioni, due ore di faccia a faccia con i soli interpreti e poi passeggiata, cerimonia del té e cena. Abbastanza per confermare tutti i timori degli occidentali, che accusano Pyongyang di fornire a Mosca missili balistici e munizioni da usare in Ucraina e sospettano la Russia di assicurare alla Corea del Nord aiuti per sviluppare i suoi programmi missilitici e nucleari. I due Paesi si guardano bene dal confermare tali intenzioni.

    Ma Kim non ha perso occasione per ribadire il sostegno a Mosca nel conflitto in Ucraina, ricevendo il pubblico ringraziamento di Putin. E quest’ultimo ha detto che la Russia “non esclude una cooperazione tecnico-militare” con la Corea del Nord. Per auspicare poi una revisione da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (di cui Mosca è membro permanente) delle sanzioni in vigore contro Pyongyang. In generale, ha rincarato il presidente russo, i due Paesi si oppongono a sanzioni “motivate politicamente” che “minano solo il sistema economico e politico globale”.

    Ma il pezzo forte della giornata, al termine della quale Putin è partito per il Vietnam, è stata la firma del trattato di cooperazione strategica, che impegna tra l’altro ciascuna delle due parti a intervenire a difesa dell’altra sostituendo un patto del 1961 tra Corea del Nord e Unione Sovietica. Il leader russo ha commentato l’accordo mettendolo in relazione alle dichiarazioni degli Stati Uniti e altri Paesi Nato sulla possibilità per l’Ucraina di colpire il territorio russo con armi di precisione e in un prossimo futuro con jet F16 forniti dall’Occidente.

    “Una flagrante violazione di tutte le restrizioni a cui i Paesi occidentali si sono impegnati nell’ambito di vari obblighi internazionali”, ha detto Putin. Da parte sua Kim ha detto che il patto serve solo a mantenere “la pace e la stabilità nella regione”. Ma, con toni entusiastici, ha sottolineato che esso dimostra come la Russia sia “l’amica e l’alleata più onesta” della Corea del Nord e lo stesso Putin “il più caro amico del popolo coreano”. Con buona pace dunque della Cina, finora il principale sostenitore politico e militare della Corea del Nord, con la quale ha un trattato di difesa.

Il sostegno politico e militare della Cina alla Corea del Nord ha trovato la sua ragione nell’interesse che ha la Cina di tenere divise le due Coree, che – a nostro modesto parere – , una volta riunite, rappresenterebbero per la Cina un competitore in grado di superarla. Altrettanto può dirsi per il sostegno politico e militare degli USA alla Corea del Sud, volto al mantenimento della divisione con il Nord, a favore della Cina. E questo mantenimento rappresenta un fattore di stabilità non indifferente per i rapporti USA-Cina.

Da ISPI, 19 giugno 2024

Putin, Kim e il fattore Cina 

La visita di Putin a Pyongyang certifica l’ottimo stato dei rapporti tra Corea del Nord e Russia: in ballo non c’è solo la guerra in Ucraina, ma anche questioni regionali aperte con Pechino.   

Un nuovo accordo di partenariato strategico globale. È questo il principale risultato dell’ultima visita in Corea del Nord del presidente russo Vladimir Putin, ricevuto con tutti gli onori dal leader Kim Jong Un in un tripudio di bandiere, fiori e gigantografie dei due capi di Stato. Il punto cruciale dell’accordo, evidenziato da Putin al termine di un faccia a faccia con Kim durato due ore, è che Mosca e Pyongyang si impegnano ad assistere la controparte in caso di aggressione esterna. Prima dell’incontro a porte chiuse, durato più di quanto inizialmente previsto dall’agenda, Putin e Kim hanno avuto ampi colloqui con la partecipazione di membri delle delegazioni di entrambi i paesi per oltre un’ora e mezza. L’agenzia ufficiale nordcoreana KCNA evidenzia che l’incontro, tenutosi 270 giorni dopo l’ultima visita di Kim in Russia, arriva in un momento in cui le relazioni tra Mosca e Pyongyang rappresentano “un motore per accelerare la costruzione di un nuovo mondo multipolare”. L’invasione russa dell’Ucraina ha dato senza dubbio uno slancio senza precedenti ai rapporti tra i due paesi, soprattutto in tema di armi, ma la visita di Putin dice qualcosa anche sull’asse che li lega al peso massimo del “mondo multipolare” auspicato da entrambi: la Cina di Xi Jinping

Un’altra alleanza senza limiti? 

Putin è stato accolto a Pyongyang in un’atmosfera festosa, con un notevole sfoggio coreografico da parte del regime comunista nordcoreano. Sui pennoni dell’aeroporto internazionale di Pyongyang sventolavano le due bandiere nazionali e la capitale del nord è stata tappezzata di immagini dei due leader. Kim ha stretto la mano a Putin e lo ha abbracciato calorosamente, ringraziandolo per la sua presenza. Al netto della simbologia e dello stile faraonico, l’incontro tra i due leader segna inequivocabilmente un ulteriore scatto in avanti nelle relazioni bilaterali. Un fatto evidente, soprattutto se si considera il raffreddamento dei rapporti tra Mosca e Pyongyangdopo la dissoluzione dell’URSS. Il riavvicinamento tra i due paesi era iniziato nel 2000 con la prima visita di Putin in Corea del Nord (all’epoca c’era ancora Kim Jong Il, padre dell’attuale leader nordcoreano), ma la guerra in Ucraina ha dato una spinta decisiva verso una cooperazione sempre più stretta, soprattutto in ambito militare. Non a caso, il presidente russo ha collegato alla stretta attualitàil nuovo impegno alla reciproca difesa. “Questa non è solo una dichiarazione, sta già accadendo”, ha sottolineato Putin con un riferimento velato, ma non troppo, alla guerra in corso nell’Est europeo. 

Rapporto armato?  

Già a settembre 2022, a sette mesi dall’invasione russa in Ucraina, gli Stati Uniti accusavano per la prima volta la Corea del Nord di avervenduto artiglieria alla Russia. Ad agosto 2023, invece, la Casa Bianca faceva sapere che Putin e Kim stavano conducendo negoziati sugli armamenti, perfezionati a settembre con la visita del leader nordcoreano nella Russia orientale. Poche settimane dopo, funzionari dell’amministrazione americana riferivano che la Corea del Nord aveva già spedito più di 1.000 container di armi alla Russia da utilizzare nella guerra in Ucraina. A marzo 2024, secondo fonti del New York Times, la Corea del Nord aveva inviato quasi 7.000 container di armi alla Russia, rimpolpando un arsenale logorato dall’impegno bellico iniziato già da due anni. Sia Mosca che Pyongyang ufficialmente negano queste transazioni, vietate dalle sanzioni imposte dalle Nazioni Unite alla Corea del Nord e particolarmente significative nel momento in cui il sostegno occidentale a Kiev appare sempre meno granitico.  

Pechino approva?  

L’Ucraina, tuttavia, non è l’unico punto nell’agenda condivisa tra Kim e Putin. I loro paesi, infatti, insistono sullo spazio asiatico e, soprattutto, condividono un vicino ingombrante come la Cina. In questa fase, i tre paesi formano un asse accomunato dall’avversione contro il sistema euro-atlantico, ma diviso su questioni regionali. Secondo alcuni osservatori internazionali, i cinesi nutrono non poche perplessità per l’intensificarsi della cooperazione militare della Corea del Nord con la Russia. Il timore di Pechino è che Pyongyang possa ottenere da Mosca tecnologia bellica che accelererebbe i programmi di sviluppo missilistico e nucleare, minacciando la già fragile stabilità regionale. Secondo indiscrezioni di stampa, i timori della Cina potrebbero essere mitigati da un’importante concessione strategica. I tre paesi, infatti, sarebbero pronti a discutere la possibilità di consentire alle navi cinesi di navigare sul fiume che segna il confine russo-nordcoreano e che sfocia nel Mar del Giappone, con importanti implicazioni sulla sicurezza per Tokyo. Il corso d’acqua, il fiume Tumen, scorre infatti verso est prima lungo il confine tra Cina e Corea del Nord, e infine anche con la Russia, prima di entrare nel Mar del Giappone. Le navi cinesi attualmente possono navigarlo liberamente solo nel tratto sotto sovranità cinese, senza sbocco sul mare, ma le cose potrebbero cambiare.  

I commenti 

di Guido Alberto Casanova, ISPI Asia Centre 

“Visto da Pechino, l’incontro tra Putin e Kim non deve aver suscitato lo stesso entusiasmo che invece ha accolto il presidente russo a Pyongyang. La Cina, infatti, ha più volte lasciato trasparire la propria freddezza verso la nascita di un’intesa esplicitamente anti-occidentale in Asia orientale, eventualità che faciliterebbe non poco il rafforzamento dell’integrazione militare tra gli alleati degli Stati Uniti nella regione. La logica reazione al ravvicinamento russo-nordcoreano sarebbe infatti l’istituzionalizzazione della cooperazione strategica tra Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud: si tratta, questo, di uno scenario che Pechino intende scongiurare e che ben difficilmente un miglior accesso navale al Mar del Giappone potrebbe compensare, poiché la partita che la Cina intende giocare in Asia orientale non si limita al solo piano militare”.   

da associazioneeuropalibera

Pyongyang deve ridurre la sua dipendenza economica da Pechino ed è stata uno dei soli tre paesi al mondo a riconoscere le due regioni separatiste di Donetsk e Luhansk.

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