6260.- Medio Oriente, spiragli a Gaza: la risposta di Hamas al piano Biden

La Casa Bianca ha imboccato la via della pacificazione che deve porre fine al genocidio, oggi di uno, domani di entrambi i popoli. É bene ricordare che, dopo il 7 ottobre, Joe Biden dichiarò: “Hamas non rappresenta il diritto del popolo palestinese alla dignità e all’autodeterminazione. Il suo fine esplicito è l’annientamento dello Stato di Israele e l’uccisione della popolazione ebraica.” Altrettanto, né Netanyahu né il Mossad detengono il diritto del popolo israeliano; nemmeno possono garantire che il genocidio dei palestinesi, in atto, non porti a un futuro di morte per gli israeliani. Dopo tutti questi morti, non sarà facile; ma fanno ben sperare quei due milioni di cittadini arabi, la minoranza etnica, pacifica di Israele.

Dopo il voto favorevole del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sul Piano Biden, il capo del Mossad Dedi Barna pone due condizioni alla sua attuazione: la liberazione degli ostaggi sopravvissuti e la garanzia che Gaza non rappresenti una minaccia per Israele in futuro. Ha ragione; ma come Gli Stati Uniti garantiranno il futuro d’Israele e come garantire che anche Israele, in futuro, non rappresenti una minaccia per il futuro Stato della Palestina e per i diritti dei palestinesi? La richiesta, cioè, che vergò il gran Mufti di Gerusalemme quando, più di un secolo fa, si vide costretto ad approvare l’instaurazione di uno Stato ebreo in Palestina.

Mario Donnini

Da WallstreetItalia, di Mariangela Tessa, 12 Giugno 2024 09:25

Medio Oriente, spiragli a Gaza: la risposta di Hamas al piano Biden

Si apre qualche spiraglio nel conflitto in Medioriente: Hamas avrebbe accettato la risoluzione per il cessate il fuoco votata ieri dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed è pronta a negoziare i dettagli. Lo scrive l’agenzia Reuters, citando Sami Abu Zuhri, alto funzionario del movimento, aggiungendo che ora spetta a Washington garantire che Israele la rispetti.

Botta e risposta tra Hamas e Israele

“La risposta dà priorità all’interesse del nostro popolo palestinese e alla necessità di fermare completamente l’aggressione in corso contro la Striscia di Gaza” si legge in un comunicato congiunto fi Hamas e la Jihad islamica, in cui annunciano di avere consegnato la loro risposta ufficiale alla proposta di cessate il fuoco e di liberazione degli ostaggi ai mediatori del Qatar e dell’Egitto.

La risposta di Hamas, definita “responsabile, seria e positiva” da Izzat al-Rishq, membro dell’ufficio politico di Hamas, includerebbe una serie di emendamenti tra i quali un “nuovo calendario per una cessazione permanente delle ostilità e il ritiro completo delle forze armate israeliane dalla Striscia di Gaza”, riporta il giornale israeliano Times of Israel, citando una fonte anonima.

Di tutt’altro avviso il capo del Mossad, Dedi Barna, secondo cui le modifiche richieste da Hamas e Jihad islamica alla bozza di accordo costituiscono un sostanziale rifiuto della proposta. Lo Stato ebraico da parte sua ha spiegato che “non metterà fine alla guerra prima di aver raggiunto tutti i suoi obiettivi di guerra: distruggere le capacità militari e di governo di Hamas, liberare tutti gli ostaggi e garantire che Gaza non rappresenti una minaccia per Israele in futuro”.

A questo punto, la palla torna agli Stati Uniti che, come ha fatto sapere il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana John Kirby.

Il piano Biden

La proposta del presidente Usa, Joe Biden, prevede un cessate il fuoco e il rilascio graduale di ostaggi israeliani a Gaza in cambio di palestinesi imprigionati in Israele, per arrivare infine a una fine permanente della guerra. La bozza di risoluzione, presentata al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, è passata ieri con 14 voti favorevoli e l’astensione della Russia.

Si tratterebbe di un piano in tre fasi, che inizierebbe con un cessate il fuoco iniziale di sei settimane, con il ritiro dell’esercito israeliano dalle aree popolate di Gaza e il rilascio di alcuni ostaggi in cambio di prigionieri palestinesi. Le forze israeliane si ritirerebbero dalle aree popolate e i civili palestinesi potrebbero tornare alle loro case. Hamas detiene ancora circa 120 ostaggi, un terzo dei quali si ritiene sia morto.

La prima fase prevede anche la distribuzione sicura di assistenza umanitaria “su larga scala in tutta la Striscia di Gaza”, che secondo Biden porterebbe a 600 camion di aiuti che entrano a Gaza ogni giorno.

Allo stesso tempo, verrebbero avviati i negoziati per la seconda fase, che dovrebbe portare “alla fine permanente delle ostilità, in cambio del rilascio di tutti gli altri ostaggi ancora a Gaza e del ritiro completo delle forze israeliane da Gaza”.

La terza fase prevede il lancio di “un grande piano di ricostruzione pluriennale per Gaza e la restituzione alle famiglie dei resti degli ostaggi deceduti, ancora a Gaza”.

Per mesi, i negoziatori di Stati Uniti, Egitto e Qatar hanno cercato di mediare un cessate il fuoco nell’enclave di 2,3 milioni di persone. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, lo scorso marzo, aveva già votato una risoluzione per un cessate il fuoco immediato a Gaza, grazie alla decisiva astensione degli Stati Uniti, per la prima volta dall’inizio della guerra, che aveva provocato l’irritazione di Israele. Ma senza esiti concreti. Stavolta invece Washington ha portato al Palazzo di Vetro un progetto che, come ha spiegato Biden il 31 maggio, è stato elaborato dal governo Netanyahu.

1 pensiero su “6260.- Medio Oriente, spiragli a Gaza: la risposta di Hamas al piano Biden

  1. ISPI. “Per la prima volta dall’inizio del conflitto, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha accettato una risoluzione per un cessate il fuoco a Gaza, ma non è detto che verrà attuata. Il piano, presentato dagli Stati Uniti, ricalca quello in tre fasi proposto dal presidente americano Joe Biden a maggio. Hamas lo ha rimandato al mittente con dei “commenti”, ribadendo che l’intesa non è raggiungibile a meno che Israele non accetti un cessate il fuco permanente.”

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