672.-FALLITO COLPO DI STATO IN TURCHIA. L’ESERCITO NON PRENDE IL POTERE E “NON RISTABILIRÀ L’ORDINE DEMOCRATICO”.

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Fallito il golpe militare in Turchia. Ieri sera, venerdì 15 luglio 2016, l’esercito turco ha diffuso un comunicato in cui ha detto di avere preso il controllo del paese per ricostruire l’ordine nazionale. Ha detto nel comunicato: “Ristabiliremo l’ordine democratico”. L’esercito, acclamato dalla folla, ripeto: acclamato dalla folla, è sceso in strada a Istanbul – dove ha occupato i due ponti principali e l’aeroporto – e ad Ankara. Un gruppo di militari è entrato nell’edificio del gruppo editoriale Dogan, di cui fa parte anche la Cnn Turk. L’annuncio è stato dato in diretta dalla conduttrice dell’emittente, principale gruppo editoriale indipendente del paese, prima di interrompere le trasmissioni.

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Un reparto della polizia viene disarmato

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Sono entrati in azione carri armati, aerei ed elicotteri. Sono, poi, circolati racconti, filmati e immagini di raffiche, spari ed esplosioni, ponti bloccati, code ai bancomat e ai supermercati, persone in fuga o in piazza a sostegno di Erdogan. I social network sono stati difficilmente raggiungibili per tutta la serata.

A far fallire il colpo di Stato sono state:

1. le informazioni, evidentemente, fornite a Erdogan da traditori;

2. la reazione della gente scesa in piazza a sostenere il presidente Recep Erdogan, islamico;

3. il fermo rifiuto dei partiti di opposizione di appoggiare il golpe;

4. la posizione della polizia, che ha subito reagito, sparando ai militari e arrestandone a schiere;

5. la mancata adesione di una larga parte dell’esercito;

6. la neutralità della Marina.

Il bilancio provvisorio degli scontri fra militari e dimostranti, fra polizia e militari, questa notte era di 90 morti ad Ankara e 6 a Istanbul, 1150, poi, 1.440 feriti e più di 1.454 arresti, 2.839 secondo le ultime cifre fornite dal ministro della Giustizia, Bekir Bozdag. Sono numeri destinati a crescere nelle prossime ore, come, sicuramente quelli dei militari arrestati. Partita anche la purga negli alti gradi dell’esercito e nella giustizia: 29 colonnelli, 5 generali e 2.745 giudici sono stati sollevati dall’incarico e c’è la nomina-lampo del nuovo capo di Stato maggiore, Umit Dundar, a sostituire il generale Hulusi Akar. Nel darne l’annuncio, il premier Binali Yildirim non ha precisato se si tratti di una nomina definitiva. Di lui, che sarebbe stato preso in ostaggio durante il golpe, persino Erdogan aveva detto di non avere notizie certe. Poi, l’agenzia ufficiale Anadolu ha fatto sapere poco fa che è stato liberato dal luogo dove veniva detenuto, una base aerea alle porte di Ankara.

Il presidente Erdogan, stava per scappare all’estero in aereo, ma sembra che, durante il tentato golpe, il controllo del traffico aereo dell’aeroporto Ataturk, di Istanbul, gli abbia negato l’atterraggio e anche che la Merkel gli abbia rifiutato l’asilo. A un certo punto il presidente Erdogan si è rivolto al paese attraverso uno smartphone di una giornalista collegata con l’app Facetime, invitando i suoi sostenitori a scendere in piazza e ha accusato una “struttura parallela nelle forze armate” (e’ il termine che Erdogan e la leadership turca utilizzano per la confraternita di Fethullah Gülen, arci avversario politico). Il predicatore e magnate auto esiliatosi Fethullah Gülen, però, dal suo esilio in America, si è dissociato dall’accusa di avere tramato e ispirato il golpe e ha negato: “La democrazia non si tocca”e “Per qualcuno come me che ha sofferto sotto diversi colpi di stato militari nelle ultime cinque decadi, è particolarmente offensivo essere accusato di avere legami con un tentativo del genere.

Ora Fethullah Gülen potrebbe rappresentare un problema per gli USA, ma Kerry, di fronte a 20 miliardi di dollari, si è detto pronto a collaborare con la Turchia ma che per le accuse a Gülen, servono le prove. I dubbi sulla tenuta democratica del sultano serpeggiano nella NATO.

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La gente e l’Akp di Erdogan hanno raccolto l’appello del “califfo” ed sono scesi in piazza e, su questo punto, dovremo approfondire perché Erdogan fu eletto con solo il 52% dei voti e perché il suo appello ha rischiato e, non è detto che sia finita, di scatenare la guerra civile. Almeno sul ponte sul Bosforo i filmati mostrano che le armi hanno fatto le loro vittime fra i sostenitori del partito Akp. Ma il nazionalismo dei turchi è ben incarnato da Erdogan, che è ben sostenuto dalla NATO e che combatte contro la secessione dei Kurdi, contro Assad, contro la supremazia dell’Egitto in M.O. e che ha affrontato, comunque, l’orso russo.

Il fallimento del golpe è apparso già chiaro durante la notte, quando:

  • alle 02.12, la Tv statale Trt è tornata a trasmettere. I militari, che ne avevano preso il controllo, hanno lasciato la sede dell’emittente statale dopo l’ingresso nell’edificio di una folta folla lealista;
  • alle 02.16, Il premier turco Binali Yildirim ha annunciato l’istituzione di una no-fly zone su Ankara sottolineando che sarebbero stati abbattuti tutti i velivoli che l’avessero violata;
  • alle 02.25, la CNN e il ministro della Difesa hanno annunciato che l’aereo di Erdogan era atterrato all’aeroporto Ataturk di Istanbul; solo poche ore prima nelle mani dei putschisti.

Schermata 2016-07-15 alle 23.36.39Quando, verso le due, dopo ore di bombardamenti e combattimenti a Istanbul e nella capitale Ankara, i militari golpisti si sono arresi e la situazione è apparsa di nuovo sotto controllo, Erdogan si è concesso piu di un bagno di folla nella zona dell’aeroporto. Acclamato da migliaia di sostenitori, che ha salutato con il gesto della rabia, mutuato dai Fratelli musulmani, il “sultano” ha ringraziato il suo popolo per averlo sostenuto scendendo in piazza, mentre una folla festante sventolava bandiere turche e inneggiava ad Allah; poi, è apparso sulla rete tv Ntv, parlando da una sala dell’aeroporto:

“Una minoranza delle forze armate, sfortunatamente non è stata capace di digerire l’unità della Turchia”, ha detto Erdogan. Ha aggiunto:

” Quello che è stato perpetrato è una ribellione, è tradimento. Pagheranno un prezzo pesante per il loro tradimento della Turchia”. “L’esercito va ripulito”.

Per capire, l’esercito turco é di tradizione laica, mentre Erdogan vuole il potere assoluto.

La notte è stata drammatica e piena di confusione. Gli insorti hanno bombardato dagli elicotteri il Parlamento, dove sedevano molti deputati fedeli a Erdogan. Un filmato ha trasmesso la picchiata nel buio di un F-16 che ha fatto fuoco a volo radente, non saprei con certezza se nella prima ora del golpe sul Parlamento o alla fine sugli elicotteri degli insorti. Hanno bombardato il palazzo presidenziale a Ankara e anche la località turistica di Marmaris, sulla costa del Mar Egeo, dove si pensava che si trovasse Erdogan.

Erdogan ha anche accusato i golpisti di aver cercato di assassinarlo, bombardando, appunto, Marmaris, che a quanto pare Erdogan aveva lasciato poco prima: “Sembra che pensassero che fossi ancora là”.

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Situazione critica anche ad Ankara, dove è stato bombardato il Parlamento ma nessun deputato risulta ferito. Quando era già giorno, sotto attacco è finita anche l’area della faraonica residenza presidenziale, il simbolo del potere di Erdogan. Lì si contano almeno 5 vittime.

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I fedeli di Erdogan avevano richiesto l’intervento degli F-16 di base a Incirlik, o anche base aerea di Adana. Incirlik è una base militare americana o della NATO, come Aviano, che si trova a 12 km ad Est di Adana, dove l’America tiene le sue armi nucleari, in Turchia.

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La folla dei fedeli al regime ha fatto muro ostacolando in ogni modo la marcia dei mezzi corazzati. Questa foto, però, sembra tanto fatta per il fotografo.

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Subito è scattata la repressione: ci sono video che mostrano i soldati con le mani alzate che escono dai carri armati e si consegnano alla polizia.

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I seguaci dell’Akp di Erdogan hanno ucciso i soldati arresisi, sotto la supervisione della polizia turca.

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La guerra civile non c’è stata perché nessuno dei partiti di opposizione ha appoggiato il golpe, inoltre, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto che sosterrà il governo di Erdogan.
Nella storia moderna della Turchia ci sono stati tre colpi di stato riusciti, sempre da parte dell’esercito, negli anni ’60, ’70, il penultimo nel 1980, ispirato dalla NATO e l’ultimo, alla fine degli anni 1990, un golpe bianco dei generali, senza spargimento di sangue. La Turchia, infatti, fa parte della NATO e ha solidi rapporti con l’Unione Europea, soprattutto per quel che riguarda la gestione dell’immigrazione.

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Alle prime luci dell’alba, la Turchia si è svegliata ancora in stato d’assedio. L’emittente statale Trt e la tv privata Cnn Turk, entrambe occupate e poi abbandonate nella notte dai putchisti, mostravano le immagini dei soldati che si arrendevano sul ponte del Bosforo, chiuso al traffico dalla scorsa notte. Vicino a loro, i sostenitori di Erdogan festeggiavano sopra i tank. In mattinata, ancora scontri armati venivano segnalati in diverse zone della città, ma si tratta di manipoli che combattono per la loro salvezza, ormai. In queste ore, assicura la compagnia di bandiera Turkish Airlines, l’aeroporto Ataturk sta comunque riprendendo a funzionare regolarmente.

Ma la Turchia ha fretta di chiudere i conti con la sua lunga notte d’inferno. Il premier Binali Yildirim ha lanciato un appello a tutti i deputati, chiedendo di presentarsi oggi pomeriggio ad Ankara per una seduta straordinaria del Parlamento.

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Non direi che il colpo di stato fosse proprio atteso, ma la svolta autoritaria di Erdogan aveva passato il limite, quasi come a casa nostra.

UN PO’ DI CRONACA DI QUESTA NOTTE.

COLPO DI STATO IN ATTO IN TURCHIA. I MILITARI DISARMANO LA POLIZIA.GRANDE PREOCCUPAZIONE.BLOCCATI TUTTI I NETWORK.

BREAKING Turkish President Erdoğan blames #Gulenist network & calls on public to go to public squares and airports.

L’aereo di Erdoğan non viene autorizzato ad atterrare a Istanbul, cerca asilo in Germania

01.38. – Il capo dell’intelligence turca dice che il golpe è stato respinto.

02.05.- Sembra che ci sia stata un’esplosione vicino al Parlamento ad Ankara, causata da un bombardamento. Lo ha detto l’agenzia di stampa di stato turca e alcuni testimoni, tra cui uno che ha parlato con l’agenzia di stampa AP, hanno confermato di aver sentito una esplosione. Secondo la televisione CNN-Turk, alcuni poliziotti e alcune persone che lavorano nel palazzo sono rimaste ferite, ma per ora non ci sono conferme ufficiali.

UPDATE State-run AA: 12 injured, 2 in critical state in bomb attack on Turkish Parliament.

UPDATE Explosions rock Turkish parliament, smoke seen,helicopter hits the GA room.PM orders jets from Eskişehir base to destroy the chopper.

UPDATE Turkish F-16 jet shoots down helicopter used by coup plotters. Reports of gunfire in #Harbiye, Istanbul, ambulances dispatched.

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16 luglio.- Le immagini trasmesse in diretta dalla tv pubblica turca Trt Haber mostrano la resa di un’unità dell’esercito sul ponte del Bosforo. Una sessantina di militari golpisti con le mani alzate lasciano i carri armati che bloccano il transito.

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Almeno 15 soldati arresisi sono stati decapitati. questi non sono ISIS.

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02.09.- La tv di stato turca è tornata in onda: l’annunciatrice che ha letto il comunicato dell’esercito dice di averlo fatto perché minacciata con un’arma da fuoco.

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E ora? Tutto peggio di prima. Il golpe è fallito, 200 sono i morti negli scontri e c’è stato il rischio di una guerra civile. Erdogan da Istanbul: “La pagheranno”. Gli oltre 1500 militari arrestati rischiano la pena di morte; ma Il golpe potrebbe segnare la svolta finale nella storia dell’uomo forte che ha aumentato il grado di islamizzazione del paese e ha creato un regime sempre più autoritario e spregiudicato.

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26 luglio.-Amnesty International ha raccolto “prove credibili” che i militari golpisti detenuti in Turchia “sono sottoposti a percosse e torture, incluso lo stupro, nei centri di detenzione ufficiali e non ufficiali.

Ieri sera è sembrato che fosse giunta la svolta finale nella lunga parabola dell’uomo forte turco Recep Tayyip Erdogan. L’uomo che negli anni Novanta fu il sindaco islamista di Istanbul, il leader politico che fu anche imprigionato nel 1998 per aver provato ad andare contro i princìpi laici imposti dal 1923 in poi dal padre della Turchia moderna, il generale Kemal Ataturk. Rientrato in politica con la creazione dell’Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, Erdogan ha iniziato una parabola di islamismo moderato, più interessato al consolidamento delle condizioni economiche del paese che alla svolta islamista contro cui per decenni i militari avevano vigilato. Dopo essere diventato primo ministro e presidente aveva smontato la possibilità dei militari turchi di continuare a intervenire direttamente nella politica della Turchia, emarginandoli e riportandoli sotto il controllo della politica (ovvero sotto il suo controllo) con un strategia machiavellica, del passo dopo passo. Innanzitutto ha approfittato delle clausole imposte dal negoziato per l’accesso della Turchia alla Ue per tagliare le unghie alle forze armate. La Ue ha chiesto alla Turchia di riportare i militari sotto il controllo della politica, di limitare il loro ruolo: ed Erdogan, con la scusa di rispettare le richieste della Ue, ha fatto proprio questo, passando progressivamente a un’operazione di vera e propria “pulizia etnica” nelle forze armate contro gli ufficiali più laici e kemalisti. aumentando però il grado di islamizzazione del paese, imponendo la creazione di un regime progressivamente sempre più autoritario e spregiudicato. Tanto che ieri notte molti cittadini, vedendo carri armati e blindati sfilare per le strade di Istanbul e Ankara hanno accolto i militari come liberatori: li hanno applauditi. E molti si sono scontrati con i militanti dell’Akp scesi in piazza per difendere Erdogan e il suo partito. Ma la spinta propulsiva verso il liberalismo di Erdogan si è esaurita presto: molto presto il leader ha messo in atto il suo progetto di controllo progressivo e totalizzante prima delle istituzioni, degli apparati e poi anche dei media, dell’economia, dell’accademia. Il suo progetto non era quello di far crescere una sorta di liberalismo islamico, ma di ricreare quelli che stato battezzato “neo-ottomanesimo” in omaggio ai sultani ottomani del passato. E lui sarebbe stato il nuovo sultano.

L’ultimo tassello che Erdogan aveva costruito per completare la struttura neo-ottomana del suo Stato era un riforma costituzionale che avrebbe trasformato la Repubblica turca da parlamentare in fortemente presidenziale. Eletto presidente della Repubblica nel 2014, voleva diventare presidente e capo del governo, e di fatto lo era già diventato, avendo il totale controllo del partito Akp che vota il governo, tanto da riuscire a far dimettere due mesi fa il primo ministro Davutoglu con cui era entrato in rotta di collisione per la sua indipendenza e per le critiche del premier al progetto autoritario del presidente.

Come notizia, l’HDP, il partito filo-curdo, ha bocciata il colpo di Stato armato rimarcando che “l’unica soluzione è la politica democratica”….Aspettiamo l’evolversi della situazione internazionale: nel Kurdistan e nell’Unione europea, anzitutto…aspettando Donald Trump e aspettiamo di vedere come si concluderà la riforma costituzionale presidenzialista (che strano! anche loro?) così cara alla dittatura finanziaria europea.

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6 pensieri su “672.-FALLITO COLPO DI STATO IN TURCHIA. L’ESERCITO NON PRENDE IL POTERE E “NON RISTABILIRÀ L’ORDINE DEMOCRATICO”.

  1. Che strano golpe! è iniziato verso le 22 con carri armati, aerei ed elicotteri fra le acclamazioni della folla e in 4 ore era già tutto finito, solo perché, con una chiamata di cellulare, il partito Akp è sceso in piazza. Sia vero? Il “Golpetto” serve a Erdogan per stringere tempi della dittatura presidenziale e i 15 soldati, decapitati dopo che si erano arresi, servono, chiaramente,a terrorizzare gli oppositori

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  2. Some 1,500 US airmen and their families have been locked in the southern Turkish air base of Incirlik together with a stock if tactical nuclear bombs since President Reccep Erdogan crushed an attempted coup on Saturday, July 16. In the four days up until Wednesday, July 20, therefore, no air strikes against ISIS in Syria and Iraq have been staged that Turkish base.
    This extraordinary situation, reported here by debkafile’s military sources, whereby a large group of American military personnel are held virtual captive by an allied government, was almost certainly raised in the phone call that took place Tuesday between President Barack Obama and Erdogan. But the most outlandish aspect of this affair is that no American official has raised it in public – nor even by the administrations most vocal critics at the Republican convention which nominated Donald Trump as presidential candidate.
    The situation only rated a brief mention in some Russian publications under the heading: “Turkish investigators enter & search Incirlik air base where US nukes are housed.”
    Our military sources report that deep bunkers located near the base’s running strips house B61 tactical nuclear gravity bombs.
    In the course of the massive sweep-cum-purge Erdogan is conducting in every corner of the country, hundreds of police officers accompanied by Ministry of Justice and Attorney General Office investigators are the only people permitted to enter the strategic air base, and only emergency cases may leave, after coordinating with the Turkish authorities.
    The base is under virtual siege by large police contingents, cut off from electric power for several days except for local generators which will soon run out of fuel. This pressure appears to be Erdogan’s method of turning hundreds of Americans on the base into hostages to force Washington into extraditing Fethullah Gulen, whom he accuses of orchestrating the failed coup from his place of asylum in Pennsylvania.
    The victims of Erdogan’s strategy of extortion are several US units deployed in Incirlik under squadron command. They include engineering, communication, logistics, air control, a military hospital with medical and operational facilities, air transportation and more.
    The Turkish squadron and base commander, Brigadier Gen. Bekir Ercan, is under arrest, suspected of a senior role in planning and executing the coup, by assigning the aircraft and helicopters to support it, responsibility for the disappearance of a large number of aircraft and aiding the defection of air crews to Greece.
    He is one of the more than 6,000 military personnel including fellow generals arrested on suspicion of active complicity in the coup plot.

    By Wednesday, more than 50,000 people had been rounded up, sacked or suspended from their jobs by Turkey’s government in the wake of last week’s failed coup, including 9,000 police officers, the suspension of about 3,000 judges and widening Tuesday to include teachers, university deans and the media who are accused of links with Gulen.
    However, fears for the fate of the US airmen trapped in Incirlik and the tactical nukes were exacerbated by the comments of two top officials of the Erdogan regime Tuesday.
    Turkish Prime Minister Binali Yildirim insinuated that the Americans may be viewed as partners, at least passive ones, in the conspiracy, in view of the use the plotters made of Incirlik for sending aircraft based there and arming them for the missions of intercepting the President’s airplane (which was never realized) and bombing the Parliament building in Ankara (which was).
    The Turkish Labor Minister, Süleyman Soylu, was more explicit: “This coup has America behind,” he twitted in his Twitter account.
    The Obama administration’s caution over the scary Incirlik impasse appears to derive from trepidation, shared by Riyadh, Cairo and Jerusalem, that the autocratic Turkish ruler’s Stalinist purge reaching into all branches of government and all walks of Turkish society is part and parcel of a comprehensive Muslim revolution underway in Turkey. An incautious word from Washington may quicken the process.

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  3. Some 1,500 US airmen and their families have been locked in the southern Turkish air base of Incirlik together with a stock if tactical nuclear bombs since President Reccep Erdogan crushed an attempted coup on Saturday, July 16. In the four days up until Wednesday, July 20, therefore, no air strikes against ISIS in Syria and Iraq have been staged that Turkish base.
    This extraordinary situation, reported here by debkafile’s military sources, whereby a large group of American military personnel are held virtual captive by an allied government, was almost certainly raised in the phone call that took place Tuesday between President Barack Obama and Erdogan. But the most outlandish aspect of this affair is that no American official has raised it in public – nor even by the administrations most vocal critics at the Republican convention which nominated Donald Trump as presidential candidate.
    The situation only rated a brief mention in some Russian publications under the heading: “Turkish investigators enter & search Incirlik air base where US nukes are housed.”
    Our military sources report that deep bunkers located near the base’s running strips house B61 tactical nuclear gravity bombs.
    In the course of the massive sweep-cum-purge Erdogan is conducting in every corner of the country, hundreds of police officers accompanied by Ministry of Justice and Attorney General Office investigators are the only people permitted to enter the strategic air base, and only emergency cases may leave, after coordinating with the Turkish authorities.
    The base is under virtual siege by large police contingents, cut off from electric power for several days except for local generators which will soon run out of fuel. This pressure appears to be Erdogan’s method of turning hundreds of Americans on the base into hostages to force Washington into extraditing Fethullah Gulen, whom he accuses of orchestrating the failed coup from his place of asylum in Pennsylvania.
    The victims of Erdogan’s strategy of extortion are several US units deployed in Incirlik under squadron command. They include engineering, communication, logistics, air control, a military hospital with medical and operational facilities, air transportation and more.
    The Turkish squadron and base commander, Brigadier Gen. Bekir Ercan, is under arrest, suspected of a senior role in planning and executing the coup, by assigning the aircraft and helicopters to support it, responsibility for the disappearance of a large number of aircraft and aiding the defection of air crews to Greece.
    He is one of the more than 6,000 military personnel including fellow generals arrested on suspicion of active complicity in the coup plot.
    By Wednesday, more than 50,000 people had been rounded up, sacked or suspended from their jobs by Turkey’s government in the wake of last week’s failed coup, including 9,000 police officers, the suspension of about 3,000 judges and widening Tuesday to include teachers, university deans and the media who are accused of links with Gulen.
    However, fears for the fate of the US airmen trapped in Incirlik and the tactical nukes were exacerbated by the comments of two top officials of the Erdogan regime Tuesday.
    Turkish Prime Minister Binali Yildirim insinuated that the Americans may be viewed as partners, at least passive ones, in the conspiracy, in view of the use the plotters made of Incirlik for sending aircraft based there and arming them for the missions of intercepting the President’s airplane (which was never realized) and bombing the Parliament building in Ankara (which was).
    The Turkish Labor Minister, Süleyman Soylu, was more explicit: “This coup has America behind,” he twitted in his Twitter account.
    The Obama administration’s caution over the scary Incirlik impasse appears to derive from trepidation, shared by Riyadh, Cairo and Jerusalem, that the autocratic Turkish ruler’s Stalinist purge reaching into all branches of government and all walks of Turkish society is part and parcel of a comprehensive Muslim revolution underway in Turkey. An incautious word from Washington may quicken the process.

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  4. Turchia, dalla fuga in aereo di Erdogan all’intelligence che sapeva tutto: tutti i punti oscuri del golpe fallito. Sono passati pochi giorni dal fallito colpo di Stato in Turchia. Gran parte degli ideatori e dei partecipanti al golpe sono già stati arrestati, il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha dato il via a un giro di vite tra militari, magistrati e membri del movimento legato al predicatore e oppositore politico Fethullah Gülen che ha già portato a 9 mila arresti e alla sospensione di 36 mila docenti. Su questo tentato golpe, però, rimangono ancora molti punti oscuri che hanno alimentato le teorie di complottisti e critici del governo: dalle strategie completamente sbagliate dei ribelli alle rivelazioni dell’intelligence turca, fino alla rocambolesca fuga in aereo di Erdoğan e alla mancanza di un appoggio politico per rovesciare l’esecutivo.Spiega Carlo Jean, esperto di geopolitica e strategia militare: “In qualsiasi colpo di Stato degno di questo nome il capo della fazione da sconfiggere è il primo obiettivo de golpisti. In questo caso, invece, il presidente è potuto partire tranquillament per Istanbul e suo volo è stato addirittura scortato. Alcune zone grigie di questa vicenda devono ancora venire alla luce, ma occhio al complottismo: non credo che dietro al fallito putsch ci sia la mano del Presidente, come non credo che sia stato pensato e organizzato dai vertici del movimento gulenista”.
    I ribelli non hanno tentato di far fuori Erdoğan: “Quello è il primo obiettivo di un colpo di Stato”
    Ciò che maggiormente sorprende è come l’incolumità del Presidente della Turchia, già al governo ininterrottamente dal 2002 e quindi protagonista assoluto degli ultimi 15 anni di politica turca, non sia mai stata a rischio. Durante il tentato colpo di Stato, il leader carismatico del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp) si trovava in vacanza sulle coste del Mar Egeo. I mezzi in mano alla frangia deviata dell’esercito che ha organizzato il golpe hanno attaccato il Parlamento e il nuovo Palazzo Presidenziale, residenza di Erdoğan, ma non hanno pensato che in quel momento il leader non si trovasse lì. “Questo – continua Jean – è in assoluto l’aspetto che mi lascia maggiormente perplesso. In qualsiasi colpo di Stato degno di questo nome il capo della fazione da sconfiggere è il primo obiettivo de golpisti. Anche nel 1991, durante il putsch di Agosto in Unione Sovietica, l’allora Presidente Mikhail Gorbačëv fu trattenuto contro la sua volontà in Crimea per far sì che l’azione andasse a buon fine. In questo caso, invece, Erdoğan è potuto partire tranquillamente in aereo per Istanbul e, raggiunto da alcuni caccia dell’esercito, il suo volo è stato addirittura scortato”.

    Nessuna “faccia”, nessun appoggio politico, nessun ricorso alla violenza. Un golpe scarico
    Altro aspetto molto importante, se non fondamentale, per far sì che un colpo di Stato abbia successo è un appoggio politico in favore dei ribelli. Nel caso turco, invece, tutte le fazioni, compreso il partito kemalista e l’opposizione curda del Hdp, oltre a molti Paesi stranieri e anche a Hizmet, il movimento gulenista, hanno preso le distanze dai golpisti ad azione ancora in corso. I militari che si sono mossi per rovesciare il potere dell’Akp erano dunque da soli. “Anche questo aspetto è decisamente curioso. Avere appoggio politico è fondamentale non solo per incontrare meno ostacoli durante l’azione, ma anche per ottenere un minimo di legittimazione in caso di vittoria. Prendiamo un esempio recente come l’Egitto. Il generale Abd al-Fattah al-Sisi, quando ha deciso di rovesciare il governo di Mohamed Morsi, lo ha fatto anche grazie al sostegno dei cristiani copti, del movimento Tamarrud, ovviamente dell’esercito e in parte anche del gruppo salafita al-Nur”.

    Aspetto che, se aggiunto al fatto che il tentato colpo di Stato non è nato sotto l’immagine di un leader carismatico, aumenta i dubbi sulle effettive possibilità di successo. “Questo aspetto trasforma la vicenda in una barzelletta – continua il generale – Hanno tentato di rovesciare un governo come quello dell’Akp senza una guida carismatica, un leader che diventasse la faccia di questo golpe. Questo ha dato adito a teorie complottiste, anche se io non ci credo. Penso piuttosto che le motivazioni di questa azione mal orchestrata debbano essere cercate nel fatto che stiamo parlando di un esercito diviso al suo interno, che non si è mosso in blocco causando anche una fuga di informazioni prima dell’azione, e in una sbagliata valutazione del contesto. Si sono ispirati a quei rarissimi casi in cui la grande avversione nei confronti del gruppo al potere e il grande sostegno ai ribelli non richiede un particolare sforzo strategico-militare”.

    Ma non era questo il caso. A dover cadere era un partito, quello del presidente Erdoğan, che gode della maggioranza assoluta in Parlamento e del 49% del consenso popolare. Dall’altra parte, invece, un gruppo minoritario dell’esercito senza alcun appoggio politico. “Se a questo aggiungiamo il fatto che i ribelli si erano imposti di non fare vittime civili – spiega Jean – si capisce quanto debole sia stata questa azione. Il tentativo ha provocato circa 260 morti, ma dei militari che possono usufruire di aerei da guerra, armi e mezzi pesanti potevano uccidere migliaia di persone. Invece, una volta attaccati dalla folla, si sono lasciati disarmare”.

    “Nessun complottismo. Non credo che dietro al golpe ci siano Erdoğan o Gülen”
    Nonostante i diversi punti oscuri dietro al tentato golpe della notte tra il 15 e il 16 luglio, Jean esclude che il vero ideatore possa essere Erdoğan, come sostenuto da alcune teorie complottiste. “Il vantaggio ottenuto dal Presidente è innegabile – dice l’esperto -, ma non credo sia stata un’azione studiata a tavolino dai vertici dell’Akp. Intorno alle 16 di venerdì i servizi segreti turchi hanno capito che un colpo di Stato poteva essere imminente. Hanno effettuato verifiche e hanno ricevuto conferme da alcuni vertici militari, così hanno avvertito il Capo dello Stato che ha potuto muoversi in tempo. Perché non hanno impedito l’azione? A quel punto Erdoğan ha capito che sventare un golpe in corso gli avrebbe permesso di dare il via alle epurazioni che stiamo vedendo in questi giorni e che da tempo stava progettando”. E sul coinvolgimento dei gulenisti: “Non credo che gli uomini di Gülen siano gli organizzatori del tentato colpo di Stato – conclude Jean -, anche se qualcuno di loro sarà sicuramente coinvolto. In quel caso, l’azione sarebbe stata organizzata in maniera diversa, senza richiedere più laicità dello Stato”.

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