GRILLO: QUELLO CHE NON DICE SU BANCHE & CASALEGGIO

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“Se appoggiate un altro partito, lascio il Movimento”. Così disse Casaleggio e così, con il 25% dei voti, i grillini rimasero a urlare da sotto il letto: “A CASA, A CASA!” e rimasero a casa!  Leggi l’articolo del 12 marzo 2013 di Gianni Lannes

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Alla voce partnership il vocabolario Zingarelli della lingua italiana parla chiaro: «Accordo di natura politica, economica e sim., fra due o più nazioni, enti o imprese». Vuol dire che da un socio si prendono spunti, con un partner si collabora alla realizzazione di progetti, con un alleato si condividono esperienze, ma soprattutto clienti da cui intascare profitti economici.

La Casaleggio Associati – editore, organizzatore, promotore e massaggiatore cerebrale (influencer) di Beppe Grillo – sfoggia come un trofeo le rispettive partnerships. O meglio una propria particolare partnership. Si tratta dell’azienda informatica Enamics, una società targata USA, fondata nel 1999. Leader nel BTM, ovvero nel Business Technology Management, una metodologia che consente di prendere in tempo reale decisioni atte a massimizzare il profitto di un’azienda. La Enamics si vanta e i Casaleggio citano con disinvoltura questa medaglia, di avere fra i propri clienti, al quale hanno fornito il loro BTM, addirittura la JP Morgan. Una delle banche finanziarie più potenti del mondo: ha investimenti su tutto il globo terrestre. Più di tutto: è uno dei potentati speculativi coinvolti in una mastodontica frode ai danni dello Stato italiano, o meglio dell’ignaro popolo italiano. Di che si tratta? Di circa 600 milioni di euro truffati ai contribuenti in compagnia della Lehman Brothers e della Goldman Sachs. Ma non è l’unico caso.

L’Espresso (1 giugno 2007) – «Banche d’affari e di truffe. Secondo l’inchiesta della Procura di Pescara, Goldman, Lehman e Jp Morgan hanno frodato il Fisco italiano. Ecco come. E quanto pagheranno Lehman Brothers, Goldman Sachs e Jp Morgan, tre fra le principali banche d’affari mondiali, costrette a piegarsi davanti alla porta della Procura di Pescara. Bussano per restituire il maltolto e rinunciare a oltre 600 milioni di euro di crediti maturati con l’erario dopo anni di raggiri. Una gigantesca truffa ai danni dello Stato consumata con i pacchetti azionari di investitori di ogni angolo del globo: europei, americani, asiatici, australiani. Per riuscire a spillare denaro è stato sufficiente chiedere il rimborso del credito d’imposta sui dividendi delle società italiane, facendo credere all’amministrazione finanziaria di averne diritto. Per incassare c’era solo da aspettare; tanto nessuno controllava. In questo modo, secondo i documenti degli inquirenti che ‘L’espresso’ ha potuto visionare, le banche americane e una lunga serie di altri istituti di credito erano riusciti a mettere le mani su una torta miliardaria. Un giochetto andato avanti per anni, fino a quando la magistratura non ha affondato il bisturi nel bubbone. E allora per le protagoniste dello scandalo sono cominciati i guai. Passando al setaccio oltre 40 mila richieste di rimborso del credito d’imposta sui dividendi per gli anni 1999-2003, il procuratore di Pescara, Nicola Trifuoggi, e i suoi sostituti Giampiero Di Florio (esperto di reati finanziari) e Giuseppe Bellelli, hanno portato alla luce le dimensioni colossali del raggiro: complessivamente, ben 4 miliardi 300 milioni di euro, quasi una manovra finanziaria. E soprattutto, le responsabilità dei vari protagonisti.

La scoperta della truffa sui rimborsi, nome in codice ‘easy credit’, risale al 2005 quando, dopo una indagine sulle richieste inoltrate da società inglesi, il Gruppo repressioni frodi della Guardia di finanza di Roma ha trasmesso un rapporto alla Procura di Pescara, competente per territorio visto che nella città abruzzese ha sede il centro operativo dell’Agenzia delle entrate che si occupa di queste pratiche. Secondo la nostra legislazione il diritto al credito d’imposta sui dividendi spetta unicamente alle società e agli enti residenti in Italia. Alcune convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali, come quelle stipulate dall’Italia con la Gran Bretagna e la Francia (hanno funzionato dal 1992 al 2003), prevedono tuttavia l’estensione di questo diritto anche ai residenti nell’altro Stato contraente. Cosa hanno fatto le tre banche d’affari per mettere le mani sui rimborsi miliardari italiani? Si sono fatte ‘prestare’ temporaneamente da ogni angolo del mondo, da fondi di investimento e istituti di credito delle più svariate nazionalità, pacchetti azionari in maniera che, al momento dello stacco del dividendo delle società italiane, queste azioni risultassero di proprietà delle loro filiali inglesi Lehman Brothers International Europe, Goldman Sachs International e Jp Morgan Securities Limited, tutte e tre con sede a Londra e perciò titolate a chiedere il rimborso. Una volta incassato il dividendo e maturato il credito, tempo qualche settimana, i titoli azionari venivano restituiti agli effettivi proprietari.
Un caso tra i tanti. Il 23 marzo 2001, Banca Intesa riceve dalla Deutsche Bank di Londra l’ordine di prelevare 3 milioni di azioni Eni da un proprio conto per girarle a quello della Lehman Brothers International acceso presso la Citibank di Milano. Il 5 maggio, puntualmente, le azioni entrano sul conto milanese della Lehman. Il 18 giugno avviene lo stacco del dividendo Eni e meno di un mese dopo, maturato il diritto al rimborso, le azioni fanno il percorso inverso rientrando sul conto londinese della Deutsche Bank. In quei giorni di operazioni di questo tipo ne sono state fatte a migliaia, creando un traffico così intenso da fare quasi scoppiare i portafogli-titoli delle tre banche d’affari. Lehman Brothers international Europe, per esempio, rispetto a una giacenza media nell’intero arco del 2001 di 5 milioni 400 mila azioni Eni, nel mese di giugno vedeva il numero dei titoli petroliferi registrati sul proprio conto milanese superare i 155 milioni. Una grande performance, ma non la sola. Anche Goldman Sachs e Jp Morgan sono state attivissime. La prima, rispetto a una giacenza media annuale di meno di 50 mila titoli Eni, sempre nel giugno 2001 arrivava a possederne 355 milioni. Un record di cui la Guardia di Finanza ha messo a nudo tutte le irregolarità, facendo emergere anche le responsabilità di tutte le altre istituzioni che hanno utilizzato le convenzioni bilaterali sui crediti di imposta sui dividendi firmate dall’Italia».

Il silenzio del Grillo – Una finanziaria spalmata su una manciata di banche mafiose d’affari. Un ottimo biglietto da visita per una banca che controlla una mezza dozzina di super multinazionali finite nell’occhio del ciclone di numerose inchieste giudiziarie. E Grillo? Ne ha forse parlato di questo scandalo? Assolutamente no. Certo cita la banca genericamente parlando dei guadagni speculativi sul collocamento in borsa di alcune società petrolifere, ma nulla di concreto, nulla di dettagliato e soprattutto nulla di questo assurdo scandalo. La Jp Morgan è come il prezzemolo: si trova un pò dappertutto. Se la inserite su un motore di ricerca appaiono decine di pagine che la vedono coinvolta in spregiudicate operazioni finanziarie di ogni tipo. Persino Tony Blair era sul libro paga. E’ un colosso fuori controllo di legalità. Controlla le finanze di mezzo mondo e soprattutto ha interessi giganteschi forti nel petrolio e nell’energia. La JP Morgan che gravita sotto la sfera della potente famiglia Rockfeller, ha le mani in pasta nella Exxon e nella Texaco. Un altro riferimento: le grandi società del petrolio sono sospettate di scommettere al rialzo del prezzo del petrolio attraverso futures gestiti prevalentemente dalla banca inglese, queste operazioni sono le maggiori responsabili degli aumenti del costo del petrolio, la cui carenza è effettivamente opinabile viste le diverse scorte che gli USA tengono sotto sorveglianza in tutto il mondo. L’aumento del costo del petrolio è la causa più importante dell’inflazione dei generi alimentari e dunque dell’impoverimento mondiale.

Perchè Grillo non ne parla? Perchè si limita a citare JP Morgan per la gestione dell’ingresso in borsa della Saras, oppure parla del petrolio solo in termini di mobilità per sponsorizzare l’uso della bici (lodevole ma riduttivo)? Strano anche il fatto che Grillo non citi le scoperte abbandonate (per colpa del taglio dei finanziamenti proprio del magnate Morgan, fondatore dell’omonima banca) da Nikola Tesla più di un secolo fa sulle energie ad impatto zero. Un dettaglio, ossia un’amara scoperta: dietro l’attuale rapina di idrocarburi – assecondata prima dal Governo Berlusconi e poi agevolata dal Governo Monti – in barba alle normative di protezione ambientale, in corso nel Belpaese, mari inclusi, ci sono un pugno di società a responsabilità limitata, riconducibili a due clan: Rockefeller & Rothschild. Si chiama deregulation. Così tutto torna.

Passato rimosso – In linea di principio, la creazione di base monetaria in condizioni di monopolio dà la possibilità alla banca centrale di ottenere redditi (il signoraggio) pari alla differenza tra i ricavi ottenibili dall’investimenti in attività finanziarie e reali e i (trascurabili) costi di produzione. Poiché questi redditi derivano dalla condizione di privilegio concessa dallo Stato, i profitti sono in genere incamerati in misura prevalente da quest’ultimo, sotto forma di imposte. Il Signoraggio consiste nel guadagno che le Banche o lo Stato hanno nello stampare moneta. L’inesistenza di un rapporto fra la moneta e la riserva aurifera implica che l’utilizzatore di moneta si fidi del suo valore. Beppe Grillo iniziò a denunciare l’uso distorto del Signoraggio da parte delle Banche Centrali, partecipate da Banche private, alla fine degli anni ’90. Come nel suo spettacolo “Apocalisse Morbida”, dove Grillo sparava a zero sui governatori delle Banche centrali, sostenendo che queste ultime stampano denaro e lo prestano allo Stato acquistando Bot e CCt e che il debito pubblico è dunque alimentato da questa forma speculativa. La denuncia ebbe seguito immediato. Moltissime persone si specializzarono sul tema cogliendo le contraddizioni e le speculazioni legate al signoraggio monetario. Fu tale il seguito che quando nel 2005 nacquero i primi meetup, se ne creò uno apposito addirittura, il cui membro più attivo era un tal “Sandro Pascucci”. Ebbene Grillo abbandonò di colpo il tema, dicendo che per la gente era troppo. Nulla di più. Pascucci fu cancellato dal meetup perché accusato di spam sul board nazionale. Lo stesso Pascucci denuncia la censura sul suo blog citando Punto Informatico, il quale scopre che sempre per motivi di spam, pare sia impossibile tecnicamente fare commenti su beppegrillo.it che contengano la parola “signoraggio”. Scrive ad esempio “Claudia Parmeggiani”: «SONO BASITA!!!! Sig. Beppe Grillo, la stimo e la ringrazio per questo spazio che ci ha consentito di incontrarci, scambiarci pareri e informazioni con la speranza di riuscire a fare qualcosa. Mi stupisco però di ciò che in pochi giorni è accaduto: sparizione dell’ URL, restrizione del numero di parole da postare e in ultimo avere creato un filtro a parole che pare tanto a Lei turbino….o forse è piuttosto una guerra tra l’ Innominabile e il suo staff? Lei ne è a conoscenza?».

Da un lustro Grillo sembra aver dimenticato il signoraggio dei banchieri durante i suoi spettacoli. Perché? Che scopo ha il Movimento 5 Stelle se il vero e unico problema è la gestione “masso-mafiosa” della emissione monetaria che rende interi paesi schiavi del sistema economico, sotto la pressione di un debito realmente inesistente? Forse serve per dirottare le masse e deviarle verso lidi estremamente funzionali per il Sistema che ci controlla?

Qual è il senso di scatenarsi per un parlamento pulito (contro i politicanti pregiudicati), movimentare le masse, quando i controllori della politica (Stato e Parlamento) sono e rimangono i grandi banchieri internazionali? Quando coloro che emettono la moneta hanno il Potere di far fare le leggi ai burattini in Parlamento, a cosa serve prendersela con la manovalanza? Forse per evitare di tirare in ballo i veri manovratori occulti?”.

Forse questo silenzio improvviso è legato proprio alla presenza della JP Morgan come cliente Enamics? Beppe Grillo è ostaggio della famigerata banca d’affari?
Paolo Raimondi, presidente del movimento internazionale per i diritti civili, parla infatti dei legami che la banca nord-americana ha con il fenomeno del signoraggio:
«Il sistema finanziario internazionale è in bancarotta. Le banche centrali hanno finora gestito in coordinazione tra loro la crisi, al servizio degli interessi della grande finanza privata. Ma questa gestione non basta più né potrà reggere gli sconvolgimenti che si prospettano nell’immediato futuro. La bolla speculativa è stata ingigantita a livelli inimmaginabili attraverso le speculazioni immobiliari e soprattutto quella dei prodotti derivati. Basti pensare che una sola banca americana, la JP Morgan Chase, ha ben oltre 50.000 miliardi di dollari in contratti derivati OTC, più di 5 volte il PIL degli USA! L’economia reale sottostante è stata ovunque distrutta, a cominciare dal cosiddetto settore avanzato, cioè l’Europa e il Nordamerica. Ciò che si sta verificando è un vero e proprio crollo. Fenomeni come quello di LTCM possono ripresentarsi in ogni momento. La paralisi produttiva imposta dalle regole di Maastricht è la garanzia di un terremoto finanziario e bancario».
Sul contorno del signoraggio monetario si muovono anche le teorie relative al Nuovo Ordine Mondiale: una prospettiva preoccupante secondo la quale un nugolo di poche banche e di pochi speculatori stiano improntando un piano di dominio totale sulla gente e sulle nazioni.

Manipolazione della massa – La JP Morgan è cliente di un’altra azienda del web, la Bivings Group, a cui i Casaleggio si sono esplicitamente ispirati e le cui tecniche hanno importato da noi. I siti internet delle due società erano fino a poco tempo fa, assolutamente identici. Fin qui niente di grave. Sulla Bivings Group si potrebbe scrivere un libro a parte. E’ una società anch’essa a stelle e strisce, sorta nel 1993, divenuta in poco tempo leader in “social network”, in web marketing e in guerrilla advertising. Analizzare il lavoro della Bivings Group ci aiuta ancora meglio a capire come si esplichino queste magnifiche e fulminanti tecniche di marketing. Le multinazionali come la Monsanto, ad esempio, affidano i propri messaggi a società come la Bivings Group, che manipolano l’opinione pubblica grazie al «marketing virale», intrufolandosi nei forum di discussione su internet e diffondendo le opinioni delle multinazionali sotto le sembianze di «comuni cittadini». Le multinazionali hanno imparato che il modo migliore per affermare il proprio punto di vista è stare in disparte e lasciare che a sostenerlo siano dei comuni cittadini. Marketing virale?

Un approfondimento di George Monbiot spiega molto molto bene che cosa successe nel 2001. «Vi sono aziende che inventano cittadini fittizi per cercare d’influenzare il nostro modo di pensare. La persuasione funziona meglio quando è invisibile». Il neuro-marketing aveva fatto i suoi primi passi con la creazione di associazioni finte, per favorire e promuovere la deforestazione o l’inquinamento, ma il livello massimo si raggiunse quell’anno, quando la Bivings studiò, divenne demiurgo e senza neppure usare l’argilla si inventò esseri umani fittizi. La Monsanto aveva più volte cercato di convincere direttamente la gente che le sue sementi erano un toccasana per l’umanità, ma l’evidente conflitto di interesse aveva condotto con sè ripetuti e grotteschi insuccessi. Fu allora che intervenne l’internet lobbyng della Bivings. Tra i clienti della Bivings Group si annoverano diverse multinazionali. Non solo la Monsanto. Ancora sfogliando l’elenco, presente in bella vista nel loro sito, si scoprono almeno due multinazionali del tabacco, la prima è la Lorillard Tobacco Company, di proprietà del ricchissimo Louis Lorillard, la seconda è, la Philip Morris. E’ interessante sapere che anche queste due società appartengono alla lista clienti della più grande impresa manipolatrice di opinioni, considerando che da diversi anni, anche nelle loro personalità scientifiche eccelse come Andrew Tisch e William Campbell, queste due company del tabacco cercano di dimostrare che la nicotina non è tossica e non produce dipendenza.

Nell’elenco clienti Bivings, troviamo una nuova spiacevole sorpresa: BP AMOCO. BP/Amoco, ha sede a Chicago, ed è nata nel 1998 dalla fusione della statunitense Amoco Corporation con la British Petroleum Company p.l.c. del Regno Unito. BP AMOCO viene inserita a pieno titolo nelle 10 peggiori multinazionali al mondo. A febbraio del 2000, la sussidiaria in Alaska della BP Amoco – BP Exploration (Alaska) Inc. – è stata condannata al pagamento di una multa di $500,000 per aver omesso di riportare lo smaltimento di scorie pericolose nella regione del North Slope, in Alaska. A suo tempo, la BPXA si è dichiarata colpevole di crimine ambientale, la compagnia ha accettato il patteggiamento civile in base al quale ha pagato 6.5 milioni di dollari di penale per rispondere delle accuse per le quali avrebbe disposto in maniera illegale di scorie pericolose e violato la legge federale sull’acqua potabile. Ad aprile, BP Amoco ha accettato di pagare 32 milioni di dollari per rispondere delle istanze del False Claims Act (legge americana per le false dichiarazioni n.d.a.) e di alcune istanze amministrative per le quali la compagnia avrebbe sottopagato i diritti dovuti per il petrolio ricavato da terreno federale ed indiano sin dal 1988. A luglio, BP/Amoco ha accettato di pagare 10 milioni di dollari per chiudere un’istanza sul Clean Air Act (la legge USA per la tutela dall’inquinamento dell’aria n.d.a.).

E ancora, proseguendo, fra le varie NASA, Toyota e Siemens USA, finiamo per trovare alcuni movimenti politici di tutto rilievo, come il “Republican National Committee”. Il “RNC” è una sorta di rappresentanza, di partito senza tessere, dei repubblicani e Karl Rove ne è una sorta di profeta, il teorizzatore delle strategie anti-partito-democratico. Il Partito Repubblicano è il partito delle guerre in Iraq e Afghanistan, il partito del controllo assoluto, il partito di Guantanamo, il partito che fu di Nixon e delle sue porcate. Il “RNC” è cliente della Bivings e fa piacere sapere che le strategie di Rove potranno essere realizzate dall’azienda del web che piace tanto ai Casaleggio, alla quale i Casaleggio si ispirano e della quale condividono i principi di Web Marketing. Fra l’altro, esperimenti repubblicani riusciti bene con la Bivings, visto il precedente di Bobby Jindal, che è diventato governatore della Luisiana, ve ne sono.

Dulcis in fundo, ecco la Hewlett Packard, autrice del più grande scandalo informatico dell’ultimo decennio. Hp infatti, al fine di identificare i responsabili della fuga di informazioni che risale ai mesi precedenti alla partenza dell’ex Ceo Carly Fiorina nel febbraio del 2005, ha ingaggiato investigatori privati, i quali però hanno utilizzato metodi e tecniche di intercettazione ai danni dei membri del consiglio di amministrazione e degli impiegati della società, violando le leggi USA.

Non sorprende più di tanto che chi “produce” il comico genovese, si ispiri direttamente ad un’azienda specializzata nel vendere menzogne a buon mercato. E se si fa una ricerca sul blog di Grillo, si scopre che di questi scandali eccezionali non vi è traccia. Non un articolo sulla Philip Morris, non un articolo sulla BP Amoco, non un articolo sulla HP. Come mai ragionier Grillo? Un’autentica coincidenza considerando che i suoi produttori si abbeverano alla maggiore azienda produttrice di falsi in rete.

Ultima domanda. Come mai ragionier Grillo non ha fiatato sulla truffa bancaria da 4,3 miliardi di euro ai danni del popolo italiano, perpetrata da alcune banche a lei note, come Jp Morgan e Goldman Sachs? C’è un’interrogazione parlamentare che non ha mai avuto risposta: né dal Governo Berlusconi né dal Governo Monti.

1 pensiero su “GRILLO: QUELLO CHE NON DICE SU BANCHE & CASALEGGIO

  1. ottimo articolo per gli approfondimenti su molteplici scandali socio-finanziari (neuro-marketing indotti o meno)

    solo non sarei così malizioso verso l’opera mastodontica di sensibilizzazione politica di Grillo-Casaleggio, i quali, a mio avviso, hanno solo fatto da garanti per far entrare i cittadini nelle istituzioni, e lasciar loro il compito di cambiare il Sistema

    Ecco una testimonianza di questo: il tema sul signoraggio bancario è stato uno dei primi denunciati in parlamento appena il M5S vi è approdato (tra l’altro il testo di Sibilia ricalca abbastanza fedelmente quello di uno spettacolo di Grillo di fine anni 90).

    Ormai sono dell’idea, tuttavia, che il mondo sia governato dalle due “massonerie” (una progressista l’altra conservatrice) acclamate nel libro di Magaldi “MASSONI -Ur lodge società a responsabilità illimitata-”

    Se la Casaleggio Associati fosse affiliata alla prima, non mi scandalizzerei. Tanto se c’è un futuro, sarà senza lobby perchè “senza denaro” (vedi Resorsed Based Economy, Principia Cybernetica Project, Free World Charter, Money Free Party, Popolo Unico…)

    Questo se c’è un futuro ovviamente. L’alternativa è l’estinzione.

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